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RICATTO – Cap.2 il contratto

By 24 Dicembre 2024No Comments

Passarono diverse settimane, Simona continuava la sua vita, ufficialmente da single, anche se avevo la netta impressione che avesse una relazione, ed io cercavo di impegnarmi al massimo nel mio lavoro di uomo delle pulizie, o quello che ero diventato.
Mi trattava sempre con arroganza, lasciava i suoi vestiti e le sue scarpe ovunque, come a sottolineare la sua autorità, ed io rimettevo tutto in ordine, in silenzio, come lei volava.
Ormai ero io ad occuparmi di tutto: pulire la casa alla perfezione, lavoro cui dedicavo diverse ore, fare la spesa, cucinare, stirare, fare il bucato. Dovevo persino lavare la sua biancheria intima, soprattutto mutandine visto che il reggiseno non lo portava quasi mai, e più di una volta non avevo resistito alla tentazione di annusarle, nella speranza di sentire l’odore del suo sesso. Mi mancava fare l’amore con lei.
Avevo anche notato che adesso usava perizomi molto sexy e ridotti e immaginai che li lasciasse a giro per la casa per provocarmi, come a volermi far intendere che aveva
una vita sessuale intensa. Anche perché due tre volte alla settimana rincasava tardi o non rincasava affatto, e questo mi distruggeva moralmente.
Si, era evidente che avesse un altro uomo, e dovevo fare qualcosa se non volevo perderla per sempre. Ma cos fare?
Passati sei mesi, non so dove trovai il coraggio, decisi di parlarle.
L- Signora Simona, possi chiederle una cosa?
S- Parla – rispose lei seccamente.
L- Vorrei chiederle, anzi, vorrei pregarla, di voler prendere in considerazione la possibilità di perdonarmi e tornare insieme. Glielo giuro, signora Simona, sono cambiato, sono un uomo diverso e soprattutto sono ancora innamorato di lei. Ho capito i miei errori, posso cambiare, anzi sono già cambiato.
Speravo di essere convincente, le parlavo con tono pacato, dolce, quasi remissivo.
S- Vorresti tornare ad essere mio marito? – mi chiese.
L- Si, esatto signora, e sarei disposto a qualsiasi cosa.
Non mi resi conto del peso di quella affermazione. Simona si sedette sul divano, io ovviamente non lo feci, non ero più suo marito, ero un suo dipendente, ero la sua colf.
S- Qualsiasi cosa? mi chiese spostando la testa di lato e guardandomi con occhi felini.
L- Si, tutto! So che ho sbagliato e che il perdono devo guadagnarmelo, Mi dica cosa devo fare e lo farò.
S- Ma io non ho intenzione di perdonarti, quel che è fatto è fatto – mi disse gelandomi.
Poi prosegui
S- tuttavia ho una proposta da farti. Non tornerà come prima, ma potrai tornare ad essere mio marito, ed anche a lavorare nello studio.
Ero al settimo cielo, le sorrisi inginocchiandomi d’istinto ai suoi piedi cercando di raggiungere le sue mani con le mie, ma lei mi allontanò, scostandosi come infastidita.
S- Frena, frena, e soprattutto non toccarmi. Ci sono delle condizioni, e non è roba da poco.
E’ proprio vero che la speranza è l’ultima a morire, pensai pieno d’entusiasmo. Era disposta a perdonarmi e questo, per qualche istante, mi rese l’uomo più felice del mondo.
L- Amore, qualsiasi cosa, farò qualsiasi cosa. La possibilità di poterla riconquistare sembrava concretizzarsi, ma quello che mi disse dopo mi fece precipitare nel baratro della disperazione.
S- Non chiamarmi amore, come cazzo ti permetti. Ora ascoltami bene e non interrompermi.
Se davvero vuoi tornare ad essere mio marito dovrai accettare 4 condizioni.
Per prima cosa diventerai un marito rispettoso ed obbediente e farai solo e sempre ciò che io ti dirò. Sono io a portare i soldi a casa, mio è lo studio, mia è la casa, ergo io deciderò tutto. E quando dico tutto intendo tutto. Cosa mangi, cosa bevi, come ti vesti, chi frequenti, come passi il tempo, sarà tutto sotto il mio controllo.
Ero rimasto in ginocchio, quello che diceva mi sembrò surreale, l’ascoltavo e non riuscivo a muovermi, tantomeno mi azzardai ad interromperla. In fondo lo facevo già, o quasi.
S- Secondo, il sesso. Tu sei un pervertito e devi essere rieducato: quindi pretenderò il controllo totale della tua sessualità. Farò in modo che tu non possa nemmeno masturbarti, so che lo fai e non negarlo, tantomeno avere rapporti con altre donne.
Quindi ti metterò in castità.
Dovrai indossare un dispositivo, una sorta di gabbia in metallo, comunemente conosciuta come Chastity Belt. Sono certa che sai cosa è. La dovrai portare sempre e sarà chiusa con un lucchetto in modo che tu non possa toglierla. Ti spiegherò nel dettaglio come intendo procedere, per ora ti basti sapere che ti libererò di rado e solo se te lo sarai meritato.
E adesso la terza condizione – e fece una pausa.
Avevo un nodo alla gola, aveva già oltrepassato e di molto il moralmente accettabile, tutto mi sembrava così assurdo. come poteva chiedermi una cosa simile?
S- Io avrò una totale libertà sessuale. In altre parole, al contrario di te, non sarò vincolata
