Estate con Vanessa
Gli incontri con Vanessa continuano per tutta l’estate, una o due volte alla settimana; Con Vanessa è diverso che con Roman, è meno violenta e dolorosa di lui ma più crudele, più umiliante: lui voleva schiavizzare il mio corpo, lei la mia anima. E ha trovato il mio punto debole, la leva per abbattere definitivamente ogni mia resistenza: Jezabel. Mi fa sempre delle brutte battute su di lei, che chiama sempre “la negretta”, vuole farsi raccontare come è fisicamente, come facevamo l’amore o mi propone di farla stare qui a vedere quello che facciamo; questa è la parte peggiore, peggio del dolore fisico o delle umiliazioni. Cerco di non rispondere, a costo di farmi punire da Vanessa, non voglio sporcare la mia Jez con lo schifo che sono diventata, è la mia unica luce in questo abisso di depravazione in cui sono caduta!
Caduta… Non proprio caduta…. Diciamo che ci sono entrata volontariamente e adesso non riesco più a uscirne, come un topo nel vischio, sono come uno schifoso topo, attaccata, appiccicata, intrappolata, vedo l’uscita, è vicino a me ma non riesco a raggiungerla… non voglio raggiungerla!
Luglio, agosto, settembre…. scorrono così, tra torture, umiliazioni, a volte orgasmi. Quando arrivo da lei sono euforica, piena di aspettative, eccitata, innamorata. Poi la sottomissione, il dolore, il piacere, altro dolore. Infine, quando se ne va, il pianto, il realizzare di stare infilandomi sempre più profondamente nel mio inferno volontario. E poi di nuovo, senza fine, in una serie infinita di momenti confusi:
Sono sotto il suo ufficio, sto parcheggiando, sono bagnata, non trovo un posto, sono un lago, di nuovo questo maledetto semaforo, che ci fa la mia mano lì sotto, è verde mi suonano, metto la prima, le gambe spalancate, un posto libero, se continuo Vanessa mi fa… cosa, quattro frecce e scendo, no non scendo, orgasmo, devastante, pipì, pulisco dopo che sono in ritardo, Vanessa ti prego perdonami, dolore.
I suoi piedi. Sono nuda, sotto la sua scrivania e li sto leccando. Ha una pelle fantastica, vellutata, il suo sapore è acre, estivo, sudato. Mi ricorda quello che sono, una schiava inutile, uno zerbino. Una cagna in calore. Infatti le sto sporcando il pavimento, lo sento con le ginocchia, con i piedi, poi dovrò pulire. Per adesso mi godo il suo piede… Ahia! Un altro calcio, sui denti. Per fortuna non ho emesso neanche un suono, non so con chi sta parlando, sembra importante, se mi facessi sentire Vanessa mi ucciderebbe. Cosa sta facendo? È scesa col piede sul mio seno, lo tocca, lo sta…. Dio! Scende ancora, tra le mie gambe…. no per favore non resisto. Mi aggrappo alla sua coscia, spingo, strofino. Ho la bocca aperta, mi accorgo che le sto sbavando addosso. Mette giù il piede! Si alza. Sta salutando, l’uomo se ne va.
Mi fa male! Basta! Il dolore è atroce, non resisto. Ti prego! AHAAA! NO! NON LÌ!
È una settimana che non la vedo. Non la sento. Neanche un messaggio. Resto in camera mia tutto il tempo, Salvatore è via. È una settimana che mi masturbo, tutto il giorno, tutti i giorni.
Sto leccando. Adoro affondare la lingua nella sua fessura. Adoro sentirla fremere, mugolare. Adoro vederla venire. Oggi forse non mi picchia.
《Ti amo Vanessa!》
Oggi è domenica e mio marito è in Grecia. Jezabel mi ha preparato la buillabasse, come la sa fare lei. Stiamo mangiando, in silenzio. Mi guarda di nascosto, lo vedo, ma io sto pensando a Vanessa. Devo andare oggi pomeriggio. Mi ha detto di farmi due perette che oggi ha un ospite, non vuole fare brutta figura.
