Skip to main content

Il seguente racconto, come tutti gli altri di Manola, sono stati richiesti da un lettore specificando molto dettagliatamente cosa voleva ci fosse. Ho preso poche libertà limitandomi a romanzare un po’ ed a fare descrizioni forti.
Per chi fosse interessato ai capitoli precedenti cerchi i racconti col mio nick e con nel titolo la parola Manola.
Buona lettura

L’anno scolastico volgeva al termine ed il corpo docente, come da tradizione, si sarebbe trovato per una cena in un bel ristorante appena fuori città. Era inizio giugno e le serate erano già calde. Non ancora il caldo afoso di luglio dove si fatica a respirare anche durante la notte ma abbastanza per potersi mettere in maglietta o qualcosa di equivalente in termini di leggerezza.

Data la situazione ormai consolidata fra Manola e suo marito Alberto in cui lui era ufficialmente diventato un cornuto pur non disdegnando di scoparla anzi eccitandosi alle sue uscite da zoccola, Manola decise di aggiungere un nuovo capitolo alle corna che gli aveva fatto. C’era un giovane insegnante di ginnastica di 30 anni con un fisico statuario che faceva sbavare tutte le colleghe di Manola ed anche qualche collega gay. Incrociandolo a scuola c’erano già state delle occhiate fra i due in cui si capiva che c’era tensione sessuale ma non si era mai consolidato ancora nulla.

Manola decise che era la sera buona per far capitare qualcosa. Scelse con cura e con l’aiuto del cornuto prima la biancheria poi il vestito. Dopo diverse prove Alberto la consigliò su come la arrapava di più e siccome il cornuto sbavava bene, pensando anche a quello che avrebbe provocato al suo ritorno, seguì il consiglio. Indossò un reggiseno a balconcino senza spalline che rendeva la sua seconda appena abbondante una terza all’apparenza. Coordinato un tanga di pizzo che copriva molto poco. Si rifilò il ciuffetto per evitare che nemmeno un pelo uscisse dallo striminzito slip. Nella casa dove lei ed Alberto abitavano all’ultimo piano avevano un balcone al riparo dagli sguardi dei vicini e, complice il tempo favorevole, da maggio lei il sabato e la domenica approfittava per girare nuda e per prendere il sole. Non aveva perciò segni di costume ma una abbronzatura che rendeva la sua pelle ambrata seppure ancora non molto intensa, Alberto se la era scopata almeno due volte al giorno quando sui sandaletti a spillo annaffiava le piante tutta nuda. Era un bel rapporto col marito soprattutto dopo che lei lo aveva cornificato per la prima volta. La cosa, per assurdo, aveva rinsaldato il rapporto. Parlando del primo tradimento avevano scoperto che avevano desideri congruenti. Lei di essere scopata come una vacca da monta, lui che la riempissero di sborra più cazzi possibile purché lei godesse. Non erano esclusi i panzoni pelosi che però erano più arrapanti per lui. Lei li accettava nelle fantasie ma non sapeva se era pronta a farsi sbattere da uomini come il preside della scuola. L’uomo, alto quasi due metri, era corpulento con una pancia enorme e dava l’idea di essere molto peloso. Manola, pur non cercandolo, pensava che se fosse capitato non si sarebbe tirato indietro; lo avrebbe fatto per compiacere il marito per poi condividere il racconto di ciò che aveva fatto. Dopo la scelta di biancheria intima il vestito fu un bell’abito bianco di lino abbastanza trasparente. Insomma abbastanza da mostrare senza troppi dubbi cosa indossasse sotto. L’abito non era cortissimo, arrivava due dita sopra il ginocchio ed era abbastanza drappeggiato, il suo forte erano due punti, lo spacco posteriore che arrivava fino all’attacco delle natiche scoprendo, se si piegava in avanti, la figa ed il filo interdentale che portava fra le chiappe; la scollatura poi, complice il push-up, metteva in mostra quasi completamente il suo seno.

