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RICATTO Cap.13 un nuovo amante

By 20 Febbraio 2025No Comments

Il pomeriggio successivo ricevo a sorpresa la visita di Donata.
Non è la prima volta che mi vede travestita, tuttavia farmi vedere da lei in quelle condizioni mi mette enormemente in imbarazzo. I suoi modi sono arroganti, mi tratta sempre con disprezzo e sarcasmo, mettendomi in soggezione.
Entrata in casa mi squadra dalla testa ai piedi con sufficienza, mi afferra un braccio facendomi girare e rigirare più volte su me stessa e inizia ad insultarmi come solo lei sa fare.
D- Vesti proprio come una zoccola, ma non ti vergogni a farti vedere così? E guarda che tacchi. Almeno hai imparato a camminarci? Fammi vedere come vai, forza. Fammi vedere come cammini con sti tacchi da troia.
Rispondere non servirebbe a niente, quindi mio malgrado obbedisco.
Cammino su e giù per il salotto, corretta continuamente dai suoi commenti sulla postura ed il passo.
D- Cerca di essere più femminile, muovi quel culo, fallo oscillare, immagina che ci sia un gruppo di maschi arrapati a guardarti.
Mi fanno male i piedi, ma cerco di concentrarmi, sforzandomi di essere disinvolta e sensuale mentre antepongo un piede davanti all’altro, nella speranza di soddisfare le sue aspettative, ma la vergogna è enorme.
Lei ride divertita, mi sento infinitamente ridicolo, ma finalmente riesco a farlo bene e nella stanza riecheggia solo il rumore dei tacchi sul pavimento.
D- Basta così, ora vieni con me che devo lavarti.
Mi prende per un braccio e mi trascina in bagno, sono completamente assoggettato alla sua volontà e non oso ribellarmi.
D- Spogliati.
Il suo tono non ammette repliche: denudarmi davanti a lei è terribilmente umiliante, ma lo faccio in silenzio mentre mi osserva compiaciuta, fino a che non rimango completamente nuda, coprendomi il pube con le mani.
D- Adesso entra nella vasca e mettiti alla pecorina con il culo in fuori, svelta.
So cosa vuole farmi, vorrei supplicarla di evitarmi il clistere ma non servirebbe a niente. Provo una vergogna indicibile per quello che mi sto facendo fare, ma non mi ribello. Inarco la schiena e le offro il culo nel più indecente dei modi.
Una volta regolata flusso e temperatura, spruzza del sapone nel mio ano, mi afferra con forza scroto e gabbietta per tenermi fermo e mi infila la doccetta nel culo, spingendola molto in profondità.
Mi sento completamente posseduto da quella donna, totalmente indifeso.
L’acqua inizia a farsi strada con prepotenza nell’intestino invadendomi velocemente il colon e causandomi i primi crampi
Inizio a tremare e mugolare, cerco di rilassarmi per soffrire di meno, ma quel clistere è insopportabile e inizio a piangere.
La purga dura circa mezz’ora, ormai boccheggio e mugolo disperatamente mentre colo liquido dall’ano come fosse una sorgente: ormai l’acqua che esce è perfettamente limpida, ma ho ancora la doccetta nel culo che ne immette di nuova e non risco più a sopportarlo.
L- Signoooooraaaa … laaaaa preeee gooooo, nooooo…. non ressssiiiiii stoooooo pppiieeetaaaa, la preeeegooooo
D- Forza che abbiamo quasi finito, adesso sei bella pulita. La signora mi ha detto di lavarti bene perché sarai usata. – mi dice ridendo.
Io sono molto provata ma capisco il senso delle sue parole e mi sento morire.
Simona l’aveva informata?
E di cosa?
Cosa vuol dire usata?
Finalmente chiude il rubinetto e posso svuotarmi del tutto.
Mi sento sporca, spossata, l’intestino sottosopra, ma so che non è ancora finita.
