Quando tornò a casa io dormivo profondamente, e mi svegliò scuotendomi.
S- Sveglia, alzati subito, forza. Ho bisogno.
Ancora intontito dal sonno la seguii senza parlare. Si era adagiata sul divano e a gambe aperte, con la gonna sollevata, mi mostrava la sua figa pelosa.
S- Leccala.
Io la fissavo incredulo. Mi inginocchiai titubante abbassando lo sguardo sul suo sesso e mi avvicinai rassegnato. Lei mi prese per i capelli tirandomi con decisione verso la sua fica, non mi aveva mai trattato con tale arroganza e tutto questo inibiva ogni mia reazione.
S- Leccami, ti ho detto.
Era bagnata, sentivo l’odore intenso del suo sesso e ci inzuppai la lingua iniziando a muoverla dentro la fessura. Lei mi guidava gemendo, tenendomi per i capelli. Mi stava dominando totalmente e capii quanto le piacesse farlo. Forse non era un gioco, forse voleva davvero fare di me il suo schiavo.
S- Lecca bene, sono sporca, mi è venuto dentro, non senti?
Continuai a leccarla percorrendo tutta la vagina con la lingua: mi piaceva farlo anche se non ero affatto a mio agio con l’uccello chiuso in gabbia. Non ero sicuro che dicesse la verità, sperai che fosse una provocazione, una finta per mettermi alla prova, un gioco erotico che la eccitava.
Se la fece leccare solo per pochi minuti e mi impegnai al massimo. Lambivo la sua vulva delicatamente e con devozione, leccando le grando labbra morbide e pelose, per insinuarmi subito dopo dentro l’apertura vischiosa, cercando di non pensare se potessero davvero esserci residui di sperma del suo amante, che tuttavia non percepivo. Mi resi conto però che non cercava un orgasmo, si stava solo facendo pulire dalla mia lingua.
S- Adesso basta, non voglio che ti ecciti. Mi hai stufata, sparisci, vattene.
Tornai nella mia branda, non sopportavo l’idea che si fosse davvero fatta pulire dalla mia lingua dopo essere stata con un altro uomo e la possibilità che potesse essere vero mi terrorizzava a morte.
La mattina dopo sono indaffarato a prepararle la colazione, quando lei arriva dalla camera da letto indossando una vestaglia trasparente molto provocante ed ai piedi un paio di sabot bianchi, deliziosi.
Sotto è completamente nuda. Qualcosa è cambiato in lei: Simona è più sexy, più erotica, più eccitante. Ovviamente non esprimo alcun commento, ma capisco subito che tutto questo non è per me.
S- Ieri notte sono stata con Aurelio. Sei mio marito, è giusto che tu lo conosca.
Sentirla pronunciare quelle parole è peggio che una pugnalata, ma continuo a servirla in silenzio, versandole il caffè.
S- Sai chi è Aurelio?
L. No Simona, non me ne hai mai parlato, non mi pare di conoscerlo.
S- No, infatti. E’ il mio amante.
Capisco che non scherza e mi sta devastando psicologicamente, ma non ho alcun modo di impedirlo: era nell’accordo che ho accettato e firmato, ma adesso che stà mettendo in pratica
i suoi propositi devo affrontare una realtà a cui non sono preparato e mi sento come precipitassi all’inferno.
S- Stiamo insieme da tre mesi, e ieri sera gli ho raccontato tutto. E’ un uomo emancipato, intelligente, ha capito la situazione ed è disposto a tollerarla. Anche perché gli ho assicurato che io e te non scopiamo più. Gli ho anche detto che sei in castità forzata, che non puoi avere erezioni.
Credevo di impazzire. Mi stava entrando nella testa privandomi della dignità, di uomo, di marito, di tutto. Mi piegava al suo volere ed io non avevo la forza di oppormi.
L- Simona, francamente non so se riesco ad affrontare tutto questo. Io speravo che tu.…
S- Speravi cosa? Cosa cazzo speravi. – Mi interruppe bruscamente.
S- Hai avuto tre giorni per leggere il contratto, e l’hai firmato consapevolmente. Ho appena iniziato, fra tre mesi sarai disposto a fare e farti fare cose che neanche immagini.
Perché tu lo farai.
E sai perché lo farai?
