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Zara

By 25 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era il più giovane cacciatore del Popolo della Foresta.
Senza i cacciatori, il popolo si sarebbe estinto per fame, da molto tempo.
Zara aveva solo sedici anni, ma i cacciatori dovevano essere giovani ed agili, per inseguire e catturare gli animali indifesi della foresta e, allo stesso tempo, dovevano essere veloci per evitare di trasformarsi in prede, quando incontravano quelli feroci e pericolosi.
Con il passare degli anni, l’età dei cacciatori si era abbassata, nel tentativo di mantenere un numero di prede adeguato alle esigenze (cioè fame) di tutta la comunità.
Zara, come tutti i membri del Popolo della Foresta, non portava vestiti.
Il suo corpo snello ed abbronzato era ricoperto solo dai lunghi capelli scuri.
Alla vita portava la cintura di cuoio che tutti i cacciatori usavano come segno di distinzione. Serviva anche per tenere sempre a portata di mano il coltello, la fionda e le pietre, raccolte in un sacchetto.
Quel giorno indossava un pezzo di stoffa in mezzo alla gambe, annodato saldamente alla cintura, sia avanti che indietro, perché aveva il sangue.
Quando qualche anno prima, le era successo per la prima volta, si era spaventata.
Le malattie, in quella piccola comunità che viveva in un ambiente difficile ed ostile, erano molto temute, e spesso, che si ammalava era destinato a morire in breve tempo.
Invece sua madre si era messa a piangere per la gioia, poi l’aveva portata in giro per il villaggio e tutti le avevano fatto festa.
Aveva appreso che quello era un evento molto importante.
Una volta, quando un uomo ed una donna del villaggio si accoppiavano, dopo un po’ di tempo nasceva un bambino. Con il trascorrere degli anni questo era avvenuto sempre con meno frequenza. Tutte le donne, almeno fino ad una certa età, periodicamente, avevano il sangue, almeno doveva essere così. Invece si erano accorti che, con il passare del tempo, questo capitava sempre a meno donne e, contemporaneamente, nascevano sempre meno bambini.
Si stavano estinguendo.
Dopo Zara non era nato più nessun bambino, nonostante tutti i membri adulti della comunità continuassero ad accoppiarsi.
Anche lei lo faceva, era una cosa normale e, oltretutto, le piaceva molto.
Molti uomini, invece, lo facevano con scarso interesse, come se fosse un rituale, noioso e necessario, ma lei, quando sentiva il pene entrarle dentro, si eccitava in una maniera indescrivibile.
Aveva scoperto che, se l’uomo che era con lei, si accoppiava di malavoglia, diminuiva anche il suo piacere, e così cercava in ogni modo di coinvolgerlo, cercando di stuzzicarlo con tanti piccoli trucchi che le venivano in mente, di volta in volta.
Si era chiesta spesso, mentre riposava nella sua capanna, se il seme che era appena entrato dentro di lei, avrebbe dato un nuovo membro alla sua comunità.
Sua madre le aveva detto che prima si sarebbe sentita strana e poi, piano piano, le si sarebbe gonfiata la pancia, perché il bambino sarebbe cresciuto dentro di lei.
Gli anni passavano e lei si sentiva assolutamente normale, mentre il suo ventre rimaneva piatto.
Vedeva che spesso gli altri sbirciavano la sua pancia. Tutte le speranze del villaggio erano racchiuse in lei.
Ora però doveva concentrarsi sulla caccia. La scimmietta si era nascosta dietro ad un cespuglio, doveva preparare la fionda senza far rumore, ed aspettare che uscisse allo scoperto.
Era proprio al limite della foresta con la grande distesa di sabbia del deserto. Era un posto pericoloso, perché gli Uomini della Sabbia, spesso si inoltravano nella foresta per catturare qualcuno di loro.
Erano i loro nemici. Da tanto tempo.
In realtà, nessuno sapeva perché, ma l’unica cosa che contava era che se l’avessero catturata, la sua vita avrebbe avuto fine.
La scimmia stava abbandonando il cespuglio, Zara si spostò di lato e proprio in quel momento il laccio imprigionò la sua caviglia.
Si sentì tirare da una forza irresistibile. Il suo corpo nudo stava strisciando sul terreno, trascinato inesorabilmente verso il deserto.
Gridò, provando a richiamare l’attenzione dei suoi compagni lontani, mentre, estratto il coltello, cercava di tagliare la fune che le imprigionava la caviglia.
L’urto contro un tronco le fece cadere l’arma di mano, poi un altro urto, più forte, contro un masso, le fece perdere i sensi.

