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Linsenatura

By 2 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Da tempo desideravamo andare al mare anche al pomeriggio, a prendere il sole. Per vari motivi, dopo mangiato, la sonnolenza del far tardi di notte e la stanchezza del mattino passato sulla spiaggia ci impediva di farlo. Quel pomeriggio no. Lungo la costa c’era tanta gente sulle spiagge sabbiose. Noi però desideravamo andare sugli scogli, a mia moglie è sempre piaciuto crogiolarsi al sole tranquilla, senza sporcarsi di sabbia e senza altra gente vicino. Dalla litoranea ci fermammo in un piccolo spiazzo per le macchine, dietro c’era una bella insenatura, che io conoscevo, non visibile dalla litoranea. C’era qualche auto, addentratasi più all’interno, e in lontananza, lungo gli scogli, altre persone come noi desiderose di stare lontane dalla confusione. Il mare era di un azzurro turchese, con tratti di colore più accentuato a seconda della profondità e del fondale, sabbioso o meno. In mare, nell’insenatura, vedemmo una grossa barca a vela, con due coppie e tre bambini. Le donne erano stese al sole, i bimbi si tuffavano dalla barca controllati dagli adulti.
Trovammo un posto con degli scogli lisci, più adatti per stendersi. Faceva molto caldo, ma la brezzolina che giungeva dal mare e la vista dell’acqua, di colore azzurro chiaro e trasparente, rendeva piacevolissimo starsene sdraiati al sole. Mia moglie che aveva un bel costume, un due pezzi sgambato, si sdraiò per terra sull’asciugamano, rivolta verso il sole che era ancora alto. Mi soffermai a guardarla, aveva le gambe aperte, per sentire il calore del sole dappertutto, la protuberanza del pube e delle grandi e piccole labbra coperte dal costume sporgeva evidente, veniva fuori qualche pelo e soprattutto parte del culo non coperto dal costume, che era raccolto tra i glutei.. offriva una vista stupenda. Ad un certo punto, schiamazzando, arrivarono cinque ragazzi, potevano avere dai diciotto ai ventanni, ridevano e scherzavano parlando di chissà che, raccontando di avventure vere o presunte, per sentirsi grandi di fronte agli altri. Si fermarono ad una decina di metri da noi. Effettivamente, non l’avevamo notato ma lì c’era uno scoglio che sembrava una piattaforma naturale per tuffarsi’ conoscevano bene quel posto. Guardarono subito verso di noi; io ero rivolto con lo sguardo verso il mare, loro erano alla mia sinistra, mia moglie era con le gambe aperte verso di loro; con la coda dell’occhio li vidi guardare verso di lei e poi parlottare tra loro, sorridendo e commentando. Qualcuno poggiava la mano sul costume in corrispondenza del pene, gesto abbastanza consueto dei ragazzi, di chi vuol evidenziare che si sta eccitando. Una strana frenesia ed eccitazione mi assalì, sempre facendo finta di non guardare verso di loro, dissi a mia moglie di fare l’indifferente, di restare in quella posizione, sistemandosi un po’ meglio per far si che potessero vedere ancor di più, ma sempre con estrema naturalezza.. tutto doveva sembrare spontaneo e non voluto. Ne avevamo ogni tanto parlato, a me piaceva che lei fosse desiderata e che altri potessero guardarle le parti intime. Era un gioco che evidentemente piaceva anche a lei, che magari sbuffava un po’, ma eseguiva.
I ragazzi cominciarono a tuffarsi uno dopo l’altro, ognuno a modo suo, chi con il classico tuffo e chi con i piedi, anche perché lo scoglio era abbastanza alto. In tutti c’era, probabilmente, il desiderio di mettersi in mostra, dimostrare di essere più bravi anche agli occhi di mia moglie che ogni tanto sollevava la testa per guardare, eccitata da ciò che le avevo detto e dalla situazione.
