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Racconti di Dominazione

PadronVale e l’amnesia della schiava

By 8 Aprile 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

PadronVale e l’amnesia della schiava (parte prima)
di Tom

L’incidente accadde una domenica mattina. Alex si stava recando a casa di Vale Erano trascorse da poco le sette e la schiava avrebbe dovuto pulire il bagno della Padrona, preparare doccia e colazione e svegliare la Dea alle dieci in punto, leccandole i piedi come tutte le mattine dal loro primo incontro a quella parte.
Ma il fato decise diversamente per lei. Un’automobile sterzò bruscamente per entrare in un viottolo secondario della strada che Alex stava percorrendo ma le ruote, all’ultimo momento, slittarono sull’asfalto reso viscido dalla pioggia e la macchina sbandò andando dritta filata contro il marciapiedi. La schiava cercò di schivarla e si lanciò in avanti. Purtroppo inciampò sul bordo del marciapiede e un lato dell’auto la colpì di striscio. Alex rovinò per terra battendo la testa. L’ultima cosa che vide fu la portiera dell’auto che si apriva e due belle gambe fasciate da calze gialle e con ai piedi due morbide décolleté nere con il tacco alto venire verso di lei.
-‘Stai bene?’- chiese una voce femminile molto aggraziata ”Oh, Dio, quanto mi dispiace”-
Alex cercò di sollevare la testa e guardare in faccia l’investitrice pentita, che cercava di sorreggerla con le mani e le carezzava la testa con gentilezza, ma la vista le si annebbiò
-‘Pa’Padrona”- sussurrò la schiava.
-‘Che cosa?’- chiese la donna ”Cos’hai detto?’-
Alex perse i sensi. L’autoambulanza giunse al bordo della strada dopo cinque minuti.

La schiava trascorse in ospedale i successivi tre giorni. Fu ricoverata per una lieve commozione cerebrale
-‘Come sta dottore?’- era la voce di un’amica di scuola di Alex.
-‘Si rimetterà. Il trauma cranico si riassorbirà naturalmente nelle prossime settimane. Naturalmente dovrà fare altri esami ma oggi può essere finalmente dimessa’-
-‘Bene, e per quanto riguarda l’amnesia?’-
-‘E’ normale che sia confusa. Ricorda quasi tutto della sua vita ma alcuni giorni sembrano essere stati rimossi completamente. Specialmente molti della sua vita recente. E’ possibile che non si ricordi di qualcuno, amici, colleghi di lavoro, ma non dovrebbe avere problemi a ricordare i familiari perché essi fanno parte della memoria più ancestrale e lo stesso vale per conoscenze di vecchia data’-
-‘Ma la memoria le tornerà?’-
-‘Con il tempo. Si, ci sono buone possibilità di un recupero totale, ma nessuno può dire quanto tempo esattamente impiegherà’-
Quel giorno con Alex c’erano una sua compagna di lavoro e sua sorella, una ragazza bassina e magrolina.
Alex fu dimessa nel primo pomeriggio. Le due donne la portarono a casa e le tennero compagnia fino a tarda serata, poi se ne andarono.
La schiava le accompagnò fin alla porta. Mentre la collega si congedò subito la sorella si trattenne un minuto ancora sulla soglia della porta.
-‘Grazie di tutto, Flavia’- disse Alex alla sorella.
-‘Figurati. Ed anzi, scusami ancora se non sono potuta venire subito in ospedale. Sai sono stata trattenuta ”-
-‘Tu non c’entri. E’ stata quell’auto a venirmi addosso. E’ una fortuna che mi sia spinta da parte in tempo. Altrimenti mi avrebbe travolto. Questo lo ricordo, è ciò che sta dietro che è in ombra’-
-‘Già. Hai idea di chi fosse?’-
-‘No, non l’ho neppure vista in faccia. E all’ospedale non si è mai fatta vedere’-
-‘Sembra essersi dileguata dopo averti accompagnata con l’autoambulanza fin al pronto soccorso’-
-‘Che hai intenzione di fare con lei?’-
-‘Non lo so’-
-‘La denuncerai?’-
-‘Ci penserò. Prima vorrei trovare i miei ricordi’-
-‘Capisco. Bè, è ora che anch’io torni a casa. Se ti servisse qualcosa basta che mi chiami. Ci vediamo. Stammi bene’-
-‘Anche tu’-
Alex chiuse la porta alle sue spalle e si voltò per andare in camera sua. Fece in tempo a percorrere solo pochi metri ed il trillo del campanello risuonò nel pianerottolo.
-‘Chi sarà?’- si chiese andando ad aprire.
All’ingresso una bellissima ragazza attendeva impaziente. Alex aprì l’uscio e quella la guardò. La schiava fu colpita dal suo atteggiamento deciso e sicuro, da quegli occhi decisi, dalle gambe lunghe e affusolate inguaiante in calze autoreggenti e stivaletti di pelle nera.
Era Lei.