Giusto il tempo di asciugarmi e Donata mi ordina di stendermi sulle sue ginocchia e mi unge il buchetto con del gel. Temendo una sculacciata severa mi lascio penetrare dalle sue dita senza opporre la minima resistenza, offrendomi spontaneamente a quell’umiliante abuso, e sorprendentemente il mio ano si dilata.
D- Guarda come sei larga, sei proprio una zoccola
Dopo avermi lubrificato la sento armeggiare e subito dopo spingere un grosso cuneo nello sfintere, fino a farlo entrare per intero.
D- Tienilo dentro, quai a te se lo espelli hai capito?
L- Si signora Donata.
D- Si cosa?
L. si, ho capito che devo tenerlo dentro
D- Adesso va in cucina a prendermi un bicchiere, devo pisciare.
Con il plug ben piantato nel culo mi sollevo dalle sue gambe e le porto il bicchiere.
So cosa vuole farmi fare.
La osservo rassegnato mentre, con estremo sadismo, se lo porta tra le cosce e dopo qualche istante lascia partire un potente getto di piscio giallastro, riempiendolo per oltre metà
D- La signora Simona mi ha detto che ti piace bere il piscio. Prendi, bevi, offre la casa.
Prendo il bicchiere con le mani tremanti e lo porto alla bocca.
Un fumo leggero ma fetido mi riempie le narici.
Lei mi guarda con un ghigno beffardo, godendosi la mia disperazione nel compiere un gesto così degradante. Sono ancora tutta nuda e vedendomi riluttante, afferra la gabbietta stringendola con forza nella mano e digrignando i denti mi ammonisce:
D- Bevi o ti strappo le palline.
Ne prendo in bocca un sorso, il sapore è indescrivibile e non riesco ad ingoiarlo, ma lei inizia a tirare e torcermi i genitali fino a che lo mando giù.
Trattenendo i conati di vomito riesco ad ingoiarne un altro sorso, poi ancora uno e alla fine il bicchiere è vuoto.
E’ stato terribile, mi sento svuotato di tutto, ma lei ancora non molla la presa sul mio scroto.
D- Ringraziami schifosa pervertita. Ti piace il mio piscio?
Le sue dita mi stanno strizzando i testicoli con una forza inaudita,
L- Si signora Donata, mi piace il suo piscio, grazie signora Donata.
Finalmente molla la presa, ma non è finita
D- Giù in ginocchio, ora toglimi le scarpe e fammi un bel massaggio ai piedi.
Il suo sadismo è sconfinato.
Indossa ancora le maledette ballerine che conosco bene, e non appena le sfilo con arroganza mi stampa le piante dei piedi in faccia, strusciandomele sul volto.
D- Annusa, annusa, annusa.. – Mi dice ridendo, strofinandomi le dita grassocce e sudate sulla bocca e sotto il naso.
D- Allora, ti piace l’odore dei miei piedi?
Puzzano troppo? Poverinaaaa.
Che c’è?
Non ti sei ancora abituata all’odore?
Annusali troia, annusali. Annusali.
Non ci penso nemmeno a ribellarmi, e lei lo sa.
Inalo aria col naso respirando il suo forte odore che quasi mi brucia i polmoni, ma non importa. Quello che conta e soddisfarla, sperando che la smetta.
Forza lecca, lecca, leccami i piedi cagna schifosa, annusa e lecca, lecca e annusa.
Nonostante la vergogna e il disgusto lecco quei piedi grassi con devozione, annullandomi completamente. E’ come fossi in trance, stordito dalla puzza incredibile che emanano, ma cerco di impegnarmi come meglio posso per accontentarla.
Ancora una volta la mia lingua percorre ogni centimetro di pelle, raccogliendo sudore e sporcizia come fosse una leccornia, alternando la mia opera da un piede all’altro, senza sosta, per un tempo che mi sembra interminabile.
Quando si ritiene soddisfatta mi allontana bruscamente.
D- Adesso basta di leccarmi i piedi, si è fatto tardi e tra poco torna la signora.
Mi alzo e mi rivesto, mentre lei si ricompone e se ne va, sbattendo la porta.
Ho poco tempo per lavarmi e cambiarmi, infatti poco dopo arriva Simona che mi avvisa che ha un amico a cena, Ernesto, e che stà per arrivare.
