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RICATTO – Cap.3 una nuova vita

By 26 Dicembre 2024One Comment

La mente, si sa, è il luogo perfetto per la perversione, ma anche della paura. L’unica cosa facile da decidere era che continuare ad essere il suo cameriere personale era una opzione da scartare. Mi ripetevo che la sua idea di un rapporto femdom poteva essere solo un gioco, per così dire, ma la sua determinazione nell’espormi le sue regole mi aveva terrorizzato.
Certo, avrei potuto continuare ad essere il suo cameriere, sarebbe stato meno umiliante, ma non l’avrei certo riconquistata.
Se mi aveva proposto una cosa del genere, doveva essere perché lo desiderava, e assecondandola sarebbe tornata ad esse mia.
Nei mesi passati in carcere avevo avuto difficoltà enormi. Non volevo tornare in carcere, non avrei resistito nemmeno un anno, figuriamoci 15.
Poi però pensavo a lei, al suo corpo tra le braccia di un altro, non riuscivo a nemmeno a immaginarlo.
Eppure, quando pensavo a lei che mi dominava.…
Era eccitante. Lo sarebbe stato anche per lei, ne me stavo convincendo. Si sarebbe sciolta, mi avrebbe liberato e avremmo fatto l’amore con mai, per tutta la notte, innamorati come prima.…
E se non lo fara?
Se davvero finissi per essere il suo schiavo per sempre?
Se si fosse innamorata di un altro uomo?
Scopando con altri sarebbe potuto accadere. Come escluderlo.
Per tre giorni valutai tutte le opzioni, ci pensavo anche la notte, stavo impazzendo perchè non sapevo decidere. Avevo paura di accettare quelle condizioni ma allo stesso tempo sapevo che era l’unica opzione per poterla riconquistare, e avere una vita come prima.
In fondo anche io l’avevo tradita.
E comunque, se avessi soddisfatto i suoi desideri, forse non si sarebbe cercata altri uomini.
Mi resi conto di desiderarla, ero ancora innamorato di lei, volevo tornare ad essere suo marito. Non volevo accettare la realtà: come avrei scoperto dopo, lei aveva già un amante.
Simona tornò a casa alle 19:30 di Domenica 3 Maggio. Era rilassata, sembrava soddisfatta del weekend e non potei fare a meno di domandarmi se avesse scopato con qualche altro uomo. Pensandoci bene, la risposta era scontata.
Io avevo passato l’intero fine settimana a sistemare la casa alla perfezione e le avevo preparato una cena a base di pesce, che lei gradiva sempre.
Si fece una doccia, indossò una raffinata tuta in lana e seta, aveva solo capi costosi e raffinati, e iniziò il suo pasto.
Io, come sempre, indossavo la mia divisa da cameriere e attendevo in piedi i suoi comandi.
S- Allora sfigato, cosa hai deciso?
Erano le prime parole che mi rivolgeva da quando era tornata. Dimostrava la stessa determinazione, e mi spaventava, ma io avevo già preso la mia decisione.
Nessuna donna avrebbe fatto una proposta del genere ad un uomo per il quale non provava alcun sentimento, dentro di me mi ero convinto che in fondo lei era ancora innamorata di me e prima o poi me lo avrebbe dimostrato.
Presi la cartellina che avevo appoggiato sulla credenza e gliela portai.
L- Mi sono preso la libertà di stamparlo, prima di firmarlo. Spero non ti dispiaccia. – le dissi, provando un certo orgoglio. Mi sentivo come se avessi accettato una sfida.
Lei rimase impassibile. Aprì la cartellina, controllò che il contratto fosse veramente firmato e disse.
S- Bene. Questa è stata l’ultima libertà che ti sei preso. Mi auguro per te che tu abbia ben compreso il senso e soprattutto le conseguenze di questo passo, perché non ti farò sconti. D’ora in poi sarai un marito obbediente e sottomesso e ogni volta che mi deluderai, che sarai riluttante o, peggio, disobbediente, sarai castigato o punito.
Dietro piazza delle Curie c’è un’estetista amica mia, che fa anche piercing. E’ molto esperta e specializzata proprio nell’intimo. Ti fisserò un appuntamento e, per non metterti troppo in imbarazzo, le spiegherò io cosa deve fare nel dettaglio. Ti basti sapere che tu depilerà e ti farà il piercing al prepuzio. Eseguito quell’intervento chiuderemo definitivamente il tuo pisellino in gabbia.
