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Racconti di DominazioneSensazioni

Il condominio delle vedove – Capitolo 5

By 31 Luglio 2024No Comments

Capitolo 5 – La grotta

Avevo voglia di fare quattro passi, chiusi gli scuri, uscii che era pomeriggio inoltrato, il sole stava calando dietro al monte che sovrastava il paese. Camminando cercai di liberare la mente e senza rendermene conto mi ritrovai fuori dal paese in una stradina sterrata circondato da prati e boschi in lontananza. Decisi di inoltrarmi ancora un po sul sentiero e vidi sulla cima della collina una graziosa baita in legno e una figura femminile intenta a spaccare legna. Avvicinandomi vidi che era vestita con dei pantaloni lunghi, scarpe da montagna e camicia maniche lunghe, i capelli lunghi raccolti in una coda e tenuti fermi da un cappello con visiera messo al contrario. Nell’avvicinarmi vidi che aveva un fisico tonico, per quanto possibile vedere, tirava di quelle legnate con l’ascia che i pezzi di legno si aprivano a metà al primo colpo. “Ehi, ciao” gridai per farmi sentire. Si girò verso di me, posò l’ascia e mi salutò con la mano. Mi avvicinai. Non indossava guanti e immaginai avesse le mani ruvide da boscaiolo, invece quando le strinsi la mano sentii la bella morbida e per niente callosa. “ciao sono Carlo, il nuovo fisioterapista, sono in città da Mercoledì”, “Ciao sono Marta, sono qui da 41 anni”, “ma stai scherzando, mi prendi in giro vero?, sembri una ragazzina”, “grazie Carlo, tu si che sai come adulare una donna”, “è la verità, ma cosa avete tutte in questo paese, siete tutte molto belle e con bei fisici”, “ah ah, hai già conosciuto qualcuna di noi allora, stasera se non ho capito male ci vediamo a casa tua per la “pulizia””, “già, sono stato messo all’asta, a dire il vero il mio cazzo è stato messo all’asta”, “ma si dai, stai al gioco, ti divertirai. Cucini tu stasera vero? Cosa mangeremo?”, “non so, vediamo ciò che mi ispira stasera”. “Ahn ok , sorpresona sia, dammi 5 minuti che mi tolgo di dosso sta roba da lavoro, torno subito, bevi qualcosa?”, “una birra fresca se ce l’hai”, “certo” e sparì in casa.
Tornò con un asciugamano avvolto a coprire le tette e fino alle ginocchia e con due birre in una mano e un asciugamano nell’altra, “premesso che non ti mangio, ti va di fare un bagno nel torrente? C’è una sorgente termale che scalda l’acqua ad una temperatura bellissima, dai spogliati, non vergognarti, so che hai la gabbia sull’uccello, domani mattina lo libererai, ah ah”. Allargai le braccia come a dire, vabbè dai. Mi spogliai e misi l’asciugamano a mo di pareo. La seguii lungo un sentiero che partiva dietro la baita, si poteva andare scalzi tanto l’erba era soffice, “mi dicono che ci sai fare, vedi a me interessa relativamente il sesso e tutte le sue implicazioni, vivo di natura, quassù e ci sto da Dio, poi è chiaro, una sana scopata ogni tanto me la faccio, il problema semmai è che ci sono pochi uomini e allora ci si arrangia, ho imparato molto bene ad intagliare il legno ah ah” e lasciò alla mia immaginazione il significato di quelle parole. Sentivo aumentare il rumore del torrente, ci arrivammo prestissimo. Giunti sull’argine, mi disse di togliere l’asciugamano e lei fece lo stesso. Aveva un corpo meraviglioso, snello, tette alte e sode, un culetto scolpito, aveva dei piercing sui capezzoli e uno sulla clitoride. Aveva anche dei segni simili a frustate sulle chiappe. “So cosa stai guardando, ti chiedi se il piercing sulla clitoride non mi faccia male, in realtà mi fa vivere un continuo e leggero senso di eccitazione”, “posso dirti che sei buffo con la gabbietta? Mi piacerebbe vederlo bello duro quel cazzo”, “confidenza per confidenza, sei stata frustata?”, “oddio detta così sembra che mi abbiano torturato, no, diciamo che è solo una pratica per dare sfogo a una mia attitudine”, “si Carlo, ogni tanto mi piace essere sottomessa, dominata, essere inerme nelle mani di qualcuno, maschio o femmina non importa”, detto ciò mi prese la mano e mi aiutò ad entrare in acqua. Ci sedemmo su un grosso masso collocato a una trentina di centimetri sottacqua. L’acqua era tiepida e aiutava veramente a sentirsi rilassati. “Sessualmente, di che indole sei Carlo?”, “non saprei, mi piace guidare il gioco nel rapporto a due, mi fa sentire molto maschio”, “capisco, sei mai stato dominato? Prima di venire in questo paese intendo ah ah”, “no, e non mi era neanche mai passato per la mente, però in verità è…eccitante”, “certo che lo è, sperimentare il piacere nei suoi risvolti più nascosti, profondi, oscuri. Sai, tutti abbiamo un lato oscuro che ci fa paura ma ci attrae e spesso lo ignoriamo per paura di scoprire troppo di noi stessi, scoprire cose che potrebbero far finire una relazione, o un lavoro, o una famiglia”. “Per questo sei qui Marta?, è costato così tanto scoprire il tuo di lato oscuro?”