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Racconti di Dominazione

01 – Laura, fotogrammi di vita’

By 7 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Eri inzuppata fradicia e quella mattina ti sei rifugiata sotto il portone di casa, ti ho vista lì tutta infreddolita.
L’acquazzone ti aveva colto alla sprovvista e non avevi trovato riparo nei paraggi.
T’invito gentilmente ad entrare per non prendere freddo.
Accetti, ti faccio accomodare e ti vado prendere un asciugamani per asciugarti un po’.

Ti porto pure l’asciugacapelli e ti indico il bagno, “intanto le preparo una tazza di te bollente”.
Mi dici di no, che non c’è bisogno di tutto questo ma io insisto “ok, va bene, mi farà bene qualche cosa di caldo dopo tutto il freddo che ho peso” mi dici entrando in bagno.
Sento la chiave che gira nella toppa e pochi istanti dopo sento il rumore del phon.
Hai acceso la luce in bagno e la tua immagine indistinta si vede attraverso il vetro opaco della porta.
Ti stai spogliando ed inizi ad asciugare pure gli abiti.
Io dalla cucina vedo distintamente le tue splendide forme, intanto ti parlo da lontano mentre preparo il te, tu ogni tanto mi rispondi dal bagno.
Passano circa cinque minuti e quando esci sei fantastica, i tuoi capelli sono ancora arruffati ma ti fanno apparire ancora più femmina in calore.
Prendiamo il the nel salone. Tu seduta sul divano ed io in una poltrona di fronte a te, ho portato anche dei pasticcini, noto il tuo imbarazzo ed inizio a giocare con te.
Con domande e fasi dal significato ambiguo che pian piano si fanno più esplicite.
“devi essere una gran bella femmina da monta” ti dico all’improvviso – mi guardi negli occhi senza parlare, cercando di far finta di non aver capito.
“meglio che vada” hai tetto alzandoti.
“Ti accompagno”
Mi alzò, vado verso la porta e la apro in segno di cavalleria, ma appena cerchi di varcare la soglia, ti spingo verso lo stipite, energicamente, facendoti persino male.
“è impazzito!”
Mi dici gridando, ma non ascolto ragioni, ero senza dubbio eccitato da te, le mie mani ti alzano la gonna, mentre mi spingo sul tuo corpo immobilizzandolo.
“La smetta! La smettaaaa” urli, ma io tutto desideravo tranne che fermarmi, metto il ginocchio tra le tue gambe, alzo le tue braccia e le blocco con una mano, mentre con l’altra, sbottono la tua camicia.
“la smetta, la prego la smetta” continuavi ad urlarmi in viso.
Ti arrivano così due sonori ceffoni avvolti da un categorico ZITTA!
“Ho anni d’esperienza, credi forse che riesca a riconoscere una cagna?”
Ti alzo il reggiseno, ed i tuoi seni danzano davanti al mio viso, la mia lingua comincia a percorrerli, i miei denti a morderli, mentre tu continui a pregarmi di finirla; anche se, dentro te, tutto avresti voluto, tranne che mi fermassi, avevo ragione sei veramente una cagna, tra le tue gambe, infatti, è esploso il piacere e a breve ne avrei avuto certezza, il mio ginocchio apre maggiormente le tue gambe, mentre cerchi di divincolarti da quella follia.
La mia forza, sembra quasi disumana, le mie mani sembrano mille, ti ritrovi così la mia mano sotto lo slip e trovandoti la fica bagnata ho riso.
“Cosa mi rappresenta questo?” ti dico mettendoti le due dita in bocca.
“vuoi forse dire che non ti piace? Smettila di fare la suorina, ti voglio puttana!!”.
Ti afferrò per i capelli facendoti inginocchiare davanti alla mia patta, “lurida cagna, fammi vedere come sei brava!?” mi sbottoni il pantalone, fai scendere la zip e prendi a leccare il mio cazzo ancora sotto il boxer.
“Lo senti l’odore del maschio vero?’
Con la testa accenni un “SI!” ma io ritiro con decisione di nuovo i capelli, facendoti alzare il viso, “Dimmelo!!!! Voglio che me lo dici!” – “Certo che lo sento” rispondi stizzita.
