Ricevo un video sul gruppo telegram “le voglie di L.”, che ovviamente si autodistrugge dopo alcuni secondi: il video ritrae L. messa a pecorina, con la “cameriera” A. che le infila un enorme dildo nel culo, dilatandolo a dismisura, e poi A. che chiede “va bene così Padrone?”, indicando l’enorme buco che è diventato l’ano di L.
Scuoto la testa e penso a come togliermi da una situazione che mi è sfuggita di mano e che potrebbe portarmi parecchi guai se non la blocco o se non mi levo immediatamente.
Vero è che la situazione mi eccita parecchio, che L. è del tutto dominata dal Padrone, che altri non è che il mio amico D., che il marito di L. ormai è del tutto succube del padrone, a livello psicologico e a livello monetario, il che ci mette abbastanza a riparo da colpi di testa particolari, che non sto più partecipando a questi giochetti, però il fatto che sia sempre un po’ coinvolto non mi piace, perché un uomo disperato può fare qualunque cosa ed io non so quanto disperato sia ormai il marito di L.
Di L. non sono preoccupato, ormai non solo è succube, ma partecipe dei loro giochi.
Ripenso a come è cominciata, una storia talmente scabrosa che non me la sono nemmeno sentita di raccontarla a R., che è sempre stata la mia confidente e che, in quanto a perversione, avrebbe da insegnare a molti: questo per dire il livello di depravazione cui siamo arrivati.
Conosco D., ormai per tutti il Padrone, perché frequentiamo lo stesso circolo di tennis (ora padel, ormai è questo il gioco del futuro): si tratta di uno di quei circoli storici della citta, frequentato dalle persone dell’alta società cittadina, cui mi ero iscritto sia per il tennis, che mi piaceva come sport, sia per avere dei contatti interessanti a livello di professioni: i soldi si fanno coi ricchi, non coi poveri ovviamente.
Ben presto mi resi conto che al di là della facciata e della buona educazione, maschera per ogni tipo di nefandezze, vi erano degli odi atavici fra le varie famiglie e fra alcuni soggetti: leggendario era l’odio fra D. ed il povero R., ovvero il marito della L.
Tanto stronzo il primo, quanto idiota il secondo, ed il seguito del racconto proverà la verità di queste parole…
Per farla molto breve, il povero R. era titolare di una impresa che, complice la crisi, attraversava un periodo difficilissimo: lo spettro della chiusura, della povertà e del discredito incombeva, ragione per cui R., disperato, accettò l’aiuto di D. (o, per meglio dire, fu quest’ultimo che si propose al primo…), che gli imprestò alcune somme di denaro, che divennero sempre più ingenti man mano che R. non riusciva a pagare.
Il debito è una trappola da cui, una volta dentro, non si esce più, come scoprì a sue spese R.
Si arrivò al punto che D. acquistò l’immobile dove abitava R., permettendogli di vivere dentro tramite un regolare contratto di locazione; so tutto questo perché sono stato io ad aiutare giuridicamente D. a distruggere economicamente R.: nessuno scrupolo, i soldi sono soldi, anche se a mia discolpa va detto che non immaginavo minimamente che piega avrebbe preso la situazione.
Quando R. non riuscì a pagare nemmeno il primo mese, partimmo con lo sfratto: la gioia di vedere buttati fuori di casa i suoi storici nemici era troppo grande per D., che poteva essere frenato solo da una gioia ancora più grande, ovvero trasformare L. nella sua schiava sessuale.
L. è una donna mora, dai capelli lunghi, con una quarta abbondante di seno: avrà sui 40 anni, ma una vita di assoluto fare un cazzo, alternata a palestra e dieta ferrea, le ha consentito di mantenersi snella. Insomma, la classica quarentenne che tutti abbiamo sognato nelle nostre fantasie erotiche.
Non solo, ma è anche abbastanza altezzosa e, provenendo da una famiglia povera, ha visto nel matrimonio col cornuto lo stacco sociale tanto agognato, trasformandosi però in una snob, con la fastidiosa tendenza a guardare dall’alto verso il basso tutti quelli che non considera suoi pari, ovvero il resto dell’umanità.
