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Ninfadora e Hermione – Magia senza limiti

By 12 Gennaio 20252 Comments

La riunione procedeva, ma per Ninfadora era come se tutto si svolgesse ovattato, lontano. Non ascoltava davvero, non riusciva a farlo. Ogni fibra del suo corpo era concentrata su un bisogno urgente e impellente. Il perizoma nero che aveva scelto quella mattina, in un momento di autocompiacimento, ora era una tortura: stretto, umido, intriso di calore. Ogni minimo movimento glielo faceva sentire ancora di più, sfregando proprio dove non doveva. Si spostò appena sulla sedia, incrociando le gambe, ma fu peggio: il tessuto sfiorò il punto più sensibile, facendole sfuggire un respiro quasi impercettibile.
Hermione. Era lei il problema, lei che l’aveva distratta in cucina. Non avrebbe dovuto pensarci, ma l’immagine era tornata, più nitida che mai. I capelli ribelli di Hermione incorniciavano il suo viso concentrato, gli occhi scuri e profondi che si erano sollevati per un attimo, puntandosi nei suoi. Solo uno sguardo, ma Ninfadora aveva sentito un’ondata bollente attraversarle il ventre, fermarsi tra le gambe, stringerla in una morsa di desiderio. Ora Hermione era seduta qualche sedia più in là, intenta a prendere appunti, le dita sottili che scivolavano rapide sulla pergamena. Quei movimenti eleganti e naturali la facevano impazzire.
La sua fantasia corse veloce, senza controllo. Si immaginò Hermione con quella stessa aria composta, la camicia slacciata, i capezzoli tesi contro la pelle chiara. La sua bocca di ragazza studiosa che si apriva, morbida e invitante, mentre le mani di Ninfadora le scivolavano lungo il corpo, toccandola dove nessuno aveva osato. Si vide spingerla contro una parete fredda, strappare via quei vestiti da brava ragazza e scendere con la bocca tra quelle cosce, dove voleva essere, dove la fantasia la conduceva senza pietà.
Un brivido la scosse, e dovette trattenersi per non muoversi troppo. Il calore si stava accumulando, pulsante, sempre più forte. Hermione si mordeva il labbro mentre leggeva, ignara della tempesta che aveva acceso. Ninfadora si immaginò prendere quel labbro tra i denti, mordicchiarlo, succhiarlo, sentire i gemiti soffocati di Hermione mentre con una mano le infilava le dita sotto la gonna. Se avesse abbassato la mano ora, si sarebbe sentita bagnata da quanto l’aveva fatta eccitare quell’immagine. Era come un fuoco liquido, un’ossessione.
“Tonks?”
La voce di Kingsley la riportò di colpo alla realtà. Si scosse appena, sentendo il battito del cuore pulsare tra le gambe.
“Sì, scusa… ero distratta.”
La risposta arrivò strozzata, ma nessuno sembrava aver notato nulla. Kingsley tornò a parlare, mentre Ninfadora lottava per riportare il respiro alla normalità. Non ci riusciva. Ogni tanto gli occhi le cadevano su Hermione, sul profilo della sua schiena dritta, sull’accenno delle cosce sotto il tavolo. Ogni centimetro di lei era un invito, anche se Hermione non lo sapeva. O forse sì. Lo sguardo che si erano scambiate prima, quel lieve sollevarsi delle labbra, aveva significato qualcosa?
Ninfadora strinse le cosce ancora di più. Non poteva continuare così. Quella sera, doveva trovare un modo per sfogare tutta quella tensione. Forse Hermione sarebbe stata abbastanza coraggiosa da raccogliere l’invito. O forse, Ninfadora avrebbe dovuto prenderselo da sola.
Ripensò a Remus, a quella maledetta discussione che si era infilata tra loro come una lama affilata. Avevano fatto pace, avevano fatto l’amore, e proprio quando stava per lasciarsi andare, quando il piacere le aveva annebbiato ogni pensiero, era bastata una parola sbagliata a mandare tutto in pezzi. La frustrazione l’aveva invasa come un veleno, lasciandola sola con quel bisogno insoddisfatto che le tormentava il corpo. Poi, quella missione urgente era arrivata senza preavviso, e lei non aveva più avuto modo di sfogarsi. Ora era lì, seduta, con la testa che ribolliva di immagini e il corpo che gridava per un sollievo immediato.
L’idea di alzarsi durante una pausa, di correre in bagno, chiudersi dentro e masturbarsi fino a venire con furia le attraversò la mente come un fulmine. Avrebbe potuto infilarsi una mano tra le cosce, spingere le dita sotto il perizoma ormai fradicio e giocare con il suo clitoride finché non avesse morso la mano per trattenere i gemiti. La immaginò, quella scena: il corpo tremante, le gambe spalancate mentre si toccava con disperazione, inseguendo l’orgasmo che la tormentava. Un fremito le scosse la schiena solo a pensarci. Sì, avrebbe potuto farlo. Ma non ora. Non lì. Per ora doveva sopportare.