Come dicevo prima Manola prendeva il sole nuda per cui non temeva alcun tipo di biancheria per come era uniforme la sua abbronzatura. Inoltre l’abito bianco con la pelle ambrata la faceva sembrare ancora più gnocca. Associò al look prescelto un paio di sandali alla schiava con un tacco vertiginoso e sottile.

Alberto la squadrò e disse, “buona scopata, mi stupirei se non tornassi carica di sborra da farmi assaggiare e ripulire per poi scopare a nostra volta. Sono certo che il giovane atleta ti riempirà per bene tutti i buchi, se riesci fai anche qualche filmato con il tuo telefono così poi ce lo riguarderemo insieme”.

Una collega passò a prendere Manola che salutò il marito agitando la mano destra facendogli le corna dal finestrino. Lui, che era alla finestra, gradì anche perché gli erano state rivolte senza farsi vedere dalla guidatrice.

Arrivati al locale c’era già un discreto capannello di persone; Manola cercò subito il giovane insegnate di ginnastica, Matteo che era già concordato da un sacco di colleghe ma che, quando la vide, le fece un gran sorriso e le andò incontro. Cominciarono a chiacchierare per lo scorno delle colleghe che puntavano la stessa preda. Arrivò per buon ultimo il preside che chiamò a raccolta la combriccola del corpo docente. Manola si sedette di fianco a Matteo e non si accorse che il preside si era messo sull’altro lato.

Cominciò la cena con antipasti caldi serviti al tavolo ma anche con una serie di verdure a buffet. Quando Manola si alzò il preside le si avvicinò e la accompagnò al tavolo degli antipasti approfittando per tastarle, senza nemmeno un po’ di ritegno, il culo. Manola si girò credendo fosse Matteo il quale invece era seduto impegnato a chiacchierare, quando si rese conto che era il preside non le fu dato tempo di protestare. “Stai zitta se non vuoi che il prossimo anno ti faccia dare un orario spezzatino che ti costringerà a stare a scuola tutti i giorni 6 ore con prima ed ultima impegnate”. Manola trasalì. Non aveva mai avuto problemi di orario, alcuni anni erano stati migliori di altri ma si cercava sempre di accontentare un po’ tutti e chi aveva avuto in sorte un orario cattivo un anno il successivo era ricompensato. Sapeva però che il preside, quando qualcuno veniva preso di punta, lo faceva impazzire tanto che era già capitato che alcuni insegnanti cambiassero scuola. Lei non aveva intenzione di andare altrove, i colleghi erano simpatici, andava al lavoro a piedi da tanto era vicina, pensò che una tastata di culo non avrebbe cambiato molto. Poi pensò anche di guadagnare dalla cosa. Sicuramente se si fosse fatta scopare dal preside avrebbe fatto un regalo a suo marito così decise di lasciar fare. Il panzone, non trovando resistenza, si limitò solo per il suo buon nome anche se tutti a scuola sapevano di questo suo vizio di allungare le mani. A dire il vero si diceva che, approfittando del ruolo, aveva anche scopato qualche insegnante ma non si era mai andati più in là di qualche pettegolezzo anche perché le nominate avevano sempre negato.

Una volta tornata al tavolo Manola pensava di aver fatto la sua parte ed invece il preside, proprio per non aver trovato resistenza, le mise una mano sul ginocchio e sotto la tovaglia iniziò a risalire fino a quando non arrivò allo slip che scostò infilandole un dito in figa senza troppa grazia. Manola intanto stava andando al sodo con Matteo facendo più o meno lo stesso. Aveva cominciato sorridendogli e mettendogli la mano sulla gamba per poi risalire strofinandogli la patta. Matteo sembrava gradire e ad un certo punto le cominciò a rendere il favore trovando però la manona del preside dove voleva ficcare la sua.