-‘Non mi fai entrare?’- chiese la Padrona.
-‘Scusi, con chi ho il piacere di parlare?’- chiese Alex. Quel viso sembrò per un istante ricordarle qualcosa ma niente affiorò alla sua coscienza.
-‘Allora non ricordi proprio nulla di nulla, come dicono!’- disse Vale.
-‘Noi ci conosciamo?’-
-‘Eccome!’-
-‘Prego, accomodati’-
Vale entrò. La schiava la portò in salotto e la fece accomodare sul divano.
-‘Ti offro qualcosa?’- chiese Alex
-‘Si, una coca’-
La schiava andò in cucina e prese la bibita. Tornò in salotto che la Padrona si era già accomodata sul divano, accavallando le sue eleganti gambe. Alex ne guardò a lungo la maestà. C’era qualcosa in quella ragazza che’.
-‘Ti sei incantata nel guardarmi gli stivali?’- chiese Vale.
Alex sobbalzò.
-‘No, scusa, è che’mi sembra a volte di ricordare qualcosa. Ma sono solo dei flash. E spesso accadono proprio osservando le cose più insignificanti, come le sue scarpe’-
Vale rise.
-‘Le mie scarpe? Non sono affatto insignificanti come credi!’-
-‘Non volevo dire che sono brutte!’-
-‘E non lo sono infatti. Io intendo dire che non sono insignificanti per te, mia cara Alex. Prima di perdere la memoria esse hanno rappresentato un elemento molto importante nella tua vita’-
-‘Le scarpe in genere oppure”-
-‘No, soltanto le mie. Vieni’- disse la Dea ”avvicinati e guardale. Forse ti tornerà alla mente qualcos’altro’-
Alex si avvicinò fino a raggiungere la Padrona che così altezzosamente dondolava una delle sue bellissime gambe con fare malizioso. Vale prese la coca cola dalle mani della serva senza ringraziare, come se il favore lo stesse facendo lei alla smemorata.
-‘Su, cosa aspetti? Così non puoi vederle bene’- disse sorridendo ”Devi metterti in ginocchio se vuoi vederle meglio’-
Alex fu tentata di allontanarsi. Non ricordando di essere una schiava, non ricordando chi fosse quella ragazza arrogantemente seduta sul suo divano, tutte le sue inclinazioni masochiste erano svanite. E di certo non è usuale che qualcuno piombi in casa di altri dicendo (ordinando?) di inginocchiarsi per osservare le proprie scarpe.
Eppure Alex si inginocchiò perché un tentativo di riacquistare i suoi ricordi perduti, la sua memoria lo stava facendo veramente. Poggiò entrambe le ginocchia sul pavimento e chinò il busto verso le gambe della Padrona. Vale sollevò sensibilmente il piede della gamba accavallata avvicinandone la suola al viso della serva.
Alex osservò quegli stivaletti. Fu come se le sue mani stessero accarezzando la superficie in pelle di quelle calzature. Le sue labbra fremettero. Ricordi di sapori amari comparvero senza spiegazione nella sua bocca.
Si ritirò.
-‘Allora?’- chiese Vale ‘Ricordi nulla?’-
-‘Io’no, non credo’-
-‘Ah, capisco. Hai preso una bella botta’-
-‘Comunque grazie del tentativo’- disse Alex.
-‘Ma grazie di cosa?’- si chiese mentalmente ”mi ha solo fatto inginocchiare come una schiava davanti a se ed ora se ne sta li seduta a bersi la mia coca cola dondolandomi un piede davanti al viso come se nulla fosse’-
-‘Peccato, io ci ho provato’- disse Vale, continuando ad avvicinare la suola dello stivale al naso della serva. Ora era a pochi centimetri dal viso della sguattera ed Alex poteva sentirne l’odore.
-‘Non fa nulla. Begli stivaletti, comunque’-
Le parve cortese rivolgerle un complimento del genere.
-‘Si, vero? Peccato che diventino scomodi se li si indossa troppo a lungo. E’ per il tacco, sai? Oggi, per esempio ho camminato davvero moltissimo e ho le piante dei piedi un po’ doloranti’-
Alex non sapeva cosa rispondere.
-‘Bè, capita. Si sa, i tacchi alti sono la morte delle gambe di noi donne’-
Vale sorrise.
-‘Toglimi gli stivali’-
-‘Come!?’-
-‘Fai scendere la linguetta della cerniera e toglimi gli stivali’- ripeté tranquillamente.
-‘Ma”-
Vale le mise la gamba sotto al mento.
-‘Forse anche questo ti aiuterà a ricordare’-
-‘A si? Mi sembra piuttosto strano. Anche le sue calze hanno rappresentato qualcosa di importante nel mio passato?’- chiese perplessa la schiava allontanando il viso dallo stivaletto.