La ascoltavo in silenzio, provando un misto di eccitazione e paura. Era davvero determinata, ma avevo messo in conto che quel “gioco” sarebbe durato qualche giorno o persino qualche settimana, ma poi l’avrei riconquistata. Avevo deciso infatti di accettare tutto, persino le punizioni, anche se in effetti non avendo esperienza diretta, non sapevo bene cosa avrebbe potuto farmi.
Tutto sommato però l’idea di essere punito da lei mi stuzzicava. Non mi avrebbe certo frustato a sangue, cazzo.
Finita la cena sistemai tutto e pulii la cucina. Lei era sparita in camera sua.
Il lunedì mattina fissò l’appuntamento con l’estetista per lo stesso pomeriggio. Spogliarmi nudo davanti a quella ragazza ed essere completamente depilato nelle parti intime fu incredibilmente imbarazzante. Lei comunque era professionale.
Mi accolse dicendo – spogliati completamente e mettiti sul lettino. Simona mi ha già spiegato tutto, faremo in meno di un’ora. Finita la ceretta mi spalmò una pomata anti
ricrescita. Tutta l’operazione non fu troppo dolorosa, ma fu molto umiliante. Il mio pene rimase completamente inerme, annichilito dalla vergogna che provavo mentre , passaggio dopo passaggio estirpava ogni singolo pelo rendendomi liscio e glabro come un bambino. Essere toccato da una donna in quel modo e in quella condizione ebbe su di me un effetto castrante, provavo vergogna, tanta vergogna, e rimasi in silenzio per tutto il tempo, immaginando a cosa potesse pensare quella ragazza. Non avevo neppure idea se Simona le avesse detto il perché di quell’operazione, anche se era evidente che la ragazza aveva capito che mi depilavo per volontà di Simona e non certo mia.
La perforazione del glande fu invece dolorosissima. Una pomata specifica fermò subito il sangue, e un minuto dopo avevo un anello d’acciaio chirurgico sotto il glande del diametro di circa un centimetro e mezzo.
– La ferita si rimarginerà nel giro di pochi giorni, ma è importante che la disinfetti due volte al giorno per una settimana. E soprattutto niente sesso. Niente, capito, non devi nemmeno toccarti da solo.
Arrossii come mai prima in vita mia. Non le risposi, non sapevo che dire. Subito dopo mi fece alzare dal lettino posizionandomi davanti a un grande specchio, sorridendomi soddisfatta. Osservai in silenzio l’immagine riflessa e come per istinto mi toccai le natiche trovandole lisce e morbide. La ragazza sorrise e con un certo sarcasmo disse: Hai davvero un bel culetto, sai. Farai concorrenza alle ragazze.
Mi rivestii più in fretta che potevo e scappai via senza nemmeno salutarla. Non avevo mai subito una simile umiliazione. Non c’eravamo accordati per questo genere di cose, non volevo essere umiliato da altre persone, era davvero troppo.
Tornai a casa convinto che avrei messo in chiaro le cose, così entrai in casa quasi sbattendo la porta e decisi che al suo ritorno avremmo parlato.
Ma appena giunto in sala trovai sul tavolo una scatola con un biglietto. Dentro c’era una gabbietta di castità in acciaio molto piccola, così piccola che pensai non ci sarei mai entrato, C’era anche un lucchetto, senza la chiave. La presi guardandola con attenzione, stavo
pian piano realizzando quanto concrete fossero le intenzioni di Simona, ma mi feci forza convincendomi che si trattava di un gioco e che presto sarebbe finito.
Quasi mi stesse osservando ricevo un messaggino sul telefono da Simona.
Hai trovato il regalino? Indossala subito. Sabrina, la mia amica estetista, mi ha detto che sei uscito senza salutare e senza pagare. Domani ci torni per pagarla ma soprattutto a scusarti. Comunque stasera faremo i conti, ti sei guadagnato una punizione.
Sicuramente il sistema di allarme di casa le aveva segnalato il mio rientro. Non c’era dubbio, ne aveva il controllo, aveva il controllo su tutto, anche si di me ormai.
