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Racconti di DominazioneRacconti Erotici

il condominio delle vedove – Capitolo 3

By 29 Luglio 2024No Comments

Capitolo 3 – Aprire bottega

Non dormii molto quella notte anche perché fare pipì con l’uccello chiuso in gabbia non era sempre facile e soprattutto quel senso di impotenza e si, di sottomissione era molto sfiancante e umiliante, ma credo fosse proprio quello lo stato d’animo in cui volevano che io stessi. Cominciavo quasi a pentirmi di avere aderito al gioco. I pensieri erano tanti, rivivevo Sandra, Maria, Arianna…ognuna me la sarei scopata a dovere ma ho la sensazione di essere finito nella loro rete.
Mi addormentai stremato.
Fui svegliato dal bussare alla porta. Mi destai di corsa e andai alla porta, era Maria con in mano la colazione, brioche e caffè.
Non mi ero reso conto che ero completamente nudo finché non aprii la porta e vidi Maria guardarmi l’uccello e con espressione per niente sorpresa mi disse “spero proprio che la mia offerta vinca, ho in mente un bel po di cosette”, “scusa?” le dissi, “ma si dai, le offerte per la vincita della chiave per liberarti l’uccello”, “ahn ecco, ma guarda un po in che guaio mi sono messo”, “vuoi che facciamo colazione qui sull’uscio o posso entrare?”, “ahn si, scusa, entra”. Maria era vestita con pantaloncini e una canotta senza reggiseno. Ci avviammo verso la cucina. “Vado a mettermi addosso qualcosa” le dissi, “no, mi spoglio io” e tolse pantaloncini e canotta restando nuda. “mi piace essere libera”. Ci sedemmo sugli sgabelli, Maria venne verso di me, appoggiò le mani sul mio sgabello e mi girò in modo che potessimo essere uno di fronte all’altro, Allargò le mie gambe. “Stai fermo e non fare niente, queste palle hanno bisogno di respirare un po” e slego la cordicella, le palle ritornarono a respirare, si inginocchiò, mi fece scivolare un po in avanti, prese in bocca le palle e le succhiò per bene. Normalmente il cazzo sarebbe partito per una erezione, ma non poteva. Chiusi gli occhi e si fa per dire, mi godetti l’attimo. Poi si stacco da me e si mise a sedere sullo sgabello di fronte. “Ma così sarò punito?”, “no, la cordicella potevi anche toglierla subito, quella è una cosa che ad Arianna piace molto fare, ma non era nella regola del giovo”, “ah, perché ci sono anche delle regole?”, “bhe, ovvio, ogni gioco ne ha”. Mangiò la sua brioche e io la mia e bevemmo il caffè. Volevo farle mille domande ma non le feci e me restai zitto. “Sei taciturno oggi” mi disse, “sono qui da un giorno e mi sono successe più cose in un giorno che negli ultimi anni”, “sono cose belle e piacevoli o ti turbano e vuoi smettere?”, “no, è intrigante, ma insomma, non sono proprio cose che uno si aspetta nella normalità della vita”. “Ti svelo un segreto, questo paese ha una storia e una lunga tradizione, dovresti essere onorato di essere parte di un gioco che affonda la sua origine nella storia”, prima che potessi replicare si alzò e si diresse in bagno, “che fai non vieni?, non uso carta igienica io”. Mi alzai e la raggiunsi in bagno. Era seduta sul wc e si stava liberando della pipì. “Se lo desideri posso darti piacere anche senza che tu venga”, ero curioso di sapere come. “Intanto avvicinati, inginocchiati, mani dietro la schiena e pulisci per bene la mia fighetta”, feci quello che mi aveva chiesto, l’erezione provò a partire ma si fermò subito. Quando ritenne la pulizia soddisfacente, mi fece alzare. “hai già fatto la cacca stamattina?” “si” risposi. “vediamo se ti sei pulito bene”, “scusa?”, “dai girati, a 90 e