Un mese prima la figlia Veronica, le aveva dato l’indirizzo di una nuova palestra, perché lei si era lamentata che c’era sempre più traffico per andare a correre fuori al mattino.
Eloìse aveva sempre praticato sport per mantenersi in forma e sfogare la frustrazione dei continui tradimenti del marito, lui aveva una sua attività ben avviata, e tutte le sue segretarie avevano una relazione con lui, le sceglieva sempre con tette grandi, bionde, l’opposto di lei, e questo aveva indotto Eloìse a sentirsi brutta.
Si era sposata giovanissima perché rimasta incinta, ufficialmente della sua prima figlia che adesso a venti anni frequentava la Sorbona alla facoltà di letteratura, e di un figlio diciottenne Jean Paul, che era al liceo, lei aveva sempre desiderato restare fedele al marito, per questo motivo si era acquistata un vibratore alcuni anni prima, dal momento che i loro rapporti erano divenuti rari fino a cessare. Malgrado che lei pensasse d’essere brutta, sentiva d’essere giovane e aveva i suoi desideri.
Da un mese però, si sentiva bella e desiderata. Ma era effettivamente bella, capelli neri occhi azzurri tipici delle donne della Bretagna, un fisico tenuto in perfetta forma, fianchi armoniosi un fondo schiena da fare invidiai alle modelle, le tette piccole ma perfette e sode.
Un mese fa iniziò ad andare in palestra, lì un giovane dell’età di Veronique, che frequentava la stessa palestra, le aveva fatto la corte, prima facendole da maestro insegnandole l’uso delle attrezzature, durante gli esercizi spesso ne aveva approfittato per sfiorarla ma con garbo e apparentemente solo con lo scopo di aiutarla a fare gli esercizi.
Un pomeriggio l’aveva invitata a bere qualcosa, Fréderic, riusciva a farla sentire giovane e desiderata, le faceva sempre complimenti, le diceva come era brava quando riusciva a fare gli esercizi, le disse che era bellissima e che voleva uscire con lei. Lei ridendo gli disse che poteva essere sua madre, lui rise molto, e le chiese se si potesse partorire a cinque anni allora il paragone sarebbe stato vero.
Lei accettò il complimento, e accettò anche di andare a bere qualcosa con Frèderic. Lui aveva l’auto, e lei invece in genere andava alla palestra in bicicletta, la misero nel bagagliaio e partirono.
Andarono al bois di Boulogne-billancourt, presero una bibita, passeggiarono nel bosco, erano già due settimane che le faceva la corte, adesso lui ovviamente voleva provarci, ed Eloìse, in fondo sentiva il bisogno di avere un rapporto con un uomo.
Si trovavano vicino ad un laghetto, c’erano dei cigni, e non c’era nessuno in vista, il posto era romantico e lui la teneva per mano, si fermò e la baciò, lei provò a resistere, ma fingeva, ne aveva così voglia di sentirsi amata che cedette presto e si abbandonò a quel bacio invasivo, profondo e totale che la illanguidiva, rispose al bacio di Frederic con la passione della donna innamorata perché in fondo nella sua poca esperienza avendo avuto solo suo marito come uomo, l’aveva fatta restare una ingenua ancora pronta come una ragazzina a pensare all’amore, in modo romantico.
Lui la toccò sapientemente direttamente sul sesso, aveva infilato le mani dentro la tuta da ginnastica, perché lei andava abitualmente a casa a fare la doccia, e quella volta nemmeno lui l’aveva fatta, per non farla attendere e la trovò bagnata tra le cosce.
Si accostarono ad un albero, vi erano parecchi arbusti intorno che li proteggevano come in un alcova, la voltò, le disse di appoggiarsi all’albero, lei sussurrò “se viene qualcuno?”, lui le rispose di non preoccuparsi erano al coperto, lei si lasciò prendere da dietro, si era inarcata, lui le aveva abbassato la tuta e gli slip, aveva degli slip bianchi di cotone, niente di sexy.
Lui la prese così contro l’albero, e le fece avere una serie d’orgasmi, prima di venirle dentro, per fortuna che aveva pensato a rimettere la spirale si disse, era supereccitata, e da troppo tempo non aveva provato la sensazione di essere desiderata e amata e si era decisa a lasciarsi andare non voleva più dovere vivere di rinunce per un matrimonio che non esisteva che sulla carta.
Dopo vent’anni di matrimonio aveva fatto l’amore con un altro uomo che poteva essere suo figlio e all’aperto, ma era proprio quello che si aspettava già da alcuni giorni.
Questo era accaduto quindici giorni prima, da allora le pareva fosse passato un secolo.
Lei tutti i giorni si recava dal suo giovane amante, si facevano la doccia insieme, facevano l’amore, lui l’aveva sodomizzata al loro terzo incontro, lei subito si era risentita della proposta, era una cosa che non aveva mai creduto possibile e glielo succhiava pure, si disse che benché si sentisse un po’ puttana, dopo che lui la leccò per bene e lei glielo aveva preso in bocca nella posizione di sessantanove, lui le leccò l’ano facendola eccitare, lei si rilassò e pensò che doveva pur dare la sua verginità anale al suo nuovo e unico amante, se la meritava, inoltre nei libri che leggeva sull’erotismo aveva letto di numerose testimonianze di donne che si rallegravano di aver provato, e da allora non rinunciavano a prenderlo da quella parte, lui volle che si mettesse in ginocchio con la testa ed il busto sul letto, la leccò a lungo fino a portarla quasi all’orgasmo leccandole alternativamente la passerina e l’ano, alla fine glielo lubrificò, entrò con un dito, poi con due, Eloìse cominciava a gemere quel tocco proibito la eccitava tantissimo, e alla fine lui le entrò con il glande, si fermò lasciandola abituare all’intrusione e masturbandola contemporaneamente, finchè non fu lei a supplicare di essere sfondata, lo pregò di penetrarla che quell’attesa era una tortura. Lui le diceva che la tortura ed il dolore erano un afrodisiaco.
La prese nella sua verginità anale, e riuscì a farle avere un orgasmo, poi come d’abitudine andarono a farsi la doccia, Frederic prese l’abitudine di farla camminare davanti a lui dandole delle sculacciate mentre si avviavano alla doccia, dicendole che aveva il culo fatto apposta per essere sculacciato, era così bello che non poteva trattenersi, e lei si offriva alla sua mano.
Aveva per vent’anni rinunciato al piacere, doveva recuperare, inoltre si sentiva un po’ come quelle eroine dei romanzi, aveva confidato al suo giovane amante che non faceva l’amore da anni con il marito che lui aveva sempre avuto delle amanti.
Loro si erano sposati perché lei era rimasta incinta, ma i genitori l’avevano buttata fuori di casa dicendo che era una svergognata come la sua amica Martine, lei e Gaston si sposarono e andarono ad abitare dall’amica di lei Martine, che aveva una figlia Veronique, di due anni, e un bambino di pochi mesi Jean Paul, Gaston andava ancora all’università, e faceva un lavoro part-time per dare una mano e anche Eloise lavorava, faceva le pulizie nel palazzo dove viveva la sua amica Martine.
Purtroppo la sua amica lavorava per un’agenzia di accompagnatrici, e andava a delle feste molto spesso, una sera le telefonò dicendo di andare a prenderla che era ubriaca e l’avevano lasciata sola e senza soldi perché l’uomo che l’aveva noleggiata si era ubriacato e così era finita che lei era stata violentata dai suoi amici, poi l’avevano abbandonata lungo la statale. Aveva raggiunto una cabina ma non aveva i soldi per il taxi. Andai a prenderla, e nella strada del ritorno, purtroppo andammo fuori strada, Martine morì a seguito dell’incidente ed io persi il bambino.
Adottammo Veronique e Jean Paul, che non ricordano nulla di tutto questo, per loro sono la loro mamma. Ecco quello che volle raccontare a Frederic, perché era innamorata o credeva di esserlo, gli raccontò i suoi incubi e i sensi di colpa, e aveva accettato che l’amore con suo marito finisse, perché si sentiva responsabile, era una punizione, ma adesso sperava di aver trovato qualcosa con lui. Voleva recuperare e avere un po’ d’amore, a qualsiasi prezzo.
Stava effettivamente recuperando, suo marito spesso non rientrava, quindi lei avrebbe anche potuto prendersi un amante e andarsene anche per giorni, il figlio Jean-Paul aveva i suoi amici, la figlia aveva un ragazzo di cui non sapeva nulla ma era certa che ce l’avesse, perciò… per mangiare non avevano problemi c’era la donna di servizio che veniva tutti i giorni, e che preparava il pranzo e la cena.
Potevano avere a sufficienza entrambi tutto ciò che gli serviva, veniva la signora Louison tutti i giorni che si occupava delle faccende, la sua assenza non sarebbe stata un problema.
Eloìse aveva informato la famiglia che andava in Bretagna a fare un giro verso i luoghi della sua infanzia, aveva bisogno di svagarsi.
In realtà aveva appuntamento con Fréderic, lui le aveva detto che si prendeva una settimana e sarebbero andati via assieme.
Lei era disposta ad andare ovunque, e fare qualsiasi cosa, lui quando stavano insieme, le parlava sempre di quel che voleva farle, delle nuove esperienze da provare.
L’aveva legata al loro quarto appuntamento, e bendata, e le aveva fatto succhiare il suo cazzo mentre era bendata, lei aveva dovuto usare la sua mente, per vederlo e darsi da fare, poi lui l’aveva leccata fino all’orgasmo.
Le aveva detto però che lei era ancora una ragazzina inesperta, e lei si sentiva tale vicino a lui, voleva veramente essere sua in modo totale (ogni volta lui la faceva sentire sempre più succube e le piaceva), le aveva chiesto lui una settimana dopo il loro primo rapporto, e lei aveva detto che era già sua non aveva mai succhiato nessuno e mai avrebbe pensato di essere sodomizzata, gli aveva offerto entrambe le cose.
Lui, la voleva sottomessa ai suoi desideri, anche lei voleva essere sua in modo totale, come una schiava? Ecco la domanda, e lei aveva detto che sarebbe stata sua come una schiava!
Ecco perché stavano partendo, lui aveva delle case di famigliari nel nord della Francia, in Belgio e Olanda, ed erano diretti laggiù, dove le disse ci divertiremo e non ci romperà nessuno.
Infatti, dal suo appartamento aveva capito che era ricco di famiglia.
Quella mattina, doveva raggiungerlo al suo appartamento, lui le aveva consegnato una lettera il giorno prima, le disse:”ho scritto tutte le istruzioni su ciò che devi fare, leggila, ed esegui gli ordini con precisione”.
L’aveva baciata e le aveva detto: “se sarai qui domani allora saprò che sei decisa e pronta!”
A casa alla sera quando era arrivata, non c’era nessuno, i figli erano fuori, allora andò in camera sua, il marito telefonò in quel momento per avvisare che aveva degli appuntamenti fuori Parigi, le disse che voleva salutarla perché non sarebbe stato a casa l’indomani e quindi non l’avrebbe salutata prima della sua partenza, era sempre molto formale lei lo ringraziò e riagganciò.
Aveva fretta di leggere le istruzioni. Nel messaggio c’era scritto come doveva vestirsi, e come doveva viaggiare, avrebbe dovuto indossare un reggicalze e calze ( lei gli aveva detto di averne ma che non li usava da vent’anni), niente biancheria intima, niente mutandine niente sottoveste, niente reggiseno. Una gonna larga che si possa sollevare con un gesto, e una camicetta, che preparasse una valigia, per l’immagine di partire, ma al suo arrivo da lui l’avrebbero lasciata lì nel suo appartamento, non avrebbe avuto bisogno di nulla.
Doveva lavarsi con cura prima di vestirsi e profumarsi, avrebbe preso l’autobus oppure il tram, niente tassì solo mezzi pubblici, avrebbe dovuto sollevare la gonna per sedersi in modo che il suo corpo nudo senta che tra lei ed il mondo non c’è nulla.
Quando arrivava da lui e suonava, doveva dare tre squilli di campanello lunghi, due corti e uno lungo. Alle nove doveva essere lì, e attendere il tempo necessario che lui le aprisse, anche se doveva attendere mezzora, lei avrebbe atteso lì, davanti alla porta in piedi.
Quando lui le avrebbe aperto, doveva dirgli che era la “schiava Lilì”, ( sarebbe stato il suo nuovo nome) e che era a sua disposizione, avrebbe dovuto sollevare la gonna e fargli vedere se aveva eseguito le sue istruzioni prima che lui le permettesse di entrare.
Ecco quella mattina aveva eseguito le istruzioni, e le pareva che tutti la guardassero mentre passava, le sembrava che in qualche modo si potesse capire che era nuda sotto vestiti, lei non aveva un granché come guardaroba, aveva messo un vecchio reggicalze bianco l’unico che aveva ancora le bretelle che non erano rotte o consumate e delle calze normali trasparenti.
Sull’autobus, si sedette in fondo solo da seduta tirò su la gonna senza farsi notare e si sedette con il deretano a contatto del sedile.
Quando arrivò, salì le scale, giunta davanti alla porta, suonò come le aveva detto e attese,era lì immobile, da cinque minuti quando passò un signore che scendeva, e la salutò, lei rispose al saluto, pensò come faccio se c’è qualcuno che viene quando lui mi apre e devo alzarmi la gonna. Rimase nell’attesa un dieci minuti e non passò nessun altro.
Frederic aprì, allora lei gli disse come sul biglietto: “buongiorno, sono la schiava Lilì signore, sono qui a sua disposizione” lui le fece cenno di sollevare la gonna, lei si guardò intorno, poi, prese il bordo della gonna e la sollevò, fino all’inguine, lui le disse di sollevarla fino in vita, lei sentì dei rumori, qualcuno si avvicinava e allora gli disse: “ti prego” lui le ordinò di obbedire, allora alzò la gonna fino in vita, lui la fece entrare, lei lasciò cadere i lembi della gonna introducendosi nell’appartamento, sentì una voce salutare buongiorno Frederic, lei non si voltò, entrò andando il più lontano possibile dall’uscio. Si chiedeva se la persona avesse visto la sua manovra, anche se non aveva visto la sua nudità era evidente che si era alzata la gonna prima di poter entrare.
Era dentro, adesso ed era eccitata, lui il suo giovane amante con la fantasia così fervida era lì sorridente, che la osservava.
Le chiese: “Sei eccitata?” lei rispose di sì. Bene era lo scopo di tutto ciò, le disse lui, vedrai e ti renderai conto molto presto che certi riti e abitudini come prendere l’autobus sono eccitanti se fatti con il culo nudo sotto la gonna.
Le disse:”Però, prima di partire, voglio punirti, ti sculaccerò come una bambina, perché hai esitato quando dovevi sollevare la gonna”.
Lei lo pregò di non farlo, una sculacciata, adesso e dovevano andare in viaggio, avrebbe dovuto stare seduta, lui le disse che anche questo lui lo aveva previsto.
“Togliti il vestito”, lei si spogliò, malgrado tutto era sempre eccitata di sottomettersi a questo giovane uomo, le pareva fosse suo figlio quando lo guardava, ma poi quando s’inginocchiava ai suoi piedi lo vedeva come un uomo, l’uomo che poteva disporre di lei e si abbandonava totalmente al piacere.
Frederic disse quando fu nuda, dovremmo fare acquisti, la tua biancheria intima lascia a desiderare. Andremo in un negozio che conosco e acquisteremo qualcosa di carino.
Prese la sua valigia e la depose nello sgabuzzino, tornò da lei, la baciò insinuò le dita tra le sue gambe toccò la passerina che era già bagnata, e le disse, tuo marito ti ha lasciata in pace in modo che io trovassi ancora una ragazzina dalla micetta bollente.
Lei si scioglieva sotto le carezze del suo giovane amante.
Lui poi la trascinò sul letto, la fece mettere sul fianco, le imprigionò le gambe con le sue, era rimasto in piedi vicino alla sponda del letto, e le disse: “mia bella schiava Lilì, voglio che tu mi guardi, mentre ti sculaccio, e poi mi ringrazierai”.
Lei gli sorrise e attese. Lui iniziò, dovette piegarsi un po’ per raggiungere bene il sedere di lei, non le diede uno sculaccione forte, era come quelli che le dava quando finito di fare l’amore le dava mentre andavano a fare la doccia, dalla prima volta aveva fatto così e a lei quelle pacche sul sedere non facevano che eccitarla di più, ma non le aveva mai fatto male veramente, sentiva solo il calore irradiarsi sulle sue natiche, da quando lui le toccava il culo se lo sentiva più bello, e si accorse che quando aveva messo dei pantaloni gli uomini si voltavano a guardarle il culo, era sempre lo stesso, ma adesso aveva un’altra consapevolezza del suo corpo che fino al momento di conoscere Frederic aveva considerato solo dal punto di vista della salute.
Pensava che se suo marito l’avesse fatta sentire desiderata, e non le fosse mancato così tanto, lei avrebbe vissuto la sua sessualità pienamente, e certamente non lo tradirebbe, ma questo non era più un tradimento,loro erano sposati solo sulla carta oramai da troppo tempo, non voleva e non doveva avere sensi di colpa.
Frederic dopo una ventina di pacche moderate, iniziò a dare colpi più forti, adesso che lei era già calda, sentiva questi colpi, lo guardava, il suo amante, era un ragazzo, se l’avessero vista così qualcuno dei suoi conoscenti cosa avrebbero pensato, e la gente che avrebbero incontrato, cosa avrebbe immaginato, sono madre e figlio, poi no, si comportano come innamorati, perché lontano da casa lei sapeva che erano una vera coppia, allora avrebbero notato la sua età, cosa avrebbero detto, una sgualdrina senz’altro, ecco cosa avrebbero pensato, e le facevano male le chiappe, ma stava eccitandosi, sentiva che qualcosa le colava tra le gambe, si disse è impossibile, fra poco godo, lei guardava il suo giovane amante sempre, come lui le aveva ordinato l’eccitazione il dolore le lacrime le scendevano sulle gote e vedeva tutto sfocato, adesso aveva messo più forza nei colpi, ma lei lo guardava attraverso il velo di lacrime e le pareva che stava sudando, era eccitato, si vedeva che i suoi pantaloni erano in tiro all’altezza del cavallo.
Anche lei era molto eccitata, lui smise di colpirla la stese le aprì le gambe, le fu sopra, e la penetrò, le disse che era così bagnata che si era chiesto se lei lo sentiva, lei disse che lo sentiva e bene, che lo amava, che adorava il suo cazzo, che si sentiva così piena, “hai un cazzo magnifico, e io sono la tua schiava devota, tu puoi chiedermi tutto, amore mio, tutto”, gli disse e in quel momento desiderava solo annullarsi per lui essere un’unica cosa.
Lui la montò per bene a lungo aveva un’enorme capacità di autocontrollo, Eloise-Lilì era in balia del suo orgasmo si sentiva come se non esistesse null’altro che i loro sessi incollati e godettero insieme.
Fecero la doccia dopo essersi ripresi. Si rivestirono, adesso per lei era quasi normale essere nuda sotto i vestiti, se a Frederic faceva piacere, in auto alzò le gonne in modo da sentire il sedile di cuoio sulle sue natiche come voleva lui, non aveva la sua solita macchina, questa era un’altra, era una macchina più grande, una Mercedes, lei volle sapere di chi era, lui le disse che era di suo fratello che gliela prestava.
Presero l’autostrada, in direzione di Lille, in macchina lui era sempre il solito ragazzo meraviglioso pieno d’attenzioni, e di piacevole compagnia, anche lui faceva l’università, le disse che ogni tanto si prendeva una pausa.
Disse avvicinandoci a Lille, “andiamo in un negozietto, poco dopo la frontiera, usciamo a Lille, e prendiamo in direzione Liegi, poi vedrai c’è di tutto, e ti rifaccio il guardaroba, almeno quello dei reggicalze, poi andremo in un altro quando arriveremo a Bruxelles per comperare dei vestiti adeguati. Ci fermeremo a dormire dopo avere acquistato i reggicalze e le calze, ho già predisposto tutto. Tu ricordati che sei Lilì, e che non devi disobbedire a nessun ordine”.
Lilì si piegò verso di lui e gli baciò il collo, dicendogli, “non posso rifiutarti nulla, Mio Signore e padrone”, si stava ancora eccitando, se lui si fosse fermato e l’avesse scopata sarebbe stato per lei il massimo lì in mezzo alla strada.
Passarono per un piccolo posto di frontiera, erano in Belgio, fecero all’incirca una ventina di Km, entrarono in una di quelle piccole cittadine, che erano state dei villaggi, ma che con l’avvento industriale si erano sviluppate, e c’erano dei bei quartieri nel vecchio borgo, poi una zona di villette a schiera, era un posticino tranquillo, andarono in centro. Dopo aver parcheggiato, scesero, la pelle le si era incollata sul sedile, e si scollo dal sedile come se fosse un adesivo, si era sollevata per far scendere la gonna poi scese.
Era sera, erano le sette, “è estate, con questa bella luce, troveremo aperto” gli chiese, lui disse che era tutto a posto, aveva avvisato e li aspettavano.
Imboccarono un vicolo, del vecchio borgo, c’erano vari negozi, un sarto, una cartoleria, e c’era un negozio, c’era un manichino di quelli da sarti, senza braccia e gambe aveva solo il busto, con addosso una di quelle ghepière, con le stecche, che stringono in vita.
Entrarono, Una signora sui cinquanta circa, si avvicinò, e salutò con grande cordialità Frederic dandogli dei baci sulle guance, poi mi guardò e disse a lui “e questa bellezza è la tua nuova fiamma?” mi squadrò, e mi disse che Frederic le aveva detto che ero una persona speciale e voleva che fossi vestita in modo speciale, aggiunse che non sarebbe stato difficile visto che ero così bella. Nessun cenno alla mia età e che avrei potuto essere sua madre.
La signora che era molto elegante si vedeva, chiuse il negozio, era ancora una donna piacente con un bel portamento.
Andammo nel retro, e disse a Frederic, guarda, ho procurato come mi hai detto un abito da viaggio, e uno per la cena.
L’abito da viaggio consisteva in una gonna color pastello, molto larga, arrivava fino a sotto il ginocchio, e aveva uno spacco fin sull’anca, che non si vedeva se non si camminava perché i due lembi erano sovrapposti, ed era accompagnato da una camicetta azzurra, che si chiudeva fino al collo, dal lato sinistro, si poteva tenere aperta la parte superiore e farla cadere in diagonale scoprendo il collo, niente di particolarmente osé in verità se non per lo spacco.
L’altro era un vestito nero, la gonna era a pieghe, poteva sollevarsi con grande facilità come lei faceva notare sui due manichini, e risaliva con due fettucce dalla cinta, una per parte che erano congiunte sopra la nuca sganciandole sulla nuca i seni erano liberi perché, dietro arrivava a metà schiena e davanti appena all’altezza delle costole.
Poi tirò fuori una serie di scatole, c’erano dei bustini neri di seta bianchi e crema, tutti avevano la possibilità di agganciare le calze, disse che erano molto confortevoli, facili da mettere, tirò fuori anche dei reggicalze molto belli molto elaborati, sempre di tre colori neri, bianchi e crema, e calze varie.
C’erano una serie di slippini ma erano tutti trasparenti, e tutti tanga, alcuni molto coperti davanti e con una fettuccia che penetrava nel solco dietro, altri così ridotti da chiedersi cosa potevano coprire, e dietro il filo sembrava un nulla così fine da non notarsi almeno quello bianco e quello crema.
Lui disse: “hai scelto della roba bellissima, voglio subito fargliela provare”, e ordinò a Lilì di spogliarsi per provare alcuni di quei pezzi.
Lilì era imbarazzata ma come lì davanti a quella donna estranea allora era quello il gioco farla spogliare davanti ad un’estranea, disse che erano bellissimi ma che non era necessario provarli, allora lui ripeté serio “Lilì ti ordino di spogliarti e di provare alcuni di questi pezzi”.
Lei lo guardò, il suo signore, adesso, però non era eccitata, e l’idea di spogliarsi, così non le andava.
Lui la prese per un braccio e la portò in fondo alla sala e le disse, “allora mi hai mentito quando avevi detto che accettavi di obbedirmi” lei voleva obbedirgli ma insomma lì così davanti a quella donna non era il caso, lui disse che questo non era che il minimo o si spogliava davanti a chi lui le ordinava di spogliarsi o la lasciava subito, e la loro storia vuol dire che non aveva alcun senso che continuasse.
Lei si sentì smarrita, si stava per mettere a piangere, gli disse che l’amava, ma non poteva provarli solo per lui e non per altri, lui disse che in ben altre occasioni, lei dovrà dimostrare che si spoglierà anche davanti ad altri estranei in quella settimana. Lei lo supplicò chiamandolo amore che non le facesse una simile cosa si vergognava troppo.
Frederic fu irremovibile, lei aveva accettato di essere la schiava Lilì, ma se aveva cambiato idea, peccato era meglio tornare a Parigi e addio.
“No, No”, disse “mi spoglio subito”.
Iniziò a spogliarsi, togliendosi tutto anche il reggicalze e le calze. Quando rimase nuda lui la prese per mano, e si avvicinò alla Signora, e disse “guardi non è uno spettacolo la mia Lilì?” la signora disse che era veramente bella, le passò vicino e le toccò un seno, dicendo “piccoli ma perfetti e sodi”.
