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Racconti Erotici LesboSensazioni

Guardia del corpo

By 16 Febbraio 2022One Comment

Nonostante esteriormente sia molto femminile, alta, slanciata, seno sodo, culo quasi perfetto,
cosce lisce e tornite, pelle fine e vellutata, dentro mi sono sempre sentita un maschiaccio rozzo e
impertinente. Fin da piccola, il mio aspetto stonava con i giochi e le stravaganze in cui mi cimentavo.
Mia madre era disperata, non comprendeva il motivo per cui una bimba apparentemente dolce e delicata,
bionda con gli occhi azzurri, volesse fare solo giochi, e avesse comportamenti, simili a quelli dei maschiacci
con cui faceva sempre comunella.
Invece delle bambole e delle pentoline, volevo pistole, automobiline telecomandate, scatole con dentro arnesi finti, martelli e cacciaviti.
La povera donna rassegnata mi accontentava, anche quando invece di andare a danza o a ginnastica ritmica, optai per il calcio e il karatè.
Crebbi tranquilla e felice, vestita spesso da maschietto, anche se nelle riunioni ufficiali, la mamma non transigeva, mi acconciava da signorina, con vestiti colorati, che mi costringeva ad acquistare e poi ad indossare. Mi sentivo un po’ cretina con quegli abiti, e non vedevo l’ora di tornare a casa, con i miei calzoncini corti e le magline dei miei idoli del calcio, oppure d’inverno le felpe colorate con il cappuccio e i jeans sdruciti e consumati.
Poi superata la pubertà e iniziata l’adolescenza, mi resi conto che, quel mio sentirsi calamitata da giochi e atteggiamenti maschili, era proprio dovuto al fatto, di essere un maschio, con le fattezze e i genitali di una bellissima ragazza, e inevitabilmente, come qualsiasi maschio che si rispetti, ero attratta dal sesso femminile.
Iniziai a frequentare le ragazze, mantenendo con i ragazzi solo rapporti camerateschi, molti di loro avrebbero voluto approcci di natura sessuale, e ai miei rifiuti si creava una sorta di attrito, non comprendevano bene come mai non volessi nessuno di loro.
Mi rimasero solo due o tre vecchi amici d’infanzia, che mi consideravano una di loro, quella con cui ci si arrampicava sugli alberi, e si dava la caccia alle lucertole.
Nell’ambiente degli sport femminili, soprattutto quelli ad alta valenza maschile, come il calcio e le arti marziali, non è difficile incontrare ragazze con più o meno nascoste tendenze omosessuali, per cui le mie prime storielle presero il via e si svilupparono in quegli ambiti.
Ogni tanto portavo a casa una compagna di squadra, o qualche avversaria di un incontro di karatè.
Mio padre che è un ingenuo matricolato, mi osservava rassicurato, nessun maschio mi ronzava intorno,non correvo il rischio di tornare a casa ingravidata.
Mia madre invece, che si era sempre preoccupata dei miei strani atteggiamenti fin da bambina, mi guardava sospettosa, cercando di carpire qualche atteggiamento lascivo, qualunque cosa potesse confermarle la certezza, che non le avrei mai regalato un nipotino, avrebbe potuto rassegnarsi in santa pace. Ma eravamo ancora poco più che bambine, ci confessavamo di essere attratte dalle ragazze,
qualche bacio con la lingua, delle veloci tastatine alla passerina, che poi in solitaria mi strofinavo tutte le sere.
All’ultimo anno del liceo,per la prima volta, mi sono innamorata, di una ragazza che giocava in un’altra squadra di calcio.
Lei faceva il portiere, alta più di me, capello corvino, seno piccolo, braccia e gambe lunghe e sottili.
Era una finale di qualche coppa di lega che non ricordo, e le segnai il rigore decisivo. Lei lo aveva quasi parato, e per la rabbia si mise a piangere, in un pianto disperato, anche per placare la tensione.