Era circondata dai suoi nemici, che la guardavano con curiosità, nei loro lunghi abiti, dello stesso colore marrone chiaro della sabbia.
Conosceva benissimo la sua sorte.
I pali, in cima alla collina di sabbia, da dentro il loro villaggio, erano molto vicini, ma anche dal limite della foresta erano perfettamente visibili.
Aveva assistito diverse volte al supplizio dei suoi compagni catturati da loro.
Venivano prima appesi per le braccia al grande palo a T e poi sollevati fino a farli rimanere con le mani strette intorno all’elemento orizzontale, con le braccia tese a puntellare il corpo.
A quel punto posizionavano il secondo palo, più stretto ed appuntito, in mezzo alle gambe, fino ad infilarne la punta di qualche centimetro.
Poi si sedevano tutti intorno ed aspettavano.
Quanto si può resistere con le braccia tese, nudi sotto il sole del deserto?
Dipende dalla persona ma, in ogni caso, loro potevano attendere tutto il tempo che volevano.
Non dovevano neanche sforzarsi di guardare perché, quando veniva il momento, era l’urlo terribile del condannato ad indicare la fine della prima fase.
Ricordava ancora il grido di Daner, quando le sue braccia avevano ceduto ed il palo si era conficcato nel suo corpo. Quelle urla che erano continuate per ore, riempiendo d’angoscia tutto il villaggio, ma ricordava anche che al mattino dopo era ancora vivo, la sua sagoma, in controluce davanti al sole nascente, senza più voce, ancora si muoveva lentamente.
Anche loro, quando catturavano un nemico, erano particolarmente crudeli, visto che in genere lo legavano su un formicaio.
Milioni di animaletti iniziavano a mordere le carni del disgraziato o della disgraziata, infilandosi dappertutto.
Alla fine rimaneva solo la lunga veste in origine marroncina, ma ormai rossa di sangue, con sotto le ossa.
Con ogni probabilità, come già avevano fatto con altre donne del Popolo della Foresta, le avrebbero conficcato il palo nel sesso e non nell’ano.
Beh, questo non avrebbe fatto molta differenza.
Uno di quegli uomini le si avvicinò. Zara era legata mani e piedi e non poteva fare il minimo movimento.
Quando le tolse lo straccio che portava tra le gambe, fece un passo indietro emettendo un grido di sorpresa.
Accorsero altri e cominciarono a parlare ad alta voce.
Zara si accorse, stupita, che comprendeva quasi tutto della loro conversazione.
Stavano parlando del suo sangue e capì che questo, anche per loro, doveva essere un fatto eccezionale e che, per ora, non sarebbe finita sul palo.
La portarono in una piccola costruzione di pietra dove c’erano due donne anziane che la misero, a gambe larghe, su un basso sedile ricoperto di pelle.
Le allargarono a forza le labbra del suo sesso e ci misero in mezzo, per lungo, un bastone, in modo che rimanessero divaricate.
Iniziarono a bucarle le labbra, a distanza regolare, con tanti anellini di metallo.
Era molto doloroso, ma pensò che il palo appuntito, che stava in cima alla collina, era assai peggio.
Quando ebbero piazzato tutti gli anellini, tolsero il bastone e le sue labbra si richiusero.
A questo punto presero una catenella sottilissima, che terminava con un grande anello rotondo e cominciarono a farla passare attraverso gli anellini, uno da una lato ed uno dall’altro, alternati.
Quando la catenella ebbe superato l’ultimo anellino, la tirarono verso il basso con decisione e poi bloccarono il capo libero, che le pendeva in mezzo alle gambe, con una strano aggeggio di metallo, che si chiuse facendo un piccolo scatto.
Subito dopo entrò un uomo, che, da come era trattato dagli altri, sembrava il capo, che le disse che il suo sesso era stato chiuso perché, d’ora in poi, si sarebbe potuta accoppiare solo con i prescelti.
Per questo era stata risparmiata: avrebbe dovuto dare nuovi figli agli Uomini della Sabbia.
Per due giorni rimase in quella costruzione in pietra. Era prigioniera ma, tutto sommato, la trattavano bene. Evidentemente la consideravano importante e quindi avevano a cuore la sua salute, visto che le avevano dato da mangiare in abbondanza.
Anche se non ottimale, la sua situazione, rispetto alla morte atroce che aveva immaginato al momento della sua cattura, era tutto sommato accettabile.
Non avrebbe potuto cacciare, visto che aveva perduto la sua libertà, ma si sarebbe accoppiata e la cosa non le dispiaceva affatto.
Sperava solo che sarebbe avvenuto con uomini belli ed in grado di soddisfarla.
Era assorta in questi pensieri quando sentì un rumore fortissimo e poi grida ed esplosioni.
Improvvisamente la porta si aprì e comparvero due uomini con degli strani abiti addosso.
La presero di peso e la portarono fuori.
Nel villaggio degli Uomini della Sabbia c’era una confusione indescrivibile: morti e feriti dappertutto, alcune case, sventrate, erano in fiamme, e ,ovunque, uomini con gli stessi vestiti dei due che l’avevano prelevata.
Più in là, sospesa ad un metro da terra, c’era una grande macchina volante, che era evidentemente la causa del rumore che aveva sentito poco prima, ma che ora le arrivava come attutito.
Aveva visto qualche volta, volare alte nel cielo quelle macchine, ma non avrebbe mai immaginato che fossero così grandi.
Quando la issarono nella macchina, attraverso una grande apertura sul fianco, per un attimo ebbe paura, ma poi pensò che questi strani uomini non sembravano avercela con lei.
‘Stiamo rientrando, l’abbiamo presa. è con noi e sta bene.
Sì, nel quadrante ventitré. Quasi al limite della nostra autonomia.
Saremo di ritorno entro tre ore.’
Anche loro parlavano la sua lingua, ma con un accento molto diverso.
Aveva capito che stavano parlando di lei, ma molte parole le erano sconosciute.
Non aveva la minima idea di cosa fosse un quadrante e la parola autonomia non l’aveva mai sentita.
L’avevano fatta accomodare su un strano sedile e poi l’avevano bloccata con una cintura nera che la passava sopra la pancia.
Anche altri uomini, seduti intorno a lei avevano la stessa cintura e Zara aveva capito che non era una forma di costrizione ma un qualcosa che dovevano fare tutti quelli che si trovavano sulla macchina volante.