Perché se no, torni in carcere. Farai quello che dico io o te ne torni in galera.
Non c’era bisogno di ricattarmi. Mi resi conto di quanto avessi bisogno di lei, ne ero ancora innamorato e nonostante il carcere mi spaventasse a morte, non era per quello che mi sarei sottomesso al suo volere. Così glielo dissi.
L- Lo so Simona. E farò tutto quello che mi chiederai, ma non perché mi ricatti. Lo farò perché ti amo.
Lei sbuffò e guardandomi intensamente negli occhi mi disse.
S- Bene, stasera vedremo se sei davvero innamorato di me. Aurelio verrà a cena e si fermerà anche per la notte.
L- Co… cosa? – La notizia mi colpì come una bomba e iniziai a balbettare.
S- Mi hai sentita. Preparerai una cenetta a base di pesce, per noi due naturalmente, tu la servirai. Sistema la casa e fai in modo che sia tutto pulito ed in ordine, chiaro?
Volevo ribellarmi, ma anche dimostrarle quanto tenevo a lei, forse mi stava solo mettendo alla prova ed io ero deciso a dimostrarle il mio amore.
L- Va bene Simona, farò come dici.
S- E adesso parliamo del tuo rientro al lavoro. Sappiamo entrambi che non vali un cazzo, non sei neppure riuscito a prendere l’abilitazione, quindi d’ora in poi ti occuperai di fare commissioni, smistare la posta, ordinare l’archivio. Farai il fattorino, insomma. –
Mentre parlava aveva le gambe accavallate e faceva dondolare maliziosamente una scarpa con il piede. Sembrava una dea, era straziante non poterla toccare.
S- Capisco che per te sarà abbastanza imbarazzante, ma ti ci dovrai rassegnare. Prenderai ordini da tutti, nessuno escluso, e dovrai imparare ad essere umile e rispettoso.
Probabilmente ci sarà del sarcasmo nei tuoi confronti, ma con il tempo si stancheranno e smetteranno di spettegolare.
L’ascoltavo senza riuscire a staccare gli occhi dalle sue cosce nude, nel ruolo di moglie padrona era incredibilmente eccitante, ma purtroppo per me ogni stimolo sessuale si traduceva in un doloroso rigonfiamento del pene che assumeva un colorito violaceo, prima
di arrendersi e tornare moscio.
Lei osservava i miei genitali con un malizioso sorriso, sembrava soddisfatta, probabilmente vedermi in quello stato le procurava un perverso piacere, forse la eccitava, ed io in qualche modo finivo per esserne gratificato. La desideravo sempre di più, stavo impazzendo.
L- Va bene, Simona, così facendo mi umilierai a morte davanti a tutto lo studio, ma va bene.
S- Luca, devi mettertelo bene in testa: io voglio un rapporto in stile femdom, moglie dominante, marito sottomesso. Ti ci devi rassegnare.
L- Va bene Simona, va bene, io ti amo e farò tutto ciò che vuoi – le dissi inginocchiandomi ai suoi piedi con gli occhi gonfi di lacrime – Ma ti prego, ti prego, abbi pietà, non
sono ancora pronto per tutto questo.
S- Sarà meglio per te che tu lo sia presto, prima accetti questa realtà, meglio sarà per te.
La sua autorità era disarmante e per la prima volta in vita mia trovai naturale inchinarmi ai suoi piedi, baciandoli: lei mi sorrise soddisfatta, alzò il piede sinistro e mi disse:
S- Togli la scarpa e fallo meglio.
I suoi piedi avevano un profumo meraviglioso, mi inebriai dell’aroma leggermente sudato ma non pungente, che nella mia condizione di castità trovai incredibilmente eccitante e iniziai a baciarle tutta la pianta.
S- Lecca. – mi ordinò con perfida arroganza.
Tirai fuori la lingua e iniziai a leccarla tra le dita, quindi leccai tutta la pianta, il tallone, ancora le dita. Era un gesto di sottomissione, ma molto erotico: il mio pene tentò l’erezione e subito iniziò il dolore, i testicoli si indurirono e tornarono di un colore violaceo, mi faceva un male cane ma continuai a leccarle i piedi senza fiatare.