Qualcuno le fece una domanda. Si riscosse, con la voce che uscì stranamente ferma nonostante il caos dentro di lei. Disse la sua, propose un’idea, contribuì come se nulla fosse. Ma intanto continuava a muoversi sulla sedia, cambiando posizione con studiata nonchalance, lasciando che il perizoma si strofinasse tra le labbra gonfie e sensibili. La stoffa aderente sfregava proprio sul clitoride, lenta e spietata, in quella tortura piacevolmente crudele che le faceva pulsare ogni centimetro di pelle.
Si morse l’interno della guancia per non lasciare trasparire nulla, mentre il respiro le si faceva più pesante, il cuore più veloce. Ogni minimo spostamento era un colpo preciso contro quel punto maledetto. Sentiva il piacere montare piano, come una corrente sotterranea che minacciava di esplodere. Avrebbe voluto allargare di più le gambe, lasciare che il perizoma si spingesse ancora più in profondità, scivolando tra la pelle bagnata. Dio, quanto era eccitata.
Sospirò appena, impercettibile, fissando un punto vuoto della stanza per concentrarsi su qualcosa che non fosse la voglia insostenibile di toccarsi. Hermione era ancora lì, qualche sedia più in là, e il suo profilo le tornò prepotentemente alla mente. Ninfadora si immaginò avvicinarsi, accarezzarle quei capelli ribelli, spingerla contro il muro e baciarla fino a lasciarle senza fiato. E forse, subito dopo, prendere la sua mano e guidarla tra le gambe, dove il calore era insopportabile.
Doveva resistere. Doveva aspettare. Ma dentro di sé, lo sapeva: appena fosse stata sola, si sarebbe presa tutto quel piacere negato. Con rabbia, con foga, fino a sfinirsi.
Finalmente ci fu una pausa. La signora Weasley si mise a preparare il tè per tutti, e l’atmosfera si fece meno tesa. I ragazzi sembravano più rilassati, Hermione chiacchierava con Ron, il suo fidanzato, e Harry, mentre Remus era impegnato in una conversazione con Moody. Ninfadora si guardava intorno, cercando di distrarre la mente, ma il desiderio che le ardeva dentro non accennava a placarsi. A breve avrebbero cenato tutti insieme e poi, chissà, forse avrebbe avuto un momento di solitudine.
Quando la signora Weasley le porse una tazza di tè fumante, si sedette su una poltrona leggermente in disparte, lasciando che il calore della bevanda le scivolasse tra le mani mentre fissava il buio oltre la finestra. I pensieri erano ancora confusi, un intreccio di desideri e frustrazione che le annebbiavano i sensi.
Poco dopo, una figura si avvicinò. Hermione si sedette sulla poltrona accanto, il suo profumo leggero, una miscela di carta e fiori freschi, la raggiunse come una carezza sottile.
“Ti disturbo?” chiese Hermione, con quella voce che riusciva ad essere al contempo dolce e decisa.
“No, affatto,” rispose Ninfadora, girandosi verso di lei con un sorriso rilassato.
Hermione le lanciò uno sguardo curioso, quasi indagatore, mentre si sistemava i capelli ribelli dietro l’orecchio. “Stavo pensando… le tue abilità da Metamorfomagus sono incredibili. Come funziona davvero? Voglio dire… riesci a controllare ogni dettaglio del tuo aspetto?”
Ninfadora sorrise, un lampo malizioso negli occhi. “Ogni dettaglio,” rispose, sorseggiando il tè. “Posso cambiare colore, forma, lunghezza dei capelli… occhi, naso, labbra. Posso diventare qualcun altro, se lo volessi.”
Hermione sembrava affascinata. “E… anche il corpo?”
“Anche il corpo,” rispose Ninfadora con voce più bassa, guardandola di sottecchi. “Sono capace di modificare tutto, fin nei minimi particolari.”
Hermione arrossì appena, abbassando lo sguardo sulla tazza tra le mani, ma non sembrava imbarazzata, piuttosto incuriosita. “Dev’essere… straordinario. Non lo so, dev’essere come… una libertà senza limiti.”
“Oh, lo è. Ma può diventare anche una bella arma, sai? Per sedurre o distrarre chi non se lo aspetta.”
Hermione sollevò la testa di scatto, e per un istante i loro occhi si incontrarono. Ninfadora trattenne il respiro, sentendo un brivido attraversarle la schiena. Quel silenzio improvviso fu quasi più potente delle parole, carico di qualcosa di sottile e proibito. Hermione sembrava voler dire qualcosa, ma si fermò, mordendosi il labbro inferiore, il che non sfuggì affatto allo sguardo attento di Ninfadora.
“Ti piacerebbe vedere una dimostrazione?” propose Ninfadora, con un tono che sembrava innocente, ma il fuoco nei suoi occhi raccontava un’altra storia.
Hermione sorrise appena, inclinando la testa di lato. “Sarebbe interessante, sì.”
“Magari più tardi, quando saremo un po’ più tranquille,” aggiunse Ninfadora, stringendo la tazza con una calma studiata. La voce era bassa, quasi un sussurro, ma bastò a far arrossare Hermione appena di più.
Hermione annuì piano, abbassando di nuovo lo sguardo sulla propria tazza, ma con un sorriso indecifrabile che giocava sulle sue labbra. Per qualche secondo restarono in silenzio, ma non era un silenzio vuoto. Era carico, come l’aria prima di un temporale. Ninfadora si ritrovò a guardare le dita di Hermione che tamburellavano lievi sulla ceramica, poi la linea delle sue cosce sotto la veste. Avrebbe voluto allungare la mano, toccare la pelle nuda per vedere se fosse morbida come immaginava.