Finiti i festeggiamenti, l’andai a cercare, per salutarla e farle comunque i complimenti, e mentre l’abbracciavo ho percepito forte ed intenso un fremito che ci ha attraversate.
Ci siamo scambiate il numero di cellulare, e dopo una settimana eravamo entrambe cotte a puntino.
Con la scusa di una ricerca, quasi tutti i pomeriggi arrivava a casa, ci chiudevamo in camera,con la scusa che lo studio era complicato e non dovevamo assolutamente essere disturbate, ai primi tempi pomiciavamo soltanto, lunghi baci e carezze con le mani infilate sotto alle magliette, e le passerine fradice di umori per la voglia che avevamo. Temevamo di essere scoperte, ma poi i miei andarono via per un intero week end e rimasi sola a casa.
Fu la nostra prima notte insieme, la prima volta per entrambe di un rapporto sessuale completo con un’altra ragazza,i primi orgasmi procurati con la lingua, dallo sfregare delle due passere una contro l’altra, il lunghissimo sessantanove che a notte fonda ci ha sfinite.
Siamo andate avanti per qualche mese, inseparabili, da spettatrici reciproche alle partite quando giocavamo, ogni momento favorevole era sfruttato per darci il reciproco piacere.
Entrambe eravamo vergini, le nostre passerine strette e immacolate, per cui anche solo l’introduzione di un dito, ci procurava enorme piacere, ci sgrillettavamo con passione, avrei voluto baciarla all’infinito.
Finito il liceo, dopo qualche tempo in cui ormai dormivamo tutte le notti insieme, mia madre si era rassegnata, la sua di origini statunitensi, una liberal molto emancipata, sapeva da tempo delle attitudini della figlia, e mi aveva accolta come una sua fidanzatina, una sera mi disse che finita l’estate si sarebbe trasferita negli Stati Uniti, per studiare in un college rinomato, che sua madre voleva cosi’, e che non la poteva deludere.
Mi crollò il mio piccolo mondo, il mio paradiso di sesso,amore e passione.
Decisi di arruolarmi nell’esercito, feci domanda in un battaglione di guastatori, e venni presa.
Mio padre ancora non si è del tutto ripreso, mentre mia madre che già sapeva, per qualche mese non mi ha parlato, ma ora è molto orgogliosa, e stravede per me, anche se non guarda mai di buon occhio le donne con cui mi accompagno.
Rimasi nell’esercito per quasi dieci anni.
Feci una bella carriera, arrivando al grado di Capitano.
Per un periodo iniziale la scuola ufficiali, e poi vari corsi di specializzazione, dove solitamente primeggiavo, poi svariate missioni, anche in zone complicate.
Anni in cui ho dimenticato tutto della mia vita di ragazza, nessuna storia con i miei commilitoni, a cui velatamente facevo capire di non essere interessata agli approcci maschili.
Un paio di storielle, quasi per disperazione, con due soldatesse, dalle fattezze talmente maschili, da non sapere più se fossi ancora attratta dal genere femminile.
Poi una grande occasione, far parte di un corpo congiunto in una base Nato in Germania, per sviluppare un piano strategico comune, nella lotta al terrorismo internazionale.
Finalmente, dopo anni passati nel deserto, o in luoghi impervi, in caserme sperdute, sempre e solo circondata quasi da tutti uomini, potevo godermi il mondo e la mondanità di una grande città europea.
Trascorso il periodo di ambientamento iniziale, ho trovato uno splendido bilocale in centro, e ho ricominciato una vita normale.
La Germania è un paese culturalmente e socialmente avanzato, sgombro da pregiudizi e morali, per cui nel centro delle grandi città, ci sono molti locali, la cui frequentazione è preferita anche da lesbiche, donne di ogni ceto ed età, spesso anche con una vita “normale”, maritate e con figli, ma che non vogliono rinunciare al piacere della compagnia femminile.