Come sempre Simona manda me ad aprire la porta ed accogliere l’ospite.
Presentarmi ad uno sconosciuto vestita da troia era sempre una umiliazione violentissima. Anche quella sera avevo un vestitino da cameriera molto corto, tanto da lasciarmi il culo quasi completamente scoperto, un ridicolo grembiulino e una crestina bianca in testa.
Naturalmente calzavo tacchi, quella sera dei sabot in vernice neri con tacco a spillo da 13 centimetri.
Non avevo le calze, ma le gambe completamente depilate mi rendevano sufficientemente femminile e mettevano in evidenza lo smalto rosso delle unghie dei piedi, rendendomi spudoratamente provocante e ridicola allo stesso tempo.
Ernesto si soffermò proprio a guardarmi i piedi, toccandosi il mento. Ero imbarazzatissima, avevo tacchi altissimi e con le unghie smaltate davo proprio l’impressione di volermi esibire come una puttanella vogliosa.
Quello sguardo così intenso e interessato mi mise enormemente a disagio, ma cercai di non pensarci, invitandolo ad entrare con un inchino appena accennato.
E- Davvero carine le scarpe, sai? – Mi dice sarcasticamente.
Non mi aspettavo che mi mettesse a mio agio, ma neppure che iniziasse a umiliarmi fin da subito.
L- Grazie, sig. Ernesto.
Cammino davanti a lui verso la sala, consapevole che mi stava guardando come stessi sostenendo un provino, consapevole che ho ancora il plug su per il culo, la cui base rimaneva visibile.
Esibirmi cuneata davanti a sconosciuti mi devasta psicologicamente, soprattutto perché sono assolutamente incapace di qualsiasi reazione razionale.
Ormai obbedisco a tutto e a tutti.
E- Simona, tesoro, sei bellissima, come stai?
S- Benissimo Ernesto, e ben arrivato. E tu come stai.
E- Benissimo, ora che ti vedo. Ma dimmi: Questa femminella qua chi è?
S- E’ mio marito, o meglio la mia sissy.
E- Si, si, ho visto. E’ molto provocante. Mi hai detto che è etero, ma a guardarla direi che fare la troia gli viene naturale. Ha perfino un plug infilato nel culo.
Che stronzo, pensai. Quella conversazione surreale mi stana umiliando immensamente.
S- Ah si?
Dice Simona fingendosi stupita.
S- Fai un pò vedere: perché hai un plug nel culo?
Devo risponderle davanti ad Ernesto, è una follia, ma ormai ho perso la mia dignità.
L- E’ stata la signora Donata, me l’ha messo lei. – Confesso imbarazzatissima.
E- Chi è la signora Donata? – Chiese Ernesto incuriosito.
S- Niente Ernesto, una donna che di tanto in tanto l’aiuta a fare le pulizie.
E- E se è fatta mettere quella cosa nel culo dalla donna delle pulizie? – Le chiede ridendo.
Simona mi guarda freddamente tenendo le mani sui fianchi, sto letteralmente morendo di vergogna, abbasso la testa e portandomi le mani al volto dico loro:
L- Po… posso … toglierlo, per favore?
S- No, no, tienilo pure. Non voglio che poi mi dici che ti tolgo tutto.
Alla battuta di Simona ridono entrambi, scambiandosi un’occhiata di intesa, mentre io mi sciolgo sempre di più dalla vergogna.
Finalmente si accomodano a tavola ed io posso iniziare il mio servizio da cameriera.
Mi sorprendo di come ho imparato a farlo: nonostante i tacchi altissimi ed il plug infilato nel culo, riesco a svolgere il mio compito senza alcuna incertezza, mio malgrado sto imparando a camminare con crescente disinvoltura e femminilità, quasi con grazia, e non passo inosservata.
Ernesto mi fa i complimenti e mi viene naturale sorridergli, ma non si fa problemi a palparmi il culo spudoratamente mentre gli verso del vino.