Le diede da indossare, uno dei corpetti, calze intonate, ed un tanga, era bellissima veramente e le disse la signora, vieni Lilì, guardati in questo specchio. E l’accompagnò per due passi spingendola con una mano sulla vita e una sulle natiche, Lilì si voltò e la guardò “che fa signora?” le disse, “niente tesoro ti sto aiutando”.
“Ah! Capisco disse sei già stata punita, ti fa molto male?” Lilì era esterrefatta, non pensava più ai segni della sculacciata e arrossì turbata, Frederic disse, che era stata disubbidiente, per cui aveva necessitato di una sculacciata,
Lilì non sapeva cosa dire, il suo giovane amante la stava umiliando davanti ad un’estranea, due lacrime le scesero sulle gote, la Signora le disse “su, su, mia piccola bellezza, non è niente ai miei tempi era lo scudiscio, che ho preso, adesso le do una pomata e vedrà le passerà tutto il dolore”.
La donna si allontanò, aprì un armadio, e prese due tubetti di una pomata. Rivolta a Frederic, disse “Frederic, dovresti essere sempre attrezzato, e se anche devi frustare la tua giovane amante avere cura anche poi di non lasciarle segni troppo a lungo, se volessi punirla ancora, come faresti se le sue natiche fossero tumefatte e impraticabili?”.
“Ricorda se vuoi punirla spesso devi usare la pomata per prevenire anche delle complicazioni”.
Lilì ascoltava e si disse ma questi si conoscono troppo bene, lei sa tutto di me e di lui, e parla di come dovrebbe punirmi come se fosse la cosa più normale del mondo.
Poi si misero a guardare la giovane donna, perché sembrava proprio una donna tra i venticinque ed i trent’anni, e adesso quando si guardava si vedeva anche lei meglio di com’era abituata, oramai lì era in ghepière davanti ad un’estranea e cominciava a sentirsi abituata, l’imbarazzo iniziale si stava trasformando in una sottile eccitazione.
Provò un altro completo, e le misero un cachesex, era così ridotto che le pareva di non averlo, Frederic e Françoise, come la chiamò dissero che non andava bene si vede tutto il pelo che fuoriesce, troppo pelo, anche se non è una molto pelosa, anzi però con quell’indumento si vedeva tutto quel pelo che era antiestetico, convennero che andava depilata.
La fecero sedere su una sedia di legno con i braccioli di quelle degli uffici di una volta, lei si lasciò fare oramai non pensava di avere molta scelta, mise le gambe sui braccioli e restò lì “Bèante”, chiuse gli occhi e attese, Françoise, usò una forbice, sfoltì bene ai lati facendole un disegno a triangolo sulla parte superiore del pube, poi tagliò i peli lungo le sue labbra. Quando li ebbe accorciati bene, la insaponò per bene, e passò con il rasoio. Quando ebbe finito anche se aveva gli occhi chiusi Lilì, si sentiva come se avesse freddo proprio sulle labbra della sua micina, ma anche si sentiva eccitata da tutti i toccamenti che aveva subito.
Sentì una mano che le spalmava una crema o pomata, era Françoise che le disse: “per le irritazioni, vedrai adesso ti brucia ma fra mezz’ora sarai bella fresca così domani ti sentirai come se fossi sempre stata depilata”.
Poi rivolta a Frederic, disse “guarda che spettacolo!”.
Si rivesti con il cache sex, averlo sulla pelle così senza i peli le faceva un effetto stupendo, e veramente adesso era uno spettacolo, e avrebbe potuto indossare tutti gli indumenti d quel genere.
Fecero un pacco di quello che avevano scelto, e lasciarono lì la roba vecchia di Lilì, e indossò uno dei due vestiti quello pastello con lo spacco. Sopra quella biancheria intima, Frederic disse: “Adesso sembri una modella!”.
Lei era felice che lui le facesse dei complimenti, allora Françoise si avvicinò a lui e disse aspetta “ho un regalo per voi” aprì un cassetto e ne estrasse uno scudiscio di cuoio nero, disse “questo era del mio povero marito, l’ha usato spesso su di me, ma adesso che non c’è più, voglio regalarvelo”, Frederic la baciò sulla guancia dicendole grazie Françoise, mi disse: “Non saluti e ringrazi Françoise?” io veramente ero un po’ sorpresa quella donna ci aveva regalato uno scudiscio, ma poi pensai che doveva aver amato molto suo marito per accettare quelle pratiche come lei amava Frederic, la ringraziò come se le avesse fatto un regalo di nozze e la baciò come una vecchia amica.
Andarono in un albergo prenotato, avevano una stanza matrimoniale, e avevano anche una seconda valigia vuota, dove Frederic le fece mettere le sue cose.
Poi scesero a mangiare, nella sala c’erano pochi avventori, e lei si sentiva come se fosse in viaggio di nozze, con il suo nuovo sposo, oramai si era abituata, non pensava di essere troppo vecchia per lui.
Quando furono seduti in sala, lui ordinò per entrambi, lei poi gli disse che aveva voglia di baciarlo, lui le si accostò e si diedero un bacio di quelli da film, poi lei gli chiese, se era da molto che conosceva Françoise, e lui gliene parlò, disse: Sì, è una cara amica della sorella di mia madre, quando ero piccolo mia zia mi portava spesso da loro, qui vicino hanno una Villa, adesso il marito Serge è morto da un paio d’anni, allora sai com’è, lei si sente un po’ abbandonata, ma quando erano insieme facevano scintille, il loro amore era sempre in primo piano. Lui l’amava tantissimo, ricordo che la prima volta che la vidi io avevo otto anni, ed eravamo appena arrivati io e la zia, il marito la stava rimproverando perché aveva danneggiato l’auto, un piccolo incidente nel metterla nel garage. Le ordinò di spogliarsi, e lei era oramai abituata anche se c’erano estranei, doveva farlo, si era votata a lui come sua schiava, e la frustò con quel scudiscio, era la prima volta che assistevo a una cosa del genere.
Poi durante la sera lei dovette servire il pranzo restando nuda, era completamente depilata, io non sapevo che le donne avevano i peli perciò lo credevo normale ma era la prima volta che vedevo una donna nuda completamente. È bella adesso immagina tredici anni fa, com’era, stupenda, ogni volta che aveva servito una portata poi si metteva in ginocchio su una sedia con le natiche rivolte verso di noi. Doveva mostrare la parte punita.
Mia zia era abituata, poi quando andai a letto le chiesi di raccontarmi perché facevano quello, se le faceva male, e un sacco di domande così. Mia zia con pazienza mi disse che loro avevano un grande amore, e lo vivevano così, ci vuole molto amore per sottomettersi alla persona che si ama.
Mia zia mi disse che per mettere alla prova l’amore di Francoise e la sua sottomissione, la faceva punire da altre persone su suo ordine, infatti, disse mia zia “anch’io l’ho punita su richiesta di suo marito”.
E l’indomani la vidi all’opera, al mattino mentre stavamo facendo colazione, Francoise diede a mia zia una busta chiusa, era del marito di lei, e diceva, mia cara Christine (mia zia) oggi non posso rientrare presto, ti prego di occuparti della punizione di Francoise che ho stabilito in trenta colpi di paletta, quindici prima di mezzogiorno, e quindici prima della cena, a seguito della punizione Francoise dovrà restare nuda per due ore. Assistetti a quella punizione, e benchè avessi solo otto anni mi ero eccitato, alla sera quando era ora di andare a dormire chiesi alla zia di accompagnarmi e le feci delle domande, e le dissi anche che mi era piaciuto vedere Francoise sculacciata, mia zia mi diede un bacio disse che era nomale, e mi mise a dormire.
Mia zia all’epoca aveva venticinque anni, era bella, e considera che non c’era la moda di oggi, lei si era fatta fare proprio da Francoise un costume da bagno intero, ma molto sgambato, e la parte posteriore tipo tanga, così da avere le natiche scoperte, era molto bella ed eccitante per me, vederla quando lo indossava per prendere il sole.
Lilì gli chiese allora se lui la voleva così, avvicinandoglisi per sussurrare all’orecchio, comunque erano lontani dagli altri avventori e potevano conversare tranquillamente, nel piegarsi, la gonna di Lilì, si aprì e lei la lasciò così con la coscia bene in vista, perché si era accorta che gli altri avventori la guardavano.
Frederic, le disse che proprio così la voleva, e infatti stavano trascorrendo questa settimana insieme per verificare se loro potevano praticare e frequentarsi facendo quei giochi.
Lei gli disse che se era così che la voleva, avrebbe già dovuto punirla quella sera per la sua sfacciataggine, e gli disse, mi si è aperta lo spacco della gonna e lo sto lasciando così per eccitare quegli uomini, proprio come una sgualdrina.
Allora lui le rispose che quando sarebbero saliti in camera avrebbe provveduto, Lilì volle sapere altro sulle sue avventure d’infanzia.
Frederic continuò il racconto: -tutti gli anni mia zia mi portava un mese a casa di Francoise, proprio perché avevano le vacanze nello stesso periodo, il marito era un commerciante ed era spesso in giro e la presenza collaudata di Crhistine gli piaceva, non lo disturbava la mia presenza, aveva visto che dall’anno prima Francoise era rimasta turbata di essere stata ridotta nuda e frustata davanti ad un ragazzino.
Al quarto anno che ci andavamo, mia zia mi permise di sculacciare Francoise, avevo dodici anni, volli che si mettesse sulla mie ginocchia, e la battei con la mano nuda, mi piaceva toccare quella carne soda e calda e diventava sempre più calda sotto la mia sculacciata.
Mia zia Christine mi disse anche di toccarla in mezzo alle gambe, e mi fece notare che era umida, e mi spiegò che era quello che succedeva alle donne quando provavano piacere.
Comunque lei proseguì la punizione dopo che io ebbi smesso di sculacciarla, mi spiegava che io l’avevo solo scaldata, adesso c’era la punizione vera quella che le avrebbe dato lei. Mia zia usava Francoise come sistema didattico, ogni volta che era nuda mi spiegava le varie funzioni del corpo di una donna, e indicava la parte e mi faceva toccare bene la parte indicata, Francoise doveva piegarsi aprirsi a seconda del capriccio di mia zia, lei diceva che una schiava sessuale non può rifiutare nulla al padrone, e lei adesso su investitura del marito di lei e suo padrone aveva l’autorità per fare ciò che voleva di Francoise. Ovviamente il marito era perfettamente a conoscenza di tutto questo, e di cosa le faceva fare, io una volta le spiai quando erano sole, e vedevo mia zia su una poltrona le cosce aperte e Francoise con il viso tuffato tra le sue gambe, ma non osai muovermi, anche se loro forse sapevano che le spiavo .
Non c’è niente di più imbarazzante e anche di eccitante per conseguenza, di una donna adulta sottomessa ad un ragazzino.
La mia grande svolta però l’ebbi quando compii quattordici anni, eravamo lì da una settimana, e suo marito non aveva mai punito Francoise non ti dico quanto fossi deluso, poi lui annunciò che doveva assentarsi, l’indomani mattina mentre facevamo colazione, Francoise tirò fuori una busta, ecco pensai ci siamo adesso la dà alla zia la quale la leggerà e le dirà come sarebbe stata trattata in quella giornata. Invece no, la lettera era di Serge, ma indirizzata a me, la aprii sorpreso, e lessi mentalmente, Serge m’incaricava di sorvegliare sua moglie il suo comportamento e nel frattempo somministrarle la punizione a mezzogiorno e alla sera, prima dei pasti, dopodiché doveva stare nuda per due ore, e attendere ai suoi lavori domestici, avrei anche dovuto scrivere per lui un rapporto sul comportamento della schiava, e tutte le sue mancanze.
Alle undici chiamai Francoise, mia zia mi era vicina con i suoi consigli, e le somministrai la sua punizione con quindici colpi di paletta, avevo i pantaloni gonfi perché ero eccitatissimo, andai subito dopo a masturbarmi in bagno.
Alla sera, stessa scena. Era una tortura anche per me vedere Francoise nuda e avere il potere di decretare eventuali altre punizioni segnalando il suo comportamento scorretto al marito.
Comunque quella prima sera, ero molto eccitato non vedevo l’ora di rimanere da solo, e andai a letto, mia zia però mi raggiunse, bussò ed entrò, ero li coperto con il lenzuolo perché era estate, mia zia si avvicinò, mi diede un bacio sulla guancia e mi disse: “sei il mio ometto”, mi mise una mano proprio sul mio cazzo attraverso il lenzuolo, “sei molto eccitato caro, vuoi che ti dia sollievo?” Mi chiese, ero rosso e non sapevo cosa dire all’epoca lei aveva trentun anni, mi guardò diritto negli occhi e mi disse “se vuoi io resto qui e ti aiuto”, io abbassai gli occhi ma dissi di sì. Lei si tolse quell’abitino leggero estivo che era trattenuto solo da una cintura in vita, era come un doppio petto, una volta levata la cintura si apriva, niente bottoni, sotto era nuda, lei aveva solo un triangolo di pelo ben curato ma le labbra perfettamente depilate l’unica differenza che riscontrai con Francoise. Era la prima volta che la vedevo nuda, in costume da bagno sì ma interamente nuda era la prima volta. Si coricò vicino a me e prese il mio uccello in mano cominciò a fare un sacco di complimenti, e mi masturbò. Lei sapeva che sarei venuto quasi subito l’eccitazione della prima volta, quando sentì che stavo per venire lo prese alla base e lo fermò mi si bloccò l’orgasmo stavo per arrabbiarmi e glielo dissi perché mi fai così, lei mi guardo con dolcezza, e disse “amore mio devi imparare a trattenerti,ma hai ragione devo insegnarti come si fa, ma adesso vedrai che ti farò godere ancora di più, e mi prese l’uccello in bocca”, io restai lì a guardare la sua bella bocca che aveva richiuso sul mio glande, era una cosa che credo provarla a quattordici anni è il massimo. Non ci misi molto a godere e lei restò là ferma. Poi mi fece vedere tutto il seme nella sua bocca aprendola, e lo ingoiò. Ero sorpreso, lei mi guardò e mi disse, che anche lei era la mia schiava, e voleva solo che capissi che una schiava deve sempre fare vedere la sua devozione al padrone, mi chiese se la volevo come schiava, dissi di si ovviamente ma le chiesi come mai, l’avevo sempre vista come dominatrice con Francoise, allora lei disse che solo con me avrebbe ricoperto quel ruolo, perché mi voleva bene e lo desiderava, ma solo con me e con nessun altro.
Quell’estate per me fu formidabile, potevo usufruire di due schiave, perché quando tornò Serge, lui comandava Francoise e io Christine, con Christine passavamo le notti insieme, e lei mi insegnò molto, la frustai parecchie volte, anche con lo scudiscio, usavo in genere il paddle, lei aveva meno resistenza di Francoise, essendo sempre stata una che lo dava, invece di riceverlo.
Era stupenda, quando fu arrestata, un paio di anni dopo con l’accusa di sfruttamento della prostituzione io ci restai male, però la zia aveva messo su un gruppo di casalinghe masochiste, con le quali facevano orge, qualcuna però si faceva pagare per i servizi, e tirò in ballo come Maitresse mia zia.
Fece due anni di carcere quando uscì la mia famiglia non voleva saperne, allora si recò da Francoise per ricominciare. Io riuscii ad andare a trovarla di nascosto, all’insaputa dei miei. Adesso vive in Olanda, e lì ha veramente messo in piede un gruppo di ragazze e ragazzi e donne adulte con le quali fa i suoi lavori guadagnandoci, noi andiamo a trovarla.
Quando salimmo in camera, Frederic, mi teneva una mano su una natica con la quale prendeva la mia natica e la palpava a piena mano richiudendola in segno di possesso e fu così che uscimmo dal ristorante sotto gli sguardi pieni d’invidia dei presenti. In camera mi punì come gli avevo suggerito. Poi mi prese da tutte le parti, fu una notte intensa, ripartimmo l’indomani pomeriggio per Bruxelle.
A Bruxelle, eravamo attesi in un negozio di sartoria, dove aveva fatto confezionare dei vestiti, tra cui due da cameriera, molto provocanti, scollati e con le gonne corte, e alzate da una finta sottoveste che era tutta a volute, bastava piegarsi per esporre allo sguardo le natiche, o perlomeno la parte dove iniziano, mi fece provare le sue uniformi da cameriera per vedere se mi stavano bene, facendomi inchinare e verificare l’accessibilità delle mani davanti al sarto ed alla commessa, volle controllare che i vestiti si potevano togliere facilmente o essere alzati, infatti le gonne avevano dei bottoni in vita, una volta sollevate,all’interno c’erano delle fascette che passavano sul rotolo della gonna sollevata andando ad abbottonarsi in vita e mantenendole sollevate, essendo nuda sotto, mi faceva andare avanti e indietro per vedere l’effetto che facevano.
Pagò e ripartimmo lasciando con la loro eccitazione sarto e commessa.
Ci fermammo per la notte in un motel, dove mi fece indossare la minigonna e la maglietta di cotone, ero come nuda sembravo una puttana da strada ed infatti mi fece truccare abbondantemente più del solito, così agghindata,uscimmo per andare a cenare.
Andammo in un locale di passaggio dove c’erano per lo più puttane e camionisti, e quindi mi ritrovai a essere considerata una di loro, quando Frederic andò al bagno uno mi avvicinò chiedendomi quanto volevo per un paio d’ore, ero imbarazzata, non sapevo cosa rispondere, e dissi solo che ero già impegnata.
Poi si avvicinò una che si sedette sfacciatamente di fronte a me e mi disse come mai ero in quella zona chi mi aveva mandata, se lavoravo per “l’Olonnais”. Io non conoscevo nessuno ed ero lì solo per mangiare con il mio fidanzato le dissi, lei mi guardò e se ne andò, Frederic non si vedeva, perché tardava, allora dopo un venti minuti, venne il proprietario, chiedendomi il conto, io dissi che non avevo soldi, ma avrebbe pagato il mio fidanzato che era andato al bagno. Lui mi rispose che al bagno non c’era nessuno, allora iniziai a disperarmi, dissi signore, la prego le faccio avere i soldi al più presto domani, guardi, telefono a casa e faccio arrivare un vaglia le lascio i miei dati, non avevo nemmeno un documento non avrei saputo dove metterlo.
Lui disse che di puttane furbe ne conosceva fin troppe, mi fece andare nel suo ufficio sul retro e disse che avrebbe chiamato la polizia, allora presa dalla disperazione, lo supplicai di credermi che non ero una prostituta, facevamo solo un gioco, non si doveva lasciare ingannare dall’abbigliamento, il mio fidanzato sarebbe arrivato.
Mi disse: “vedremo”, di fronte alle lacrime mi aveva creduto, poi le prostitute avevano un altro linguaggio, attendemmo due ore, poi arrivò Frederic, che pagò disse che si era accorto di aver dimenticato il portafoglio in albergo, allora aveva pensato che non sarebbe stato creduto aveva lasciato lì la ragazza ed era andato a prendere i soldi, doveva metterci dieci minuti ma per sfortuna lo aveva fermato la polizia e con il portafoglio era anche senza patente per questo ha tardato.
Mi venne a prendere nell’ ufficio e mi aveva spiegato questo, lo abbracciai piangendo, disperata mi portò fuori e rientrammo in albergo, gli disse non andiamo più in questi posti così ho avuto molta paura, troppa.
Il giorno dopo arrivati in Olanda a casa di sua zia, la quale abitava in un attico, saliti, venne ad aprirci un’avvenente signora, molto poco vestita, aveva una specie di sottoveste nera trasparente ed un grembiulino bianco, ci annunciò e si ritirò.
Arrivò la zia Christina, una bella donna di trentanove anni avevamo quasi la stessa età. Saluto il suo nipotino, con un bacio diverso da quello che ci si aspetta da una zia, gli disse di presentargli la sua amica.
E disse “ecco ti presento Lilì, non è stupenda?”
Lei era molto affettuosa con lui il che faceva ingelosire la bella Lilì. La zia disse che ero molto bella, e che dimostrava al massimo trent’anni, se era vero che la sua età era di trentotto la invidiava, poi disse che voleva vederla bene, allora Frederic disse: “ mia cara sai come ti voglio, ebbene voglio che tu obbedisca alla zia come se fossi io”.
Era meglio che si mettesse nuda le disse la bella zia, cosa che Lilì fece senza discutere, aveva accettato le regole e non avrebbe deluso Frederic, poi si dovette sedere sul bordo di una poltrona, e mettere le gambe sui braccioli, così era completamente aperta, la zia Christine, le controllo la fica ed il buchetto posteriore, era completamente esposta, le chiese se aveva frequenti rapporti sessuali e anali, lei disse che da quando conosceva Frederic da un mese quindi aveva rapporti tutti i giorni e a quando lui l’aveva sverginata dietro quindici giorni prima anche.
Lei rimase sorpresa, mai stata inculata prima, sei un prodigio, non lo avrebbe mai pensato, adesso però provvederemo, anche più volte al giorno, questo le disse.
La lasciò lì dicendole di non muoversi da quella posizione, intanto loro se ne andarono e lasciarono Lilì così. Nel frattempo la cameriera era lì che andava avanti e indietro per le sue faccende. Lilì teneva gli occhi chiusi, poi suonarono il campanello, vennero fatte entrare un paio di persone, che la cameriera stava accompagnando in salotto.
Lei era nuda, e seduta in quel modo sconcio, i suoi vestiti erano stati portati via dalla cameriera, e le avevano ordinato di non muoversi per nessun motivo.
Entrarono una ragazza giovane ed un ragazzo forse di quindici sedici anni, Lilì era lì con gli occhi semichiusi, loro non fecero nessun commento, si sedettero proprio di fronte a lei, parlavano tra di loro, come se lei non ci fosse. Lilì aveva socchiuso gli occhi proprio per vedere chi entrava, ma poi li aveva richiusi, desiderava chiudere le gambe, ma non osava, c’erano delle catene invisibili che la trattenevano, “L’ordine di Frederic” e lei doveva, anzi voleva obbedirgli.
Dopo un po’ giunse Christina, che parlò con loro in Olandese. Poi si avvicinarono, li sentiva, una mano la toccò lei era aperta, anzi “Béante” era meglio dire, era bagnata, solo al momento del tocco se ne rese conto sentiva dei commenti ma non capiva. Alla fine Christina le disse “alzati schiava”, lei si alzò, i nuovi venuti erano giovani come aveva intravisto tra le palpebre socchiuse.
Le disse che erano Ula e Jan, erano di origine svedese, ma oramai Olandesi a tutti gli effetti, sarebbero stati ospiti per due giorni da lei, e disse che Lilì doveva soddisfarli se lo desideravano, e le fece vedere una lettera di Frederic che la metteva a disposizione di sua zia.
Christina decise, che avrebbe dovuto essere sculacciata prima dal ragazzo poi dalla ragazza, ed infine sarebbe rimasta nuda a disposizione tutto il giorno, poteva rendersi utile per servire a tavola, e a richiesta avrebbe eventualmente soddisfatto le esigenze dei due ragazzi.
Si rese conto che sostanzialmente la regia era sempre quella presentatagli durante la cena al ristorante da Frederic.
Lei alle undici circa venne sculacciata con la paletta dal ragazzo, poi dovette servire il pranzo, al pomeriggio il ragazzino la volle portare in camera sua, e lì volle che lei lo succhiasse, cosa che lei fece visto che quelli erano i desideri di Frederic, il ragazzo si riprese presto, perché volle dopo un po’ prenderla da dietro, la fece mettere alla pecorina, sul letto con le cosce aperte, la leccò da dietro per farla eccitare, le infilò prima il suo cazzo nella fica, in modo da lubrificarlo, poi glielo appoggiò sullo sfintere, e affondò piano, piano, ma senza incertezze, il ragazzo era ben dotato, ma lei lo accolse offrendosi perché sapeva che era quello che ci si aspettava da lei, ed inoltre era solo partecipando che avrebbe avuto anche lei il suo piacere.
La inculò a lungo, era resistente e avendo goduto mezz’ora prima era ovvio che sarebbe durato.
Quando le venne nel retto, la girò e le fece capire di leccarlo, per pulirlo, con un francese alquanto approssimato, ma quel che conta è che sapeva quel che voleva.
Verso le cinque, Ula la chiamò se la mise sulle ginocchia, e la sculacciò a mano per un bel po’, dopodiché, la fece mettere sulla poltrona in ginocchio con le natiche ben tese e le cosce aperte al massimo in modo che fosse più esposta e potesse risentire al massimo della sua vergogna e dei colpi inferti con l’intento di eccitazione e dolore, appena ebbe termine la lunga sculacciata e Ula ritenne che le natiche della schiava fossero della giusta tonalità di rosso, la fece scendere e le ordinò di mettersi tra le sue gambe e darsi da fare, si diede da fare con grande foga, per non fare arrabbiare la ragazza che l’aveva minacciata di ricominciare se non sarebbe stata soddisfatta.
Vennero alcune signore a cena, e Lilì dopo essere stata presentata come la “schiava Lilì”, dovette servire in tavola e poi i caffè in salotto.
Le signore si divertirono molto a fare degli scherzi alla schiava, come urtarla con il gomito per farle versare il caffè e pretendere che venisse punita per questo, cosa che venne eseguita alla presenza di quella signore, per il loro massimo piacere di schiavizzare una persona. Comunque dopo una certa ora Christine congedò le sue amiche perché aveva impegni l’indomani e doveva alzarsi presto, con sollievo di Lili.
Ula e Jan andarono a letto per conto loro, e Christine si portò Lilì nella sua camera, e la fece impazzire di piacere, la leccò come nessuno l’aveva mai leccata e Lili si stupì si quanto si potesse godere con una donna, ma da quella notte cambiò opinione sulle relazioni tra donne.