-‘Proprio così’- rispose Vale ”Comprendo che sia difficile da credere ma è come dico. Tu fallo e poi vediamo’-
Alex rimase immobile e titubante per alcuni secondi. L’estranea la guardava con sorridente alterigia, comodamente seduta sul divano mentre lei se ne stava ancora in ginocchio ai suoi piedi. Prese uno stivale con le mani e fece scendere la cerniera con le dita. Ripeté l’operazione con l’altro stivale.
-‘Ora toglili’- disse la Padrona ed il suo tono di voce era quello di un ordine. Alex tolse gli stivali e scoprì i piedi di Vale. Li fissò per qualche secondo. Ancora quella sensazione di aver i ricordi perduti lì davanti a se s’impossessò di lei. Sarebbe bastato pochissimo per riacquistare la memoria, se lo sentì dentro.
Vale mosse le dita dei piedini, le inarcò e le aprì a ventaglio sotto al naso di Alex che li ammirava senza parole come inebetita.
L’odore delle preziose estremità della Dea stimolarono il suo olfatto. Un profumo che aveva già provato. Alex ne era convinta. Quei bellissimi piedini avevano fatto parte del suo passato, benché non lo ricordasse. Fu svegliata dalla voce di Vale.
-‘Bè? Passata l’amnesia?’-
La schiava sobbalzò.
-‘Ecco’io’.no, non ancora. Non ricordo. Ma c’è qualcosa’-
-‘Ma certo, sciocchina. E’ impossibile che tu abbia rimosso completamente il ricordo dei miei piedi’- e ciò dicendo Vale allungò una gamba e strofinò la base delle dita sulla punta del naso di Alex.
La schiava reagì istantaneamente, si sollevò in piedi e si allontanò dalla Padrona.
-‘Ma cosa fai!?’-
Vale rise.
-‘Non ti preoccupare, torna pure in ginocchio’-
-‘Come?’-
-‘Ti sto aiutando a recuperare la memoria, non vedi? Se farai come dico in pochi minuti ricorderai tutto!’-
-‘A si?’-
-‘Cos’hai da perdere? Su, inginocchiati davanti a me. Fidati’-
Alex esitò un poco, poi la sicurezza della ragazza ebbe la meglio e s’inginocchiò dove era prima.
-‘Non avere paura’- disse Vale, avvicinandole nuovamente il piede al viso ”E non scappare’-
-‘Non scapperò’-
-‘Ora guardali. Guardali bene i miei piedini. La caviglia, il tallone, la pianta’- ruotò il piede per mostrarlo in tutta la sua perfetta bellezza alla serva -‘le dita’- Così dicendo strofinò ancora una volta la punta del piede sul viso di Alex. Questa volta la schiava non scappò né indietreggiò. Lasciò che Vale le passasse la pianta sulla fronte e sulle guance, fino ad arrivare alle sue labbra.
Ai vecchi tempi la schiava avrebbe iniziato immediatamente a leccarle i piedi, osservò la Padrona, ma questa volta Alex se ne restò immobile, col piede premuto sulla sua faccia e la bocca ben chiusa. Ci sarebbe voluto altro tempo ed una sessione di sottomissione speciale per farle riacquistare la memoria, giudicò Vale. Avrebbe dovuto invitarla a casa sua e trattenerla li per qualche ora, forse anche per un paio di giorni per farla tornare quel che era. Per quel giorno poteva bastare. Decise che avrebbe dato alla sua serva un’ultima spinta e poi si sarebbe congedata.
-‘Senti, ti spiacerebbe massaggiarmeli?’-
-‘Eh?’-
-‘Non far finta di non aver capito’- disse Vale poggiando entrambe le estremità sulle cosce di Alex ”Prendili fra le mani ed accarezzameli. Massaggiali, così si riprenderanno un po’ dalla camminata che ho fatto’-
Era un ordine. Alex si meravigliò di se stessa quando le sue mani cinsero i piedi della misteriosa ragazza e iniziarono davvero un lento, sensuale, massaggio. Rimase così circa un quarto d’ora, con gli occhi bassi su quei piedini magnifici che ogni tanto s’accomodavano meglio sulle sue gambe, che giocavano con le dita delle sue mani, che si alzavano e si abbassavano per dare indicazioni del punto in cui il massaggio dovesse procedere. In un paio di occasioni rivolse il suo sguardo alla Padrona ma essa, quando non sorseggiava la sua coca cola ( e cioè quando non la guardava altezzosamente dall’alto in basso), se ne stava con in capo reclinato sulla spalliera del divano e gli occhi socchiusi a godersi il massaggio senza alcun problema o pensiero.
Evidentemente non era la prima volta che qualcuno le praticava un massaggio simile, pensò Alex. Evidentemente non era la prima volta che lei le massaggiava i piedi in quella maniera.
Com’era possibile? Era forse la sua massaggiatrice? O erano una semplice coppia di amiche di cui Lei rappresentava la parte dominante? O forse qualcosa di ancora diverso?
Non lo sapeva.
Quando Vale si ritenne soddisfatta delle carezze praticatole da Alex ritirò le gambe.
