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serata con una vecchia amica

By 11 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Colpa della birra.

Quella sera, circa mezzanotte, la mia Padrona aveva la casa libera: la madre in discoteca con le amiche e i fratelli dagli zii. Programmi per la serata una rimpatriata con una vecchia amica di liceo con cui non si vedevano da tempo, ma la serata e soprattutto il numero delle birre sfugge presto al controllo delle due giovani.
Così come dicevo a mezzanotte mi squilla il telefono e un po’ assonnato rispondo. ‘Pronto? Che cazzo fai dormi? Vienimi a prendere sono al mare con *****. Muoviti.’ e attacca. Io allora mi alzo in fretta, metto su un caffè per evitare colpi di sonno e prendo la mia auto pronto a fare quei 28km di notte e onorato che la mia Padrona abbia deciso di servirsi di me quel giorno, anche se un po’ deluso. Infatti era chiaro che non avrei ricevuto nulla in cambio, perché fino ad ora il nostro tipo di relazione era stato mantenuto segreto e agli occhi degli altri apparivamo come una normale coppia. Assorto nei miei pensieri quasi non mi accorgo di essere arrivato quando le vedo ferme alla rotonda e rimango letteralmente paralizzato. La mia Padrona come sempre è bellissima: décolleté con tacchi a spillo misura 10, quel tanto per essere femminile e non volgare e soprattutto sovrastarmi in altezza di almeno 5 cm, calze scure con reggicalze e vestito rosso di seta fino al ginocchio che mostra le sue gambe perfette. La parte migliore, come sempre, è la vista su quel suo seno pieno e sodo (lei dice una quinta misura) che sta su da solo, senza reggiseno e che attira lo sguardo di ogni passante, alla cui vista subito come sempre, il mio pisellino dà segni di risveglio. L’amica certamente non è da meno (anche se non può certo competere con la bellezza e il portamento della mia Padrona). Stivali da cow-girl con tacco 8 e chiusura lampo laterale, calze a rete, minigonna di pelle e una maglia molto attillata da cui, causa forse il freddo, si intravedono alla perfezione i due capezzoli turgidi. Il mio sguardo rimane come sempre incantato tra le gambe e il seno della mia Padrona tanto che non mi accorgo neanche che salgono in macchina dopo aver vuotato d’un sorso l’ultima birra. Dopo aver chiuso la porta la mia padrona mi dà un ceffone piuttosto sonoro dicendo ‘Che cazzo fai? Chiudi quella bocca e parti che devo andare di corsa a casa. Ilenia dorme da me e tu ci aiuterai a salire le scale e una volta su ci farai il letto.’ Se la mia reazione fu di sorpresa, mai infatti la mia Padrona mi aveva dato degli ordini in presenza di altri, potete immaginare la reazione della sconcertata passeggera che chiese-‘Trattalo un po’ meglio in fondo ci è venuto a prendere a quest’ora. Poverino, appresso a un debito come te.’ La mia Padrona allora per risposta mi strinse il cazzo, facendomi anche piuttosto male, e girandosi verso il sedile di dietro disse:-‘Tranquilla tanto a lui piace e mi ringrazia quando lo tratto così. Vero?’ Aggiunse poi rivolta a me. Incerto sulla risposta, che avrebbe dovuto essere un si Padrona, riuscii diplomaticamente a cavarmela con un ‘Si signora.’ che probabilmente passò inosservato a causa dell’alcool.
Così arrivammo presto a casa e ovviamente dovetti sorreggere la mia amica e la mia padrona per 4 piani di scale. L’atmosfera nel frattempo si era un po’ raffreddata: il viaggio di ritorno fu piacevole e scherzoso e la mia padrona sembrava essere tornata l’affettuosa ragazza di sempre. Mi chiese comunque di preparare il letto e poi disse che lei e l’amica avrebbero dormito li insieme. Io allora feci per andarmene sul divano, ma lei mi bloccò con un piede. ‘Dove vai? Vieni qui.’ Io perplesso mi avvicinai e capii che, complice forse l’alcool, i nostri ruoli non sarebbero rimasti segreti ancora per molto.