Manola era eccitatissima, il preside ben conscio che stava giocando su due tavoli contemporaneamente, si era arrapato come una bestia. Guardò Matteo e gli disse se poteva andare a prendere una bottiglia di vino visto che il cameriere latitava. Matteo capì l’antifona lasciando campo aperto al preside ripromettendosi di scopare Manola in altra circostanza tanto aveva capito che era una vacca e che non avrebbe fatto fatica. Non immaginava quanto presto sarebbe successo. Matteo portò la bottiglia e poi si andò a sedere altrove lasciando campo libero al preside con Manola.

Ernesto (il nome del preside) disse allora a Manola di togliersi il tanga li, sotto il tavolo e poi di andare al bagno ad aspettarlo. Manola era dubbiosa, era veramente troppo ma Ernesto le ricordò quanto poteva fare ed in breve il tanga di Manola era nella tasca della giacca del preside. Quindi Manola si alzò. Fra i maschietti, e non solo, il suo ancheggiare sui tacchi alti e con la gonna leggermente risalita e di fatto l’attaccatura del culo completamente scoperta, non passò indifferente. Anche le colleghe cominciarono a bisbigliare poi dopo due minuti Ernesto si alzò e fu chiaro a tutti cosa stava andando a fare.

La raggiunse nel bagno, Manola si era fermata davanti alla porta, lui la prese in braccio, aprì la porta del bagno degli uomini e la mise seduta sul lavandino chiudendosi la porta alle spalle quindi cominciò a leccarle la figa. Il porco ci sapeva fare molto bene e Manola cominciò a gemere, quando fu ben su di giri, Ernesto estrasse il suo cazzo sudaticcio e puzzolente della pisciata fatta 5 minuti prima, prese la testa di Manola con una mano e la costrinse ad inginocchiarsi ed a prenderglielo in bocca. Manola era al tempo stesso schifata dall’odore ed eccitata per essere trattata come una vacca. Avrebbe voluto che suo marito fosse lì per fargli vedere che si stava comportando esattamente come voleva lui e con un porco laido. Quando il cazzo di Ernesto fu completamente svettante, egli decise che era il momento di infilarlo in figa a Manola. La fece mettere a pecorina appoggiata al lavandino e con tre colpi le riempi la figa del suo cazzone tosto. Le strappò verso il basso il vestito ed il push-up. Le belle tettine di Manola ballonzolavano sotto i poderosi colpi dell’uomo che ad ogni pompata la insultava, si sentì dare della bagascia, pompinara, troia, mignotta ed un’altra lunga serie di epiteti che non definiscono certo una signora. Ma ad ogni colpo ed ogni insulto che riceveva, si bagnava sempre di più e questo Ernesto lo notò e lo usò negli insulti che le vomitava addosso. Manola godette un attimo prima che la cappella di Ernesto, gonfia all’inverosimile, cominciasse a riempirle la figa di schizzi di calda sborra. Il ciccione ululò come un lupo in mezzo alla foresta. Una volta che si fu svuotato i coglioni aprì la porta del bagno fuori dalla quale c’erano Matteo e due camerieri con il cazzo di fuori già duro.
È tutta vostra ma non fatele il culo che la voglio sfondare io la vacca!”
I tre fecero segno di sì con la testa, uno dei due camerieri la prese per la testa e la fece mettere in ginocchio quindi indirizzò il proprio uccello verso la bocca di Manola dicendo un perentorio “succhia”. Manola era confusa, non che volesse farsi sbattere dal preside ma il suo obbiettivo era Matteo, la situazione in cui si stava trovando da un lato non la gradiva proprio perché non era sotto il suo controllo, dall’altro essere usata come un pezzo di carne era molto eccitante anche in prospettiva del racconto a suo marito. Mentre apriva la bocca per prendere il primo dei 3 cazzi che stavano davanti a lei, sentì un rumore come di scatto di macchina fotografica. Il preside, col telefono in mano, la stava immortalando nella sua performance. Era fottuta, in qualsiasi momento avrebbe potuto essere ricattata, magari sarebbe finita anche su internet. Fece per ribellarsi ma il preside la anticipò. “Non puoi farci nulla, datti da fare ed alla fine se saremo soddisfatti cancellerò tutto”. Lo aveva detto ridendo e ciò non poteva che preoccupare ulteriormente Manola che però decise che tanto valeva la pena di godersi quei cazzi come se non ci fosse un domani. Prese gli altri due uccelli uno per mano e cominciò a segarli poi li tirò a sé, liberò la bocca, tirò fuori la lingua e la fece mulinare sulle tre cappelle. “Che vacca” disse Matteo, “Ernesto avevi ragione, questa ha bisogno del cazzo come dell’aria e noi la faremo respirare abbondantemente” concluse ridendo ancora più forte seguito dagli altri tre uomini. I cazzi dei tre erano di misura media, uno un po’ più lungo ma nulla di notevole, sicuramente più piccoli di quello di Ernesto.