-‘Rimettimi gli stivaletti’-
-‘Va’va bene’-
-‘Non ricordi ancora nulla, vero?’- chiese mentre Alex obbediva.
-‘No, purtroppo. Ma mentre ti accarezzavo i piedi ho ricordato quella sensazione. Hai una pelle molto liscia, lo sento anche attraverso le calze’-
Vale rise.
-‘Ci vorrà ancora un po’ di tempo perché la memoria ti torni. Perché non vieni tu, domani, a casa mia? E’ un luogo che conosci bene. Chissà che non ricordi qualcosa”-
Le diede l’indirizzo.
-‘Si, credo di sapere dov’è!’-
-‘Bene, allora ti aspetto domani, nel pomeriggio. Saremo sole’-
-‘Si’-
-‘Arrivederci’-
-‘A presto’-
Vale uscì, entrò in macchina e partì. Alex la guardò allontanarsi lungo la strada. La sua massaggiatrice. La sua amica. Domani le avrebbe nuovamente chiesto di coccolarle le piante dei piedi? O l’avrebbe costretta ad annusarle i piedi?
Non lo sapeva. Ma i ricordi perduti erano dietro l’angolo. E li avrebbe presto ritrovati.

Tom2075@hotmail.it

PadronVale e l’amnesia della schiava (seconda ed ultima parte)
di Tom

Alex arrivò a casa della Dea poco dopo le due del pomeriggio. Vale andò ad aprire e la fece entrare. La schiava indossava un paio di jeans ed una maglietta da ginnastica. Vale portava una camicetta, pantaloni corti e ciabattine infradito.
-‘Entra, seguimi’- disse la Padrona.
Aveva un tono perentorio e forte, che non ammetteva repliche. Alex un po’ intimidita (e sempre più vicina a riacquistare la sua personalità sottomessa) obbedì. Aveva trascorso la notte sognando i piedi di Vale ed al suo risveglio si era ritrovata più stanca di quando era andata a coricarsi. La Padrona la portò nella sua camera, poi si sedette su di una comoda sedia alla scrivania del computer ed osservò l’ospite. Alex non vide altre sedie nella stanza perciò si sedette sul letto. Il computer era acceso, collegato ad Internet. Sullo schermo lo screen saver mascherava il sito sul quale era connesso il calcolatore. Vale aggrottò le sopracciglia.
-‘Chi ti ha dato il permesso di sederti lì?’- chiese con tono di rimprovero.
-‘Scusa”-
-‘Stai davanti a me. E tu sai bene come’-
-‘Cosa?’-
-‘In ginocchio! Come sei stata ieri mentre respiravi l’odore delle mie calze!’-
-‘Ma che stai dicendo? In ginocchio davanti a te? E questo sarebbe il modo di farmi riacquistare la memoria? Cos’è? Uno scherzo? Si può sapere chi sei tu?’-
Vale rise.
-‘Chi sono io? E’ presto detto, hai l’onore di guardare di fronte a te l’unica e sola Padrona Vale. La tua Signora e Regina. Colei a cui hai affidato la tua vita ed i tuoi servigi. Colei che su di te ha diritto di vita e di morte. Mille volte hai leccato i miei piedi. Leccato, intendo, non massaggiato. Ed in altrettante occasioni hai fatto lo stesso con le mie tante paia di scarpe e con i miei calzini. Toccati dietro al collo. C’è una macchia rossa a forma di losanga sulla nuca. Da dove credi che venga?’-
Alex si toccò sul collo. Era vero. La cicatrice c’era. E nessuno sapeva nulla di essa, neppure i suoi amici più intimi che erano andati a trovarla all’ospedale durante il ricovero o i suoi stessi familiari. Come poteva quella ragazza essere a conoscenza del suo segreto?’-
-‘Te l’ho fatto io, non lo ricordi?’-
-‘Tu?’-
-‘Si. E’ un marchio’-
-‘E’ una bruciatura eseguita con un ferro caldo’-
-‘Esatto. Ti ho marchiata a fuoco come si fa con le bestie, hai presente? E mentre il mio anello rovente ti lasciava quel segno nella pelle io me ne stavo comodamente seduta sulla tua schiena e tu te ne stavi a quattro zampe, ben ferma attendendo di ricevere il mio dono’-
Alex si portò le mani al viso.
-‘Ma cosa’Che stai dicendo? Io marchiata?’-
-‘E le volte che ti ho pisciato in gola? Ah, quanta ne hai bevuta della mia orina! E quanto ti piaceva! Amavi sentirtela scendere nel gozzo, la bramavi come il più delizioso dei nettari. E quando ti calpestavo con i miei tacchi a spillo? E quando mi facevo svegliare costringendoti a leccarmi i piedi da sotto le coperte? Guarda. Guarda la mia caviglia! Il braccialetto d’oro. Non rammenti neppure quello? Me lo hai regalato tu’-
-‘Non è vero’Tutto questo è’è assurdo!’-
-‘Allora guarda queste!’- esclamò Vale. Prese da un cassetto un mazzo di fotografie e le gettò sul pavimento, ai suoi piedi. Erano le foto del servizio in cui Alex veniva sottomessa a furia di calci dalla Padrona. La schiava si gettò sulle foto, ne raccolse alcune e le guardò. Per farlo dovette inginocchiarsi di fronte alla Dea. Vale ne approfittò. Si alzò in piedi, poi sollevò una gamba e pose il piede sulla testa di Alex.