Proseguì così per circa mezz’ora, tra schiamazzi e risate. Io continuavo a leggere un giornale, mia moglie a prendere il sole. Per quanto immaginassi, non potevo assolutamente essere certo di cosa frullasse nella sua testa. Il discorso fatto poco prima’ mostrarsi di più, allargando le cosce’ non era stato proseguito. Parlavamo liberamente di tutto, io e lei, ma a volte dava l’impressione che i discorsi di sesso quasi la infastidissero, salvo che nel corso dei rapporti. Non ho mai capito se ciò derivasse da una naturale ritrosia o dal timore di scoprire i suoi lati più oscuri. Ad un certo punto, mentre ero assorto in tali pensieri, lei mi disse che doveva fare la pipì. Capita ovviamente, ed al mare diventa un problema, ancor di più in un luogo lontano da locali pubblici. Mia moglie ha sempre avuto poca dimestichezza col mare, anche sulle spiagge sabbiose e poco profonde, si immergeva al massimo fino alla vita, figurarsi sulla scogliera ove l’acqua era alta. Le dissi allora che le alternative erano due.. andare a casa, oppure farla in un luogo riparato dalla vista di altri. Lungo la scogliera vi erano piccole radure di macchia mediterranea che avrebbero costituito un ottimo riparo dalla vista di altri. Lo confesso ero eccitato, già era balenata in me l’idea che potesse essere guardata mentre faceva la pipì. Ovviamente una cosa è l’idea, altra cosa realizzarla, tuttavia ero eccitato e lo dissi a mia moglie, che sorrise.. e accettò. Le macchie era dall’altro lato dell’insenatura, ove non c’era gente, e ci avviammo. Passammo vicino ai ragazzi, che pur continuando a tuffarsi, non avevano mai smesso di lanciare sguardi verso mia moglie. Arrivati verso la macchia, dissi a mia moglie di farla lì, intanto io mi sarei allontanato, andando verso gli scogli vicino al mare. Nel fare ciò mi resi conto, intanto, che tre ragazzi si erano avviati dal posto dove erano, lungo il viottolo verso una delle macchie ove mia moglie si era fermata. Ero abbastanza lontano per avvisarla, e d’altra parte cosa avrei potuto dirle, dubitavo che i ragazzi sarebbero stati così sfrontati da avvicinarsi ed infatti si allontanarono, passando tuttavia dalla parte in cui mia moglie era ferma per far la pipì, io ero dalla parte opposta della macchia verso il mare, e non potevo osservarla. Allontanatisi un po’, scherzando fra loro, i ragazzi si abbassarono i costumi e cominciarono a fare la pipì. Ero lontano da loro. Ma erano ad una trentina di metri da mia moglie, probabilmente la vedevano bene, ed anche lei poteva guardarli. Ad un certo punto scorsi mia moglie sollevarsi e dirigersi verso di me. Anche i ragazzi, sempre schiamazzando si rialzarono i costumi, avvicinatasi a me mia moglie mi raccontò di quanto accaduto. Che erano passati ad una ventina di metri da lei, che non si era accorta subito dell’arrivo dei ragazzi, mentre era piegata per fare la pipì. Dopo aver proseguito per alcuni metri ancora anche loro si erano fermati ed avevano abbassato i costumi. Lei si era un po’ spaventata, e rapidamente si sollevò le mutandine senza asciugarsi. Le chiesi, scherzando, cosa avesse visto, ero ovviamente eccitato. Mi disse che aveva guardato i loro uccelli, due erano turgidi e ben sviluppati, li aveva visti bene, perchè seguiva i loro movimenti nel caso avessero cercato di avvicinarsi di più. Ero molto eccitato, ed anche lei lo era. Pensammo non fosse più il caso di restare, quindi andammo a recuperare gli asciugamani ed il borsone e ce ne andammo. Appena entrati in macchina la baciai con forza e le toccai la figa. Lei mi prese l’uccello in mano e mi masturbò un po’. Non era certo il caso di fermarsi per fare l’amore in macchina con tanta gente in giro. Aspettammo con ansia la notte, facemmo l’amore più volte, sembrava un’altra. Le sussurrai quello che lei mia aveva riferito, le chiese se li avesse veramente visti bene quegli uccelli, se le erano piaciuti e se avesse desiderato toccarli, lei scopava con una foga incredibile e venne più volte. Poi ci addormentammo. Probabilmente pensai, non saremmo più ritornati in quella insenatura.
Quell’avventura sarebbe rimasta unica’e irripetibile!
