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Tre per una, una per tutti

By 15 Luglio 2025No Comments

Dopo diverse esperienze nel nostro ristretto, anzi ristrettissimo, circolo di frequentazioni, io e Giada decidiamo finalmente di fare un nuovo passo: il club privé. Sì, avete capito bene, uno di quei posti dove puoi incontrare persone single e coppie come noi che si aprono a nuove esperienze con sconosciuti: vogliamo provare il brivido di nuove avventure.

La mia amata e ormai viziosa mogliettina, per l’occasione, si è truccata di tutto punto, con un rossetto particolarmente intenso che richiama il suo abitino rosso bordeaux, estremamente scollato e dalla corta gonna a balze svolazzante, schiena molto scoperta, intimo e autoreggenti bicolore abbinati e immancabili tacchi a spillo.
A vederla così la scoperei prima ancora di uscire di casa. Ma devo resistere!

Una volta arrivati al club gli approcci non mancano, ovviamente, ma per un po’ ci limitiamo a scoprire gli spazi del locale, vediamo come cosa succede e come si comportano gli altri. E nel frattempo ci gustiamo un paio di drink. Senza annoiarvi con troppi preamboli, posso solo dirvi che, dopo aver esplorato le varie stanze e angoli per appartarsi, torniamo in nella sala bar-disco principale dove, sostanzialmente, iniziano la maggior parte delle conoscenze, tra sguardi e toccatine varie.

Giada, mentre balla, seppur in mia compagnia riceve ovviamente sguardi e carezze di passaggio. Uno degli avventori le fa un sorriso che lei ricambia, lui, un giovane abbastanza alto e apparentemente ben palestrato, si avvicina e le accarezza la spalla scoperta: lei ricambia e lo invita a rimanere a ballare con lei. Mentre Giada ancheggia fra me e il nuovo arrivato un altro uomo più maturo le si accosta alle spalle cercando un contatto. Lei sculetta strusciando il suo di dietro sul pacco di lui: a quel chiaro invito l’uomo, un cinquantenne brizzolato ma molto curato, le si fa più vicino. Lei sta ballando fra tre uomini, me e i due sconosciuti.

Minuto dopo minuto le palpatine diventano sempre più intime, da innocue carezze i due uomini le si strusciano più sfacciatamente, o cercano di accarezzarle i seni, di baciarla sul collo, e anche lei si struscia fra le loro gambe ballando, finché evidentemente gli ormoni non prendono il sopravvento: lei tocca il pacco dell’uno e dell’altro, li avvicina a sé mettendomi un po’ da parte, e li pomicia entrambi. Quando rivolge lo sguardo a me, col suo perfido sorrisetto malizioso che io conosco bene, mi bacia delicatamente sulle labbra e dice a tutti e tre:

“Andiamo?”

Nessuno se lo fa ripetere due volte e, seguendo lei, ci incamminiamo verso le stanze. Scambiamo qualche parola con i due sconosciuti giusto per decidere dove appartarci: esploriamo i due corridoi del locale alla ricerca di uno spazio libero, mentre altra gente si da già da fare. Lungo il percorso ci sono coppie, trii, quartetti, gang. Ci fermiamo un attimo a curiosare in una stanza dove una giovane biondina si sta facendo chiavare da un numero indefinito di uomini, alcuni in fila in attesa del proprio turno, tutti a menarsi il cazzo fuori dai pantaloni nell’attesa: fra questi Giada nota un ragazzo di colore dalla verga oggettivamente sovradimensionata e, come potete ben immaginare, lo invita ad unirsi a noi. Inutile dire che lui non se lo fa ripetere due volte: si risistema il biscione nei pantaloni e ci segue mentre lei gli dice qualcosa che non riesco a sentire. Però, vedo bene che lui le palpa il culo mentre proseguiamo il giro.

Finalmente lei sceglie la stanza che le piace: una delle pochissime in cui puoi chiuderti dentro, e da fuori ha solo un paio di strette finestre, se così si possono chiamare, con delle sbarre, si può vedere ma non si può entrare.

I tre iniziano ad entrare mentre Giada mi bacia con la lingua, appassionatamente, profondamente e mi palpa il pacco: inutile dire che la mia erezione fosse già in corso ma, con mia sconvolgente sorpresa, lei entra dentro e mi chiude fuori! No! Cazzo, la stronza vuole farmi impazzire stasera!
Rimango inerme, attonito: lei da sola, chiusa la dentro con tre sconosciuti, e io fuori, dietro le sbarre, che posso solo guardare!

Le mi guarda, sorride, si sfila le mutande da sotto il vestito e si accosta alle sbarre: mi spalma le mutandine in faccia e mi infila una mano nei pantaloni, massaggiandomi velocemente cazzo e palle.

“Dai che ti piaccio di più se faccio un po’ la troia…”. Mi liquida al volo.

E poi basta: rimango lì, come un idiota, con le sue mutandine fradice dei suoi umori, che posso solo odorare e assaporare, col cazzo di marmo che non mi sta più nei pantaloni, mentre lei troieggia con degli sconosciuti che la palpano ovunque!