Mi spogliai e, prima della divisa, indossai la gabbietta
Non fu difficile capirne il funzionamento, c’erano le istruzioni su come inserire il gancio nel
foro che Sabrina mi aveva praticato sul glande. Tolsi l’anello e, seppur con qualche difficoltà, riuscii a metterla, chiudendo il lucchetto. Era stretta, ma non eccessivamente. Capii subito che era impossibile far fuoriuscire il pene senza aprirla e sbloccare così il meccanismo che teneva in posizione il gancio che trapassava il glande. I testicoli rimanevano stretti tra l’anello e la gabbia, non era doloroso, ma sicuramente fastidioso.
Mi guardai allo specchio trovandomi ridicolo. La perfetta depilazione mi rendeva grottesco e solo il pensiero di farmi vedere in quel modo da Simona mi dava i brividi. Ma la mia vera preoccupazione era l’impossibilità di avere un’erezione, non avevo idea delle conseguenze a lungo termine di una castità imposta, e non avevo idea di quanto tempo Simona mi avrebbe tenuto chiuso senza permettermi di sfogarmi.
Aspettai il rientro di Simona vestito da cameriere, ma come torno ebbe subito da riprendermi.
S- chi ti ha detto di vestirti da cameriere? Non sei più il mio cameriere, sei di nuovo mio marito, mio marito sottomesso.
Me lo disse sorridendomi, sembrava soddisfatta come avesse raggiunto un obbiettivo ambito, ma ancora non mi rassegnavo all’idea che potesse essere una donna autoritaria al
punto da sottomettermi davvero.
Cercai di assecondarla, a parte il forte imbarazzo e la stranezza della situazione, in qualche modo mi ero riavvicinato.
Lei però stava giocando come il gatto con il topo, godendosi la crescita del suo potere su di me.
S- Spogliati immediatamente. – mi ordinò perentoriamente – devi capire chi comanda e devi capirlo subito.
Non le risposi e mi tolsi i vestiti. Mentre parlava era andata in cucina a prendere una cucchiaia di legno e ora la brandiva con aria minacciosa.
Io ero già nudo, immobile al centro della stanza, lei si sedette sul divano.
S- Vieni qua, voglio vedere come l’hai messa.
Ispezionò la gabbietta sollevandola alcune volte e strizzò i testicoli con le dita come a saggiarne la consistenza. Era quasi un anno che Simona non mi toccava e nonostante l’incredibile imbarazzo, quella situazione assomigliava molto a un gioco erotico, e iniziai a eccitarmi. Il sangue affuiva al mio pene e iniziò a dolermi. I testicoli avevano assunto un color bluastro, ed il pene gonfiandosi aveva riempito tutto lo spazio della gabbia, senza però potersi ergere. Il dolore aumentò rapidamente, interrompendo l’afflusso di sangue e contrastando l’erezione. Simona osservava queste reazioni senza parlare, percepivo il suo interesse, o meglio la sua curiosità nel capire il funzionamento di quel diabolico strumento, continuando a manipolarmi con le dita e le unghie.
Andò avanti per alcuni minuti, poi soddisfatta disse.
S- Si, l’hai messa correttamente e sembra funzionare, molto bene. Sai, mi hanno assicurato che questo modello è il più efficace, ogni tentativo di erezione viene stroncato sul nascere, all’inizio sarà un po difficile ma vedrai che prima o poi ti ci abitui.
Parlava con una sicurezza che incuteva timore, sicuramente era determinata e continuavo a dirmi che sarebbe stata una situazione temporanea, fino a che non distruggeva le mie speranze con nuove affermazioni.
S- Dunque: a partire da oggi tu trascorrerai un periodo di castità ininterrotta di almeno 3 mesi. Durante questo periodo imparerai cosa significano parole come rispetto, devozione, obbedienza, umiltà e rassegnazione.
La ascoltavo come perso in un stato confusionale, stavo prendendo coscienza di come si stava trasformando la mia vita, tuttavia quella situazione mi procurava una inspiegabile eccitazione, ed ero sicuro anche a lei.
S- Continuerai i tuoi servizi in casa, ma senza vestiti: indosserai solo un grembiulino da cameriera. Non potrai indossare nemmeno le scarpe, a meno che tu metta scarpe da donna, con i tacchi. Vuoi che ti compri un paio di decolté tesoro?
Stava decisamente calcando lamano, ma stetti al suo gioco.
L- no Signora Simona, non voglio.
S- Bene, come vuoi. Ma smetti di darmi del lei, sei di nuovo mio marito, è ridicolo.

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