alla fedeltà e potrò avere altri uomini. Tutti quelli che desidero. E con il tuo incondizionato e irrevocabile consenso.
Del resto, anche se torneremo insieme, non ho alcuna intenzione di scopare ancora con te – mi disse tirandomi su il mento con un dito.
Meritavo di pagare per i miei errori, certo, ma questo era davvero troppo. Tuttavia non risposi, abbassai la testa e assunsi un atteggiamento sottomesso. Pensai che, forse,
era meglio non contraddirla e facendo silenzio forse sarebbe stata meno crudele.
Lei però continuò a infierire.
S- Infine la quarta condizione: mi riconoscerai il diritto insindacabile di infliggerti castighi e punizioni corporali. Ti sarà garantita l’integrità fisica, ma quando deciderò di punirti o castigarti avrò libero arbitrio, nessun limite al tipo di punizione, alla sua intensità, alla sua durata. E ti garantisco che saranno punizioni umilianti e dolorose.
A quel punto ero completamente basito, pietrificato. Alzai lo sguardo senza però avere il coraggio di incrociare il suo e con tono ancora supplichevole dissi:
L- Non ti sembra eccessivo? Come posso tornare ad essere tuo marito se non vuoi più fare
l’amore con me. E poi le punizioni…. Simona… perché vuoi punirmi. Non ti basta tutto il resto?
S- Le punizioni serviranno a rieducarti: tutto questo non sarà un gioco, sarà uno stile di vita,
e non si torna in dietro. Se firmerai il contratto sarà così per sempre, oppure te ne torni in carcere. E poi non ho detto che non avremo una vita sessuale. Io sarò la tua padrona e tu il mio schiavo. Imparerai a soddisfare alcune mie esigenze, fantasie particolari, capricci erotici. Tutto quello che mi passa per la mente. Magari ti piacerà anche.
Comunque sia lo farai e lo farai incondizionatamente.
Ancora non lo avevo capito, ma quel “incondizionatamente” significava molto, molto di più che diventare semplicemente un cornuto.
Simona continuò a parlare, aveva assunto un tono autoritario che non aveva mai avuto, ma esprimeva con incredibile efficacia il suo essere dominante.
S- Stilerò un contratto e avrai tre giorni di tempo per fare la tua scelta. Potrai decidere di accettare e firmarlo, continuare come adesso fino a che resisti, oppure tornare in carcere per almeno 15 anni.
Ma fai bene attenzione: qualsiasi cosa deciderai. sarà definitiva. Puoi credermi.
E adesso levati dai piedi, sparisci.
Eco confuso, stordito completamente dalle sue parole e dal tono con cui le aveva pronunciate. Conoscevo bene Simona e sapevo che non stava scherzando. Quando si metteva in testa una cosa, era quella.
Il pomeriggio mi mando un messaggio informandomi di leggere il contratto che mi aveva mandato via mail.
Interruppi immediatamente il mio lavoro e mi precipitai a leggerlo.
Il primo punto prevedeva la mia annunciata obbedienza, specificando che avremmo continuato ad essere marito e moglie in un rapporto Femdom. Sapevo esattamente di cosa parlava, avevo visto moltissimi video a tema, e probabilmente anche lei.
Il secondo punto descriveva nel dettaglio il controllo sessuale che voleva imporre. Avrei dovuto praticare un piercing al prepuzio, indispensabile per rendere impossibile togliermi la gabbietta, che avrei dovuto portare h24, a tempo indeterminato. Specificava anche che avrei potuto eiaculare solo dietro suo consenso, di rado e sempre in sua presenza. E che avrei dovuto mantenere, sotto suo stretto controllo, una perfetta igiene intima che prevedeva una totale e definitiva epilazione del pube, dello scroto e delle natiche.
Tutto era minuziosamente descritto, e mi resi conto che leggere quelle cose sapendo che le aveva scritte lei, mi stava procurando eccitazione. Pensai che forse si trattava di un gioco erotico, sicuramente perverso, ma anche raffinato. Rappresentava anche una particolare complicità che non avevamo mai avuto, e questo pensiero mi aiutò a rafforzare questa teoria. Ma gli altri due punti erano drammaticamente difficili da accettare.
La sua libertà totale prevedeva che lei potesse frequentare altri uomini, uscire con loro e farci sesso, a sua discrezione. Specificava inoltre che avrebbe potuto portarli a casa e che io, da bravo marito cornuto, non avrei mai dovuto protestare, ne dimostrare ostilità nei loro confronti. Infine lei sarebbe stata libera di fare sesso con altri anche in mia presenza, se lo desiderava. In pratica sarei diventato un cuckold, per di più sottomesso alla moglie.
Nel quarto punto descriveva alcuni dettagli dei castighi e delle punizioni.
I castighi sarebbero state umilianti costrizioni, come nudità imposta, pulire con la lingua (senza specificare cosa), bere liquidi degradanti (senza specificare cosa) e le punizioni corporali sculacciate, cinghiate frustate, anche severe.
Nei 3 giorni che seguirono lei partì per il fine settimana. Non sapevo dove fosse andata, ne con chi. Sapevo solo che al suo rientro, domenica sera, avrei dovuto comunicarle la mia decisione.

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