Ed è frequentando uno di questi locali, che conobbi Hanna.
Stavo seduta al bancone del bar, sorseggiando un Americano, quando la notai, anche lei appollaiata su di uno sgabello, alle prese con un drink.
Mi stava osservando, curiosa, poi mi chiese del mio aspetto e del mio fare risoluto.
A quel tempo, portavo i capelli corti, un taglio totalmente maschile, che mi facevo fare dal barbiere della caserma, e vestivo da maschio, i miei soliti jeans e la felpa con il cappuccio, Timberland ai piedi.
Guardandola alzai il bicchiere, un invito a brindare insieme, lei si alzò e venne a sedersi vicino.
Dopo la storia liceale con Barbara, è stato il mio secondo innamoramento della vita.
Hanna è un avvocato Berlinese, sposata con tre figli, una donna bellissima e attraente, nel fiore degli anni con una cultura infinita.
Per due o tre sere ci ritroviamo al solito bancone, ceniamo nel ristorantino adiacente al bar, vuol sapere tutto della mia vita, le missioni pericolose, le tre o quattro volte che ho visto la morte da vicino, la lunga astinenza sentimentale.
Lei si è sposata per convenzione sociale, ha figliato perché lo imponeva l’alto rango delle famiglie da cui lei ed il marito provengono, ben sapendo che quella non sarebbe stata la sua vita.
Ora con i figli già abbastanza grandi, il marito lanciato in una carriera politica che lo tiene sempre più lontano, ha deciso di dedicarsi a quello che ha sempre saputo essere la sua vera natura.
Ha avuto qualche breve avventura, ma ora sta cercando la donna di cui innamorarsi, la donna della vita.
Per qualche giorno sparisce, mi sto dicendo, peccato, sarebbe stato forse troppo bello, quando una sera il barista quando mi vede mi porge un bigliettino.
E’ passata Hanna, quella bella signora con cui ha cenato per qualche sera la scorsa settimana, mi ha lasciato questo, dice di chiamarla.
Sul bigliettino un numero di cellulare, e una frase, chiamami, se hai piacere potremmo fare una breve vacanza insieme.
Avevo alcuni giorni di permesso non sfruttati, e colsi la palla al volo.
Hanna ha uno chalet sulle alpi bavaresi, ci siamo andate con il suo grosso fuoristrada Mercedes.
E’ passata a prendermi al mio bilocale la mattina presto, ha guidato velocissima sulla dritta autostrada
Tedesca, poi un lungo fondovalle, e infine una strada tortuosa, fino ad un villaggio di case dal tetto inclinato e scuro. Un po’ fuori dal paesetto lo chalet, una splendida costruzione di legno e pietra, non molto grande per il vero, ma dentro caldissima e accogliente.
Un loro collaboratore locale, aveva provveduto alla spesa, e da due giorni teneva acceso il grosso camino, con una riserva di legna che sarebbe bastata per un mese.
Aveva da poco nevicato, uno strato sottile di leggera farina, ci siamo intabarrate e siamo andate a farci una lunga passeggiata, lungo un sentiero attrezzato.
Poi in un piccolo rifugio ci siamo ubriacate, con una grappa del Trentino, fruttata odorosa di legno e bacche.
Eravamo gli unici avventori, ed il tempo è volato,tra risate, ammiccamenti, leggere carezze sulle mani. Quando stava per far buio, Hanna ha preso il cellulare, e ha chiamato Klaus, il suo servitore.
Viene a prenderci con il quad, è talmente grande che ci staremo in tre, Helga sua moglie ci ha già cucinato la cena, sentirai specialità bavaresi, che non hai mai mangiato in tutta la tua vita.
La cena è stata davvero sublime, e dopo altre due bottiglie di Borgogna spettacolari, Hanna in fatto di vini è davvero una grande intenditrice, eravamo completamente andate, era forse la prima volta in vita mia in cui assaporavo un situazione come quella.
