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Nuances

By 7 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Colore: VERDE

Un prato, umido di rugiada al mattino presto, accogliente e vasto. Non pianeggiante, ma ondulato seguendo il terreno percorso dal vento, spazzato dalla brezza novembrina.
Lo raggiungiamo, scalzi, dopo una notte passata a conoscersi. Insonne. Piena di emozioni. Indimenticabile. Proficua ad entrambi, per il comune interesse ad analizzare i dettagli, lasciandosi andare all’intuizione. 
Conferme di un annusamento virtuale. Finalmente concretizzate.
Sento ogni filo d’erba solleticare le piante dei piedi al nostro passaggio, come minuscole piume dispettose carezzano il piacere di rilassarsi. 
Il sole si sta alzando, lentamente, scaldando l’aere poco a poco.
Ti tendo la mano, mi segui immersa nella natura, annusi e respiri il luogo insolito ed aperto. La campagna toscana offre una qualità di vita che manca al quotidiano rincorrere gli impegni. Poso la borsa. La apro. Prendo il plaid decorato di riquadri scozzesi verde-violacei, mi aiuti a stenderlo.
Solo le nostre gambe e quello che segue, sfiorano il prato adesso… giocherellando giocose assieme, avvinte dolcemente, preludio di nuove emozioni. Mai vorrei rinunciare al tuo calore, allo sfregare passionale. Sono una cicala e frinisco per te. Le mie gambe sono le tue, all’unisono.
I jeans si accaldano e tutto il calore si riversa sui nostri piedi, che cercano pause dal bruciore del contatto passionale, dal contatto con la fresca collina.
Ti carezzo le labbra. E ti parlo con gli occhi. Colgo i tuoi sorrisi, i tuoi dubbi. Le tue certezze, i tuoi pensieri cupi. Mi piace esplorarti senza parlare. Dilatando il tempo, infinitamente. E con piacere osservo la condivisione in te di questo mio capriccio.
Afasici. Totalizzanti, l’un dell’altra ci abbracciamo. Per sentirci vivi. Per godere del nostro privilegiato contatto con la natura, solo nostra adesso.
Scivolo sul tuo viso con le mie carezze. Le mani grandi ti percorrono fino a farti respirare meno lentamente. Quando le palpebre cominciano a vibrare, uso le labbra e percorro il mento ed il collo. Scendo sulla camicetta, che violo aprendo un bottone dopo bottone. Bianca a gale, deliziosamente ricamata di fiori rosa. Piccoli ed impercettibili sul davanti.
Mi offri un tuo respiro più intenso, lo sento. Ed annessa, la visione del tuo petto: castigato dentro un corpetto sensuale, dai mille fiocchi che dovrò sciogliere se vorrò vedere come merita. Dolcemente ti aiuto a rialzarti parzialmente, sei seduta adesso di fronte a me. Ti sfilo la camicetta, le ascelle depilate mandano un aroma dolce, dovuto alla lozione che usi. Le sfioro con le mie labbra. Cerco il tuo profumo ovunque. Per conoscere ogni tuo luogo da me inesplorato.
Comincio dall’alto a sciogliere i lacci che rallentano il tuo respiro e, ad ogni fiocco che cede, sento il tuo respiro più forte… Intanto uso le mie dita per carezzare le tue labbra, giocherellando con la tua lingua ed i tuoi denti e, ad ogni laccio che scende, le mie labbra, avide e vogliose di te, conquistano porzioni della tua schiena nuda.
Termino il lavoro con piacere ed impegno, lo appoggio per terra, lasciandoti florida e traboccante di curve. Sensualmente ti giri verso di me; sono tonde, sode, piacevoli alla vista. Anche al tatto, per entrambi. Le sfioro. Continuo, affamato di te: gli occhi, il naso, le mie labbra, le mie mani. Aspiro i tuoi capezzoli, uno dopo l’altro, dentro la mia bocca. Come una ventosa che voglia staccarle. Fino a leggere nei tuoi occhi il piacere del dolore… un dirmi fra poco… fermati…
Le mie mani cercano il tuo sesso, nascosto sotto le pieghe di una sottana; non hai gli slip. Una piacevole sorpresa, un dono. Ti sorrido, carezzando le tue labbra meno conosciute, ma sicuramente più sensibili. 
Sei umida e calda. E, respiro dopo respiro, ti sento vicina. Mi inoltro dentro di te con le mie dita. Una dopo l’altra. Cercando le direzioni per te più piacevoli e non tralasciando, nel percorso sensuale, il clitoride che mi pulsa sotto le dita. Lo carezzo, dalla base in alto, per ripetute volte. Sentirlo crescere sotto le mie dita è sintomo di unione. All’unisono con il mio sesso che cresce per te. E la tua mano, furtiva e desiderata, ne modula il movimento.
Pronti ad una nuova tensione erotica, ci avviciniamo l’uno all’altra, prendendoci nelle combinazioni possibili dalla fantasia delle persone non comuni. Fino a chiederci: perché solo oggi e mai sempre? Ed esausti, sudati, caldi e pieni di Vita rotoliamo, accoccolati, su quell’umido manto. Una sorta di velo trasparente, ricopre ad ogni giro i nostri corpi nudi. E le perle di rugiada, sul tuo viso, luccicano. Anche se mai come i tuoi occhi.