Già unica’e irripetibile. Tante volte ne avevamo parlato. Avevamo discusso sul fatto che lei potesse avere rapporti con altri uomini. Quando facevamo l’amore era una fantasia ricorrente. Ricreavo mentalmente varie situazioni e gliele sussurravo.. lei ascoltava e si eccitava ancor più, godendo in breve tempo.. anche più volte. Quando però ne parlavamo in altri momenti, magari a pranzo o guardando la televisione o anche dopo aver fatto sesso, lei appariva titubante, diceva che non se la sentiva, che la fantasia era differente dalla realtà; a volte le dava persino fastidio che io parlassi di questo argomento. In realtà anch’io avevo molte perplessità, mille dubbi su quello che sarebbe potuto accadere. Avrebbe contribuito a rendere più vivo il nostro rapporto? o, al contrario, allontanarci? Dubbi che si dissolvevano mentre facevamo sesso ed eravamo eccitati. Con la fantasia si possono ricreare situazioni e condizioni ideali, prive di rischi, che è difficile possano verificarsi nella realtà. Nella vita di tutti i giorni vi sono tanti problemi, piccoli e grandi, che si ripercuotono sul nostro umore, creano tensioni e danno insicurezza. Avere rapporti con altri, al di là del problema morale, peraltro non indifferente, comporta alcuni pericoli. Paura che, dopo i rapporti, il partner occasionale, che non si conosce, possa non accettare di essere messo da parte e possa poi ricattarci o ‘sputtanarci’. Analogo discorso per una persona conosciuta, con cui nel tempo il rapporto di conoscenza può deteriorarsi e che potrebbe raccontare ad altri ‘l’avventura’. Paura di eventuali implicazioni sentimentali e, soprattutto da parte mia, il timore che le capacità amatorie dell’altro, compreso le dimensioni del suo pene (paura, penso, tipica degli uomini), possano poi influenzare i nostri rapporti successivi. Paura che l’incontro con l’altro, che si vede occasionalmente, e quindi senza le tensioni della vita in comune, possa idealizzarsi, divenire più appagante e distruggere la coppia. D’altra parte, a volte, è il desiderio, il pensiero stesso che un evento possa verificarsi che crea eccitazione. Capita però che ciò che nella fantasia è appagante, una volta realizzato possa rivelarsi deludente, o possa condurre a cercare nuove avventure, sempre più forti, in una spirale senza fine. Questi sono solo alcuni dei risvolti negativi e dei dubbi sull’argomento, visti da un uomo.
Nel corso degli anni però mi sono reso conto che non è possibile giudicare e vivere tutto con la razionalità. ‘Vivi l’attimo’, pur senza diventare la linea guida della nostra vita, quest’idea, questo stato dell’animo, dovrebbe a volte accompagnarci. Vivere gli eventi, le occasioni della vita, senza razionalizzarli. Cogliere la situazione e viverla, senza timori, se ci dà emozioni, ovviamente con un minimo di attenzione.
Questi discorsi erano una costante della nostra vita di coppia e tante volte avevamo litigato per questo. Anche dopo quell’avventura ne parlammo. Tuttavia, questa volta c’era qualcosa di diverso. L’estate, il caldo, la consapevolezza del tempo che passa, la situazione verificatasi alcuni giorni prima, l’idea e la voglia di cogliere emozioni diverse e di viverle. Dovevamo anzitutto vincere la paura. C’era effettivamente il timore che ritornare in quell’insenatura sarebbe stato considerato, dopo ciò che era avvenuto, un invito a farsi avanti, un messaggio che mia moglie ci stava. A me dava effettivamente un po’ fastidio. Tuttavia, a ben vedere, tutto era stato fatto con naturalezza. Eravamo già là quando erano arrivati i ragazzi, e tutto sommato non avevamo fatto nulla di particolare, a parte la pipì di mia moglie, peraltro in un posto apparentemente appartato. Purtroppo, in spiagge libere o sulla scogliera, la pipì, o la si fa in acqua oppure in un luogo più o meno nascosto. Era stata la sfacciataggine dei ragazzi a determinare la situazione! Non era esattamente così ovviamente, ma ci piaceva pensarlo a parziale giustificazione.