Nel grosso camino un enorme ceppo di legna bruciava lentamente, Klaus ed Helga dopo aver sistemato tutto si erano congedati.
Hanna mi ha preso la mano, e lentamente mi ha portata su di un enorme tappeto di morbidissima lana davanti al camino, e in mezzo a una decina di grandi cuscini colorati ci siamo sdraiate.
Ho chiuso gli occhi, e la bocca di Hanna si è incollata alla mia, improvvisa, la cosa che dalla prima volta che la vidi,più mi aspettavo.
Mi risveglia la luce che entra dal finestrone che si affaccia sulla vallata, mi accorgo di essere nuda, sdraiata sullo spesso tappeto davanti al camino.
Una morbida e caldissima coperta di soffice lana mi copre, il fuoco è stato ravvivato e scoppietta allegro.
Un profumo di colazione mi arriva alle narici, un misto di dolcetti al forno, e uova e pancetta rosolata.
Poi appare Hanna, bella pimpante, indossa una tuta da ginnastica, si è legata i capelli in una lunga coda.
Abbiamo scopato a lungo, fino a quando ci siamo addormentate, il sesso deve farle bene, è davvero in forma, luminosa come nella nostra breve frequentazione, ancora non l’avevo mai vista.
Mi sorride, le dico, buongiorno mattiniera, lei mi guarda, poi tira via la coperta, si inginocchia tra le mie gambe e mi dice, prima di far colazione, ti voglio vedere un’altra volta mentre godi.
Helga e Klaus ci hanno servite e coccolate per i rimanenti tre giorni della breve vacanza.
Lunghe camminate per sentieri e mulattiere, pranzi leggeri in piccoli rifugi disseminati nei dintorni,
e a metà pomeriggio Klaus che veniva a recuperarci con il quad, poi le cene sopraffini di Helga, e infine le nottate di sesso appassionato, in un enorme letto di una camera tutta di pietra con il soffitto di legno.
Abbiamo una notevolissima intesa sotto alle coperte, ad Hanna piace quella mia parte maschile che durante il sesso viene fuori, che a volte mi fa diventare brutale, vuol essere trattata da troia.
Al contrario di me che cerco la femmina in calore, quella disposta a tutto, pur di essere scopata, e lei è quello che adora.
Da un canterano, ha tirato fuori uno strap on, uno di quelli a doppia punta, da introdurre anche nella vagina di chi lo indossa.
E’ un giocattolo che non avevo mai usato, e la sensazione di avere un membro maschile mi ha inebriata,
mi è sembrata una cosa quasi naturale, l’ho scopata come non ci fosse stato un domani.
Sono passati alcuni mesi.
I figli di Hanna sono tutti e tre a studiare in giro per il mondo, in collegi prestigiosi, il marito si è lanciato definitivamente in politica, e sta occupando tutto il tempo in una lunga campagna elettorale, sempre in giro per il paese, spesso anche all’estero, ad intrecciare relazioni, ad acquisire potere.
Noi due ci siamo trasferite in un lussuoso appartamento del centro di proprietà della famiglia di Hanna, e ormai viviamo come marito e moglie.
Ogni tanto lei si assenta, per questioni formali, qualche invito ad eventi importanti, riunioni di famiglia, deve far credere che il matrimonio proceda secondo gli schemi consueti.
In piena estate ci siamo concesse anche una vacanza, una settimana di crociera, nel mediterraneo,su di una di quelle navette d’epoca, dei primi del novecento, che restaurate con i migliori confort moderni a bordo, ripropongono il fascino esclusivo delle crociere di cento anni fa.
Il nostro amore in quei sette giorni si è cementato, nell’anonimato della privacy, che l’esclusività assoluta del tipo di organizzazione garantisce, abbiamo fatto tutto alla luce del sole, Hanna si è lasciata trasportare dalla follia, e previo un grosso compenso al comandante, ha organizzato, un finto matrimonio, con i nostri nomi cambiati in due fittizi per l’occasione, con tanto di festa finale.
