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Margot Mille e la promozione di Luigi

By 7 Dicembre 2024No Comments

Mistress Margot Mille e la promozione di Luigi
Autore: Erry Granduca del Cognac
Per contatti: errygranduca@gmail.com
La stanza era avvolta da un silenzio denso, quasi reverenziale, rotto solo dal ticchettio ipnotico dei suoi tacchi a spillo sul pavimento di marmo nero lucido. Mistress Margot Mille avanzava come una regina nel suo regno, con una grazia che sapeva essere feroce e inebriante al tempo stesso. La sua figura maestosa era avvolta dalla luce tremolante delle candele, che disegnavano ombre intriganti sul suo corpo perfettamente scolpito.
Indossava un corsetto nero che abbracciava la sua vita con precisione impeccabile, mettendo in risalto le curve audaci e sensuali del suo fisico. Calze nere velate si arrampicavano sulle sue gambe sinuose, fermandosi in alto con reggicalze che scintillavano di dettagli in metallo. Una gonna corta e aderente lasciava poco spazio all’immaginazione, ma abbastanza da stimolare la fantasia, mentre i décolleté rosso fuoco ai suoi piedi aggiungevano un tocco di provocazione raffinata.
I suoi guanti di pelle nera, lunghi fino al gomito, brillavano come un’armatura lucente sotto la luce delle candele, mentre la frusta, agganciata alla sua cintura con noncuranza studiata, era un chiaro segnale del potere che portava con sé. Ogni dettaglio della sua figura parlava di controllo assoluto, di una supremazia che non lasciava spazio a dubbi.
Il suo volto era una maschera di perfezione, con labbra piene dipinte di un rosso profondo che prometteva piacere e punizione in egual misura. Gli occhi, incorniciati da un trucco scuro e seducente, scintillavano come lame sotto una cascata di capelli neri che ricadevano in morbide onde sulle spalle. Il suo sorriso era enigmatico, un misto di tentazione e minaccia, come se sapesse già cosa desideravi e fosse pronta a decidere se concedertelo o negartelo.
Ogni movimento che faceva sembrava calcolato per attirare attenzione e obbedienza. Margot non camminava, avanzava, come una tempesta elegante pronta a travolgere chiunque avesse l’audacia di sfidarla. Non c’era bisogno di parole: il suo sguardo era sufficiente a piegare la volontà, a catturare anima e corpo. Lei non chiedeva, comandava, ed era impossibile non seguirla.
“Avvicinati,” ordinò con voce vellutata, un comando che non lasciava spazio a esitazioni. Luigi obbedì immediatamente, scivolando a terra con una grazia impacciata ma carica di devozione, fino a fermarsi ai piedi della sua Padrona. Il marmo freddo sotto di lui sembrava nulla in confronto al calore che avvertiva nel suo petto, un tumulto di emozioni che gli riempivano il cuore e offuscavano ogni pensiero.
Luigi era un uomo di aspetto comune, con lineamenti che non si sarebbero distinti in mezzo alla folla, ma ai piedi di Mistress Margot Mille diventava qualcosa di più: una tela vuota pronta a essere dipinta con il tocco della sua autorità. I suoi occhi, di un castano caldo, brillavano di adorazione pura, un misto di paura e desiderio che si rifletteva nel suo sguardo costantemente rivolto verso di lei. Le sue labbra tremavano leggermente, come se aspettassero il permesso di pronunciare una parola, un pensiero, o anche solo di respirare alla sua presenza.
La sua postura era umile, il corpo piegato in una sottomissione completa. Le mani, posate a terra, erano leggermente tremanti, non per insicurezza, ma per l’intensità del momento. Vestiva in modo semplice, una camicia bianca e pantaloni scuri che sembravano insignificanti rispetto alla magnificenza della figura davanti a lui. Ogni fibra del suo essere era tesa verso un solo scopo: compiacere Mistress Margot Mille , rispondere ai suoi comandi, guadagnarsi un frammento della sua attenzione.
Margot lo osservava dall’alto, il mento leggermente sollevato in un gesto che incarnava una fierezza impareggiabile. I suoi occhi, freddi e penetranti, sembravano soppesare ogni fibra dell’essere di Luigi, mentre un sorriso enigmatico giocava sulle sue labbra. “Sai perché ti ho concesso questo incontro?” chiese, la sua voce un perfetto equilibrio tra seduzione e minaccia, ogni parola scandita con una precisione che lasciava intendere il suo controllo assoluto.
