Claudia si svegliò nel primo sonno, chiedendosi cosa stesse succedendo in casa sua.
Rumori di passi e voci di uomo filtravano da sotto alla porta: c’erano altre persone in casa.
Prima di prodursi in un urlo a pieni polmoni, si ricordò: erano amici di suo fratello ed erano appena tornati dal matrimonio di un loro comune amico. Glielo aveva preannunciato proprio suo fratello la sera prima:”Se vedo che hanno bevuto troppo non li faccio mettere in macchina ma li farò dormire sul tuo divano. Garantisco che non ti daranno fastidio”. Suo fratello abitava con i suoi genitori al piano di sotto e non avrebbe potuto ospitarli da lui.
Evidentemente avevano bevuto.
Claudia si voltò dall’altra parte, intenzionata a riprendere sonno, quando li sentì ridere.
“Che cafoni! – pensò – Va bene aver bevuto troppo, ma un minimo di educazione dovrebbe rimanere anche in queste situazioni!”.
Si voltò ancora una volta, sperando che la smettessero.
Niente, ancora più forte di prima.
“Quando è troppo, è troppo!”, pensò.
Si mise un paio di pantaloni del pigiama e fece irruzione nell’altra stanza.
I quattro ragazzi erano sul divano e tenevano in mano il suo telefonino.
“Allora, la volete finire di ridere? Stavo dormendo prima che voi arrivaste! E lasciate immediatamente il mio telefonino, cafoni!”.
Quello con in mano il telefono non smise di sorridere.
“Piacere di conoscerti, Claudia. Eravamo molto curiosi di conoscerti…ci aspettavamo di vedere chissà che popò di donna”. E giù altri sghignazzi.
Claudia lo guardò senza capire.
L’uomo alzò il telefonino e lesse:”E’ sublime abbracciarti e sentire il profumo della tua pelle sulla mia, sentire il tuo seno e le tue labbra sul mio corpo….ce ne sono altri più o meno dello stesso tono, devo continuare?”.
Claudia abbassò lo sguardo, imbarazzata.
Erano di Enrico, un uomo conosciuto per lavoro qualche settimana prima e con cui – di nascosto – era stata a letto una volta. Quella sera lui si era sentito particolarmente romantico e le aveva mandato quei messaggi, e lei si era dimenticata di cancellarli.
“Non sono affari vostri!”, disse risentita.
“No, certo. Però magari a qualcuno interesserebbero. Perchè ho la sensazione che chi te li manda non sia il tuo ragazzo, vero?”.
Claudia non disse nulla.
“Vedo che c’è la funzione inoltra….seleziona rubrica….ecco, tu sei una di quelle che memorizza il numero del proprio ragazzo sotto amore…..eccolo qui: amore! Che tenera! Glielo mandiamo?”.
“No, per piacere. Ridammi il telefono, sono cose personali”.
Il ragazzo la fissò con sguardo malevolo, imitato dagli altri.
“Sai che però ora la curiosità ci è venuta. Che donna sarà quella che provoca tutte queste passioni?”.
Si alzarono in piedi, lei indietreggiò di un passo.
“Non fate stupidaggini, mio fratello dorme qui sotto. Mi sembrate un po’ troppo sovra eccitati”.
Avanzarono ancora di un passo.
“Tuo fratello è già tanto se si ricorda come si chiama”, disse.
Lei fece ancora un passo indietro, rientrando in camera da letto.
“Vi chiedo per piacere, tornate di là e rimettiamoci a dormire. Siamo tutti stanchi”.
Ancora un passo avanti.
“Noi non siamo stanchi. E poi ci hai chiamati cafoni poco fa, non ci è piaciuto”.
Claudia fece ancora un passo indietro, sentendo di essere arrivata al letto.
“Mi dispiace, vi chiedo scusa. Domani vi faccio un regalo per scusarmi, vi porto a mangiare in un bel posto”.
“Non ce ne frega nulla di mangiare, abbiamo già esagerato oggi. E poi perchè aspettare fino a domani, quando un regalo ce lo puoi fare oggi?”.
Claudia salì in piedi sul letto, rendendosi immediatamente conto di aver fatto un errore, visto che in un attimo i ragazzi si posizionarono attorno al letto precludendole ogni via di fuga.
Venne assalita dal panico.
“Ok, ragazzi, va bene. Ditemi cosa volete, chiudiamo qui sta cosa”.
Il ragazzo impugnò una videocamera e la puntò verso di lei.
“Ora ci regali un bello strip integrale, e vedi di essere convincente se no mando il messaggio”.
Accese la telecamera e la puntò su di lei.
Lei si sentì morire. Oltre a non essere per nulla serena, non era per niente avvezza a certe cose. Si era spogliata altre volte di fronte a degli uomini, ma mai più di uno per volta e mai inscenando uno spettacolo. Si era sempre limitata a togliersi i vestiti, nulla di più.
Colse però uno sguardo impaziente sul volto del ragazzo, così cominciò a slacciarsi i bottoni della giacca del pigiama.
Cercò di protrarre il gesto più a lungo possibile, fino a che non se la sfilò.
Sotto aveva un banale reggiseno di cotone.
Cercò di ancheggiare come aveva visto fare al cinema, e con lentezza si abbasò i pantaloni del pigiama, rimanendo in perizoma.
Un fischio arrivò dalla sua ridotta platea.
Trasse un sospiro e afferrò il gancetto del reggiseno, sganciandolo.
Vide gli sguardi di tutti posarsi sui suoi seni, e dovette trattenersi per non coprirsi.
Esitò un attimo, ma uno schiocco di dita la richiamò all’ordine.
Passò i pollici sotto l’elastico del perizoma e lo abbassò, rimanendo nuda.
Lo sguardo dei ragazzi le bruciava la pelle, si sentiva vulnerabile come mai nella vita.
Il ragazzo con la videocamera le fece cenno di sdraiarsi sul letto, e lei eseguì.
“Allarga le gambe!”.
Claudia divaricò le cosce, esponendo alla videocamera il sesso quasi completamente depilato.
“Di più!”.
Divaricò ancora di più le gambe, espondendosi totalmente.
“Masturbati!”.
“Ma non esiste, noi non eravamo…”
“Mando il messaggio?”.
Con il cuore in gola sollevò una mano e con un polpastrello si toccò il sesso.
Le bastarono pochi secondi per sentirsi umida, contrariamente a quanto aveva immaginato.
Il ragazzo continuava a filmare, così chiuse gli occhi.
Con la punta del dito prese a descrivere movimenti circolari sul suo clitoride, fino a quando non sentì le sue labbra schiudersi naturalmente.
A quel punto introdusse due dita dentro di sè, sentendo subito l’eccitazionoe salire ancora di più.
Prese a muoversi sempre più velocemente, mentre con l’altra mano si accarezzava un seno.
Ancora più veloce, ancora più veloce, fino a quando non venne con una specie di singhiozzo.
Si abbandonò sul letto esausta, non pensando più alla vergogna che avrebbe dovuto provare per aver fatto tutto quello di fronte a dei semi sconosciuti, ma alla sensazione di liberazione che aveva provato venendo.
Venne portata bruscamente alla realtà quando sentì qualcuno afferrarla.
Un ragazzo si era inginocchiato sul letto dientro di lei e le teneva i polsi schiacciati contro il materasso, mentre altri due le avevano afferrato le caviglie e le stavano divaricando le gambe.
Il quarto, quello che aveva parlato fino a quel momento, si era posizionato tra le sue gambe e si stava slacciando i pantaloni.
“Ora è giusto che godiamo un po’ anche noi, no? A proposito, io sono Augusto”, aveva detto.
“No, vi prego! Ho fatto quello che avete voluto, ora basta! Vi metterete nei guai, passerete dei brutti momenti!”.
“Guarda che io le conosco quelle come te…ho visto come hai goduto un momento fa. Ti è piaciuto, non mentire”.
Claudia non aveva detto nulla, consapevole che tanto non avrebbero cambiato idea.
Tanto valeva che finisse presto.
Augusto le introdusse il cazzo dentro e prese a stantuffarla, sempre ripreso dalla telecamera.
Il ragazzo dietro di lei prese a toccarle le tette, mentre gli altri le allargavano le gambe.
Augusto venne in qualche minuto, ma ebbe giusto il tempo di riallacciarsi i pantaloni che un altro prese il suo posto.
“No, vi prego! Non ce la faccio, non è giusto!”.
“Credimi, Claudia, non sei dal lato giusto per dettare ordini”.
Il ragazzo si abbassò i pantaloni e le infilò il cazzo dentro, cominciando subito a darci dentro.
Durò una decina di minuti, poi il suo posto venne preso da un altro, e poi finalmente dall’ultimo.
Claudia non volle darlo a vedere, ma venne due volte.
Quando tutti ebbero finito la liberarono e la lasciarono ranicchiata sul letto.
“Questo è il tuo telefonino – disse Augusto – Sono stato di parola, il messaggio è rimasto qui. Però ora abbiamo un intero filmato di te che ti spogli e che ti tocchi: fai una sola parola di quanto è successo e te lo trovi su Youporn con tanto di nome e cognome, ci siamo capiti?”.