Sono nuda sul letto, sudata, ansimante, distrutta. Mihai ha appena finito di scoparmi, sono venuta un’infinità di volte. Ha il cazzo grosso, non come Roman, ma mi ha fatto godere tantissimo. Adesso Vanessa lo sta pagando, gli dà un extra perché è stato bravo. Lei ci ha guardati tutto il tempo, non si è neanche masturbata. Adesso mi frusterà.
La gogna. Sono in ginocchio, a gambe larghe, testa e mani bloccate nel legno. Ho le mammelle che pendono, 《perché sei solo una vacca da monta Noelle》 con attaccate due pinze e a queste due pesi. Sto aspettando che sia pronta, cerco di rilassare l’ano e dilatarlo il più possibile, ma non è facile perché ho paura. L’ho appena intravisto, con la coda dell’occhio, ma si vedeva che è enorme. Ho paura. Ho paura ma sono eccitata! Non vedo l’ora che entri, che mi faccia sua, che mi faccia piangere. Ecco è pronta, si avvicina, lo appoggia….
Siamo nel letto, entrambe nude, abbiamo appena fatto l’amore e adesso ci baciamo, dolcemente. Perché sei così Vanessa, perché mi fai questo? Così non riesco a odiarti, ti amo Vanessa! Perché non sei sempre così?
La odio con tutto il mio cuore! Mi ha frustata, inculata, strappata… alla fine non ho resistito, ho risposto alle sue domande su Jez. Le ho descritto la sua pelle, i suoi occhi, il suo odore. Sono devastata, non voglio più tornare a casa, come farò a guardarla negli occhi?
Vanessa ha le mestruazioni. Mi ha già fatto vomitare tre volte, e ogni volta ho pulito.
《E com’è la negra? Puzza tanto? Quando la lecchi, sa di selvatico vero?》 non le rispondo, anche se so che mi punirà. Non voglio che sappia che Jezabel odora di vaniglia, e quando la bacio, quando la lecco, è come immergersi nel latte e miele.
Sono nel letto, con mio marito. Io sotto e lui sopra a spingere, come al solito. Ho le gambe spalancate, cerco di godere ma il dolore al seno mi martella. Per fortuna scopiamo al buio, così non vede i lividi. Ecco sta venendo…. perché gli uomini grugniscono quando vengono? Si gira e si mette a dormire. Metto le mani tra le gambe, gioco con lo sperma che cola fuori. Me lo spalmo sula pancia, sulle cosce, sulle labbra. Mi alzo e vado in bagno, mi guardo allo specchio. Mi masturbo guardandomi negli occhi, ma non riesco a venire. Torno a letto.
《La pelle? È come sfiorare la seta, nera, liscia, dolce, profumata》 《Il seno? Perfetto, grande, ma non enorme, sodo, dritto, i capezzoli come due premi al nostro amore》 《Il sedere? Morbido. Tondo. Bello. Eccitante》 《La vagina? È il paradiso, dico sul serio, un vaso di miele in cui affondare, i suoi orgasmi sono terremoti》 《Le mani? Le sue mani sono strumenti del demonio. O forse sono angeli, non lo so》 Rispondo con cura a ogni domanda che mi fa Vanessa, ma le risposte non le piacciono, ogni volta mi tira una scudisciata, ogni volta più forte. Ma come faccio a mentire su Jezabel? È un angelo, è pura, è tutto.
Stanotte mio marito non c’è, dormirò nell’ufficio di Vanessa. Lei è andata via, ma ha detto che verranno delle persone a farmi visita, che devo comportarmi bene. 《Non preoccuparti, poi verrà Maruska a rattopparti》
Un bacio. Un altro. E ancora….. sono legata a questo tavolaccio ma protendo la testa, le labbra verso di lei, ne ho bisogno come l’aria per un annegato! Le sue labbra, così morbide, dolci. Mi tiene giù la testa, mi accarezza e mi bacia. Dio come la amo!
