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Racconti Erotici Lesbo

L’ artista e la sua musa

By 25 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella sera Silvia non poteva uscire di casa poiché c’era la sua serie preferita. Gaia, sua coinquilina, spesso si univa a lei in questo dolce perder tempo dopo ore e ore di casto studio. Silvia era una ragazza alla mano, cordiale e simpatica, con la quale non si poteva non andare d’accordo. Gaia era invece una ragazza più riservata, un po’ timida ed introversa ma dotata di una sensualità che le sfuggiva completamente.
Per stare in casa vigeva sempre un modo molto sportivo di vestire, soprattutto quando il clima era mite come quei primi giorni di maggio. Silvia posizionò il computer sul tavolino quando Gaia la raggiunse contenta di essersi liberata dallo studio.
Indossava una camicia da notte completamente bianca che le arrivava appena sopra le ginocchia, con alle estremità una parte in seta. Silvia non se capacitò e, osservando le gambe nude della coinquilina finì con l’esclamare stupore. Gaia non si era accorta, nella sua innocente ingenuità, di come poteva apparire esaltante e sexy una semplice camicia da notte indosso a lei.
Silvia in realtà si sentiva un poco a disagio che evitò di esternare, accomodandosi sul divano. Gaia si sedette con le gambe raccolte e Silvia finì per deconcentrarsi subito al tocco e alla vista del suo corpo con le gambe della sua amica.
La ragazza non capiva bene cose le stesse succedendo, sentiva solo una strana forma d’imbarazzo che si impossessò di lei. Non riusciva a spiegarlo ; Gaia era spesso una delle sue modelle per l’arte carnale che realizzava e che le dava tanta gioia. Era dunque abituata a vederla molto più svestita così in altre circostanze.
Gaia pensò di arrecare fastidio e così decise di sedersi a gambe incrociate. Questa posizione rese la veste corta e Silvia arrossì subito dopo aver dato una sbirciata alle bianche mutandine di Gaia. Silvia si alzò di scatto per l’imbarazzo e andò in bagno lasciando Gaia perplessa.
La giovane artista non capiva cosa le succedeva, e si spaventò quando, toccandosi il petto sentiva battere forte il cuore. Col pensiero raggiunse ancora le gambe della sua coinquilina quando sentì bussare la porta del bagno.
Gaia, nella sua apprensione, chiese se ci fosse qualche problema. Silvia simulò una risata imbarazzata dicendole di non preoccuparsi e tornare in sala. In quel momento la ragazza fisso lo specchio nel bagno e si fermò a guardarsi, ragionando con sé stessa. Un attimo dopo, si mise la mano nei pantaloni e si toccò in basso.
Era incredula e spaventata quando sentì le sue labbra bagnate. Si era eccitata spontaneamente a guardare Gaia. Pensò subito a un momento di stress e stanchezza, tentando di razionalizzare ciò che stava succedendo mentre la sua coinquilina la stava aspettando.
Silvia asciugò i suoi umori e tornò in sala. Gaia si limitò ad allungarsi al computer e nell’atto accidentalmente mostrò dalla vestaglia il suo seno mentre Silvia si stava avvicinando al divano. L’occhio cadde subito in quel punto, dando modo a Silvia di guardare i seni sodi e bellissimi della sua amica. Si sedette in modo visibilmente non accomodato, come non fosse a suo agio e questa volta Gaia volle una spiegazione.
Continuava a chiedere a Silvia cosa non andasse, avvicinandosi col corpo all’amica e agitandola. Più Gaia rimaneva lì a discutere, più Silvia sentiva di emozionarsi. Gaia intuì qualcosa e affettuosamente abbracciò Silvia.
Nel momento in cui Gaia si ritrasse e le bocche delle due ragazze erano vicine abbastanza, Silvia perse il controllo dandole un bacio. Gaia si ritrasse di scatto tra lo spavento e la curiosità mentre l’immediata serie di scuse di Silvia non faceva altro che interessarla.