Claudia annuì con la testa, seguendoli con lo sguardo mentre se ne andavano.
Quando sentì la porta chiudersi dietro le loro schiene tirò un sospiro di sollievo.
Sì alzò dal letto e si gettò sotto la doccia, cercando di lavarsi via l’odore di quegli uomini.
C’era però qualcosa che la turbava
Era stata stuprata, su questo non c’erano dubbi. Era stata costretta a mostrarsi e a fare del sesso con degli sconosciuti, per di più sotto ricatto.
E allora perchè quella notte era venuta come mai nella sua vita?
Claudia ci mise qualche giorno a togliersi di dosso la sgradevole sensazione dopo l’incontro con Augusto e gli altri. Aveva pensato anche di parlarne con suo fratello, ma accantonò l’idea in fretta: suo fratello era molto affezionato al suo fidanzato, e non avrebbe potuto raccontare tutto senza menzionare gli sms di Enrico e, conseguentemente, la sua infedeltà.
E poi c’era sempre il rischio di trovarsi in rete, e non sarebbe stato il caso di rischiare.
Aveva piuttosto mandato una mail ad Enrico diffidandolo dal mandare ulteriori messaggi.
Un pomeriggio, mentre era sul lavoro, ricevette una chiamata da un numero sconosciuto.
“Ciao, sono Augusto”, aveva detto la voce.
Claudia aveva sentito una stretta al cuore.
“Cosa vuoi?”.
“Dobbiamo vederci”.
“Non dobbiamo vederci per nulla. I nostri rapporti sono già terminati dopo l’altra sera”.
“Non sei tu che decidi, carina. Ma non farti illusioni, ti devo solo parlare. Vediamoci al bar Artico, lo conosci?”.
“Sì, lo conosco, è qui vicino”.
“Bene. Alle sette stasera, e vedi di esserci”.
Aveva messo giù.
“Problemi?”, le aveva chiesto il suo capo.
“No, una questione di famiglia”, aveva risposto sintetica.
Alle sette arrivò al bar, dove Augusto era già seduto ad un tavolino con un aperitivo di fronte a sè.
L’invitò a sedersi e le ordinò un Martini.
“Cosa vuoi?”, gli chiese Claudia.
“Arrivi subito al sodo, vedo….mi piaci. Vedi il locale dall’altra parte della strada?”.
“Il night?”.
“Esatto. E’ mio”.
“Bene, sono contenta per te. Immagino guadagnerai bene”.
“Non mi lamento. Però è un tipo di lavoro che dà veramente molti grattacapi”.
“Lo immagino. Avrai a che fare con molte donne, e da quanto ho capito non sei molto bravo a trattare con loro. Tranne quando le ricatti, ovviamente: in quel caso invece non hai rivali”.
“Sei molto arrabbiata con me, vedo”.
“Non dovrei? Mi avete violentata!”, aveva quasi urlato.
“Quella è stata una tua scelta, Claudia. Se tu ce lo avessi chiesto noi ce ne saremmo andati”.
“E avreste spiattellato tutto al mio ragazzo….”.
“Ad ogni azione corrisponde una reazione, Claudia”.
Arrivò il cameriere a portare il Martini, così non reagì subito.
“Sei uno stronzo, non cercare di giustificarti. Non sono andata alla polizia solo per non montare su un casino”.
Augusto bevve un sorso dal suo bicchiere.
“Senti, arrivo subito al punto: per stasera avevo in cartellone cinque ragazze, ma due mi hanno detto all’ultimo che non possono venire”.
“E’ un momento di crisi anche per il porno, evidentemente. Mi spiace per il tuo pubblico affezionato, vuol dire che si faranno due seghe in meno”.
“Simpatica. Ad ogni modo, una sono riuscito a sostituirla, ma l’altra è ancora vacante. Tra l’altro è una stronza bulgara, mi sa che la licenzio”.
“Fai bene. Cosa le dai come liquidazione, si porta via il palo della lap dance?”
“Non le dò un cazzo, e non leggerci dei doppi sensi. Ad ogni modo, non posso fare una serata con solo quattro ragazze, per cui la quinta la sostituirai tu”.
Claudia sentì un colpo al cuore. Cercò di non far capire di aver accusato il colpo.
“Non se ne parla neppure. Arrivederci”.
E fece per alzarsi.
“No, non hai capito. Non era una domanda, la mia. La sostituirai tu, punto. Sai qual è la posta in palio”.
Cercò di cambiare argomentazione.
“Guarda, ti ringrazio per aver pensato a me, per certi versi è un complimento. Però non saprei proprio come fare, non so muovermi, non so ballare…”.
“Guarda che non stiamo allestendo Chorus Line….devi andare sul palco, toglierti i vestiti e sorridere. Il resto è superfluo”.
Provò la sua ultima carta.
“Ti prego, io ho già un impegno per stasera, con il mio fidanzato. Come faccio a liberarmi? Cosa gli dico?”.
“Come ti sei liberata per trombare con il tuo collega. Claudia, questi sono fatti tuoi. Trovati stasera alle dieci qui davanti”.
“Non so neppure come vestirmi….”, lo implorò.
“Ci pensiamo noi, per quello che può essere importante un vestito in queste cose. Conto su di te, non costringermi a mettere on line le tue performance sessuali”.
Si alzò e pagò l’aperitivo, lasciando Claudia in preda alllo sconforto.
“Senti, lo sai come vanno queste cene di lavoro….siamo solo ai primi piatti, non riuscirò a liberarmi di stasera, ci vediamo domani. Stai tranquillo, ti amo”.
Claudia chiuse la comunicazione con il fidanzato sentendosi immediatamente colpevole.
Non era colpa sua, questo continuava a ripeterselo da ore: era vittima di un ricatto, non poteva fare diversamente.
Però si ricordava come una decina di giorni fa fosse venuta mentre quegli uomini la violentavano, e sapeva perfettamente di non aver opposto tutta la resistenza possibile.
Perchè non aveva urlato?
Forse perchè non voleva essere salvata?
A volte la paura ti fa reagire in maniera strana, si disse.
Scese dalla macchina e si incamminò verso il night.
Dentro la musica era ancora bassa e alcune ragazze poco vestite si aggiravano tra le poltroncine. A giudicare dal cartello, il locale savrebbe aperto da lì ad una mezz’ora.
Un barista muscoloso aspettava dietro al bancone.
“Tu devi essere Claudia – disse – Ti aspettavamo. Vuoi bere qualcosa per rilassarti?”.
Claudia rifiutò: era bene essere in possesso di tutte le facoltà.
Augusto le venne incontro sorridente.
“Bene, puntualissima Claudia! Sapevo che non mi avresti deluso. Vieni, ti spiego un po’ di cose”.
La condusse in una stanza dietro il palco, dove due ragazze bionde e formose stavano tirando della coca.
“Vuoi?”, le offrì.
“No, fai come se avessi accettato”.
Augusto le porse una gruccia da cui pendeva un abito.
“Questo è il tuo vestito di scena, indossalo. Troverai anche l’intimo, metti anche quello, ovviamente. Ti chiameremo cinque minuti prima di entrare in scena, così avrai modo di prepararti mentalmente”.
Prese da un cassetto un piccolo auricolare.
“Mettiti questo; con i capelli lunghi non si vedrà neppure. Visto che sei alle prime armi, ti guiderò io, come Ambra quando faceva Non è la Rai. Tu sentirai cosa ti dirò, ed eseguirai”.
Claudia prese l’auricolare.
“Ma come farò a parlarti?”.
“C’è anche un microfono, basta parlare. Però non avrai bisogno di dire nulla: io ti dirò cosa fare, e tu lo farai”.
La salutò dandole una pacca sul culo, lasciandola con il vestito in mano e l’angoscia nel cuore.
“Suvvia, prendiamo il toro per le corna. Un paio d’ore e sarà tutto finito”, pensò Claudia, e indossò il vestito di scena.
Era la terza in programma.
Adocchiò le ragazze prima di lei: sembravano tutte molto atletiche e prestanti, non si sentiva minimamente all’altezza. Il locale era pieno, ed era proprio quello che temeva.
Mentre l’ultima sul palco si stava sfilando un filo di perle dalla vagina, sentì nell’orecchio la voce di Augusto:”Cinque minuti e sei in scena. Vai e stendili tutti!”.
La ragazza salutò il pubblico affezionato, poi le luci si abbassarono e una voce suadente parlò dagli amplificatori:”E ora, per la prima volta su questi palchi, la nostra ragioniera….Claudia! Accoglietela con un applauso!”.
Claudia salì sul palco, mentre un brano di Lady Gaga pompava forte.
“Ragioniera”, pensò….
Effettivamente il suo abito di scena era un tajeur grigio con tanto di cravatta, era sicuramente un effetto voluto.
“Dai, non sei paralizzata! Vai sul palco e balla! Sfilati la giacca!”, sentì nell’orecchio
Ballò a tempo, liberandosi della giacca e buttandola verso il centro del palco.
“Brava….ora fatti slacciare la cravatta da uno del pubblico”.
Si avvicinò a bordo palco e si sporse verso un ragazzo.
Questo afferrò la cravatta e gliela slacciò, non astenendosi dal palparle le tette attraverso la camicetta.