Uno dei tre si staccò, si sdraiò per terra sul vestito di Manola e fece cenno agli altri due di calarla su di lui. Manola assecondò il movimento e quindi iniziò a cavalcare il primo cazzo. Si concentrò poi di nuovo sui due che stava succhiando strofinando e leccando le cappelle, passandole sul viso e sui capezzoli dritti come chiodi. Il vestito era concio da buttare non sapeva come avrebbe potuto tornare a casa, di certo non a tavola ma non indugiò troppo su quel pensiero. Il cazzo che aveva in figa sborrò molto prima che lei potesse anche solo iniziare a godere, si fece da parte. La misero a pecorina appoggiata al lavandino e fu il turno di quello che lo aveva più lungo che la montò per 10 minuti buoni. A Manola cominciava a piacere ma anche questo venne prima che anche lei potesse raggiungere l’orgasmo. Infine Matteo che la prese anche lui da dietro. Si piegò su di lei e le sussurrò nell’orecchio “sei una gran troia, lo ho sempre pensato e mi sono fatto anche diverse seghe immaginandoti in situazioni come questa ma hai superato ogni più porca aspettativa, credo che il preside ed io ti frequenteremo spesso magari portandoci qualche altro cazzo meglio se superdotato visto che sei talmente sfondata da non sentire molto”.

Matteo aveva fotografato la situazione e quello che aveva detto la eccitò facendola bagnare, Matteo se ne accorse e cominciò a pomparla con ancora più foga e di nuovo, stavolta a voce alta disse “la mignotta vuole cazzi grossi Ernesto, faremo un casting fra gli studenti dell’ultimo anno” ancora una volta gli uomini scoppiarono a ridere. Manola che già aveva provato un cazzo di uno studente superdotato trasalì di piacere e scoppiò in un orgasmo strano, lento ma lungo al termine del quale sentì crescere la cappella di Matteo dentro di lei ed esplodere in una sborrata tre quattro cinque schizzi, smise di contarli mentre l’insegnante di educazione fisica aggrappato alle sue tette che pizzicava furiosamente la sbatteva sempre più forte per trarne il massimo dei godimenti. Appena ebbe finito uscì dalla figa di Manola che crollò per terra.

“Abbiamo quasi finito” disse Ernesto, la sollevò da terra e la fece sedere sul lavandino, era scomoda col rubinetto nella schiena ma i due camerieri le tenevano le gambe divaricate. Il preside le mise due dita in figa ed estrasse tanta sborra che spalmò sul buco del culo e poi spinse dentro. “lubrifichiamo questo buco anche se credo che non farò fatica ad entrare, sembra un traforo”. Aveva il cazzo già duro, appoggiò la cappella turgida al buco posteriore di Manola, diede un colpo secco e sprofondò. Manola lo aveva preso nel culo già diverse volte ma di solto almeno un po’ di fatica per aprirsi la aveva fatta. Stavolta invece il cazzone del preside la riempì dopo soli tre colpi. Cominciò a stantuffarla. I due camerieri oltre a tenerle le gambe aperte ed in equilibrio le stropicciavano e pizzicavano le tette provocandole brividi di piacere e di dolore. Ernesto ci mise quasi 15 minuti, il culo cominciava a dolere per lo strapazzo. Il preside però, mentre la inculava, le smanacciava anche il grilletto e la sensazione era piacevole. Sentì la cappella di Ernesto dilatarsi lui però tirò fuori l’uccello e le sborrò sulla pancia. “Leccala” le intimò. Manola, ormai senza più alcuna forma di rifiuto, la prese con un dito e se la passò sulle labbra mentre facendo al contempo saettare la lingua con fare sensuale.