“Dunque,” riprese Hermione, con voce più ferma. “Qual è il cambiamento più strano che tu abbia mai fatto?”
Ninfadora ridacchiò. “Una volta ho avuto i capelli a forma di tentacoli, solo per spaventare un collega noioso.”
Hermione rise a sua volta, un suono così dolce che Ninfadora sentì il calore tra le gambe farsi ancora più intenso. “Non so se spaventarmi o chiederti di mostrarmi quello che sai fare.”
“Oh, credo che ti piacerebbe quello che so fare…” sussurrò Ninfadora, lasciando cadere quelle parole come una sfida, osservando con attenzione come Hermione reagiva. La ragazza arrossì di nuovo, ma non distolse lo sguardo.
Quel sorriso indeciso, quel lieve mordicchiarsi del labbro. Per Ninfadora era troppo. Sapeva che doveva fermarsi lì, ma la fantasia ormai era scappata troppo lontano. La serata era appena cominciata, e l’idea di cosa sarebbe potuto succedere dopo la cena le fece fremere ogni muscolo.
La cena sembrava quasi normale, una pausa insperata dal caos e dalla tensione della guerra. La signora Weasley, con la sua solita autorità, aveva imposto che non si parlassero di missioni o pericoli, così la conversazione si riempì di chiacchiere leggere, battute e qualche risata soffocata. Per un attimo, sembrava davvero una semplice cena tra amici e familiari, un piccolo momento di pace rubato al tempo.
Ninfadora era seduta accanto a Remus, ma la sua attenzione continuava a vagare verso l’altra estremità del tavolo, dove Hermione, insieme ai più giovani, rideva e parlava con un’energia che sembrava contagiosa. Gli occhi di Ninfadora la cercavano di continuo, anche mentre rispondeva distrattamente alle parole di chi le stava accanto. Hermione si passava una ciocca di capelli dietro l’orecchio con quel gesto naturale e inconsapevolmente seducente, e a Ninfadora bastava quello per sentire di nuovo il calore accumularsi basso nel ventre.
Fu in quel momento che sentì la mano di Remus sfiorarle la gamba. Fu un contatto appena percettibile, eppure le bastò per trattenere il fiato. Non lo guardò, non lo rimproverò; rimase ferma, con il viso impassibile, mentre la sua mano scivolava lenta lungo la pelle nuda, risalendo con studiata lentezza sotto la gonna. Le dita erano calde, ferme, come se sapessero esattamente cosa fare.
Nessuno al tavolo sembrava accorgersi di nulla. Remus continuava a parlare con il signor Weasley, la voce tranquilla e naturale come sempre. Ninfadora si sentiva invece divorata dentro, un contrasto stridente tra l’aria ordinaria che respirava intorno e la corrente elettrica che le scorreva nelle vene. Quando la mano di suo marito raggiunse l’interno coscia, lei aprì leggermente le gambe, come per un riflesso, come se il corpo stesse già rispondendo senza il bisogno di pensare.
Lui continuava a muoversi lentamente, senza fretta, sfiorandola con un tocco che era quasi una tortura. Ogni carezza era un invito, un comando silenzioso a cedere. Le dita di Remus arrivarono a sfiorare il bordo del perizoma, quel perizoma che già da ore le stava sembrando insopportabilmente stretto e umido. Il tessuto, ormai bagnato, non fu una barriera: sentì il dito di Remus premere piano contro la stoffa, muovendosi appena, disegnando cerchi lenti proprio sul suo clitoride.
Ninfadora trattenne un gemito, portando la tazza di tè alle labbra per nascondere un respiro tremante. Sentiva il sangue pulsarle ovunque, il viso caldo, il corpo completamente teso. Guardò di nuovo Hermione dall’altra parte del tavolo, come se quel pensiero potesse distrarla, ma fu un errore. La ragazza stava sorridendo a Harry, un sorriso luminoso e inconsapevole, e Ninfadora si immaginò quella stessa bocca sorridere contro la sua pelle, baciandola dove ora le dita di Remus stavano giocando.
Lo sfioramento si fece più insistente, le dita si muovevano con maestria, pur senza oltrepassare la barriera di quel perizoma bagnato. Remus sembrava del tutto indifferente a ciò che stava facendo sotto al tavolo, la voce calma, il viso rilassato, come se non stesse torturando sua moglie davanti a tutti. Lei, invece, non riusciva più a concentrarsi. I movimenti di Remus la portavano sull’orlo del piacere senza mai farla cadere del tutto, ed era snervante, frustrante, irresistibile.
“Vuoi un altro po’ di tè, cara?” le chiese la signora Weasley con tono materno.
“Sì… sì, grazie,” rispose Ninfadora con un sorriso appena accennato, mentre il cuore le batteva forte e le cosce continuavano ad aprirsi, offrendosi ancora di più alla mano esperta di suo marito.