-‘Vedi? Sei tu. E immagina a chi appartengono quelle due bellissime gambe. Non ti viene in mente niente?’-
-‘Ma è assurdo! E’ impossibile!’- era stupefatta.
Vale spinse leggermente il mouse e lo screen saver scomparve dal video del computer. Al suo posto apparve il sito della Padrona e le foto del servizio in cui Alex aveva fatto la sua comparsa.
Alex era ancora prostrata a terra col piede della Padrona sulla testa. Vale si chinò, la prese per i capelli e la tirò su con violenza, facendola sbattere con la faccia sul video del computer.
-‘Guardati! Sei la più grande schiava del mondo, ti possono vedere fin in Australia, ti rendi conto? Ed io sono la tua Padrona. Padrona, si. Guarda come ti calpesto in queste foto e come ti impongo di prendere in bocca i miei piedini. Io sono la tua Dea e tu sei la mia sguattera!’-
-‘Non è vero! Non è possibile!’- gridò Alex ”Lasciami! Tu non sei nulla!’-
Spinse via la Padrona e si lanciò verso l’ingresso della camera. Vale si mosse più rapidamente di lei, le fu addosso come Alex toccò la maniglia della porta.
-‘Stronza!’- disse, assestandole un calcio nello stomaco. Il dorso del piede scomparve nella pancia di Alex. La schiava cadde sul pavimento.
-‘Ora ti farò ricordare tutto! Con la forza! Coraggio, terapia d’urto per la schiava ribelle e smemorata!’- esclamò Vale ”E poi ti punirò per avermi dato uno spintone. A me!’-
Le tirò altri calci molto forti nei fianchi. Alex pianse e gemette. Cercò di strisciare verso l’uscita ma Vale le fu immediatamente sopra. Le calò un piede sulla testa, la percosse col tallone, la prese per i capelli e la tirò su in ginocchio facendola guardare verso di se, per poi colpirla al petto con le ginocchia. La schiaffeggiò, le assestò un altro calcio nello stomaco, questa volta di punta e poi uno in faccia. Quando la serva ricadde a terra tramortita la Dea le saltò a piedi uniti sulla testa.
Alex perse i sensi.
-‘Ora comincia la terapia’- disse Vale. La prese per i capelli e la trascinò verso il letto.

Al suo risveglio la serva si ritrovò con le mani e le caviglie legate. Era stata bendata con un pezzo di nastro adesivo telato. Era sdraiata sul pavimento, nella cameretta di Vale, ma la stanza era vuota e silenziosa. Si guardò attorno, sforzandosi di percepire ogni rumore. Si, non si era sbagliata. Era sola. Da un punto imprecisato della casa, al di là della porta socchiusa della camera giungeva però la voce della Padrona. Stava parlando con un’altra ragazza dalla voce dolce e l’accento francese. Alex ricordò le ultime ore. Le ritornarono alla mente le foto, il sito della sua Signora, i calci che Ella le aveva assestato e le parole che l’avevano sconvolta come non mai.
Una schiava, ecco cos’era. No, cos’era stata. Non si sarebbe più prostrata ai piedi di Vale. La sola idea di baciarle i piedi, le scarpe o anche solo di farsi strofinare le dita sudate sotto al naso la disgustò.
Gemette, provò ad urlare per richiamare l’attenzione. Voleva andar via di lì e di certo la sua ex- Padrona non sarebbe potuta arrivare a sequestrarla per sempre. Una volta fuori dalla casa di quella pazza avrebbe provveduto a trovare un modo per costringerla a togliere le sue foto dal sito Internet. Magari avrebbe cercato anche un modo per fargliela pagare per tutte quelle umiliazioni elencate prima di essere barbaramente percossa in tutto il corpo. Perché quelle non erano invenzioni di una mitomane. Era tutto vero. Vale le aveva pisciato in bocca, le aveva fatto baciare i suoi piedi e le sue scarpe. L’aveva cavalcata e frustata. Lo capì dal modo in cui la Dea le aveva premuto il piede sulla testa mentre si era abbassata a prendere le foto sul pavimento. Come aveva premuto. C’era disprezzo in quel gesto, ma anche piacere. Vale godeva nell’umiliarla.
In quel momento la porta si aprì. Vale entrò, seguita da Silvia. La Padrona indossava una camicia attillata nera, minigonna di jeans, sandali col tacco alto. Non portava calze. La sua amica aveva una maglietta a mezze maniche, pantaloncini corti e dei sabot col tacco alto.
