Anche questo racconto, scritto a quattro mani con Cristina, è un parto della nostra fantasia, dove i luoghi descritti sono reali, i personaggi inventati, ma riflettono persone che abbiamo realmente conosciuto.
Vi ricordate di Clary, la skipper che mi aveva accompagnato nella traversata dal Friuli alla Toscana quando acquistai la mia nuova barca a vela? (vedi Mi faccio…la barca).
Ebbene dopo quella meravigliosa crociera in cui ci eravamo conosciuti, anche intimamente, e quasi innamorati, erano più di tre anni che non ci vedevamo ed anche i nostri contatti si erano molto rarefatti; ciononostante il ricordo di lei e dei bellissimi momenti passati assieme era sempre vivido nella mia mente.
Avevo saputo, tramite Michele, il broker che mi aveva venduto la barca, che era tornata in Francia e che aveva aperto una scuola di vela, non in Bretagna, sua regione d’origine, ma nel piccolo arcipelago di Hyères, nel Mediterraneo, davanti a Tolone, uno dei paradisi dei velisti, famoso per le sue baie naturali, le acque limpide e per i venti costanti ideali per navigare a vela, più precisamente sull’isola di Porquerolles.
Per ragioni di lavoro dovevo recarmi ad Aix-en-Provence per discutere il progetto di un hotel per il quale il mio studio di architettura aveva vinto la gara d’appalto.
Essendo Aix-en-Provence ad un’ottantina di chilometri da Tolone, all’incirca un’oretta di macchina in autostrada, decisi di fare una pazzia; dopo aver terminato i colloqui di lavoro, noleggiai un’auto e mi diressi verso la città costiera; ero intenzionato ad andare a trovare Clary e farle una sorpresa.
Non pensavo sarebbe stato difficile rintracciarla; l’isola di Porquerolles ha una superficie di circa 13 km2 ed uno sviluppo costiero di una trentina di chilometri, meno di una cittadina media ed in più, visto che eravamo già ad inizio estate, contavo che la sua scuola di vela fosse già in attività.
Arrivato a Tolone domandai come potevo raggiungere l’isola; venni, così a conoscenza che non esistevano traghetti diretti per l’isola, ma al porto turistico avrei potuto noleggiare una barca per la traversata.
Lasciata l’auto all’agenzia, mi feci portare in taxi al porto e, dopo, una trattativa con la locale agenzia di noleggio barche, finalmente, presi il mare con un barbuto e silenzioso timoniere, su un motoscafo.
Giunti al porto turistico, l’uomo mi scaricò, con il mio bagaglio, sulla banchina e ripartì senza neanche salutare; alla faccia dell’ospitalità francese!!!
Mi recai alla Capitaneria di Porto per sapere dove potevo trovare la scuola di Clary, dove mi dissero che aveva un’agenzia lì, in porto, non molto lontano.
Seguendo le indicazioni arrivai all’agenzia e dietro il bancone trovai una ragazza bionda, molto carina, sulla ventina che mi accolse con un sorriso; la prima cosa bella della giornata!!!
Mi presentai come un amico di Clary ed alla mia richiesta di dove potessi trovarla rispose che stava dando lezione alla Plage de la Courtade.
-“Come posso raggiungere la spiaggia? – le chiedo.
-“L’accompagno io.” – risponde allegra – “È quasi ora di pranzo ed io devo chiudere e Clary dovrebbe aver terminato le lezioni”.
Saliamo su una vecchia Mehari gialla e la ragazza parte a gran velocità.
In pochi minuti arriviamo su una spianata, che sovrasta una larga spiaggia di sabbia bianchissima, dove lei parcheggia.
La ragazza si toglie le scarpe ed inizia a scendere un sentiero verso la sabbia.
Seguendo il suo esempio tolgo anch’io le scarpe ed arrotolo i pantaloni e mi accingo a seguirla.
Sulla riva una donna con un bikini rosso, sta rimessando dei laser.
