Se c’è un’attività in cui Tamara eccelle, quella è lo shopping.
Non solo conosce tutti i negozi del centro, ma anche i proprietari ed ogni singolo commesso che sembrano quasi fare a gara per soddisfare ogni sua richiesta, anche la più folle.
Ma quando, subito dopo aver pranzato, mi disse che voleva andare a fare spese rimasi lo stesso un po’ stupita.
‘Ma Tamara a quest’ora i negozi sono chiusi !’
‘E chi ti ha detto che andremo in un negozio ?’
‘E allora dove, non vedo alternative.’
‘Mia piccola amica non esistono solo i negozi come l’intendi tu, ma anche piccole sartorie che non hanno orari ed è proprio in una di queste che ho intenzione di portarti.’
‘Lo sapevo che mi fregavi ma almeno dimmi che cosa hai intenzione di comprare.’
‘Non penso proprio quindi va vestirti ma non perderci troppo tempo, tanto li ti dovrai spogliare per provare i capi.’
Me ne andai sbuffando ma eccitata al solo pensiero di andare in un atelier cosa che non avevo mai fatto. Misi un intimo in raso giallo e un vestitino dello stesso colore, poi presi il primo paio di scarpe che vidi e tornai da Tamara.
Il viaggio fu come al solito un’avventura, lei sembrava provarci gusto a sfidare ogni buon senso una volta impugnato il volante, ma alla fine arrivammo davanti ad un elegante palazzo del centro e posteggiamo la Mini.
Come sempre Tamara dimostrò di sapere dove voleva andare ed io le andai dietro come un cagnolino al guinzaglio della sua padrona.
‘Facciamo le scale è solo un piano e così ti muovi un po’ pelandrona.’
‘Si si, facciamo sempre quello che dici tu, ma mi vuoi dire dove stiamo andando ?’
‘Ma come sei curiosa ! Aspetta un attimo siamo arrivate.’
Lei suonò ad un vecchio campanello,di quelli dove bisogna girare la chiave e poco dopo una donna venne ad aprirci. Nonostante non fosse più giovanissima era di una bellezza quasi sconvolgente, i lunghi capelli rossi avvolgevano un viso sottile esaltando gli occhi blu, era fasciata da un tubino nero e aveva ai piedi delle bellissime decolté nere che la slanciavano ulteriormente.
‘Ciao Tamara, è questa la tua nuova amica ?’ le chiese dandole un bacio sulla guancia.
‘Si Sonia, lei è Alice la ragazza di Romeo.’
Lei mi guardò come se al posto degli occhi avesse avuti i raggi X, squadrandomi dalla testa ai piedi.
‘Bene Alice, benvenuta a casa mia, in cosa posso esserti utile.’
Non ebbi neanche il tempo di parlare che s’intromise Tamara.
‘La mia amica vorrebbe qualcosa di degno della tua grande fama, un capo unico come solo tu (li) sai creare.’
‘Ah e da quando mi lecchi il culo in questa maniera ! Comunque entrate, vedrò di fare l’impossibile.’
Ci rimasi un po’ male nel sentirla parlare così, ma il suo sorriso aveva un qualcosa di magnetico e quindi mi misi dietro la mia accompagnatrice, seguendola, finché non ci ritrovammo in una grande sala piena di stoffe.
‘Allora Tamara dammi almeno un aiuto, non posso partire dal nulla.’
Lei le andò vicino e le sussurrò qualcosa che non riuscì a capire all’orecchio, dopodiché il viso di Sonia s’illuminò di nuova luce.
‘Certo ho capito e penso proprio d’avere quello che fa per te, intanto che lo prendo spogliati pure.’ mi disse con uno sguardo lascivo che un po’ m’impaurì.
Però non dissi nulla e mi tolsi il leggero vestito che indossavo lasciandolo su una sedia, e poco dopo Sonia tornò con una grossa scatola bianca dandomi subito un’occhiataccia.
‘Se non sbaglio t’avevo detto di spogliarti ?’
‘Beh ecco io il vestito l’ho tolto…’ le risposi in preda alla confusione più totale.
‘Ma allora non hai capito proprio niente, io creo lingerie, mica abiti da sera !’
Per un momento odiai Tamara con tutte le mie forze, che razza di brutta figura mi faceva fare ! Comunque non mi persi d’animo e tolsi la biancheria che portavo mentre la stronza se la rideva di gusto.
‘Bene così va meglio.’ disse Sonia mentre apriva la scatola ‘Questo ti dovrebbe andare benissimo e sono certa che ti piacerà.’
Mi passò un capo in raso verdino del quale non capii nulla.
‘Ma come si mette e soprattutto cos’è ?’
Tamara e Sonia si misero a ridere davanti alla mia imbranataggine, poi la padrona di casa mi spiegò cosa m’aveva dato.