-‘Ah, si è svegliata’- disse Silvia.
-‘Chissà se si ricorda qualcosa’- rispose la Padrona. Si avvicinò alla schiava e le calò un piede sulla testa, schiacciandogliela sul pavimento Il tacco penetrò dolorosamente nella pelle ad un pollice al di sotto dell’orecchio.
-‘Strappagli il bavaglio’- disse rivolgendosi a Silvia.
Silvia si chinò, prese un angolo del cerotto e lo strappò via con un colpo secco senza curarsi di aver fatto male alla serva.
-‘Liberatemi!’- urlò Alex immediatamente ”Maledette! Non potete trattenermi qui’-
Vale rise e premette con più forza il piede ”No, non mi pare che ricordi nulla di nuovo!’-
-‘E quanto urla!’- esclamò Silvia.
-‘E’ vero. Ma adesso provvediamo’- disse Vale. Sollevò il piede e lo mise davanti alla bocca di Alex ”Lecca!’-
-‘Sta attenta. Non ricorda. Potrebbe morderti’-
-‘Infatti, che ci provi’- disse Lei, guardando verso il basso. Ripeté ”Lecca, schiava’-
-‘Fottiti’- sibilò Alex.
-‘Cosa? Fottiti? Brutta bastarda!’- gridò Vale, saltando con tutti e due i piedi sul collo della serva. Fece molta attenzione a calcare con i tacchi le parti più sensibili del petto e della gola.
-‘Questo animale ha bisogno di una lezione! Non ricorda più cosa sia il rispetto!’-
-‘Si, brava’- disse entusiasta Silvia ”Schiacciamola come un verme!’-
Salì anche lei sulla schiava pestandola ben bene sulla pancia e sulle gambe. I tacchi della padroncina passarono molto tempo sull’ombelico della serva, quelli di Vale sulla sua gola e nella bocca.
-‘Cagna, ti distruggeremo finché non ci obbedirai!’- promisero le due.
Alex urlò, pregò e supplicò perché la smettessero ma quelle niente, parevano non udirla. Allora tentò di rotolare via per scrollarsele di dosso ma l’unico risultato che ottenne fu che Vale si mise a saltarle a piedi uniti sulla cassa toracica. Ad ogni impatto Alex sentiva i polmoni che si incastravano fra le tonsille e le costole che gemevano di dolore. La Padrona proseguì per qualche minuto, poi scese.
Alex era già distrutta. Silvia la prese da sotto le ascelle e la sollevò in ginocchio. Le tenne ben dritta la testa artigliandole i capelli con una mano.
-‘Stronza! Ti ribelli ancora?’- disse Vale con disprezzo.
-‘Lasciatemi andare’- supplicò Alex ”Siete pazze!’-
-‘No’- disse Silvia ”Siamo solo le tue Dee e tu sei la nostra schiava’-
La Padrona andò a posizionarsi in piedi di fronte alla schiava. La osservò a lungo dall’alto in basso. Alex era disfatta ed ansimava.
Vale le assestò un calcio in pieno viso. Il bordo del tacco le tagliò un labbro che cominciò a sanguinare copiosamente. Un rivolo di sangue percorse il mento di Alex.
-‘Troia! Il tuo sangue mi ha sporcato il tacco’- disse Vale sollevando la gamba e andando a piazzare la suola del sandaletto di fronte al viso della schiava ribelle. ”Ora lo lecchi via’-
E detto questo infilò il tacco nella bocca di Alex. La schiava cercò di indietreggiare, di scostare la testa ma Silvia l’arpionò con forza sorprendente ed alla fine fu costretta ad arrendersi e ad accogliere lo sperone duro in bocca. Ma non leccò.
-‘Lecca. Pulisci’-
Alex rivolse un’occhiata di sfida a Vale e non fece né l’uno né l’altro.
Allora Vale s’imbestialì com’è giusto. Sfilò bruscamente il tacco dalla sua bocca, la prese a calci il faccia e sul petto, fino alla pancia.
-‘Ah, è così? Non mi riconosci più come tua Padrona, eh?’-
-‘Basta! Lasciatemi andare!’- urlò Alex.
-‘Cagna, fai silenzio’- gridò la Dea, prendendola a schiaffi ”Urla quanto vuoi ma da qui nessuno ti sentirà. Servirà solo a farmi arrabbiare ancora di più di quanto non lo sia già’-
Un altro calcio in viso. Silvia lasciò la presa e la schiava crollò inerme sul pavimento. Vale le calò con forza il tacco sulla testa per due volte. La schiava pianse, gemette.