“Vai oltre ogni più rosea aspettativa di troiaggine, nemmeno se ti avessi pagato saresti stata così zoccola, bene ripeteremo sicuramente alla prima occasione”. Quindi la mise in ginocchio per terra e le intimò di aprire la bocca. Manola obbedì ed il preside cominciò a pisciare, non un getto forte data l’età ma la colpiva sugli occhi e sulla bocca. Gli altri subito imitarono Ernesto, gli schizzi partirono uno ad uno questa volta potenti data l’età dei tre. La lavarono completamente. Quindi Ernesto le indicò una porta, c’era una doccia e Manola ne aveva un gran bisogno, si tolse le scarpe e ci si infilò.

Appena uscita Ernesto le mostrò il telefono e sotto i suoi occhi iniziò a cancellare tutto, “sto cancellando tanto non serve ricattarti, sei così vacca che basta dirtelo e sei disponibile per fare il pieno di cazzi!”. Manola lo fermò, “mandami almeno qualche foto, le voglio far vedere a mio marito e poi finisci di cancellarle dopo”. Ernesto sorrise: “quindi il cornuto è consenziente! Ottimo la prossima volta lo inviteremo allo spettacolo e gli faremo gustare un bel cocktail di sborrate direttamente dalla tua figa e dal tuo culo”. Manola sorrise, era certa che Alberto avrebbe gradito, restava solo un problema. La serata era terminata e gli altri se ne erano andati tutti lei aveva un vestito inutilizzabile come avrebbe fatto a tornare a casa? Le venne in soccorso Matteo. “Tieni” le disse porgendole una tuta. “E’ un po’ abbondante ma è pulita”. Manola la indossò quindi chiese chi la avrebbe riportata a casa, Matteo si offrì ed Ernesto suggerì “fatti fare un bel pompino in auto sotto casa sua così Manola può avvertire il marito che si gusterà le corna a domicilio” scoppiando nell’ennesima risata per la sua spiritosaggine.

Manola però lo prese sul serio ed una volta arrivati sotto casa chiamò al telefono Alberto in videochiamata, puntò il telefono sul cazzo di Matteo e, prima di iniziare, disse a suo marito: “se ti affacci puoi vedere anche in diretta, siamo in auto qua sotto” quindi lo salutò con il gesto delle corna prima di accendere la luce di cortesia dell’auto e dedicarsi al cazzo di Matteo. Ci mise 5 minuti e si fece sborrare in faccia e mentre salutava Matteo disse “questa è il regalo per il cornuto, è giusto che anche lui si gusti un po’ del tuo seme”. Quindi chiuse la portiera. Data l’ora tarda non c’era nessuno in giro, Alberto la attendeva sulla porta e la baciò cominciando a ripulire la sborrata di Matteo quindi rivolto alla moglie “adesso però mi devi raccontare tutto”. “Ti farò anche vedere disse Manola estraendo il telefono e mettendolo sulla galleria mentre collegava lo smartphone alla tv da 50”.

Ne aveva ancora uno da soddisfare, mentre la ripuliva Alberto si era spogliato e Manola decise che si sarebbe accontentato di un pompino per quella sera. Ti racconterò tutto domani con calma, sono stanca. Tre minuti ed anche il marito le scaricò in gola una dose massiccia di sborra.

La giornata era finalmente finita.

One Comment

Leave a Reply