-“Clary,” – urla la ragazza – c’è un signore italiano che ti cerca, dice di essere un tuo amico”.
Lei si gira e tutti e due rimaniamo impalati a fissarci.
-“Mauro…!!!” – esclama sorpresa.
-“Eh già” – dico sorridendo.
Molla tutto e mi corre incontro, mi salta con le braccia al collo ed avvolge le gambe attorno alla mia vita, sotto lo sguardo divertito della giovane.
-“Non posso,,, Non posso crederci…” – balbetta baciandomi sulle guance – “Cosa fai qui?”
-“Sono venuto a cercarti” – rispondo stringendola a me.
-“Ma… Ma come mai?” – chiede sciogliendosi dall’abbraccio.
Le racconto del mio viaggio d’affari e dell’improvvisa voglia di rivederla.
-“Ma perché non mi hai chiamato?” – chiede – “Sarei venuta a prenderti a Tolone”.
-“Semplicemente perché non ho un tuo numero di telefono.” – rispondo – “Dopo il nostro viaggio sei scomparsa”.
-“Hai ragione sono stata imperdonabile. Ma ora sei qui cercherò di rimediare. Vedo che hai già conosciuto mia figlia Corinne” – continua girandosi verso la ragazza.
-”Tua figlia?” – ribatto sorpreso, ma avrei dovuto immaginarlo vista la somiglianza – “Veramente pensavo fosse un’impiegata dell’agenzia”.
-“Sì, è mia figlia, di cui ti avevo parlato, ora ha ventidue anni. Corinne, lui è Mauro con il quale ho fatto quella lunga crociera di lavoro intorno all’Italia; ricordi te ne ho parlato”.
-“Sì, adesso capisco, piacere Mauro” – dice dandomi i tradizionali tre bacini sulle guance.
-“È un piacere conoscerti Corinne.” – ribatto un po’ confuso – Tua madre mi ha parlato molto di te”.
Qualche parola sulle due donne: Clary, appare la stessa di qualche anno fa, i lunghi capelli biondi, ora schiariti dal sole e dalla salsedine, qualche ruga in più attorno agli occhi di smeraldo ed agli angoli della bocca, stesso corpo snello ed atletico, con i piccoli seni che riempiono appena il top del costume, le gambe lunghe e nervose, la pelle abbronzata di un caldo color miele; Corinne, potrebbe essere una copia di Clary da giovane, con i capelli di un biondo più scuro ed in più uno spruzzo di lentiggini sul viso, sottolineato dagli stessi occhi verdi ed un nasino all’insù, impertinente, stesso fisico snello ed atletico, forse, con un po’ più di seno e le stesse gambe lunghe, affusolate e nervose.
-“Vieni.” – mi dice Clary – Noi di solito mangiamo qualcosa in ufficio, ma oggi voglio fare festa. Fammi fare qualche telefonata per disdire le lezioni del pomeriggio e ti porto a mangiare il pesce in un tipico bistrot di Porquerolles”.
Dopo aver telefonato, ci ammassiamo sulla Mehari, io incastrato dietro con il mio bagaglio.
Arriviamo ad un piccolo ristorante sul mare, dove ben conoscono Clary, e ci fanno sedere ad un tavolo di legno su una veranda appoggiata sulla spiaggia dove si respira l’aria di mare.
-“Marius hai fatto la Bouillabaisse oggi?” – domanda Clary al padrone quando viene a prendere le ordinazioni.
-“Certo, cara”.
-“Allora due belle scodelle per me ed il mio amico ed una bottiglia del tuo bianco ben fresco”.
Corinne, invece, ordina un’insalata niçoise, con gamberi arrosto a parte.
-“Vedrai, qui puoi gustare la migliore Bouillabaisse della costa provenzale.” – dice allegra – Ed ora parliamo un po’ di noi, di quello che è successo in questi anni”.