Al mattino Lilì si risvegliò abbracciata a Christine con la testa appoggiata al suo seno, Christine l’aveva lasciata lì ma era sveglia e la stava guardando, le sorrise, e Lilì ricambiò e le baciò il capezzolo, e le disse che non aveva mai veramente goduto come quella notte.
Mia cara aveva detto christine, se vuoi fare le cose, le devi fare bene altrimenti rinuncia, non credi, che quando una cosa piace è perché ci si è impegnati, le disse che lei fin da piccola aveva adorato il sesso in tutte le sue forme, aveva perso la verginità a tredici anni con un vecchio libertino amico di famiglia, era un play boy incallito, ma siccome non la guardava perché era ancora una bambina, anche se aveva già le tette perché era precoce, si mise in testa di conquistarlo e ci riuscì. Disse che lo aveva fatto impazzire, lei già da piccola aveva rubato dalla biblioteca paterna dei libri osè del settecento e dell’ottocento.
Aveva una cultura in merito senza aver praticato, e aveva scelto quell’uomo perché sapeva che aveva esperienza. Lui Antoine de Vallombreuse, un nobile senza altro che il titolo di fatto faceva il gigolò, tutte se lo contendevano, e lui si divertiva, e si faceva mantenere.
Lei lo perseguitò ogni volta che veniva a trovare i suoi, erano vecchi amici anche dall’epoca dei genitori anche loro amici di lunga data. Era sempre didietro a lui facendo finta di essere ancora piccola e dandogli domande cretine sedendosi sulle sue ginocchia, e toccandolo inavvertitamente ma in realtà lei sapeva cosa faceva, poi voleva che lui la portasse a cavallo insomma faceva di tutto per stare con lui, poi un giorno fecero una passeggiata, e lei gli disse che doveva fare la pipì, ma aveva paura delle bestie disse allo “zio” Antoine di mettersi di guardia lei si allontanò ma non si nascose si tirò su le gonne fino in vita, e fece i suoi bisogni, aveva fatto apposta per fargli vedere che non indossava mutande, poi lo chiamò e gli chiese se aveva un fazzoletto di carta, e se glielo portava e lei stava sempre con le gonne alzate, non aveva ancora che pochi peli che iniziavano a spuntare, e si pulì davanti a lui che era rimasto inchiodato a guardarla.
Lei gli chiese se pensava che fosse brutta, lui le disse che era bellissima, ma non doveva scoprirsi così quello andava bene per le bambine, e lei con il suo comportamento meritava di essere sculacciata, che era una signorina. Christine rispose allora sculacciami, e lui infatti le diede tre sculaccioni e le ordinò seccamente di coprirsi, che non doveva stare così. Era turbato e si vedeva, mentre rientravano disse Christine , mi avvicinai e gli presi la mano, chiedendogli se era arrabbiato con lei, lui le disse che non era arrabbiato, ma non doveva spogliarsi, lei ripeté: “è perché sono brutta?” Lui la guardò fissa e disse No sei bellissima, ma è perché sei troppo giovane e le diede un bacio sulla fronte.
Antoine dormiva in una stanza degli ospiti, il nostro era castello Renaissance, molto grande c’era un corridoio con tutte stanza degli ospiti, alcune erano comunicanti da doppie porte, tra l’una e l’altra formavano uno spazio abbastanza comodo, quella sera mi nascosi tra le due porte entrando dalla stanza comunicante con quella di Antoine. Attese nuda in quello spazio la vestaglia l’aveva lasciata nella stanza accanto.
Lui stava spogliandosi.
Avevo deciso di attendere che lui fosse a letto e poi di infilarmi tra le sue lenzuola nuda, non sarebbe riuscito a respingermi.
Quando all’improvviso bussarono, lui disse di entrare ed entrò mia madre Annette, con una sottoveste e nient’altro, lui la guardò e disse solo: “Non ti avevo detto che dovevi entrare in ginocchio e nuda?” lei si giustificò dicendo che le era parso che salisse qualcuno perciò aveva voluto entrare subito senza indugi.
Nel frattempo si era spogliata, facendo scivolare la vestaglia ed inginocchiandosi, lei gli disse che era la sua schiava e che era venuta a pregarlo di usarla lo chiamava mio Signore.
La sorpresa era grande, mia madre e Antoine, ma era la rabbia il sentimento più forte, la troia tradiva il marito, e con l’uomo che voleva lei.
Antoine disse ad Annette di mettersi in ginocchio sul letto, l’avrebbe punita perché era solo una vacca, e doveva presentarsi nuda e se qualcuno la vedeva a lui non interessava, lei era una troia ed era bene che lo sapessero tutti, in fondo doveva sentirsi onorata che lui la scopasse, in verità lei al massimo poteva andare bene per lo stalliere.
Aveva preso un gatto a nove code da un cassetto, e cominciò a percuotere i glutei di Annette, che era una magnifica donna di quarant’anni, con un marito di sessanta, che forse non la soddisfaceva più, anche perché era più interessato ai libri e alla storia che non a lei.
Quando smise di percuoterla, gli disse di aprirsi le natiche con le mani e di supplicarlo di incularla, e lei lo fece, lo supplicò di degnarsi di incularla.
Lui la inculò con un colpo solo strappandole un grido, lo fece con brutalità, e quando stava per venire, le disse vieni a prenderlo in bocca subito, lui uscì e lei si voltò per accoglierlo nella bella bocca, lui disse che non doveva sprecarne nemmeno una goccia, e pulirgli bene l’uccello.
Poi le disse di andarsene che voleva dormire.
Rimasi nel mio nascondiglio per almeno un ora, poi sgusciai fuori, e m’infilai silenziosamente nel letto di Antoine, lui si svegliò e disse “chi è Annette sei tu?” accese l’abat-jour, gli dissi “tesoro sono Christina non sei deluso, o preferivi Annette?” lui restò di sasso, non sapeva che avevo visto tutto, era certo di essersi tradito, cominciò a tergiversare voleva spiegarmi, gli dissi che volevo che mi sverginasse ecco cosa volevo, e sarei rimasta lì tutta la notte ad aspettare che si decidesse. Si arrese, mi disse che avrei dovuto rinunciare che ero piccola magari più tardi me ne sarei pentita quando mi fossi innamorata di un ragazzo di non essere più vergine, gli risposi che amavo lui, e sentivo che era il momento.
Fa veramente fantastico, mi leccò fino a farmi arrivare all’orgasmo fu in quel momento che mi penetrò, con forza forzando il mio imene. Sentii un lieve dolore ma era coperto dal godimento, e continuai a godere, con la sua verga conficcata nella mia michetta.
Al mattino ero alle scuderie che lo aspettavo, per la nostra passeggiata a cavallo, avevo preparato il necessario per un pic-nic, lui arrivò alle nove in ritardo, per cui gli feci il muso, comunque partimmo, dopo un po’ che eravamo fuori dalla vista della casa, mi disse se ero arrabbiata ancora, e si sporse per darmi un bacio, lo ricambiai e lui disse, allora adesso sei la mia piccola donna.
Ero una donna visto che non ero più vergine, partii al galoppo fino al vecchio padiglione di caccia. Lì ci fermammo, lui disse che avrei spompato i cavalli, farli correre così.
Dissi adesso recupereranno, vieni dentro e presi la borsa della sella dove avevo tutto per mangiare, entrai e preparai la tavola. Poi guardandolo mi spoglia completamente, e gli dissi che lo amavo e volevo essere sua in modo totale, per cui volevo essere inculata da lui, solo una cosa vuoi farlo prima o dopo mangiato.
Lui era rosso si stava arrabbiando cominciò a dire che era caduto nella mia trappola quella notte ma che adesso era troppo se volevo dire tutto di lui e Annette facessi pure ma che non avrebbe più soddisfatto le mie voglie precoci. Allora mi misi in ginocchio e gli dissi: “ma adesso sono una donna, che differenza fa rendermi completa, io chiedo solo di essere la tua schiava e che mi svergini anche dietro, presi lo scudiscio che avevo buttato a terra con i vestiti, e mi avvicinai porgendoglielo, dicendo sono certa che mi ritieni una sgualdrina, ed è vero, allora puniscimi” e mi misi in ginocchio porgendogli il culo.
Lui disse dove hai imparato tutte queste cose? Nei libri, che sono nella vecchia biblioteca gli risposi.
Mi diede sei colpi di scudiscio e mi fece un male boia, comincia a piangere, e a urlare mi rotolai per terra quando ebbe smesso. Lui venne a prendermi tra le sue braccia, e mi baciò e coccolò, poi mi disse prendiamo del burro, ne hai? Gli dissi di si e lo presi lui me lo spalmò bene sul buchetto prima di prendermi, lo fece in tre fasi mi era entrato con le dita piano, piano ne arrivò a mettere tre , poi infilò la cappella, e attese che il mio buchetto si dilatasse, dopo un pò appena mi rilassai, spinse penetrando completamente dentro di me, mi sentivo squarciata, restò immobile per un infinità di tempo mi parve lui mi masturbava nel frattempo eccitandomi, appena mi fui abituata al corpo estraneo che avevo nel culo, e mi rilassai godendo della sua masturbazione iniziò a muoversi, e mi fece godere, malgrado il dolore iniziale della mia prima inculata.
Restammo abbracciati con lui infilato nel mio retto anche dopo che ebbe goduto, aspettando che suo pene diminuisse di volume, mentre teneramente mi baciava le spalle e la nuca. Quando uscì percepii come una sensazione di vuoto mi mancava di già. Poi come due innamorati restammo abbracciati, e Antoine, fu delicatissimo, io mi alzai e gli preparai la colazione, ero all’epoca solo una ragazzina di tredici anni ma già con i suoi desideri e appetiti, ed ero anche piuttosto bella e formata, comunque in me Antoine trovò cose che nessuna donna poteva dargli ero talmente pronta a scoprire nuove cose, e a sperimentarle lui partiva da zero e mi poteva plasmare, benché io avessi una fervida immaginazione, e tra l’altro in casa nella vecchia biblioteca c’erano tutti i libri erotici del settecento, e ottocento, una delle mie prime letture fu Justine di A.F.D. De Sade.
Gli dissi che sarei andata da lui quella sera, ma lui non voleva, disse che sarebbe passata sicuramente mia madre, e che già lo stavo spompando. Aggiunse che non dovevo essere egoista e lasciare un po’ di godimento anche a lei, e io sentendo ciò sentivo di odiarla, all’epoca ero molto irrazionale, e la gelosia mi accecava, rendendomi ingiusta, non mi rendevo conto della sua solitudine, una donna ancora bella e giovane piena di sani appetiti sessuali e anche molto trascurata, ma io volevo Antoine solo per me.
Mi impuntai e gli dissi con rabbia che doveva mandarla via se si presentava, perché lui amava me, o forse non mi amava?
Lui mi rispose che non poteva assolutamente mandarla via, non sarebbe stato giusto, anche lei aveva bisogno del suo piacere, e mi disse pensa se non mi invitasse più qui, io mi troverei in serie difficoltà, ci sono periodi in cui non saprei proprio dove andare, e anche noi due non ci vedremmo più!
Come non ci vedremmo più, restai interdetta di fronte a questa affermazione, lui infatti oltre a trattare tutte queste donne da schiave si faceva anche mantenere da loro, dovevano pagare per essere scopate e maltrattate, per lui era un affare.
Io non mi rendevo conto, ma l’unica cosa che desideravo era la vendetta, ai miei occhi la responsabile era mia madre, e allora misi in funzione il mio piano.
Quella sera mi nascosi al solito posto, e attesi pazientemente, quando venne, mi stavo appisolando, ma i rumori mi svegliarono, appena mi fui ripresa e potei guardare, vedevo mia madre piegata sul letto con il viso rivolto verso di me, nascosta tra le due porte comunicanti, stava già gemendo e godendo e non si avvide nemmeno della mia presenza quando entrai nella stanza, ero stata silenziosa, avevo ancora addosso il mio vestito da cavallerizza, armata di scudiscio, appena godettero, e Antoine si accasciò su di lei dopo averla riempita del suo seme, ancora incastrati l’uno nell’altra, solo allora si accorsero della mia presenza, Annette restò a bocca aperta incapace di parlare.
Allora la investii di insulti, dicendole che era una troia, una ignobile puttana e la colpii con lo scudiscio sulle tette Antoine che era uscito dal suo corpo aveva fatto un passo indietro, temeva che lo scandalo peggiorasse e arrivasse della servitù, lei malgrado il dolore cercò di trattenere il più possibile il grido per lo stesso motivo.
Mi si rivolse con un tono mieloso chiamandomi tesoro, calmati sei turbata diceva parliamone con calma ma adesso non fare rumore io ti spiegherò tutto, le dissi che non c’era nulla da spiegare che era solo una troia, rivolta ad Antoine gl’intimai di non immischiarsi, e a lei con tono di comando “ Annette mettiti in ginocchio con la testa sul tappeto ed il culo ben alto troia, adesso ti do una tale lezione” lei si alzò e disse con tono severo: “ Christine non ti permettere di parlarmi così, le diedi allora una staffilata sulla cosce vicino alla fica, e le dissi: “attenta ti farai molto male” infatti non era un gioco erotico, in quel momento ma solo la mia vendetta ed il suo dolore.
Annette crollò a terra perché io come una furia la colpivo, e vinta mi gridò pietà. A quel punto le dissi di mettersi in ginocchio come le avevo ordinato, con il culo ben alto, l’avrei frustata per punirla della sua troiaggine, altrimenti avrei fatto abbastanza casino da far allertare tutta la casa. Lei si piegò, si mise a quattro zampe, le misi un piede sulla nuca e le feci abbassare la testa fin sul pavimento, le ordinai di non muoversi e iniziai a colpirla, anche se ero una ragazzina le staffilate le fecero male, non avevo la forza di un’adulta ma non è necessaria, era a pezzi, e con un calcio la feci cadere sul fianco, la guardavo che singhiozzava, provò a rivolgersi ad Antoine in cerca di soccorso ma lui non mosse un dito anzi pareva divertito dalla situazione.
Avevo la donna che a mio parere si voleva tenere il mio uomo, nelle mie mani, lei supplicava e chiedeva perdono, mi chiamava “bambina mia, cuoricino mio, la mamma ha fatto uno sbaglio, mio dio abbi pietà della tua mamma…” le dissi con cattiveria che non c’era perdono possibile, senza una giusta espiazione, e non in breve tempo, d’ora in poi lei non era più mia madre, avrebbe obbedito ai miei ordini senza discutere, anzi doveva considerarsi la mia schiava e le cambiavo il nome, l’avrei chiamata Lola, e ogni volta che avrei pronunciato quel nome lei si sarebbe sottomessa al mio totale volere prosternandosi e baciandomi le scarpe, queste erano le mie condizioni. Oppure non hai idea di quello che accadrà questa notte stessa, anzi aggiunsi che se si sottometteva alla mia autorità, avrebbe avuto il vantaggio del mio silenzio e forse se ero contenta di lei le avrei concesso di rincontrarsi con Antoine, altrimenti non solo doveva scordarlo, ma era meglio che si rinchiudesse in qualche monastero.
Non trovando nessun appoggio in Antoine anzi lui le disse che era meglio che accettava la situazione, perché lo scandalo sarebbe stato peggio, allora cedette promise che si sottometteva e accettava le condizioni. All’inizio fu un po’ difficile, benché ogni volta che eravamo sole e la chiamassi Lola lei cercava di tergiversare, ma io avevo imparato a tenere sempre a portata di mano un frustino e minacciandola e picchiandola la costringevo a piegarsi, dopo la prima settimana che al mattino andavo nella sua stanza a sculacciarla, non avevo più necessità che di pronunciare il nome Lola per vederla prosternarsi ai miei piedi. Poi quando incontrava Antoine alla sere io a sottomettevo e la punivo in sua presenza prima che lui la montasse, e quindi i loro incontri avvenivano sempre in mia presenza, Antoine ci godeva a vederla così e le disse che se per caso si fosse presentata non accompagnata da me non l’avrebbe nemmeno fatta entrare in camera.
Bisogna dire che Annette era una vera masochista, e infatti alla fine ci godeva anche lei, perciò alla fine la situazione divenne molto più naturale, non aveva più gli scrupoli ed i timori della prima volta, si abituò a chiamarmi padrona ogni volta che eravamo sole, e per migliorare questa sua vocazione e sottomissione nei miei confronti, andammo in vacanza in Brasile assieme ad Antoine e dei suoi amici, presso dei conoscenti che avevano una tenuta enorme, era una fazenda.
Era una zona molto isolata e l’attività consisteva in agricoltura e allevamento, era una casa enorme c’era anche un vero villaggio dove abitavano i lavoranti della Fazenda, c’era anche un bordello nel villaggio con delle ragazze ben istruite dalla padrona di casa la moglie del fazendero, la quale aveva gestito un locale notturno in Germania, prima di sposare quel ricco proprietario terriero.
Per arrivare era necessario prendere un aereo privato fino alla loro tenuta, per noi avevano provveduto loro a mandarcelo il loro personale.
Quando arrivammo per prima cosa costrinsi Lola a spogliarsi, e a restare nuda per tutta la permanenza, la portavo a passeggio fino al villaggio tenuta al guinzaglio.
Era dura per lei, ma alla fine fu totalmente domata, era stata mia madre, ma era diventata la mia schiava il nostro rapporto di madre e figlia non esisteva più,ora mi chiamava padrona senza alcuna esitazione. La costrinsi anche a prostituirsi nel bordello del villaggio, soprattutto quando c’era giorno di paga, era una novità all’epoca, e si formò la fila.
La padrona di casa Hilda Braun, era una donna autoritaria e aveva quattro ragazze al suo servizio, anche lei le puniva regolarmente, è per questo che conosceva bene Antoine avevano avuto delle frequentazioni comuni in ambienti comuni.
Era una vera dominatrice, mi insegnò molto, solo con il marito era dolce come il miele.
Al nostro rientro in Francia, essendo mio padre assente spesso per i suoi seminari e studi per me fu facile avere il controllo totale della situazione, l’unico problema è che stavo trascurando gli studi.
Un giorno Lola che stavo portando nuda tenendola al guinzaglio al cospetto di Antoine me lo fece notare, allora la punii lì sulle scale, sculacciandola, ci sorprese una giovane cameriera, io mi fermai Lola era in lacrime, cosa fare, lasciai Lola e presi la cameriera per il polso, le dissi:” adesso vieni con me”.
Mi tiravo dietro Lola al guinzaglio e la cameriera Alphonsine per il polso, questa mi diceva di lasciarla che non avevo alcun diritto, e le solite cose.
Arrivammo alla stanza di Antoine e non bussai entrammo lui era lì in pantaloni del pigiama.
Si stupì di vedere la cameriera. Lo informai che questa era indiscreta e ci aveva spiati, lei disse che era un caso fortuito aveva sentito dei rumori, ed era venuta a vedere, ma non avrebbe mai detto nulla.
Io le dissi che le piccole spie non le tolleravo, le strappai di dosso la camicia da notte, e cominciai a picchiarla con il frustino, alla fine lei supplicò di lasciarla che giurava di non dire niente.
Dopo averle segnato bene il culo, le dissi queste sono per la tua indiscrezione, e sono certa che non dirai niente perché ti farei pentire di essere nata, e ti accuserò di avere rubato, in quanto se ti ho picchiato è proprio perché ti ho sorpreso che eri qui in camera del Signor Antoine, la lasciai lì nuda e tremante mentre Antoine che si doveva occupare di Lola, si era fermato ad accarezzarle il culo, e mi chiese perché l’avessi punita prima di arrivare lì. Gli dissi che Lola aveva avuto l’ardire di rimproverarmi per la Scuola, te l’immagini rimproverare me.
Lui rivolgendosi a me disse che voleva vedere la mia pagella, io gli risposi che ormai ero indipendente e che riguardava solo me.
Allora mi prese, mi mise di traverso alle sue ginocchia e mi diede una tale battuta con cattiveria che me la ricorderò per sempre.
Poi si scopò la mia Lola, e anche la cameriera Alphonsine, entrambe le ha soddisfatte facendole godere, e ALphonsine era così felice, che gli disse che poteva chiamarla quando voleva.
Alla fine disse allora ci rivediamo domani.
Io rimasi lì non mi aveva più degnata di uno sguardo dopo avermi picchiata, ero così frustrata che gli chiesi il perché non voleva fare l’amore con me, mi rispose che lo avrebbe rifatto solo se portavo a casa una pagella decente.
Da allora mi rimisi a studiare. Questa vita andò avanti per diversi anni, poi mio padre morì, stava tornando da Parigi era stato ad un convegno poi a una cena, aveva anche un po’ bevuto c’era la nebbia ed era stanco uscì di strada, fu finita.
Dopo alcuni mesi, riprendemmo a rivederci, Lola, Alphonsine, io e Antoine, aveva invitato anche dei suoi amici Serge e Francoise la sua giovane moglie. Era una donna bellissima, ed era così sottomessa a Serge da fare invidia.
E’ così che conobbi Francoise e Serge furono nostri ospiti per un mese.
Passarono gli anni, e quando mi iscrissi all’università, non ebbi più tempo per Lola e Alphonsine, però tramite mia madre e Antoine le cose si consolidarono, e per sistemare le cose si sposarono, perciò lei diventava la moglie di Antoine, in fondo erano stati amanti per così tanti anni, perché non completare l’opera.
Lilì adesso sapeva la storia della bella Christine, era stata lì ad ascoltare tutta questa storia, mentre stavano a letto, nelle braccia di Christine, le pareva di aver cominciato a capire molte sue realtà e desideri si sentiva sempre più libera di affrontare le cose senza tabù.
Venne a prenderla Ula, le fece indossare delle mutandine di pelle, che si potevano dividere ossia staccare tutta la parte che copriva le parti intime, lasciando i contorni ma rendendo accessibili i suoi buchi, anche il reggiseno aveva le coppe amovibili, una volta staccate rimaneva una specie di cornice intorno al seno, completo il tutto con un collare.
E se la portò via. Portava una minigonna e una camicetta allacciata in vita stivali neri alti con tacchi a spillo, i capelli raccolti in una coda di cavallo, truccata pesantemente come una puttana.
Andarono nel quartiere a luci rosse, e venne messa in una vetrina, ai piedi di una donna vestita anche lei di cuoio, che la teneva la guinzaglio e che le fu presentata come madame Chantal.
Ci furono numerose richieste e vollero vederle in azione, la donna aveva chiesto sempre cifre astronomiche, e questo aveva selezionato i clienti. Fecero sei prestazioni in quel pomeriggio fino alle otto di sera. Il primo volle che venisse sculacciata stando sulle ginocchia della Madame, e poi la prese alla pecorina mentre lei leccava la madame. Il secondo desiderò vederla in ginocchio condotta al guinzaglio dalla madame, la quale la fece camminare a quattro zampe introno alla camera per una mezzora, era sfinita e le dolevano le ginocchia, allora l’uomo volle lanciare delle monetine che lei doveva andare a raccogliere con la bocca e riportarle in grembo alla sua padrona, mentre lui la seguiva con una cinghia di cuoio e le percuoteva i glutei già rossi, per incitarla ad andare più veloce, Lilì, quando smisero era veramente distrutta era con la testa appoggiata al grembo di madame Chantal dove aveva portato l’ultima monetina, allora l’uomo le riavvicinò, e la inculò, mentre madame Chantal le diceva di offrirsi e di aprirsi bene per accogliere quel pene nelle sue viscere, la stanchezza il sudore e anche parte dell’eccitazione dovuto alla strana situazione fecero sì che lei accogliesse quel pene nel suo buco più stretto agevolmente era lubrificata anche dietro e senza usare creme, non capiva ma si sentiva bagnata anche dietro.
Per gli altri oramai fu più facile già era esausta dai primi due, non avrebbe resistito ad un’altra battitura, ma loro volevano solo vederla umiliarsi, insultandosi da sola e offrendosi, dovette dire che lei essendo una lurida schiava avrebbero avuto la possibilità di goderla gratis, loro non pagavano lei che era un essere inferiore ma la Padrona per la sua presenza. L’ultimo volle usare lo scudiscio sui suoi seni, le diede sei colpi mentre madame Chantal la teneva, fu la parte più dolorosa di tutte le prestazioni del giorno, per lei le sculacciate erano un piacere che la eccitavano, ma i seni frustati, non resisteva, madame Chantal dovette faticare a tenerla, si dimenava come un serpente, per sfuggire ai colpi, ma tutto fu inutile, subì la punizione fino all’ultimo colpo, supplicando e piangendo, al termine le fu imposto di ringraziare l’uomo che l’aveva punita così duramente e supplicare che le concedesse l’onore di succhiarlo. Lui la schernì dicendole che non era degna di succhiare il suo cazzo, e volle essere soddisfatto da madame Chantal, la quale fece quanto richiesto era praticamente il primo uomo del giorno con cui entrava in contatto, quel rifiuto il sentirsi respinta e indegna di succhiare il cazzo di quell’uomo fu per lei la più mortificante delle punizioni, non si era mai sentita così. Forse era veramente un essere indegno, questo le fece più male delle frustate, e pianse fino all’arrivo di Ula, in silenzio, accucciata a terra come un cagnolino spaventato. Poi ritornò Ula, che se la portò via.
Erano passati tre giorni dal loro arrivo, e Frederic ritornò, era contenta di rivederlo temeva l’avesse lasciata, si fece raccontare tutto quello che aveva fatto e le disse anche che era contento di lei, che si era comportata benissimo.