Poi Claudia alzò lo sguardo e lo vide.
Si voltò di colpo e tornò ballando verso il centro del palco, dando le spalle al pubblico per non far vedere che stava parlando.
“Augusto, ferma tutto! C’è un mio vecchio professore in sala!”.
“Non si ferma niente. Dovessimo fermarci ad ogni bavoso giocheremmo a briscola la sera. Magari non si ricorda neppure di te o non ti riconosce. Slacciati i bottoni della camicetta!”.
Claudia si voltò nuovamente e, mentre si sfilava la camicetta, guardò nella direzione del professore.
Guardava verso di lei, come tutti gli alttri, ma non le parve di notare uno sguardo particoalre.
In fin dei conti erano oltre dieci anni che non si vedevano, e poi quante centinaia allieve avrà avuto negli anni? Per di più lei era anche pesantemente truccata, non l’avrebbero riconosciuta in molti.
Gettò la camicetta di lato.
“Brava. Ora sfila la gonna, lasciala per terra”.
Slacciò la chiusura della gonna e lasciò che la stessa si afflosciasse attorno alle caviglie, poi la scavalcò e riprese a ballare.
“Ottimo. Ora via il reggiseno, lancialo verso il pubblico”.
Questo non era facile.
Fino ad ora era stata praticamente in bikini, poteva reggerlo. Con un po’ di fantasia era come fare acqua qym in riva al mare . Ma senza reggiseno?
“Forza Claudia, non abbiamo tutta la serata!”.
Si slacciò il reggiseno e lo lanciò verso il pubblico.
Un piccolo boato dimostrò apprezzamento verso la mossa.
“Brava. Ora percorri tutto il perimetro del palco e mostra le tette. Non devi coprirti, mi raccomando”.
Claudia eseguì l’ordine come un automa.
“Tra poco finisce….”, continuava a ripetersi.
“Ora torna al centro del palco”.
Eseguì.
“Il perizoma che indossi ha due gancetti sui lati. Slacciane uno ma non lasciare che cada. Tienilo fermo sulla tua figa con la mano”.
Con la mano sinistra premette sul tessuto del perizoma, con la destra slacciò la chiusura.
“Ok. Ora cambia mano e fai lo stesso dall’altro lato. Non lasciarlo cadere”.
Eseguì l’ordine. Ora era coperta solo da un lembo di mutandina tenuto su dalla sua mano.
“Ora metti le mani dietro alla nuca!”.
Trasse un lungo sospiro e portò entrambe le mani dietro alla testa.
Inevitabilmente il perizoma cadde a terra, scoprendola del tutto.
Il pubblicò fischiò con approvazione.
“Riapri gli occhi, Claudia, sembra che tu stia soffrendo!”.
“Non mi sto divertendo!”, ribattè.
“Non devi rispondere! Ora balla, stupida!”.
Lasciò il centro del palco e si mise a dimenarsi passeggiando.
Tutti la guardavano, li aveva ipnotizzati….sentiva che avrebbe potuto chiedere qualunque cosa a ciscuno degli spettatori.
“Ok, sdraiati per terra e allarga le gambe”.
Giù per terra.
“Ora toccati la figa. Non devi venire, non ce la faresti comunque, fai solo finta che ti piaccia. Trenta secondi bastano”.
Si accarezzò il sesso, chiudendo gli occhi per simulare godimento. Era grata che facendo questo almeno si stesse risparmiando la vista di quegli assatanati.
Si toccò un capezzolo, trovandolo stranamente duro.
“Deve essere la temperatura”, pensò. Però non faceva freddo.
Sentì un po’ di lubrificazione sotto alle dita con cui si stava accarezzando tra le gambe.
“Sarà sudore”, pensò.
Continuò a toccarsi.
“Ora basta, rimettiti in piedi”.
Ancora un attimo….
“Claudia, alza quel cazzo di culo e mettiti in piedi!”.
Si alzò automaticamente, riprendendo a ballare.
“Bene. Ora scendi dal palco e vai verso quei tre ragazzi sulla destra. Siediti sulle gambe di uno di loro”.
Si sforzò di sorridere e andò verso il gruppetto di ragazzi. Erano poco più che ventenni, la fissavano come un gatto fissa un pesce rosso.
Diede la schiena a uno dei ragazzi e si sedette sulle ginocchia di lui, appoggiando la schiena nuda sul suo petto.
Questi gli mise subito le mani sulle tette, e Claudia istintivamente gliele prese.
“Cosa fai? Lascialo toccare!”.
Mollò la presa e lasciò che le toccasse i seni. Si atteggiò come se stesse godendo tantissimo, e in verità non le dispiaceva.
“Ora voltati, sempre rimanendo su di lui”.
Si ritrovò a guardarlo in faccia, con un prominente rigonfiamento dei pantaloni di lui che premeva direttamente sul suo sesso. Sentiva la cerniera dei jeans graffiarle leggermente le labbra, sentì un brivido dentro di sè.
Si mosse leggermente, come se stesse facendo sesso con lui, ansimando un pochino.
“Basta così, torna dentro!”.
Si alzò in piedi, lanciò un bacio al ragazzo e tornò verso il palco.
Lo speaker sovrastò la musica con la sua voce:”Salutiamo la bellissima e sensualissima Claudia, speriamo di rivederla presto!”.
Partì un applauso, e salutando entrò nuovamente nel camerino.
Lì trovò Augusto sorridente.
“Sei stata brava, complimenti! Non fosse che ho molto da fare ti scoperei!”, le disse.
“Come se l’avessi fatto, non disturbarti”, gli rispose passando oltre.
Si buttò su una sedia e chiuse gli occhi.
Era finita, finalmente!
Era stata un’esperienza strana, per certi versi interessante, ma non era il suo mondo.
Lei voleva lavorare in ufficio, non in un posto come quello.
Era ancora nuda, e si guardò attorno per cercare un asciugamano o qualcosa per detergersi.
Arrivò Augusto.
“Non è stato niente male, complimenti!”, le disse buttandole un asciugamano.
“Grazie. Ora mi rivesto, me ne vado e tu cancelli il mio numero dalla rubrica. E’ stato un piacere, ma come tutte le cose belle durano poco”, disse sarcastica.
“Guarda che hai capito male. Il tuo lavoro non è mica finito”, disse Augusto.
Lei lo guardò interrogativa.
“Ora ti metti un perizoma, una vestaglia di seta e esci fuori. Ti metti al bar e aspetti che qualcuno ti offra da bere. Mi raccomando, solo champagne”.
“Augusto, dai! Ho già fatto troppo!”.
“Lo decido io se è troppo. Forza, al lavoro!”.
La lasciò sconfortata.
“Ancora due ore e me ne vado”, si ripetè dentro di sè, e sospirò alzandosi.
Indossò il perizoma rosa che Augusto le aveva lasciato, una vestaglia di seta nera e uscì dal camerino, sedendosi al bar.
“Brava, complimenti!”, le disse il barista “Sei un nuovo acquisto?”.
“No, sono una precaria. Mi sa che è l’ultima volta che ci vediamo. Anzi, certamente”.
Prese un bicchiere di succo d’arancia, e mancò poco che si strozzasse quando vide il suo professore venire verso di lei.
“Mi scusi, ma lei è Claudia?”, le chiese sorridendo.
La chiusura della vestaglia le lasciava scoperto il seno, la chiuse automaticamente.
“Sì”, rispose imbarazzata.
“Sono il professor Bianchi, ti ricordi di me? Italiano, triennio del liceo?”.
Finse di riconoscerlo solo in quel momento.
“Ah, certo! Come sta?”.
“Bene, e tu? Cosa hai fatto? Ti sei sposata, hai famiglia?”.
La conversazione era decisamente surreale, visto il contesto.
“No. Ho un fidanzato, magari ci sposeremo il prossimo anno”.
“Bene. E’ tanto che lavori qui? Non ti ho mai vista?”.
“No….diciamo che sono qui per fare un favore a un amico”.
“Ah. Peccato, se no ci saremmo visti più spesso”.
Il professore esitò un attimo, poi proseguì sorridendo viscido.
“Senti, lo so che le cose stanno così….ma se io volessi qualcosa di più da te?”.
Stava per dirgli di no, quando la voce nell’orecchio quasi le perforò il timpano.
“Digli di sì!”.
“Ehm, dipende. Cosa intende?”.
“Se volessi scopare?”. Le sorrise.
Claudia sentì un brivido correrle lungo la schiena. “Sempre pensato che fosse un porco”, pensò.
“Digli che va bene. Sono duecento euro”, le disse Augusto.
Lei rimase in silenzio, mentre il professore le metteva una mano su una coscia.
“Claudia, il professore è un nostro cliente abituale. Digli di sì o sei rovinata”, continuò Augusto nell’orecchio.
“Va bene, professore. Sono duecento euro”, gli disse sorridendo.
“Affare fatto”, rispose lui soddisfatto.
Il barista le indicò una porta sul retro; lei prese il professore per mano e lo condusse di là.
Lì trovò una stanza da letto piena di velluti e sete. Un po’ pacchiana, a dire il vero.
Si sedette sul letto e si levò la vestaglia, rimanendo in perizoma.