Luigi, inginocchiato ai suoi piedi, sentiva il cuore battere con violenza nel petto. L’aveva contattata attraverso la sua pagina Facebook, affascinato dalla sua aura di supremazia e dalla bellezza imponente che traspariva anche dalle immagini e dai messaggi. Dopo settimane di rigida educazione e test attentamente orchestrati attraverso il web, aveva finalmente ottenuto l’onore di presentarsi al suo cospetto. Era consapevole del privilegio che gli era stato concesso e sapeva di dover dimostrare di esserne degno.
“Per servirti, mia Signora,” rispose, la voce spezzata dall’attesa e dalla devozione. Ogni parola che pronunciava sembrava carica di sacralità, un’offerta umile e sincera al potere che Margot rappresentava. Sapeva che in quell’istante non esisteva altro, solo lei e la possibilità di essere plasmato dalla sua volontà.
Mistress Margot si chinò lentamente, accarezzando il viso di Luigi con una mano guantata, il gesto un misto di tenerezza e controllo. “Bravo,” sussurrò, la sua voce scivolando come seta attraverso il silenzio della stanza. Ma nei suoi occhi brillava una luce enigmatica, una promessa di qualcosa di più intenso, di più oscuro, un mondo di prove e dominio da esplorare. “Il servizio, però, non si ferma alle parole. Voglio vedere quanto vali davvero.”
Le sue parole erano un invito e un avvertimento, e mentre parlava, si avvicinò ulteriormente allo schiavo. Luigi, già in ginocchio, teneva il viso postato davanti alla minigonna di Margot Mille, il naso sfiorando il tessuto del reggicalze, come se ogni dettaglio del suo corpo fosse una reliquia da venerare. Per un istante sembrò trattenere il respiro, immerso nella presenza imponente della sua Padrona.
All’improvviso, Margot alzò la frusta che teneva con grazia nella mano libera e, con un colpo rapido e deciso, la fece schioccare contro il fianco dello schiavo. La sua voce, ora tagliente e imperiosa, riempì l’aria: “Abbassa lo sguardo!” comandò. “Quando sei di fronte alla tua Mistress, non osare guardarmi altrove. I tuoi occhi devono restare fissi sui miei piedi, in segno di completa sottomissione.”
Luigi si affrettò a obbedire, il suo cuore pulsante di paura e venerazione. Ogni comando di Margot era una lezione, un sigillo che marchiava la sua anima. Sapeva che il suo corpo e la sua volontà erano solo strumenti per il piacere e il potere della sua Padrona, e accettò il rimprovero con gratitudine, consapevole che ogni gesto di Margot Mille era un atto di dominio che lo definiva sempre di più.
Mistress Margot Mille osservò Luigi inginocchiato davanti a lei, un sorriso soddisfatto sfiorando le sue labbra. “Ora, dimostrami la tua devozione,” disse con voce bassa ma carica di autorità, mentre sollevava leggermente un piede, mostrando il tacco lucido dei suoi décolleté rosso fuoco.
“Lecca,” ordinò, senza esitazione. Il comando era definitivo, una prova di sottomissione che Luigi accolse senza opporre resistenza. Si chinò lentamente, con il cuore che batteva forte, e sfiorò la punta della scarpa con la lingua, tracciando linee umide sul cuoio lucido. Ogni gesto era preciso, devoto, un atto che non osava eseguire frettolosamente, sapendo che ogni errore poteva costargli caro.
Mentre lui continuava, Margot sollevò la frusta e la lasciò calare con uno schiocco deciso contro la sua schiena. “Più a fondo,” sibilò, la sua voce graffiando dolcemente l’aria. “Voglio vedere la tua lingua brillare sul mio tacco, come una prova tangibile della tua dedizione.”
Luigi gemette leggermente, ma non smise. Ogni colpo della frusta era una dichiarazione di dominio, un segnale che lo spingeva a continuare con maggiore attenzione, a leccare più profondamente, a non distogliere la mente dal compiacere la sua Padrona.
Margot Mille, senza mai smettere di osservarlo con il suo sguardo glaciale, fece schioccare di nuovo la frusta, un movimento fluido che sembrava quasi artistico. “Ricorda,” aggiunse con un sorriso che era una miscela di piacere e crudeltà, “le mie scarpe riflettono il mio potere. Se non sono perfettamente lucide alla fine, ti punirò come meriti.”