Il pranzo si svolge allegramente tra aneddoti e ricordi ed un’altra bottiglia di vino fresco che scende giù come l’acqua.
Quando finiamo di mangiare siamo tutti e tre sazi ed un poco sbronzi.
-Se ne siete ancora capaci, vorreste accompagnarmi in albergo, vorrei darmi una rinfrescata”. – chiedo gentilmente.
-“In albergo?” – esclama Clary – “Non se ne parla nemmeno, tu vieni a casa nostra, sei nostro ospite. Telefona e disdici tutto”.
Il rientro in paese fu un insieme di curve ballonzolanti ed allegre risate.
Clary e Corinne abitavano in un palazzetto, in collina, nel centro storico del villaggio di Porquerolles.
La casa dalle mura spesse era fresca ed accogliente, un profumo di lavanda aleggiava nell’aria.
-“Vieni ti mostro la tua camera” – dice salendo le scale e facendomi strada.
Mentre sale le scale posso constatare che il suo culo è ancora rotondo e sodo come lo ricordavo.
La stanza non è molto grande, ma arredata graziosamente e con un balconcino da cui si può ammirare il panorama del porto vecchio.
-“Mauro,” – dice abbracciandomi ed avvicinando le labbra alle mie – “ non sai quante volte ho pensato a te ed al periodo bellissimo che abbiamo passato insieme”.
-“Ed allora, perché non ti sei più fatta sentire?” – chiedo stringendola a me.
-“Perché volevo occuparmi di mia figlia e ricominciare una nuova vita”.
-“Non è una buona ragione”.
-“È vero e ti chiedo scusa del mio comportamento”.
-“Non è il momento di scusarsi.” – le dico – “Godiamoci la gioia di esserci ritrovati” – ed appoggio le labbra sulle sue.
Lei risponde al bacio con ardore, mentre le accarezzo i capelli e la schiena.
-“Maman, lascialo riposare un po’, avrete tutto il tempo” – ci arriva la voce di Corinne dal basso.
Ci separiamo sorridendo, lei si volta ed esce dalla porta.
In effetti il viaggio travagliato ed il vino mi avevano stancato, per cui mi allungai sul letto e dopo un po’ mi addormentai.
Mi svegliai che era quasi ora di cena e, dopo una veloce doccia nel bagno comune del corridoio, scesi le scale verso la zona giorno e mi diressi alla cucina.
Clary è intenta a trafficare sui fornelli.
-“Ben alzato.” – mi fa, girandosi e sorridendo, quando mi sente entrare – “Ti sei ben riposato?”
-“Sì, benissimo, sono fresco come una rosa appena colta” – ironizzo.
Lei si lascia andare ad una risata di gola, soddisfatta.
I capelli spazzolati le scendono morbidi lungo la schiena, indossa una camicia di tela sopra un altro paio di pantaloncini ed è a piedi nudi.
È bella come la ricordavo!!!
-“La cena è quasi pronta, siamo soli, Corinne è uscita col suo fidanzato e mangeranno qualcosa fuori”.
-“Tua figlia è molto bella e ti somiglia molto e parla molto bene l’italiano”.
-“Grazie, l’ha imparato durante le vacanze estive in Italia”.
Ha preparato una cena leggera: una vellutata di verdure, seguita da un’insalata con un assortimento di formaggi locali.
Mangiamo seduti affiancati, posso sentire il calore della sua coscia nuda appoggiata alla mia, e continuiamo a raccontarci della nostra vita da quando ci siamo lasciati.
Finito di mangiare, lei sparecchia e riordina la cucina.
-“Preferisci restare qui a parlare, oppure usciamo a passeggiare e ti mostro Porquerolles di notte?” – mi chiede quando ha finito.
-“Usciamo, possiamo parlare anche mentre passeggiamo”.
Infila un paio di mocassini da barca e prendendomi sottobraccio ci avviamo per le stradine del villaggio.