‘Allora, dottoressa, che mi dice.’
‘è un po’ denutrita ma è in ottima salute. Evidentemente il notevole esercizio fisico che ha praticato finora a contribuito a mantenerla in buone condizioni.
Ho già provveduto a toglierle tutti quegli anellini di metallo che le avevano piantato intorno alla vagina. Dei veri selvaggi!’
‘Veramente, intendevo l’altra faccenda.’
‘Da quel punto di vista è perfettamente a posto, al 100%. E’ assolutamente in grado di procreare, sempre che riusciamo a trovare fra di noi il soggetto adatto.
Tenga presente, colonnello, che viene da una situazione molto particolare: una piccola comunità regredita ad uno stato praticamente primitivo.
Loro, e quegli altri che vivono nel deserto vicino, non ce la faranno. Entro pochi anni saranno tutti morti senza nessuna possibilità di ricambio. Lei era, teoricamente, l’unica opportunità per la sua tribù di continuare ad esistere ma, se in questo tempo non è rimasta incinta, evidentemente, tra di loro non c’è più neanche un maschio fertile.’
‘Ma come, mi ha detto che è molto giovane?’
‘Senta colonnello, la ragazza ha sedici anni, a lei sembreranno pochi, ma le assicuro che, in quella tribù primitiva, che io seguo da anni, si accoppiano regolarmente da molto prima.
Lei mi ha chiesto di cercare persone in grado di far sopravvivere la nostra comunità ed io una glie l’ho trovata.
Ora però, mi stia a sentire, abbiamo a che fare con una persona vissuta in un contesto totalmente diverso dal nostro. Non so quanti altri tentativi potremo fare con altre persone che potremmo eventualmente trovare in futuro. Non sciupiamo questa opportunità con la fretta. Ha solo sedici anni ed avrà il tempo di mettere al mondo molti figli.’

‘Si accomodi, tenente Konrad.’
‘Grazie, sig. colonnello.’
‘Lei, tra tutto il personale della base è quello che ha più possibilità di mettere al mondo figli, non tantissime, però sembra che le radiazioni abbiano in parte risparmiato il suo sperma.’
‘Beh, purtroppo finora è servito a ben poco, visto che mia moglie …’
‘Da diversi anni abbiamo messo in atto un progetto segreto, per cercare individui, maschi e femmine, che vivono in qualche piccola località sperduta, che fossero in grado di procreare.
Proprio ieri hanno portato qui una donna, proveniente da una minuscola comunità primitiva, che si trova nelle foreste del quadrante ventitré.
Stranamente e miracolosamente sembra essere OK al 100%.
Naturalmente, per il partner, ho pensato a lei, tenente.’
‘Va bene, non ho nessuna difficoltà ad autorizzare l’inseminazione.’
‘No, Konrad. Non ha ben capito, ho pensato di usare il metodo tradizionale …’
‘Colonnello. Non ho nessuna intenzione di scoparmi un’aborigena grassa, con le gambe a ciambella e le tette che le ricadono sulla pancia …’
‘Mi stia a sentire. Tutto il personale della base, civile e militare, è molto depresso per la situazione. Per rimediare a questo, abbiamo pensato, su consiglio dello staff degli psicologi, che ci voleva una sferzata di novità, ma, allo stesso tempo, un ritorno ai bei tempi.
Nei prossimi giorni renderemo pubblica la faccenda e lei e la ragazza vi dovrete mostrare insieme, perché diventerete gli eroi della base.
A proposito, si chiama Zara, è un bel nome. Non trova?’
‘Ma io sono sposato.’
‘Sua moglie si farà da parte, non si preoccupi.
In ogni caso, prima di dire no, gli dia un’occhiata, forse si toglierà un po’ di pregiudizi sulle aborigene del quadrante ventitré.
Per ora non ha nulla di cadente, visto che ha sedici anni.’
‘Cosa? Sedici anni? è una minorenne …’
‘Konrad, nel Popolo della Foresta (si chiamano così) ci si accoppia tranquillamente a tredici anni e anche meno. Mi creda, Konrad, Zara ha più esperienza di sesso di lei e sua moglie messi insieme.
Buona giornata, tenente ‘ e vada a darle un’occhiata.’