. Mi guardò con aria tra il sorpreso e l’incazzato, stava per dire qualcosa ma si zittì. “Vieni con me”. Prese la mia mano e camminando ancora nell’acqua bassa che ci arrivava alle ginocchia arrivammo all’ingresso di una piccola grotta, la natura aveva pensato bene di fare una specie di gradino che agevolava l’uscita dall’acqua. Ancora nudi entrammo nella grotta, la pelle bagnata esposta all’aria fresca aveva fatto drizzare i miei capezzoli e anche i suoi che gli provocarono un po di dolore essendo trafitti dai piercing. Vidi solo allora che appoggiata alla parete della roccia c’era una grossa x ricavata da due assi di legno con delle cordicelle agli estremi. “Stop”, “scusa?” “quando dirò questa parola ti fermerai, ma finché non la dico io sarò completamente consapevole e ti autorizzo a farmi tutto ciò che vuoi”, “no dai Marta, non sono quel tipo di uomo” e stavo per andarmene, “fallo o tutte le donne del paese sapranno che non mi hai soddisfatto e per te saranno cazzi amari”. Era la seconda volta che ricevevo un simile avvertimento e francamente non avevo alcuna intenzione di provare la punizione eventuale. Lei si avvicinò alla croce e dandomi la schiena stese le gambe e le braccia in modo che potessi legare polsi e caviglie. Per legare i polsi dovetti giocoforza far aderire il mio corpo al suo e in quel momento sentii un profondo, forte odore di sesso, l’avrei scopata di brutto, li messa com’era. Legai i polsi, poi scesi a legare le caviglie. “e ora?” dissi. “ora, siccome sei uno sfigato e un coglione, pappamolla che non sa fare un cazzo, sei…” non finì la frase, sentivo salire la rabbia per essere stato offeso e tirai uno schiaffo sulla natica e avvicinandomi le sussurrai, “non mi piace essere chiamato sfigato e coglione, tantomeno pappamolla” e con le dita presi i suoi capezzoli e li strinsi e poi li ruotai, emise un grido di dolore, arretrai, vidi che a terra vicino alla croce c’era una frusta ricavata da un paio di rami che sembravano di salice piangente legati assieme. Lo raccolsi e iniziai a frustare le chiappe, un paio di colpi con dolcezza, poi quando percepivo che lei si rilassava, colpii con forza, il suo corpo si irrigidì ed emise un grido di dolore più forte. Si preparò al prossimo colpo che non arrivò, Arrivò invece uno schiaffo nella patata, non forte ma sufficiente a farle emettere un altro grido. Poi attesi qualche secondo e mi discostai da lei. Vidi che dentro una scatola a terra c’erano delle mollette da bucato e delle cordicelle con alle estremità dei piccoli secchielli in latta. Capii al volo la funzione di quegli oggetti. Presi le mollette e le cordicelle, mi inginocchiai e prendendo tra le dita il labbro esterno pinzai la cordicella con la molletta, poi feci lo stesso con l’altro labbro. La sentivo gemere, diedi un colpetto alle cordicelle per farle oscillare, poi misi dei sassolini nei secchielli, le cordicelle si tesero tirando verso il basso le labbra che si allungarono. Mi venne un’altra ideo. Presi altre due mollette di legno e altre due cordicelle, le pinzai ai capezzoli con le mollette, la vidi chiudere gli occhi e serrare i denti. Passai le cordicelle sopra le sue spalle. I secchielli attaccati alle cordicelle erano a metà della schiena. Li riempii di sassi, i capezzoli vennero tirati verso l’alto. Urlò, ma non disse la parola magica. Decisi che era ora di fare la mossa finale. Mi inginocchiai dietro il suo sedere e con le dita la masturbai senza dolcezza ma con una certa foga. Non me lo aspettavo, inizio ad agitarsi, le cordicelle tiravano le labbra verso il basso e i capezzoli in alto. Tentò ti muovere le gambe ma non poteva, poi si irrigidì, ebbe degli spasmi violenti e infine venne con una esplosione di liquido, le mie dita non si fermavano e lei venne ancora. Poi con voce flebile disse “stop”. Mi fermai. La slegai e si lasciò cadere a peso morto tra le mie braccia “grazie Carlo, fantastico, grazie”. Restammo distesi un po sulla nuda terra, era spossata, la sollevai e tenendola in braccio la portai nell’acqua rigenerante, adagiandola sul sasso di prima, mi mise un braccio intorno al collo e guardandomi dritto negli occhi mi bacio intensamente e poi mi disse “era qualche anno che non godevo così intensamente”, “ma, tutti quegli oggetti, la croce”, “sono lì da almeno cinquant’anni, sono entrata ancora in quella grotta, ma sempre da sola e non ho mai avuto un trattamento così” mi disse e mi baciò ancora. “Dobbiamo andare o faremo tardi, credo non manchi molto all’ora di cena”. Allungandomi presi l’asciugamano e la avvolsi con fare delicato. Mi guardò e a bassa voce disse “dove cazzo sei stato fino ad ora, mi spiace solo non poterti dare soddisfazione e sfogo”. Mi coprii con l’asciugamano e ci incamminammo verso la baita. La lasciai che stava entrando in casa e io mi rivestii li fuori sul prato sedendomi sul ceppo usato per tagliare la legna. Presi il vialetto che mi avrebbe riportato verso casa. Ero sempre più coinvolto in qualcosa di sempre più grande e misterioso, ma cazzo, strano e intrigante. Avevo deciso che avrei giocato, fino in fondo, scoprendo dando luce al mio angolo oscuro, ovunque mi portasse.

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ANDREA67B

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