‘Quello che hai in mano è un capo unico di mia creazione, lo si può usare sia come bustino che come guepiere, a seconda se vuoi far vedere o meno le tette, ora ti spiego come si mette e vediamo come ti sta.’
Prese quello strano capo e si mise dietro di me, con l’aiuto di Tamara me lo stinse facendomi quasi mancare l’aria, ma era indiscutibile che il mio seno fu come sollevato risultando più sodo e gonfio.
‘Per coprirti le tette basta che tiri su il pizzo e stai tranquilla che non cade, solo ora ci vogliono le calze adatte.’ mi disse prima di sparire per poi tornare con quello che cercava.
Mi passo delle calze nere finemente ricamate dietro con dei motivi floreali che fissai al bustino prima d’alzarmi.
‘Ora guardati allo specchio e dimmi cosa vedi.’
Senza fiatare mi spostai davanti ad un grande specchio e ci misi del tempo per riconoscermi.
Non mi ero mai vista così bella con così poco addosso, mi sentivo incredibilmente sexy e non vedevo l’ora di mostrarmi così a Romeo, quando m’accorsi che mancava qualcosa.
‘Non credi Sonia che manchi qualcosa ?’
Lei s’avvicinò da dietro fino quasi a toccarmi, il suo sguardo era cambiato, non più peno di superiorità, ma carico di lussuria.
‘E che cosa ti servirebbe ancora ?’ mi sussurrò all’orecchio.
‘Penso manchino le mutandine…’ le risposi quasi balbettando.
‘Quelle adesso non ti servono o forse Tamara non ti ha spiegato come mi devi pagare ?’
‘No….ecco..lei non mi ha spiegato…’
Ormai avevo il cervello in tilt e non riuscivo più a dire due parole di seguito con un minimo di senso logico, e lei si divertì nel vedermi in quello stato confusionale.
Mi ripresi solo quando sentì le sue dita sui miei capezzoli seguite da languidi baci che mi dava sul collo, per riperdere subito la testa. In preda ad un misto di rabbia e voglia di non so che, cercai di girarmi per baciarla, ma lei me l’impedì stringendomi quasi con forza. Ci rimasi male volendo dimostrare a Tamara che non ero una stupida ragazzina, ma una vera donna capace di far godere un’altra, senza limiti o tabù. Ma il lento massaggio fatto da Sonia con pollici ed indici mi fece presto dimenticare i miei ‘buoni propositi’ e rimasi ferma mentre i mie capezzoli s’irrigidivano sempre più.
‘Visto che Tamara è stata tanto maleducata da non spiegarti le mie regole, lo faccio io.’ mi disse Sonia mentre continuava quella dolce tortura ‘Potrai godere quanto vuoi, ma non avere un orgasmo degno di tale nome senza il mio consenso. Se ti vedrò venire ti legherò per frustarti a sangue e tornerai dal tuo uomo in uno stato tale che gli farà schifo il solo vederti. Infine dovrai far godere sia me che la mia amica come meglio crediamo, ora hai capito piccola Alice.’
Le sue parole furono come schiaffi in faccia, non sapevo che dire o fare, ma poi capii che questo era solo l’ennesimo esame a cui intendeva sottopormi Tamara.
‘Si accetto, spero solo di riuscire ad essere degna di te.’ le risposi senza pensarci due volte per poi pentirmene quando la sua mano scivolò sul mio pube.
‘Mm…ma sei già un laghetto…se continui così farai presto la conoscenza della mia frusta…’
Non so come facesse, ma usando solo un dito mi stava facendo impazzire, sentivo che le gambe mi si piegavano quando arrivò davanti a me Tamara che mi tolse il fiato baciandomi a lungo. Sapeva bene che il suo sapere era per me irresistibile, e pregai che smettesse per poi pentirmene amaramente. Tamara infatti scivolò lungo il mio corpo per arrivare sulla fica già ben preparata da Sonia. Cercai di non godere ma era impossibile non farlo, le due aguzzine sapevano bene dove e come andare, e fu un miracolo che non ebbi subito un orgasmo. Ad un certo momento credetti che Sonia avesse quattro mani per come riusciva a stimolare il mio corpo con le sue dita, quanto a Tamara non c’era bisogno che scoprissi in quei momento quanto fosse brava ad usare la lingua.
Quella dolce tortura mi parve che non finisse mai, a volte mi sembrava di cedere ma poi riuscivo a trattenere quell’orgasmo che mi stavano negando fino a che Sonia non decise che avevo subito abbastanza. Sentì che si staccava da me e per poi togliersi il vestito sotto in quale non indossava nulla se non un paio di autoreggenti nere e andarsi a sedere su una poltrona mettendo ben in mostra il suo sesso completamente depilato.