“Sai, sono contento di averti trovata – disse il professore togliendosi la giacca – A scuola eri proprio la più carina della tua classe, quanto avrei dato per scoparti quando avevi sedici anni!”.
Si sbottonò la camicia, buttandola su una sedia.
“Vabbè, meglio tardi che mai, no?”, disse sorridendo.
Claudia sentì un brivido lungo la schiena. Quel porco pensava a lei quando aveva sedici anni!
“E’ vero”, disse sorridendo.
Il professore finì di spogliarsi e si infilò nel letto.
Lei si tolse il perizoma e lo raggiunse sotto le lenzuola.
“Scopriti, voglio vederti!”, le disse Augusto nell’auricolare.
Lei scostò le lenzuola. “Preferisco così”, disse al professore.
“Cosa vuole che facciamo?”, gli chiese.
“Sai, il vantaggio di andare con le puttane – rispose il professore – è che non devi stare lì a menarla con le carezze e le coccole. Forza, mettiti a novanta!”.
Claudia si mise in ginocchio.
“Lei pensa che io sia una puttana?”.
“Non è che lo penso, è un dato di fatto. Siamo qui a fare sesso, dopo ti pagherò, quindi sei una puttana. Ora muoviti che mi finisce l’effetto del Viagra”.
Claudia si mise in ginocchio, pensando a quello che il professore le aveva appena detto.
Nonostante la forma, per lui non era un insulto.
Lei gli stava dando esattamente quello che lui voleva.
Sentì la punta del membro del professore accarezzarle l’ano.
“La prego, non mi faccia male….”, gli chiese.
“Bella frase, sembra che non l’hai mai preso. Mi fa eccitare ancora di più. Fate dei corsi di formazione, voi troie?”.
Sentì il membro di lui entrare di colpo dentro il suo sedere.
Si morse le labbra per non urlare.
“No, è un talento naturale”, disse con un filo di voce.
“Guadagnate molto, voi zoccole?”, le chiese mentre la penetrava con forza.
Claudia decise che non era il caso di chiarire la sua posizione in quel momento.
“Sì, abbastanza”.
“Eh, hai fatto bene. Si vedeva fin da piccola che avevi l’animo della troia. Poi non eri molto dotata, per il resto”.
“Ma cosa cazzo sta dicendo?”, pensò Claudia.
“Io andavo bene a scuola, anche con lei!”, rispose.
“Sì, grazie al cazzo. Io davo sempre voti alti alle fighe, sperando che me la dessero. Non è mica un caso che tu e Diana aveste sempre voti alti”.
Claudia si morse le labbra, le veniva da piangere.
Lei stravedeva per lui, al liceo….era sempre gentile, un signore, pensava. E invece voleva portarsela a letto.
Era sempre stata una zoccola, per lui.
Ma vaffanculo, che lo fosse in tutto e per tutto, allora!
Gli prese la mano e se la portò sulla topa.
“Mi tocchi, professore, mi faccia godere!”.
Il professore sembrò ringalluzzito da quella mossa: prese a sfregarle il clitoride molto velocemente, ma con mano esperta.
Claudia sentiva il membro di lui stantuffare rigido dentro il suo ano, e nel frattempo l’eccitazione crescere dentro di lei.
Lui venne, e lei lo seguì pochi secondi dopo.
Si abbandonò sul letto esausta, mentre il vecchio si rivestiva.
“Sei stata brava, una delle migliori. Si vede che sei avvezza a queste cose”, le disse.
Prese due banconote da cento euro e le buttò sul letto.
“Giovedì prossimo sono nuovamente qui, spero di trovarti di nuovo”, disse.
Claudia prese i soldi, si rivestì e tornò nel camerino.
Diede le banconote a Augusto e si rimise addosso i suoi vestiti.
“Ora me ne vado, che tu sia d’accordo o meno”, gli disse.
Lui non rispose, ma prese cento euro e glieli porse.
“Tieni, te li sei meritati. Non mi aspettavo così tanto da te”.
Lei prese i soldi e se li cacciò in tasca.
“Si vede che sono una puttana nata. Non saresti il primo a dirmelo stasera”
“Non ci posso credere”, disse Cristina scuotendo la testa.
Davanti a lei, sua cugina Claudia guardava per terra per la vergogna.
“Ma domando – proseguì Cristina – perchè metterti in un casino del genere?
Questi sono criminali, certi comportamenti vanno denunciati, non
assecondati!”.
“Cris, sii pratica – ribattè Claudia – pensi che avrei potuto denunciare
una cosa del genere senza che nessuno in famiglia da me lo sapesse? Sarei
andata a processo come parte lesa senza farne parola con nessuno?”.
“E allora?”.
“E allora sarebbe emerso tutto, no? Io sono stata ricattata perchè ho
tradito il mio ragazzo, non dimenticarlo”.
“Guarda, per come la penso io, sarebbe preferibile essere lasciata,
piuttosto che trovarsi in questa situazione. E siamo solo all’inizio, Dio
solo sa come andrà avanti”.
“E’ proprio per questo che sono qui – disse Claudia – per chiedere il tuo
aiuto a porre fine a questa cosa”.
“E come dovrei aiutarti?”.
“Guarda, è molto semplice: l’unica arma che hanno contro di me è il video
in cui io faccio sesso con loro. E’ un filmato digitale, quindi presumo
sarà sul computer di Augusto, che è nel locale. Dobbiamo introdurci nel
night, cancellare il file e andare via tranquille”.
“A parte che mi sembra tu la stia facendo un po’ troppo semplice, cosa
c’entro io?”.
“C’entri perchè io non capisco nulla di computer. Non vorrei riuscire a
entrare, accendere il computer e non sapere cosa fare. Tu invece sei brava,
non avresti problemi. E poi a chi vuoi mi rivolga, a mio fratello, che è
amico di Augusto? Al mio ragazzo? Non ho molte alternative”.
“E come pensi di entrare nel night? Suoniamo?”.
“No. So come fare, ho un ex fidanzato che mi ha insegnato il mestiere. Non si
accorgeranno neppure che siamo entrate”.
“Sorvoliamo sui tuoi ex fidanzati. Quando andresti?”.
“Il prima possibile, non voglio correre il rischio che da un momento
all’altro mi telefonino per chiedermi chissà che cosa. Ci andremo di
pomeriggio, quando non c’è nessuno. Per altro questa sera sono chiusi, quindi non dovrebbe passare nessuno da lì”.
Cristina tacque, riflettendo.
“Clà, io ti voglio aiutare. Però ho un marito, un figlio piccolo, non posso
correre nessun pericolo”.
“Ti prego, non ho nessun altro a cui rivolgermi. Non succederà nulla,
se anche dovessero scoprirelo penserebbero sicuramente a me, ma mai a te”.
Cristina vide lo sguardo disperato della cugina e si sentì stringere il
cuore.
“Siamo cresciute assieme fin da piccole, non ti posso abbandonare ora che
mi chiedi aiuto. Andiamo oggi pomeriggio, gli spaccheremo il culo a questi
stronzi!”.
Claudia era molto legata a sua cugina.
Erano cresciute assieme, anche se Cristina aveva due anni più di lei, e anche se ormai non si sentivano spesso, sentiva ancora un forte legame con lei.
Le loro strade, per altro, si erano divise abbastanza presto: Cristina si era fidanzata a 18 anni e sposata con lo stesso ragazzo a 24, avendo poi un bimbo due anni dopo; Claudia era tecnicamente ancora nubile e con una serie di storie che non amava sbandierare in giro.
Però l’affetto rimaneva, e per questo motivo aveva subito pensato a lei quando aveva avuto bisogno di un aiuto.
Scesero dall’auto e si avviarono con indifferenza verso il night.
Erano le cinque del pomeriggio e, benchè il locale fosse ancora chiuso, c’era un certo movimento per la strada.
Claudia puntò direttamente verso il retro e sostò davanti alla porta metallica.
“Io ci provo”, disse accostandosi alla tastiera elettronica.
Estrasse dalla tasca un apparecchio grosso come un pacchetto di sigarette. Lo collegò alla serratura con due cavetti sottili e premette un interruttore. L’apparecchio emise una specie di ronzio, poi si udì uno scatto di serratura.
“Hai visto, donna di poca fede?”, disse rivolgendosi alla cugina.
Entrarono nel locale buio.
Claudia gettò un’occhiata verso il palco, su cui qualche giorno prima si era tolta tutti i vestiti e si era accarezzata.
Sentì ancora il brivido di eccitazione che, da quel momento, aveva sempre accompagnato quel ricordo.
Era un incubo da cui voleva uscire, però era un’esperienza che non rimpiangeva di aver fatto. Le aveva dato molta consapevolezza del potere che una donna può avere sugli uomini,
Entrarono negli uffici.
Accese una piccola torcia elettrica e la puntò sulla scrivania di Augusto.
Il computer portatile era lì, spento.
Si accostoò all’apparecchio e lo accese.
il desktop si presentò con la foto di un cucciolo di cane, decisamente insolita visto il personaggio che lo possedeva.
Cristina prese il controllo delle operazioni.
Aprì con veloci colpi di click diverse cartelle, scuotendo la testa via via che le richiudeva.