Grazie anche al mio aiuto, si decise che lo sfratto sarebbe stato sospeso se R. avesse trovato i soldi per pagare, ma nel frattempo io e D. avremmo potuto godere dei favori sessuali della moglie L. come compensazione; l’idea era assolutamente idiota, ma incredibilmente R. accettò, perché la disperazione di diventare poveri rende del tutto ciechi rispetto alle conseguenze.
Bisogna anche sottolineare la bravura di D., un maestro in questo genere di situazioni: ci va costanza e capacità nel cuocere a fuoco lento una persona per mesi, prima di colpire, e nell’individuare le persone da colpire, capendo che sotto sotto L. era una donna cui piace essere dominata.
La prima volta che abusammo di L. fu memorabile.
D. creò, su mio suggerimento, il gruppo telegram, dove iniziò a scrivere le regole: voleva che ad attenderci ci fosse, sul pianerottolo della loro abitazione, R. e L., il primo doveva andarsene dopo averci fatto entrare, la seconda doveva vestirsi con un micro abito, con scollatura molto profonda sul davanti, senza intimo.
Ci facemmo anche mandare diverse foto di L., in diverse posizioni, finché D. non decise che un vestito nero con qualche brillante, che arrivava appena sotto al pube, non andasse bene.
Arrivammo sul pianerottolo del loro appartamento e, devo dire con mia grande sorpresa, li trovammo esattamente come avevamo chiesto: io pensavo di incontrare la polizia, invece R. ci aspettava a testa bassa, mentre L. con una faccia fra lo stupito ed il perplesso era rimasta sulla soglia di casa.
“dille di uscire alla mogliettina, così chiunque passa del condominio la può vedere” ordinò D.
Con mia somma sorpresa, L. obbedì ed uscì sul pianerottolo: era veramente una bella figa, vestita da troia, e l’idea di poterne abusare me lo fece diventare bello dritto.
D. si prese il suo tempo, guardò che L. non indossasse nulla, poi cacciò in malo modo R.
“va bene, ora vatti a prendere un caffè, torna quando te lo diciamo noi”.
“ma perché anche l’avvocato?” piagnuculò il cornuto.
“cazzo credi, che la parcella che gli pago sia gratis per te?” rispose D., entrando in casa e chiudendo la porta, lasciando il povero R. fuori nell’angoscia più totale.
L. ci implorò di smetterla, sostenendo che lo scherzo era durato fin troppo, ma D. si stancò presto di queste lagne.
“ascolta, te lo dico una volta e non te lo ripeto più: se quel coglione di tuo marito non paga, tu sei mia, capito?” le disse strattonandola per i capelli.
“sono stato chiaro” le chiese ancora, visto che non rispondeva.
L. annuì.
“bene, vediamo se sono stato abbastanza chiaro: tieni presente che se non fai quello che diciamo, l’avvocato qui esegue lo sfratto, poi lo dici tu ai tuoi figli e alle tue amichette perché sei stata buttata fuori da casa tua…ah, no, che scemo, adesso è casa mia!” concluse ridendo.
“ho capito” ammise a testa bassa L. “farò quello che mi dite di fare”
“bene” riprese D. “portaci due bicchieri di vino, di quello che ti ho mandato ieri”
io seguii docilmente D., che mi fece accomodare sul divano di fianco a lui, mentre L. andò a prendere i bicchieri per poi portarceli.
“brava troia” disse D. “ora mettiti sul tappeto a gambe larghe e facci vedere come ti masturbi”
L. era completamente scioccata dalla richiesta e rimase immobile.
“senti” le disse “non mi sono spiegato, io ti dico cosa fare e tu lo fai, intesi? Se non ti va, dimmelo e ce ne andiamo, se invece hai capito, esegui gli ordini senza ritardo ok? Non sono un tipo paziente”
Con mio sommo stupore, invece di mandarci a quel paese e chiamare la polizia, trattenendo un singhiozzo L. si sedette di fronte e noi e, sollevandosi la gonna, infilò un dito nella figa.
“due dita” mi sorpresi a dire io.