gambe aperte, su dai, non fartelo ripetere”, obbedii, più incuriosito ma consapevole di cosa volesse fare. Dallo scaffale del bagno prese il gel che usavo per i capelli, ne mise un bel po nella mano, ne raccolse un pochino con due dita e massaggiando piano piano il buchetto introdusse le due dita, “Male?’” “un pochino” dissi. Introdusse ancora di più fino a superare l’ostacolo oltre il quale ti ritrovi completamente libero di entrare. Una volta dentro completamente iniziò con un movimento lento premendo leggermente sulla parete inferiore, per capirsi lato palle. Sentivo crescere l’eccitazione, lei se ne accorse e aumentò la pressione e il movimento. Proprio da quella zona iniziavo a sentire una scossa che si diradava scuotendomi tutto il corpo. Lei lo sentiva, istintivamente allargai ancora le gambe per agevolare il suo movimento, improvvisamente per una frazione di secondo trattenni il fiato, chiusi gli occhi, bloccai tutti i muscoli e…con un grido ancestrale da animale della foresta rilasciai tutti i muscoli. Lei continuava a massaggiare la zona ma con più leggerezza e dolcezza, poi estrasse le dita, mi rimise verticale, mi girò verso di lei, mi mise la mani dietro la testa e mi baciò, Un bacio lungo, pieno, profondo, mi accorsi avere la pelle d’oca. Lei prese la mia mano e mentre ci baciavamo ancora guidò la mia mano verso la sua fighetta, mi fece introdurre un dito, poi due, poi tre e tenendomi la mano sul mio polso, mi guidava dentro e fuori. La stavo scopando. Sempre baciandoci, sentivo che il suo corpo si stava irrigidendo. Improvvisamente si stacca da me e mi abbassò in ginocchio portando la mia faccia all’altezza della sua fighetta, poi con le mani premette la mia bocca sulla fighetta e venne, più giusto dire, squirtò da tanto liquido che usciva e dagli spasmi che la attraversavano. “Bevi tutto cazzo” mi disse ad alta voce. Feci del mio meglio, era un sapore misto di mandorle e urina, il suo corpo gemette ancora qualche secondo poi si abbandonò sul wc sempre tenendo la mia bocca premuta sulla sua fighetta, “puliscila bene, sai che non uso carta igienica”, feci un bel lavoro di pulizia, poi staccandomi da lei mi alzai e di fatto misi il culo alla altezza della sua bocca “puliscimi bene tu ora” temevo mi insultasse, invece si avvicinò e mi strinse le palle così forte da farmi urlare “così impari a non chiedere con gentilezza, stronzo, e ora in doccia, avanti” mi spinse in doccia e si sedette. “Vai, liberati e vedi di centrarmi la bocca” uscì un getto che a fatica controllavo e cercai di centrare la sua bocca, “ora tocca a te, siediti”, si mise a gambe aperte sopra di me e piscio un lungo getto cercando di centrarmi. Quando ebbe finito, apri l’acqua e mi rimise in piedi, “ora lavami per bene ovunque, poi io laverò te”, le lavai i capelli, poi la schiena, passai la mano tra le chiappe e infilai un dito nel buchetto, non se lo aspettava ma invece di ritrarsi agevolò l’entrata del dito, di fatto me lo scopava “anche davanti”, mi ordinò, la masturbai davanti e dietro e dopo uno spasmo venne ancora con un bel getto, “ora basta, lavami e basta” obbedii. Poi toccò a lei lavarmi e lo fece come una mamma lava il suo piccolo, con tanta accuratezza. Finito la doccia, uscimmo, ci vestimmo. Prima di uscire si avvicinò, credevo volesse baciarmi, ma improvvisamente mi dette una manata sul pacco prendendo in pieno cazzo e palle e lasciandomi piegato dal dolore. “Ciao caro, alla prossima”.

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ANDREA67B

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