Quella notte è stata magica, sapevamo che fosse una finzione, però abbiamo creduto fosse reale, ci siamo davvero sentite come due spose, ci siamo amate con ancor più passione e vigore.
Poi al ritorno il nostro porto di sbarco, Genova, si trova non molto lontano dalla città dove sono nata, e dove i miei ancora vivono, Hanna ha voluto a tutti costi, fargli visita, voglio conoscerli, mi presenterai come tua moglie, era la sua voglia di sentirsi normale in questo suo legame fuori schema, quello che non poteva fare nella sua vita regolata dalle convenzioni.
Mio padre stralunato come al solito ha faticato non poco a capire quello che stava succedendo, mentre mia madre che ormai da anni sapeva, ha accolto Hanna con un sorprendente calore, per il giorno e mezzo che ci siamo fermate,l’ha coccolata come una figlia, per la gioia mia, ma soprattutto di Hanna a cui brillavano gli occhi per la sorpresa.
La sera abbiamo prenotato un ristorante stellato, e Hanna ha fatto la dichiarazione ai miei, che ci eravamo sposate, e che quella era la festa fatta in loro onore, una specie di seconda volta solo per loro.
Mio padre era seriamente imbarazzato, ma anche molto emozionato, mentre mia madre non è riuscita a trattenere qualche lacrimuccia.
A casa abbiamo dormito nel mio letto di ragazza, per fortuna un taglio francese da una piazza e mezza, e io avevo voglia di un sessantanove da ricordare per sempre, nel letto dove ho dormito per tanti anni, e dove ho avuto i primi approcci sessuali.
Ho detto ad Hanna, ce la dobbiamo leccare fino a domattina.
Lei ora è bellissima, abbronzata, un netto e marcato segno del costume, la passera rasata, le affondo la lingua e i denti in quella carne tenera e spugnosa, la lecco e la mangio per delle ore.
Mentre penso solo a come meglio farla godere, sento la mia passera nella sua bocca, mi aspira le grandi labbra, e con denti mi morsicchia il grilletto.
Perdo il conto delle venute, ad ogni nuova riparto più infoiata di prima, la saliva e i liquidi della fica di Hanna mi stanno bagnando fino alle tette, mentre in mezzo alle mie cosce, sento che si sta formando un lago, il lenzuolo è tutto bagnato, dormiremo nella chiazza dei nostri umori.
Suo marito è stato eletto, la coalizione di cui fa parte ha vinto le elezioni, hanno formato un governo e lui è stato nominato Ministro dell’economia.
La nostra vita di colpo si stravolge.
Hanna sarà costretta ad intensificare le sue uscite formali, dovremo stare molto attente a non farci sorprendere in atteggiamenti equivoci, ma soprattutto la cosa più grave è che come consorte del ministro, Hanna dovrà avere una scorta, e una guardia del corpo personale, che la segua in tutti gli spostamenti della giornata.
Una sera dopo qualche giorno dall’insediamento del nuovo governo, mentre sto cucinando, e l’attendo nel nostro appartamento, Hanna arriva tutta felice, e mi dice, che sarò io la sua guardia del corpo.
Ha controllato il mio curriculum e le mie conoscenze e capacità, soddisfano i criteri per poter assumere l’incarico.
Domani ti chiamano per proportelo, e se accetti sarai messa in carico a me, naturalmente con un grosso incentivo economico.
Staremo sempre insieme ovunque andrò, divideremo le stanze d’albergo, verrai con me in vacanza, amore sarai la mia ombra, senza dover dare nessuna giustificazione.
Sono ormai alcuni mesi, che le faccio da guardia del corpo.