‘Toglimi le scarpe.’ Il suo tono si era improvvisamente fatto autorevole e imperioso e io allora non avevo altra scelta, mi chinai ed eseguii il mio compito. ‘Bravo. Ho i piedi doloranti e ho proprio bisogno di un bel massaggio. Provvedi.’ Conoscevo molto bene i gusti della mia padrona in fatto di messaggi e provvedei cercando di soddisfarla al meglio, sperando che si fermasse, ma le sue idee erano diverse. Talmente diverse che io non potevo neanche immaginarle. Appena si accorse che la sua amica guardava la scena con aria stravolta, ma anche un po’ curiosa mi disse: ‘Forse anche ***** ha i piedi stanchi. Toglile delicatamente gli stivali e dai un po’ di ristoro anche a lei.’ Questa, stravolta e incapace di reagire, dapprima mi lasciò fare. Poi appena un forte odore, dato probabilmente dalla pelle lasciata nuda dalle calze a rete, a contatto con la suola dello stivale, pervase la stanza, indietreggiò, protestando che non le sembrava giusto fasi massaggiare dei piedi non proprio freschi e puliti. La mia Padrona trovò giusta l’obiezione e allora mi ordinò di dare sollievo alla sua amica con la lingua. A quel punto intuii che la segretezza era finita e presto ***** si sarebbe resa conto di che inutile essere ero e di quali umiliazioni subivo.
Così avvicinai la faccia a quei piedi e con mia grande sorpresa ***** questa volta non si ritrasse, ma anzi allungò le gambe verso di me e si lasciò andare a lievi mugolii di piacere. A quel punto la mia Padrona si alzò e mi tolse le scarpe, i pantaloni e le mutande tutt’insieme, facendo uscire il mio pisellino in piena erezione, e cominciò a deridermi ‘Hai visto! Tu che ti lamenti dei tuoi uomini. Guarda io che merda mi ritrovo come ragazzo, si eccita a sentire la puzza dei piedi delle mie amiche e non ha neanche un cazzo in grado di soddisfarmi.’
A quelle parole *****, al posto di rimanere sconcertata, alzò il collo, guardò il mio pisellino e mi disse ‘Certo che fai veramente schifo, non sei degno di avere neanche quel coso di merda in mezzo alle gambe. Due ragazze come noi ubriache in casa e il meglio che ti viene in mente è di leccarci i piedi. Sei proprio un frocio.’ ‘Vedi’ spiegò allora la mia Padrona ‘lui si eccita quando io lo umilio e lo sottometto e stasera, visto che sei anche tu qui se vuoi possiamo sottometterlo in due’ e mentre diceva questo mi prese per i capelli e mi spinse verso la fica della sua amica che prontamente scostò le mutande per accogliere la mia bocca. ‘Lecca e falla venire, non ha avuto molto tempo per prepararsi e non si è fatta il bidet prima di uscire, ma per te non ci sono problemi giusto?’ ‘Si padrona’ risposi. ‘Padrona!’ esclamò sorpresa ***** ‘Ma allora siamo a questi livelli, non avevo ancora capito che la cosa fosse così spinta’ E nel frattempo mi prese per i capelli e cominciò a strusciarsi la mia faccia sul clitoride, mentre con l’altra si liberava del reggiseno e si stringeva furiosamente un capezzolo. ‘Ah! Siiii! Continua merda che godo. Godoooo!’ e mi venne copiosamente in bocca mentre pronunciava queste parole. ‘Adesso tocca a me’ disse la mia padrona che nel frattempo si era liberata del vestiario che ancora aveva addosso, Mi fece sdraiare e mi si sedette letteralmente in faccia schiacciandomi sul pavimento con tutto il suo peso, con la sua fica in bocca e il suo fiore profumato sul naso, che emanava direttamente nelle mie narici gli aromi di una giornata di scarichi intestinali. Non resistetti più e cominciai a toccarmi senza permesso. E quello fu uno dei più grandi errori della mia vita. ‘Che cazzo fai merda!’ disse la mia padrona ‘Ti ho forse dato il permesso di toccarti quell’affare inutile?’ E mentre diceva questo si era alzata e mi aveva mollato due ceffoni talmente forti che gli occhi mi si rigarono di lacrime. ‘Che cazzo piangi frocio. Vuoi fare la femmina della situazione? Vuoi piangere per un paio di carezze e vorresti anche toccarti per avere un po’ di piacere? Bene, vuoi fare la femmina? Ti accontento.’ Detto ciò mi salì con un piede sulla faccia e uno su una gamba e si mise a rovistare sopra l’armadio. Quello che prese mi terrorizzò. Aveva preso uno strap-on nuovo che non avevo mai visto. Rosso, lucido e liscio, ma a dir poco enorme. Lungo almeno 25 cm, ma il diametro era veramente spropositato. Un vero palo di lattice.
‘No dai scusa. Cosa vuoi fare con quel coso? Ti prego non lo farò mai più, ma ti prego abbi un po’ di pietà’ non finii neanche di dire la frase che mi prese per i capelli e mi mise sul letto con le gambe penzoloni verso il basso e la pancia poggiata sul materasso, poi fece il giro, dicendo nel frattempo qualcosa all’amica, e venne a posizionarsi con quel coso legato in vita davanti alla mia bocca. ‘Bada bene che è l’unico lubrificante che avrai quindi datti da fare’ Gli attimi che seguirono, o forse i minuti, furono di vero panico, mi prese con una mano nei capelli e con l’altra sotto il mento e mi infilò quel palo su per la gola, credevo di sentirlo nello stomaco per quanto era dentro, e con i naso potevo sentire l’odore della sborra della sua fica, segno evidente che si stava eccitando. Ma l’alcool non le consentiva grandi riflessi e allora ci mise un po’ a capire che stavo soffocando, prima di togliermi quel coso da dentro per un paio di secondi, per poi rimetterlo. E mentre ciò avveniva ***** mi aveva allargato le gambe e le aveva fissate ai piedi del letto con le calze e stessa cosa aveva fatto con le braccia. Ormai ero inerme in balia delle mie aguzzine e nonostante questo, o forse proprio per questo, il mio pisellino era talmente in tiro che avrebbe potuto facilmente forare il materasso.
Dopo che la mia Padrona si fu stancata di questo giochetto, mi venne dietro e punto il fallo sul mio povero buchino. ‘ Per favore tappagli la bocca che a quest’ora non possiamo farlo urlare.’ fece rivolta alla sua amica, E lei di tutta risposta mi prese per i capelli e appoggiò la sua fica sulla mia bocca dicendo: ‘Succhia stronzo. E più ti sentirò lamentarti più tirerò questi tuoi capelli di merda, quindi per una volta vedi di fare l’uomo e di sopportare la tua giusta punizione’.
Devo dire che la mia Padrona quella sera fu particolarmente sadica: mi spinse il fallo dentro tutto con un solo colpo di reni. Io non potevo urlare, ma il dolore era insopportabile e le lacrime cominciarono a sgorgare spontanee dai miei occhi. Fu solo un attimo però. Non so se fu il sapore della sborra bianca che usciva dalla fica di ***** oppure l’immagine riflessa della mia Padrona sulla finestra che mi inculava con una passione e una brutalità degne del più grande camionista arrapato, fatto sta che venni abbondantemente quasi subito e la mia Padrona appena se ne accorse rallentò il ritmo per prolungarmi il piacere e si chinò con la pancia sulla mia schiena per baciarmi sul collo. Poi mi sussurrò ‘Bene, adesso inizia la tua punizione. Io voglio il mio orgasmo e ce ne vuole prima che arrivi provocato dallo sfregare del clitoride su questo coso.’ E mentre diceva questo ***** mi aveva premuto in bocca le sue mutande e poi le teneva ferme con la punta della scarpa della mia padrona, mentre la parte del tallone era finita sul mio naso.