E- E’ davvero obbediente la tua sissy, Simona. Educata, servizievole…… e se posso dirlo anche porcellina. Ma dimmi, come marito com’era?
S- Come marito non valeva un gran che: Sissy vieni qua: fai vedere ad Ernesto la pisellina. che hai tra le gambe.
Rosso in viso mi avvicino al tavolo, poso il vassoio e con una mano mi alzo gonnella e grembiule. Sono immobile, piena di vergogna, piedi uniti e allineati in bilico sui tacchi, mi sento proprio una femminella in procinto di essere ispezionata da un uomo che nemmeno conosco, sotto gli occhi di mia moglie che osserva divertita.
Un livello di degrado insostenibile per chiunque, eppure sono li, obbediente a tutto.
Lui osserva la mia esibizione in silenzio, senza fare commenti, aspettando.
Devo farlo, non ho scelta: infilo i pollici sotto l’elastico e chinandomi leggermente abbasso le mutandine, rivelando il mio inconfessabile segreto.
Ridono insieme. Io immobile e zitto. Mi sento completamente sottomessa.
Lui prende i miei testicoli con le dita, li strizza facendomi sobbalzare, li scuote, li tira con forza facendomi molto male, ma cerco di resistere.
E- Lo hai messo in castità? Da quando è così? – chiede a Simona.
S- Da mesi. Niente è più efficace della castità forzata per rendere un marito sottomesso ed obbediente alla propria mogliettina, sai?
Lui non le risponde, le si avvicina e la bacia appassionatamente, ricambiato da lei.
Vederla limonare con altri uomini è devastante.
Ridacchiando si alzano e vanno verso il divano: non posso fare a meno di pensare che Ernesto abbia intenzione di finire a letto con Simona: l’idea mi distrugge ma non ho modo di evitarlo e continuo a sparecchiare la tavola fino a che Simona mi chiama.
S- Vieni qua e togliti le mutandine.
Rossa in volto per la vergogna mi posiziono di nuovo davanti a loro e mi abbasso le mutandine fino alle ginocchia, poi alzo un piede per sfilarle. Devo farlo lentamente, rimanere il equilibrio su un solo piede con 13 centimetri di tacco è un’impresa. Mi sento ridicola femminilizzata in questo modo, non riesco proprio ad abituarmi all’idea di vestire e comportarmi da donna.
Loro osservano i miei movimenti e mi rendo conto di essere provocante, proprio come una femminuccia. Lui sembra eccitato, lei divertita e soddisfatta di vedermi così remissiva.
S- Adesso girati, chinati a 90 gradi e togliti la spina che hai nel culo.
La vergogna aumenta a dismisura, ma eseguo. Afferrò la base e..…
S- Fallo lentamente, molto lentamente.
Misurando la forza inizio a tirare la base, sento l’ano che si dilata, si dilata fino a raggiungere il diametro massimo de plug, poi vinto dal dolore lo sfilo completamente.
Sono sollevato, ma la vergogna che provo è immensa.
S- Mettiti il plug in bocca e apriti le natiche con le mani, fai vedere ad Ernesto come sei aperta.
Per fortuna Donata mi ha pulito perfettamente e non sento sapori strani. Mi chino ancora di più e dischiudo le natiche rilassando l’ano.
Devo essere uno spettacolo davvero osceno, ma ancora una volta accetto quella terribile umiliazione senza oppormi.
Rimango così per mezzo minuto, bersaglio dei loro sarcastici commenti sul mio buco del culo rotto e sfondato, poi mi fanno girare e mettere in ginocchio, proprio davanti ad Ernesto.
Simona si sbottona il vestito scoprendo sensualmente il suo meraviglioso seno grosso e pesante, ma non è certo per me. Nello stesso momento Ernesto si apre la lampo ed estrae il suo cazzo già duro e svettante. Si guardano, si sorridono, si baciano come due teneri amanti, Simona gli prende l’asta scoprendogli il glande dalla pelle, che ho a pochi centimetri dalla mia bocca ma cerco di non guardarlo: i miei occhi sono incollai ai suoi bellissimi capezzoli rosei e gonfi che vorrei succhiare all’istante, ma non mi è concesso.
