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Una piacevole colazione

By 30 Gennaio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Cos’&egrave questo suono?Questo fischio sottile che sembra aumentare di intensità ad ogni secondo che passa.
Dischiudo le ciglia sul buio setoso che mi avvolge, mentre lame di luce filtrano dalle spesse tende arricciate che schermano il primo sole.
La sveglia mi dice che sono le 10 del mattino.
Mi stiro come una gatta mentre allungo una mano verso il posto al mio fianco.
Vuoto e freddo.
Perfetto.
Amo i risvegli in solitudine, in due per me &egrave già folla.
Mi alzo avvolgendomi in una vestaglia bianca che &egrave una nuvola impalpabile fino ai piedi, mentre affondo le mani tra i capelli lunghi e ricci.
Sbadiglio leggermente, per svegliarmi completamente sotto la doccia.
Rivolgo il viso verso l’acqua che scende calda, bagnandomi la pelle ancora assonnata.
Sento i rivoletti correre giù tra i miei seni sodi, incontrare l’ ombellico e giocare tra le mie gambe.
Ancora il suono.
Ora lungo.
Udibilissimo.
Mi lavo in fretta, indugiando sulle mie morbide rotondità, pensando alla notte appena passata.
Claudio &egrave bravo a letto, ma non ha fantasia, e le mie voglie non sono state per nulla acquietate.
Anzi’questo piccolo castello francese dove mi ha portata sembra avermi fatto una magia.
Ieri, quando sono arrivata mi sono sentita catapultata in un altro mondo.
Stanze enormi, arazzi ai muri, scale in pietra, armature antiche ad ogni angolo’
Ho curiosato come una bambina tutta la serata, pregustando una notte di follia con Claudio contornata da quest’aura di mistero e antichità.
E invece nulla.
La solita scopata alla missionaria con qualche variante, ma niente di eccezionale.
Voglio di più.
Il suono.
Ancora imperlata di goccioline d’acqua apro la finestra del bagno cercando di capire che cosa sia quel fischio che tanto mi smuove la fantasia.
Tra il verde quasi impenetrabile del parco vedo una figura muoversi.
E sento ancora il fischio.
Alzo lo sguardo verso il sole e stagliato come un immagine nera vedo l’aquila più maestosa che ricordi di aver visto.
Osservo rapita il suo planare e l’atterraggio perfetto sul braccio dell’uomo.
Sento il mio ventre contrarsi di eccitazione, mentre inumidisco le labbra.
In quel momento l’uomo si gira.
E’ lontano, ma non tanto da non notare i suoi lineamenti da ragazzo, la mascella volitiva e i capelli biondi scarmigliati.
Mi osserva, mentre io nuda osservo lui.
I secondi sembrano dilatarsi nel tempo, mentre l’interno delle mie cosce diventa umido e vischioso.
Mi infilo una tuta, sotto nulla.
Spazzolo i capelli ancora bagnati ed esco dalla stanza, volando giù per le interminabili scale di pietra.
Claudio non c’&egrave, al mattino lui sparisce per ore, ma anche se ci fosse non cambierei nulla delle miei intenzioni.
Non rispondo all’invito della gentile cameriera che mi dice in un perfetto francese che se desidero fare colazione &egrave tutto pronto nel giardino d’inverno.
Sorrido a me stessa mentre esco nell’aria frizzante, pensando che si’la colazione la farò’ma a modo mio.
Mi sente arrivare, lo percepisco dall’irrigidirsi della sua schiena, eppure non faccio rumore, i miei piedi affondano nell’erba tagliata all’inglese come se fosse un tappeto antico.
Intanto lui, con uno scatto poderoso del braccio fa librare nuovamente l’aquila nel cielo terso.
Tutto il resto &egrave immobile e silenzio, cristallizzato quasi in un non tempo.
Sento solo il mio respiro’
Gli arrivo dietro, avvicinandomi leggermente alla schiena.
Chiudo gli occhi e annuso il suo odore, mentre lui rimane immobile.
Percepisco l’odore di bagno schiuma speziato e un lieve sentore di sudore che provoca capriole al mio inguine.