Il tuo tono mi manda fuori di testa, ti alzo con prepotenza, ti conduco verso la mia scrivania sbattendoti sopra, “fatti annusare”, ti calo lo slip e prendo a fiutarti, quel gesto ti ecciti, il tuo profumo di cagna riempie la stanza, alzi il culo quasi a pregarmi di possederti, convinta che lo avrei fatto, invece mi sfilo la cinghia e prendo a frustarti, colpi sulla schiena, sul culo, sulle gambe, e più urli e più io aumento l’intensità.
“devi parlare solo se voglio io, capito?’
‘ Capitooooo?”
Fai un si con la testa e davanti a quel tuo abbandonarti ad essere mia, poso la cinghia e prendo a leccarti, mentre ti lecco, le mie dita prendono a penetrarti, sei aperta, bagnata, rovente, eccitata forse come ti è capitato poche volte.
E più io ti chiamo “TROIA PUTTANA CAGNA” e più tu ti apri a me, alle mie dita, alla mia lingua, il mio tono severo è diventato per te eccitante.
Mi preghi così di fotterti come mai hai fatto, ti giro, alzo le tue gambe sulle mie spalle, ti domando se davvero lo vuoi.
“Si! Si lo desidero, ti prego, scopami.”
Le mie dita pizzicano più volte il tuo clitoride facendoti urlare nuovamente, mentre, con fare sadico, ti dico di tacere e subire.
Hai aggiunto con un filo di voce “mi fai male!” – prendo di nuovo la cintura, la giro verso la fibbia, frusto tra le tue gambe dieci colpi, colpi che pretendo tu conti.
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Ritrai il tuo corpo per il dolore
“riconta troiaAAAAAAA”
1 2 3 4 5 … 10
“brava!”, ti accarezzo la testa, riprendo i capelli alzandoti.
‘Non voglio fotterti. Non ora. Voglio che lecchi il mio osso, e devi leccarlo bene o te ne pentirai’.
Ti inginocchi, mentre ti lego con la cinta i polsi dietro alla schiena, mentre ti sbatto il mio uccello davanti alla bocca, prendi a leccarlo come la migliore delle cagne, fiera del mio apprezzare la tua lingua, lingua che fai scorrere sull’asta, sui coglioni, per poi risalire e prenderlo finalmente in gola.
“Mettilo tutto in gola puttana!” scendi di più, risalendo e riscendendo, sino a quando ti afferro per i capelli nuovamente e prendo a scoparti con violenza in bocca, eccitandomi nel vedere che alcune volte quel troppo procura una tua eccessiva salivazione seguita da un altrettanto ovvio voltastomaco, mi sento veramente un animale penso, però tutto avrei potuto dire tranne che ti dispiacesse quel trattamento che ti stavo riservando …
Ad un tratto le mie mani lasciano i tuoi capelli, mi chino slacciando la cintura dai polsi.
“mettiti a quattro zampe cagna!” – eseguì l’ordine, mentre ti accarezzo la testa e la schiena, sfiorando il tuo sesso, il tuo culo, ormai sono pronto a montarti, lo senti pure tu.
Afferro per un po’ i tuoi seni, li stringo e pizzico.
Hai alzato il culo, piegando la schiena …
“… e brava la mia cagna”, dico continuando a toccarti, ad ogni passaggio delle dita tra la tua fica, alzi automaticamente il culo, porgendolo al mio cazzo gonfio e perverso.
Cazzo che ti ritrovi tra le gambe con forza, e che con rabbia prendo a penetrarti, mentre con le mani allargo il tuo culo, sodomizzandolo senza troppi cerimoniali con due dita, in totale sintonia con i colpi della mia verga, vieni immediatamente, godendo ogni mio colpo, ogni mio ritrarlo per poi rimetterlo dentro …
“ed ora dimmelo che lo volevi”
“dimmelo che sei venuta per questo?”
“Dimmelo che tornerai”
… Mentre le tue dita raggiungono il tuo clitoride.
Urli godendo nuovamente quel, quel SI che desidero sentirti dire.
“girati, prendilo in bocca”, non ho dovuto ridirmelo due volte.
E, nel vedere la tua fame te lo nego, schiaffeggiando con esso il tuo viso.
Fiero ed orgoglioso di averti ammaestrata, solo allora lo infilo.
Tutto nella tua gola – due o tre colpi decisi, godendoti finalmente dentro, saziando ogni tuo piacere, consapevole che ritornerai.

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