Poi mi fece mettere seduto davanti a lei, a gambe aperte, con i genitali bene in vista: provavo un forte imbarazzo che sembrava divertirla. Prese a strofinarmi un piede sulla faccia cercando la lingua e con l’altro mi dava calcetti allo scroto, che ormai aveva assunto un colore viola scuro e mi faceva un male incredibile. Tenevo gli occhi chiusi per la vergogna, ma continuai a servirla in quel modo degradante per quasi 20 minuti, abbandonandomi a quella sottomissione che, mio malgrado, mi eccitava sempre di più, fino a che non si stancò.
S- Vedo che leccare i piedi ti piace, ti eccita, sei diventato tutto viola la sotto.
Mi umiliava in continuazione alzando costantemente l’asticella e mi domandati fin dove sarebbe arrivata.
S- Però devo dire che lo fai molto bene, con passione. Sei un vero leccapiedi. Cercheremo di valorizzare questa tua attitudine.
Io restavo in silenzio, a patire, pronto ad essere umiliato ancora. Non capii neppure cosa volesse dire con quella frase, ero concentrato a sopportare il dolore ormai lancinante che dai testicoli saliva su fino al cervello, annebbiandomi la mente. Finalmente mi permise di alzarmi ordinandomi di riordinare la cucina e tornò in camera a vestirsi.
La gabbia di castità era una vera tortura: la portavo solo da pochi giorni ma avevo già intuito che con il passare del tempo il desiderio di un orgasmo sarebbe aumentato a dismisura e con esso la frustrazione.
Quando Simona era sul punto di uscire avevo ancora i testicoli violacei e mi vergognai moltissimo di farmi vedere in quello stato, ma sembrò non disprezzarlo: mi dette una carezza affato tenera sulla guancia e mi disse:
S- Stai andando bene, ora sistema la casa e non pensare al sesso, che ti fa male. Ti aspetta un lungo periodo di castità ininterrotta, rassegnati.
Diede un’ultima occhiata alla mia virilità martoriata, mi sorrise soddisfatta e chiuse la porta.
Aurelio era un uomo alto, muscoloso e dall’aspetto virile. Non mi stupì che a Simona potesse piacere un tipo del genere. Purtroppo per me era anche molto sicuro di se e iniziò fin da subito a trattarmi con una certa arroganza, mettendomi piuttosto a disagio.
A- Io sono Aurelio, l’amico di tua moglie – mi disse con un sorriso a 32 denti stampato in faccia appena varcò la soglia di casa.
Simona mi aveva detto la verità, era perfettamente al corrente del tipo di rapporto avessi con mia moglie, ma scelsi di non reagire alle sue continue provocazioni per noin peggiorare le cose.
Simona si era vestita in modo molto succinto, aveva un abitino corto e molto scollato che metteva in risalto i suoi grossi seni bianchi che dondolavano in modo provocante ad ogni movimento, ovviamente senza calze e con un paio di deliziosi sandali neri con un tacco alto e affilato. Sembrava una dea Greca e già bruciavo per la gelosia.
Inaspettatamente cenai con loro ma allo stesso tempo li servivo, alzandomi in continuazione per fare la spola in cucina, provvedendo ad ogni necessità. Era veramente umiliante ascoltarli dialogare come una coppia affiatata, mi sentivo ridicolo. Aurelio non mi risparmiò battutine sarcastiche e allusive, alle quali ovviamente non risposi. Abbassavo sempre gli occhi, provocando le loro degradanti risatine.
Dopo l’ennesima battuta di Aurelio incrociai lo sguardo di Simona: avevo gli occhi lucidi, mi tremavano le labbra, le stavo chiedendo aiuto con occhi supplicanti.
Lei, semplicemente, mi ignorò.
Finì la cena e sparecchiai la tavola, mentre loro si accomodarono sul divano.
Sentivo le loro risatine mentre lavavo i piatti, era evidente che fossero intimi e affiatati, così
come era evidente che Aurelio era veramente l’amante di Simona. Non era uno gioco di Simona per farmi ingelosire.
Ne ebbi conferma raggiungendoli in salotto: lui aveva una mano infilata nelle sue mutandine e la stava chiaramente masturbando mentre pomiciavano appassionatamente.
Fu come una coltellata dritta al cuore.