Tocco delicatamente quel capo biondo e lo faccio girare.
Osservo i suoi occhi scuri, la mascella forte, l’espressione un po’ scanzonata di uno pronto a tutto’
Osservo la sua pelle liscia, la sua barba appena fatta.
Mi piace quello che vedo, e dal suo sguardo capisco che anche lui apprezza ciò che ha davanti.
Avrà vent’anni.
Io ne ho 15 di più.
Fantastico’un piccolo e tenero cucciolo d’uomo.
Con la mano libera tocco il suo inguine, e attraverso la stoffa pesante dei suoi jeans sento un’erezione di tutto rispetto.
Gli sorrido mentre la sua bocca imprigiona la mia in un bacio aggressivo, mentre le sue mani cominciano a frugare sotto la giacca della tuta.
Non trova ostacoli, sotto non ho assolutamente nulla, se non me stessa, e la mia voglia che in questa mattinata francese mi ha fatto abbandonare ogni arma di seduzione squisitamente femminile.
Le sue mani giocano con i miei seni liberi, stuzzicando i capezzoli rosei ormai eretti.
La sua lingua intanto ha abbandonato la mia bocca e scende in percorsi tortuosi fino al mio collo e sempre più giù.
L’idea che qualcuno dal castello possa spiarci non mi da fastidio, anzi’.mi eccita.
Mi spinge con le spalle ad un albero, aderendo con tutto il suo corpo al mio.
Nessuna gentilezza.
Siamo due animali che si piacciono.
Intorno a noi sempre silenzio, un silenzio che amplifica le mie, le nostre sensazioni.
Sento la voglia di lui aderente alla mia pelle come un sottile sudario che mi imprigiona.
Mi aggrappo alle sue spalle mentre le sue mani si aprono a ragno sui miei glutei, sollevandomi e infine lo sento spingere dentro il mio ventre.
Entra piano, mentre i miei occhi sono fissi sul volo concentrico dell’aquila.
Lo sento centimetro dopo centimetro in uno stillicidio erotico che male si accompagna alla mia voglia.
Smetto di guardare il volo fiero dell’animale e mi concentro sul suo viso.
Ha gli occhi semi chiusi, come se fosse totalmente avvolto da quello che sta facendo.
Lo mordo alla giugulare, come un vampiro assetato di sangue.
Ma non voglio il suo sangue.
Voglio solo il suo cazzo dentro di me.
Fino in fondo.
Spalanca gli occhi quando riceve il morso. Occhi scuri. Occhi profondi.Occhi lievemente stupiti.
Gli sorrido lasciando la sua gola e infilando ancora di più le mie unghie nella sua tenera carne.
Fai uscire l’animale tesoro, penso.
I suoi occhi scuri hanno un guizzo animalesco.
Bene.
Entra con un colpo secco dentro di me, e dalle labbra schiuse mi esce un gemito strozzato.
E spinge su e giù, entrando e uscendo con ferocia, sbattendomi contro la corteccia dell’albero su cui sono appoggiata.
Dolore e godimento si mischiano, mentre ho il primo orgasmo.
E’ stato quasi immediato.
Ho tutto il suo corpo appoggiato al mio, le sue mani sui glutei e il suo cazzo che mi penetra senza nessuna gentilezza.
Chiudo gli occhi assaporando ogni sensazione di questa scopata come colazione.
Il suo alito caldo mi solletica il collo, nessuna parola ancora tra noi.
Non ho bisogno di fare conversazione, i nostri corpi comunicano perfettamente.
Capisco dai suoi gemiti strozzati che sta per venire. No. Non ancora.
‘ Fermo’ gli sussurro.
Ubbidisce, fermandosi ansante
‘ Mettimi giù’lo voglio in bocca’
Mi risponde con un gemito strozzato, mentre delicatamente i miei piedi toccano terra.
Ora siamo l’uno davanti all’altra.
Appoggio una mano aperta a ragno sul suo torace, mentre lentamente scendo verso l’unica cosa che mi interessa di lui.