‘Vieni qui Alice e fammi vedere se sai far godere una vera donna usando solo la lingua.’
Fui felice solo per il fatto d’avere un attimo di respiro, così m’inginocchiai davanti a lei e cominciai a leccarle la fica. La sua passera era stretta, solo mentre tornavo a casa seppi che non era mai stata con un uomo ed era totalmente vergine, con un forte odore di rosa, e solo aiutandomi con le mani riuscì a farci entrare dentro la lingua. Tamara nel frattempo si era spogliata anche lei per mettersi vicino a Sonia ed aveva cominciato a baciarla e toccarle il seno.
‘Così non vale…stai aiutando la tua amica, ma sei così brava con quelle dita che non posso dirti di smettere.’ disse Sonia guardandola negli occhi.
Per tutta risposta Tamara fece scivolare la mano in basso fino ad arrivare al suo sesso dove entrò con due dita, la sola penetrazione che Sonia permettesse.
‘Voglio solo godere anch’io mia cara amica e non voglio aspettare troppo.’
La fica di Sonia cominciò a pulsare come se avesse una vita propria, era qualcosa che non avevo mai visto e ne rimasi impressionata, ma non come del suo orgasmo che fu qualcosa di difficilmente descrivibile. Per un attimo si bloccò e rimase come in apnea, poi mi strinse la testa fra le gambe e mi venne in faccia schizzando come un uomo il suo piacere che m’arrivò dritto in bocca costringendomi ad inghiottirlo.
Tamara non perse tempo e s’andò a sedere sulle sue gambe, prese il mio viso per schiacciarlo contro il suo sesso ormai in preda alla voglia più sfrenata.
‘Leccami la fica Alice, senti com’è bagnata e bisognosa di te.’
Mentre Sonia s’impadroniva dei sui capezzoli e li stringeva con forza facendola gemere ancora di più, io iniziai a bere tutto il suo piacere che sgorgava irrefrenabile. Era un fiume in piena e mi ritrovai la faccia bagnata e col suo odore di sesso che tanto amavo, ma decisi che era giunto il momento di una piccola vendetta. Le ficcai senza alcun preavviso tre dita dentro, e presi a fotterla con tutte le mie forze.
‘Ah piccola bastarda non così…mi stai facendo godere troppo…sto venendo..sii.’
Tamara mi venne anche lei in bocca, ma fu decisamente una cosa più ‘normale’ alla quale ero ormai abituata.
‘Ora è venuto il tuo turno Alice e non dirmi che non vuoi il tuo orgasmo.’ mi disse Sonia sorridendo con malizia.
‘Certo che si, non vedo l’ora…’
‘Allora alzatevi tutte e due.’
Io mi alzai in piedi in un attimo, seguita da Tamara che si mise dietro di me, infine fu la volta di Sonia che cominciò subito a baciarmi ficcandomi la lingua fino in gola. Mentre con una mano mi teneva i capelli per stringermi alla sua bocca, l’altra scese velocemente verso la mia fica e ci diede alcuni schiaffetti contro come se non fossi già abbastanza eccitata. Poi quasi all’unisono lei mi ficcò due dita dentro e Tamara fece lo stesso penetrandomi il buchetto.
Non ci misi molto a venire, anzi accadde quasi immediatamente, solo fui sconvolta come non mi era mai successo. La vista mi si annebbiò e sentì che mi mancava il respiro, non riuscivo a muovere un solo muscolo o dire qualcosa, ero completamente bloccata in preda a quel violento piacere che m’aveva appena travolta lasciandomi come una statua di marmo. Loro continuavano a masturbarmi davanti e dietro, ma io non sentivo più nulla abbandonata com’ero a quell’onda furiosa che non avevo mai provato e che non accennava a diminuire.
Quando iniziai a dare i primi segni di ripresa loro cominciarono a toccarmi con dolcezza fino a che non tornai in me.
Senza dire nulla Sonia prese un piccolo perizoma dello stesso colore di quella strana guepiere e me lo porse.
‘Te lo sei guadagnato, ora andate che ho del lavoro da finire.’
In silenzio sia io che Tamara ci rivestimmo, poi loro due si scambiarono delle buste prima che noi ci dirigessimo verso la nostra casa.
Durante il viaggio Tamara mi spiegò che chi trattiene l’orgasmo quando poi si lascia andare gode molto di più, ma quello che era successo quel pomeriggio era molto meglio della sua teoria. Ma non vedevo l’ora di mostrare a Romeo quello che indossavo sotto il vestito e ripetere con lui l’esperienza dell’orgasmo ritardato, certa che con lui sarebbe stato tutto molto più piacevole.
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Complimenti per la facile lettura e presa diretta
ciao cara,ho letto attentamente il tuo racconto ad alto contenuto erotico, e debbo dirti, per quanto possa sembrare raro, che…
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
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le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?