È ubriaco. Mi ha già tirato due sberle, forti. Vanessa ha detto che devo ubbidire, è un ottimo cliente dello studio, e poi se n’è andata. Io ci provo a ubbidire ma non gli viene duro, mi fa male la mascella a furia di succhiare. Un’altra sberla…
Maruska è dolce. Mi allarga delicatamente i glutei e spalma la pomata. È fresca, il sollievo è immediato. La spalma anche sulle escoriazioni, sul sedere, le cosce e la schiena. Poi mi fa mettere supina, delicatamente, e me la passa anche sul seno. Questo fa più male, oggi Vanessa era incattivita. Le mammelle di Mariuska mi eccitano, le vedo dondolare nel vestito largo, sopra di me mentre lei si da da fare. Allungo una mano e la infilo nello scollo, diventa subito rossa e si allontana, mi dice qualcosa in rumeno, con gli occhi bassi. Poi 《No signora, per favore》 e io sprofondo nella vergogna.
Vanessa mi sta baciando. Lei, perché io non ne ho la forza. Appesa con le manette a questo anello, ho un labbro spaccato e tutto il corpo pieno dei segni del frustino. Brucia tutto, soprattutto il seno. Perché ce l’ha tanto col mio seno?
Sto tremando. Sono sotto la scrivania, nuda, un piede di Vanessa mi tiene la faccia schiacciata sul pavimento. Mio marito è dall’altra parte della scrivania e parla con lei. Della villa. Non è contento dei lavori, dice che avanzano lentamente e quell’incapace di sua moglie non è in grado di farsene carico. Io penso ai muratori: Mihai col suo cazzo grosso e tozzo che mi ha scopata sul letto di Vanessa. I gemelli che mi hanno inculata a turno mentre ero attaccata alla gogna: non li ho visti ma li ho sentiti bene! I pompini che faccio regolarmente il giorno di paga degli operai.
Tutto. Devo leccare tutto altrimenti mi frusta ancora. Non voglio essere frustata, fa male. Ma la sborra è ovunque! Quanta ne aveva sto bastardo? Sto per vomitare.
Non riesco più a smettere di singhiozzare. E di prendere aria. Sono terrorizzata, non lo scioglieva più! Sono ancora legata, se no mi starei già vestendo per andarmene. Ma mi sta baciando! Tutta la faccia, non le labbra perché non sopporto niente che mi tappi la bocca, che mi impedisca di prendere aria. Voglio aria! Ma mi bacia… mi sta baciando! Ti amo Vanessa! Provo a dirlo ma la voce suona strozzata, le corde vocali funzionano male. Continua a baciarmi e io vorrei liberarmi per poterla abbracciare. Solo abbracciare.
Basta Vanessa ti prego. Non ce la faccio. Ti supplico, fa male. Basta….
Jez si sta cambiando. È nuda, davanti all’armadio, si china a frugare nei cassetti. La vedo da dietro, ha le gambe leggermente divaricate, riesco a vedere parte della vulva. Ha preso il costume, quello rosso, le sta da Dio. Se lo infila, normalmente. Come diavolo fa a essere così sexy in tutto quello che fa? Mi sono ridotta a spiarla, come all’inizio. Perché non voglio sporcarla con me, è così bella…. ieri rideva con una delle altre domestiche, Francesca mi pare… sono diventate amiche, tra loro si chiamano Frençy e Bella. Sono gelosa, le odio, ma sono contenta per Jez: si merita qualcosa di bello.
Non mi lascia entrare. Le segretarie mi stanno dicendo che oggi non riceve. Ma non è possibile, mi ha convocata! Una delle due ridacchia, la più stronza. Chiamo Vanessa. Non vuole vedermi! Sono scoppiata a piangere davanti a queste due, la stronza adesso mi ride in faccia. Esco, scendo le scale, vago per il centro, non riesco a controllare le lacrime, sono una frignona. Torno a casa e mi butto sul letto, un’altra giornata con le mie mani.
Voglio fare l’amore con mio marito! Voglio un contatto umano normale, una scopata normale, io sotto e lui sopra, normale. Voglio tornare normale. Ma lui è all’estero. Normale.