Le disse che erano amiche, che lei era una bella ragazza dal corpo sodo e sensuale e che per sempre sarebbe stata una delle sue modelle preferite per i progetti artistici che la coinvolgevano. Ad un certo punto però, Gaia cadde in un’espressione di stupore continuo e privo di parole quando Silvia ammise di essersi bagnata guardandola con quella vestaglia.
Si era eccitata da morire; forse i complici di un’alienante routine piena di studi, di continue tensioni provocate dal successo di diversi progetti artistici e una vita sentimentale non alle aspettative poteva aver portato alla luce la gioia per la sua arte, incarnata ora in eccitazione sessuale per la sua modella.
Silvia pensò alla sensibilità di Gaia e non trovò più le parole sapendo che una cosa così trasgressiva avesse potuto inclinare i rapporti con la sua amica. L’altra ragazza la guardò e cominciò una serie di domande che confutarono quello che Silvia temeva in quel momento.
Se l’eccitarsi con una sua amica era ovviamente una cosa nuova, di certo non lo era pensare ed osservare profondamente il suo corpo. Silvia provò a spiegare la sua reazione sessuale affermando che una delle poche cose che in quel periodo le dava gioia era vivere attraverso la sua arte, quindi apprezzare il corpo che poteva dare vita a questa gioia.
Gaia l’ascoltò fino alla fine senza dire una parola, e solo una domanda evitò la lacrima di sincera felicità: ‘Mi trovi davvero così bella?’. Silvia la fissò scuotendo la testa su e giù. Gaia si avvicinò lentamente e baciò la sua amica. L’atto compì una rapida evoluzione che da soave gioia si trasformò in una passione incontrollata. Gaia finì con lo stare a cavalcioni su Silvia, ormai stesa sul divano.
La loro posa evocava tutto il loro rapporto; di musa amata e di artista ispirata che volgeva e traboccava di libido. Silvia si alzò e capovolse la loro posa: ora era la musa stesa, alla mercede dell’artista.
L’artista iniziò a contornare ogni punto del suo corpo, sentendo il cuore pulsare di gioia. Le sue emozioni erano le medesime che provava quando la ritraeva nuda, crescendo in un vortice di passione. La musa accettava questo amore, questa celebrazione della sua stessa corporeità con profondi sospiri di piacere.
L’artista poi si stese sulla musa, posandole le labbra sul collo. In questo momento di emozioni a nudo l’artista volle spingere al massimo il tracollo di eccitazione; mentre le baciava il collo, avvicinò una mano verso l’intimità del suo oggetto d’ispirazione.
Quando la mano dell’artista toccò la sua musa sentii già una lubrificazione vastissima con quella dolce mano che avrebbe impiegato poco a far giungere all’estasi la sua amante. Le dita che si muovevano piano e intensamente cominciarono a strusciare con una leggera pulsazione dell’organo superiore.
Le dita si spingevano in profondità come decise pennellate; mentre la musa gemeva l’artista si compiaceva di quanto piacere potesse sollecitare il suo tocco. Poco dopo l’artista si rese conto di quanto fosse bagnata la sua musa, poteva sentirne gli odori mentre giocava con le sue intimità.
La musa esplose in un bellissimo urlo di gioia; un unico possente orgasmo seguito da un sospiri profondi. L’artista volle alzarsi e inginocchiarsi per guardarla dall’alto rendendo la sua visione incredibile. Dopo la gioia e l’enorme passione si accese un terzo incredibile sentimento conturbante: l’ispirazione.
La musa era posta lì, nell’estasi cosciente di una gioia nuova. Aveva lievemente divaricate mostrando ciò che vi era in mezzo. Fu un’indescrivibile espressione di seriosa felicità, mentre una lacrima di gioia scorreva lungo il suo volto. Con una mano ella si teneva la guancia, quasi come a sostenersi da quei sentimenti.
L’artista chiese alla musa di tenere il momento. Si alzò di scatto e prese in fretta e in furia un treppiede, un foglio e dei colori completamente improvvisati; proprio come lo sarebbe stata quell’opera d’arte figlia di un’autentica intuizione.

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