La mezz’ora che seguii per me fu l’inferno, la mia Padrona continuò ad incularmi con quel coso selvaggiamente senza mai fermarsi o rallentare il ritmo, ma questa volta io non provavo piacere, ma solo dolore. E più passava il tempo più il culo mi bruciava e il mio dolore aumentava e il mio pisellino si era fatto talmente piccolo da non arrivare neanche a 5 cm. ‘Vedi questa si merita una merda dal pisello piccolo come te. L’unica cosa che hai di buono è quel culo stretto che ti ritrovi e io lo uso per procurarmi il piacere che spetta ad una signora come me.’ Alla fine il tuo tanto sospirato orgasmo venne e Lei si accasciò esausta su di me. Poi senza togliermi il cazzo dal culo mi liberò e mi baciò con tutta la dolcezza di cui è capace, sorprendendomi ancora una volta e soprattutto sorprendendo il mio pisellino che già dava segni di vita.
Era talmente presa dal bacio che solo alla fine notò ***** che lasciava la stanza e le chiese dove andava. ‘Devo pisciare’ ti rispose ‘Ho la vescica piena di birra e poi sono venuta talmente tante volta che devo lavarmi un po’ la fica.’ ‘Fa freddo di là, perché non usi il bagno in camera?’ ‘Tu non hai un bagno in camera.’ Allora capii che non era ancora finita. La mia Padrona mi prese per i capelli e mi buttò per terra e come se fosse la cosa più naturale del mondo disse: ‘Eccolo. Pisciagli pure in bocca’. ***** non se lo fece ripetere due volte e si abbassò riversando dentro di me una quantità enorme di piscio caldo e dal sapore acre, che feci molta fatica a deglutire completamente, tanto che alcune gocce caddero per terra. Finito il mio compito feci per girarmi e andare a prendere qualcosa per pulire, quando la Padrona venne vicino e mi posò un piede sulla nuca, mi avvicinò al suolo, usando i miei capelli come straccio. Poi mi rigirò e si sedette sulla mia faccia con il sedere verso il naso e senza neanche avvertirmi cominciò a pisciare a sua volta e io, contento di aver ricevuto il mio premio, bevvi avidamente, riuscendo questa volta a non far cadere neanche una goccia. Poi girò la testa verso di me e accarezzandomi con il piede una guancia disse ‘Cucciolo, sei stato bravissimo stasera e meriteresti un premio, ma io ho freddo. Sacrificheresti il tuo premio per non farmi uscire dalla stanza?’ Ovviamente la mia risposta fu: ‘Certo Padrona per lei farei qualunque cosa e sono onorato che mi abbia lasciato la scelta.’ ‘Bene allora apri la bocca.’ Io eseguii e subito capii. Non è una cosa che facciamo spesso perché non è molto salutare, ma a volte la mia Padrona lo vuole e io sono onorato di servirla. Subito lei punto il suo buchetto sulla mia bocca e depositò due cacchine sul mio palato, dal gusto sublime, come tutta la cacca della mia padrona, quindi si alzò e mi disse: ‘Ingoia. Veloce.’ Io ingoiai e lei poi si pulì il culo sul mio naso e sul resto della mia faccia e notai che nel fare ciò venne nuovamente. Alla fine si alzò e mi disse: ‘Adesso vattene. Puoi dormire sul divano, ma non ti azzardare a entrare qui, che ci sono due signore che dormono, vai pure a masturbarti in bagno se vuoi, basta che poi pulisci tutto con la lingua.’

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