Il sudore iniziava a imperlare la fronte di Luigi, ma lui non si fermava, determinato a dimostrare la sua obbedienza. Per lui, ogni colpo della frusta e ogni ordine erano segni tangibili del privilegio che aveva di servire Mistress Margot Mille , e non avrebbe sprecato quell’occasione.
Quando le scarpe brillarono perfettamente sotto la luce soffusa della stanza, Mistress Margot abbassò lo sguardo verso Luigi, un sorriso soddisfatto curvò le sue labbra. “Hai fatto un buon lavoro,” disse con voce vellutata, ma con un accenno di minaccia che non permetteva di rilassarsi. “Ma la lezione non è finita.”
Con gesti lenti e calcolati, prese la frusta e, con un rapido movimento, la legò attorno al collo dello schiavo come fosse un guinzaglio. Il cuoio stretto contro la sua pelle era un chiaro simbolo di chi fosse al comando, un marchio temporaneo del potere assoluto che Margot esercitava su di lui.
“Adesso,” ordinò, tirando leggermente la frusta, costringendolo a sollevare il capo verso di lei, “cammina.” La sua voce era un misto di autorità e piacere, mentre lo guidava con decisione. Luigi, senza osare alzare lo sguardo oltre i suoi piedi, si mise a quattro zampe, muovendosi lentamente al ritmo dei suoi passi, come un cane al guinzaglio.
Margot Mille avanzava con eleganza, i tacchi risuonando sul pavimento, mentre Luigi strisciava docilmente accanto a lei. Ogni tanto, con un gesto fluido, tirava il guinzaglio, costringendolo a fermarsi o a seguire un movimento improvviso. “A quattro zampe, proprio come si addice al tuo ruolo,” lo ammonì, divertita dalla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
Ogni passo era un’umiliazione, ma anche un atto di totale sottomissione. Luigi accettava il suo posto senza esitazione, consapevole che per lui non c’era niente di più alto, niente di più significativo, che camminare al fianco della sua Padrona, seguendo ogni suo comando.
Margot si fermò all’improvviso, voltandosi verso di lui. “Spero che tu stia apprezzando questo privilegio,” disse con un sorrisetto crudele. “Perché non è concesso a tutti. Devi guadagnarti il diritto di essere al mio servizio, sempre.” Tirò la frusta con maggiore decisione, costringendolo ad alzare leggermente il capo. “Ora, mostrami quanto vali davvero.”
I pensieri di Luigi erano un turbinio di emozioni, un misto di umiliazione e adorazione che lo consumava completamente. Ogni movimento, ogni ordine impartito da Mistress Margot sembrava scivolare direttamente nella sua mente, spegnendo qualsiasi scintilla di volontà personale. Per lui, essere lì, in ginocchio, guidato come un cane al guinzaglio, non era una sconfitta, ma un trionfo: la realizzazione di un desiderio profondo e inconfessabile.
“È qui che appartengo,” pensava, mentre il cuoio della frusta si stringeva contro il collo. Il contatto era freddo e implacabile, ma portava con sé una sensazione di calore interiore, un senso di appartenenza che non aveva mai provato prima. Ogni passo che faceva a quattro zampe era un sigillo, un’ulteriore conferma che il suo posto era ai piedi di Margot, sotto il suo controllo assoluto.
“Ogni suo gesto è perfetto,” rifletteva, con lo sguardo fisso sui tacchi che risuonavano davanti a lui. “Lei è l’incarnazione del potere, della bellezza, della perfezione.” Anche nei momenti di maggiore umiliazione, sentiva di star vivendo qualcosa di sacro, un’esperienza che lo elevava oltre la sua stessa esistenza. La sua dignità personale era un prezzo insignificante da pagare per l’onore di servire una donna come lei.
Ogni volta che Margot tirava il guinzaglio, Luigi sentiva un brivido corrergli lungo la schiena. Non era solo il dolore fisico; era l’intensità del suo comando, la sicurezza con cui lo guidava, che lo facevano tremare di emozione. “Non voglio deluderla,” si diceva, quasi in preghiera. “Devo essere perfetto, devo essere all’altezza della sua grandezza.”
Quando Margot si fermò e si voltò verso di lui, i suoi occhi non osarono risalire oltre le sue ginocchia. “Cosa penserà di me? Sono degno?” pensava, il cuore che batteva forte nel petto. Ogni parola che lei pronunciava era un dono, ogni colpo della frusta una lezione. Luigi non era più un uomo: era uno strumento, un riflesso della volontà di Margot, e per lui non c’era niente di più appagante.