La nostra vita continua nella vecchia normalità della nostra casa, anche se io non dovendo più andare nella base, trascorro tutto il tempo con Hanna, la seguo quando va nel suo studio legale, in tribunale quando ha qualche udienza dei processi di cui si occupa, negli eventi a cui è costretta ad andare, con il marito, per le visite istituzionali, nelle riunioni di famiglia con i figli e i genitori.
Ormai abbiamo imparato a muoverci, lei obbedisce a tutto quello che le dico, in ogni caso il mio è un lavoro, il mio compito è proteggerla, conosco tutte le tecniche e i movimenti da fare, per ridurre i rischi di un aggressione.
Ma lei ha il suo carattere un po’ ribelle, non tollera pensare di poter correre qualche rischio, spesso mi prende in giro, vorrebbe fare di testa sua, ogni tanto trasgredisce, e mi fa molto arrabbiare.
Mi ripete sempre, ma chi vuoi che mi voglia fare del male, ho scelto te per avere vicino la donna che amo, non una rompiscatole paranoica che vede attentatori in ogni luogo.
Hanna è stata invitata ad un inaugurazione di una mostra, di un fotografo molto famoso, fa reportage da paesi in guerra, luoghi remoti dove l’equilibrio ambientale è messo in pericolo dai cambiamenti climatici, lavora per tutte le più importanti riviste del paese.
Sono stati compagni di università, per cui lei è un invitata speciale,saremo sotto ai riflettori, la situazione che ogni volta mi dà più apprensione, che ritengo molto pericolosa.
Quando la vede abbandona il cerchio di persone con cui conversa, e il loro incontro è davvero quello di due vecchi amici, si abbracciano e si baciano, forse hanno vissuto insieme qualcosa che è più di un amicizia.
Poi mi prende per un braccio e ci presenta, Karl, questa è Marina, la donna di cui ti avevo parlato, ma che ora è qui in veste di guardia del corpo.
Lui, dopo avermi abbracciata e baciata sulle guancie, si complimenta, anche per il lavoro pericoloso, e per un po’ di invidia che prova, mi strizza un occhio, hai rubato il cuore di Hanna, nessuno c’era mai riuscito.
Iniziamo il giro, con Karl che fa da Cicerone. Rivedo molte scene che fanno parte ancora adesso dei miei incubi più nascosti, ragazzi a pezzi saltati su delle mine, gente che si aggira allucinata tra il fumo e la polvere dopo un esplosione.
Forse non ero preparata, inizio a pensare troppo a quel periodo della mia vita, mi accorgo di aver perso la concentrazione, cerco di osservare le persone, una sorta di ansia si è impadronita di me, ritrovo quella sensazione di pericolo che vivevo, durante quelle missioni.
Poi improvvisamente li vedo.
Karl e Hanna camminano davanti a me, lui la tiene sotto braccetto, parlano fitto, forse lui le racconta le sue avventure, loro stanno venendo verso di noi, dal centro della grande sala.
Sono due arabi, giovani, vestiti all’occidentale, quello che cammina avanti ha uno zainetto, l’altro da dietro lesto tira fuori un automatica, di grosso calibro e mira verso di noi.
Con l’allarme interno che già suonava con un balzo mi frappongo tra Hanna e Karl ed estraggo la Glock già pronta all’uso.
Ma quello ha già iniziato a sparare, il primo colpo mi entra nella spalla sinistra, il secondo si pianta nel muro, passando a pochi centimetri da Hanna, ed il terzo mi prende nell’inguine sulla sinistra.
Sento i due colpi come due martellate, ma nel frattempo anche io ho fatto fuoco.
Con il primo colpo prendo quello che sta sparando in pieno petto, e lo vedo cadere in avanti, mentre l’altro lo colpisco in testa, un grosso schizzo di sangue e cervello gli vola via, e lui cade all’indietro con la testa fracassata.