Che mix terribile di eccitazione, umiliazione e… non saprei dire cosa di altro… guardo lei seduta sul letto al centro della stanza, mentre i tre uomini le si avvinghiano addosso toccandola e baciandola ovunque, lei che li pomicia tutti, loro che iniziano a spogliarsi. E io qua dietro, attaccato alle sbarre, con la mia visuale limitata, mi tiro fuori il cazzo e inizio a segarmi mentre mi godo lo spettacolo.

Giada pomicia il ragazzo palestrato e gli apre i pantaloni, mentre l’uomo mature le infila una mano sotto la gonna: lei apre le gambe mentre lui inizia a stimolarla. Il nero, intanto, meno avventato, si spoglia con calma mostrando il suo fisico scultoreo e il gigante cazzo che, pure da moscio, fa impressione: si avvicina a lei e glielo sbatte letteralmente in faccia. Lei rimane sorpresa, ma solo per il fatto che fosse distratta dagli altri due: alla vista di quel grosso arnese lo prende con entrambe le mani e cerca di infilarselo tutto in bocca. Lo lecca e lo pompa con gusto, a fatica le entra la cappella tra le labbra tanto è grosso, mentre l’uomo brizzolato si inginocchia mettendo la testa sotto la gonna per succhiarle la fica. Il giovane palestrato allora finisce di spogliarsi e porge anche lui il membro barzotto a Giada, che lo prende con una mano mentre con l’altra si aiuta per spompinare la grande biscia nera. Anche il giovane è messo bene, comunque, e raggiunge immediatamente un’erezione di tutto rispetto.

Nel mentre l’’uomo brizzolato si alza e inizia a spogliarsi: rimasta senza nessuno fra le cosce, Giada si mette a pecora sul letto, ancora vestita, mentre continua ad assaporare il cazzone che ha in bocca. Il giovanotto palestrato, allora, le alza la gonnellina e gli pianta il cazzo nella fica iniziando a scoparla forte, veloce come piace a lei. La sento gemere, urlare, mentre io mi sego con una mano e con l’altra mi tengo le sue mutandine odorose sul viso.

L’uomo maturo si avvicina alla statua vivente e porge anche lui il suo uccello a Giada. Non c’è paragone con l’altro, ma è comunque bello largo e ha due grosse palle gonfie. Giada allora si dedica un po’ a lui spompinandolo mentre viene scopata dall’altro. Il nero inizia ad abbassarle le spalline scoprendo il bellissimo reggiseno, infilandoci dentro una mano alla ricerca dei capezzoli: Dio quanto vorrei essere lì dentro anche io! L’uomo maturo, allora, le slaccia il reggiseno liberando finalmente le grosse tette, penzoloni, che tutti iniziano a toccare. Alla loro vista anche il giovane interrompe la monta per toccarle e baciarle: sembrano tutti e tre impazziti, sembra che facciano a gara a chi le palpa di più: lei si libera del vestito rimanendo solo in autoreggenti e tacchi, mentre si gode le mani e le bocche dei tre uomini arrapati sui suoi seni, sui suoi capezzoli turgidi. È in estasi.

Il nero inizia a toccarle la fica: in effetti non l’ha ancora assaporata. Lei allora si sdraia e lo invita a penetrarla, allargando le gambe e mostrando la fica fradicia di umori: gli altri due si mettono ai lati e per qualche attimo si limitano a guardare mentre continuano ad accarezzarle i seni grandi e morbidi. Lei chiede all’amante nero di far piano, perché così grande non l’ha mai preso. Lui, con l’incredibile calma che lo contraddistingue, poggia lento la cappella sulla sua fica, entrando poco a poco, mentre con le mani la tiene per le gambe belle allargate. Lei si rilassa, sospira, e cerca di godersi il momento: lui la penetra affondando poco alla volta, come se tastasse il terreno, vede la sua reazione e inizia a scoparla senza esagerare per farla abituare e per vedere come reagisce. Io intanto non credo ai miei occhi a vederla così, con la fica spaccata da quel gigante. Lei si lascia finalmente andare e tira a sé i cazzi degli altri due segandoli e succhiandoli alternati mentre il nero aumenta man mano profondità e velocità. I versi che lei emette sono un misto incredibile di mugugni e grida di piacere dei più vari. Il nero la monta sempre più forte, lei gode e urla sempre di più mentre il grande boa le sfonda la fica come mai successo prima.

A un certo punto, forse un po’ provata dalle dimensioni e dalla forza, decide di cambiare posizione e fa sdraiare il brizzolato, inziando a cavalcarlo: lui le palpa e bacia le grosse tette mentre lei lo monta, il nero si riposa e il giovane palestrato tenta di infilarglielo nel culo. Lei non si oppone ed ecco che, nel giro di pochi attimi, la vedo cavalcare un cazzo mentre un altro le entra di dietro. Non so descrivervi le facce di lei, né i suoi gemiti e le urla di piacere. Il nero prova a rimediare un’altra succhiata ma lei sta facendo evidentemente fatica a gestire il tutto, o forse è solo troppo in balia delle sue sensazioni per pensare a intrattenere tutti quanti insieme: ormai è sudata e stanca, la vedo, mentre gli altri non vogliono far altro che scoparla come una vacca in ogni modo possibile e immaginabile. Ma tanto è lei che decide.