Sono sdraiata supina, sul mio letto, Salvatore starà via una settimana. Jezabel mi sta disinfettando i tagli e i graffi al seno. Con le mani. Le sue mani. Vale la pena subire qualsiasi cosa per queste mani. Non voglio alzarmi, voglio restare qui così, sotto le sue mani, per sempre, perché non posso?
VAI A MARSIGLIA?? 20 GIORNI?? Ti prego Jez non posso… come faccio senza di te??? NON MI INTERESSA TUO PADRE! … anche io sto male e ho bisogno di te! Ti prego! SEI UN REGALO DI MIO ZIO, SEI MIA!!…. ti supplico….
Mi sta legando a questa sedia. Jez non c’è. È una sedia nuova, strana. Jez è in Francia. Sembra un trono, ma con cinghie per i polsi e le caviglie. Jez è da suo padre. Mi attacca delle pinzette ai capezzoli, sono piccole e non fanno tanto male. Non so se Jez tornerà. Mi ha tirato fuori le piccole labbra e attacca delle pinzette anche lì. Se non torna che faccio? Le pinzette hanno tutte dei fili elettrici attaccati, a che serviranno? Ti prego Jez torna! I fili vanno a una macchina, Vanessa è li, mi guarda, la mano su una manopola…DOLORE!
Maruska è brava, è dolce, è premurosa. È anche bella a modo suo, una bellezza istintiva. E ci sa fare come infermiera, è piacevole, molto. Ma Maruska non è Jezabel!
Mio marito è sopra di me che sbuffa e spinge, non si rende conto che mi sta facendo male. E perché dovrebbe? Lui non sa cosa mi hanno fatto oggi, non sa cosa mi hanno infilato dentro. Non c’era quando, piangendo dal dolore, gridavo che ne volevo ancora. Non c’era quando, dopo, Vanessa mi ha accarezzato, dicendomi che ero stata bravissima. E poi mi ha baciata. Salvatore non c’era. C’è adesso, che spinge e sbuffa. E grugnisce.
Torna l’autunno e con l’autunno torna anche Jezabel. Vanessa torna alla carica con le domande su di lei ma adesso c’è qualcosa in più, insinuazioni, proposte…. la vuole, vuole possedere anche lei, e vuole che sia io a portargliela. Non posso farlo ovviamente ma ogni volta è sempre più difficile resistere alle sue punizioni. Sono debole, la mia volontà è sempre più fiacca, ho paura di cedere…. so che Jezabel per amore mio potrebbe arrivare a farlo ma non posso, non potrei mai perdonarmelo! Tra poco è il suo compleanno e Vanessa ha detto che le sta preparando un regalo…. tremo al solo pensiero, devo fare qualcosa, ma cosa? Se resta con me finirò per portarla da Vanessa, lo so. Ma non voglio perderla, senza di lei sono finita, mi crolla il mondo! Eppure…. è per me che lei è qui, e sono io la colpevole di questa situazione, lei non c’entra nulla con tutto questo…. questo schifo! Devo allontanarla, in qualche modo, a forza se è necessario. Ma perché non si mette con quella Francesca, è carina, gentile, simpatica…. ma magari non è neanche lesbica. Potrei licenziarla, ma è capace di trovare lavoro qui intorno per starmi vicina. È ossessionata, è una stalker! Basta il mio cervello lavora troppo, sto sclerando ma qualcosa mi invento. E poi sono arrivata da Vanessa, adesso devo pensare a lei, ha detto di portare un gioiello d’oro che oggi mi fa provare un gioco nuovo…..