Non riusciva a staccare gli occhi da Hermione. Avrebbe voluto che fosse lei a toccarla in quel modo, con quella stessa calma e sicurezza. Immaginò Hermione inginocchiata tra le sue gambe, la bocca morbida e calda che sostituiva il tocco di Remus, e quella fantasia rischiò di farle perdere il controllo. Remus continuò a muovere le dita, ignaro o forse perfettamente consapevole di come la stesse facendo impazzire.
Ninfadora era al limite. Il desiderio accumulato le stringeva il ventre, le gambe tremavano appena, e la frustrazione di quelle ultime ore la rendeva incapace di resistere oltre. Con un movimento rapido e furtivo, spostò il perizoma di lato, liberando la carne calda e bagnata, offrendosi senza vergogna al tocco di suo marito. Quando sentì le dita di Remus scivolare direttamente sulla sua pelle umida, premere contro il clitoride e iniziare a massaggiarlo con movimenti lenti e sapienti, un brivido le risalì la schiena, costringendola a mordersi l’interno della guancia per non emettere un gemito.
Remus, sempre calmo, sempre controllato, si piegò verso di lei, la bocca appena contro il suo orecchio, e con una voce bassa e rauca le sussurrò: “Mi dispiace per ieri sera. Ma posso farti godere così, qui, adesso se vuoi… o magari preferisci farti scopare dopo da qualcun’altro?.”
Ninfadora rise piano, un suono naturale e rilassato, come se lui avesse fatto una battuta divertente, così da non destare alcun sospetto tra i commensali. Poi, inclinando la testa appena verso di lui, con un sorriso provocatorio e il fiato caldo contro il suo viso, rispose sottovoce: “E tu? Non hai una ragazzina da andare a scopare come un vero lupo cattivo?” La voce era velenosa, ma carica di una sensualità scura e ambigua. “Io me la caverò comunque, non ti preoccupare. Sai che noon rinuncio ad un bell’orgasmo quando sono così vogliosa…”
Le parole pungenti non lo fermarono, anzi. Remus spinse le dita più in profondità dentro di lei con una fermezza che la fece sussultare, le palpebre che si chiudevano per un istante mentre il piacere si propagava come un’onda calda, spingendosi fino alla punta delle dita. La sua voce, bassa e sincera, accompagnò quel gesto: “Ti amo, Ninfadora. Come non ho mai amato nessuna.”
Lei sorrise piano, il corpo completamente abbandonato alle sue carezze. “Anche io ti amo, Remus… E sarò sempre al tuo fianco,” rispose con lo stesso tono, lasciando che la sincerità di quelle parole colmasse lo spazio tra di loro. Poi, con un movimento lento e dolce, si girò verso di lui e lo baciò, un bacio soffice, profondo, in cui c’era tutto: amore, passione, rabbia e quell’intesa sottile e complicata che solo loro due potevano capire.
Remus continuava a muovere le dita dentro di lei, carezzandola con pazienza, il pollice che scivolava piano sul clitoride, alternando pressioni delicate e movimenti circolari. Ninfadora sapeva di non poter godere del tutto lì, in quella sala piena di gente, ma il piacere che lui le stava regalando era sufficiente a farle dimenticare tutto: la frustrazione, il desiderio accumulato, persino Hermione dall’altro lato del tavolo.
Era un rapporto complesso il loro, fatto di momenti come quello, dove amore e passione si intrecciavano con sfumature più oscure, ma avevano trovato il loro equilibrio. Forse non erano perfetti, ma si amavano, e alla fine, era tutto ciò che contava davvero.
La cena era finita, e le chiacchiere continuavano a riempire la sala. Remus si avvicinò a Moody, spiegandogli che doveva andare via per una questione urgente e che sarebbe tornato l’indomani. Prima di uscire, si girò verso Ninfadora, le diede un bacio rapido e affettuoso sulle labbra, poi raccolse le sue cose e scomparve oltre la porta.
Ninfadora attese qualche minuto, poi si alzò con calma e attraversò la stanza. Passando accanto a Hermione, si fermò appena un attimo, inclinando il capo con un sorriso che sembrava innocente, ma che aveva una sfumatura più audace. “Se vuoi, dopo passa da me. Possiamo continuare il discorso sulle trasformazioni.” La voce era bassa, quasi un sussurro, il tono morbido ma con qualcosa di malizioso.
Hermione sollevò lo sguardo, le labbra incurvate in un sorriso timido. “Volentieri,” rispose, innocente e curiosa.
Ninfadora salì in camera senza fretta, chiuse la porta e finalmente si sentì sola, libera di togliersi quella maschera di calma. Si spogliò con gesti lenti e studiati, come se ogni movimento avesse un rituale preciso. La gonna scivolò lungo le gambe e cadde a terra, seguita dal top e dal reggiseno. Il seno le si liberò con un lieve sussulto, i capezzoli adornati dai piccoli piercing d’argento che brillavano alla luce soffusa della stanza. Quando sfilò il perizoma nero fradicio, il contatto con l’aria fresca sulla pelle nuda le provocò un fremito.
Nuda, si avvicinò alla doccia e aprì l’acqua calda, lasciando che il vapore iniziasse ad avvolgere la stanza come un abbraccio denso e silenzioso. Entrò sotto il getto, e quando l’acqua bollente colpì la sua pelle, un lungo sospiro le sfuggì dalle labbra. Il calore scivolava lungo le sue spalle, le braccia, giù fino ai seni morbidi e al ventre, scorrendo come piccole dita liquide che la accarezzavano.