Faccio in tempo a sentire le grida della gente che fugge terrorizzata, e a vedere il volto di Hanna che piange disperata e mi grida Marina ti scongiuro non morire, mentre mi tiene tra le braccia.
Poi svengo dal dolore.
Mi risveglia il cicalio di un macchinario che monitora il battito cardiaco.
Sono in una stanza d’ospedale probabilmente in un reparto di terapia intensiva.
Sento che ho il braccio sinistro e la spalla bloccati, mi devono aver operato, forse il proiettile deve aver spappolato la clavicola, oppure ci si è conficcato e lo hanno estratto chirurgicamente.
Mi duole l’addome, poi mi diranno che ho avuto fortuna, il piombo mi ha attraversata uscendo da dietro, senza toccare nessun organo vitale.
Muovo il capo, ma tutto mi duole, poi mi giro e da dietro un grosso vetro, vedo Hanna che tiene la mano di mia madre, entrambe ridono e poi si abbracciano, sono due giorni che stanno aspettando il mio risveglio.
Ho dovuto sorbirmi la brontolata di mia madre, non mi avevi detto di rifare qualcosa di pericoloso, Hanna non è la persona che mi avevate fatto credere quando siete venute, mi dovevi dire che la stavi proteggendo, vorrei capire cosa combinate.
Cerco di spiegarle che le cose sono molto complicate, che forse un giorno ci sposeremo sul serio, di smetterla di fare la mamma apprensiva e delusa per aver avuto una figlia inusuale.
Poi finalmente posso restare un po’ sola con Hanna.
Mi racconta tutto. Mi bacia dolcemente sulla bocca, se sono viva è solo grazie a te, ma ora mi hanno messo su una scorta di sei persone, abbiamo finito di campare. Quei due volevano ammazzare Karl, che pare avesse durante uno dei suoi viaggi, disonorato la sorella, una fotografa del luogo. Avevano avuto una storia, ma poi lui, come faceva spesso l’aveva abbandonata al suo destino, e lei disperata si era suicidata.
Il padre deciso nel fargliela pagare aveva mandato due dei suoi figli a saldare il conto.
Sono diventata l’eroina del giorno, solo che i giornalisti si sono messi tutti a ficcare il naso, hanno fatto domande a mezzo mondo, ed è venuto fuori che siamo amanti, qualcuno lo dice in modo velato, ma molti ormai ci accostano a Kevin Costner e Whitney Houston.
L’amore tra la consorte del ministro, e la bellissima Rambo italiana che le fa da guardia del corpo, hanno titolato.

Ad Hanna non restava che divorziare, ormai le convenzioni in cui viveva erano state per sempre distrutte.
Essendo ricca di famiglia non aveva certo bisogno del sostegno economico del marito, per cui la separazione fu rapida e consensuale.
Non essendo più consorte di un membro del governo le hanno anche revocato la scorta.
Mi hanno congedata con onore, per l’alto servizio reso, e lo spirito di sacrificio dimostrato nell’espletare le mie funzioni. Il tutto accompagnato da una notevole buona uscita e un vitalizio sostanzioso.
Con il mezzo scandalo che è venuto fuori, non era certo saggio continuassi ad essere arruolata, in ogni caso, me ne sarei comunque andata.
Io ed Hanna ci siamo sposate, questa volta per davvero, con tutti gli invitati, i genitori e i suoi figli.
Una location stupenda in Toscana, tra gli ulivi e i cipressi, un enorme casale in pietra con piscina, due giorni perfetti, noi siamo state coccolate e servite come due regine.
La prima notte di nozze, quando ormai erano tutti andati a dormire, l’abbiamo fatto sul bordo della piscina, nude e ubriache, ce la siamo leccata e poi Hanna ha voluto essere scopata , con il fido stap on, che si porta sempre appresso.
Forse abbiamo strillato troppo forte, qualcuno deve averci sentite, il giorno dopo le cameriere ridacchiavano divertite, mentre ci servivano la colazione.

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