‘Sì, tenente Konrad, il colonnello mi ha detto che sarebbe passato.
Per ora penso che non sia il caso che lei si faccia vedere. è ancora molto frastornata, da tutto quello che le è accaduto. Immagini come si sentirebbe lei se fosse catturato da un disco volante.
Ora le accendo il monitor così potrà osservare per un po’ la sua nuova fidanzata.’
Sullo schermo comparve una piccola stanza senza finestre, arredata in maniera semplice, con un letto, una piccola scrivania con una sedia ed una armadio.
Seduta in terra, a gambe incrociate e di spalle, c’era una donna magra e dalla pelle un po’ scura, con i lunghi capelli che le arrivavano fin quasi al sedere.
‘E’ completamente nuda!’
‘Ci vorrà un po’ prima che impari a vestirsi, però è molto sveglia. Per fortuna ha già imparato a servirsi del water. L’ha fatta per terra solo un paio di volte, poi sono riuscita a convincerla. Devo dire che trova lo sciacquone molto divertente, e, tutte le volte che lo aziona, si mette a ridere.
Guardi, si sta alzando, forse si gira verso la telecamera.’
Zara si era alzata di colpo, con uno scatto felino. Sembrava parecchio alta e, sotto la pelle scura, si intuivano i muscoli agili di una persona abituata all’attività fisica.
Aveva anche un gran bel culo, pensò Konrad, in cima a quelle gambe lunghe e snelle.
Quando si girò, il suo stupore aumentò.
Un viso bellissimo, incorniciato da una chioma folta ed un po’ arruffata, con due occhi di fuoco. Lo sguardo e l’espressione della bocca, con le labbra, grandi e sensuali, appena socchiuse, esprimevano ingenuità ma anche forza e determinazione.
Non sembrava per niente spaventata, da quell’ambiente per lei completamente nuovo.
Seguendo l’andamento disordinato della sua lunga chioma, lo sguardo gli scese più in basso: aveva due seni piccoli e sodi, con i capezzoli scuri ed appuntiti, che sembravano quasi voler uscire fuori dallo schermo del monitor.
Intorno alla vita, portava una strana cintura di pelle con dei piccoli cappi, probabilmente fatti per appendere degli attrezzi o delle armi. Più in basso, il suo sesso, rosso e carnoso, spuntava sotto un cespuglietto di peli nerissimi e ricci.
Era rimasto a bocca aperta, non aveva mai visto una donna così bella e così sensuale.
‘Allora tenente Konrad? Si sente bene?’
Aveva sulle labbra un sorrisetto ironico.
‘Il colonnello mi ha detto che lei ha manifestato dei dubbi sull’aspetto della nostra aborigena. L’ha chiamata così, un po’ impropriamente, vero?
Comunque, per oggi può bastare, rimanderemo a domani il vostro primo incontro.’

Quando arrivò a casa, sua moglie lo aspettava, con una espressione molto triste, seduta sul divano.
‘So già tutto. é passata poco fa la moglie del colonnello.
Com’è lei?’
‘Come vuoi che sia? Una piccola giovane selvaggia …’
‘Non è vero! è bellissima, ho visto delle foto. Se non fossimo in mezzo ad un mare di guai, le farebbero fare le sfilate di moda, come si faceva prima della guerra. Io non sono mai stata così attraente, neanche quando ero molto più giovane.’
Il giorno dopo si alzò di buon ora: aveva il primo appuntamento con una bella ragazza.
Se fece una lunga doccia e, per strada, pensò di comprare un mazzo di fiori.
No, forse non era una buona idea.
‘Allora, Konrad si sente pronto per fare la conoscenza di Zara?
Sarà meglio che la incontri nella sua stanza, perché è ancora un po’ spaesata, nel suo nuovo mondo.’
Nonostante, avesse quasi quaranta anni, si sentiva emozionato come un ragazzino.
‘Va bene, posso andare?’
‘Vuole andarci così?’
‘In che senso?’
‘La ragazza ha bisogno di ritrovare qualcosa di familiare, in questo mondo totalmente diverso, in cui è stata catapultata. Dovrà entrare lì, vestito come se fosse uno degli Uomini della Foresta.’
‘E come si vestono questi benedetti Uomini della Foresta?’
‘Come Zara. Senza vestiti.’
‘Cosaaa? Io dovrei entrare in quella stanza nudo e con una cintura di cuoio …’
‘No, la cintura no. è un segno distintivo dei cacciatori e credo che lei non sia molto bravo a spaccare il cranio alle scimmie con una fionda.
Non mi dica che si vergogna?
La ragazza non farà una piega e, in quanto a me, sono abbastanza vecchia per sopravvivere alla vista del suo uccellino.’
Il tenente Konrad, con un fare molto riluttante, si liberò dei suoi vestiti.
‘Aspetti ancora.
Volevo avvertirla che gli Uomini della Foresta hanno un approccio con il sesso molto ‘ diciamo molto esplicito. Sono particolarmente istintivi e non fanno troppi complimenti. Sanno capire rapidamente e con certezza le intenzioni di un loro eventuale partner e si regolano di conseguenza.
Senza fare tanti giri di parole, vorrei farle capire che anch’io, nonostante il mio olfatto sia irrimediabilmente danneggiato da millenni di civiltà e di progresso, avverto l’odore di maschio in calore che lei sta lasciando nell’aria, ma se entra così, con il suo coso in quello stato, Zara le salterà addosso, nel caso la trovi di suo gradimento.’
Il suo sguardo era sceso in basso, e si era accorto che il suo pene era in completa erezione.
‘Dottoressa mi scusi …’
‘Non si deve scusare, è qui per questo. Voglio solo sperare che la causa di tutto ciò non sia la vista di un’antropologa sessantenne e rinsecchita, ma il pensiero della donna pantera che l’aspetta dietro quella porta.
Un ultimo consiglio: la ragazza comprende, più o meno, la nostra lingua.
Intendo dire che se lei parla lentamente, Zara riesce a capire il senso del discorso, ma manca di molta nomenclatura, perché è totalmente all’oscuro di quanto resta della nostra sofisticata civiltà tecnologica.
Buona fortuna.’ Aveva riconosciuto subito il leggero rumore che faceva la porta quando veniva aperta.
Invece della signora, che la stava ospitando in quella strana casa (almeno lei aveva capito questo), Zara si trovò davanti un uomo.
Che buffo! Era completamente nudo come gli Uomini della Foresta, ma aveva la pelle ed i capelli troppo chiari. Sembrava a disagio senza gli strani vestiti che portava quella gente, e poi aveva un’aria un po’ flaccida, nonostante sembrasse abbastanza giovane.
Forse un po’ di caccia nella foresta gli avrebbe fatto bene, ma la signora le aveva detto che lì non c’erano foreste e, quindi, neanche cacciatori.
Cercò di separare il suo odore da tutti quegli altri strani aromi, che avvolgevano sempre queste persone e che disturbavano il suo olfatto.
Era diverso da quello degli uomini della sua piccola comunità, ma non le dispiaceva per niente, perché la sua esperienza le diceva che era intenzionato ad accoppiarsi con lei.
Beh, forse non era necessario cercare nell’aria il suo odore, era sufficiente osservare il suo pene completamente eretto, già prima che loro soltanto si sfiorassero.
Sì, si sarebbe accoppiata con lui molto volentieri.