Mistress Margot si mosse con la grazia di una regina che conosceva perfettamente il proprio potere. Afferrò il guinzaglio di Luigi e lo tirò con fermezza, guidandolo al centro della stanza. Senza una parola, lo spinse delicatamente verso il basso, costringendolo a inginocchiarsi, poi a piegarsi sulle mani e sulle ginocchia.
Con un movimento elegante, Margot si sedette sopra le sue spalle, incrociando le gambe con disinvoltura, come se fosse su un trono vivente. Luigi sentì immediatamente il contatto del reggicalze contro le sue orecchie e il morbido pizzo delle sue mutandine sfiorargli la nuca. Era un contrasto sorprendente: la delicatezza del tessuto contro il peso schiacciante della sua autorità.
Il cuore di Luigi batteva furiosamente. “Devo resistere,” pensò, stringendo i denti per sopportare la pressione e mantenere l’equilibrio. Ogni movimento di Margot, ogni spostamento impercettibile del suo corpo sopra di lui, era una dichiarazione di dominio. Il suo profumo, dolce e inebriante, lo avvolgeva, mentre il suono del respiro calmo e regolare di lei sembrava risuonare nella sua mente come un mantra.
“Non fermarti, cavallo,” disse Margot, la sua voce ferma ma carica di divertimento. “Mostrami di cosa sei capace. Sopportami, e potresti guadagnarti il mio favore.”
Luigi provò a muoversi, cercando di avanzare a quattro zampe con la sua Mistress saldamente appoggiata sulle sue spalle. Ma la tensione nei muscoli delle sue braccia e delle sue gambe cominciava a farsi insostenibile. Ogni fibra del suo corpo urlava per lo sforzo, ma la sua mente, intrisa di devozione, lo spingeva a proseguire. “Devo continuare, non posso deluderla,” si ripeteva, ignorando il dolore che cresceva.
Ma il corpo aveva i suoi limiti. Le ginocchia iniziarono a tremare, cedendo sotto il peso della Padrona. Luigi crollò lentamente, incapace di sostenere ancora il carico. Cadde sul pavimento, ansimando, la fronte appoggiata al marmo freddo.
Margot lo osservò dall’alto, senza mostrare delusione, ma con un sorriso enigmatico che tradiva una sottile aspettativa. “Così fragile,” sussurrò, alzandosi con grazia. “Eppure, c’è del potenziale in te. Forse, con il giusto addestramento, riuscirai a soddisfare le mie esigenze.”
Luigi, ancora a terra, si sentiva sopraffatto. Il fallimento lo bruciava dentro, ma ogni parola di Margot era un balsamo. Anche nei suoi limiti, c’era speranza. “Farò meglio,” giurò a se stesso. “Per lei, farò di più.”
Mistress Margot, con il suo sguardo glaciale e il sorriso appena accennato, si alzò con grazia e posò un piede sul volto di Luigi, premendo con una pressione che era tutto tranne che delicata. L’altro piede si appoggiò sul suo petto, schiacciandolo contro il pavimento come se volesse ricordargli la sua completa sottomissione. Ogni gesto era un atto di dominio assoluto, un chiaro messaggio che non c’era spazio per l’insubordinazione.
Con la frusta in mano, Margot fece schioccare il cuoio contro il fianco di Luigi, il colpo risuonò nella stanza come un tuono. “Tu non sei altro che uno strumento per il mio piacere,” dichiarò con voce ferma, il tono carico di autorità. Luigi gemette, il corpo teso sotto il peso di lei e il dolore che cominciava a farsi sentire con ogni colpo successivo.
Da sotto, mentre la Padrona lo sovrastava, Luigi non poté fare a meno di alzare lo sguardo. Per un attimo, i suoi occhi catturarono una visione fugace dell’intimo di Margot: il tessuto fine che adornava la sua figura lo stordì, e una scintilla di eccitazione attraversò il suo corpo, involontaria ma innegabile.
Margot si accorse subito di quel momento, il lieve cambio nell’espressione del suo schiavo non le sfuggì. Con uno scatto rapido, puntò la frusta verso di lui e si chinò appena, il sorriso svanito dalle sue labbra. “Cos’è questa insolenza?” chiese con tono tagliente. Prima che Luigi potesse rispondere, lo colpì proprio lì, il colpo bruciante e preciso che lo fece contorcere e gridare di dolore.