Due giorni dopo pertanto, era un mercoledì della settimana dopo ferragosto, tornammo nell’insenatura. Erano circa le quattordici e trenta. Era difficile che a quell’ora i ragazzi fossero già là. Ed effettivamente era così. Solo una coppia prendeva il sole nella zona più aperta dell’insenatura, quindi in un punto lontano. Ci sistemammo nel solito posto. Mia moglie aveva un costume di colore diverso dal precedente, sempre molto sgambato. Notai con piacere che quello indossato era il suo preferito. Evidentemente anche lei desiderava presentarsi nel modo migliore. D’altra parte non era detto che i ragazzi tornassero. Magari la loro vacanza era già terminata, anche se dal loro dialetto mi era sembrato provenissero da un paese vicino. Trascorsero circa tre quarti d’ora, senza che accadesse alcunchè, mia moglie ogni tanto sollevava la testa e a volte, involontariamente, allargava ancor di più le cosce, quasi a mostrare la sua disponibilità, o presa da chissà quali pensieri. Io sfogliavo un giornale, ma avevo l’uccello duro ripensando a ciò che era accaduto, impaziente di vedere l’evolversi degli eventi, ma abbastanza tranquillo. Non sapevamo effettivamente cosa fare, ma confidavamo nell’intraprendenza dei ragazzi. Ad un certo punto vidi arrivare da lontano due figure maschili, non si riconoscevano ancora. Feci un cenno a mia moglie che guardò e li riconobbe, in effetti ormai si erano avvicinati. C’era solo uno dei tre ragazzi che avevano mostrato l’uccello, l’altro era uno di quelli che la volta precedente era rimasto in acqua. Quest’ultimo era alto, con una barba rada, poteva avere sui diciotto anni. L’altro sembrava un po’ più grande, sui venti-ventidue anni, pareva furbo e deciso, di quelli che non si lasciano scappare l’occasione. Entrambi indossavano un costume a calzoncino, di quelli lunghi. Giunti vicino alla piattaforma, fecero un cenno di saluto nei miei confronti, ricambiai e anche mia moglie sollevò la testa. Parlarono tra loro a bassa voce, guardando verso di lei, mentre io apparentemente avevo ripreso a leggere. In realtà seguivo ogni loro movimento. Iniziarono a tuffarsi. Questa volta lei rimase sollevata sui gomiti per guardare le loro evoluzioni, spesso sorridendo. Era tranquilla e rilassata. Tutti i discorsi da noi fatti avevano probabilmente sortito qualche effetto. Mentre erano in acqua i ragazzi rivolgevano spesso lo sguardo verso mia moglie, intenta ad osservarli. Sembrava quasi ci fosse complicità tra loro, o forse questo era ciò che io volevo credere. Lei era ovviamente contenta di queste attenzioni. A 47 anni, anche se ben portati, ogni sguardo da parte di un uomo è gratificante; oltretutto in questo caso erano ragazzi. Mentre mentalmente facevo queste considerazioni, sempre con gli occhi sul giornale, mia moglie, di solito timorosa, mi disse, sorridendo, che le era venuta voglia di fare la pipì. Sentii il cuore battere forte e veloce; era come trovarsi all’imbocco di una grotta buia e misteriosa, oltre la quale la leggenda narra di scenari incantevoli, ma di ciò non vi è certezza e il percorso potrebbe essere pieno di insidie e pericoli e alla fine, invece, esserci buio assoluto. Ma.. ‘Vivi l’attimo’! mi ricordai. Feci allora un respiro profondo e mi tranquillizzai. Tra noi ci confidavamo quasi tutto, spesso intuivo i pensieri di mia moglie, ma era difficile per me comprendere il significato di quelle parole, era veramente voglia di fare la pipì? O aveva voglia di ricreare la situazione precedente? Non era ovviamente il momento di parlarne.
Le dissi che poteva farla nel solito posto, ma di fare attenzione e restare tranquilla, questa volta sarei rimasto là, continuando a leggere, per far sembrare il tutto abbastanza naturale, d’altronde non sapevamo quel che sarebbe avvenuto. I ragazzi nel frattempo erano risaliti ed erano seduti con lo sguardo rivolto verso il mare. Mia moglie si alzò e iniziò a camminare lungo gli scogli per recarsi dall’altro lato dell’insenatura. Al suo passaggio, i ragazzi lanciarono il solito sguardo verso di lei, sorridendole. Lei fece altrettanto, e proseguì. Giunta ad una ventina di metri dalla macchia, anche i ragazzi, con apparente lentezza e indifferenza, si alzarono e cominciarono a camminare verso quella zona. Arrivata dietro la macchia mia moglie si abbassò, e scomparve dalla mia vista. I ragazzi intanto erano giunti ad una ventina di metri da lei. Non sapevo più cosa fare, ero quasi tentato di correre verso di lei o gridare.. per fermare