Appena la porta si aprì, Zara, che stava di spalle, si girò di scatto.
Doveva avere un udito finissimo e dei riflessi niente male.
Certo, se era un cacciatore ‘
Per un attimo pensò, con preoccupazione, che la prossima preda era proprio lui.
Lo guardava con curiosità, senza alcun timore, mentre annusava l’aria.
Il suo pene, completamente eretto, intanto, oscillava leggermente.
La ragazza non poteva non averlo notato.
Chissà come sono i preliminari tra la gente di questo popolo primitivo.
La ragazza aveva un odore forte, sapeva un po’ di selvatico.
No, non puzzava, gli ricordava solo vagamente il cucciolo di un cerbiatto che aveva carezzato tanti anni fa, una volta, quando era bambino.
Vista dal vero era ancora più bella. Sembrava una scultura intagliata in un pezzo di legno duro e levigato.
Si accorse di essere preso da un desiderio incontrollabile di toccarla. Avrebbe voluto affondare le mani in mezzo alla massa nera ed aggrovigliata dei suoi capelli e carezzarle quei seni perfetti.
E se non avesse gradito farsi toccare le tette?
Aveva paura di offenderla, di sbagliare il primo approccio, e poi temeva anche la sua reazione fisica. Era molto alta e, anche se magra, sembrava forte ed abituata ad usare il suo corpo per farsi rispettare.
‘Zara?’
Aveva soltanto pronunciato il suo nome e già le sue labbra si erano aperte in un sorriso.

Conosce il mio nome.
Il suo sguardo si abbassò un attimo sul suo pene e la bocca di Zara si aprì in un gran sorriso.
è grande e mi sta aspettando.
Sentiva il suo sesso, bagnato, che si stava lentamente aprendo. Provava solo un po’ di dolore a causa delle piccole ferite causate da quegli anellini di metallo che le avevano applicato nel deserto, ma la signora, dopo averglieli tolti, ci aveva spalmato sopra una roba strana ed ora andava molto meglio.
Si avvicinò rapidamente all’uomo e cominciò a toccarlo.
Era meno flaccido di come lo aveva immaginato ed il suo torace era largo e robusto.
Sembrava apprezzare il tocco delle sua dita sulla pelle.
Passò alla sua schiena e si avvicinò di più a lui. Sentiva il ciuffo di peli sopra il suo sesso sfiorare il suo pene.
L’uomo aveva avuto come un sussulto. Forse non voleva accoppiarsi con lei?
Non capiva bene come avrebbe dovuto comportarsi.
Ora basta, se non prende lui l’iniziativa, lo farò io.
Gli prese il pene con un mano e glie lo strinse con decisione.
‘Vuoi ‘ ti vuoi accoppiare con me?’

La ragazza si era avvicinata ed aveva cominciato a carezzarlo, prima sul petto, poi si era accostata ancora ed era passata alla schiena.
Maledizione! Era già arrapatissimo quando era entrato in quella stanza, se Zara continuava così, sarebbe venuto prima di cominciare, facendo la figuraccia dell’adolescente, abituato a farsi le seghe con i giornaletti, che la prima volta che ci prova, spreca il suo colpo in mezzo alle cosce della volenterosa compagna di scuola.
Cosa? Gli aveva appena chiesto se voleva accoppiarsi con lui.
Sì, si era espressa proprio così.
Certo che aveva voglia. Era la donna più bella che avesse mai visto ed emanava una tale carica ‘
‘Vieni, Zara …’
La prese per una mano e cominciò a tirarla verso il letto.
‘No! Lì no. Non mi piace, si muove …’
Lo stava spingendo con decisione verso il pavimento.
Quando fu completamente disteso in terra, lo riprese in mano e si mise a carezzarlo.
‘Zara, mettilo dentro, per favore.’
Lei diede l’impressione di aver capito, perché con una mano lo tenne fermo mentre con l’altra allargava leggermente le labbra della sua vagina.
Zara gli piantò le mani contro le spalle e cominciò a cavalcarlo con una furia animalesca.
Ripensò alla battuta sulla donna pantera che aveva fatto poco prima la vecchia antropologa.
Accidenti, sicuramente si stava gustando la scena attraverso il monitor.
Zara non emetteva i gridolini soliti che lui aveva sentito fare tante volte a sua moglie, ed anche ad altre donne, faceva dei versi strani, a volte un po’ gutturali e respirava sempre più affannosamente.
Delle volte si fermava un momento.
All’inizio pensò che lo facesse per riposarsi, poi invece capì che stava cercando di farlo durare il più possibile. Aveva una specie di sesto senso che le permetteva di arrestarsi in tempo, quando capiva che lui stava per venire.
Quando proprio non ne poteva più, dopo l’ennesima piccola sosta, sentì come se la sua vagina si fosse stretta intorno al suo pene, poi Zara riprese con più foga di prima e gli piantò profondamente le unghie nelle spalle mentre gridava.
Gridò anche lui, un po’ per il dolore dei graffi, ma sicuramente per la gioia incontenibile, mentre lo sperma fuoriusciva violentemente., inondando la vagina di Zara.
Rimasero a lungo distesi sul pavimento, lui sotto e lei sopra.
Avrebbe voluto rimanere così per sempre, con i capezzoli di Zara che premevano sul suo petto sudato, ma la porta si era aperta.
‘Beh, per oggi credo che possa bastare.’
‘Signora, vorrei farlo ancora.’
Zara si era alzata di scatto. Aveva lo sguardo di una costretta ad alzarsi da una tavola riccamente imbandita, dopo aver mangiato solo un piattino di antipasto.
‘Non ti preoccupare Zara, lui adesso deve andare via, ma passerà a trovarti domani.’

