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Racconti di DominazioneRacconti Erotici

il condominio delle vedove – Capitolo 1

By 27 Luglio 2024No Comments

Capitolo 1 – Inizio di una nuova vita

Trasferirsi in una nuova città è sempre un misto tra aspettative, nuove avventure, apprensione (poca a dire il vero). Avevo proprio bisogno di ricominciare dopo la fine della relazione con Giulia che durava da tre anni.
Dopo qualche mese di ricerca puntai l’obiettivo su un paese di pochi abitanti sulle colline toscane e ho preso l’occasione al volo. Sono un fisioterapista di professione.
Già da qualche settimana ho aperto un contratto di affitto di un trilocale in un condominio di 8 appartamenti, una bella palazzina devo ammettere, tenuta bene, di recente restyling e con un bela zona verde intorno.
All’arrivo alla stazione del paese poca gente in giro, sarà per l’arrivo imminente di un temporale, sarà che il paese è piccolo, ma va bene così, fuggito dal caos di Milano, essere qui è rilassante. Mi incammino verso l’agenzi per ritirare le chiavi dell’appartamento. Mi accoglie una bella signora sulla cinquantina, capelli corti biondi, bel viso e due bellissimi occhi verdi, vestita in camicetta bianca, jeans e sneaker bianche. Fisico tonico e snello e non posso esimermi dal guardare un bel paio di tette che ad occhio saranno una bella seconda soda. “Buongiorno, sono Sara, piacere”, e io rispondo educatamente “buongiorno, Carlo, sono il nuovo inquilino”. “Certamente Carlo, lo immaginavo, non c’è molto movimento in questo paese, da cosa scappa?”. La domanda mi sorprende, ma sto al gioco “diciamo da una città nevrotica, da una donna altrettanto nevrotica e da una relazione finita male”. “Mi spiace, qui è il posto giusto per ricominciare. Anche io sono arrivata qui da Roma dopo la morte di mio marito due anni fa”. “Mi spiace” dico io, “o non si deve dispiacere, la vita va avanti e qui è un buon posto per ripartire”.
Per prendere le chiavi appese ad un pannello gira attorno ad una scrivania e mi da le spalle, il mio sguardo si dirige dritto su un bel sedere contenuto dal jeans attillato. Tolgo lo sguardo giusto un secondo prima che Sara si volti per venire verso di me con le chiavi. “ecco le chiavi Carlo, ci vedremo spesso credo”, io un po sorpreso rispondo “bhe, certo, il paese è piccolo…”, “anche, ah ah, abito anche io in quel condominio, secondo piano”, “ahn, bene, così magari se avrò bisogno di qualche dritta su come muoversi in questo paese, magari, ti romperò le scatole”, “ma dai, figurati se rompi, sarà un piacere”. Uscii dall’ufficio per dirigermi verso il condominio, Sara mi aveva dato le giuste indicazioni e dopo qualche centinaio di metri lo trovai, è proprio come me lo aspettavo, carico, nel verde, pulito. Armeggiai un po con le chiavi prima di trovare quella giusta per aprire il cancelletto che dava accesso al vialetto pedonale. Aperto il cancelletto mi incamminai con il trolley e un borsone che appoggiai vicino alla porta di ingresso per cercare la chiave giusta. Ma la porta si aprì ancora prima che inserissi la chiave e di scatto feci un passo indietro. “O mi scusi, non volevo spaventarla”, rimasi colpito dalla figura che avevo davanti a me, una bella ragazza capelli lunghi neri raccolti a coda, top e pantaloncini da jogging, scarpe in tema. Sulla trentina, forse qualcosa di più, alta circa 1,70 fisico molto, molto atletico e il top che a mala pena conteneva una bella terza. “Tu devi essere il nuovo inquilino, piacere Maria, sto uscendo per la mia sessione di corsa giornaliera”. “Ciao Maria, si sono appena arrivato”, “scusami ma devo andare, sai, ho giusto un’oretta di tempo e non posso perderla, ah ah, ci vediamo in giro”. Indossò le cuffie e partì di corsa, impossibile non voltarsi per vedere il alto B, non so perché, o forse si, ma mi partì una erezione. Mi ripresi e entrai nell’atrio, il mio appartamento è al secondo piano, presi l’ascensore e salii. Giunto al piano, trovai subito la chiave per il portoncino ingresso, entrai e posai il borsone e parcheggiai il trolley. L’appartamento era molto carino e spazioso, un bel soggiorno con divano addossato alla parete con innanzi una TV da almeno 50”, sulla destra una porta scorrevole che dava su un ampio terrazzo, mi incamminai verso il terrazzo che dava sul giardino alberato, solo silenzio e il canto degli uccelli, magnifico. Avevo voglia di una bella doccia. Mi spogliai buttando tutto sul divano e nudo mi incamminai verso il bagno, molto spazioso e con sanitari moderni e una bella finestra che era aperta a vasistas. Feci scorrere l’acqua della doccia e nudo mi incamminai verso la cucina sperando di trovare una birra fresca in frigorifero. La cucina mi sorprese, stile americano, con bancone e ampio piano cottura. Aprii il frigorifero ma era desolatamente vuoto. Tornai in bagno e mi ficcai sotto il getto tiepido della doccia. Lasciai che l’acqua mi avvolgesse dalla testa ai piedi, ma siccome sono un maschio basico e con il sistema cardiocircolatorio funzionante…il pensiero dei due incontri di questa mattina mi facere scattare una erezione spontanea.