“Che succede?”, domandò Claudia.
“Nulla. E’ che non c’è niente del genere qui. Ci sono documenti, fogli di calcolo, programmi, ma non vedo nè video nè immagini. Sicura che sia il suo computer?”.
“Direi di sì. Questo è il suo ufficio”.
“Lascia un po’ il tempo che trova. Potrebbe averne un altro che si porta via. Una chiavetta. Un hard disk esterno. Ci sono tante spiegazioni”.
Spense il computer e lo chiuse.
“C’è solo una possibilità, che è quella di portarci via il computer e tagliare la testa al toro. Però ovviamente se ne accorgerebbero”.
Claudia non gradiva quella soluzione, però non poteva sopportare di andare via di lì a mani vuote.
“Magari guardiamoci un po’ in giro. Se ha un altro computer magari lo tiene in un cassetto, in un armadio….”.
Si misero a esplorare il mobile metallico che ricopriva le pareti dell’ufficio.
“Claudia, fai meno casino, non vorrei ci sentissero”, disse ad un certo punto Cristina.
“Guarda che sei stata tu a fare rumore”.
“Io non ho fatto nulla, il rumore arrivava dalla tua direzione”.
“Io non ho fatto nulla, ti ripeto”.
Cristina non fece in tempo a ribattere che il fiato le venne mozzato da due figure imponenti che stavano entrando nell’ufficio.
“Ferme e mani in alto!”, urlò il più grosso dei due puntando una pistola verso di loro.
Cristina che Claudia alzarono le braccia contemporaneamente.
Il secondo uomo sopravanzè il primo e bloccò i polsi delle due ragazze dietro alla schiena.
Il primo uomo estrasse un telefonio e inviò una chiamata.
“Allarme rientrato, erano due intruse – disse al telefono – Si tratta dell’ultima puttana che hai reclutato, quella di giovedì sera, e di un’altra donna, una tettona”.
Cristina arrossì a sentirsi chiamare in quella maniera.
L’uomo ascoltò le disposizione dall’altro capo del telefono, poi rispose:”Perfetto. Le tratteniamo qui e ti aspettiamo”.
Le afferrarono e le condussero di peso lungo un corridoio.
“Vi prego, lasciateci andare! – li supplicò Claudia – Vi daremo quello che vorrete, lasciateci andare!”.
Nessuna risposta.
“Vi prego! Volete del denaro? Ne abbiamo! Volete un pompino?”.
Claudia si vergognava di se stessa per quelle offerte, ma non poteva sopportare l’idea di essere lasciata nelle mani di Augusto.
Le condussero in una stanza senza finestre e le incatenarono alla parete, bloccando loro i polsi a due anelli che pendevano dal soffitto.
Le chiusero la bocca con un grosso cerotto e uscirono, spegnendo la luce e lasciandole al buio.
Claudia era affranta. Avrebbe voluto parlare con Cristina, dirle che le dispiaceva e che avrebbe fatto qualunque cosa per toglierla da quella situazione.
Cristina, da parte sua, era terrorizzata. Quando aveva accettato l’incarico non aveva messo in preventivo di trovarsi in quella situazione. Temeva di essere picchiata, ma non di venire rapita. E ora che sarebbe successo?
L’attesa si protrasse per un periodo indefinito, avrebbero potuto essere ore o poche decine di minuti, fino a quando la luce non si riaccese di colpo.
Augusto era in mezzo alla stanza, contornato dai due uomini che avevano imprigionato le ragazze.
“Claudia, sei la mia croce e delizia”, disse avvicinandosi alla ragazza e facendole una carezza sul volto.
“Cosa volevi fare, sabotarmi il computer? Pensavi veramente che uno come me possa tenere del materiale così prezioso sul computer portatile che lascia in ufficio?”.
Claudia mugolò qualcosa, impedita dal cerotto.
“E soprattutto, pensi che uno come me sia così sprovveduto da lasciare un posto come questo privo di sistema di allarme? O di telecamere?”.
Claudia si diede mentalmente della stupida per non aver pensato a questa eventualità.
Augusto le si avvicinò e le mise una mano sotto alla camicetta, accarezzandole la pancia e i seni.
“Spogliate questa puttana!”, ordinò ai due sgherri.
I due energumeni si avvicinarono a Claudia e con una lama affilatissima le tagliarono i vestiti di dosso, riducendoli a brandelli ai suoi piedi.
Era completamente nuda.
Augusto si avvicinò e le accarezzò la pelle con i polpastrelli.
Contrariamente a quanto previsto, Claudia sentì i suoi capezzoli indurirsi.
“Tu sei veramente una zoccola, aveva ragione il professore”, disse Augusto prendendole il seno in mano. Claudia abbassò lo sguardo per la vergogna.
“Non fosse che mi serve che la tua pelle non abbia difetti, per quello che hai fatto ti frusterei fino a farti sanguinare”, proseguì, provocando un altro brivido a Claudia, forse non di paura.
Augusto colse lo sguardo e le passò un dito tra le grandi labbra.
“Tu non dovresti essere eccitata. Vlad! – si rivolse a uno dei due uomini – scopati questa stronza!”.
L’uomo non fece una piega: si mise davanti a Claudia, si abbassò i pantaloni e lo tirò fuori.
Era già in erezione, segno che forse lo spettacolo fino ad ora offerto non gli era dispiaciuto.
Afferrò Claudia per le natiche e la sollevò, insinuandosi nel suo sesso.
Claudia non potè far diversamente dall’allargare le gambe e lasciare che lui la penetrasse. Si fece strada dentro di lei senza fatica e cominciò a scorrere avanti e indietro.
Sentiva la possenza di quell’uomo in quell’atto, non potè evitare di gemere, pur sommessamente.
Il ragazzo venne in silenzio; si sfilò da lei e la lasciò appesa alle catene.
Si sentiva il cuore in tumulto, sia per la paura della situazione in cui si trovava, sia per l’eccitazione di quanto era appena successo.
Augusto le strappò il cerotto dalle labbra.
“Ti è piaciuto, eh zoccoletta!”.
Lei non rispose.
Augusto si volse allora verso Cristina, che teneva lo sguardo fisso verso terra.
“E veniamo a te. Chi cazzo sei?”.
“Lei non c’entra nulla, sono stata io a coinvolgerla”, disse Claudia, inascoltata.
Augusto prese in mano un seno di Cristina e lo strizzò.
“Belle tette, complimenti. Sono vere, giusto?”.
Cristina annuì.
Augusto le slacciò i bottoni della camicetta, scoprendole il reggiseno.
Cristina mugolò qualcosa, così Augusto le levò il cerotto per capire.
“La prego, mi lasci andare. Ho un marito, un figlio…”, ripetè.
Augusto non si curò della lamentela e si fece passare la lama da uno degli uomini.
Infilò la punta del coltello tra le coppe del reggiseno e tirò verso di sè, tagliandolo.
I seni di Cristina sobbalzarono come due palloni.
Augusto le passò le mani sulle tette, stuzzicandole i capezzoli.
Cristina sentì la temperatura alzarsi.
Lei, che nella vita aveva avuto un solo uomo, suo marito, non avrebbe mai più pensato di trovarsi in una situazione simile.
Mai mani diverse da quelle di suo marito le avevano sfiorato la pelle.
Augusto le slacciò i pantaloni e li lasciò scivolare a terra, scoprendo delle mutandine di cotone bianco.
“Te le avrei tolte comunque – disse Augusto indicandole – ma queste non si possono vedere!”.
Le abbassò anche le mutandine; poi con il coltello finì di stracciare anche la camicetta, denudandola completamente.
“Sei molto più bella nuda che vestita, dovresti valutare l’ipotesi di utilizzare questo tuo bel corpicino per qualcosa di migliore che fare figli”.
Le accarezzò i seni e il ventre, provocandole un sussulto.
“Ti prego – disse lei – ho un marito, un figlio…”.
“Stai continuando a ripetere questa cosa, ma ti garantisco che nè a tuo figlio nè a tuo marito sta per capitare qualcosa”.
Si abbassò i pantaloni e tirò fuori il pene.
“Non per altro, ma non posso fare delle preferenze tra di voi”.
La penetrò rapidamente, schiacciandola contro il muro.
Cristina affrontò l’intero rapporto a occhi chiusi, sperando che finisse in fretta.
“Mi sembri un po’ strettina, è un po’ che non c’è traffico da queste parti”, disse Augusto continuando a pompare.
Ansimò un paio di volte, poi venne.
Si slacciò da lei subito e si rivestì, lasciandola sudata contro la parete.
“Sei carina ma devi migliorare in questa cosa, se no non vedo futuro per te”.
Si voltò verso i due ragazzi.
“Su, diamoci da fare, che c’è una serata da preparare!”, disse.
“Ma come, non ci liberi?”, chiese Claudia disperata.
“Tu sei matta! Avete provato a fottermi, e secondo voi pareggiamo i conti con io che fotto voi? Cos’è, uno scambio alla pari? No carine, qui c’è tutta la serata da affrontare, deve rimanervi impressa”.
Passò la mano sul corpo di Claudia che, legata, non potè sottrarsi al tocco.