‘Allora, tenente Konrad, mi sembra che il primo appuntamento non sia andato male?’
Aveva sulle labbra lo stesso sorrisetto della volta precedente e sembrava anche un po’ eccitata.
Sicuramente quella vecchia befana della dottoressa Aston aveva desiderato, magari solo per un momento, di essere al posto della ragazza.

A casa, al posto della moglie trovò un biglietto.

Caro Ted,

mi sono trasferita in un’altra base, lontana da qui.
è la soluzione migliore per tutti, credimi.
Buona fortuna con la tua nuova fidanzata

Susanne
Nei giorni seguenti, il tenente Ted Konrad andò sempre a trovare la sua nuova fidanzata.
Zara era contenta di vederlo e, poiché era ormai sicura che lui provasse piacere ad accoppiarsi, si era fatta parecchio più intraprendente, come se prima si potesse considerare una timida adolescente, pensò lui.
Già al secondo incontro, lo fece letteralmente volare a terra, con una specie di mossa di lotta.
Aveva eseguito il tutto con molta grazia, ridendo allegramente e trattenendolo nella caduta, per evitare che battesse la schiena sul pavimento e lui, senza nessun preavviso, si era ritrovato sdraiato a terra, con Zara che glie lo succhiava con avidità.
Non terminò il pompino ma si fermò solo quando lo sentì abbastanza grande e duro da poterlo accogliere dentro di lei.
Questa volta non gli piazzò le mani sulle spalle per bloccarlo a terra, perché ormai non temeva più che lui potesse sfuggirgli, così Konrad poté finalmente toccargli i seni.
Aveva due tette bellissime da carezzare, toste ma con la pelle morbida, ed i capezzoli, gonfi e duri per l’eccitazione, oscillavano ritmicamente sotto l’impulso della vivace cavalcata che lei stava facendo sul suo ventre.
Quando glie li strinse tra le dita, Zara gridò di gioia ed accelerò il ritmo.
Per quanto non lo credesse possibile, la seconda volta fu meglio della prima.
Tra loro due c’era un’intesa perfetta, dal lato fisico.
Chissà come sarebbe andata con il resto? Sarebbe riuscito ad andare d’accordo con una donna che sembrava essere appena uscita dalla preistoria?
Non ti aprire, non ti aprire!
Stava pensando alla porta. Voleva restare ancora con Zara. Aveva voglia di farlo di nuovo.
La porta restò chiusa, la ragazza si mise di spalle ed iniziò a leccarglielo.
Ci mise un attimo a farglielo tornare come prima, poi si abbassò di nuovo e, questa volta, lo fece entrare di dietro, dopo essersi allargata le chiappe con le mani.
Quando la sociologa aveva accennato all’esperienza notevole di Zara, nonostante la giovane età, non avrebbe mai immaginato una cosa simile.
Faceva tutto con la naturalezza di una consumata prostituta, ma mostrava l’entusiasmo di una ragazzina alla sua prima esperienza, il tutto condito con una carica sensuale istintiva ed incontenibile.
Lei continuava, instancabile a muoversi su e giù, con le gambe piegate, mentre con le dita si masturbava.
Lui vedeva quelle chiappe rotonde ed abbronzate, muoversi rapidamente, mentre la sua eccitazione aumentava.
Solo dopo che ebbe raggiunto l’orgasmo dentro di lei, la porta si aprì, per annunciare la fine della visita.
Nei giorni successivi dedicò anche parecchio tempo alla conversazione.
Zara era molto intelligente e desiderosa di imparare tutto su quel mondo per lei sconosciuto.
Riuscì anche a convincerla ad usare il letto, almeno per i loro accoppiamenti. All’inizio gli suonava buffa questa parola, ma si stava abituando.
Trovava faticoso stare sdraiato sul pavimento con lei sopra. Certo era abbastanza leggera, ma quando prendeva a cavalcare su di lui, con quella energia inarrestabile che lei sembrava possedere, era un’esperienza faticosa, anche se molto eccitante.
Riuscì a farla sdraiare sul letto. Lei era perplessa e preoccupata. Aveva capito che la morbidezza del materasso la disorientava, perché era abituata ad avere sotto di sé, sempre il terreno duro e solido.
Per calmarla cominciò a carezzarla ed a baciarla dappertutto.
Non aveva mai provato il contatto delle labbra sulla pelle, ma sembrò gradirlo da subito.
Sembrava non aver paura di nulla, era disposta a fare qualsiasi nuova esperienza e si fidava di lui.
Quando arrivò a succhiarle i capezzoli, Zara cacciò un grido di gioia e poi se lo strinse forte al petto.
Prima di iniziare il loro primo accoppiamento, alla maniera delle persone normali che disponevano di una casa, Konrad scese più in basso e cominciò a leccarla in mezzo alle gambe.
Zara aveva immediatamente allargato le cosce e lui cominciò ad andare in profondità.
Era così bagnata che aveva già fatto una discreta pozza sul lenzuolo.
Aveva un clitoride parecchio grande e quando prese a girargli intorno con la lingua, lei si squagliò letteralmente.
‘Dentro, dentro ‘ per favore!’
L’accontentò subito.

