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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Il mio percorso: sex car all’aperto con Alberto

By 11 Dicembre 2024No Comments

La mia storia di scopamicizia gay con Alberto, iniziata grazie al lockdown, fu chiamata alla prova del nove quando finalmente il lockdown terminò e si poté riprendere una vita normale. Sarebbe stato il momento in cui avremmo ripreso a uscire ognuno coi propri orari di lavoro, a frequentare le nostre compagnie. Io non avevo rinunciato a cercare ragazze, ero ancora attratto dalle donne, ma in quello specifico momento volevo vivere soltanto esperienze con uomini, in particolar modo con Alberto, anche se cominciavo a fantasticare su cosa sarebbe stato scopare con un altro uomo. Seppi solo in quel periodo, grazie ad Alberto a cui confidai questi miei pensieri, che la mia condizione si chiamava semplicemente bisessualità ed era contento di avermela fatta scoprire lui accendendo un fuoco che era solo sotto la cenere.

Comunque, pur potendo uscire di casa, continuammo a vivere la nostra relazione particolare dentro le mura domestiche, ma cominciammo a frequentarci anche fuori di casa, a uscire assieme. Andavamo a cena fuori, a bere qualcosa, poi tornavamo a casa e scopavamo come ricci. Una sera però accadde che ci prese il desiderio fuori di casa e quando succede, di solito, gli istinti vanno sfogati.

Stavamo tornando da una semplice pizza e mancava ancora mezz’ora di macchina per tornare a casa. Guidava lui, eravamo usciti con la sua macchina, quando disse
– Mi sta venendo voglia
Gli risposi con voce ammiccante, accarezzando la sua mano sulla leva del cambio
– Cosa vuoi che ti faccia a casa?
Replicò
– Non hai capito, ho voglia ADESSO
In effetti mi accorsi, osservando la patta dei suoi pantaloni, che gli era diventato duro l’uccello. E va beh, pazienterai ancora un po’, cosa possiamo fare qui, mi dissi io, ma lui continuò
– Hai voglia di fare una cosa un po’ matta?
– Più matte di quelle che già facciamo?
– Tu non hai nemmeno idea di cosa voglia dire cose matte…qua vicino c’è un luogo tranquillo, ottimo per infrattarsi e dove non dovremmo nemmeno correre il rischio di beccare qualche guardone…ci sono stato altre volte, ti va?
– Ma sei matto? All’aperto? E se ci vede qualcuno?
– Se ci vede qualcuno si fa una sega e magari si unisce a noi ahahah
– Ma che c….ti ridi, non scherziamo
– Dai, proviamo, se poi non ci viene proprio molliamo tutto e continuiamo a casa

Aveva il potere di essere estremamente convincente e gli dissi di sì. Guidò per qualche altro minuto in una stradina buia, entrò dentro una zona con un boschetto e nel giro di pochi secondi ci ritrovammo fermi nel buio, in mezzo alla boscaglia. Non si sentiva alcun rumore se non quello dei grilli, di altri insetti notturni e qualche rumore soffuso di clacson e sgasate di automobili. Bell’idea che ho avuto a dargli retta, io che sono abbastanza pudico (non si direbbe da come sono a letto, ma finché siamo nell’intimità di quattro mura va bene tutto) e soprattutto sono decisamente fifone. Ora potrebbe esserci chiunque, Alberto stesso potrebbe essersi messo d’accordo con chissà chi per farmi riempire di botte e portare via tutto. Alberto si accorse della mia inquietudine
– Dai, stai tranquillo. Fai una cosa, comincia a rilassarti
Mi accorsi che aveva già slacciato i suoi pantaloni e il suo pisello duro e dritto era già pronto per me in mezzo alle sue gambe. Mi inchinai con la bocca aperta e cominciai a fargli il solito pompino. In questo caso era diverso da altre volte, per quanto Alberto fosse una persona molto pulita, a differenza delle scopate fatte in casa non si era lavato prima quindi aveva quel leggero sapore di sudore e piscio che, passato un primo momento di disgusto, contribuì ad eccitarmi ancora di più. Restammo così un po’ di tempo, lui seduto sul sedile di guida coi pantaloni abbassati, io piegato verso le sue gambe dal sedile passeggero che gli facevo un pompino, leccavo tutta l’asta, passavo a leccare lo scroto e poi riprendevo a infilarmi tutta l’asta dentro la bocca: il mio modo di fare i pompini che ad Alberto piaceva parecchio. Mi accorsi che stava godendo un po’ di più del solito quando cominciai a sentire il sapore salato del precum dentro la mia bocca: di solito aveva una grande resistenza, ma forse la situazione era così eccitante che anche lui sentiva di avere dei limiti. Figuriamoci io, col mio pisello durissimo costretto dentro i pantaloni.