-‘Perché mi fate questo?’-
-‘Perché ci piace, è ovvio. E perché piace anche a te!’-
-‘Non è vero’-
-‘Cagna! Si che è vero! Non uscirai di qui finché non avrai ritrovato la tua memoria. Allora vedrai che mi ringrazierai per quello che ti sto facendo’-
Alla festa si unì anche Silvia che si divertì a calpestare Alex sulla schiena e sulla testa. Mentre la ragazza iniziava un balletto sulla nuca della disgraziata Vale si allontanò un poco per togliersi i sandali, poi ritornò dalla schiava e si accomodò sulla sua schiena a piedi nudi. Accese la radio e, accompagnata da Silvia, prese anch’ella a ballare. Le due amiche andarono avanti per circa un quarto d’ora senza smettere mai. Anche Silvia si tolse la scarpette e proseguì a piedi nudi. Sulle prime la schiava mugolò un poco, sbuffando ad ogni salto compiuto da una delle due dominatrici e quando la pressione esercitata dai loro piedini sulla sua schiena si faceva troppo intensa ed i polmoni erano costretti ad espirare forzatamente. Ma già dopo pochi minuti dalla sua bocca non uscì più alcun suono.
Alex lasciò che le due amiche si divertissero a sue spese senza ribellarsi. Era troppo debole per ribellarsi ancora. Ogni tentativo sarebbe stato vano.
Quando la musica terminò Vale e Silvia scesero dal loro tappeto umano
-‘Che bello! Era tanto che non mi divertivo così tanto! E tu?’- chiese Silvia.
-‘Io da quando questa stronza non si è fatta mettere sotto da un’auto!’- disse e calcò la testa di Alex con un piede.
-‘Ora me lo lecchi?’-
Alex non si mosse. Non leccò il piede di Vale ma neppure tentò di scostarsi. Semplicemente rimase immobile, con gli occhi spenti che fissavano il vuoto e le labbra semichiuse.
-‘Che dici, abbiamo esagerato?’- chiese Silvia.
-‘Ma che dici? Semmai non è stato sufficiente! Ma ho un trattamento che non potrà fallire’-
-‘A si?’-
Vale rimosse il piede dalla faccia di Alex.
-‘Aiutami a portarla di là. Ti mostro una cosa’-

La sedia- cesso era una sedia normale ma senza sedile. Al posto di quest’ultimo partiva un tubo, all’occorrenza rimovibile, lungo mezzo metro o poco più con un estremità larga (quella che si andava ad incastrare nella sedia) ed una non più grande di due pollici, giusto per entrare in una bocca umana.
-‘Ora ci divertiamo’- disse Vale -‘Legala’-
-‘Si, Val, ma che intendi fare?’- chiese Silvia.
-‘Non vedi? E’ una sedia- cesso. Ci mettiamo sedute lì sopra e facciamo pipì. L’altro capo del tubo andrà a finire nella bocca della serva e verrà sigillato. Useremo il nastro adesivo telato che abbiamo impiegato prima per farla star zitta. Dobbiamo coprirle la bocca in modo che non possa chiudere le labbra per far defluire l’orina fuori dal tubo. Mentre siamo sedute possiamo appoggiarle i piedi sulla pancia ed affondarle i tacchi nel seno. E’ divertente. Pensa che l’ho comprata mentre questa stupida era in ospedale in previsione di quando sarebbe stata dimessa’-
-‘Ce la farà? Non è più la tua schiava’-
-‘Ce la farà sicuramente. Oppure soffocherà. Ma se non è più la mia schiava allora a che mi serve?’-
-‘Come sei cattivella!’-
-‘Trovi?’-
Le due amiche legarono Alex sotto la sedia e le fissarono il tubo in bocca, sigillandolo col nastro adesivo in modo che non vi fossero altri pertugi da cui potesse defluire l’orina. Poi la legarono braccia e gambe alla sedia.
-‘Hai capito cosa ti faremo adesso?’- chiese Silvia accostandosi all’orecchio della schiava.
Alex la guardò con gli occhi persi nel vuoto. Non capiva.
-‘Sta forse ricordando?’- chiese Silvia.
-‘Mah! Adesso vediamo’- rispose Vale. Si sedette sulla sedia- cesso e orinò. Aveva bevuto molto prima che la serva l’andasse a trovare ed il balletto sulla sua schiena le aveva stimolato il bisogno di scaricarsi. Fu una pioggia dorata duratura e calda quella che, discendendo lungo il tubo trasparente della sedia, arrivò alle labbra di Alex. La serva non poteva chiudere le labbra ma serrò le gengive e coprì gli spazi fra i denti con la lingua, bloccando l’afflusso di orina in gola.
-‘Ma che fa? Non beve?’- chiese Silvia.
-‘No’-
-‘E com’è possibile?’-
-‘Il naso, vedi? Ci siamo dimenticate di tapparglielo!’- esclamò Vale. Allungò un piedino e chiuse fra l’alluce e le altre dita le narici della schiava. Alex spalancò gli occhi, terrorizzata. Non poteva respirare se non dalla bocca, ma per farlo avrebbe prima dovuto bere l’orina della sua aguzzina. I secondi trascorsero veloci, l’aria dei polmoni terminò. Il piede di Vale non si spostò di un millimetro.