Il grido si trasformò in un pianto disperato, le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di Luigi mentre si rannicchiava sotto di lei. “Perdono, mia Signora! Perdono!” supplicò, la voce spezzata dalla disperazione. Ogni traccia di forza o resistenza si dissolse, lasciandolo completamente arreso ai piedi della sua Padrona.
Margot osservava la scena con calma glaciale, il suo piede ancora premuto contro di lui, mentre il suo schiavo si perdeva nel vortice di dolore e umiliazione. “Arreso così in fretta,” disse con disprezzo, ma anche con un’ombra di soddisfazione. “Forse c’è ancora speranza per te, ma dovrai imparare che il tuo corpo e la tua mente mi appartengono completamente. E ogni errore avrà un prezzo.”
Luigi non riusciva a smettere di piangere, ma tra le lacrime riuscì a balbettare: “Farò tutto ciò che vuoi… ti prego, perdonami…” La sua sottomissione totale era completa, e con essa, il dominio assoluto di Mistress Margot si affermava ancora una volta.
Mistress Margot avanzò con eleganza verso il suo trono, un imponente seggio ornato di pelle nera e decorazioni dorate che riflettevano la luce soffusa delle candele. Si sedette con grazia regale, incrociando le gambe e facendo cenno a Luigi di avvicinarsi. Lui, obbediente, strisciò fino ai suoi piedi, il capo chino in segno di rispetto e sottomissione.
“Vieni,” disse Margot con voce morbida ma carica di autorità, indicando il posto accanto a lei. Luigi si inginocchiò immediatamente, tremante, mentre la sua Padrona afferrava la sua testa con decisione ma senza crudeltà, guidandola fino a farla posare sulle sue gambe. Le sue mani guantate iniziarono a scivolare con sorprendente delicatezza sulla testa di Luigi, accarezzandogli i capelli e il viso. Il suo tocco era un contrasto stridente con la severità di poco prima, ma non meno intenso.
“Luigi,” disse con un tono più morbido, quasi carezzevole, “è sufficiente. Hai dimostrato la tua devozione.” Lui sollevò lo sguardo, incredulo ma grato, e rispose con voce spezzata dall’emozione: “Grazie, mia Signora.”
Margot Mille inclinò leggermente la testa, il suo sorriso enigmatico tornando a illuminare il suo viso. “Hai portato il collare che ti ho chiesto?” chiese, e Luigi annuì prontamente. “Sì, mia Signora,” rispose, con un misto di fierezza e timore. Lei gli fece cenno di andare a prenderlo.
Luigi si alzò, mantenendo sempre il capo chino, e tornò poco dopo con il collare tra le mani. Era un oggetto semplice ma simbolico, realizzato in pelle nera con una fibbia lucida e un anello metallico al centro. Si inginocchiò di nuovo, presentandolo a Mistress Margot Mille con le braccia tese e lo sguardo rivolto verso il pavimento.
Margot prese il collare con movimenti lenti e deliberati, lasciando che il peso del momento si imprimesse nella mente del suo schiavo. Poi, con una grazia metodica, lo avvolse attorno al collo di Luigi e lo fissò saldamente. La fibbia scattò con un clic che sembrò risuonare nella stanza come una sentenza definitiva.
“Da questo momento,” dichiarò Margot Mille , la sua voce ferma e solenne, “sei mio schiavo. Questo collare è il simbolo del mio dominio su di te, e lo porterai sempre, ovunque andrai. Ogni volta che lo sentirai al collo, ricorderai a chi appartieni.”
Luigi abbassò la testa, le lacrime di gratitudine che gli scorrevano sul viso. “Grazie, mia Padrona. Sarò sempre al tuo servizio.”
Mistress Margot Mille lo guardò con soddisfazione. “E non dimenticarlo mai,” aggiunse con un sorrisetto enigmatico, accarezzandogli ancora una volta la testa. “La tua vita ora è mia, Luigi, e ti plasmerò secondo la mia volontà.”
Nome: Erry Granduca del Cognac

Erry Granduca del Cognac è uno scrittore che, sotto la guida e la dominazione di Mistress Margot Mille, ha vissuto esperienze di profonda sottomissione. Con grande rispetto e ammirazione, ha deciso di dedicare questo racconto alla sua affascinante Mistress, un tributo alla sua forza e autorità. Erry è sempre aperto a consigli, critiche costruttive e qualsiasi tipo di feedback che possa aiutarlo a crescere come autore.
Per contatti: errygranduca@gmail.com

Granduca

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