Chiuse gli occhi mentre le mani si muovevano lentamente verso la saponetta, e con un movimento studiato iniziò a insaponarsi. Partì dalle spalle, strofinando con calma, lasciando che la schiuma scivolasse lungo la pelle liscia. Le mani scesero verso il petto, dove i seni si alzarono leggermente sotto le sue dita. Indugiò lì, massaggiando con movimenti circolari, sentendo il sapone scivolare attorno ai capezzoli turgidi e adornati dai piercing. I piccoli gioielli d’argento rispondevano al tocco delle sue dita, creando un piacere sottile che le fece trattenere un sospiro. Li pizzicò appena, godendo di quel leggero bruciore che mandava una scossa tra le gambe, e il pensiero le corse a Hermione, al suo viso innocente e al modo in cui l’aveva guardata.
I pensieri si intrecciavano tra il ricordo delle dita di Remus sulla sua pelle e l’immaginazione di Hermione che la toccava allo stesso modo, con quella curiosità innocente che si trasformava in desiderio. Continuò a scendere con le mani insaponate, massaggiando lentamente il ventre piatto, il sapone che lasciava scie scivolose e profumate. Si spostò sui fianchi morbidi, stringendo leggermente la pelle sotto le dita, per poi passare sul sedere rotondo e sodo. Fece scorrere le mani in movimenti decisi, soffermandosi a massaggiare, come se volesse scacciare la tensione accumulata, ma finendo solo per alimentare quel fuoco che le bruciava dentro.
Le dita, infine, scesero tra le cosce. Insaponò l’interno delle gambe con calma, poi risalì fino alla fica liscia e depilata, le labbra morbide e già pulsanti al minimo sfioramento. Chiuse gli occhi di nuovo mentre le dita tracciavano linee lente, disegnando la carne bagnata con il sapone. Accarezzò appena il clitoride, sentendo un fremito elettrico attraversarle il corpo, ma si fermò prima di cedere del tutto a quel desiderio. Era una provocazione verso se stessa, un gioco pericoloso. Il calore pulsava nel basso ventre mentre immaginava Hermione inginocchiata tra le sue gambe, con le labbra morbide e curiose che la sfioravano lì dove ora sentiva un bisogno insopportabile.
Ninfadora sciacquò via lentamente la schiuma, lasciando che l’acqua bollente le scorresse lungo il corpo, portandosi via il sapone ma non il desiderio. Ogni centimetro della sua pelle era rosso, caldo, teso come se fosse stato risvegliato da un lungo sonno. Spense la doccia con un gesto lento, uscendo avvolta dal vapore denso.
Si asciugò con calma, sfiorando ogni parte del suo corpo con l’asciugamano morbido, soffermandosi ancora una volta sui seni e tra le gambe, come se volesse catturare quella tensione ancora un po’. Una volta asciutta, prese la vestaglia che aveva scelto: un kimono corto di seta nera, leggero e scivoloso, che accarezzava la pelle ad ogni minimo movimento. Se lo infilò lentamente, lasciando che la stoffa le scivolasse sulle spalle, avvolgendola appena. Il tessuto le copriva i seni e si fermava pochi centimetri sotto il sedere, lasciando scoperte le cosce lunghe e affusolate.
Si guardò allo specchio, sistemando il fiocco della cintura di seta, osservando il modo in cui la stoffa aderiva al corpo e si apriva appena con ogni movimento. Sorrise soddisfatta, lasciando che i capelli bagnati scivolassero lungo le spalle. Poi si avviò verso la camera, lasciandosi cadere sul letto con un languore controllato, in attesa. Si chiese se Hermione sarebbe davvero arrivata. E se lo avesse fatto, cosa sarebbe successo.
Ninfadora si era appena messa comoda sul letto, le gambe piegate sotto di sé, un libro aperto tra le mani, ma non riusciva a concentrarsi davvero. La tensione accumulata durante la serata non accennava a svanire, e la seta sottile del kimono le accarezzava la pelle nuda, rendendo ogni minimo movimento un’ulteriore provocazione contro se stessa.
Fu allora che sentì bussare alla porta. Sobbalzò leggermente, richiudendo il libro con un gesto naturale, il cuore che accelerava di un battito.
“Chi è?” chiese con voce calma, ma dentro di sé sentiva già un fremito anticipatorio.
“Ehm… sono io, Hermione,” rispose la voce dolce della ragazza dall’altra parte.
Un sorriso le sfuggì involontariamente, una scintilla maliziosa negli occhi mentre diceva con naturalezza: “Entra pure.”
La porta si aprì lentamente, e Hermione comparve sulla soglia, i capelli ribelli che incorniciavano quel viso serio e curioso. Quando i suoi occhi scivolarono su Ninfadora, però, si bloccarono per un attimo.
“Ti disturbo?” chiese Hermione, abbassando lo sguardo un istante per poi tornare a guardarla con un sorriso timido.