Rimasero due giorni, ancora in Olanda, uscirono a visitare varie mostre di pittura e arte locale, lui le presentò alcune sue conoscenze, fecero spesso l’amore, anche all’aperto, in una toilette di un ristorante, andarono in un cinema a luci rosse e lei gli fece un pompino nella sala al buio, ma sicuri che c’erano persone che li guardavano.
Poi ripartirono, direzione Parigi, e a casa, lui le spiegò, che doveva assolutamente preparare degli esami, le diede gli orari in cui potevano vedersi, anche quando lui andava in palestra, dovendo andare alla mattina all’università, ci sarebbe andato nel tardo pomeriggio e solo tre volte a settimana.
Le promise che avrebbero passato l’estate assieme, nella Villa di sua zia al mare.
Eloìse, ritornò a casa, ma era evidente che era cambiata e si vedeva, si truccava sempre leggermente ma con cura, sceglieva i suoi vestiti con attenzione, era sempre sexy, ovviamente aveva tutta la sua biancheria nuova molto provocante e amava indossarla.
Veronique le disse che la trovava molto bella da quando era tornata dalle vacanze, le aveva fatto bene, anche Jean Paul, le fece i complimenti, e lo sentì dire alla sorella, se non fosse mia madre le farei delle proposte,la sorella volle sapere che tipo, lui disse: “intanto vorrei farle delle foto, è il mio hobby, e credo che come modella sia meglio di un sacco di quelle che ci sono nei calendari, l’ho vista uscire dalla doccia ieri, ha un fisico da sballo, è proprio una strafica”.
Veronique lo guardò e disse: “sei un porco a parlare così di nostra madre”, “ti ho detto che se non lo fosse quello è il giudizio che ne darei”.
“In verità”, ribatté Veronique, “quello è il giudizio che le stai dando, e ciò non toglie che lo hai dato su tua madre”, “sì scusami, non dovrei dire queste cose, anche se sono vere, dai non vedi come si cura, è chiaro che ha un amante, noi non ce ne siamo mai accorti di lei perché non si presentava mai vestita decentemente, ma guardala adesso”.
Veronique disse che anche se aveva un amante a lui che gliene importava, JeanPaul disse, personalmente sarei geloso, ma lei è giovane e bella e nostro padre lui le ha le sue amanti allora perché no?
Era tornata da due giorni, e continuava a rimuginare su quello che aveva sentito, inoltre i ricordi del racconto di Christine, la tormentavano, avrebbe voluto provare a sottomettersi a Veronique o a Jean Paul, ma come fare, non poteva certo dire che lo voleva, magari certo avrebbero accettato, ma non era convinta.
Il pomeriggio aveva preso l’abitudine di circolare con una T-shirt, e il solo tanga , la maglietta le copriva a malapena le natiche, e andava a prendersi da bere, così conciata. Jean Paul era lì tutti i pomeriggi, stava preparando gli esami di maturità.
Faceva finta di niente ma lei si sentiva guardata anzi scrutata. Sapeva che se si avvicinava e gli dava un bacio lui arrossiva, era chiaro che si sentiva turbato, un pomeriggio lei si sedette vicino a lui, e gli chiese come vanno gli esami, lui disse che era abbastanza pronto ma c’erano le incognite, poi volle sapere del suo corso di fotografia, e lì andava meno bene non aveva ancora deciso cosa fare, allora lei gli disse che se voleva gli avrebbe fatto da modella per i provini, così per esercitarsi, in fondo se voleva diventare un professionista doveva cominciare a sperimentare con delle prove, quando avrebbe acquisito pratica magari avrebbe trovato delle belle e vere modelle.
Lui accettò, e lei disse: “quando vuoi fammelo sapere, sarò la tua modella”.
Lilì, usciva solo i tre giorni alla settimana in cui sapeva di poter incontrare Frederic, con il quale passava due ore in palestra, e poi altre due ore a casa sua, perché lui doveva studiare. Solo una volta le fece trovare a casa una sua amica una giovane del midì, si chiamava Marie- Laure, era carina, rotondetta, e fecero l’amore tutti e tre insieme, lei ovviamente aveva avuto il ruolo della sottomessa, e quando Marie-Laure la sculacciò immaginò che fosse Veronique, in fondo avevano circa la stessa età. Ed ebbe un orgasmo a quel pensiero, poi mentre erano lì stesi e abbracciati gli confidò quello che aveva immaginato. Marie-Laure le disse che non le restava che provare sul serio, lei gli chiese se aver avuto quel pensiero non era una cosa assurda, inaccettabile, e Marie-Laure, rispose che credeva che la questione del piacere è soggettiva, lei era tanto sadica che masochista, invece Lilì era solo masochista e anche molto cerebrale, l’inversione del ruolo imposto dalla società in cui l’autorità competerebbe a lei nei confronti di sua figlia, anche se adottiva,forse le è di stimolo.
Non dovrebbe pensare secondo le convenzioni e abitudini, ma solo secondo altro sentire, e chiedersi Veronique accetterebbe quel ruolo? Ecco la domanda. Lilì disse e se provassi lo stesso nei confronti di Jean Paul, ebbene è la stessa cosa, simile domanda simile risposta.
Alcuni giorni dopo Eloìse ricevette un pacchetto, si era rilassata in questi giorni, voleva approfittare del periodo degli esami sia dei suoi figli che di Frederic, per pensare a sé stessa, aprì il pacchetto, era una video cassetta con allegato un biglietto e una lettera sigillata, il biglietto diceva Lilì guarda la cassetta dopo di ché, leggi la lettera firmato, F. Andò nella sua camera e mise la casetta nel video, e d era un filmato di cui lei era la protagonista, dall’inizio della sua relazione con Frederic varie fasi erano state filmate in modo particolare gli amplessi e quando lei si dichiarava sua schiava, insomma l’avevano filmata di nascosto. Lesse la lettera che diceva, se desideri avere l’originale, ed evitare che venga diffuso su larga scala, sabato sera, ti vestirai con l’abito stile prostituta, ti truccherai e andrai all’indirizzo indicato sul retro, lì ti metterai a disposizione dei presenti e obbedirai ai loro ordini, al tuo arrivo dovrai solo dire sono Lilì! Sappi che i clienti dovranno risultare soddisfatti alla fine ti daranno i soldi che ho già concordato per la prestazione e me li porterai il giorno dopo alle sei di sera.
Decise di andare a farsi una doccia era terribilmente delusa perché Frederic la ricattava, avrebbe comunque voluto rivederlo aveva fatto di tutto ma questo essere prostituita nella sua città dove poteva incontrare qualcuno che la conosceva era troppo, eppure aveva pensato che in fondo era meglio continuare la sua avventura con Frederic, e aveva preso la sua decisione i dubbi li aveva scacciati, ma adesso lui glieli riproponeva, perché se voleva fare il macrò, non le stava bene, in questo momento avevi questi dubbi e pensieri.
Nel frattempo J.P. sentendo dei rumori in camera e vide la porta aperta chiamò, ma non rispose nessuno, si affacciò e vedendola vuota con gli abiti sparsi a terra e capì che sua madre era certamente andata in doccia, allora entrò per capire cos’erano quei suoni del televisore possibile che fosse un film porno, si avvicinò e riamse a bocca aperta si sedette, e vide che l’attrice principale era sua madre, e recitava in un film sado-maso.
Eloise trovò J.P. seduto sul letto che guardava il suo film, aveva in mano le lettere indirizzate a Lilì. Lei rimase lì ferma tenendo il teloda bagno con il quale si stava asciugando e che la copriva parzialmente, perché anziché coprirsi pensava alla reazione di J.P. e a cosa dirgli, J.P. aveva gli occhi rossi el lacrime gli scendevano sulle gote, ma c’era anche rabbia in lui da come stringeva le lettere nel pugno, inoltre aveva un evidente bozzo al cavallo, i pantaloni estivi non potevano nasconderlo. Eloìse era lì che lo guardava e lui si accorse della sua presenza allora lei si lanciò verso di lui che stava per scappare, non voleva che se ne andasse, era meglio che si spiegassero e che non lo lasciasse così sconvolto, lo abbracciò gli disse che lui era il suo tesoro, e che se voleva potevano parlare. Lui le strappò di dosso il telo da bagno e alzò una mano per schiaffeggiarla. Eloìse allora gli disse no ti prego, non sul viso, se proprio pensi che debba essere punita, sculacciami, forse ti farà bene e quando ti sarai sfogato parleremo, e anch’io mi sentirò meno in colpa.
Lui se la trascinò sulle ginocchia mentre si sedeva sul letto lei non oppose nessuna resistenza, sentiva anche la sua virilità tesa, certo non poteva essere diversamente l’aveva sentito dire alla sorella quanto lei fosse bella e se non fosse stata sua madre…
Lui la sculacciò a lungo, era una cosa sconvolgente, cerebralmente sentiva che questa sua sottomissione a J. P. la stimolava molto di più che con Frederic, il godimento venne molto più in fretta, bagnò i pantaloni di J. P. con gli umori che le colavano, lui la sculacciò e lei giunse all’orgasmo.
J. P. se ne accorse, e disse sei proprio una puttana Lilì (aveva usato il suo nome d’arte sentito nel film).
Lei allora si alzò gli si inginocchiò vicino e gli disse, voglio che tu capisca che io sono così, mi puoi accettare o rifiutare, ma ciò non toglie che siamo legati, però ogni volta che mi chiami Lilì io sono pronta a trasformarmi in qualcosa d’altro, ho scoperto questa mia tendenza molto recentemente, l’ho comunque repressa per molto tempo ma alla fine ho incontrato una persona che me l’ha fatta vivere, io sono felice in questo modo, non vuoi che anch’io sia felice, dopo tanti anni di frustrazioni e delusioni in cui tuo padre mi ha lasciata sola e trascurata, se lui fosse stato qui e mi facesse lui queste cose io lo preferirei, ma lui lo fa forse con altre, sono giovane ancora e posso godere e voglio godere come donna e soddisfare le mie necessità che passano attraverso questi giochi estremi e perversi se vuoi, per me non lo sono se avvengono tra persone consenzienti.
Lui obbiettò che era nelle mani di gente che la stava ricattando, quella lettera era un evidente ricatto bello e buono, dove sarebbe andata a finire, magari la potevano sì prostituire una sola volta ma potrebbero non ridarle la cassetta ugualmente, e poi, cosa succede e se arrivassero a venderla come succede a volte, la tratta delle bianche esiste ancora,e lei è una preda appetibile.
Allora potrei non andare a quell’indirizzo, e se pubblicano il film fregarmene, vuoi che faccia questo? Lui disse che era solo giovedì, fino a sabato avevano il tempo di organizzarsi e pensare qualcosa. Lei allora che era sempre nuda gli disse e tu non volevi fare il regista, io sarei una buona modella o attrice che ne pensi?
Vuoi provare a farmi qualche foto? Gli chiese io sarei anche pronta, sai, sono ai tuoi ordini, tu comandi ed io obbedisco.
Lui le chiese se intendeva posare nuda, sei tu il mio capo, se non trovi che sia troppo brutta?
Allora J.P., disse che era troppo bella, lei lo abbracciò e gli fece sentire il suo corpo, e gli chiese: “capo dove vuole che ci mettiamo?” ora erano complici.
J. P. propose la camera da letto. Aspettami lì, lui andò a prendere la sua attrezzatura, due spot e la macchina fotografica.
Poi andò in camera lei era lì che aspettava distesa sul letto, in una posa di per se molto erotica era su un fianco con le gambe un pò piegate, J. P. predispose le luci, poi prese la macchina fotografica e cominciò a scattare delle foto, lei volle sapere cosa doveva fare spostarsi girarsi, come la voleva lui?, doveva imparare a comandare, lei si alzò e gli disse: “fai così, comincia a chiamarmi Lilì, vedrai che diventerà più facile, e dammi degli ordini, vedrai che presto tutto sarà più facile”.
Lui cominciò dicendo Lilì mettiti in piedi vicino alla testa del letto, appoggia le mani sulla testata dandomi il fianco. Dopo mezzora, si stava abituando, lei eseguiva tutti gli ordini, ogni volta che si spostava in certe posizioni le vedeva alcune parti del sesso poi andò a spiegarle posizionandola poggiando le mani sul suo corpo come doveva mettersi, in ginocchio e dovette passarle dietro e la sua visione era completa il taglio della fica e delle natiche era evidente si vedeva il buchino ebbe un attimo la tentazione di toccare, invece le disse di piegare di le braccia e appoggiarvi la testa, la lasciò cosi la fotografò di fianco ma cominciò a spostarsi intorno finché non la fotografo didietro.
Era uno spettacolo. Lei gli sorrise e disse queste però sono foto porno, lui arrossi lei gli andò vicino, egli disse per te farei anche un film porno amore mio, sappilo! E io sono sempre a tua disposizione tutte le volte che vuoi.
Per oggi smettiamo disse J. P. che era troppo eccitato, oramai per lui quella era Lilì una stupenda donna e nient’altro, lei lo prese per mano e lo condusse il bagno gli disse che forse era meglio fare una doccia, lo spogliò, quando gli levò lo slip, il cazzo uscì come una molla entrarono nel bagno aprirono la doccia, lei gli disse: “il mio regista è molto eccitato, forse sarebbe meglio che si scaricasse, desidera il mio signore e Padrone che lo aiuti a sfogarsi?” oramai J. P. non poteva più avere timori e remore e le disse di sì, allora lei lo prese in mano lo stimolo con la mano poi s’inginocchiò e lo prese in bocca, non ci volle molto lui era troppo eccitato, le venne copiosamente in bocca, lei si alzò apri la bocca per fargli vedere che aveva tutto il suo seme e lo ingoiò e gli disse:” è molto buono e abbondante sai?”. Lui rispose “sei una gran vacca, ma mi piaci molto così!”.
Lilì lo baciò sulla bocca e lui ricambiò il bacio sembravano due innamorati, come due giovani fidanzati che si amavano e dell’amore ce n’era, il desiderio c’era, e la rottura dei tabù oramai c’era stata.
Lei gli sussurrò: “ogni volta che mi vorrai, sia per fotografarmi, sia che tu mi voglia anche solo sculacciare, o che mi sottometta a te devi solo chiamarmi Lilì, sarà come una parola d’ordine ed io diventerò subito la tua schiava se sei d’accordo sarà il nostro segreto”.
Lui era d’accordo, le disse “sai io sono vergine, le ragazze non mi filano, mi considerano uno sfigato, un imbranato”. “Non lo sarai più da adesso vedrai, domani ci sono gli esiti degli esami, e io verrò ad accompagnarti, e mi vestirò molto sexy, nessuno mi conosce, tuoi amici qui non ne sono mai venuti, e tu mi terrai per mano, mi sfoggerai come la tua amante, e mi bacerai sulla bocca, e mi devi palpare bene il culo, come se fosse una tua proprietà, e allora le tue compagne e compagni di scuola moriranno d’invidia”.
Lui la baciò e disse:”può essere pericoloso, e se ci vedesse qualcuno che ci conosce?” “non ti preoccupare, nessuno mi riconoscerà, mi hanno sempre vista senza trucco con vestiti da quattro soldi senza forma, figurati se ci sarà qualcuno che ci conosce non riuscirà a riconoscermi conciata come sarò”.
Davanti alla scuola c’erano già i primi gruppi di studenti che avevano ricevuto la notizia della promozione, quando Jean Paul arrivò in compagnia di una giovane donna truccatissima, con i capelli raccolti tutti da un lato, con gli occhi truccati, le labbra rosse, un vestito corto rosso, scarpe con i tacchi a spillo, aveva delle calze con la riga dietro, la gonna arrivava a mala pena a coprire la fascia ricamata delle calze autoreggenti, che camminando si intravedeva, sembrava una squillo di lusso.
Ed era al braccio di Jean :::
Frederic, a lei che a scuola nessuno se la filava a parte suo marito all’epoca, quei tipi erano sempre piaciuti, in fondo era bello essere sottomessa a uomini rudi, però sapeva che anche uno come Jean Paul poteva diventare un dominatore se si fosse sbloccato, e questi invece potevano essere tanto fumo e nient’altro, tutto sommato Frederic se non avesse avuto la zia Christine e Francoise, sarebbe forse stato bloccato come Jean Paul, lei doveva essere per Jean Paul ciò che Christina era stata per Frederic.
Intanto i due galletti erano accanto a lei, e cominciarono ad attaccar discorso, le solite cose come ti chiami lei gli disse che il suo nome era Lilì, allora dissero se non voleva andare a bere un bicchiere con loro al bar lì vicino era giorno di festa perché erano stati promossi, lei disse che era in compagnia e che stava aspettando che il suo amico uscisse.
Loro si dissero che era uno spreco che una come lei che era una bomba sexy stesse ad aspettare uno sfigato come Jean Paul, lei li fulminò con lo sguardo: “come vi permettete voi due “pulzelli” di sparlare di un mio amico, lui ne vale cento come voi, e visto che sapete che sono impegnata con lui non dovreste nemmeno essere qui ad importunarmi”.
Loro allora punti e mortificati sul vivo,anche perché alcune ragazze avevano sentito quello che Lilì aveva detto si erano messe a ridere, appena gli aveva detto “pulzelli” .
Le dissero:” senti quanto prendi per un’ora, cento franchi?”, ,lei con uno sguardo di disprezzo, rispose:”tu piscialletto, non hai abbastanza soldi per pagartele le mie prestazioni, e non durano mai solo un’ora, ma tutta la notte però ci vogliono quattro zeri stronzo!”
Allora ribatterono “e Jean Paul ,tira fuori cifre a quattro zeri?” lei disse: “No, per lui è gratis, perché è l’unico che riesce a farmi godere, adesso smammate”.
J.P., uscì mentre i due si erano ritirati con la coda tra le gambe, e le venne addosso dicendo mi hanno promosso, lei gli mise le braccia intorno al collo, e si baciarono a fondo con le lingue mentre lui le brancava con la mano il culo e se lo agguantava a piena mano. Le ragazze che avevano assistito alla scena con i due bulletti prima e vedendo questa scena adesso, erano un po’ arrossite, quando Lilì e Jean Paul si staccarono, e stava allontanandosi lo salutarono, non poteva certo essere lui lo sfigato chissà non avevano capito niente, altri ragazzi lo salutarono, si avvicinarono due secchioni amici suoi, e lui disse vi presento Lilì, è la mia modella, per esercitarmi nella fotografia e nella regia.
Allora decisero di andare a bere qualcosa assieme, per festeggiare la promozione, andarono al bar vicino alla scuola, anche le ragazze li avevano seguiti, e si sedettero al tavolo vicino, allora Heloise/Lilì, disse a bassa voce, se siete gentiluomini offrite da bere alle vostre compagne di scuola.
E così fecero, loro erano incuriosite da quella donna, e così si accomodarono insieme a loro e ordinarono da bere, fecero delle domande, ma Lilì diceva solo che aveva conosciuto Jean Paul molto tempo fa, e aveva accettato di fargli da modella per i suoi studi sulla fotografia, e chissà magari con il tempo e l’esperienza sarebbe diventato un regista, certo dopo aver fatto l’università ovviamente.
Non riuscirono a sapere nulla di più. Dissero che quella sera c’era una festa, i due amici di Jean PAul accettarono, ma lui non ne volle sapere, disse che aveva già un programma, ma che ci si poteva vedere dopo le vacanze, se volevano, lui cercava come loro sapevano bene delle modelle per un documentario sulle abitudini degli studenti, ma finora tutte avevano rifiutato, se volevano dopo le vacanze lui sarebbe stato di ritorno e sempre disponibile.
Heloise /Lilì gli disse all’orecchio che però avrebbe potuto andare alla festa, magari per approfondire la conoscenza con quella Brigitte, che sembrava interessata a lui.
Jean Paul si fece dare l’indirizzo e comunque sarebbe andato solo se riusciva a liberarsi.
Andarono a casa, era oramai l’ora di pranzo, la cuoca se n’era andata e dovevano solo scaldare quello che aveva lasciato pronto.
Lilì si spogliò, disse che con quel caldo era contenta di essere Lilì che doveva stare nuda, se non per il perizoma che portava e le calze, pranzò così, poi sparecchiò e mise tutto nella lavastoviglie.
Andarono a mettersi a letto, e Lilì disse a Jean Paul, che avrebbe telefonato a Frederic quella sera, così gli avrebbe detto che non le interessava nulla di quel film ne facesse quello che voleva, in fondo si disse, potrei diventare la protagonista di numerosi altri film porno a carattere sado maso, e tu sarai il regista, mio Signore e padrone, perché da adesso desidero che sia tu il mio padrone.
Lilì pensava al godimento di Annette/Lola quando divenne la schiava di Christine, adesso anche lei viveva una situazione simile, e ne era contenta.
Si avvicinò a Jean Paul, e disse “vuole il mio signore e padrone qualcosa dalla sua umile e devota schiava?”
Lei sapeva bene cosa desiderava, ma sapeva anche che Jean Paul era insicuro allora lo avrebbe aiutato, prese una sua mano e se la pose sulla fica.
Lui restò fermo e poi cominciò a baciarla, e le disse io non l’ho mai fatto tu vuoi che lo abbiamo, finora abbiamo fatto delle cose ma senza andare al rapporto completo, e allora andiamo avanti?
Lui intanto accarezzava la vulva di lei che cominciava a bagnarsi, e lei disse: “prendi possesso del corpo che ti appartiene, io non mi appartengo più anzi ti cedo i totali diritti del mio corpo”.
Allora Jean Paul le montò sopra, e piano cercò di infilarla, lei gli prese il cazzo e lo guidò dentro di se, poi gli disse di andare piano di abituarsi, vedrai forse la prima volta non durera a lungo è solo questione di abitudine, infatti lui non riuscì a resistere a lungo, dopo una decina di colpi fu soprafatto dal calore della fica di lei e godette dentro di lei, lei comunque ebbe il suo piacere, era stata stimolata con le mani prima della penetrazione, infine anche con pochi colpi, ma soprattutto per il pensiero cerebrale di cosa stava facendo e di chi la possedeva ebbe il suo godimento, non travolgente ma comunque fu piacevole.
Restarono abbracciati per un po’, quando Jean Paul ebbe recuperato, ricominciò a toccare Lilì, lei si scosse perché si era appena appisolata e chiese: “il mio signore ha ancora bisogno di me?”, lui le disse che voleva solo provare una cosa, e le chiese di aprire bene le cosce, lei si aprì totalmente, e lui si avvicinò piano e inziò a leccare le sue grandi labbra, poi quelle piccole, insinuò poi la lingua dentro nel suo caldo e accogliente fiore, lei gli disse che se voleva poteva stimolare con la lingua il suo bottoncino.
Cosa che egli fece, così la portò su di giri, e lei si eccitò bagnandosi sempre più. Allora le montò sopra, e rifecero l’amore e questa volta durò molto più a lungo-
Quando poi ripresero fiato lei gli fece i complimenti. Era stato molto più bravo e secondo lei lui era veramente portato per fare l’amore.
Lui disse che però ancora aveva paura di farlo, non si sentiva del tutto a suo agio, lei gli disse che c’era tempo e avrebbero potuto farlo tante volte.
Erano lì teneramente abbracciati, quando suonò il telefono andò Jean Paul a rispondere, era sua sorella Veronique, che gli disse, che l’indomani voleva che andasse con lei ad una festa, che sarebbe stato contento, e che forse avrebbe visto qualcosa di veramente diverso dal solito.
Lui le chiese se veniva lei a prenderlo, lei disse che lo avrebbe atteso vicino all’incrocio, perché sarebbe arrivata verso le otto, e dovevano essere lì per le otto e mezza per prepararsi, perché alle nove sarebbe arrivata una sorpresa. Lui volle sapere dov’era la festa, e l’indirizzo preciso, perché se era troppo lontano da casa si portava i soldi per il taxi, che non voleva restare a piedi come era già successo se lei trovava qualcuno che le piaceva. Lei gli diede l’indirizzo, e si salutarono, ma era lo stesso indirizzo della lettera che era arrivata a Eloise.
Forse il mistero si stava schiarendo, forse c’erra anche sua sorella dietro a tutto questo, però adesso era tranquillo non c’era la tratta delle bianche dietro a tutto questo, ma solo un gioco in cui lui doveva venire coinvolto all’ultimo invece adesso era lui in vantaggio la questione aveva subito un imprevisto e loro non sapevano nulla di tutto questo, il risultato al quale loro sicuramente volevano arrivare era il medesimo, ma li aveva anticipati.
Andò a fare la doccia con Lilì, e le disse, che questa sera doveva dire a Frederic, che sarebbe andata alla festa, ma non perché obbediva al suo ordine o alla minaccia che le aveva fatto, ma perché lo voleva lei.
MA perché vuoi che vada, le disse che sarebbe stata una sorpresa, e che lui sarebbe stato alla festa, lei doveva però fare una cosa prima di tutto essere obbediente e andarci perché era lui che lo voleva, ma non doveva vestirsi come loro avevano detto, doveva mettere calze e reggicalze, indossare un collare con guinzaglio, e mettere quel vestito leggero che si toglie appena si apre la cintura.
Ancora una cosa le disse depilati totalmente, anzi lo faccio io adesso e andarono in bagno dove la depilo del tutto.