Camminiamo lentamente nella notte tiepida, parlando.
Stiamo percorrendo una passeggiata che si snoda lungo la costa e che conduce alla parte alta dell’isola, dove ci sono i resti di un forte napoleonico.
Arrivati al forte ci appoggiamo al parapetto ad ammirare il panorama, che è magnifico; la notte è stellata, il mare sotto di noi è nero come l’inchiostro ed in lontananza si possono vedere le luci di Tolone che risplendono come gioielli.
Restiamo per un po’ in silenzio ad ammirare quello spettacolo, poi, Clary si gira, si appoggia di schiena alle pietre del parapetto e mi guarda.
I suoi occhi riflettono, splendenti, la luce fioca dei deboli lampioni che rischiarano la strada e quello sguardo mi attira come una calamita.
Le cingo la vita e l’attiro a me, le nostre labbra si toccano, si schiudono e le lingue iniziano una dolce danza.
Risalgo con una mano lungo il suo fianco fino a raggiungere un seno, che trovo libero sotto la camicia, e lo avvolgo nel palmo in una lenta carezza circolare.
-“Mmuuhh…” – mugola sulle mie labbra – Monsieur, cosa vuole fare?”
-“Sei bella Clary, bella come ti ricordavo” – dico continuando a baciarla e con l’altra mano scendo ad una natica e spingo il suo ventre contro il mio, facendole sentire la durezza della mia erezione.
-“Torniamo a casa.” – dice sciogliendosi dal bacio – “Ho voglia, ho voglia di te Mauro, come la prima sera che ci siamo amati sulla barca”.
C’incamminiamo sulla strada del ritorno abbracciati come due innamorati.
Quando entriamo, l’abbraccio da dietro e prendo a baciarla sul collo.
-“Andiamo di sopra.” – fa, sciogliendosi dall’abbraccio e prendendomi per mano.
Saliamo le scale e mi conduce nella sua camera da letto.
Dentro, lei si volta e lentamente sbottona la camicia, la toglie esibendo i seni nudi ancora sodi, come li ricordavo e con i capezzoli irti di desiderio, scalcia via le scarpe ed infilate le dita sul bordo dei pantaloncini, li fa scendere alle caviglie assieme agli slip, lasciandoli cadere a terra e scavalcandoli.
Nuda, il suo corpo ha qualcosa di etereo nel chiarore che entra dalla finestra.
-“E se Corinne rientra?” – chiedo un po’ preoccupato, con uno sprazzo di lucidità.
-“Non ti preoccupare,” – risponde sorridendo – “noi due abbiamo un rapporto di convivenza molto libero”.
-“Ora spogliati.” – continua, mettendosi in ginocchio sul letto – “Non farmi più aspettare, sto morendo dalla voglia”.
Nella foga di toglierli, quasi mi strappo i vestiti di dosso, poi, mi sdraio accanto a lei.
Si lascia andare sul letto e ci troviamo abbracciati stretti, il suo corpo caldo che aderisce al mio, le nostre bocche si cercano e si uniscono in un dolce gioco di lingue.
Mi stacco da lei e comincio a leccarle i seni che sono gonfi per l’eccitazione, prendo con le labbra i capezzoli, li mordicchio e la sento percorsa da brividi.
-“Dio che bello! Mi stai facendo quasi svenire per il piacere” – sussurra.
Pian piano scendo a baciarle il ventre, il pube, per arrivare tra le sue cosce ambrate, dove percepisco un intenso il profumo di donna in calore.
Allargo con le dita le grandi labbra a scoprire le sue rosee intimità ed inizio a leccarla con ardore, spingo la lingua quanto più posso in lei, per vellicarla più a fondo possibile, beandomi del suo sapore, fino a che devo riprendere fiato.
Quando prendo tra le labbra il bottoncino del clitoride e inizio a succhiarlo, la sento, ancora, tutta scossa da un fremito continuo, sembra quasi che stia soffrendo ed, invece, è il piacere tanto atteso che finalmente scorre dentro di lei.