-‘Guardala, è terrorizzata’- disse Silvia.
-‘Bene’-
-‘A che scopo le stai pisciando in gola?’-
-‘L’aiuterà a farle recuperare i ricordi’-
-‘Sei sicura?’-
-‘Si, ha quasi ricordato quando le ho fatto vedere i miei piedi. Questo è il colpo di grazia’-
Alex bevve. Non ne poteva più. Bevve tutta l’orina di Vale e poi respirò a pieni polmoni.
-‘Ora tocca a me!’- esclamò Silvia. Si sedette e orinò. Anche la sua fu una lunga pisciata. La serva bevve tutto il liquido anche questa volta.
-‘E ora? La lasciamo lì?’- chiese la padroncina.
-‘Si’- rispose Vale ”Finché non ricorderà ogni cosa’-
Ma i ricordi erano tornati già alla prima sorsata del nettare della Dea. Da prima confusi, poi rapidamente più limpidi e definiti.
Alex rammentò un’inserzione messa su di un sito sadomaso allo scopo di trovare una dominatrice per se stessa. Doveva essere un gioco, rammentò, ma la ragazza che rispose all’annuncio la sottomise nell’arco di mezza giornata. Da lì fu una corsa al ribasso per la povera serva. Leccate di piedi, lucidature di scarpe con la lingua, sputi in bocca, calci, schiaffi, il collare ed il guinzaglio come ai cani. E poi le sedute di calpestamento, di trotto a quattro zampe con la sua Dominatrice sopra che la incitava a colpi di frustino o di punte di stivale e speroni.
Ricordò il nome della Padrona. La sua passione per le scarpe col tacco alto. Come aveva fatto a dimenticarsi di PadronVale, si chiese Alex mentre l’orina di Silvia le arrivava alle labbra e scendeva poi velocemente lungo l’esofago.
La Dea lasciò la schiava legata sotto la sedia- cesso per il resto della giornata e durante la notte. Ogni volta che lei o Silvia, che si trattenne a casa sua fino a tardi, sentivano lo stimolo d’urinare andavano semplicemente al comodo sedile e riversavano i loro scarti fisiologici in bocca alla serva.
Silvia trovò strano che Alex ingoiasse tutto senza bisogno di tapparle il naso. Più di una volta cercò di bloccargli le narici fra le dita dei piedi, subito dopo aver pisciato, ma quando si alzava dalla sedia l’orina era già tutta scomparsa nella bocca della schiava.
-‘Avrà capito che è inutile opporsi?’- chiese perplessa a Vale.
-‘Può essere’- disse Lei, sorridendo.
Ma la Dea aveva già capito. La sua serva sguattera schiava Alex era tornata. Ora era di nuovo quella di un tempo, la creatura patetica che non si sarebbe mai tirata indietro se Vale avesse voluto marchiarla a fuoco, o cavalcarla fino a farle sanguinare le mani e le ginocchia o farle leccare il sedere sporco a mo’ di carta igienica.
Tuttavia la Padrona lasciò la serva legata alla sedia per tutta la notte. Al mattino seguente si svegliò poco dopo le dieci. Era una giornata calda e assolata, un bel venticello tiepido dal mare portava l’odore del salmastro.
Vale si alzò e si recò alla sedia- cesso. Indossava ancora il pigiama e calzava ciabatte infradito senza calzini. Guardò per un po’ la serva sdraiata a terra e si chinò vicino a lei perché Alex udisse la sua voce. La schiava si era chiarite le idee durante le insonni ore di buio, aveva ancora il tubo di plastica in bocca dal pomeriggio precedente e le labbra le si erano assai indolenzite. Cercò di parlare, di farsi capire dalla sua Padrona ritrovata ma nulla che non fosse un grugnito animalesco uscì dalla sua bocca.
-‘Allora schiava, ricordi ora chi sono?’- chiese la Padrona.
Alex tentò d’annuire.
-‘Bene, perché per quattro giorni ho dovuto di far a meno di farmi svegliare da te che mi lecchi i piedi. Ho dovuto prepararmi pranzo e cena da sola, ed il bucato idem. Ho riordinato e spolverato la mia camera, e non lo facevo da qualche anno. E nessuno mi ha lucidato le scarpe, nel frattempo. Sai cosa significa questo? Che sei in debito con me. E che nei prossimi giorni, anzi, nei prossimi mesi dovrai lavorare molto più di quanto non abbia fatto fino a questo momento’-
Alex annuì.
-‘Ci siamo capite. Ora preparati, ho bisogno di liberarmi’-
Si sedette sulla sedia- cesso, appoggiò tutti e due i piedi sulla pancia della serva e si liberò. Le pisciò in gola comodamente seduta come se ciò fosse la cosa più normale del mondo.
Quando ebbe finito si alzò e strappò senza gentilezza il tubo dalla bocca di Alex.
-‘Ha un buon sapore?’- chiese la Dea.
-‘Si, Padrona’-

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