L. eseguì.
D. si tolse i pantaloni ed io lo imitai.
Lo spettacolo era eccitante: L. davanti, a gambe larghe, che si masturbava infilandosi le dita nella figa, mentre io e D. sorseggiavamo un bicchiere di vino.
“basta così” ordinò “vieni qui e facci vedere come sai succhiare i cazzi, scommetto che tuo marito non ce l’ha così grosso vero?”
In effetti quello di D. era abbastanza impressionante, non tanto lungo ma molto grosso come circonferenza.
L. si avvicinò ed iniziò a prendere in bocca quello di D., poi passò al mio, poi tornò a D.: forse si era rassegnata o pensava di cavarsela con un pompino, fatto sta che fece il suo dovere.
“fammi una bella spagnola” ordinai.
L. guardò D., che annuì: mi prese il cazzo e se lo mise fra quelle immense tette, leccando la cappella che fuoriusciva.
“scopiamocela dai” mi ordinò D.
Presi L. e la misi a pecorina sul divano, le aprii per bene la figa, che con mio stupore era già bagnata e, mentre stava succhiando il cazzo del mio amico, le misi il mio nella figa.
Me la scopai di gusto per un paio di minuti, poi D. reclamò il suo turno.
Allora L. si mise sopra D. per farsi infilare per bene, mentre io in piedi glielo mettevo in bocca: da quando era iniziata, i due buchi di L. erano sempre pieni dei nostri cazzi.
“guarda che tette da troia” mi disse D. indicando i seni di L., che ballavano senza ritegno sotto i colpi suoi e miei.
“e hai visto come è bagnata?” gli chiesi.
“questa troia ha una voglia di cazzo tenuta nascosto troppo a lungo, te lo dico io” concluse D.
Ce la stavamo sbattendo con forza, le stavamo sfondato la figa ma io ero abbastanza al limite, probabilmente D. se ne accorse perché decise di cambiare posizione per il gran finale.
Fece sedere L. sul pavimento, con la schiena appoggiata al divano, a gambe larghe: io mi misi in piedi sopra di lei, il mio cazzo entrava direttamente nella gola della povera L. che faceva fatica a contenere i miei colpi, mentre D. si sdraiò sotto di lei e le infilò il cazzo nella figa, ormai abbastanza allargata dal trattamento.
Venimmo quasi contemporaneamente, io nella bocca e D. nella figa, poi ci accomodammo sul divano, mentre L. tossiva ed ansimava per il trattamento ricevuto.
“pulisci bene tutto” ordinò D. indicando i nostri cazzi.
L., la cui faccia era stravolta ed era ormai in balia degli eventi, eseguì senza nemmeno discutere: si avvicinò al mio cazzo e lo pulì con la lingua, asciugandolo per bene, poi ripeté lo stesso trattamento a quello di D.
“portaci un altro bicchiere di vino, va” ordinò D.
L. eseguì, poi si accucciò ai nostri piedi come chiesto dal padrone, che col vino in mano iniziò a filosofeggiare.
“ascolta” le disse “la colpa di questa situazione è di tuo marito, questo è un dato di fatto. È un cretino ed io ne ho approfittato, tutto qui”
Sorso di vino
“ora” continuò “non pensare nemmeno per un istante che finisca qui, perché tanto tuo marito i soldi per pagarmi non li avrà mai: tu sei mia, di mia proprietà, e farai tutto quello che vorrò, perché hai paura delle conseguenze e perché, vedrai, ti piacerà il trattamento che ti riservo”.
L. protestò, dicendo che mai avrebbe apprezzato quella situazione, che lei non era così e che…
“bla bla bla” la prese in giro D. “comunque non me ne frega un cazzo, tu farai quello che ti dico, sennò le conseguenze le sai, decidi tu se divertirti o subire, a me non cambia nulla” tagliò corto.
Ci alzammo e ci rivestimmo.
“ci vediamo la settimana prossima” promise D. “preparati perché ci divertiremo, anzi da domani arriverà in casa una nuova cameriera, si chiama A., è albanese, il tuo maritino sa già tutto, vedrai ti piacerà”
Mai affermazione più subdola, noi ci divertimmo di sicuro, lo stesso non posso dire della povera L.
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........