Il giovane palestrato le viene nel culo e lei urla in un mix di piacere per la spruzzata e di dolore per l’irruenza delle ultime spinte. Il giovane esce e si fa un po’ da parte per ripulirsi il cazzo. Lei si sdraia di nuovo a pancia in su, stanca, chiedendo al nero di scparla di nuovo: lui non se lo fa ripetere e stavolta inizia a scoparla con foga animale senza l’approccio morbido di prima. Ormai, del resto, la sua fica è più larga di quanto non sia mai stata in vita sua.

“Sborra! Dai, riempimi la fica! Forte, sì!” Lo supplica, letteralmente, di sfondarla e farcirla per bene.

Nel frattempo lei riprende in bocca il cazzo dell’uomo brizzolato che le riempie la bocca di sperma. E poco dopo anche il nero, ormai all’apice, la impala con le ultime poderose spinte mentre le riempie la fica di sborra. Lei urla forse più per il dolore che per il piacere, ma il viso racconta una soddisfazione che non si può descrivere a parole.
Il nero estrae con scenografica lentezza il suo arnese ed ecco un rivolo di sperma uscire fuori dalla fica rotta di mia moglie.

Che spettacolo. Lei mi guarda un attimo. Dice qualcosa al giovane palestrato che, finalmente, mi apre la porta permettendomi di entrare. I tre si stanno ripulendo e risistemando mentre Giada, soddisfatta del suo piacere quanto della mia umiliazione, mi dice:

“Ti è piaciuto, cornutino mio?”

“Da impazzire, amore…” Rispondo io.

Lei mi tira a sé baciandomi in bocca, ma ha ancora lo sperma del brizzolato. La bacio lo stesso, slinguiamo, le nostre lingue si intrecciano ripulendosi a vicenda delle sborra rimasta nella sua bocca.

I tre amanti, intanto si defilano lasciandoci soli.

“Puliscimi. Fai il bravo…” mi sussurra lei stanca.

Non riesco a non obbedire: mi sposto fra le sue gambe e inizio a leccarla, le infilo la lingua nella fica cercando di risucchiare ogni singola goccia di quell’immensa sborrata. Non che la cosa mi faccia impazzire, ma chiesto da lei, in quel modo, non è qualcosa che io possa rifiutare. Lei intanto riprende fiato, io mi sego come uno sfigato mentre lavoro con la mia lingua.

Una volta finito il lavoretto, salgo cavalcioni su di lei che mi concede finalmente una lenta e svogliata sega: ma io sono troppo eccitato, ho il cazzo in procinto di esplodere già da un pezzo, e così le bastano davvero pochi secondi per farmi venire. La schizzo tutta sulla pancia e sulle tette, qualche goccia le arriva in viso. Si pulisce la guancia quasi infastidita e mi infila il dito in bocca per farselo ripulire. Eseguo, ovvio. Ma io ho ancora il cazzo gocciolante e stavolta non chiedo il permesso: sono a cavalcioni su di lei, mi faccio poco avanti e glielo infilo dritto in bocca.

“Puliscimi tu, adesso…” quasi la imploro.

Mi liquida con una succhiata ancor più svogliata della seghetta di poco prima e, appena lucidata la cappella, mi allontana con uno schiaffetto sulle palle. E poi, immediatamente, riprende a comandarmi:

“Amore… mi hai sporcata. Pulisci.” È un ordine.

Mi abbasso quindi su di lei che, mentre si rilassa, si gode i morbidi baci e le leccate della mia bocca. Nel frattempo, lei a mezza voce ogni tanto commenta quanto appena fatto.

“Bello il ragazzo palestrato. Hai visto quanto mi sbatteva forte da dietro? Mmmm… mi piace, giovane e figo…”

Mi mette una mano sulla testa, non so se per una sorta di carezza o solo per ricordarmi di stare abbassato a leccare e pulire.

“Il nero! Lui… che cazzone, mi ha fatto un male cane quando è venuto. Ma hai visto quanta… mi sono sentita completamente allagata dentro…”

“Non riuscivi neanche a succhiargli la cappella.” Replico io.

“Sì, è vero… a anche l’altro se l’è cavata. All’inizio mi ha leccato la fica proprio bene. E il suo sperma aveva un buon sapore…”

Io intanto percorro ogni centimetro della sua pelle con la mia bocca, assaporo la mia sborra, il suo sudore, sento l’odore della sua fica bagnata e scopata. Mi nutro di tutte queste sensazioni che saranno il ricordo di questa serata fuori dall’ordinario.

Ma ho anche la certezza che sarà solo la prima di tante.

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