Il suo cazzo svetta borioso davanti al mio viso, reso lucido dai miei umori.
Dischiudo la bocca e lecco delicatamente la cima, assaporando il mio sapore leggermente acidulo.
Lui ha un fremito.
Lecco per tutta la lunghezza dell’asta tenendo le mie mani ferme sui suoi fianchi snelli.
Vorrebbe spingermelo tutto in bocca, lo percepisco dal movimento del suo bacino, ma questo gioco lo conduco solo io.
Lui &egrave solo un piccolo pezzo di carne che non ha emotivamente nessun tipo di interesse per me, se non per quello che ha in mezzo alle gambe.
Gli rivolgo uno sguardo gelido , uno sguardo che gli suggerisce di stare fermo.
Più che un suggerimento &egrave un ordine e lui da bravo ragazzo capisce al volo.
Si, proprio un bravo ragazzo.
Rivolgo nuovamente la mia attenzione su quello che sto facendo, poi stacco una mano dai suoi fianchi e la stringo intorno al suo membro, facendo scivolare lentamente le mie labbra umide per tutta la sua lunghezza.
Sento le sue mani affondare nei miei lunghi capelli ancora bagnati, bagnati come l’interno delle mie cosce.
Affondo ritmicamente, facendo sparire tra le mie labbra il suo membro, mentre con la mano lo accarezzo.
Aumento il ritmo e lui con un ultimo affondo esplode in un orgasmo.
Sento il suo sapore salato invadermi la bocca, mentre spinge come un forsennato mugolando .
Quando si ferma, io mi alzo, leccando dalle mie labbra le gocce del suo seme sfuggite dalla mia bocca.
Mi guarda senza parlare, esausto.
Mi vesto velocemente, mentre le mie labbra sono increspate in un diabolico sorriso di soddisfazione.
Lui &egrave li, appoggiato all’albero, con le mani abbandonate sui fianchi che continua a guardarmi.
Ancora silenzio.
Non una parola &egrave uscita dalla sua bocca.
Ancora con il suo sapore gli prendo la nuca e lo bacio.
Un bacio lungo, profondo a cui lui risponde aggressivo cingendomi la vita.
Mi stacco subito, e gli passo una mano tra i capelli scarmigliati.
Sento la mia schiena ferita e i miei umori scendere tra le cosce bagnando la tuta.
Mi giro e ritorno verso il castello.
Non gli ho nemmeno chiesto il nome.
Lo sento che si riveste velocemente, e mi segue.
Mi volto, sentendo impellente la voglia di una sigaretta.
Lo guardo interrogativamente, lui si ferma e sostiene i miei occhi.
L’aquila intanto continua regale a volteggiare sopra le nostre teste, aspettando il comando di ritorno.
‘ Lisa, finalmente ti ho trovata!’
Claudio sta arrivando, &egrave in tenuta da cavalcata, e tiene in mano un frustino.
Quanta carne sprecata , penso mentre si avvicina voltandomi verso di lui.
Un bel corpo soffocato dalla mancanza di fantasia erotica.
Gli sorrido, ravvivandomi i capelli.
‘ Ciao’ gli rispondo perfettamente tranquilla ‘ hai una sigaretta?’
Me la porge, e l’accendo come se fosse quella del condannato.
Aspiro a pieni polmoni il fumo, sbuffando poi nuvolette nell’aria fredda e tersa del mattino.
‘ Vedo che hai conosciuto Gabriele’E’ lui che si occupa degli animali del castello’ mi dice baciandomi leggermente su una guancia.
Sentirà l’odore del sesso?
‘ Andiamo a fare colazione?’ mi dice poi Claudio, prendendomi per la vita e salutando con un cenno il giovane uomo.
‘ No’l’ ho già fatta’ rispondo sorniona mentre la mia lingua passa fuggevole a inumidirmi le labbra.
Sento ancora il suo sapore, mischiato a quello della sigaretta.
E infine un pensiero licenzioso’
Ma perché limitarsi alle colazioni?
Il fischio di richiamo che sento subito dopo sancisce i miei pensieri.
Già, perché limitarsi?

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