L’indomani sera alle nove Lilì si presentò alla villa dove c’era l’appuntamento, le venne ad aprire un signore elegantemente vestito da maggiordomo, lei disse: “sono Lilì”, lui la fece accomodare. Le disse che l’avrebbe condotta in salotto, allora Lilì gli si rivolse seguendo le istruzioni di Jean Paul, “mi scusi signore, mi permette di prepararmi secondo gli ordini del mio padrone?” Lui assentì. Lei si slacciò la cintura, il vestito si aprì, e lei lo fece sfilare dalle spalle lo depose su una sedia vicino all’ingresso, aveva il guinzaglio che pendeva, ne tese la cima all’uomo e gli disse: “ora signore mi può condurre dove vuole”.
Attraversarono un corridoio ed entrarono in un salone, era pieno di gente, almeno dodici persone tra uomini e donne, lei riconobbe però Jean Paul, aveva le scarpe che le aveva detto avrebbe messo, allora lei si inginocchiò e a carponi andò da lui e gli baciò le scarpe, dicendo: “mio signore la vostra devota schiava e ai vostri piedi”.
Questo aveva sorpreso un po’ tutti. E allora Jean Paul disse a Tutti, “mi dispiace per voi, ma la vostra coreografia è inutile, io ho scoperto la cassetta e allora ho anticipato le vostre mosse, e mi sono appropriato di ciò che mi spetta e che sono pronto a condividere con mia sorella e qualche volta con gli amici, come questa sera”.
Tutti applaudirono, iniziò la festa, tutti bevvero e si divertirono, Jean Paul e Veronique sculacciarono Lilì in pubblico facendola godere, il che fu uno spettacolo di vederla così eccitata e avere un’orgasmo sotto le sculacciate, alcuni vollero gustarla, e avere rapporti con lei cosa che fu concessa, Frederic disse che aveva organizzato tutto con Veronique, dopo che lei aveva scoperto un trattato sulla sottomissione della madre in un armadio
Nonché altri oggetti come due mollette, e un vibratore,sapendo che era sempre sola, chiese a Frederic aiuto, loro si frequentavano ma Veronique non aveva la vena alla sottomissione, comunque lì c’era Francoise, anche Christine (che era disposta per Frederic a fare la sottomessa).
Comunque Christine aveva raccontato le modalità che l’avevano portata a sottomettere anche Annette/Lola e il loro viaggio in Brasile e propose a tutti di andare in Brasile dagli amici che l’avevano invitata, questa sarebbe stata una bella prova per abituarsi alla loro nuova convivenza con Jean Paul, Veronique e Lilì.
Lilì l’idea di poter stare in un luogo dove poteva essere se stessa alla luce del sole l’attirava molto e inoltre era ben decisa a verificare tutte le possibilità della sua nuova condizione, e disse a Veronique e Jean paul che a lei avrebbe fatto molto piacere obbedire a ogni loro ordine.
La serata era molto avanti, molti cominciarono a isolarsi e andare a dormire nelle stanze, Jean-Paul chiese a Lilì se voleva restare lì oppure se preferiva andare a casa, lei gli disse che le sue preferenze contavano poco e avrebbe fatto solo ciò che faceva piacere a lui. Decise che sarebbero andati a casa per riposare.
Chiamò un Tassì, fece rimettere il vestito a Lilì, e rientrarono, appena rientrati, lui le chiese se voleva fare una doccia prima di andare a dormire chiamandola mamma, lei gli disse di sì, allora andarono sotto la doccia lei lo pregò di aiutarla, le faceva male dappertutto soprattutto le parti intime, aveva avuto rapporti con sei uomini, era veramente distrutta, Jean-Paul fu gentilissimo e dolcissimo nel lavarla, accarezzandole con la spugna morbida le parti intima insaponandola con un detergente intimo, e poi sciacquandola.
La asciugò e si asciugò poi la prese in braccio e la portò sul letto, dove si distese vicino e lei, le diede un bacio e le disse ti voglio bene, buona notte. Adesso lei era di nuovo Eloise, ed era libera, e si addormentò serena.
Al risveglio era quasi l’una, quel giorno Louison non veniva perché era festa, si alzò vide che era sola in camera, Jean-Paul si era già alzato. Si mise una T-shirt del ragazzo e andò in cucina, lui era lì che stava preparando da mangiare.
Lo salutò, e gli disse che non sapeva che era capace di cucinare, lui le disse che faceva solo un paio di bistecche, un po’ d’insalata del formaggio e un bicchiere di vino, “abbiamo bisogno di riprenderci, se vuoi il caffè è pronto, nel frattempo che preparo fai abbondantemente in tempo a berlo se vuoi?” le disse, lei lo ringraziò allora le disse di sedersi e le portò una tazza di caffè, lei lo guardò e disse “come sei gentile”, lui le diede un casto bacio sulle labbra dandole la tazza di caffè, e le disse “è perché ti voglio bene”, lei rispose che anche lei gliene voleva molto.
Poi Eloìse disse che c’era una cosa che voleva confessargli, lui la guardò e attese smettendo di armeggiare, lei allora cominciò a dire che quando era giovane, ed era morta la sua migliore amica in un incidente… Jean-Paul la bloccò e le disse che sapeva già tutto, “sò che non sei mia madre, non ti preoccupare anche gli anni non combaciano, sai ho controllato i tuoi documenti, hai trentacinque anni, e ti sei sposata a diciotto, perciò avresti dovuto avere Veronique a quindici anni e me a diciassette, ma la vostra storia non è precisa, comunque Veronique ha scoperto tutto da tempo e me lo aveva detto”.
Eloìse restò un attimo in silenzio, poi disse:”non sei arrabbiato?”, “no non sono arrabbiato, certo avresti potuto dircelo anche prima, siamo abbastanza grandi da capire”, Lei “perdonami, ma io non sapevo bene come comportarmi, mi perdoni?” Jean paul si avvicinò e le diede un bacio sulla bocca, lei ricambiò e lui le disse che le voleva bene e che non aveva nulla da rimproverarsi.
“Grazie amore” rispose Elòìse più tranquilla. “Senti, per me è tutto chiaro, adesso almeno lo è, credevo di essere innamorata di Frederic, quando in realtà lui era solo lo strumento che è servito a farmi prendere reale coscienza di me stessa, sono masochista e questo è chiaro, godo nel venire sottomessa e punita, ma sono stata insoddisfatta per anni, ma malgrado questo fino a quest’anno sono stata fedele a Gaston anche se non lo meritava, è ovvio che per lui sia una liberazione, essersi reso conto che ho un amante, così adesso si sente giustificato di stare via senza nemmeno preoccuparsi di salvare le apparenze, ce lo siamo detti al telefono, lui da anni ha un appartamento dove sta con la sua amante di turno, ed è meglio così, però qui per me la situazione si fa complicata, avere un amante-padrone è una cosa, ma quando i padroni sono troppi la cosa mi crea confusione, inoltre una delle cose che mi hanno sì creato grande eccitazione ma anche molta paura sono state quelle volte che sono stata prostituita, in Olanda erano stati comunque sotto controllo, e mettevano il preservativo, anche questa notte hanno messo tutti il preservativo, a parte te e Frederic, ma cosa accadrà in Brasile? Se avete intenzione di lasciarmi nel bordello del villaggio come nella storia che mi ha raccontato Christine, il rischio è troppo grosso, l’idea di essere me stessa e portata in giro nuda al guinzaglio mi eccita, sai sarei lì considerata veramente una schiava, ma anche ci sarebbe qualcuno che potrebbe non preoccuparsi della mia sicurezza e della mia salute, e sai quanto io tema le malattie, per questo sono perplessa di fronte a quella proposta, anche se ieri sera ero entusiasta, adesso ho paura” questo disse a Jean-Paul, lui intantò servì le bistecche, si sedette, e le disse: “ti capisco, e sono d’accordo con te, egoisticamente felice, perché voglio essere il tuo unico padrone, certo sono pronto a cederti in prestito a Veronique o a Frederic, ma in verità solo se ne ho il controllo, per quanto riguarda il Brasile possiamo anche non andarci, non me ne frega nulla, e se vuoi restiamo qui, ti lascio facoltà di scelta, io avrei piacere di andarci, magari la cosa potrà essere gestita, senza particolari inconvenienti e con un controllo diretto nostro, io non ti lascerei mai nel bordello da sola, resterei lì con te o nella stanza accanto, ci sarà modo di vedere che succede e intervenire se necessario, se esistono queste possibilità allora ti farò stare anche nel bordello altrimenti quella è un’esperienza alla quale rinunceremo”. Eloìse gli rispose che così era d’accordo anche lei, se non mi sento malgrado tutto protetta e fiduciosa non riesco a ottenere il piacere in modo completo, con te e tua sorella perché vi conosco e voglio bene ho avuto il mio godimento anche solo con la punizione senza penetrazione e senza altri stimoli, segno che sono si masochista, ma anche che per esserlo pienamente ho bisogno di avere totale fiducia nel mio padrone.
Jean-Paul le disse che non l’avrebbe mai abbandonata sola senza controllo diretto, non intende esporla a inutili rischi, le vuole troppo bene.
Allora partiremo fra quindici giorni per la nuova avventura, senza rimpianti per il passato e aperti verso il futuro, però per questi quindici giorni ce ne restiamo tranquilli noi due da soli.
Dopo due settimane Jean-Paul, e Lilì erano puntuali all’appuntamento con Veronique e gli altri e presero l’aereo per il Brasile, quando furono arrivati, Le schiave furono messe nude, e portate a dare un giro per la tenuta al guinzaglio dei loro padroni, fu per loro eccitante quanto per i loro dominatori, passare in mezzo al villaggio deve gli inservienti della fazenda le guardarono con piacere probabilmente pregustando la possibilità di avere a disposizione quelle belle donne al ritiro della paga.
Bisogna accettare le nuove esperienze della vita, e questa è una nuova vita che la rende appagata, inoltre Eloìse pensava che la sua vera natura lì si stava pienamente realizzando, senza dover preoccuparsi di nulla, c’era il suo padrone Jean-Paul che pensava alla sua sicurezza, poteva godere della sua condizione serenamente.
Per il futuro non voleva pensare, perché è Jean-Paul a decidere di tutto, anche dell’offerta che gli fu fatta di restare in Brasile, qui lontani dalla città in questo posto avrebbero potuto vivere come volevano la loro relazione, non avevano problemi economici e quindi sarebbe stato l’ideale sperava tanto che il suo padrone avrebbe accettato l’offerta.
Intanto alla prima sera, vi fù l’asta per le schiave che avrebbero trascorso la prima notte nel bordello del villaggio, ed Eloise fu scelta, era molto richiesta e questi lavoranti si stavano spendendo tutta la paga per poter avere una donna come lei, e questo per lei era motivo di orgoglio.
Una nuova vita, per Eloise che non aveva rimpianti per il suo passato, era questa la felicità non avere preoccupazioni e vivere le proprie fantasie? Sì!
L’uomo che vinse l’asta, salì nella stanza con lei, e benché fosse un quarantenne, si dimostrò molto in forma, la palpò con rudezza come si fa di una donna che si è comperato anche solo per una notte, si fece spogliare da lei, si fece fare il bagno, perché desiderava prolungare il piacere di disporre di una schiava bianca il più a lungo possibile. Uscito dal bagno si fece asciugare, lei delicatamente gli asciugò il pene in erezione, allora lui le fece cenno di prenderlo in bocca lì ai suoi piedi, Lilì prese a baciargli il membro eretto dolcemente sulla punta poi lo leccò lungo l’asta lentamente e dopo essere risalita lo imboccò in punta iniziando la fellatio.
Poi piano iniziò a imboccarlo e a farlo arrivare in profondità dentro la sua bocca, lo faceva con grande devozione come ci si aspetta da una schiava noleggiata per la notte per metà della sua paga settimanale, il che era forse nulla per un occidentale in genere ma per uno di questi braccianti era un capitale, Lilì si rendeva conto del sacrificio che l’uomo aveva fatto offrendo una simile cifra e volle dedicarsi con grande passione al suo incarico glielo doveva, e voleva anche che lo spettacolo per il suo Jean-Paul fosse piacevole dimostrandosi desiderosa di eseguire il suo ordine di fare il suo dovere nel bordello con passione.
Infatti l’uomo stava apprezzando molto l’impegno, di Lilì, e la fermò prima che lei lo facesse godere non voleva che la notte finisse così presto, decise che era ora di spostarsi, e la fece alzare, la prese per un braccio sospingendola nella stanza da letto, la fece salire sul letto, e la posizionò in ginocchio, con le natiche in fuori, lui aveva pagato per una schiava da poter punire come era stato detto all’asta, e allora la lasciò lì e le fece cenno di non muoversi. Lilì sapeva cosa l’aspettava le era stato spiegato che lei era stata noleggiata ed erano state lette le sue caratteristiche ai partecipanti all’asta. Schiava di trentotto anni, sposata nazionalità Francese, bocca molto bene addestrata, da inculare e da frustare.
Il cliente arrivò, si posizionò alle sue spalle, e le passò la frusta sulle natiche per fargliela sentire, era di un cuoi morbido e fresco, Lilì agitò le natiche in segno di desiderio e sottomissione per il suo padrone di una notte.
L’uomo vedendo la donna agitare le natiche si ingoiò, e cominciò a colpirla, Lilì agitò le natiche perché aveva sentito il colpo, l’uomo ne fu compiaciuto, aspettò un po’ e poi ricolpì ancora i glutei offerti così oscenamente dalla schiava bianca che aveva a disposizione.
Lilì sentiva i colpi, e come le era stato ordinato agitava le natiche per far capire all’uomo che lei era felice di subire la sua violenza e per dire grazie me li merito, agitava le chiappe in modo molto eccitante, e anche gli spettatori, godevano dello spettacolo, infatti quella suite era stata predisposta con delle telecamere e in una saletta al piano di sopra, stavano guardando e registrando la seduta, c’erano tutti oltre ai padroni della Fazenda anche Françoise e Christine nude, con i loro amici e Padroni.
Siccome sia Françoise che Christine in altre occasioni erano state già messe all’asta in loro vacanze precedenti, sapevano esattamente come si sentiva Lilì, e un po’ la invidiavano, anche se Christine godeva di più a vedere la sottomissione degli altri, ma per Frederic sarebbe pronta a rifarlo.
Nel frattempo Lilì, era con le natiche sempre protese, e l’uomo la stava frustando con più forza, rispetto ai primi colpi lei agitava sempre il culo ma adesso era un agitarlo per fare capire il doloro che le procurava, con la goduria del cliente indigeno.
Infatti era segnata per bene le natiche erano rosse striate, e lei cominciava a non riuscire a trattenere i lamenti a ogni colpo iniziava ad acutizzare i suoi sospiri, che fare, le avevano detto che le era proibito parlare e gridare.
Non sapeva di preciso come premunirsi sperava che presto sarebbe finito, e che l’uomo si decidesse per qualcosa di diverso e non solo per procurarle dolore, l’uomo proseguì per altri sei o sette colpi, aveva capito che la donna era al limite della resistenza e si divertiva molto adesso che lei sentiva la sofferenza divenire insopportabile, lo vedeva dal suo agitarsi, sapeva bene come colpire le parti più volte colpite con una precisione infallibile.
Smise proprio quando sentì che Lilì stava cedendo, dal sospiro più rumoroso che fece con una specie di singhiozzo, sapeva che avrebbe gridato al prossimo colpo, ma a lui bastava sapere che era al limite.
Le si avvicinò e le toccò le parti intime, fu compiaciuto perché malgrado tutto la donna era bagnata, e questo significava che era pronta per l’amore.
Era già una vittoria, la penetrò con un colpo solo e affondò il suo pene nella guaina della stupenda donna che questa notte sarebbe stata sua, anche Lilì si rilassò sentendosi penetrata era stato brutale ma le piaceva che lo fosse stato era stata eccitata per più di un’ora e la punizione benché pazzesca, era stata eccitante oramai si bagnava ogni volta che soffriva, ma non solo essere lì considerandosi una proprietà, un semplice oggetto di piacere per quell’uomo che aveva dei modi rudi, era comunque molto eccitante.
Adesso era piena del suo nuovo padrone che la stava pistonando, anche lui era eccitato da più di un ora e stava dandoci dentro con foga lei sentiva il suo ventre che le batteva contro le natiche martoriate e questo le procurava dolore che si andava a mischiare con il piacere della penetrazione.
Era felice di sapere che il suo padrone la guardava e che doveva vedere come era stata obbediente ai suoi ordini.
Sperava in un premio, appena finito il suo periodo con l’uomo che l’aveva comperata. L’uomo però non era sazio, dopo averle goduto dentro, si era ritirato e aveva voluto che lei le ripulisse il membro con la bocca, e Lilì era andata a fare il suo servizio, come il cliente padrone pretendeva, e lei godeva nel sentire il suo gusto sul pene dell’uomo, e lo imboccò nettandolo come si deve, era così pulito che pareva uscito adesso dal bagno.
Lilì adesso era lì con quel pene che era semi afflosciato in bocca, e non osava mollarlo perché non aveva ricevuto ordini, quindi si accinse ad adorarlo, visto che era possibile che l’uomo desiderasse semplicemente tenerla in quella posizione, dopo un po’ però l’uomo stava riprendendo vigore il pene sembrava riprendere vita nella bocca di Lilì.
Allora lui la fermò, le disse di smettere e la sollevò dal suo cazzo, la face distendere con le cosce spalancate sul letto, poi si mise in piedi mettendo i piedi accanto al suo petto, e rivolto verso i piedi di lei, e vide che teneva in mano una frusta diversa dall’altra, era più lunga, cominciò a colpirla all’interno delle cosce, Lilì non riuscì a non gemere già dal primo colpo, infatti la pelle dell’interno cosce era particolarmente sensibile, e non era legata avrebbe dovuto sopportare la tritura volontariamente senza legami, si disse che non ce l’avrebbe fatta, e allora osò fare cenno all’uomo incrociando i polsi facendogli capire di legarla, lui si mise a ridere, le si avvicinò al viso la baciò sulla bocca le infilò la lingua dentro alla sua cavità orale, Lilì si lasciò fare, poi le disse: “Esgrava nun se mueve” pensando che forse avrebbe capito lo spagnolo visto che di certo non capiva il portoghese, la schiava capì che non avrebbe ottenuto nessun aiuto.
L’uomo si rimise in posizione e le diede un’altra sferzata con la punta della frusta, le faceva male ma sapeva non affondare i colpi in modo esagerato di certo era un virtuoso della frusta, le dava alcuni colpi e poi la andava a toccare le labbra e il clitoride, fino a quando oramai Lilì non era più in grado di capire se era più eccitata o dolorante, le labbra erano lucide della sua eccitazione, e l’uomo allora smise iniziò a leccarla poi le si coricò sopra e la penetrò nella sua guaina bollente per la seconda volta, Lilì era eccitata a tale punto che questa volta urlò il suo piacere, le faceva male che l’uomo infilandola ad ogni affondo le strusciava le cosce ma era così eccitata come non mai, allora l’uomo sentendola partire iniziò a stantuffare rapidamente, e Lilì non poteva non gridare il suo godimento arrivò ad avere una serie di orgasmi con il dolore pungente così presente e così lontano e ovattato dai suoi sensi sconvolti, iniziò ad avere degli orgasmi a ripetizione, fino a che l’uomo fu dentro di lei non poteva smettere di godere l’ultimo e più travolgente fu quando l’uomo stava per venire e lo sentì grugnire e parlare parole sconosciute ma il tono non lasciava dubbi, e allora lei incitò lui e si unirono quasi all’unisono mentre lui le inondava l’utero lei godette all’unisono con lui di un orgasmo travolgente. Poi lui le si accasciò sopra, schiacciandola, erano entrambi esausti, e la notte era ancora giovane benché fossero passate due ore, lei oramai avrebbe tanto voluto fermarsi.
Lui era orgoglioso di come aveva fatto gridare la donna, la baciò e lei corrispose al suo bacio, come ad un amante non vedeva il cliente che l’aveva comperata per la notte, ma l’uomo che l’aveva fatta godere come nessuno lo aveva mai fatto prima.
Si sentiva femmina, forse se nella sua vita avesse avuto un amante così non avrebbe cercato nulla di diverso né di trasgressivo.
L’uomo si mise di lato le toccò la fica con aria di possesso, e infatti l’aveva pagata, e parlò nel suo idioma incomprensibile, ma forse le diceva ciò che immaginava, che era stata una gran scopata e che era sicuro che nessuno l’aveva mai scopata a quel modo.
Gli altri di sopra ascoltavano le parole dell’uomo e coloro che capivano tradussero, ed è quello che aveva intuito Lilì, con qualche aggiunta, l’uomo disse che avrebbe chiesto al Padrone di comprarla, se lei fosse stata d’accordo, lui avrebbe lavorato anche solo per poterla comperare a costo di indebitarsi per la vita, lei era una femmina fantastica.
Lilì gli sorrideva pensando solo che le facesse complimenti per le prestazioni, ma non immaginava che avrebbe voluto comperarla.
Dopo un po’ si alzò andò a prendere qualcosa dal frigo, le diede un frutto e si ristorarono, bevvero anche ne avevano di certo bisogno, poi l’uomo volle che si mettesse in ginocchio, sul tappeto, le fece mettere le braccia dietro la schiena, le fece capire che doveva stare in quella posizione con il busto ben eretto.
Lilì rimase lì ferma era decisa a obbedire in modo devoto a quest’uomo che non capiva cosa diceva ma che sarebbe stato un padrone spietato, visto come l’aveva frustata, lui si allontanò e ritornò, aveva in mano una serie di funicelle, gliele passò sui seni Lilì sentì che erano bagnate, cosa voleva farle capire, allora le prese il viso con la mano e le fece tirare fuori la lingua, le appoggiò le funicelle sulla lingua, erano bagnate e il gusto era di aceto, erano state tenute a bagno nell’aceto, non capiva cosa voleva significarle era un po’ interdetta.
Allora lui si posizionò vicino a lei sulla sua destra, ecco capì cosa voleva le voleva frustare le tette con quelle funi che aveva imbevuto nell’aceto, dio mio pensò Lilì e già cominciò a preoccuparsi, scosse la testa con lo sguardo pieno di paura, l’uomo allora le si avvicinò la baciò sulla bocca come per farle coraggio e le parlò lei capì che avrebbe dovuto subire ancora quella battitura.
L’uomo iniziò a frustarle le tette il primo colpo le piovve letteralmente attraverso il petto colpendole entrambe le tette offerte, Adesso però Lilì urlò, non sarebbe riuscita a resistere in silenzio alla battitura, questo era troppo doloroso, si guardò i seni e le numerose funicelle lasciavano dei segni che parevano tanti piccoli serpentelli sul suo seno, e nessuna parte sarebbe stata risparmiata.
SI sforzò e rimase in posizione l’uomo la colpì’ almeno una decina di volte, e Lilì ogni volta dopo il colpo si accasciava e urlava il suo dolore con il massimo piacere per il suo aguzzino, che le sorrideva invitandola a riprendere posizione, e Lilì da schiava ben addestrata si rimetteva in posizione.
Appena finita la punizione con il sollievo della schiava, lui la fece rialzare e la baciò per fargli capire che era stata brava, poche riescono a stare in posizione e a riprendere la posizione se non vengono legate, lei era una schiava speciale le disse l’uomo.
La mise in posizione con il busto sul letto che appena appoggiato le inviò una scarica di dolore al cervello e con le natiche ben protese, e Lilì obbediente sopportò la punizione in posizione e allora ecco che l’uomo allargatele le gambe iniziò a leccarla, dalla fica fino al suo buchetto nel solco delle natiche, glielo inumidì bene con la lingua, e poi quando fu soddisfatto la penetrò, Lilì sapeva che lo avrebbe fatto e si rilassò per prenderlo e per donarsi in modo più totale che poteva e lo prese con piacere , lui la toccava davanti mentre la inculava e, lei godette una ennesima volta restando dolorante e sfinita.
L’uomo la prese in braccio dopo che ebbe finito la depose sul letto e si posizionò davanti alla sua bocca lei allora lo prese in bocca e glielo pulì con la lingua rendendogli omaggio a quello che per quella notte era stato il suo signore e padrone.
La lasciò riposare per una ventina di minuti e poi la fece alzare, Lilì oramai era sfinita si mise in ginocchio e gli disse:”non ce la faccio più” lui le sorrise, la sollevò e le disse, di venire con lui, lei lo seguì docile, la portò nel bagno, la mise sotto la doccia la lavò e si lavò, la asciugò con calma, poi lui si rivestì, e con lei nuda tenuta per mano uscì dalla stanza portandosi dietro Lilì, dopo averle messo il guinzaglio che le era stato tolto all’ingresso in camera da letto.
Se la portò dietro così, come oramai era assai abituata, e scesero nel salone dove c’erano ancora degli avventori, lui si rivolse alla donna che era la più anziana e le parlò, allora lei chiamò le ragazze, presero Lilì e la legarono con le braccia e le gambe divaricate al centro del salone in piedi facendo scendere delle funi dal soffitto e fissandone le estremità in cavigliere e polsiere già predisposte sulle funi, due scendevano dal soffitto e due una per lato erano attaccate a degli anelli alle pareti.
In questo modo l’uomo pretese che Lilì passasse il resto della notte, esibita a tutti e soprattutto in modo che fossero in mostra le parti della ragazza frustate, l’uomo poi si vantò con i presenti di come l’aveva fatta urlare non sotto la frusta ma sotto i colpi del suo cazzo, faccenda godere come non glie era mai capitato di vedere godere nessuna donna godere dopo le punizioni a cui era stata sottoposta, erauna schiava perfetta come ne capitano poche nella vita. Lei era nata per avere un padrone.