L- Vi ho portato il digestivo che mi avevi chiesto, Simona – dissi imbarazzatissimo con una voce rauca quasi rotta dal pianto.
Non si curarono minimamente di me, Simona gemeva di piacere limonando il suo amante con passione, lo tirava a se aprendo le gambe per offrirsi meglio alle sue dita che le frugavano il sesso in modo deciso, affatto preoccupata della mia presenza.
Mi allontanai, istintivamente. Ormai avevo assunto un atteggiamento remissivo, mi aveva piegato al suo volere, e sapevo che pur di restare con lei avrei accettato anche questo.
Fu una notte di sesso appassionato. Li sentivo godere dalla lavanderia, cercavo di non pensarci e provai a dormire ma il cervello mi scoppiava di rabbia, di gelosia, era una sensazione devastante.
Mi rendevo conto che l’umiliazione cui mi aveva costretto mi avrebbe segnato per tutta la vita, eppure continuavo a volerla, a desiderarla, continuavo a cercare il modo per riconquistarla, e se dovevo scendere tutti i gradini della degradazione, se dovevo rinunciare alla dignità e all’orgoglio, ebbene, lo avrei fatto.
Quando li sentii venire insieme, distintamente, con un lungo e rauco grugnito di lui e i siiii ripetutamente urlati da lei, iniziai a piangere sommessamente, in silenzio.
Simona, amore mio, perché? Pensai in preda allo sconforto.
Quella notte fu lunghissima e fucina di paure inquietanti per il futuro che mi attendeva, ma alla fine mi addormentai.
La mattina preparai la colazione che dovetti portare loro in camera da letto. Vederlo sotto le lenzuola, nudo, accanto a mia moglie nuda anche lei, fu quasi peggio che averli sentiti scopare. Era una situazione surreale e così umiliante che avrei voluto scappare via.
Finita la colazione Aurelio si vestì e baciò Simona sulla bocca, infilando la lingua con ardore fra le sue labbra.
Lei era ancora a letto e ricambiò quel bacio con la stessa passione. La gelosia mi stava corrodendo il cervello, come riuscire a sopportare questa indicibile umiliazione, fanno tutto come io non esistessi.
A- Stanotte sei stata fantastica Simona, ci sentiamo al telefono.
S- Anche tu amore, mi fai godere tantissimo – Rispose lei sorridente.
Lui se ne andò ed io rimasi impalato, senza parole, completamente ammutolito da quella situazione assurda che mia moglie mi stava costringendo ad accettare.
Tuttavia mi affascinava, la sua femminilità era travolgente.
S- Vieni qua cornuto, spogliati nudo e vieni qua.
Obedii immediatamente, in quel momento non mi importò niente se quel letto era ancora caldo del corpo di un altro uomo, e per un attimo credetti che volesse fare l’amore con me.
Purtroppo per me, però, voleva solo infliggermi un’altra umiliazione.
S- Ti stai rassegnando, sei sulla strada giusta, ma io voglio di più. Voglio saperti felice di
vedermi scopare con altri uomini, voglio che l’unica cosa che conta nella tua vita sia la
mia felicità e la mia soddisfazione sessuale, anche se non sarai tu a darmela.
Non capivo nemmeno quello che mi diceva: mentre parlava mi aveva afferrato per i capelli forzandomi verso il suo sesso, mi trattava solo come un oggetto.
S- Mi è venuto dentro due volte stanotte, sono ancora sporca del suo sperma, sai cosa devi fare.
Tremante avvicinai la lingua alle sue labbra dischiuse. Percepivo un intenso odore di sesso, ero disperato, geloso, mi vergognavo immensamente ed ero disgustato all’idea di leccare lo sperma di un altro dalla fica di mia moglie. Ora sapevo che era tutto vero, si faceva venire dentro e me lo faceva leccare. Il suo potere su di me aumentava ogni volta di più e di riflesso la mia sottomissione.
Mi fece leccare con cura i peli del pube, le grandi e le piccole labbra, l’interno delle cosce, persino il culo, pretendendo che affondassi in profondità la lingua nel suo sfintere.
Ma ancora una volta non la stavo leccando per darle piacere, la stavo solo pulendo, ora lo sapevo bene. Ma speravo ancora di riconquistarla.
Stupendo
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…