-“Ora… Ora non ti fermare… Sto per godere… Godooo” – urla lasciandosi travolgere dall’orgasmo e stringendomi la testa tra le sue cosce frementi.
Mentre ancora trema in preda al piacere allarga le cosce ed un caldo getto di liquido le esce dalla vagina bagnandomi il viso.
-“Aauuff…” – sospira lasciandosi andare all’indietro – “Quant’è che non godevo così”.
-“Ora, però, ti voglio.” – dice, prendendomi la testa e facendomi sollevare – Voglio sentirti dentro. Non farmi più aspettare, prendimi”.
È la sua stessa mano che scende a prendere il mio membro ed a dirigerlo all’ingresso della sua intimità.
È sufficiente una leggera spinta ed affondo nel suo ventre, ben lubrificato dall’orgasmo precedente, come un coltello caldo nel burro.
–“Oohh, finalmente!!!” – esclama gettando la testa all’indietro – “Finalmente ti sento, duro, dentro di me!!!”
Inizio a scoparla lentamente, con dolcezza; Clary mi viene incontro, la sua vagina mi massaggia, la sento contrarsi ritmicamente ad ogni affondo.
-“Adesso fammi sentire di nuovo quella meravigliosa sensazione che si prova quando un uomo si svuota dentro di me” – mi sussurra all’orecchio, circondandomi le spalle con le braccia.
Ormai sull’orlo dell’orgasmo, aumento la cadenza dei miei affondi e quando finalmente mi libero copiosamente dentro di lei, mi sento afferrare ancora più stretto, quasi voglia bloccarmi al fine di non perdere niente di me.
-“Godo, godo… Godoooo…” – mi urla nell’orecchio, con il corpo scosso dai sussulti e lasciandosi andare ad un altro intenso orgasmo.
-“Sono venuta con te.” – mi sussurra, allentando la stretta, quando il piacere scema – “Insieme a te quando ho sentito il tuo sperma scorrere intensamente dentro di me, così caldo, ho goduto di nuovo. Non avevo mai provato un piacere così intenso, sembrava che il cervello mi andasse in acqua, in quel momento non capivo più niente!!!”
Mentre lei parla, io sono ancora dentro di lei, semiduro, che mi muovo lentamente, non ancora sazio.
Ma Clary si divincola e si avvia trotterellando verso il bagno in corridoio, tenendosi una mano tra le gambe per evitare che il mio sperma le coli lungo le cosce.
Mi adagio mollemente, in relax, sul cuscino, pensando a come è bello fare sesso con lei, tra noi c’è un’armonia perfetta.
-“Ma quanta me ne avevi data, non finiva più di uscire.” – dice ridendo quando rientra – “Da quant’è che non lo facevi?”
-“Più che una questione di astinenza, è stato il piacere di poterti riavere tra le braccia e di poterti amare” – rispondo, con un po’ di orgoglio maschile dentro di me.
-“Grazie a te, caro, per il piacere che mi hai dato” – fa adagiandosi sul mio torace e dandomi dei bacini sul viso, sul naso, sulle labbra.
Appoggia la testa sulla mia spalla e si lascia andare, mentre io le accarezzo la schiena.
Dopo poco sento il suo respiro divenire più profondo ed odo un leggero russare; sorrido tra me a questo momento così intimo e mi lascio andare anch’io al sonno.
continua…
I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com



Buongiorno, ti ringrazio perché così capisco che c'era qualcun altro oltre me che lo ricordava. Io lo posso scrivere fino…
Ciao, questo racconto l'avevo trovato bellissimo purtroppo rimasto in sospeso, mi fa' molto piacere che tu abbia continuato l'opera in…
Grazie, apprezzo sinceramente ogni parere
Molto ma molto eccitante …
Ti ringrazio, sono felice che ti sia piaciuto 😄