L’uomo uscì e disse a tutti i tira tardi della notte visto che l’indomani era festa che c’era la schiava in mostra se volevano venirla a vedere, e i delusi che non avevano vinto l’asta si precipitarono ad ammirare la schiava e la donna che gestiva il bordello, di quanto le aveva riferito l’uomo lo ripeteva a tutti vantando le prestazioni della schiava europea, ed elencandole e di quanto fosse brava come aveva detto il vincitore dell’asta.
Verso le cinque del mattino, gli uomini cominciarono a rincasare per andare a riposare, e anche Lilì venne tolta dalla sua incomoda posizione, la riportarono alla villa e le fecero fare un bagno, poi fu messa a letto.
Jean Paul, volle portarsi un duplicato della cassetta che era stata fatta quella notte in merito alle prestazioni della sua schiava, disse ne potremmo fare un film, basterà mettere insieme una trama e sarà una favola.
La domenica tutti dormirono fino a tardi, Jean Paul si alzò e vide che Lilì dormiva ancora e allora uscì silenziosamente, andò a farsi una doccia in un’altra stanza per non svegliarla.
Andò a fare colazione, in cucina non c’era ancora nessuno in piedi, o almeno così credeva, c’era solo una delle giovani domestiche che stava entrando in quel momento la quale lo salutò con deferenza, era una delle schiave dei padroni di casa,infatti portava la tunichetta rosa che arrivava a malapena all’inguine che tutte le schiave di casa portavano.
Si rivolse a Jean Paul in un francese abbastanza comprensibile visto che in quella casa il padrone era di origine francese un po’ lo avevano imparato. E gli disse che uno dei fattori voleva parlare con il padrone della schiava bianca che questa notte era stata al bordello.
Jean Paul uscì e chiese di che si trattasse, allora la ragazza gli fece da interprete e disse che l’uomo che l’aveva vinta all’asta quella notte, voleva comperarla definitivamente, e voleva sapere a quanto ammontava il prezzo.
Jean Paul disse che non aveva prezzo perché non era in vendita, e la ragazza tradusse, l’uomo insistè e disse che tutti gli schiavi hanno un prezzo e quella essendo bianca forse valeva più degli altri ma un prezzo ce l’aveva come tutti che lo fissasse che lui si sarebbe impegnato a pagarlo.
Gli fu ribadito che non poteva comperarla perché non la voleva vendere punto e basta, l’uomo iniziò a inveire come se fosse in una bettola comunque JeanPaul fu irremovibile.
Poco dopo comparve il padrone di casa che si era alzato e aveva sentito sul patio che c’era una discussione, e allora disse all’uomo che non ci sarebbe stato nulla da fare la schiava Lilì non era in vendita, che se proprio voelva scegliesse un’altra delle schaive e gi avrebbe fatto anche un buon prezzo ma l’uomo era scontento, e se ne andò rabbioso.
Il padrone di casa a quel punto temette che quello potesse fare delle questioni e allora cercò di trovare una soluzione, lo richiamò e gli disse che se voleva la schiava bianca sarebbe stata a sua disposizione nel bordello per l’intera settimana ma nulla di più e che quello che aveva pagato all’asta era sufficiente se accettava la proposta.
L’uomo disse che se avesse potuto portarla a casa sua avrebbe preferito, ma il fazendero fu irremovibile solo nel bordello a disposizione giorno e notte per una settimana e lui poteva restare come ospite del bordello ma a condizione che non avanzasse altre pretese sulla schiava.
L’uomo chiese se poteva usarla a suo piacimento e farla usare anche dai suoi amici e fratelli, Il fazendero gli disse che era sua schiava fino alla prossima domenica e ne poteva fare ciò che voleva nei limiti indicati dagli accordi nessuna mutilazione e o ferita permanente.
L’uomo accettò e pretese di avere la schiava subito voleva portarla lui fino al bordello e che tutti lo vedessero con la schiava bianca che lo seguiva.
Il fazendero disse di passare tramezz’ora perché era così distrutta che l’avevano lasciata dormire e dovevano svegliarla, l’uomo accetto e disse che andava a sedersi nel prato di fronte in attesa.
Il fazendero spiegò a JeanPaul che l’unica soluzione di mediare che aveva trovato era quella per evitare che quel mandriano scatenasse una rivolta e pensava che anche lui sarebbe stato d’accordo, e spera che dia il suo assenso, Jean Paul disse che se non c’erano soluzioni alternative, avrebbe accettato ma doveva accettare anche Lilì, il fazendero disse: Ragazzo mio Lilì qui è una schiava ed è normale che gli schaivi eseguano gli ordini non puoi chiederglielo, devo solo ordinarglielo, capisci che tutti sanno che è una schiava e se noi chiediamo ad una schiava la sua opinione avrem’o dei problemi in questo posto, nel futuro”. “ va bene” disse Jean Paul se è per evitare guai, è già strano che mettiamo delle nostre donne all’asta nel bordello e quindi per non far capire che è un gioco ed evitare disordini faremo così” Bravo hai capito la situazione.
Jean Paul andò in camera e svegliò Lilì, le disse che doveva lavarsi per andare al bordello, e di sbrigarsi Lilì era ancora stanca e si alzò con fatica lentamente, e disse credevo che l’asta durava un giorno ebbene l’uomo che ti ha comperata ritiene che per quello che ha pagato una notte è poco e vorrebbe comperarti per sempre pagando la differenza, allora siamo arrivati ad un compromesso sarai a sua disposizione per una settimana nel bordello.
Lilì restò interdetta e chiese “che mi sta succedendo? Jean Paul non è che non mi lasceranno più andare via vero?”
“No! non ti preoccupare sarà per una settimana solamente poi te ne tornerai quì e finiremo la nostra vacanza. Su fatti una doccia che ti stanno aspettando giù”.
Lilì si fece la doccia, in pochi minuti solo per rinfrescarsi, uscì, si asciugò e scese, trovò lì il padrone di casa e il suo padrone Jean Paul, Il fazendero le mise il guinzaglio e uscì con Lilì dietro di lui, si fermò sul patio, l’uomo aspettava, quando li vide si alzò e salì gli scalini del patio, si presentò davanti al fazendero che gli ripete solo una settimana fino alla prossima domenica, e gli tese il guinzaglio di Lilì, (questa concessione fu fatta all’uomo perché era uno dei capi-mandriani), il vaquero sorrise e salutò tirandosi dietro Lilì, appena scesi dai scalini accorciò il guinzaglio tirando Lilì vicino a Lui, si voltò e la baciò sulla bocca infilandole la lingua scavandola nel cavo orale, Lilì si rilassò e si concesse come doveva fare, lui le sganciò il guinzaglio, e le fece capire che doveva camminare dietro a lui obbediente e senza necessità del guinzaglio, Lilì aveva capito. Fece cenno di si con la testa, lui la fece inginocchiare e la costrinse a baciargli I piedi, e le fece cenno che lo doveva fare ogni volta che lui puntava il dito a terra, mentre tentava di fare capire queste cose stava passando la giovane schiava india che aveva già fatto da traduttrice a Jean Paul, lui la chiamò e le disse di spiegare alla schiava bianca come doveva comportarsi.
Le istruzioni erano semplici, lei doveva camminare dietro di lui, non le avrebbe messo il guinzaglio perché lui pretendeva che lei lo seguisse come se ce l’avesse, un guinzaglio invisibile dettato dall’accettazione della sua sottomissione, quindi senza che lui glielo allacciasse, però ad ogni volta che lui si fermava lei doveva affiancarlo e inginocchiarsi ai suoi piedi e se lui le indicava i piedi con il dito doveva baciargli i calzari senza staccare le labbra fino a quando lui non schioccava le dita per farla alzare.
S’incamminarono così in direzione del villaggio Lilì si rese conto che la situazione per lei era molto pericolosa, ma pensava che certamente Jean Paul avrebbe trovato una soluzione per risolvere questa incresciosa situazione, quì adesso era veramente nelle mani di un padrone che non avrebbe potuto fermare come con Jean Paul, che era il suo padrone nel gioco che avevano accettato consapevolmente e con la massima fiducia da parte sua, ma di quest’uomo non poteva certo fidarsi, era nelle sue mani, ma questo benché la spaventasse la eccitava ugualmente, e forse la paura era mitigata dal fatto di sapere che il padrone al quale si era data volontariamente sarebbe stato vicino e non avrebbe permesso che le accadesse nulla di male, camminava silenziosa dietro al vaquero, entrarono nella strada principale del villaggio dei lavoranti, era domenica e quindi al villaggio c’erano tutti, lei lo aveva già percorso dietro al suo padrone, ma questa volta si sentiva diversa, si sentiva più vulnerabile, il fatto di non avere il guinzaglio di non essere legata la faceva sentire molto più esposta al giudizio di quella gente e inoltre il padrone del momento era uno di loro, questo aveva delle implicazioni anche di rivalsa per questa gente infatti erano molto più incuriositi delle altre volte e si avvicinarono in molti, il guinzaglio per lei sarebbe stato un legame con il padrone che avrebbe costituito una protezione doveva agire come se ce l’avesse e non cedere alla tentazione di fuggire, vedere tutta questa gente che si avvicinava la metteva a disagio, l’uomo si fermò e lei si accostò in ginocchio e depose le labbra sui calzare tenendovele inchiodate fino ad un suo cenno, l’uomo certamente si vantava della sua vittoria e della sottomissione alla quale la donna era votata a lui un semplice mandriano, e la teneva per una settimana qualcuno la palpò , e lei rimase immobile solo un sussulto di sorpresa iniziale, ma non si ribellò e cominciarono a fare commenti, non sapeva cosa gli diceva ma per loro era una nuova forma di riscatto sociale, in fondo erano sì pagati e le loro donne erano tutte state schiave nella grande casa dei ricchi padroni.
Percorsero con numerose soste il viale centrale del villaggio in quella giornata di festa e arrivarono in fine al bordello, sicuramente erano già stati avvisati perché furono accolti dalla responsabile che li fece subito accompagnare in camera.
Dove anche Jean Paul li vide attraverso il monitor entrare era già nella saletta usata la notte precedente per filmare le performance di Lilì.
Nella casa, dei padroni appena uscita Lilì, il Fazendero aveva riunito tutti i suoi ospiti, spiegando loro la situazione e dicendo che era la prima volta che si verificava un reclamo verso una delle ospiti che venivano qui in vacanza, c’era una consuetudine che i Vaquero avevano, ed era quella di scegliersi delle loro schiave o concubine e spesso anche mogli tra le varie schiave che passavano dal bordello e pagavano una somma per riscattare il loro contratto, ma mai era successo che chiedessero una delle ospiti occidentali, poteva essere un pericoloso precedente, il vaquero era uno dei più autorevoli nella comunità dei villaggi, ecco perché anziché fare un attacco diretto aveva preferito agire con diplomazia e offrendogli la schiava per una settimana ma evitando così che si appellasse al consiglio della comunità per fare applicare il diritto di vendita usuale sulle schiave, non avffettivi meccanismi giuridici per garantire che non perdessimo il controllo della situazione, gli usi e consuetudini locali nella tenuta vanno rispettati altrimenti non esisterebbero queste oasi diciamo extraterritoriali dove di fatto viviamo come ci piace.
Spiegò questo a tutti i suoi ospiti e disse che avrebbe messo un paio di uomini fidati di guardia al bordello oltre a quello che ne è il custode fisso, Jean Paul andrà nella saletta di controllo e dai monitor terrà la situazione sotto controllo avvisandoci se sarà il caso. Consegnò una pistola con due caricatori a Jean Paul, e poi disse da adesso gireremo armati, eccetto le schiave, e si rivolse a Christine e Françoise, voi siete arrivate come schiave e non voglio creare appigli a nessuno non vi posso affrancare così ci sono delle regole in questa fazenda, entrambe assentirono, lui disse anche che vista la situazione potevano esprimere il loro parere liberamente.
Christine disse: “ Sono giunta qui a suo tempo e molte volte come padrona, e se disponessi si uno, o una schiava che si è dato a me spontaneamente in questo che per noi è un gioco, mi darebbe fastidio che mi si imponga la vendita, credo che la proprietà sia un diritto e che un proprietario abbia il diritto di rifiutare una vendita o sbaglio, in quanto al fatto che per Frederic io sia sempre disposta a essere la sua schiava e che sono qui in tale veste accetto il ruolo con i limiti e i rischi di ciò ce comporta”.
Anche Francoise disse di essere lì nel ruolo di schiava e quindi “sono consapevole del mio ruolo, ho scelto in questa occasione di essere sottomessa a Veronique che è una magnifica padrona, visto che non ho più il mio adorato Serge, vorrei dire che se trovassi un padrone come il mio Serge che volesse comperarmi, io ne sarei felice e lo seguirei nuda per il resto dei miei giorni, in questo caso però credo che la posizione di Lilì sia molto diversa e mi rimetto alle decisioni che competono ai padroni e vi ringrazio per avermi concesso di parlare”.
Don Andrè ringraziò le due schiave ospiti per le loro parole e disse che avrebbe chiamato i suoi amici fazendero delle proprietà vicine con i quali discutere della cosa, saremo pronti ad ogni evenienza.
Don André si rivolse allora alla moglie Frau Hilda Braun, chiedendole cosa ne pensava, e lei molto tranquillamente disse: “mio caro io non solo mi armerei e avviserei i nostri amici visto che siamo tutti legati da un sodalizio che ci consente di vivere come più ci piace, ma già oggi io personalmente andrei a fare un giro per trovare ragazze disponibili per il bordello, credo che il problema sia sorto perché in questi periodi di ferie contiamo molto sui nostri ospiti che vengono a fare le loro vacanze trasgressive da noi, e quindi i bordello ha sempre poche scelte rispetto ad altri periodi dell’anno, aumentiamo il personale del bordello e vedrete che se c’è qualche ragazza interessante le attenzioni si sposteranno, in fondo è dallo scorso anno che non ci sono state richieste di acquisto di ragazze da parte dei vaqueros forse perché nell’ultimo anno c’erano sempre le solite quattro che erano state già comperate ma ripudiate, perché non rispondevano alle esigenze dei nostri lavoranti, e andrò a sceglierle personalmente Mi amor”.
Il Fazendero approvò quanto dalla sua Frau Hilda, e le disse di prendere subito l’aereo quel pomeriggio e di munirsi delle migliori ragazze che si fossero mai viste alla fazenda. Aspettava con ansia il suo ritorno.
Già da quella sera c’era un bel po’ di gente giunta dalle proprietà vicine più una decina di Vaqueros incaricati della sorveglianza della casa e altri venti per la zona del villaggio.
Tra questi c’era don Manuel un uomo dall’aspetto severo un uomo di fascino con un fisico asciutto al quale venne concesso in virtù della sua posizione di decano la scelta di una schiava per fargli compagnia e lui scelse Françoise che lo guardava come una adorante davanti ad un Dio.
Veroque se ne era accorta e per questo l’aveva scelta, in fondo era l’uomo più potente del territorio e lo si vedeva per il rispetto che tutti avevano per lui. Frederic non volendo apparire egoista chiese a Christine di voler accettare per lui di essere a disposizione di uno degli altri tre Signori,la quale per non infrangere le regole dell’ospitalità si disse d’accordo, fu scelta da uno dei più giovani aveva solo trentotto anni don Rodrigo, rispetto ai suoi amici più anziani poteva essere considerato giovane per il potere che aveva nel gruppo.
gli altri scelsero tra le schiave della casa che erano state fatte convocare, dopo la scelta dei fazendero quelle rimaste erano a disposizione degli ospiti in generale.
Don Andrè, spiegò il problema che si era venuto a creare, e tutti lodarono la sua diplomazia per aver gestito la situazione, però era assurdo che il diritto di acquisto delle schiave venisse considerato esteso anche alle schiave degli ospiti indipendentemente che siano state messe provvisoriamente a disposizione per il locale d’uso anche dei vaqueros.
Il padrone deve disporre delle schiave come gli pare e le schiave ospiti non sono da considerarsi merce da poter vendere nell’ambito della fazenda senza una precisa volontà eventuale dei loro padroni, quindi la legge della consuetudine per i vaqueros di acquistare le schiave dei bordelli non è applicabile in questo caso ma solo per quelle destinate al bordello in modo diremmo a tempo indeterminato.
Detto questo convocarono il decano dei vaqueros anche per sentire l’opinione degli anziani, siamo sempre andati d’accordo e non è il momento di scannarsi né di sconvolgere gli equilibri esistenti, se fosse possibile giungere al compromesso già deciso da don André senza che sorgano ulteriori pericoli e che questa venga considerata una decisione occasionale e non una regola anche per il futuro per evitare rivendicazioni o che qualcuno sia costretto controvoglia a vendere al propria schiava.
Così si espresse l’anziano dei fazenderos don Manuel agli astanti, don andré mandò subito a chiamare anche l’anziano dei vaqueros, al quale venne sottoposta la questione, perché chiedesse l’opinione anche degli altri anziani, insomma che il consiglio dei vaqueros emetta una sua opinione al riguardo.
Il vecchio disse che avrebbe dato una sua risposta al più presto. Così si chiuse la prima parte dei colloqui voluti sulla questione ne piùne meno come fossero organi di autogoverno in questi territori in cui contava una legge che non era quella degli stati.
Decisero di rinviare ai giorni successivi le questioni, e di rilassarsi, senza farsi condizionare troppo dal problema, don Manuel chiese di potersi ritirare e cenare in camera in quanto era stanco del viaggio e pensava di rilassarsi con la schiava che gli era stata messa a disposizione.
Don Manuel schioccò le dita facendo segno a Françoise di precederlo, per andare nella sua camera, obbediente al padrone del momento Françoise lo precedette, mentre salivano le scale don Manuel le palpò i glutei pieni e sodi, che Françoise ben addestrata com’era protese in fuori in segno di offerta, per Françoise nei modi di don Manuel ritrovava quel senso di possesso che esprimeva il suo Serge, vedeva in lui la stessa autorità, quest’uomo la faceva sentire molto più appagata nel suo desiderio di sottomissione di come facevano i suoi amci nei giochi a cui si erano prestati fino ad ora.
Era dal momento in cui lo aveva visto, che si sentiva un tumulto dentro al cuore, e sentiva il desiderio impellente di prosternarsi ai suoi piedi.
Giunti in camere le fece cenno di avvicinarsi, e lei subito si precipitò ai suoi piedi, allora lui volle sapere di lei da dove veniva, cosa aveva fatto praticamente la sua vita passata, e lei con sottomissione gli rispose non nascondendogli nulla di sé dei suoi desideri delle sue esperienze con la massima sincerità.
Quanti padroni hai avuto?” – di veri padroni solo mio marito, padrone, ma da quando lui è morto sono stata solo con quella ragazza che avete visto in sala che si presta a essere la mia padrona del momento per questa vacanza, che come sapete, qui vengono solo schiavi accompagnati dai padroni, o viceversa.
Visto che in questi giorni sarai al mio servizio, per la mia permanenza, ti dico cosa mi aspetto da te, tu sei un nulla, non devi avere una tua volontà, ma solo uniformarti ai miei desideri ed esigenze, sappi che spesso ti chiederò cosa pensi, e finchè sarai con me anche i tuoi pensieri mi apparterranno e tu con enorme sincerità me li dirai. Farai tutti i giorni la tua toeletta con me, io pretendo che tu ti lavi mentre lavi me, preparerai il letto e farai tutte le incombenze domestiche nella camera perché non voglio nessuno che mi disturbi, concedendoti questo lo devi considerare un grande privilegio, il potermi servire, userò i tuoi orifizi tutti i giorni, ma al mattino, dovrai svegliarmi omaggiandomi imboccando il mio pene e succhiandolo con la devozione che una schiava deve avere per il suo padrone. Non hai nessun diritto e non ti sarà concesso nulla, non avrai diritto a nessuna dignità, ti userò e forse ti farò usare anche dai miei servi e tu li servirai come fossero i più importanti signori della terra, chiunque sia una persona libera al mio seguito e tutti i miei schiavi che sono al mio servizio da anni ti sono superiori e tu li servirai e ti rivolgerai a loro con tono umile e sottomesso, e sappi che qui nel mio seguito vi sono sei miei uomini e due schiave a tutti costoro dovrai obbedienza fino a quando sarai al mio servizio e sappi che raramente punisco gli schiavi di persona, abitualmente incarico qualcuno.
Hai capito i tuoi doveri? Sì mio signore e padrone rispose con prontezza e sottomissione la docile Françoise. “Bene schiava adesso spogliami e vieni che voglio godere con te questa notte”, e Françoise si avvicinò sempre restando in ginocchio e iniziò a spogliare il suo nuovo padrone del Momento con movimenti pieni di devozione.
Il sentirsi cosi desiderosa di sottomissione non le accadeva oramai da due anni, ed era in estasi, infatti sentiva una eccitazione che le saliva, e sperava che questo suo nuovo Signore avrebbe apprezzato il modo in cui si eccitava per lui.
Appena fu nudo don Manuel glielo fece prendere in bocca, il suo pene già eretto, non era enorme, era normale come dimensioni ma questo non era ciò che interessava a Françoise, ciò che contava è che lui fosse eccitato.
Françoise lo insalivò per bene poi leccò la punta e lo imboccò e gli fece un pompino in profondità prendendolo fino in gola, voleva che il padrone si rendesse conto della sua abilità e disponibilità ad omaggiarlo come si adora un Dio e così rendeva omaggio al suo amato padrone marito Serge che l’aveva addestrata alla perfezione.
Françoise procedette per almeno un quarto d’ora , ma alla fine lui dovette cedere al risucchio e all’abilità della bocca di Françoise, sentì che non ce l’avrebbe fatta, e allora la fermò Françoise delusa obbedì prontamente, allora lui la fece salire sul letto la toccò nelle sue parti intime e sentì che era bagnata, le chiese: dimmi schiava tu riesci a godere anche solo succhiandolo? – si mio signore e padrone, ma solo se succhio un uomo capace di dominarmi completamente riesco a raggiungere l’orgasmo anche solo venerandolo.
Questa notte voglio conoscerti bene a fondo- la girò e la penetrò direttamente nel culo, che grazie al sudore dovuto allo sforzo della fellatio, era difatti lubrificato e benché fosse aperta da quella parte in fondo non aveva più praticato molto dalla morte del suo amato Serge.
Lei accolse l’intrusione con un sospiro voluttuose e don Manuel se ne accorse, e le disse: sei una rottainculo e felice di esserlo vero schiava? . Si mio signore e padrone sono una inculata e sono onorata che vi degniate di incularmi.
A quelle parole l’uomo accelerò il ritmo, cominciava a essere compiaciuto della sua scelta, la schiava lo soddisfaceva pienamente.
La inculò prepotentemente e con violenza per una decina di minuti, e poi le eiaculò nello sfintere una dose di sborra notevole come non gli succedeva da tempo, e nello stesso momento anche Françoise raggiunse l’orgasmo.
Nel frattempo Lilì riceveva il suo primo cliente, e la tenutaria le disse cosa il cliente voleva traducendole la richiesta:
“Vuole che tu salga in ginocchio davanti a lui e quando sarete in camera dovrai spogliarlo, e prenderlo in bocca, quando sarà abbastanza duro tu dovrai girarti e allargarti le natiche con le mani, in modo che sia esplicito il tuo invito a essere inculata hai capito bene cosa desidera il cliente?” Lili rispose che aveva capito perfettamente.
Si mise a quattro zampe e salì davanti all’uomo, fino alla camera sotto lo sguardo del suo padrone compiaciuto.
Il vaquero diede dei soldi alla tenutaria e si tenne la sua parte. E dopo ricominciò a bere, aveva dato alla tenutaria il prezzo pieno e altri soldi se li era messi in tasca, perciò i suoi compaesani pagavano una cifre superiore a quella che era abituale per le ragazze del bordello, cosa che infastidì parecchio la tenutaria.
L’uomo stava in pratica usando la donna per ripagarsi del costo dell’asta, furbo, non era una questione di rivalsa sociale come aveva fatto credere a tutti, e non c’era niente con le usanze di poter riscattare le schiave prostitute, lei era lì da parecchi anni, e mai nessuno aveva rivendicato tale diritto, con le schiave degli ospiti questa era la prima volta.
L‘uomo era furbo, ma appena avesse potuto ne avrebbe parlato al fazendero, ma non c’era fretta ad ogni modo domani andava bene, per lei quel giorno sarebbe stato pieno e queste cagne occidentali che vengono lì per fare i loro giochi di sesso le fa bene essere prostituite, sorrise tra sé la donna.
Per tutto il pomeriggio ci furono cinque clienti ognuno restava con Lili circa un’ora, e lei docile soddisfala le loro richieste che loro facevano alla madama la quale gliele traduceva, solo uno disse che voleva frustarla,il resto tutti volevano essere succhiati come prima cosa e poi prenderla chi davanti e chi dietro.
Verso sera sarebbero venuti i più poveri, perché non potevano pagare la tariffa intera.
Così le aveva fatto dire il Vaquero, comunque quelli sarebbero arrivati dopo le otto, e doveva soddisfarli a due due oppure anche tre per volta. Questo le fece tradurre, per il momento che erano le sei poteva riposare fino alle otto la fecero mangiare soprattutto frutta e le diedero da bere perché aveva fatto quei cinque clienti era già stata dura.