Colore: ROSSO

Sono le 18, alle 20 sai che dovrai trovarti davanti la fontana del parco. Nel pomeriggio hai ricevuto le indicazioni per acquistare gli abiti che ho scelto per te. Adoro sorprenderti e farti correre dietro alle mie fantasie. Usarti. Plasmarti come voglio. Decidere per te. Guidare ogni tua azione. 
Fare di te quello che voglio. Trattarti da animale, da oggetto. Per il mio piacere; che è sempre anche il tuo.
Hai preso i sandali con il laccetto che erano in vetrina. Rossi come le tue guance a provarli. Tacchi a spillo alti 15 cm. Adatti al tuo passo da puttana. Per omaggiarmi con le tue curve, che sensualmente mi offri, altalenando il tuo bel culo, camminando.
Li hai provati davanti a quel giovane commesso. Ti ho vista, ero fuori, davanti la vetrina. La tua gonna corta evidenziava il tuo sesso scoperto, lo vedevo dal rossore tuo e del ragazzo. Mi piace umiliarti. Quasi quanto scoparti senza fine. Mi piace farti godere, magari violando ogni tuo limite.
Uso il dolore, la passione, la tua curiosità. Ogni mezzo che possa farti giacere ai miei piedi è percorso e, giorno dopo giorno, sei la mia schiava. Lo dico sorridendo per quello che implica. 
Nel tuo armadio hai preso quell’abito corto nero, un tubino aderente, che ti lascia scoperta tutta la schiena ed è scollato sul seno.
Non indossi altro. La biancheria non mi piace in una troia. 
Solo il vestito e le scarpe. Nemmeno le calze.
Ti voglio così, senza altro. Non ti serve una borsa, un cellulare. Nulla. Sei mia, ed io penserò a te. Stasera, come sempre.
Arrivi a piedi nel parco, in anticipo di qualche minuto, ti vedo che ti sistemi sulla panchina vicino la fontana. Ti osservo. Hai indossato ogni cosa che ti ho richiesto. Molto bene. All’ora stabilita ti alzi e ti avvicini alla sponda della fontana. Mi dai le spalle.
Alle 20 in punto, dopo l’ultimo rintocco della campana della chiesa, mi avvicino silenzioso alle tue spalle. Passo le mie mani sul tuo generoso culo e sorridendo lo colpisco decisamente, per gratificarlo come amo fare. 
Non ti muovi, non parli, non commenti. Sai che saresti punita se lo facessi. Senti le mie mani sul tuo collo. Qualcosa che scorre. L’odore del cuoio nelle narici. Il cintolino del collare ti stringe quanto basta per darti il senso di appartenenza. Non deve strozzarti. 
Ti spingo la schiena in avanti e sussurro: “Appoggia i palmi sul marmo della fontana ed allarga le gambe, troia.”
Hai la coda ai capelli, la uso per posizionare la tua schiena a mio piacimento.
Adesso sei pronta. E muta. Mi piace come ubbidisci. Quando vorrò sentirò il tuo parlare delizioso e sensuale. Ma non adesso. Ora voglio sentire altro da te.
Sollevo il tubino. Ed espongo ai raggi della luna il tuo culo spiccato dalle mie mani. Infilo il dito medio nella tua bocca. “Succhia, cagna”.
Me lo inumidisci per bene, con piacere mio e tuo.
Lo riprendo dalle tue labbra e lo ficco nel tuo buco. Dolcemente deciso. Inesorabile, per aprirmi la strada e ammollare il tuo sfintere. Mi abbasso i pantaloni. Il mio cazzo è duro e pronto. Lo appoggio nel tuo solco. Tolgo il dito e metto la punta. La tua coda mi serve per avvicinarti a me; amo il tuo bacino che mi sussulta indietro, quando tiro forte.
Sei la mia cavalla ed ora ti monto.
Affondo movimento dopo movimento il mio sesso nel tuo fondoschiena spiccato per me. Ti sento lamentarti, colpisco con la mano i tuoi glutei per farti muovere al mio ritmo. Al passo, al trotto, al galoppo.
Ti inculo per il mio piacere. Cominci a godere del mio membro interamente dentro di te, fino a sfondarti tutta. E galoppo senza fine. Mi segui nel cammino, i palmi sudati sul marmo. I capelli nelle mie mani. Il tuo collo riverso indietro e dolente. I tuoi occhi semichiusi illuminati dai raggi della luna. Mi lascio andare e ti inondo del mio sperma. Continuo gli ultimi colpi ed esco. 
Ti chiamo e ti chiedo di girarti. Sorridi mentre mi guardi. “In ginocchio, leccami ogni goccia, non disperdere il mio miele. E’ tutto per te” ti dico fermo e deciso.
E mi prendi dentro di te. Completamente nella tua bocca.

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