Ero assorto nei pensieri con la mano che stava andando verso il cazzo eretto e duro per dare sfogo alla eccitazione quando suonò il campanello della porta ingresso. Cercai un asciugamano grande e per fortuna almeno quelli c’erano, stipati su un portasciugamani proprio fronte doccia. Lo legai in vita e scalzo mi diressi verso la porta. Dallo spioncino vidi che era Maria vestita ancora in tenuta da jogging e tutta sudata. Aprii la porta non senza imbarazzo, l’erezione non era scesa del tutto e qualcosa si poteva percepire. “scusa, ti ho disturbato?” “ero in doccia, ma stavo uscendo” mentii. “posso entrare? La doccia di casa mia è rotta e prima che tu arrivassi, usavo quella di questo appartamento, ho una copia delle chiavi, me le ha lasciate Sara dell’agenzia, che come ti avrà detto vive qui, stai usando un mio asciugamano” mi disse indicandolo e non poté non notare il residuo della eccitazione. Mi scostai e la feci entrare, “mi dai un minuto che finisco di asciugarmi e ti lascio il bagno”, “si si scusa tu se ti ho scombussolato”, “non preoccuparti, finisco in due minuti”, “intanto se non ti spiace mi siedo in terrazza”, “fai pure”. Tornai in bagno ma volutamente lasciai la porta aperta, dal terrazzo si poteva vedere, tolsi l’asciugamano e mi asciugai tutto il corpo.
Girai appena il capo per vedere cosa stesse facendo Maria e me la ritrovai sulla porta del bagno, indossava solo uno slip bianco sudato che era diventato trasparente, “posso? Dovrei fare pipì”, la feci passare, il mio cazzo si drizzo di colpo “vedo che non sei gay, ah ah “, tenni lo sguardo su di lei che abbassò le mutandine, si sedette sul wc e liberò la vescica continuando a guardarmi negli occhi. “Ti va di pulirmela con la lingua?”, “scusa?”, “si hai capito bene, vieni, inginocchiati davanti a me e me la pulisci, ti fa schifo?”, “no”, mi avvicinai, mi prese in ano il cazzo e mi tirò per terra di fatto costringendomi ad inginocchiarmi, avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrando mi disse “se me la pulisci per bene magari dopo ti premio”, mi mise la mano dietro la nuca e mi accompagno il viso tra le sue gambe che nel frattempo si erano allargate. Posai la lingua sulle labbra e sentii subito un sapore misto di sudore e urina, ma la cosa strana è che mi eccitai ancora di più. “Se vuoi il premio devi fare una bella pulizia profonda, dai su, non essere timido”. Stavo per portare le mani sulle sue labbra per aiutarmi ad aprirle ma lei me le bloccò dietro la schiena “Carlo, solo la lingua, la stai lavando, mica la stai masturbando”. Passai la lingua prima sulle labbra esterne, poi sulle interne alla fine da sotto fino a sopra e girando intorno alla clitoride”, “ecco bravo, così va meglio” poi mi tolse la testa, prese il cazzo ancora duro e mi rimette in piedi, avevo il cazzo alla altezza della bocca. Con un mano tenne le palle stringendole appena e appoggiò la lingua sulla cappella scoperta, dura e rossa. La insalivò per bene, ciucciandola manco fosse un ghiacciolo, poi infilo in bocca prima la cappella, poi l’asta e con sincronismo perfetto mano bocca mi spompinò, non mi accorsi che la mano che teneva le palle stava scendendo verso il buchetto, massaggiò un po l’apertura e poi mi infilò delicatamente un dito nel culo, non so perché ma allargai le gambe come per agevolarla. Smise di spompinarmi, “voltati”, mi voltai, con le mani mi piegò a 90 mi allargò ancora le gambe e mentre con una mano mi segava sentii la sua lingua insinuarsi tra le chiappe e leccarmi il buchetto cospargendolo di saliva. All’improvviso deve aver sentito la risalita della sborra pronta ad esplodere perché si staccò e strinse la base dell’asta “non adesso, non adesso”, si alzò dal wc ed entrò in doccia “resta qui in bagno con l’asciugamano pronto per quando esco, grazie”.
Rimasi come un fesso ad aspettare nella speranza che finisse quello che avevamo iniziato, ma rimasi deluso. Me ne stavo li a guardarla mentre si insaponava, indugiando sulle tette, sulla fighetta rasata, tra le chiappe, un apio di volte si mise a 90 per prendere il bagnodoccia e lo shampoo mostrandomi tutta la sua mercanzia seminascosta dalla schiuma. Uscì dalla doccia e la avvolsi con delicatezza nell’asciugamano, “Grazie, adesso puoi anche andare a vestirti se vuoi, io esco in asciugamano e vado a casa mia, grazie per la doccia, domani dovrebbe essere riparata la mia e non ti recherò più disturbo”, stavo per dirle che non era un disturbo che lei stava aprendo la porta per uscire, si fermò e si voltò “complimenti per tutto Carlo, non sei niente male, ahn a proposito, se vuoi stare al gioco, non toccartelo e non venire fino a quando non ti sarà detto esplicitamente, ma non devi per forza stare al gioco, vedi tu, sappi che ti divertirai se ci stai” e chiudendo la porta se ne andò.

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ANDREA67B

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