Alle otto arrivarono i prima quattro giovani, e allora anziché andare in camera avevano messo dei tappeti nel salotto, e dovette esibirsi davanti a tutti, le ragazze erano comodamente sedute nelle poltrone con alcuni loro clienti fissi che assistevano all’esibizione della schiava occidentale con quattro giovani, lei li succhiò, poi uno si stese e lei gli se mise sopra, infilandoselo con piacere, l’altro la penetrò dietro aprendola bene, adesso si sentiva completamente riempita ed era una sensazione molto eccitante, e le piaceva essere lì con tutta quella gente che la guardava e si eccitava alla sua esibizione.
Gli altri due si misero davanti e una volta che si erano assestati bene quelli che la penetravano lei trovò il giusto equilibrio ed impugnò i due cazzi e iniziò a masturbarli, e li leccava alternativamente, una succhiata a uno e una all’altro.
Passò la serata così con vari clienti del villaggio che vennero se ne fece almeno diciotto fino alla mezzanotte, quando quasi svenne, e allora la fecero riposare, altrimenti non ce l’avrebbe fatta ce n’erano altri in attesa, gli ultimi sei, che aspettavano da un’ora, la fecero bere un po’ e dopo una mezzo’ora di ripose durante il quale la tenutaria le fece una lavaggio vaginale e del retto, con dell’acqua fresca, le fece un massaggio e le lubrificò le parti intime che erano oramai gia indolenzite, per fortuna la sua carica sessuale era forte e ripresasi dovette tornare a soddisfare gli ultimi clienti del padrone, altri che si erano presentati erano stati respinti, soprattutto quelli dei villaggi vicini che venuti a conoscenza della cosa si erano presentati.
Ci mise un’altra ora a soddisfare gli ultimi sei, i quali erano così eccitati che alcuni vennero in pochi minuti e così riuscì a cavarsela, in verità solo con tre dovette faticare parecchio, ma malgrado che si alternarono a penetrarla in tutti i suoi buchi, riuscì a reggere e a farli godere tutti. Era finita, e il suo padrone Vaquero se la portò in camera con la tenutaria e la fece lavare e lubrificare, poi disse alla tenutaria di ordinarle di ringraziarlo per averle permesso di prostituirsi, allora Lilì obbediente si mise in ginocchio e ringraziò l’uomo di averle concesso l’onore di prostituirla, il vaquero era compiaciuto, e disse che per quel giorno bastava poteva andare a dormire.
L’indomani al mattino Jean Paul fu sostituito da Frederic, e gli disse che se voleva poteva andare a riposare alla casa, ma J.P. preferì restare lì disse che avrebbe dormito sul divano, che c’era e di svegliarlo se avesse riscontrato qualche pericolo.
La tenutaria alle dieci era in piedi, e si recò alla casa del Fazendero, che era in fondo il suo padrone, e una volta ottenuto il permesso per poter essere ricevuta entrò, don André, la fece entrare nel suo studio la donna fece i suoi omaggi,e lui le disse che non era il momento dei convenevoli, voleva sapere, se la schiava Lilì aveva creato dei problemi e se si era comportata bene se era stata docile ed obbediente e se i clienti, erano stati soddisfatti, la tenutaria rimase interdetta da queste richieste e non sapeva più se era il caso di parlare della furberia del vaquero visto che il padrone era più preoccupato che la schiava non si fosse comportata male. La donna lo rassicurò e gli disse che la schiava era stata bravissima e che se lei disponesse di una schiava così per il resto dell’anno gli introiti della casa sarebbero decuplicati.
Don André pareva soddisfatto, di quanto le aveva detto, e le chiese poi cosa pensa del vaquero, allora la donna disse che non era corretto che lui le avesse detto che i clienti avrebbero pagato per la schiava bianca lo stesso prezzo che per le altre ragazze, cosa che gli versava regolarmente ma che sicuramente prendeva una tariffa tripla e i due terzi se li teneva lui, disse che il barista lo aveva sentito stabilire la tariffa con i clienti del primo pomeriggio, e doppia per gli altri quelli che vennero alla sera, i meno ricchi e che hanno dovuto godersela in gruppo.
Don André restò silenzioso e pensoso, le disse di ritornare al bordello e di stare con occhi e orecchi aperti qualsiasi altra informazione gli sarebbe stata gradita.
La donna felice che il padrone fosse contento se ne ritornò al suo bordello.
Don Manuel si era svegliato sotto l’abile lingua di Françoise, lei obbediente lo stava svegliando in quel modo che le era stato detto il giorno prima dal padrone, e che le risultava piacevole, l’uomo si destò completamente le accarezzala testa con gesto di tenerezza e lei allora intensificò la suzione, ma lui la fermò e le disse, che voleva prenderla, le disse Sali su di me e penetrati e impalati Françoise eseguì sollecita al desiderio del padrone, e iniziò il movimento risalendo e impalandosi e godendo con quest’uomo che le faceva riprovare le sensazioni che credeva di aver dimenticato.
“Oh padrone, padrone” disse, lui sorrise e le chiese “sei felice, schiava?” lei ripeteva “si, padrone, o padrone io vi amo”.
E alla fine godettero in contemporanea ancora come alla sera precedente.
Poi si alzò e andarono a lavarsi lei si immerse nella vasca che aveva preparato, assieme con il padrone e con una spugna imbevuta di schiuma da bagno iniziò a lavare il suo padrone con devozione.
Si lavò anche lei, appena asciutti, lui le rimise il collare, e le disse di andare a prendere la colazione.
Françoise uscì per obbedire all’ordine.
Nella stanza di don Rodrigo, lui si era alzato e aveva fatto alzare la schiava meticcia, si avvicinò a Christine che era distrutta e le chiese cosa contava di fare.
“Padrone vi supplicò di avere pietà di me, io sono solo una sciocca e stupida schiava indegna Vi obbedirò con la massima sottomissione”
“Bene, lo spero bene” disse don Rodrigo.
La slegò prima le gambe in modo da darle un punto di appoggio, ma Christine non riusciva a muoverle, allora ordinò alla meticcia di massaggiarle le gambe e gliele avvicinarono, poi cominciò a fare scendere le corde del soffitto piano visto che Christine dopo la notte in quella posizione no ce la faceva a reggersi, la prese in braccio, e la portò in bagno, la adagiò nella vasca, aprì l’acqua e la fece lavare dalla schiava meticcia, piano piano Cheristine si riprendeva, lui ritornò con una bottiglietta di cognac e glielo fece bere, la donna sembrò riprendersi, un po’.
La meticcia la asciugò, le tolse il fallo che ancora teneva infilato nella fica, e appena riuscì a stare un po’ in piedi, don Rodrigo la portò di là nella stanza, e le disse: “in questi giorni mi servirai come non hai mai servito nessuno in vita tua e mi aspetto che non ci siano da parte tua nessuna esitazione di fronte all’ordine più umiliante tu ti piegherai senza discutere dimmi schiava sono stato chiaro?”
Christine: “ si padrone, sono pronta ad obbedire ad ogni ordine, Vi supplico di mettermi alla prova”.
Allora lui le disse: “sei una schiava e una baldracca adesso mi laverai con la tua lingua le parti intime davanti e dietro, sbrigati”
Christine iniziò a leccare l’uomo gli prese il pene bello anche se a riposo, e lo slinguò con devozione, non lo imboccava, lo leccava come se dovesse fargli il bidè, proprio come fanno i cani o i gatti quando leccano.
L’uomo un po’ iniziò a eccitarsi, la fece smettere si distese sul letto a pancia in giù, e le intimò di provvedere anche dietro, la donna oramai vinta si accinse a leccarlo e lo fece con la massima devozione senza tralasciare nessuna piega, tutto ciò davanti alla meticcia che godeva parecchio nel vedere quella bella signora bianca umiliarsi in quel modo, soprattutto con l’uomo che aveva passato la notte con lei trattandola come una amante.
Appena don Rodrigo fu soddisfatto le disse di smettere, adesso andremo a farci il bagno e a lavarci sul serio, comunque appena in piedi guardò Christine e le disse di girarsi e di porgergli le terga Christine obbedì con la massima prontezza malgrado fosse intontita dalla nottata terribile che aveva passato, il padrone le ispezionò la fica infilandole le dita, e constatò che era bagnata, lo disse ad alta voce soddisfatto, e ordinò alla meticcia di controllare anche lei, la ragazza era felice di poter agire a quel modo con la donna bianca.
Infatti malgrado tutto Christine era eccitata.
Andarono a farsi il bagno ossia il padrone e la meticcia mentre Christine dovette lavarli entrambi, poi quando si fu asciugato e vestito, disse che lui doveva andare a parlare con don André, e che per tutta la sua assenza, Christine avrebbe dovuto eseguire gli ordini della ragazza, “questa giovane schiava sarà la tua padrona in mia assenza” le disse, “ le obbedirai e la chiamerai padrona, sappi che lei esegue i miei ordine e fa le mie veci”.
“Si, Padrone” rispose Christina.
Don Rodrigo uscì con la ragazza per darle probabilmente le ultime istruzioni su quello che si aspettava che facesse, poi la ragazza rientrò da sola.
Prese il guinzaglio che era appeso alla parete, e lo agganciò al collare della schiava Christina, e se la tirò appresso, Christina seguì docilmente la padrona incaricata, camminando a quattro zampe, come la ragazza le aveva detto di fare.
Scesero e andarono alle cucine, lì la ragazza si fece preparare la colazione per lei e per la schiava bianca come disse alla cuoca, si sedette ad un tavolo e appena fu servita fece mettere il piatto a terra per Christina, mise il suo piede in mezzo alle uova che erano state preparate, e le disse di mangiare, ma prima di mangiare dal piatto mangiare tutto quello che era attaccato al piede, Christine cominciò a ripulire il piede della ragazza, meticolosamente, quando ebbe finito, questa sorrise compiaciuta e se lo tirò da parte e iniziò a mangiare la sue colazione, mentre Christine attaccò la sua mangiando a terra come una cagna in silenzio, non si lamentò sapeva che al posto dell’altra avrebbe fatto lo stesso.
Finì il suo piatto, lo leccò per bene, e attese che la ragazza decidesse di alzarsi, non sapeva come chiederglielo ma non andava la bagno dal giorno prima, allora per poterle rivolgere la parola pensò che doveva attirare la sua attenzione, e le baciò il piede, infatti la ragazza la guardò con sorpresa allora Christina le si rivolse con tono sottomesso: “padrona, la prego posso farle una richiesta?”, la ragazza unpò sorpresa perché non abituata a quel ruolo, assentì “parla schiava”.
“vi prego di permettermi di andare al bagno, ho dei bisogni da fare”, “va bene” disse la giovane ci andiamo subito.
Si alzò e si tirò dietro Christine per il guinzaglio verso l’uscita posteriore, Uscirono nel parco che dava alle stalle, quando furono dietro la stalla la ragazza le disse “ ecco puoi farla qui dove la fanno le altre vacche”.
Christine si disse che la ragazza aveva imparato tutti i trucchi per offendere una persona,infatti nessuno più di chi è stato schiavo può essere capace di certe raffinatezze.
Christine si accucciò e fece i suoi bisogni, andò di corpo, silenziosa, e imbarazzata, soprattutto quando vide un po’ di vaqeuros che si erano fermato a guardare la scena, ma oramai le premeva il ventre chiuse gli occhi e finì di evacuare.
La ragazza la guardò compiaciuta,poi appena vide che aveva finito, la avvicinò al muro prese la canna e aprì l’acqua e lavò Christine con grande piacere poi prese uno straccio che era su una panca e l’asciugò, fatto questo le disse che dovevano andare.
Entrarono nella selleria c’erano un gran numero di vaqueros e anche delle donne, che si occupavano dei lavori di selleria, allora la ragazza chiese se qualcuno aveva una cinghia da prestarle, in diversi si offrirono di dargliela, lei ne prese una da un ragazzo giovane e lo ringraziò e disse agli astanti che il suo pasrone l’aveva incaricata di sculacciare la sua schiava personale, e di farlo davanti al personale di don Rodrigo che le era stato riferito si trovava lì. Alcuni uomini e donne dissero che erano loro.
Allora la meticcia si sedette su un cassapanca, ordinò a Christine di mettersi nel suo grembo e piegata la larga cintura del giovane vaquero iniziò a sculacciare il fondoschiena della schiava Christina.
Christina sopportò stoicamente la punizione e quando la ragazza smise aveva emesso solo pochi lamenti ottenendo l’applauso degli spettatori.
Poi controllò la fica della donna e constatando che era baganata lo fece presente agli uomini, insomma malgrado tutto Christine si eccitava anche nel ruolo di schiava e non solo con Frederic.
Venne riportata in camera di don Rodrigo, la meticcia la fece rilavare bene e poi la mise a letto e le disse di riposare che fino al pomeriggio il padrone non avrà bisogno di lei.
Finalmente Christine si rilassò, forse il peggio era passato, e si addormentò vinta dalla stanchezza.
Nel bordello Lilì dormì fino a mezzogiorno, la tenutaria venne a svegliarla per farla mangiare e le disse “puoi restare ancora a letto, dopo che hai mangiato il tuo padrone non c’è”.
Lilì mangiò, e poi si coricò nuovamente, era ancora stanca per quanto avvenuto il giorno prima, e non aveva voglia che di dormire.
Alle cinque del pomeriggio arrivò il vaquero che lei ancora dormiva, entrò nella stanza, e si spogliò, si sedette sul letto, e svegliò Lilì, che quando lo vide si agitò per scendere, ma lui la fermò, e la calmò, le diede una bacio leggere e le fece capire che andava a lavarsi, e se voleva anche lei, Lilì scese dal letto dietro di lui e malgrado fosse ancora un po’ intontita lo seguì a quattro zampe, era oramai sicura del suo ruolo e sapeva visto l’addestramento subito come doveva comportarsi, l’uomo ne fu compiaciuto gli piaceva molto quella donna, e il fatto che venisse dalla ricca Europa e che questa donna fosse una che proveniva dalla ricca borghesia come era stato detto nell’annuncio dell’asta lo faceva eccitare ancora di più nel vederla ridotta ad una schiava da prostituire.
Entrarono nel bagno insieme e lei cominciò a lavarlo, era sicuramente stato al lavoro ed era sudato e pieno di polvere, lo lavò con cura, lui sotto il tocco delicato della schiava si stava eccitando, allora al suo cenno lei lo accolse nella sua bocca, e iniziò a succhiarlo fino a farlo godere, lei trattenne il liquido in bocca lo munse tutto, poi lasciatolo gli fece vedere che lo aveva tutto in bocca e lui rimasto a guardarla a bocca aperta, lei gli fece vedere che lo assaporava come si assapora un liquore e alla fine lo ingoiò, e aprì la bocca per fargli vedere che aveva ingoiato tutto, questo infiammò il vaquero.
Prese Lilì e la portò nella camera, la stese sul letto e iniziò a baciarla con foga lei arrendevole si lasciava fare, allora lui la baciò sul collo scese sui seni le mordicchiò i capezzoli già tesi, li leccò alternativamente, scese leccandola dappertutto, fino a raggiungere la sua fica depilata e iniziò a leccarla le prese il bottoncino che stava spuntando dalle sue labbra lo prese tra i denti e iniziò a fargli frullare la lingua sulla punta, Lilì perdette la testa e cominciò a godere sbattendo la testa da una parte e dall’altra, lei aveva goduto ma stava partendo per una altro orgasmo, e allora lui proprio in quel momento la penetrò, e la possedette come non aveva mai posseduto nessuna donna, e Lilì si dava con passione come avrebbe fatto con chiunque in quel momento godeva e voleva godere, non le interessava più nulla ogni problema era adesso dimenticato..
Godettero il Vaquero si scaricò una seconda volta nel giro di mezz’ora questa volta dentro al corpo di Lilì, e si accasciò esausto totalmente su di lei.
Ristettero un po’ così poi lui si alzò se la trascinò dietro facendola scendere dal letto e lei lo seguì si rifecero nuovamente la doccia, e poi ripresesi, la portò giù nel salone, la fece accomodare ai suoi piedi mentre era seduto al banco bar, e ordinò da bere per entrambi le diede il bicchiere che lei prese stando in ginocchio come un cagnolino bene addestrato, poi arrivò la tenutaria che gli disse che se voleva potava portarla in cucina per farla mangiare, lui gli disse che si poteva occuparsene direttamente lei.
Una volta in cucina Lilì venne fatta mangiare stando a terra a fianco del tavolo dove c’erano le prostitute del bordello, lei non si lamentò del trattamento sapeva che è proprio ciò che non avrebbe dovuto fare ogni lamentela sarebbe stata un invito a trattarla peggio.
Mangiò e attese, fino a che non la riportarono nel salone, alla sera arrivarono alcuni clienti, alcuni venivano da alcuni paesetti del vicinato, e contrattarono per le sue prestazioni, Salì quattro volte in tre ore in camera con i clienti, le richieste erano sempre più o meno le stesse delle volte precedenti. Nessuna novità nessuno aveva richiesto di frustarla o batterla, era già qualcosa.
Poi essendo giorno di lavoro non sarebbe venuto più nessuno allora il Vaquero se la portò su in camera, vi si chiuse dentro, e la sculacciò per bene poi la costrinse a mettersi in posizione ginocchioni sul letto e le ordinò (oramai aveva imparato quelle quattro parole in merito alle posizioni richieste) di divaricarsi le natiche, lei lo fece e dopo un po’ lui la penetrò inculandola con rabbia.
Subì tutto il suo assalto senza lamentarsi anche se aveva la parte già surriscaldata dalle precedenti introduzioni, e dal fatto che il giorno prima era stata una specie di maratona.
Era totalmente distrutta, ma se il suo padrone del momento la esigeva cosa poteva fare, mai avrebbe osato ribellarsi.
J.P. e Frederic da sopra assistevano alle performance della schiava Lilì ed erano anche eccitati, senza possibilità di sfogarsi, e avevano commentato quanto visto, infatti J.P. disse che in fondo era un po’ merito loro se Lilì’ era così eccitante, era stata una piccola borghese per tanti anni, e adesso era divenuta una donna totale una schiava sessuale di primo livello ed era anche più bella da quando era in questa sorta di sottomissione totale, si dissero che era un peccato, una così dovrebbe vivere solo per il piacere e per godere della sua sottomissione è la sua naturale tendenza, infatti J.P. si chideva se non gli conveniva accettare l’offerta di fermarsi lì in Brasile, avrebbe potuto tenere Lilì sempre così, nuda e disponibile per gli amici, e con i filmati che riusciva a fare delle sue prestazioni poteva crare una serie di Film porno sado- maso di buon livello.
Frederic gli disse che però adesso c’era comunque una situazione ambigua, e non potevano correre rischi, infatti quel vaquero che si era invaghito di lei la voleva a tutti i costi, e se le cose peggiorassero? Non ne valeva la pena, era meglio rifletterci seriamente e magari ritornare meglio organizzati con l’appoggio dei fazenderos, ma non partendo così ed improvvisando.
J.P. gli diede ragione, e si disse che avevano un sacco di tempo per fare le cose adesso dovevano finire quella vacanza tornare in Francia, iscriversi all’università e semmai parlare con calma anche con Lilì, se lei desiderasse essere venduta come schiava? Allora le avrebbero organizzato un asta per essere messa in vendita definitivamente se era quello che lei desiderava.
“Ma in fondo non credi che dal momento che le piace così tanto potremmo farla sentire così anche noi, è solo questione di organizzazione, senti caro J.P. io sono ricco di famiglia abbiamo anche qualche proprietà immobiliare, se ci mettiamo d’accordo con la zia Christine, potremmo forse riaprire il castello di famiglia, che sua madre e Antoine hanno detto che lasciavano a sua disposizione, ma lei dopo lo scandalo se n’è andata se la convinciamo lo riapriamo e se ci sono donne come Lilì a cui piace questa vita le portiamo a mio parere qui in Brasile per l’addestramento, così vediamo come reagiscono in un ambiente dove sono veramente schiave, e poi ce le portiamo al castello facciamo una selezione, lì potrai fare ugualmente i tuoi Film, e inoltre la proprietà è così grande che potremmo farle stare nude anche nel parco senza problemi, creeremo un vero club per amanti del rapporto dominio/sottomissione, che te ne pare, e tu finirai anche l’università che ti sarà utile come a me”.
Era un discorso serio, e ragionevole, non potevano prendere delle decisioni su due piedi, inoltre le loro erano schiave consenzienti non avrebbero mai potuto disporre di una vendita di un essere umano se non con il consenso di questo essere umano. Se Lilì voleva essere schiava di qualcuno diverso da loro e sentirsi proprietà di qualcuno e in modo definitivo bisognava che lo decedesse pensando a tutto in un ambiente senza condizionamenti di alcun genere. Poteva sempre tornare in Brasile e offrirsi dopo aver riflettuto Frau Hilda e don Andrè l’avrebbero certamente tenuta qui come loro schiava se glielo chiedeva, ma dopo che erano tornati in Francia ed a mente fredda, questi erano i pensieri che si accavallavano nella testa di J.P. era contento che Frederic fosse stato presente a farlo riflettere, lui vedendo come si comportava Lilì era certo che chiederglielo i quel momento la sua risposta era si, allora lui l’avrebbe lasciata lì, ma se glielo chiedeva a Parigi, quale sarebbe stata la sua risposta , se avesse detto che lo voleva anche a Parigi allora l’avrebbe accompagnata personalmente da don André e Frau Hilda.
Videro Lilì e il vaquero crollare a addormentarsi nello stesso letto, forse fino a domani non sarebbe accaduto nulla, e così si misero a dormire come poterono anche loro.
Nella grande casa nel frattempo, i fazendero cenavano assieme, ognuno di loro aveva la sua schiava ai suoi piedi e le dava da mangiare i suoi avanzi, e questo anche per Christine e Françoise, ognuna ai piedi del padrone a loro assegnato.
Françoise felice e innamorata dell’uomo che la dominava come era stato in passato con Serge, mentre Christine per opportunità non voleva più passare una notte come la prima con quell’uomo che poteva essere terribile, sottomessa e con un atteggiamento a perfetta schiava come non avesse mai fatto altro per tutta la vita.
Parlavano della situazione ma come se la cosa non fosse troppo grave una donna che ama essere schiavizzata, non può che essere contenta di quanto sta accadendo disse qualcuno, sì la questione messa così è vera e giusta, ma il punto è un altro,intervenne don Manuel, se io posseggo anche una schiava e questa è qui volontariamente posso vendera? Inoltre se io potessi venderla e non volessi può qualcuno costringermi a farlo? Con strumenti di ricatto su usi e consuetudini interpretate in modo errato?
Signori la nostra credibilità di fazendero se ne và al diavolo se accettiamo questo ricatto!
Tutti dissero che don Manuel aveva ragione, il problema non era la sorta di una masochista, in realtà era in gioco il loro prestigio.
Don André disse che per il giorno dopo aspettava la visita dell’anziano del villaggio che aveva riunito il consiglio per pronunciarsi sulla questione, sentiamo anche cosa dicono loro, se la loro interpretazione coincide con la nostra bene, ma se dovesse essere diversa allora agiremo anche con la forza. Ma sono certo che non sarà necessario, se il capo vaquero si accontenta dell’accordo di tenerla una settimana e non solleva problemi la questione si può chiudere comunque.
Tutti decisero di aspettare le risposte del consigli e comunque di lasciare da schiava nelle mani del vaquero secondo l’impegno di don André per tutta la settimana.
Si ritirarono, nelle loro stanze, Françoise attendeva con impazienza di poter servire da sola il suo padrone, e appena furono in camera provvide alla sua pulizia e quella del suo padrone, lo faceva con grande desideri di compiacerlo, felice nel suo ruolo, lui le disse che quella sera l’avrebbe sculacciata, con la paletta e volle sapere se lei arrivava all’orgasmo solo con la battitura, Françoise disse che raramente le capitava di arrivare all’orgasmo, ma si eccitava quando il suo padrone la puniva, le piaceva molto lei era masochista e lo sapeva da sempre, lui le disse di disporsi sul letto con le natiche ben su, Françoise lesta si posizionò, e attese il bacio della paletta.
Non tardò a venire, il primo colpo si abbatté sulle natiche piene e ben tese, sclaff, sclaff, il padrone don Manuel le diede dodici colpi che la schiava ricevette senza emettere un lamento, per fare dimostrare al padrone quanto apprezzava la paletta e le sue attenzioni, agitava in una muta offerta le sue natiche.
Appena ebbe finito, dona Manuel le disse di venire a ringraziarlo, per averle fatto il favore di punirla, Françoise con grande tempismo scese dal letto si mese ai piedi del padrone glieli baciò, e rivolgendosi a lui con il tono più sottomesso che riuscì gli disse: “ mio Signore e padrone questa abbietta e indegna schiava, vi rende omaggio e Vi ringrazia di considerarla meritevole della vostra attenzione e della vostra battitura”.
Don Manuel era contento poche erano le schiave ben addestrate, e con quasi tutte doveva faticare per insegnare loro a esprimersi in un linguaggio decente, era proprio vero che queste donne europee con una cultura, se erano masochiste erano le schiave migliori, almeno sapevano parlare.
Le disse che era compiaciuto di lei, e adesso rendesse omaggio al suo vero signore, ed estrasse il fallo dai pantaloni del pigiama Françoise si accinse immediatamente a succhiare al cerchia del suo padrone, con golosità proprio come quella gran pompinara che era, fatto di cui si vantava.
Lo leccò con devozione e abilità facendogli tremare le gambe e portandolo a godere nella sua bocca che golosamente ingoiò tutto quanto il suo padrone le aveva riversato, lo ripulì, prima di lasciarlo, e fatto questo suo dovere si inchinò a baciargli i piedi, e disse: “grazie di avermi concesso l’immenso onore di succhiare il suo magnifico scettro padrone, e di avermi permesso di bere i vostri fluidi”.