“Affatto, Hermione,” rispose Ninfadora con voce morbida, chiudendo il libro e scivolando giù dal letto con grazia. Il kimono si aprì appena mentre si alzava, accarezzando le sue curve e lasciando intravedere di più, ma lei non sembrava farci caso. Anzi, era perfettamente consapevole. “Stavi dicendo che ti interessa il discorso della trasformazione… sono contenta di potertene parlare.”
Hermione sorrise, quasi imbarazzata dal complimento. “Oh, si… ma mi ha sempre affascinato la tua capacità di cambiare forma. Deve essere straordinario.”
Ninfadora inclinò la testa, il sorriso giocoso sulle labbra mentre indicava il letto con un gesto casuale della mano. “Togliti le scarpe e siediti pure sul letto… relax!”
Hermione annuì, avvicinandosi con movimenti leggermente rigidi, come se non sapesse bene dove posare lo sguardo. Si sedette sul bordo del letto, sfilandosi le scarpe e lasciandole accanto. Poi si sistemò in una posizione più comoda, le gambe unite e le mani che giocherellavano con l’orlo della gonna, mentre Ninfadora rimaneva in piedi davanti a lei, il kimono che ondeggiava leggermente ad ogni suo movimento.
“Ti piace studiare la teoria, eh?” chiese Ninfadora, inclinando il capo e fissandola con occhi curiosi e penetranti.
Hermione sorrise, annuendo. “Sì… mi piacciono i dettagli, le spiegazioni. È affascinante capire come qualcosa funziona davvero.”
Ninfadora si avvicinò lentamente, come se volesse scrutare il viso della ragazza più da vicino. “La teoria è importante, ma certe cose si capiscono solo con la pratica,” disse, abbassando appena la voce. Hermione sollevò lo sguardo, sorpresa ma non spaventata, quasi rapita dal tono morbido ma carico di sottintesi di Ninfadora.
“Se vuoi, ti mostrerò qualcosa… qualcosa che non troverai scritto nei libri,” aggiunse, sorridendo con un accenno di sfida mentre si fermava proprio di fronte a lei. Il kimono si apriva leggermente lungo i fianchi, lasciando scoperte le gambe morbide e toniche. Hermione abbassò gli occhi per un istante, come se volesse controllarsi, ma poi li rialzò, fissando Ninfadora con un misto di curiosità e tensione.
“Sì… mi piacerebbe vedere,” rispose Hermione, la voce più bassa, quasi esitante, come se non fosse sicura di cosa stesse chiedendo davvero.
Ninfadora si sistemò in piedi davanti a Hermione, il kimono di seta che ondeggiava leggermente ad ogni suo movimento, scivolando lungo le sue curve con un’eleganza naturale. Hermione era seduta sul bordo del letto, le mani poggiate sulle cosce e lo sguardo concentrato, rapito, con quella curiosità che sapeva rendere il suo viso ancora più affascinante.
“Allora,” iniziò Ninfadora con un sorriso leggero, “come Metamorfomagus, la mia abilità principale è quella di trasformare il mio aspetto fisico a piacimento. È una magia innata, rara, che non richiede bacchetta, formule o pozioni. È tutta una questione di concentrazione e controllo mentale.”
Hermione annuì, lo sguardo incollato su di lei. “Come funziona, esattamente? Devi immaginare l’aspetto che vuoi assumere?”
“Esattamente.” Ninfadora si accovacciò di fronte a lei, portandosi alla sua altezza, guardandola dritta negli occhi. “Devo avere un’immagine chiara nella mente, più dettagliata è, meglio funziona. Non si tratta solo di modificare il colore dei capelli o degli occhi – anche se è la parte più semplice – ma di cambiare intere proporzioni del corpo. Posso allungare o accorciare le gambe, rendere i lineamenti più spigolosi o più morbidi, cambiare la voce, l’altezza. Persino piccoli dettagli, come la forma delle unghie o la curvatura delle sopracciglia.”
Hermione si sporse leggermente in avanti, gli occhi che brillavano di curiosità. “E quanto è difficile mantenere una trasformazione?”
Ninfadora sorrise, come se la domanda le piacesse. “Dipende. Piccole modifiche, come il colore dei capelli o la lunghezza, posso mantenerle senza alcuno sforzo. È come respirare, ormai. Cambiamenti più complessi, come sembrare un’altra persona o assumere una forma fisica totalmente diversa, richiedono concentrazione costante. Più a lungo mantengo la trasformazione, più diventa faticoso, perché il mio corpo vuole naturalmente tornare alla forma originale.”
Hermione annuì, riflettendo. “E puoi trasformarti in… qualunque cosa? O ci sono dei limiti?”
“Ci sono limiti,” rispose Ninfadora, spostando un ciuffo di capelli dietro l’orecchio con un gesto fluido. “Non posso cambiare del tutto la mia natura. Posso trasformarmi in un’altra persona, persino in un uomo se lo voglio,” aggiunse con un sorriso più malizioso. “Posso creare caratteristiche che non ho, come allungare le orecchie, modificare le forme del mio corpo o, se serve, anche creare… parti aggiuntive.” Fece una pausa, osservando lo sguardo di Hermione che si allargava, e rise piano. “Ma non posso diventare un animale, per esempio. Quella è una capacità degli Animagus, e anche in quel caso ci vuole studio e pratica.”