“Te ne pentirai di questo!”, lo minacciò.
Augusto rise.
“Cosa fai, chiami la polizia?”, la canzonò.
“E perchè no? O vuoi ucciderci per ridurci al silenzio?”.
“Esagerata! E poi non disturbarti, la polizia è già stata chiamata”.
Claudia lo guardò interrogativa.
Augusto si rivolse a uno dei due ragazzi.
“Mario, dille chi sei”.
L’uomo estrasse dalla tasca un tesserino e lo mostrò a Claudia.
“Sovrintendente della Polizia”, lesse lei a fior di labbra.
“Vedi che la polizia l’ho già chiamata!”, disse Augusto. Poi, rivolto all’uomo:”Cosa ha trovato, agente?”.
“Queste due ragazze si sono introdotte fortivamente a scopo di rapina”.
“Ah. Le vogliamo denunciare?”.
“Dipende da lei, signore”.
Augusto guardò verso Cristina. “Avete capito il messaggio: non fate le furbe con voi, che io vi fotto ogni volta che voglio. Stasera ci sarà una grande serata, e voi sarete le uniche protagoniste”.
Cristina sentì un colpo al cuore.
“Non siete chiusi stasera?” , chiese Claudia.
“Siamo chiusi al pubblico; questa sera c’è una serata a inviti, come per tutte le occasioni importanti”.
Si voltò verso Cristina e le pizzicò un capezzolo.
“Stasera facciamo la serata Montecarlo”, disse. “Sapete cos’è?”.
Claudia disse di no.
“E’ ispirata al casinò di Montecarlo, dove, come è noto, il caso regna sovrano. L’ho chiamata così perchè ho preso il vostri telefonini e ho invitato per ciascuna di voi quattro persone a caso prese dalla rubrica del telefono. Quindi stasera dovete essere in forma, perchè ci saranno i vostri amici!”.
Claudia si sentì svenire.
Cristina passò l’ora che la separava dall’inizio della serata con il cuore in tumulto.
In primo luogo per quello che le era appena capitato. Nulla del genere le era mai passato per la testa nel corso della sua vita, era sempre stata una donna di casa.
Non da parrocchia, quello no, però sicuramente mai avrebbe pensato di mettere piede in un night, e sicuramente non come attrazione.
E ora, che sarebbe successo?
Claudia le aveva raccontato, si era spogliata la volta scorsa.
Lei ce l’avrebbe fatta? Lei, che al mare non aveva mai preso il sole in topless per la vergogna?
E poi chi avevano chiamato della sua rubrica?
In quella rubrica c’era chiunque, che rischio stava correndo!
Però che alternative aveva?
Non avrebbe potuto neppure andare alla polizia, visto che erano tutti d’accordo.
Sperò che suo figlio stesse bene e che non sentisse la sua mancanza.
Claudia avrebbe dato qualunque cosa per rompere quelle catene e portare sua cugina lontano da lì. Che a lei facessero qualunque cosa, tanto ormai non sarebbe stata la prima volta, ma Cristina non era da queste cose.
Era stata una scema, avrebbe dovuto chiedere consiglio a qualcuno più esperto di lei. Magari anche a suo fratello: amico o no di Augusto, non avrebbe permesso che questi facesse prostituire sua sorella.
Entrarono Augusto e i due sgherri.
“Dai bambine, l’intervallo è finito!”, disse, mentre i ragazzi le liberavano.
Sentì le braccia formicolare.
“Mettetevi questi!”, gli disse porgendogli due bikini.
Lei ne prese uno nero, a Cristina ne toccò uno bianco.
Quello di Cristina era decisamente striminzito, le tette sembravano sul punto di esplodere da un momento all’altro.
Le conduessero dietro il palco.
“Inizia Claudia che ha già rotto il ghiaccio – disse Augusto con naturalezza, come se la situazione in cui si trovavano fosse la più naturale del mondo – E’ molto facile: fai quello che ti dico e non avrai problemi”.
“Cosa dovrò fare?”, chiese.
“Goditi la sorpresa!”.
“Senti, ma è venuto qualcuno deilla mia rubrica?”.
“Sì, ora ti dico”, consultò un elenco e diede quatto nomi.
Si sentì quasi male: erano un suo ex ragazzo, due sue compagni di scuola e un suo collega!
“Tu sai se sono qui?”, chiese.
“No, non lo so. Comunque quando arrivano firmano un foglio in cui si impegnano al silenzio”.
Capirai che differenza avrebbe fatto!, pensò Claudia.
“E io? Chi hai chiamato dei miei?”, chiese Cristina.
Augusto le disse l’elenco.
Era tremendo: c’erano il padre di un compagno di classe di suo figlio, il padre di un suo allievo (lei era maestra), il suo medico e l’impiegato delle banca in cui aveva il conto!
“No, non posso farcela!”, disse.
“Come vuoi. Se preferisci una denuncia per furto con scasso….”, disse tranquillamente Augusto.
Cristina strinse i denti.
Una musica tecno risuonò nell’aria; Augusto prese un microfono e salì sul palco.
“Amici miei, buona sera! – disse – Benvenuti alla serata Vip del nostro locale, la serata che non viene pubblicizzata sui giornali ma che è sempre tutta esaurita, quella in cui si vedono cose che nessun altro mostra”.
Applauso.
“Molti di voi sono ospiti abituali e vi ringrazio per essere tornati, alcuni invece hanno ricevuto un invito personalizzato e li ringrazio per la fiducia accordata, sono certo si ricorderanno di questa serata per lungo tempo”.
Applausi.
“Ora iniziamo con una bambina cattiva….è qui con noi da poco tempo, ma mi ha già fatto incazzare! E questa sera verrà punita!”.
Le gente rise…se avessero saputo la verità!
“Signori, un applauso per Claudia!”.
Salì sul palco e si portò verso il centro, cercando di sorridere.
Dalla sua precedente postazione non era visibile, ma al centro del palco era eretta una struttura in legno come una cornice di una porta; dalla barra parallela al suolo, in altro, pendevano delle corde.
Augusto invitò Claudia a posizionarsi sotto alle corde e le utilizzò per legarle i polsi in alto, poi si chinò e le legò le caviglie ai pali. Era immobilizzata in una posizione a X.
Applausi dal pubblico.
Per la prima volta Claudia guardò verso di loro, dovevano essere più o meno un centinaio.
“Bene signori, ora voglio un vostro parere. Glielo lasciamo il reggiseno?”, domandò Augusto al microfono.
Si udì un fortissimo Nooooooo dal pubblico.
Si posizionò alle spalle di Claudia e con un movimento esperto le tolse il reggiseno.
Applausi.
“Voglio ancora sapere: gliele lasciamo le mutandine?”.
“Nooooooooo!”.
Augusto si mise davanti a Claudia e le accarezzò il torso con le unghie, poi afferrò i lembi del costume e glielo strappò via.
Era completamente nuda e immobilizzata di fronte a un centinaio di uomini eccitati!
Augusto le accarezzò il sesso con un dito, con indifferenza.
“Ma questa zoccoletta è eccitata! Vi rendete conto!”.
Risate di scherno, qualche fischio.
Claudia avrebbe voluto morire, e proprio in quel momento vide tra il pubblico la faccia del suo collega.
Stava sorridendo, non sembrava nè preoccupato per lei nè intenzionato a salvarla.
Non si rendeva conto di quello che stava realmente succedendo, pensava che lei si fosse messa volontariamente in quella situazione.
“E’ qui per essere punita, invece! Vlad, la frusta!”.
Claudia non vide cosa stava capitando alle sue spalle, ma sentì la frustata sulla schiena.
Un boato del pubblico.
Un’altra frustata.
Un altro boato.
Le diede venti frustate, poi smise, provocando un applauso scrosciante.
Claudia aveva la schiena in fiamme, ma temeva che il suo supplizio fosse solo all’inizio.
Infatti Augusto tornò a posizionarsi davanti a lei, con in mano una borsa simile a quella del dottore della mutua.
“Abbiamo visto prima come questa troia fosse eccitata….dobbiamo porvi rimedio!”.
Aprì la borsa ed estrasse un vibratore. Non era però come tutti quelli che Claudia aveva già visto, ma la superficie era coperta da piccole protuberanze.
Augusto prese dalla borsa una bottiglia, l’aprì e versò il contenuto sul vibratore, coprendolo di una sostanza oleosa.
Augusto la guardò negli occhi, poi senza delicatezza le infilò il vibratore nella vagina.
Claudia capì subito cosa era il liquido che Augusto aveva versato sul vibratore: bruciava!
Sentì l’oggetto insiuarsi fuori e dentro di lei, e ogni volta il bruciore aumentava.
Chiuse gli occhi per sopportare meglio il dolore, ma le sfuggì un gemito.
Come fosse stato un segnale, Augusto smise di penetrarla.
Applauso.
Le sfilò il vibratore da dentro e lei trasse un sospiro di sollievo.
Ripose il vibratore nella borsa e vi estrasse una sottile bacchetta.
“Ora abbiamo bisogno di un volontario. Chi viene?”.
Un ragazzo alzò le mani e venne invitato a salire sul palco.