“Sei una brava schiava Françoise” disse don Manuel “ mi piacerebbe tenerti con me, mi saresti utile per come esempio per quelle schiave ignoranti che ho da me, sono molto obbedienti ma tanto ignoranti non hanno un filo di classe” .
Allora françoise rispose: ”io sarei immensamente onorata se mi accettaste come vostra schiava fissa, padrone, posso sperarlo?”
“non lo so, dipende dal tuo padrone attuale non credi?”, il fatto è che io non ho un padrone, sono qui liberamente assieme con le mie amiche e Veronique si è prestata a farmi da padrona come vi ho già detto, vi giuro che è la verità, tenetemi con vi ve ne supplico, da quando è morto il mio amato marito e padrone non ho più avuto il piacere di servire un vero padrone, ne ho bisogno, certo so di non essere più una giovane fanciulla appetibile, ma sarò ancora più sottomessa di una giovane, vedrete farò di tutto per esservi lieta”.
“Ne parlerò a don Andrè e alla tua amica Veronique a loro dovrai ripetere quanto detto a me, se vuoi essere mia schiava veramente, però sappi che c’è una gerarchia da me molto dura non conta da quanti anni sei una schiava da noi sarai l’ultima e quindi tutti i più anziani di te nel mio serraglio potranno comandarti, inoltre io miei sciavi li marchio con in ferro, è un marchio indelebile, sai cosa ti aspetta riflettici”.
“Si padrone, ne parlerò con veronique appena avrò il suo permesso di rivolgerle la parola”.
Mentre nella stanza di don Rodrigo, la bella Christine gemeva sotto la frusta del suo padrone, ma questa volta erano soli, e dopo averla a lungo segnato le natiche nuovamente, la prese da dietro dopo che ebbe imposto alla sua schiava di supplicarlo di prenderla, cosa alla quale Christine si peigò.
Passò così un altro giorno, venne dunque permesso a Françoise di parlare dei suoi desideri al don André e anche a Veronique, lei in ginocchi davanti a loro espresse a don Andrè il suo desiderio facendo presente che lui avendo conosciuto sia Serge che Antoine, si renderebbe conto visto che si erano visti quasi tutti gli anni per molti anni quale fosse la sua indole, e adesso che non aveva più andrè non aveva più nessuna gioia ma in don Manuel lei riconosceva la mano del suo padrone, e se lui la accettava come sua schiava lei avrebbe desiderato essergli sottomessi e ceduta dalla sua attuale padrona Veronique in questa occasione perché don Manuel voleva le cose fatte secondo le regole.
Don Andrè le disse che se era sicura ne parlasse con Veronique da sola era chiaro che una schiava non decide di vendersi, ma se chi fa le veci al momento di padrona è disposta a cederla non vede il problema.
Veronique e Fançoise rimasero sole e Françoise le spiegò che era certa di essere innamorata di quell’umo è com,e se avessi ritrovato un padrone come Serge, non poteva negare la sua indole masochista, aveva quarantotto anni, che ci tornava a fare in Belgio.
Veronique disse che avrebbe seguito il protocollo che le avrebbe spiegato do Andrè per fare le cose in regola con le usanze di questo Club, visto che lei lì era ufficialmente la sua padrona, avrebbe fatto il necessario per la cessione della schiava Françoise.
L’indomani si incontrarono nell’ufficio di don Andrè e don Manuel chiese ufficialemente alla padrona Veronica la cessione della sua schiava Françoise e avrebbe pagato il prezzo richiesto.
Veronica scrisse un documento con il quale cedeva tutti i diritti sulla sua schiava Françoise età di quarantotto anni, nazionalità Belga, alta un metro e sessantacinque…
Scrisse tutte le caratteristiche, per la somma simbolica di un Franco.
Don Manuel controfirmò e la cessione fu compiuta, Françoise era di proprietà del decano dei fazenderos, disse ovviamente che sarebbero stati loro ospiti la signora Veronica e i suoi amici per assistere ad un evento, quando compra una nuova schiava c’e una forma di battesimo attestante la nascita nel suo nuovo ambiente, e sarete tutti invitati, non mancate.
Adesso visto che abbiamo concluso è necessario che la schiava inizi il suo addestramento secondo le norme del mio allevamento di schiave, per il suo battesimo, la affiderò ad una delle mie schiave più anziane che la porterà con sé, batte le mani e una donna sui venticinque anni, una mezzosangue, entrò, lui le disse che questa era la schiava che aveva comperato la portasse con gli altri, dormirà al suo fianco e lei si incaricherà di istruirla alle regole della sua nuova casa.
Françoise baciò i piedi del padrone e seguì docile la ragazza. Non si aspettava che i suo desideri si tramutassero in realtà così rapidamente.
Adesso lei in quel paese e in quelle tenute sterminate dove esiste solo la legge dei fazenderos era una schiava a tutti gli effetti non una che lo è per le ferie o dentro le mura di casa, per i giochi con il marito, adesso apparteneva ad un padrone né più ne meno che come i suoi cavalli la sua casa ocome gli altri schiavi che in questi anni aveva visto venendo a fare le vacanze qui. Era lì e non avrebbe potuto tornare indietro ebbe un senso di panico, ma poi si accorse che era anche tremendamente eccitata, se si toccava avrebbe goduto, stava camminando davanti alla ragazza in direzione della scuderia dove sapeva che c’erano delle schiave del seguito di don Manuel, e altri suoi vaqueros. La ragazza le si avvicinò perché aveva visto che Frnçoise si stava portando una mano al pube, le diede uno sculaccione con forza Françoise sussultò, e l’altra le disse: “so che sei una porca in fregola sento l’odore del tuo sesso eccitato fino a qui, ma se osi toccarti senza il permesso ti faccio pentire di essere nata” Françoise annui senza più osare fare nulla.
Entrati nella scuderia la schiava Carmen così si chiamava disse ai lavoranti che il padrone voleva che portasse questa sua nuova schiava alla sua fazenda dovevano accompagnarle all’aereo per partire, fecero salire Françoise su un calesse, e con lei Carmen e andarono alla pista dove presero l’aereo per andare alla Fazenda del nuovo padrone di Françoise don Manuel.
Passarono i giorni in relativa tranquillità, al venerdì che era giorno di paga Lilì s’immaginò che alla sera avrebbe dovuto lavorare parecchio, i clienti non mancavano durante la settimana ma al giorni di paga figurarsi come sarà, oramai era abbastanza tranquilla non pensava e non si preoccupava, in verità si rese conto che il suo masochismo veniva pienamente soddisfatto da quella situazione lei era una schiava e lo era praticamente per davvero in quei giorni, sentiva di dover solo obbedire e questo non le dispiaceva anzi era praticamente sempre eccitata da quella situazione, come se fosse la sua naturale esistenza e si chiedeva come mai non le mancava nulla della sua vita precedente.
Al venerdì giunse anche Frau Hilda con sei ragazze che aveva comperato dalle famiglie di gente per le quali era una liberazione venderle, bocche in meno da sfamare e con il ricavato avrebbero mangiato per mesi quelli che restavano.
Erano tutte ragazze che lei aveva selezionato attentamente, una aveva evidenti origini nordiche, di una famiglia rovinata finanziariamente e si era offerta volontariamente, tutto era meglio della fame erano state visitate dal medico, e comunque avrebbero trascorso un periodo in quarantena, in attesa dei risultati clinici, e per un periodo sarebbero rimaste a servizio nella grande casa patronale, perché Frau Hilda pretendeva di addestrare personalmente le ragazze, al loro arrivo alla pista appena atterrate dovettero consegnare tutti i loro indumenti, e venne loro spiegato che da quel momento sarebbero rimaste sempre nude, il discorso fatto da uno dei vaquero che le aveva ricevute non le sorprese sapevano già cosa dovevano fare la padrona Frau Hilda era stata chiara, io vi ho comperate come mie schiave, meglio che vi abituiate alla vostra condizione, nessuna di loro voleva rinunciare ai pasti che avrebbero avuto come schiave, mentre da libere non sapevano se e quando avrebbero mangiato.
Vennero introdotte nella casa padronale e condotte negli alloggi delle schiave, per i primi giorni sarebbero state alloggiate in cellette, separatamente dove iniziava il loro addestramento.
La voce che erano arrivate sei nuove schiave giunse a tutti in un lampo, e tra di loro la presenza di una schiava bianca giovani e bionda era la notizia principale.
Alla sera la serata fu più impegnativa dei giorni lavorativi, ma non eccessivamente con l’enorme delusione del vaquero, che si sfogò a montare personalmente la schiava Lilì e la frustò, per la sua rabbia, la notizia delle nuove schiave aveva fatto dimenticare la schiava Lilì agli uomini che preferirono iniziare a mettere da parte i soldi per la prossima asta d’iniziazione.
Il sabato Lilì lavorò un po’ di più del giorno prima ma certamente meno di quanto ci si aspettava, vennero otto clienti in tutto.
Alla domenica mattina il vaquero la svegliò e la condusse alla casa patronale entro le dieci di mattina e non rivendicò nulla, la lasciò all’ingresso dove c’era una delle schiave della casa, proprio quella che gli aveva fatto da traduttrice, e le consegnò la schiava Lilì, questa mise subito il guinzaglio a Lilì e la portò dentro, l’accompagnò fino alla sua camera e le fece fare il bagno.
Poco dopo arrivò J.P. e l’abbracciò, la baciò e le disse che era stata bravissima e incredibilmente obbediente le raccontò che aveva filmato tutto delle sue prestazioni, era ancora un po’ ragazzino, e allora visto che erano soli, Lilì gli disse che solo in quella settimana si era sentita pienamente schiava, e che pensava che per lei la soluzione migliore era di essere venduta, lì in modo che fosse una schiava per davvero, in quella settimana era stata perennemente eccitata, gli disse che il suo desiderio e il suo atteggiamento erano un tradimento nei suoi confronti che era il padrone a cui si era donata e lui avrebbe dovuto punirla. Lui ascoltò e le disse che Françoise era stata venduta a uno dei fazenderos, e che aveva capito benissimo come si era sentita lei, e sapeva che al momento desiderava essere venduta ma che se a suo parere lui le pareva un padrone troppo sensibile, si sbagliava, doveva essere chiaro che lui l’avrebbe venduta solo se lo voleva lui. In secondo luogo l’avrebbe accontentata, ne aveva parlato con Frederic, il vecchio castello della famiglia lasciato vuoto, verrà riaperto la proprietaria è Christine, e lei andrà a vivere al castello come una schiava, la tenuta è enorme e quindi nessuno li disturberà e lei vivrà così, certo dovra rinunciare a tutti i suoi beni, perché li cederà a lui e a Veronique, perché una schiava non ha nulla nemmeno se stessa.
A quel punto Lili lo ringraziò e si gettò ai suoi piedi e glieli baciò, disse che non chiedeva di meglio, che di appartenergli.
J.P. aggiunse però che tutto questo verrà concretizzato fra un anno in modo definitivo, questo sarà un anno di prova al termine del quale lei avrà ancora possibilità di recedere, vivrà sì in totale schiavitù, ma se fra un anno decidesse che non è quello che aveva pensato potrà ritornare a casa sua e riprendere la sua vita, è bene essere sicuri le disse J.P.
Lei gli chiese solo “padrone per esserti stata infedele in questa settimana, in cui ho osato pensare ad appartenere ad un altro padrone, mi punisci subito?”
-“ vedremo, più tardi, credo che faremo una punizione severa e pubblica, quindi mi consulterò con i padroni di casa”.
Nel pomeriggio Lilì venne condotta al cospetto di tutti gli ospiti e legata ad una struttura un telaio al quale venne fissata con braccai e gambe divaricate e quindi accessibile davanti e dietro con facilità in giardino, c’era parecchia gente che venne ad assistere alla punizione della schiava, per prima cosa le fecero bacaire i vari strumenti di punizione che sarebbero stati usati, una paletta per iniziare, uno scudiscio e una frusta da dressage.
Lilì baciò gli strumenti, Veronique cominciò per prima con la paletta a sculacciarle le natiche, per questo erano state allentate le funi in modo che la schiava potesse flettersi e offrire le natiche, le diede una serie di colpi e smise solo quando le antiche erano diventate di un bel rosso fuoco, la schiava venne slegata e fatta camminare tenuta al guinzaglio in mezzo ai spettatori che poterono constatare da vicino la punizione.
Poi venne legata di nuovo ma questa volta con il volto rivolto all’assemblea, e fu Frau Hilda ad avere l’onore di usare lo scudiscio sulle tettine di Lilì, che ogni volta che veniva colpita sui capezzoli urlava a squarciagola.
Le diede solo dieci colpi, ma erano stati micidiali e Lilì li aveva sentiti, anche questa volta la fustigatrice la portò a spasso facendole mettere la mani dietro la nuca cosi i seni risaltavano meglio, per fare constatare i segni della punizione da vicino agli spettatori, si fermò a centro delle file delle persone sedute, e costrinse Lili a fermarsi, ad allargare le gambe e fece vedere i fluidi lucidi dell’eccitazione della schiava, tutti applaudirono, molti vollero toccare per constatare con mano.
Venne ricondotta al telaio, e legata con le spalle rivolte all’assemblea, e fu J.P. che con la frusta da dressage completò l’opera, iniziò a colpirla sulle spalle, e scese lentamente fino ai reni, evitò completamente i glutei, e colpì le cosce e i polpacci segnandola bene, quei colpi erano un po’ meno eccitanti, ma lei era eccitata solo al pensiero di quello che J.P. le stava facendo, lui sospese la punizione e si avvicinò a lei le toccò il sesso e la masturbò quando sentì che l’eccitazione stava raggiungendo un livello eccessivo smise e cominciò a colpire le natiche già arrossate, la toccava con la punta della frusta, e la portò all’orgasmo così, ad un certo punto tutti videro la schiava che si agitava e muoveva il bacino e non era per il dolore ma per l’orgasmo che saliva, e allora il suo padrone la colpi dal basso verso l’alto proprio in mezzo alle gambe facendola godere l’orgasmo era esploso con un grido tutti applaudirono e Lili si abbandonò quasi svenuta per l’intensità del dolore e del piacere che la sconvolgeva.
Venne lasciata per una mezz’ora lì appesa in mostra per il piacere dello spettacolo di tutti, e poi presa in consegna dalle schiave di Frau Hilda che la portarono all’interno per medicarla con unguenti e lavandole le piccole lacerazioni che si erano create sotto la punizione.
La vacanza stava finendo e Lili si era rimessa bene già dopo una settimana dalla punizione, le cure erano molto efficaci perché avevano una grande esperienza di quei trattamenti, Christine era stata invitata a tornare il prossimo anno da don Rodrigo, il quale aveva promesso di venire in Europa in visita al castello, gli piaceva molto Christine, insistè parecchio che tornasse anche solo come ospite e non come schiava.
Nel frattempo fervevano i preparativi, perché doveva no passare dalla tenuta di don Manuel per assistere alla marchiatura della schiava Françoise e don Manuel aveva detto che non potevano assolutamente perdere un simile avvenimento.
Anticiparono quindi la partenza di alcuni giorni, anche Frau Hilda e suo marito sarebbero venuti, perché dissero che volevano vedere questa marchiatura, solo don Manuel marchiava gli schiavi ma non tutti solo quelli della casa, che non sarebbero mai stati venduti.
Arrivarono alla casa patronale di don Manuel nel pomeriggio, e faceva caldo, vennero ricevuti da delle bellissime schiave che li accompagnarono nelle loro stanze per riposarsi e rinfrescarsi.
Anche Eloise e Christine in quell’occasione erano delle ospiti, per assistere alla marchiatura di Françoise, quindi vestite.
Il mattino successivo, tutti gli invitati, vennero fatti accomodare dietro alle scuderie, nell’area in cui si trovano la selleria, il maniscalco, e altre strutture dei servizi necessari ad un allevamento di cavalli, Françoise sapevano che in quel periodo era stata tenuta in un box nella scuderia, assistita da due schiave di don Manuel.
C’era un vecchio Fazendero amico di don Manuel, che raccontò agli ospiti come era iniziata questa usanza nella fazenda, o meglio reintrodotta, perché nell’antichità accadeva spesso che gli schiavi venissero marchiati, spiegò loro quindi che molti anni or sono la moglie di don Manuel, la stupenda donna Ines, che gli aveva portato in dote con il matrimonio almeno un terzo delle proprietà di cui gode ora don Manuel, erra una donna molto innamorata almeno quanto Manuel lo fosse di lei, ma si accorse dopo una decina di anni di matrimonio, che la passione si stava un po’ affievolendo, allora fu lei a procurargli le prime schiave, come sapeva che suo padre faceva, solo in modo un po’ meno aperto, di nascosto, andò in cerca di una ragazza giovane la comperò alla famiglia che piangeva miseria, e la portò a suo marito dopo averla istruita per bene, don Manuel fù attratto dalla nuova situazione era una novità, ma non provava nessun sentimento per la ragazza, si stancò presto del balocco.
La moglie gliene procurò un’altra, ma lui benché iniziasse ad apprezzare il gioco, non voleva avere altre donne, amava sua moglie, e voleva stare con lei, infatti vendette la prima schiava ad un fazendero suo amico che lo veniva a trovare e che sapeva di questo loro gioco, e così piano piano si ridiffuse l’uso di avere degli schiavi, nei territori controllati dai fazendero.
Però a don Manuel non lo stimolava più di tanto, gli piaceva avere quelle ragazze nude che giravano per casa, ma solo se c’era sua moglie, lui quando era da solo cercava di evitarle.
Donna Ines, era felice che lui l’amasse così tanto, ma era una donna calda, e voleva essere amata anche fisicamente, mentre il marito era sempre più spesso assorto solo nel lavoro, anche nei dettagli che avrebbe potuto delegare ad altri.
Allora decise di agire, gli disse che se non la voleva più se ne sarebbe andata, e che se non voleva scoparla avrebbe trovato un infinità di uomini che lo avrebbero fatto e avrebbe iniziato con il personale della fazenda. A quelle parole don Manuel si adirò le disse che era una puttana e se osava lasciarlo l’avrebbe cercata e l’avrebbe uccisa.
La stava quasi strozzando quando si rese conto che la stava uccidendo, e si riprese, donna Ines cadde a terra semisvenuta le ci volle un po’ per riprendersi, ma quando si fu ripresa strisciò ai piedi del suo uomo e gli baciò le scarpe dicendogli che doveva perdonarla, lei voleva provocarlo lui sapeva che amava solo lui, che sarebbe lei stessa stata disposta a essere la sua schiava pur di avere le sue attenzioni.
Don Manuel la prese lì nel suo ufficio e fecero l’amore selvaggiamente, forse all’epoca egli aveva delle difficoltà e delle remore ad accoppiarsi con donne che non fossero la moglie retaggio culturale cattolico, e questo convinse donna Ines ad agire come fece.
Si mise d’accordo con il medico, e si fece dare dal padre una delle sue schiave più esperte, se la portò a casa e scrisse a suo marito una lunga lettera in cui gli spiegava la sua intenzione.
Voleva divenire la sua schiava per sempre e voleva che fosse addestrata da questa donna che era stata la schiava del padre, e aveva esperienza per farlo, e fra tre settimane periodo necessario per il suo dressage di base, avrebbero compiuto una cerimonia in cui sarebbe stata marchiata e questo era una specie di rinnovamento del loro matrimonio ma sarebbe stato siglato sulla sua pelle con il ferro, aveva già predisposto per tutti i dettagli, la schiava istruttrice era alloggiata nella stanza degli ospiti e lei attendeva la risposta del marito in camera loro.
Lui fu preso da una strana eccitazione, e salì in camera loro, si parlarono a lungo, alla fine don Manuel accettò la proposta della moglie, andò nella camera degli ospiti e conobbe la schiava del suocero la interrogò su quello che intendeva fare e come lo avrebbe fatto, alla fine le disse che c’era da aggiungere una piccola regola al momento in cui lei prendeva in consegna donna Ines, si sarebbe fatta chiamare padrona dalla nuova schiava Ines, e da quel momento donna Ines si sarebbe rivolta a chiunque anche l’ultimo sei servi rivolgendogli l’appellativo di mio signore o signora, in modo che fosse sempre più ridotta al rango di schiava totale.
Andarono nella stanza e la schiava-padrona, iniziò con l’ordinare a donna Ines di denudarsi, cosa che essa fece prontamente e dopo averle messo il collare se la portò fuori nuda fino alle scuderie, lì la rinchiuse in un box, e iniziò il suo addestramento, tre settimane dopo la schiava Ines veniva marchiata e iniziava la sua nuova vita nella casa di suo marito don Manuel, fino al giorno in cui non morì in un incidente aereo, era andata a fare visita ai genitori unica concessione di libertà che le era rimasta e al ritorno la disgrazia. Da allora solo le schiave diciamo più elette vengono marchiate, e sono quelle che don Manuel non cederà a nessuno.
Aveva appena finito il racconto che si sentirono dei colpi sul selciato come di ferri di cavallo che battevano cadenzati, l’uomo disse ci siamo.
Videro dalla parte delle scuderie, un calessino leggero trainato da una donna bardata da cavallo, e alzava le ginocchia molto alte avanzava come al trotto, solo quando fu più vicina riconobbero trattarsi di Françoise, e a bordo che la guidava don Manuel, arrivarono davanti agli ospiti e si fermarono, Françoise aveva una piccola calotta sul cranio attraverso un fora ne uscivano i capelli a coda di cavallo, delle cinghie erano attaccate al collare in modo che tenesse la testa alte dandole un senso di superba fierezza, aveva degli anelli ai capezzoli da cui partivano le redini che passavano sopra le spalle le braccia erano fissate ad tramite delle postere alla cintura, appena ferma due schiave addette come palafrenieri, si avvicinarono e le tolsero il giogo, liberando i capezzoli dagli anelli che erano fissati con dei morsetti, levata dal calesse che fu spostato da altre due schiave in un angolo della piccola piazzetta dove ci trovavamo, le venne messa un guinzaglio e le fu fatto fare un giro per mostrarla al pubblico come un cavallo ad una fiera, nel frattempo un uomo ne elencava le qualità e l’addestramento che aveva fatto, presentandola con il nome di schiava Fran, avevano usato un diminutivo, forse più idoneo anche per rivolgersi ad una schiava, e spiegò che la schiava sarebbe stata ferrata e marchiata. Fran camminava a testa alta e alzava le ginocchia molto in alto era dimagrita, sembrava più solida meno morbida e più giovane, le avevano anche cambiato la posizione delle braccia adesso erano fissate dietro la nuca, in questo modo i seni risaltavano di più, e a tutti i suoi amici pareva che fossero più sodi, l’esercizio fisico a cui era stata sottoposta le aveva di certo rinforzato i muscoli, e in una donna di quarantotto anni, avere un aspetto così era quasi incredibile, chissà quante donne vorrebbero essere così in forma e non ci riescono.
Venne messa vicino al tavolo imbottito di cuoio che era stato preparato, in piedi e di fronte agli ospiti, due schiave la tenevano, don Manuel le si avvicinò e la baciò, poi si allontanò, la dottoressa le si avvicinò e le forò i capezzoli, inserendo degli anelli d’oro, fu un operazione abbastanza rapida, Fran ebbe solo una smorfia ma non un lamento uscì dalla sua bocca, però sudava abbondantemente, e la dottoressa fece notare che la schiava comunque era eccitata, le passò una mano tra le gambe infatti la fica sempre perfettamente depilata lasciava vedere che era lucida di umori, con le piccole labbra che si vedevano perfettamente e risaltavano tra le cosce in modo particolarmente eccitante.
Venne poi posizionata sul tavolo con il busto piegato e porgendo le terga all’assemblea, le gambe vennero fissate con cinghie ai lati del tavolo le braccia erano legate e tirate in avanti, le fu fatta passare una cinghia attraverso le reni, fu fissata in modo che le fosse inibito qualsiasi movimento.
Le infilarono un vibratore nella fica già abbondantemente bagnata, una delle schiave le salì sulla schiena e sedette, la dottoressa si avvicinò con il ferro del marchio, scaldato con una temperatura adeguata per lasciare le impronte sulla pelle umana, non era rosso, come i marchi per gli animali che hanno una pelle più consistente, e lo applicò sulla parte alta della natica sinistra della schiava, lo lasciò per alcuni interminabili secondi in cui sentimmo l’urlo di Fran che non poteva certo restare in silenzio la marchiatura era più dolorosa delle frustate, appena la dottoressa staccò il ferro dalla carne applicò una garza che aveva lo scopo di bloccare le infezioni imbevuta di qualche disinfettante.
Fran era adesso abbandonata pareva svenuta, ma si stava rilassando, dopo l’intensità del dolore, la dottoressa le fece andare avanti e indietro in fallo finto infilato in modo che sfruttasse l’eccitazione per contrastare il dolore, e poco dopo tutti si accorsero che Fran stava godendo, di un oragasmo intenso.
Ci fu una festa con un grande banchetto e Fran venne messa su un tavolo al centro della sala in vista di tutti i commensali, che pranzavano.
Il giorno dopo, Eloise era sull’aereo, e nell’anno che veniva avrebbe avuto tutto il tempo di pensare a quanto era accaduto e a quanto ancora avrebbe fatto per decidere cosa desiderava per sé, il suo masochismo la portava alla ricerca della massima forma di sottomissione, ma adesso si addormentò tenendo la mano di J.P. che le aveva comunque promesso un annata piena di godimento nel Castello di Christine.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…