‘Andiamo molto bene, tenente.
La sua fidanzata ha fatto grandi progressi. Questo fine settimana potrà portarsela a casa.
In caso di emergenza mi può chiamare a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Sono riuscita a convincerla a mettersi qualcosa addosso, perché non possiamo certo mandarla in giro nuda per la base.
Ho raggiunto con lei un compromesso: niente scarpe, dovrà abituarsi, con il tempo, perché si sentiva veramente ridicola ed impacciata.
Abbiamo anche eliminato la biancheria intima. Quando le ho detto che qui tutte le donne si mettono il reggiseno, ha ribattuto che a lei si regge benissimo e che lo metterà solo il giorno che dovesse realmente caderle. Ha un discreto caratterino, vero?
Riguardo alle mutande mi ha detto che le davano prurito.
Mi raccomando, sia molto paziente con lei, è come se fosse una bambina piccola, che deve imparare tutto, a parte certi aspetti, che lei ben conosce, dove non mi sembra abbia bisogno di ulteriori insegnamenti.
Aprì la porta e comparve Zara, con addosso un tutina aderente che le arrivava appena sopra le ginocchia. Era di un rosso molto vivace, che metteva in evidenza la pelle abbronzata ed i capelli nerissimi.
Come gli aveva appena detto, era scalza e, attraverso la stoffa leggera ed elasticizzata, spuntavano prepotentemente i capezzoli.
I capelli avevano un’aria molto più ordinata e sembravano anche leggermente più corti. Probabilmente era venuto un parrucchiere a dargli una sistemata.
‘Ciao Zara. Ti porto a casa. Sei contenta?’
‘Sì, Ted Konrad.’
Non era ancora riuscito a spiegarle bene la faccenda del nome e del cognome. Lei, abituata a vivere in una comunità piccolissima, riteneva sufficiente un solo nome, per individuare, in maniera certa, una persona, così, nel dubbio, lo chiamava sempre con nome e cognome.
Si accorse anche che aveva gli occhi leggermente truccati.
La dottoressa Aston le diede una piccola valigia rossa e l’abbracciò.
‘Buona fortuna Zara.’

Ora avrebbe dovuto cavarsela da sé.
Era solo con una creatura così bella che non avrebbe mai osato neanche immaginare potesse esistere, pronta a fare sesso con lui in qualsiasi momento. Che poteva desiderare di più?
Era però anche un essere assolutamente indifeso nel mondo in cui lui viveva.
Sicuramente sarebbe sopravvissuta benissimo nella foresta dove era nata, ma qui, alla base, anche la cosa più banale poteva rappresentare un pericolo per lei.
La campagna mediatica sulla storia del tenente Konrad e la bella Zara aveva battuto a tappeto la base e, dovunque andassero, c’era qualcuno chi li additava, li applaudiva o, addirittura, chiedeva autografi.
Qui sorse il primo problema: Zara aveva delle dita agilissime, con cui poter intrecciare stuoie o scuoiare animali, ma non sapeva scrivere e non c’era abbastanza tempo perché potesse imparare, così Ted le insegnò a fare un strano segno, che poteva essere una specie di Z di Zorro e lei, quando qualche ammiratore le metteva in mano un foglio di carta, con un’aria serissima, prendeva la penna e tracciava il suo scarabocchio.
La prima volta che era entrata in casa, aveva dovuto passare un mucchio di tempo a spiegarle il funzionamento ed il nome di ogni oggetto.
Ad un certo punto si era fermata davanti ad una cornice con dentro una foto.
‘Questo sei tu, Ted Konrad. E questa donna chi è?’
Disse indicando il viso di Susanne.
‘E’ la fidanzata che avevo una volta. Tanto tempo fa.’
In realtà erano passati solo pochi giorni, ma la sua vita con Zara era così diversa che gli anni precedenti, trascorsi con sua moglie, gli sembravano lontanissimi.
La dottoressa Aston le aveva spiegato che alla base le donne si accoppiavano solo con un uomo. Lei ora era fidanzata con Ted ed avrebbe vissuto con lui.
‘Ti accoppiavi con lei?’
‘Certo.’
In casa Zara si toglieva i vestiti. Amava stare nuda e, nell’intimità dell’appartamento, non c’era motivo per non farlo.
Non indossava più la cintura, perché, visto che non c’era nulla da cacciare, non le serviva.
Una volta la scoprì che, di nascosto, si esercitava a camminare con delle scarpe dai tacchi vertiginosi, appartenute a sua moglie. La poverina oscillava da una parte a l’altra, rischiando di franare a terra ad ogni passo.
Il giorno dopo le fece trovare un pacchetto con un paio di mocassini rossi dal tacco molto basso. Pensò che era meglio procedere per gradi.
Con il tempo si era abituata al letto, però delle volte, quando lui faceva tardi, lo catturava direttamente appena varcava la soglia dell’ingresso, e allora era costretto a farlo per terra.
Ma non era assolutamente possibile dire di no ad una donna così bella, anche perché era pur sempre la donna pantera, ed era sicuro che se si fosse negato, lei lo avrebbe preso con la forza.
‘Allora, mi dica qual’è il problema, tenente Konrad.’
‘Dottoressa Aston, io non ce la faccio più.’
‘Non mi dica che si è già stancato di Zara?’
‘No, non mi sono affatto stancato di lei, è la donna più bella e più sensuale che io abbia mai conosciuto. Semplicemente non riesco a reggere i suoi ritmi.
Pensavo che dopo i primi giorni si calmasse un po’, invece mi sembra sempre più assatanata. Lei mi ha detto che, quando viveva al villaggio, Zara si accoppiava con diversi uomini. Non si potrebbe affiancarmi qualcun altro …’
‘Lo escludo nella maniera più assoluta. Tutta la base sta seguendo la vostra storia e dovrà tenere duro.
Spero che presto rimanga incinta, così la convincerò ad andarci un po’ più piano.
Più di questo non posso fare.’