《Oggi giochiamo a guardie e ladri, io sono la guardia e tu la ladra》 Me l’ha detto con il sorriso, come una bambina pronta a giocare. Ma non è vestita da bambina, indossa scarpe col tacco alto, calze a rete, guepiere in pelle e pizzo e un berretto da poliziotta. Ha una cintura di cuoio con appesi un manganello, una specie di teaser lungo e rosso e in mano un frustino. Nella stanza c’è una gabbia, piccola, un cubo di poco più di un metro per lato, ovviamente per me. Lei non ha le mutande e le mie sono fradicie, anche se sono terrorizzata. 《Vieni avanti, fammi vedere le mani》 Mi avvicino guardinga. Le porgo la collana che ho portato, è d’oro con un grosso smeraldo, regalo di Salvatore. La prende, la osserva, poi mi guarda e senza preavviso mi dà uno schiaffone, graffiandomi la guancia. Cado per terra, non mi rialzo, sono paralizzata dalla paura: oggi sarà brutto! Mi fa rialzare lei, mi tira su per i capelli e mi mette subito le manette. Mi spinge forte da dietro, anche io ho i tacchi alti e cado di nuovo per terra, in qualche modo riesco a parare la caduta con le mani e a sedermi contro il muro. Mi afferra la camicetta e me la strappa, lo stesso col reggiseno e la gonna. Si abbassa, mi tocca le mutande, rude, si annusa le dita e sorride. Poi un altro schiaffo, scoppio a piangere e chiedo pietà, perché deve essere così cattiva? 《Sei accusata del furto di questa catena d’oro, giudicata colpevole e condannata alla prigione》 e mi urla 《ENTRA!》 Cerco di chiederle perdono di non so neanche io cosa ma non mi esce la voce, e lei col teaser mi pungola e mi spinge dentro la gabbia. È troppo piccola, devo stare ripiegata su me stessa, fatico a respirare sia per la mancanza di spazio che per il terrore. Chiude la gabbia, si mette a passeggiare intorno: 《Sappiamo che hai una complice, una extra comunitaria, una negra. Vogliamo il suo nome!》 Assurdamente mi rifiuto di fare il nome di Jezabel, resto in silenzio, ma lei infila quell’aggeggio infernale tra le sbarre, ogni volta che mi tocca è una scossa elettrica, non posso scappare, non posso neanche evitarlo, questa gabbia è troppo stretta. Singhiozzo e urlo e mi contorco ma non ho scampo, la mia aguzzina non si ferma finché non urlo 《JEZABEL!》 Si ferma immediatamente e l’assenza di dolore diventa sollievo e questo lascia il posto all’eccitazione. Non controllo più le mie mani, si muovono, si insinuano, si infilano. Ho ancora le mutandine ma è come non averle da quanto sono bagnate e appiccicate alla pelle. Continuo a masturbarmi disperatamente, senza prestare attenzione a nient’altro che al mio clitoride e al mio piacere quando un frastuono fortissimo, assordante, a un centimetro dalla mia testa, mi scuote. Vanessa ha colpito le sbarre della gabbia col manganello: 《gli orgasmi non sono permessi in prigione, delinquente!》 Mi fermo, nonostante la voglia tremenda. Resto a guardarla ansimando, in attesa. Mi apre la gabbia e mi fa uscire, mi porta fino al tavolo dove sono disposte parecchie foto di ragazze di colore, alcune nude. Tra queste scorgo una foto di Jezabel, in costume, al mare, bellissima. Lei continua col suo gioco: 《Quale di queste è la tua complice?》 Inizio a pensare che Vanessa sia pazza, o forse lo sono io ma di nuovo seguo il suo gioco e non rispondo, sono forse più eccitata di lei. Mi dà una spinta e mi rovescio sulle foto, mi lega le caviglie alle gambe del tavolo, poi mi toglie le manette e mi lega le mani alle altre gambe e mi strappa via le mutande. Adesso sono piegata quasi a 90 gradi, gambe e braccia divaricate, davanti alla faccia ho le foto, quella di Jez è sopra le altre. La sento armeggiare dietro di me, mi volto e vedo che si sta infilando un paio di mutande con fissato sul davanti un grosso cazzo di gomma, duro, grosso. Inizio a piagnucolare, la supplico, non ce la faccio più. Eppure non