“Capisco…” mormorò Hermione, leggermente arrossata, mentre elaborava le parole di Ninfadora. “Ma come fai a controllare tutti quei dettagli? Cioè, come fai a sapere che aspetto avrà il risultato finale?”
“Pratica, pratica e ancora pratica,” rispose Ninfadora, alzandosi lentamente in piedi. “All’inizio, quando ero piccola, mi uscivano trasformazioni incomplete o esagerate. Se volevo capelli lunghi, finivano per diventare chilometrici. Se volevo sembrare più alta, finivo per sembrare una giraffa.” Rise al ricordo, incrociando le braccia sotto il seno, con un sorriso complice. “Ma con il tempo ho imparato a controllare ogni dettaglio, come un pittore che conosce a memoria ogni pennellata.”
Hermione si spostò un po’ sul letto, guardandola con ancora più ammirazione. “E… puoi mostrarmi qualcosa? Una piccola dimostrazione?”
Ninfadora sorrise, i suoi occhi brillavano di una luce giocosa. “Certo.” Si concentrò per un attimo, il viso serio ma rilassato, come se stesse raccogliendo tutta la concentrazione necessaria. I suoi capelli iniziarono a cambiare, scivolando da un vivace rosa acceso a un nero corvino lucido. Gli occhi divennero di un blu ghiaccio, intensi e penetranti, mentre le sue labbra si assottigliarono appena, prendendo una forma più delicata.
“Che ne dici?” chiese Ninfadora, con voce appena diversa, più bassa e suadente.
Hermione la fissava, stupita. “È incredibile… sembri un’altra persona, ma allo stesso tempo sei ancora tu.”
“Esattamente,” rispose Ninfadora, tornando lentamente alla sua forma originale con un battito di ciglia. I capelli tornarono rosa e gli occhi assunsero di nuovo il loro colore naturale. “La parte più difficile non è cambiare. È ricordarsi sempre chi si è, anche quando si assume un’altra forma.”
Hermione le chiese allora se poteva cambiare qualcosa di più dei capelli o degli occhi e Ninfadora sorrise maliziosa alla richiesta di Hermione, cogliendo al volo l’occasione di spingersi un po’ più in là. “Certo che posso,” rispose con un tono dolce ma carico di sottintesi, mentre si avvicinava alla porta e la chiudeva a chiave con un gesto deciso. Hermione la guardò con un’espressione perplessa, quasi innocente nella sua curiosità.
“Non vorrei che qualche maschietto entrasse all’improvviso e mi vedesse così,” spiegò Ninfadora con un sorriso giocoso mentre, con estrema naturalezza, sciolse il fiocco della cintura del kimono. La seta scivolò lungo il suo corpo, accarezzando la pelle liscia fino a cadere a terra con un fruscio appena udibile, lasciandola completamente nuda di fronte a Hermione.
La ragazzina arrossì di colpo, le guance che si colorarono di un rosso acceso mentre la sua espressione passava dall’imbarazzo all’incapacità di distogliere lo sguardo. I suoi occhi percorsero il corpo nudo di Ninfadora, dall’alto verso il basso, senza riuscire a trattenersi. Le dita dei piedi erano perfette e curate, e le gambe affusolate sembravano scolpite con grazia. Ma fu quando lo sguardo arrivò più in alto che Hermione trattenne involontariamente il respiro. Le labbra della fica di Ninfadora, gonfie e lisce, sembravano pulsare leggermente, e quando i suoi occhi risalirono fino ai seni turgidi, vide i piercing d’argento ad anello che bucavano i capezzoli già duri, perfettamente in vista. Hermione rimase immobile, come rapita, incapace di spostare lo sguardo da quei dettagli che la stavano lasciando senza fiato.
“Questo è il mio corpo… normale… solito…” disse Ninfadora con un tono suadente, quasi divertito, mentre si portava una mano sui fianchi e la osservava. Hermione balbettò qualcosa, ma non riuscì a formulare una frase chiara. La sua mente sembrava annebbiata, e tutto quello che riusciva a pensare era quanto fosse perfetta Ninfadora, quanto fosse libera e sicura del suo corpo.
“Allora iniziamo con qualcosa di più… spettacolare,” continuò Ninfadora, prendendo un respiro profondo. Lentamente, sotto lo sguardo estasiato di Hermione, il suo seno cominciò a cambiare forma. Da morbido e prosperoso com’era, iniziò a ridursi, diventando piccolo, tonico e sodo, come quello di una ragazza più giovane. I capezzoli, ancora attraversati dai piercing, sembravano quasi più evidenti, sporgenti e sensibili.
Hermione deglutì, incapace di staccare lo sguardo. “È incredibile…” sussurrò, quasi tra sé.
“E ora qualcosa di più esplosivo…” rispose Ninfadora con un sorriso malizioso. Con un battito di ciglia, iniziò lentamente a invertire il cambiamento: il seno prese a crescere, gonfiandosi in modo graduale ma inesorabile, come se stesse sfidando le leggi della natura. Ogni respiro che prendeva lo faceva sembrare più grande, più pieno, più pesante. Alla fine, ogni seno era grande quasi quanto la testa di Hermione, due globi perfetti, sodi e imponenti, con i capezzoli spessi e turgidi al centro, ancora ornati dai loro anelli d’argento che apparivano piccolissimi adesso.