Sono per Ernesto.
Eccitato le afferra un seno e lo succhia aspirandolo tutto, insalivandolo e slinguandolo, mentre Simona geme e lo masturba lentamente con la mano davanti ai miei occhi. Nonostante la gelosia esplosiva che provo, mi eccito. Mio malgrado sento il mio pene che tenta di gonfiarsi, naturalmente invano.
Sono una sissy, niente erezione per me. La frustrazione è devastante.
E- Usa solo la bocca – mi dice Ernesto, l’amante di mia moglie.
Simona mi osserva eccitata, tenendogli l’asta con la mano.
Non dice niente, mi guarda e basta.
Non credo di poterlo fare, non sono pronto a degradarmi in questo modo, non davanti a mia moglie, ma so bene che le conseguenze di un mio rifiuto sarebbero peggiori.
Non riesco a rassegnarmi e faccio uno sforzo enorme appoggiando le labbra sul glande turgido e lucente, che lei inizia a strofinarmi sul naso e sulle labbra.
Non voglio, non posso, no no. Non davanti a lei. Sono sconvolto dalla vergogna, il mio sguardo le supplica pietà, ma i suoi occhi esprimono una freddezza glaciale.
S- Annusa. Senti l’odore del cazzo. – mi dice per umiliarmi di più.
Mi rendo conto di amarla alla follia, come potrei accettare tutto questo se no:
Non è la prima volta che prendo un cazzo in bocca, ma farlo davanti a lei è un atto di sottomissione assoluta che va oltre la mia capacità
Tuttavia non posso deluderla, ormai ha fatto di me la sua schiava e devo farlo.
Chiudo gli occhi e inalo intensamente l’odore del suo cazzo, mentre la sua mano è già scivolata sotto il vestito di Simona.
S- Tieni gli occhi aperti, voglio che guardi – dice lei ormai eccitatissima.
Mi trattano come una schiava, una puttana, ma incredibilmente mi sento al mio posto.
Continuo ad annusare il glande gustandone l’aroma aspro, comincio ad abituarmi ad essere umiliato così ed anche se non voglio, lo accetto sempre più facilmente.
Ovviamente Simona non si accontenta.
S- Succhialo.
Non c’è appello. Apro la bocca e lo accolgo dolcemente, succhiandolo e muovendo la lingua con l’intento di dargli piacere. Dio che vergogna.
Sto sbocchinando un uomo in presenza di moglie, ed è quanto di più umiliante un marito possa fare.
E- Hhhhoooo che troia – sussurra Ernesto mandando la testa all’indietro e abbandonandosi
al tocco della mia lingua.
Mia moglie mi osserva attentamente ogni mio movimento ed io inizio a farlo con più passione, per non deluderla.
O per non deludere lui. Ormai non lo so più nemmeno io.
So solo che sto succhiando un cazzo con una devozione che non avrei mai pensato di esprimere.
Simona toglie la mano dall’asta e la posa sulla mia testa spingendomi verso il suo pube, costringendomi così a prenderne di più.
Invece di oppormi mi sforzo di accoglierlo tutto fin quasi a soffocare, producendo suoni gutturali degmi di una prostituta navigata, ma non importa. Devo assecondare le voglie oscene di quell’uomo in presenza di mia moglie, sento che devo farlo, per amore di lei forse, ma devo.
La mia devozione cresce, ormai lo succhio appassionatamente sbavando saliva dagli angoli della bocca, cercando di inghiottirlo tutto fino a toccare il suo pube peloso con il naso. E’ come se tutto ruoti intorno a quel cazzo duro e possente, sembra che non abbia fatto altro in vita mia, che il mio destino sia fare pompini.
In pochi minuti Ernesto raggiunge l’apice del piacere, sta quasi per venire ma Simona mi ferma.
S- Sei davvero diventata una troia – Mi dice prendendomi per i capelli e sorridendomi crudelmente
S- Ma adesso basta, puttana.
Le piace umiliarmi a morte, è una cosa che devo imparare ad accettare.