l’ignoto. Avevo paura’ sì paura! Tuttavia, pensai che al massimo i ragazzi avrebbero ripetuto ciò che uno dei due aveva fatto la volta precedente, tirar fuori l’uccello per fare la pipì, anche se in modo osceno, sotto la vista di lei, e mi calmai un po’. Poi scomparvero dalla mia vista, coperti dalla macchia’avevano proseguito? Si erano fermati?. Mi veniva quasi da piangere. Qualcosa di irrimediabile sembrava stesse per accadere. Ma non potevo crederci, certe cose avvengono solo nei film porno e, soprattutto, nei racconti che talora abbiamo letto, e che abbiamo più spesso considerato pura fantasia. Mia moglie non avrebbe fatto niente. Trascorsero circa dieci minuti, ma a me sembrarono un’eternità. Probabilmente, pensai, i due ragazzi avevano proseguito nella stessa direzione della macchia che li nascondeva alla mia vista, mentre lei si era attardata un pò. Qualsiasi cosa stesse avvenendo, ormai era fatta. Ad un certo punto vidi la testa di mia moglie che si era sollevata e, girando attorno alla macchia, ritornare. Camminava lentamente. Qualsiasi cosa fosse avvenuta, il vederla, mi tranquillizzò molto. Aspettai in piedi. Arrivò. Tutto bene?.. le chiesi. Rispose di si.. poi disse di andare. C’era qualcosa di strano in lei.. era apparentemente tranquilla, ma qualcosa non mi quadrava. Non le chiesi altro, non mi sembrava il caso. Prendemmo la roba e ci dirigemmo verso l’auto.. dei ragazzi nemmeno l’ombra. Giunti in macchina, prima di partire, le toccai le cosce e, improvvisamente, lei mi abbracciò e cominciò a parlare.. quasi piangeva.. ma era eccitata, mi stringeva forte, senza guardarmi negli occhi. Mi disse che mentre era piegata, per fare la pipì, i due ragazzi si erano avvicinati e le avevano chiesto, sorridendo, se potevano farla anche loro, lei, confusa ed eccitata, aveva risposto di si e loro si erano abbassati i costumi. Erano sgusciati fuori due uccelli, erano lunghi, bellissimi, uno dei due del tutto rigido, l’altro un po’ meno, ma più grosso. Erano rivolti verso di lei, ancora piegata sulle ginocchia, a circa mezzo metro. Si avvicinarono ancora di più, le chiesero se aveva voglia di prenderli in bocca; lei era eccitatissima, incurante di ciò che avveniva intorno, e di ciò che sarebbe potuto avvenire; cominciò a toccarli, a masturbarli con entrambe le mani, avvicinando la testa per sentirne l’odore; palpare quei due lunghi uccelli, averli tra le mani, le procurava un piacere indescrivibile. Dall’alto della loro posizione i due ragazzi cominciarono a palparle le mammelle, le toccarono i capezzoli, uno dei due piegò il tronco e cominciò a toccarle il culo, a stringerle le natiche, mentre lei glielo prendeva in bocca. Il ragazzo più grande le disse poi di girarsi e chinarsi, con il tronco piegato a 90 gradi. Lei aveva già le mutandine abbassate. Le allargò i glutei e la penetrò. Il suo cazzo lungo scivolò nella sua figa come nell’olio, tanto era bagnata di umori. Cominciò a chiavarla, lentamente, poi più forte, mentre lei mugolava. Il ragazzo venne in breve tempo, sborrandole dentro. Si scostò subito e anche l’altro ragazzo, il diciottenne, con l’uccello più grosso, che nel frattempo era diventato anche durissimo, la penetrò. Lei era al settimo cielo, si sentiva allargata da quel cazzo grosso e lungo e godette in maniera totale, come non le era mai capitato. Anche il secondo ragazzo le sborrò dentro. Poi lei si alzò subito, si sollevò le mutandine, senza pulirsi la figa, le gambe quasi le cedevano; disse loro di restare là, per un po’, per darle il tempo di allontanarsi, senza che io li vedessi. Poi dette un bacio veloce a ognuno di loro e si allontanò. Io ero senza parole, mi mancava il respiro tanto ero eccitato. Le toccai la figa, scostandole le mutandine che erano praticamente bagnate di sperma e umori. La penetrai con un dito che sembrò navigare in un oceano, e le baciai la bocca, per berne la saliva. Sborrai anch’io, spontaneamente. Misi in moto la macchina e ci avviammo. Con gli specchietti retrovisori vidi i due ragazzi che, sorridendo e spingendosi l’un l’altro, si avviavano verso la piattaforma per tuffarsi ancora. Quella sera avrebbero raccontato ai loro amici quell’avventura con una donna sposata, con una figa avvolgente, che li aveva fatti godere come non mai. Un’avventura che avrebbero sicuramente ricordato, e di cui sarebbero andati fieri per tutta la loro vita e raccontato più volte ai loro amici.
‘E anche noi l’avremmo ricordata!

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