faccio l’unica cosa sensata, non smetto di stare al gioco, non indico Jezabel tra le foto. E sono eccitata, in attesa di quel pene finto che mi devasti l’ano, sto persino spingendo il culo in fuori. E arriva, lo appoggia e si aggrappa ai miei fianchi. Spinge violentemente, un milione di colpi, non si ferma neanche quando urlo, neanche quando smetto di urlare e piango, neanche quando smetto di piangere. Solo quando sono ormai piegata, esausta: indico col mento, dico con un filo di voce 《è questa》 e la guardo, guardo la foto. Dio com’è bella la mia Jezabel! Vanessa si ferma, mi libera le mani e i piedi e mi raddrizza, ma il dolore al culo è assurdo, cado per terra. Va in bagno e torna con un secchio d’acqua, lo appoggia per terra e mi ci fa sedere dentro. Il sollievo che sento è come una bastonata, urlo e chiedo perdono, rido, insulto, piango. E mi calmo. Mi prende per i capelli e mi fa alzare. Se tengo le gambe aperte e le ginocchia un pò piegate il dolore lo sento di meno, quindi quando mi trascina al palo cammino come uno scimpanzé… non mi importa, ormai dignità non ne ho piú. Con le manette mi blocca le mani dietro la schiena, attraverso al palo. Prende il frustino, mi sfiora il seno, è quasi piacevole. 《Il tuo seno è la parte di te che preferisco Noelle: grande, sodo, capezzoli grandi… e poi è così esposto, indifeso, sensibile….》 Appena finisce di dirlo mi arriva una scudisciata, centra in pieno una tetta, sul fianco. Non urlo anche se fa male, so che le piace di piu se resisto. 《Brava Noelle》 e mi carezza tra le gambe, un brivido mi percorre la spina dorsale, mugolo, mi agito, ma lei si ferma: 《Adesso basta giocare: domani mattina voglio che mi porti qui la negra. Hai capito bene?》 《No Vanessa, non lo farò》 così, calma, tranquilla. E lei, altrettanto tranquilla mi tira un’altra scudisciata sul seno. E va avanti così, lenta, metodica, precisa: seno, capezzolo, seno, capezzolo, seno, capezzolo. Le mie urla non la fermano anzi la stimolano, e allora urlo di più, il dolore è atroce ma intanto strofino le cosce tra loro, ho voglia, voglia, VOGLIA!
Si ferma solo quando ho già smesso da un pò di urlare, di piangere, di supplicare. Sono in ginocchio, mi sono pisciata addosso, sto mugolando. Vanessa mi tira il frustino in faccia, è furiosa, pensava di farmi cedere oggi. Mi libera, mi trascina davanti allo specchio grande, 《Guardati》 mi dice con crudeltà: sono devastata, la faccia è una maschera informe di trucco slavato e lacrime, il corpo pieno dei segni rosso scuro delle scosse elettriche, l’interno delle cosce sporco del sangue che mi è uscito dal culo, i seni…… i miei seni…. non resisto alla vista, indietreggio 《no no no no no no no…. 》 Si cambia in fretta, ancora furiosa. 《Adesso devo andare, continuiamo domani, tanto prima o poi cederai》 Mi limito ad annuire, con gli occhi chiusi per non vedere il riflesso del mio seno, ma ho l’immagine stampata in testa. Vanessa se ne va e mi lascia qui, in ginocchio, a singhiozzare. Non posso, non posso portarle Jez! Ma prima o poi cederò, lo so, già oggi è stato difficilissimo. Devo farla andare via! Ma come? Non accetterà mai, la conosco troppo bene.
La soluzione me la dà Maruska. È venuta a cercare di sistemare come può il mio corpo e, mentre si prendeva cura di me, mi sono sfogata con lei, le ho detto tutto, vergognandomi da morire. Dopo avermi ascoltata, con in mano la collana che avevo portato: 《Signorina Jezabel è francese…. se ruba…. Signor Salvatore è potente, può …. come si dice … expulsare sì?》 e mi porge la collana. Guardo la collana, poi Maruska, poi di nuovo la collana… e nonostante il dolore a tutto il corpo, salto al collo della ragazza, la riempio di baci e di lacrime, rido con lei! 《Espellere! Si dice espellere Maruska. E io ti sono debitrice!》
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?