Finiamo in camera da letto, Simona si spoglia mentre lui le palpa culo e seni come fossero suoi, e subito dopo iniziano a fare l’amore davanti a me, dolcemente, con passione, mentre io brucio di gelosia guardandoli gemere di piacere.
Sono eccitato e disgustato allo stesso tempo, sento ancora il sapore del suo cazzo in bocca mentre li osservo scopare, mi sembra di vivere in incubo incredibilmente eccitante e spaventoso allo stesso tempo e non capisco più cosa sono diventato.
Per loro non esisto. Si abbandonano al piacere in un amplesso appassionato, cambiando posizione, pomiciando, leccandosi a vicenda, assolutamente incuranti della mia presenza.
Quando lei si distende a gambe aperte e lui inizia a scoparla alla missionaria, iniziano a gemere e godere all’unisono. Vedo le sue natiche muscolose muoversi mentre la penetra, vedo il suo cazzo che entra ed esce dalla fica di mia moglie, vedo i suoi coglioni sbattere sulle sue natiche, dovrei esserci io, suo marito, invece c’è Ernesto.
Simona geme, eccitatissima.
S- Dai… su …. spingi …. si….. ohhh. siiiiii
Ed infine viene, cingendolo con le gambe e gridando il suo orgasmo.
Ora sono distesi, si abbracciano e si baciano, ma lui è ancora eccitato.
Lei scende verso il suo pube e prima di prenderlo in bocca mi guarda.
S- Leccagli i piedi mentre lo succhio. Il mio amante è anche il tuo padrone.
Non posso credere alle mie orecchie.
S- Hai sentito cornuto, leccagli i piedi.
Ancora una volta umile e remissivo, mi avvicino ai suoi piedi e inizio a succhiarli. Hanno un forte odore di sudore ma non importa. Passo e ripasso la lingua tra le dita per poi leccarli salendo dal tallone, percorrendo tutta la pianta assaporandone il gusto salato.
Mi sto sottomettendo a umiliazioni inaudite, ma Simona sembra incontentabile e mi obblica a leccargli le gambe e su, sempre più su, fino ad arrivare al suo scroto.
S- Brava puttanella, adesso leccagli i coglioni, fallo eccitare per bene.
Andiamo avanti a lungo, lui allarga le gambe e si fa leccare il culo mentre Simona osserva la mia lingua servire il suo amante in ogni possibile modo.
Capisco che posso leccare solo lui, è frustrante, è umiliante, osceno e perverso, ma eseguo senza esitare.
Simona mi guarda eccitatissima, e dandomi uno schiaffo sul culo mi fa mettere alla pecorina, aprendomi le natiche.
S- Ernesto, puoi prenerla se vuoi.
Mi sputa sul culo e mi infila con decisione due dita nel culo.
Non voglio, ma mi apro e lui è già dietro di me.
Non ho neppure il tempo per riflettere su quello che stanno per farmi.
Simona mi tiene la testa ferma mentre lui entra dentro di me, fino in fondo.
Ormai sono aperta ma Ernesto ha un cazzo enorme e caccio un urlo soffocato solo dal cuscino che spingo contro la faccia per la vergogna.
Mi stà facendo sodomizzare dal suo amante, dio che vergogna. Lui è eccitatissimo e inizia subito a sbattermi con forza inaudita facendomi belare e ansimare.
Non ha alcun rispetto, nessuno scrupolo, i suoi testicoli sbattono sulle mie natiche schioccando come una frusta mentre Simona mi consola, sussurrandomi parole oscene e degradanti.
Mi monta per svariati minuti come un bisonte infuriato. Mi stà sfondando, alzo la testa e guardo Simona negli occhi, implorandola a bocca aperta
L- oohhh nooooo, Siiiiiimoooooonaaaaa, ti prego, fallo smettereeeee.. mi sfondaaaaa il culooooo.
Lei sorride, nutrendosi della mia disperazione.
S- Si, ti stà rompendo il culo, rassegnati, questo è il tuo destino. – mi dice ridendo.