Andò avanti per qualche minuto quando si staccò, mi diede un bacetto sulle labbra e aprì il portaoggetti dove prese un flacone di lubrificante. Gli chiesi, cercando di apparire fintamente geloso, come a insinuare che lo tenesse lì per avventure con altri uomini
– Lo tieni sempre in macchina per ogni evenienza? Con quanti ti vedi oltre me?
– In realtà ti confesso che speravo potesse servire per noi due prima o poi
– Ti devo credere?
– Sì, certo, troietta gelosa
E accompagnò quel troietta gelosa con un bacio intenso in cui sciolsi definitivamente ogni mia remora e cominciai a spogliarmi. Per fortuna era una di quelle prime serate calde d’estate, dentro la macchina stavamo già sudando, ma fuori all’aperto c’era la temperatura ideale: non freddo, ma nemmeno quel caldo afoso e appiccicoso tipico delle notti d’estate.
Riuscii a spogliarmi alle bene e meglio, contando il ridotto spazio della macchina, mentre lui era uscito e si era posizionato sul mio lato. Aprì la portiera e mi trovò nudo, mentre lui si era solo tolto i pantaloni e stava lì, con la maglia che copriva giusto leggermente il suo cazzo eretto.
Mi fece mettere a pecora sul sedile, col culo rivolto verso l’esterno. Prima di cominciare gli chiesi di nuovo se fosse sicuro che questo fosse un posto tranquillo, lui replicò
– Sì, stai sereno. Se proprio va male c’è qualche guardone in mezzo alle fratte, ma non ci darà fastidio, si farà la sua sega e se ne andrà. Nemmeno ce ne accorgeremo
– Spero però che la sua sega se la faccia a casa davanti a un pornazzo e non qui davanti a noi
– Non ti eccita l’idea di essere guardato?
– Ne possiamo riparlare un’altra volta prima che mi passi la voglia?
Non aggiunse altro, mi spalmò un po’ di lubrificante sul buco e entrò dentro con un colpo secco. Di solito andava più delicato, ma ormai il mio culo era allenato e la sua eccitazione era tanta. Il dolore fu leggero, giusto nel momento della penetrazione, subito cominciarono le vampate di calore dei suoi affondi e cominciai ad ansimare. A casa non mi contenevo più di tanto con gemiti e gridolini di piacere, ma in quella situazione volevo essere il più discreto possibile, nonostante fossimo effettivamente soli e in quel momento, pur cercando con tutte le mie forze di negarlo persino a me stesso, SPERAVO che ci fosse qualcun altro. Speravo che ci fossero altri uomini eccitati dalla scena, li immaginavo lì intorno, coi loro piselli duri, speravo che ci fossero, mi sarebbe piaciuto che si unissero a noi, avrei voluto soddisfarli tutti con la bocca e il mio culo: cosa stavo diventando? Mentre questi pensieri mi balenavano per il cervello io mi godevo la solita intensa scopata da dietro che mi faceva Alberto, sentivo il suo cazzo che faceva avanti e indietro nel mio culo, sentivo le sue palle che sbattevano contro le mie, sentivo i suoi gemiti e sbuffi (anche lui forse si conteneva), ma non mi toglievo quel pensiero dalla testa: ormai l’idea di essere una vera troia da monta per gli uomini mi era entrata nel cervello e mi corrodeva dall’interno come un tarlo. Alberto mi scopava da dio, ma volevo di più. Mi resi conto che stavo pensando a voce alta, avevo proprio detto
– Sbattimi, chiamali tutti, fammi scopare da tutti. Oh sì, godo, ne voglio di più, voglio tanti cazzi
Alberto continuò a scoparmi e rispose, con la voce tremolante per l’eccitazione
– Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta l’idea. Oh sì, avrai altri cazzi, vedrai che ne avrai altri. Adesso accontentati, tieni, troia, godi
Disse questo mentre continuava a dare affondi sempre più potenti facendomi godere sempre di più, nel buio del boschetto, oltre a grilli e rumori di automobili in lontananza, si sentivano anche i “ciaff ciaff” dei suoi affondi contro le mie natiche. Rapidamente sentii che era giunto al limite, si sfilò il cazzo dal mio culo e mi fece inginocchiare sul terreno accanto alla macchina. Il guardone eccitato di turno l’avrebbe trovata senza dubbio una scena eccitante, Alberto in piedi, nudo ad eccezione di una maglietta, io completamente nudo, in ginocchio davanti a lui, con la bocca aperta e la lingua di fuori davanti al suo cazzo. Ad Alberto bastò smanettarsi per qualche secondo per inondarmi la faccia di sperma, che provvidi a raccogliere con le dita e leccarmi, dove non arrivavo con la lingua. Mi alzai in piedi e lo abbracciai per baciarlo e, mentre le nostre lingue si intrecciavano e si scambiavano il suo stesso sperma, io sparsi il mio sul terreno aiutato dalla sua mano che cominciò a masturbarmi lentamente.

Passato il mio orgasmo ritenemmo che fosse il caso di lasciare via quel posto che, passata l’eccitazione, stava cominciando ad apparire abbastanza squallido e inquietante. Ci rivestimmo e ripartimmo, ma le frasi che avevo detto e pensato erano rimaste impresse a tutti e due.
Quando arrivammo a casa, dopo una doccia, mi chiese se veramente volessi altri uomini. Risposi di non saperlo, di non saper dire se fosse un reale desiderio o una cosa dettata dall’eccitazione del momento.
Risposte con due sole parole
– Ne riparleremo
E in effetti ne riparlammo…

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