Quando si avvicinò, Claudia lo riconobbe: era Roberto, il suo ex.
Diventò viola dalla vergogna.
Augusto gli diede la mano e gli chiese se la conosceva.
“Sì, siamo stati assieme”.
“E poi vi siete lasciati?”.
“Lei mi ha lasciato”.
Ululato del pubblico.
“Bene, Roberto…questa sera ha un’occasione fantastica….quella di vendicarti!”
Applausi del pubblico.
“Prima di iniziare, vuoi fare qualcosa? Vuoi toccarla un pochino?”.
Roberto di avicinò e le toccò le tette, poi le diede uno schiaffetto sulla topa.
Claudia non riuscì neppure a guardarlo in faccia tanto si vergognava.
Augusto gli porse la bacchetta.
“Questa bacchetta è magica: dove tocca, fa male! Rilascia una piccola carica elettrica che non è per nulla pericolosa, ma provoca una reazione. Prova!”.
Roberto le toccò velocemente la pancia, e Claudia sentì una scossa, da cui si ritrasse istintivamente.
Il pubblico rise.
“Vorrei vedere le vostre sorelle al mio posto!”, pensò Claudia.
“Dai Roberto, vendicati!”, gli disse Augusto.
Roberto si mise davanti a lei e la guardò negli occhi.
“Questo è per te, stronza!”, e le colpì un capezzolo.
Male!
L’altro capezzolo!
L’ombelico.
Il labbro destro.
Il labbro sinistro.
Il clitoride.
Ad ogni colpo Claudia sentiva come una puntura, che le provocava dolore ma che non rimaneva.
Roberto la colpì per qualche minuto, poi Augusto lo fece smettere.
Applausi del pubblico, mentre il ragazzo tornava al suo posto.
Claudia aveva le spalle indolenzite, ma dentro di lei sperò che non fosse ancora finito.
Le era piaciuta questa cosa, si stupì.
Mentre l’applauso scemava, due ragazzi portarono sul palco un oggetto che a prima vista scambiò per uno di quei cavalletti che si usano per delimitare i lavori in corso.
Capì che non era uno di quelli quando notò due vibratori posizionati sull’asse orizzontale.
“Siamo alla fine, mio caro pubblico, ma come in ogni spettacolo che si rispetti, ora abbiamo il gran finale!”.
Applausi.
I due ragazzi liberarono Claudia dalle corde, ma le ammanettarono subito i polsi dietro alla schiena.
La presero di peso e la portarono accanto al cavalletto.
Si fece silenzio.
“Ragazzi, procedete!”.
La sollevarono e la misero a cavalcioni sul cavalletto.
Come fosse stato un vestito su misura, i due vibratori entrarono perfettamente dentro di lei, uno nella vagina e uno nell’ano.
Si sentì subito riempita.
Notò con panico che i suoi piedi non toccavano terra, ma che il suo peso era interamente concentrato sui due vibratori.
I ragazzi, comese non bastasse, le immobilizzarono le caviglie legandole ai piedi del cavalletto.
“Sei comoda, eh?”, le chiese Augusto, estraendo dalla borsa due pinzette dentate.
I capezzoli di Claudia erano già decisamente duri, e Augusto non ebbe difficoltà a pinzarli con le pinzette.
Claudia strinse i denti, ma non urlò.
Applauso del pubblico.
“Bene, anche per questo gioco abbiamo bisogno di due volontari”.
Alzarono la mano in molti, e uno di questi era il suo collega.
“Tieni questo telecomando”, gli dissa Augusto porgendogli una scatoletta di plastica.
Quando l’oggetto fu nelle mani del collega, Augusto lo invitò a muovere una levetta presente sullo strumento.
Claudia sentì immediatamente il vibratore presente nella sua vagina mettersi a vibrare a velocità estrema.
Ebbe un colpo al cuore, si sentì immediatamente vicina a venire.
“Fai attenzione, è molto sensibile! Questo deve essere uno strumento di tortura, non di piacere! La nostra Claudia non ha ancora espiato le sue colpe”.
La vibrazione cessò.
Si avvicinò poi ad un altro uomo e gli diede l’altro telecomando.
Questi lo provò con delicatezza, e come aveva previsto Claudia sentì vibrare dentro al suo sedere.
“Bene ragazzi, per la seconda parte della serata questo sarà il vostro divertimento! E ora un bell’applauso per Cristina!”.
Claudia non fece in tempo a voltarsi verso sua cugina che dentro di sè sentì un oceano di sensazioni improvvisamente risvegliarsi. Inarcò la schiena e ciuse gli occhi, cercando la posizione giusta per godere.
Cristina sentì qualcuno spingerla sulla schiena, poi si ritrovò a camminare sul palco.
Avanzò fin accanto a Augusto, sentendosi insicura sui sandali a tacco alto.
“Ecco qui, la nostra nuova amica. E’ proprio una brava ragazza: è sposata, ha un bambino….però sotto sotto è una porca!”.
Il pubblico rise, mentre lei non riusciva a condividere l’ilarità.
“Dai Cristina, è sotto gli occhi di tutti!”, disse Augusto, indicandole il seno.
Lei si guardò, constatando come i suoi capezzoli fossero decisamente visibili attraverso il sottile tessuto del bikini.
Aveva seguito il supplizio di sua cugina e si era immedesimata, ma non si era resa conto di essersi eccitata così tanto.
Fece per coprirsi il seno con le mani, ma Augusto la fermò.
Chiamò l’applauso del pubblico e si ritirò dietro il palco, lasciando Cristina da sola al centro del palco.
Partì la musica, e nel suo orecchio risuonò la voce di Augusto:”Balla un pochino, sciogliti”.
Claudia sentì il suo corpo vibrare di sensazioni.
I due vibratori dentro di lei avevano continuato a vibrare a bassa intensità, con la inevitabile conseguenza di averle creato un desiderio sempre più crescente.
Orma non la turbava essere nuda di fronte a tutti, ma venire in pubblico non era ancora un’esperienza così soft.
Combattè contro il desiderio di lasciarsi andare, cercando di pensare a cose sgadrevoli, non ultima la situazione in cui entrambe si trovavano.
Come sarebbe finita la serata?
Si sarebbero limitati a lasciarle andare?
Un vibrazione dentro di lei, nella vagina, e poi un’altra più intensa nel’ano.
Un sospiro, e un crescendo di brividi dentro di lei, quasi nello stomaco.
L’orgasmo arrivò come un’ondata, portandola a piegarsi su se stessa.
Cristina terminò il giro del palco, poi sentì le parole che non avrebbe voluto sentire:”Togliti il reggiseno!”.
Si guardò intorno, forse cercando qualcuno che la salvasse, ma non vide sguardi amichevoli, anzi.
Un terza fila c’era il dottor Zavaglia, l’impiegato di banca con cui lei e suo marito avevano fatto il mutuo cinque anni prima. Sembrava divertirsi.
Portò le mani dietro alla schiena e slacciò il reggiseno.
Le coppe rimasero appoggiate sui seni per qualche secondo, poi con un movimento del busto lo fece cadere a terra.
Applausi.
“Chinati in avanti, falle vedere!”.
Eseguì la disposizione, passeggiando nervosa.
“Strizzati i capezzoli, dai, fai qualcosa!”, le urlò Augusto nelle orecchie.
Con il palmo delle mani si fece inturgidire i capezzoli, ma si sentiva molto in imbarazzo a eseguire certe mosse.
“Sei una tragedia! Dai, togliti le mutande!”.
Cristina si sentì il cuore in gola.
Nessuno l’aveva mai vista nuda, tranne suo marito e la sua ginecologa, e ora avrebbe dovuto spogliarsi di fronte a decine di sconosciuti.
Anzi, magari fossero stati sonosciuti: tra loro c’erano quattro persone che avrebbe per forza rivisto nella vita, e già tremava a pensare a quei momenti.
Fino a che punto Augusto l’avrebbe spinta?
Forse sarebbe stato sufficiente farla spogliare, in fin dei conti era con Claudia che lui aveva il maggiore astio.
E poi si era già scopato Cristina, non era poco.
Si abbassò gli slip del costume con un gesto veloce, come per togliersi un dente.
Il pubblico applaudì, mentre Agusto le disse:”Sei sexy come un cadavere, ringrazia la natura che ti ha dato quel corpo se no saresti ancora zitella!”.
Cristina passeggiò rigida sul palco, notando solo all’ultimo come qualcuno, alle sue spalle, avesse adagiato un materasso.
“Sdariati, zoccola!”.
Cristina si mise a sedere sul materasso, poi vi appoggò la schiena.
“Allarga le gambe!”.
Le allargò timidamente.
“Dai, non farmi perdere tempo….allarga ste cazzo di gambe!”.
Cristina aumentò decisamente l’apertura, sentendo l’eccitazione per quel che stava facendo.
“Bene, Ora masturbati fino a venire”.
“No, non posso farlo!”, rispose lei a bassa voce.
“Tu fai quello che ti dico e basta. Masturbati, puttana!”.
Cristina aveva il fiato corto.
Forse se l’avesse accontentato subito non le avrebbe fatto fare altro.
Appoggiò l’indice sul clitoride, cercando di capire come avrebbe potuto portare a termine una cosa del genere in quel contesto.