Mi brucia tutto, ha un cazzo grosso, durissimo, lo sento tutto e mi stà devastando con dei colpi furiosi ed un ritmo impressionante.
Quando rallenta e solo per spingermi sdraiato su letto. Adesso e sopra di me come a immobilizzarmi. Sento il suo peso, il suo petto peloso che strofina sulla mia schiena e il suo cazzo che ancora una volta si fa strada nel mio sfintere violato, possedendolo completamente, e ricomincia a montarmi.
Orma sento solo un calore intenso e insopportabile, è come se un ariete incandescente mi stesse scavando dietro, lacerandomi.
Ho la bocca aperta e gli occhi sgranati e gonfi di lacrime quando con un urlo disumano sborra nel mio retto con una serie di spinte possenti e vigorose, e mi allaga con il suo seme.
Sono distrutto, ma felice che sia finita.
Simona lo bacia soddisfatta, poi mi guarda con disgusto.
S- Puttana, sei solo una puttana. Vieni con me.
Ci alziamo e mi portano in bagno. Devo seguirli e lo faccio muovendomi sui tacchi in modo ridicolo, tappandomi il buco del culo con la mano per non sporcare il pavimento con lo sperma che mi cola copiosamente dal buco spanato.
Sono di una indecenza assoluta.
Loro ridacchiano, si baciano e mi costringono ancora in ginocchio.
S- Puliscilo – mi dice lei prendendogli il pene con le mani e portandolo alla mia bocca.
Io eseguo, lecco il glande, poi lo succhio aspirando le ultime stille di sperma, quindi lecco l’asta e lo scroto sudato e impiastricciato,: è terribilmente umiliante, ma lo faccio senza opporre ma minima resistenza.
Loro mi guardano dall’alto e ridacchiano ancora, godendo della mia totale sottomissione.
S- Dai amore, se vuoi pisciare fallo. Fagliela in bocca – gli dice lei accarezzandogli il torace.
Ammiro dal basso il suo superbo seno oscillare: è magnifico, maestoso, terribilmente eccitante, ma è solo per Ernesto.
Prende il pene del suo amante con la mano, scopre il glande con le dita e mi ordina di aprire la bocca.
S- Apri la bocca e ingoia tutto.
E’ la prima volta che mi faccio pisciare in bocca da un uomo. Solo il pensiero di mandarla giù mi fa venire i brividi, ma non so come evitarlo.
Lui sorride e si rilassa mentre Simona posiziona la cappella sulla mia lingua.
Escono le prime gocce che mi scivolano in gola, poi parte un getto costante che mi colpisce dritto le tonsille facendomi tossire, ma riesco a controllarmi ed ingoiare il primo sorso, ma subito mi riempie ancora la bocca e devo ingoiarla di nuovo.
Il suo piscio è salato, terribilmente disgustoso, e sembra non finire mai. Così continuo a ingoiare pipi sotto il loro sguardo divertito.
Mi sento davvero un cesso.
Chiudo gli occhi per la vergogna ma lei mi ordina immediatamente di riaprirli, mentre lui continua a pisciare beatamente.
Poi sposta il getto sul volto e sui capelli, sento il suo piscio caldo colarmi lungo il corpo, l’odore è nauseabondo e sul pavimento si è già formata una larga pozza giallastra.
Finalmente Ernesto si è svuotato, e con lui la mia dignità.
Escono dal bagno lasciandomi inginocchiato un una pozza di urina.
S- Fai proprio schifo. Ora pulisci tutto te la faccio succhiare dal pavimento.
Loro tornano a letto mentre io asciugo il pavimento, mi do una sciacquata e li raggiungo in camera da letto trovandoli teneramente abbracciati.
E- Che cazzo vuoi adesso – mi dice Ernesto
E- Non abbiamo più bisogno di te, levati dai piedi.
Ormai è il mio padrone, mi ha anche marcato con la sua urina, penso. Gli devo obbedienza assoluta. Abbasso la testa e torno in lavanderia, lasciandola tra le braccia di un altro uomo, che è anche diventato il mio padrone.

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