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Racconti di Dominazione

04 – Punizione

By 7 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

ti voglio da me,
voglio vedere il tuo sguardo impaurito mentre attraversi la soglia di casa immaginando cosa ti aspetta.
“Entra, muoviti, il letto sai dov’è.” ti dico secco.
Mi guardi per un attimo, poi abbassi lo sguardo e entri in silenzio, hai quasi paura di fare rumore.
Percorri il corridoio ed apri la porta. Ti vedo entrare in camera e sederti sul letto, tranquillo chiudo la porta e mi sposto in cucina, ho voglia di un caffè, caffè bollente. Non ti dico nulla, tu già sai cosa fare.
Sento che ti stai spogliando, rimani solo con gli slip ed il reggiseno.. Sapendo del tuo arrivo ho messo la tazzina nell’acqua bollente. E’ li già da 10 minuti, la prendo con tutte le accortezze del caso e la metto sollo la cacchina del caffè, mi affaccio per un attimo, ti vedo li ferma che aspetti, appena mi vedi abbassi lo sguardo. “Sto arrivando, troietta!, vengo a prendere il caffè da te, non ti preoccupare”.
Ti sento bisbigliare “S-si, sissignore, come vuoi tu”. Ho dovuto fare in fretta, la tazzina è bollente davvero. Sei fortunata che il piattino non lo è altrettanto ma sarebbe stato troppo.
Arrivo col caffè fumante e mi siedo in poltrona. Ti guardo e dico, “vieni qui, inginocchiati accanto a me”, lo fai senza discutere, “vieni qui, dolce bambolina, poggia la testa sulla mia gamba”. ti dico, ubbidisci e poggi la testa sulla mia gamba, all’altezza dell’inguine, ti appoggi a me come fossi il tuo cuscino. La mia mano scivola tra i tuoi capelli corvini. Ti accarezzo, sei tranquilla, rilassata. Con l’altra mano poggio la tazzina sulla tua schiena, l’intenso calore si fa gridare, “brucia, hai, mi fa male” ma non osi muoverti. Ti mordi le labbra per resistere al dolore, sai che se ti muoverai cadrà il caffè, caffè bollente.
Ora che ho posato la tazzina sul tuo fondo schiena prendo il frustino che è accanto alla poltrona, “Come era il caffè che hai preso in ufficio, era buono?”
Splat, parte un primo colpo sulle tue natiche, “allora, com’era?” splat, un altro colpo.
Non riesci ancora a parlare, “rispondi, il caffè era buono?”, SPLAT, questa volta ti colpisco con maggiore decisione, il colpo va oltre la natica e ti colpisce pure l’interno coscia, sussulti appena un po tanto che il caffè fumante schizza un po fuori, ma non cade sul tuo corpo. “Scusa, non volevo lasciarti così” mi dici singhiozzando, “ma le colleghe mi hanno trascinato con loro”. SPLAT, “ahi, mi fai male, ti prego perdonami”, SLPAT, stavolta sobbalzi per il colpo, ed il caffè schizza fuori dalla tazzina rovesciandosi in parte sulla tua schiena, “ahhhhh” mormori stringendo forte i denti e mordendo la stoffa del mio pantalone.
“la prossima volta non provare a lasciarmi così, di punto in bianco, intesi!”, “INTESI?” ti urlo avvicinando il mio volto al tuo. Vedo delle grosse lacrime scorrere dai tuoi occhi che mischiandosi al mascara ti rigano le guance. “Va bene, non lo faccio più, te lo prometto” mi dici. “ora va meglio, puttanella mia”. Tolgo la tazzina dalla tua schiena e la poggio a terra, ti faccio girare, sempre inginocchiata. Adesso mi mostri le spalle, il tuo culo e rigato dai segni nitidi del frustino. Mi alzo, mi chino su di te e lecco il caffè caduto sulla tua schiena. Il sapore è fantastico, dolce come dolce è la tua magnifica pelle. Mi soffermo con lentezza a leccare ogni residuo di caffè. Poi, finito di fare ciò, mi risiedo e ti dico “rivestiti e vai via”. Senza dire nulla ti rialzi e ti rivesti mentre io seduto rimango a guardarti, oramai sei rivestita e con una lentezza che solo tu sai infondere ai tuoi gesti ti giri verso di me, ti guardo, i tuoi occhi sono lucenti come diamanti, “vai” ti dico di nuovo. Ti vedo uscire dalla stanza, sento il ticchettio dei tuoi passi lungo il corridoio, la maniglia della porta che si apre. Tonf, il sordo rumore della porta chiusa dietro le tue spalle. Ascolto il silenzio assordante che lasci. Mi alzo e mi sdraio sul letto, “ti desidero come non mai” penso tra me e me, socchiudo gli occhi e mi lascio andare ad un sonno ristoratore.

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