Non si era mai masturbata di fronte a qualcuno. Una volta l’aveva fatto accanto a suo marito, ma era stato dopo aver fatto l’amore. Lui era venuto prima di lei, e lei aveva portato a termine l’operazione da sola, quando lui si era addormentato.
Ma era una cosa diversa.
A cosa avrebbe potuto pensare per eccitarsi?
Tra il pubblico avrebbe dovuto esserci il signor Milano, genitore di uno dei suoi allievi.
Era un bell’uomo, senza dubbio. Brizzolato ma giovane, attorno ai quaranta….alto, distinto.
Probabilmente divorziato, perchè non aveva mai conosciuto la moglie e non portava la fede.
La stava guardando? Se aveva risposto all’invito, sicuramente sì. Questo un po’ la eccitava.
Disegnò dei cerchi con il polpastrello, sentendo l’eccitazione crescere.
Claudia ormai non riusciva a più a controllare il suo corpo; era come se, venuta una volta, il suo organismo non riuscisse più a contrastare le sensazioni provocate dai due vibratori.
Anche i suoi due carnefici, forse mettendosi d’accordo, avevano aumentato l’intensità della vibrazione, rendendo più intense le sensazioni.
Guardò verso Cristina che, nuda, si toccava di fronte a tutti. Non avrebbe mai immaginato che ce l’avrebbe fatta, pensava si sarebbe fatta uccidere piuttosto.
Sentì il fiume in piena dentro di sè, e venne inarcando la schiena.
Cristina andava sempre più veloce.
Ormai le sue fantasie nei confronti del signor Milano erano andate molto oltre, e stava sognando di scopare con lui su una spiaggia bianca.
Lui lo immaginava con un corpo scolpito che probabilmente non aveva riscontro nel reale, ma assolveva la sua funzione nella fantasia.
Si adagiò su un fianco per godere meglio del movimento, ma venne richiamata all’ordine dal Augusto.
“La gente è qui per vedere, non per immaginare! Allarga ste gambe!”.
Si espose ancora di più, mentre nel fattempo il livello di eccitazione la spinse a introdurre due dita dentro di lei.
Ora non erano pù sensazioni, si stava veramente scopando da sola.
Inarcò la schiena, puntando i seni verso il soffitto, poi venne quasi urlando.
Si abbandonò sul materasso, respirando affannata, mentre il pubblico applaudiva.
Augusto venne verso di lei e la aiutò ad alzarsi.
“Avete visto che brava la nostra Cristina? Secondo me dovremmo chiederle di venire qui più spesso”.
Il pubblicò apprezzò lo scontato gioco di parole con una risata.
“Posso andare? E’ fiinita?”, gli chiese lei a bassa voce.
“Ora abbiamo una nuova prova, per cui ci serve un volontario”, disse Augusto.
Cristina guardò verso il pubblico, individuando il signor Milano.
Lo guardò fisso, cercando di fargli capire che voleva che il volontario fosse lui. Non sapeva cosa ci fosse in ballo, ma meglio con lui che con uno sconosciuto.
“Vieni tu”, gli disse con il labiale.
L’uomo capì, si alzò e si portò sul palco.
Augusto lo fece presentare, lo sciolse con qualche battuta e poi lo esortò a spogliarsi e lo fece sdraiare sul materasso.
Il contesto non doveva essere facile per lui, perchè non aveva neppure un centimetro di erezione.
“Cristina, aiutalo un po’”, gli disse Augusto.
La ragazza si inginocchiò accanto a lui, cominciando ad accarezzargli il membro.
“Mi dispiace, posso spiegare”, gli disse sottovoce.
“No, non c’è problema. Ognuno di noi ha una sua perversione”.
Il membro del signor Milano cominciò a reagire sotto le carezze di Cristina.
“No, non sono una perversa – spiegò lei – E che sono stata….”
Avrebbe voluto dire “costretta”, ma Augusto la interruppe.
“Montagli sopra”, le disse nell’orecchio.
Cristina lo scavalcò, allargò le gambe e lascio che il membro di lui le entrasse dentro.
Dopo la masturbazione era molto lubrificata, così non ci fu il minimo attrito.
Dentro di lei , sentì il pene di lui rassodarsi completamente.
Aveva appena sognato quella situazione, era curioso realizzarla in così breve tempo.
Solo una parte di lei pensò al fatto che fino al giorno prima avrebbe potuto dire di aver avuto un solo uomo nella sua vita.
Cominciò lentamente ad alzarsi e ad abbassarsi, lasciandosi esplorare dell’altro uomo.
“Stai ferma, chi ti ha detto di muoverti?”, le disse l’auricolare.
“Ora ci servono altri due volontari!”, annunciò Augusto al microfono.
Cristina si sentì prendere dal panico, istintivamente fece per alzarsi.
Milano la afferrò per i fianchi e la trattenne:”Ferma, stai tranquilla!”.
Salirono sul palco uno sconosciuto e l’impiegato di banca.
Sembravano entrambi molto su di giri, tanto che non fecero la minima difficoltà a spogliarsi e presentarsi già “pronti” all’appuntamento.
“Piegati in avanti!”, ordinò Augusto a Cristina.
Lei si chinò, appoggiando il seno sul petto di Milano.
Sapeva cosa l’aspettava, e chiuse gli occhi preventivamente.
L’uomo si posizionò dietro di lei e, con un movimento veloce, la sodomizzò.
Per lei era la prima volta, e non potè evitare di urlare.
Ora provava una sensazione assolutamente inedita: due membri sconosciuti erano dentro di lei. Si sentiva estremamente piena, una parte di lei era anche compiaciuta di essere nelle attenzioni di due uomini.
Il terzo si posizionò davanti a lei, e non ci volle nessun ordine per farle capire cosa fare.
Aprì la bocca e accolse il membro dell’impiegato di banca dentro la bocca.
“La prossima volta venga da sola in banca”, le disse.
Cominciarono a muoversi tutti e tre.
Cristina non riusciva a controllare la sincronia del movimento, così decise di non assecondarli: rimase come paralizzata, in balia di tre cazzi, ognuno con un movimento indipendente.
Non riusciva a pensare a nulla, se non che il suo corpo non era che uno strumento di piacere per tutti e tre, oltre che per il pubblico che guardava.
Non era più una donna, e tantomeno una madre o una maestra: era solo un corpo, come un bambola gonfiabile o come una prostituta.
Forse più una prostituta.
Il primo a venire fu il bancario, seguito da quello dietro.
Si sfilarono, e lei potè continuare con il signor Milano, fino a quando non venne anche lui.
Lei venne poco prima, e glielo urlò in faccia.
Gli uomini scesero dal palco con discrezione, lasciandola quasi esanime sul materasso.
Un applauso si levò dal pubblico, e in quel momento Claudia sentì i vibratori spegnersi dentro di sè.
Ancora un paio di minuti e sarebbe arrivata al suo settimo orgasmo.
Tornarono i due sgherri sul palco, le sciolsero i polsi e le caviglie, quindi la sollevarono di peso.
Sentì i due vibratori uscire dal suo corpo dopo che per una mezz’ora erano stati un tutt’uno, provando una sensazione quasi di svuotamento.
Quando appoggiò i piedi per terra traballò leggermente, tanto era provata.
Godere stanca, evidentemente.
Cristina si alzò in piedi e sorrise verso il pubblico, che tributò loro un ultimo applauso, prima che Augusto le conducesse finalmente nel restro.
Consegnò loro dei vestiti presi da un armadio, visto che i loro erano stati sbrindellati.
“Ecco, prendete questi, dovrebbero andarvi bene. Ragazze, non voglio più problemi con voi, siamo intesi?”.
Entrambe annuirono con la testa.
“Questa sera vi ho punito, ma avrei potuto essere molto più crudele con voi. Non fate cazzate”.
Uscirono in strada e si riavviarono con l’auto verso casa.
Claudia pensava che non aveva comunque risolto il suo problema, visto che Augusto era ancora in possesso del filmato. Inoltre, come avrebbe dovuto fare con il suo collega che aveva assistito alla serata? Gli avrebbe detto di stare zitto e gli avrebbe fatto credere che quella era una cosa normale per lei? O sarebbe stato meglio dirgli la verità, cosicchè magari lui avrebbe anche potuto aiutarla?
Cristina invece pensava a come fosse cambiata la sua vita.
Non era solo per aver scopato con altri uomini. Il problema era che le era piaciuto. E come si sarebbe comportata con il signor Milano.
Entrambe avevano la sensazione che la storia fosse tutt’altro che conclusa.
Ciao volevo semplicemente ringraziarti per questo bellissimo racconto ; i personaggi ,la trama,lascrittura sono degni di fare parte di un…
Due gemelle come protagoniste scatenano le mie più turpi fantasie. Se il giorno che stavo per cominciare la stesura del…
W-O-W! Non scherzavi quando dicevi che questa sarebbe stata più hot. E devo dire che di carne al fuoco ne…
Questo è forse il capitolo più noioso dell'intera storia, prometto che i prossimi saranno più "ad alta temperatura", come dicono…
Breve, ma d'impatto. Interessante. Attendo il seguito!