‘Venga pure tenente. Le devo dare una buona notizia: Zara è incinta.’
Erano passati solo tre mesi da quando la ragazza si era trasferita a casa sua.
Konrad ripensò al precedente colloquio con la dottoressa Aston: forse ora avrebbe avuto un po’ di tranquillità.
Quando arrivò a casa, Zara l’aspettava seduta sul divano. Dallo sguardo capì che la dottoressa l’aveva già informata.
‘Nascerà un bambino, la dottoressa mi ha detto che dovrò stare un po’ tranquilla, ma tu no.’
Gli aveva già sbottonato i pantaloni e tirato giù le mutande.
Un minuto dopo il suo pene, in piena erezione, era affidato alle mani ed alla bocca di Zara.
Quando gli sembrò sufficientemente pronto, lo mise a sedere sul divano e gli salì sopra a cavalcioni.
Evidentemente aveva preso alla lettera le parole della dottoressa Aston, perché lo cavalcò con insolita dolcezza. Sembrava che alla donna pantera si fosse sostituita una morbida gattina. Soltanto verso la fine, quando sentì montarle l’orgasmo, riprese, solo per pochi secondi, il ritmo e l’energia usuali, sbatacchiandolo discretamente.
I mesi successivi furono belli ma difficili e faticosi per Konrad.
La frequenza dei loro accoppiamenti non era affatto diminuita, come lui aveva sperato. Praticamente in ufficio non combinava nulla, lo avevano esentato da diversi incarichi e gli avevano permesso di tenere una brandina nella stanza, visto che la notte non riusciva a dormire abbastanza, a causa dell’esuberanza di Zara, per niente placata dalla pancia che cresceva a vista d’occhio.
Erano cambiate le loro posizioni, ma la ragazza continuava a muoversi con inaspettata agilità, per niente impacciata da quella pancia che, sul corpo rimasto snello e muscoloso, sembrava ancora più grande.
Spesso, durante la notte veniva svegliato dalle labbra di Zara che lo succhiavano vigorosamente, poi lei, quando lo sentiva sufficientemente duro, poggiava dolcemente la pancia sul suo ventre e se lo lasciava entrare in mezzo alle chiappe.
Si era sempre chiesto come mai, nonostante il notevole utilizzo, avesse un culetto così bello stretto.
Nonostante fosse stanco, spossato, era proprio impossibile dire di no.

‘Tenente Konrad, siamo quasi alla fine. Fra un paio di settimane dovrebbe nascere il bambino.
Ora dobbiamo occuparci del dopo.’
Già, il dopo. Lui e Zara avrebbero dovuto allevare il bambino, il primo bambino della base, dopo diversi anni.
‘Dopo il parto Zara andrà via da qui. Verrà trasferita in un’altra base, dove abbiamo individuato un altro soggetto adatto.’
Era rimasto sorpreso, dalle parole della dottoressa.
‘Cosa? Mi avete allontanato mia moglie, mi avete fatto vivere un anno con Zara, ed ora mi ritrovo solo …’
‘Solo? No, tenente Konrad, non ha capito.
Soltanto Zara andrà via, il bambino rimane qui.’
‘Ma Zara acconsentirà a separarsi da lui?’
‘Certamente, dove viveva prima i bambini erano affidati a tutta la comunità. Zara è già informata di tutto.’
‘Ma io non so da che parte cominciare con un neonato …’
‘Naturalmente ve ne occuperete in due, lei e sua moglie.
Sua moglie è pronta a ritornare a casa e sarà contentissima di fare la mamma.’
Gli ultimi giorni con Zara furono un po’ tristi. Dopo tutto quel tempo passato insieme, si erano legati l’uno all’altra e ora che stavano per separarsi si sentivano presi da una certa malinconia.
L’ultima notte, Zara, come se avvertisse l’imminente separazione, non gli diede tregua.
Sembrava aver recuperato l’energia dei primi giorni e, nonostante la pancia enorme, lo cavalcò selvaggiamente più volte.
La mattina dopo Konrad si accorse che il letto era bagnato, così la svegliò e l’accompagnò in ospedale.
Fu un parto rapido e senza problemi.
Nel pomeriggio tornò a casa con il bambino. Era un bel maschietto e dormiva.
Non avrebbe più rivisto Zara.
A casa trovò Susanne che l’aspettava.
Era lì, di nuovo, dopo un anno, come se non fosse accaduto nulla.
‘Ted, mi sei mancato tanto, in tutto questo tempo. Ho una gran voglia di fare l’amore con te.’

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