Hermione fissava quelle forme enormi con la bocca leggermente aperta, i suoi occhi che tradivano ammirazione e invidia. Era ipnotizzata dai capezzoli di Ninfadora, grandi e scuri, tesi come se la sfidassero a toccarli. Non riusciva a capire come fosse possibile, ma non voleva nemmeno chiedere. La visione era troppo affascinante per interromperla.
Ninfadora rise piano, muovendo leggermente le spalle, così che i seni ondeggiassero con un movimento lento e naturale, come per mostrarli meglio. “Che ne dici, Hermione?” chiese con un sussurro provocatorio.
Hermione arrossì ancora di più, incapace di rispondere, ma lo sguardo tradiva ogni pensiero che le attraversava la mente. I suoi occhi continuavano a posarsi sui seni enormi, sui capezzoli che sembravano invitarla, sulle curve generose che sembravano fuoriuscire da un sogno.
“Vedi?” spiegò Ninfadora con calma, passando le mani sui fianchi per attirare di nuovo l’attenzione. “Posso cambiare ogni dettaglio del mio corpo. Questo non è solo un trucco di magia, Hermione. È controllo, è conoscenza del proprio corpo. E tu sai cosa significa? Significa libertà. Essere come si vuole, quando si vuole… ideale per i maschietti ad esempio. Un cambiamento per ogni gusto.”
Hermione annuì lentamente, ancora senza parole. Non sapeva più se stava ammirando Ninfadora come una maga straordinaria o come una donna che sembrava incarnare tutto ciò che lei stessa non osava neanche immaginare.
Ninfadora sorrise lentamente, muovendosi con calma verso Hermione, i movimenti fluidi e studiati. Si fermò proprio di fronte a lei, il corpo nudo ancora perfetto, con quei seni enormi che dominavano la sua figura in un modo innaturale e ipnotico. Senza dire una parola, prese delicatamente la mano di Hermione tra le sue e la guidò verso uno dei seni gonfi.
“Prova,” sussurrò, con un tono morbido e avvolgente. “Sentilo… Stringilo. Tocca con mano. È il mio seno… solo’ più grande. Non è un’illusione o un qualcosa di finto…”
Hermione esitò per un momento, ma quando le sue dita si posarono sulla pelle morbida e calda, sentì un brivido attraversarle il corpo. Iniziò a stringere leggermente, come per testare ciò che stava toccando, e rimase senza fiato. Quel seno sembrava reale in tutto e per tutto: la consistenza, il calore, la pelle morbida che si modellava sotto il tocco delle sue mani.
“È incredibile…” mormorò Hermione, con la voce tremante, quasi rapita. Con entrambe le mani, iniziò a esplorare, sentendo il peso e la morbidezza di quelle curve. Il suo respiro era diventato più pesante, e si accorse, con un misto di imbarazzo e piacere, che le sue mutandine si stavano bagnando sempre di più. Non riusciva a fermarsi. C’era qualcosa di irresistibile nell’idea di toccare Ninfadora così, di esplorare quel corpo mutato, e allo stesso tempo reale.
Quasi sovrappensiero, le sue dita scivolarono verso i capezzoli, sentendoli turgidi. Hermione li sfiorò con cautela, poi strinse appena, tirando leggermente i piccoli anelli che li attraversavano. Ninfadora gemette piano, un suono basso e roco che fece tremare Hermione dalla testa ai piedi.
“Vedi?” sussurrò Ninfadora, mordendosi il labbro con un sorriso provocatorio. “Anche se il mio corpo cambia, le sensazioni restano le stesse. Ogni tocco, ogni pressione… lo sento esattamente come prima… se li strizzi o li mordi io sento dolore o piacere e godo esattamente come quando sono di dimensioni normali.”
Hermione arrossì ancora di più, le sue mani ancora ferme sui capezzoli, come se non sapesse più se fermarsi o continuare. Era sopraffatta, il desiderio che si stava insinuando lentamente dentro di lei diventava impossibile da ignorare.
Ninfadora, osservandola con attenzione, si piegò leggermente in avanti, fissandola con occhi brillanti di malizia. “Spogliati,” disse con voce bassa, un ordine che sembrava più una promessa. “Voglio farti vedere qualcosa di ancora più incredibile.”
Hermione spalancò leggermente gli occhi, il respiro che le si bloccò in gola. “Devo spogliermi? Io… non lo so… Forse…,” mormorò, esitante, come se cercasse di riprendere il controllo di sé.
Ma Ninfadora sorrise con dolcezza, avvicinandosi ancora un po’, accarezzandole un braccio con un tocco leggero. “Non c’è nulla di cui aver paura, Hermione. È solo un gioco. Fidati di me.” La voce di Ninfadora era ipnotica, carica di una sicurezza che faceva vacillare ogni titubanza. “Vedrai, non te ne pentirai.”
Hermione la fissò per un lungo istante, mordendosi il labbro inferiore, mentre il desiderio e la curiosità lottavano contro la sua razionalità. Alla fine, con un respiro profondo, si alzò lentamente dal letto, mettendosi in piedi davanti a Ninfadora.
Mentre Ninfadora lasciava che il suo corpo tornasse lentamente alla sua forma naturale, con seni più proporzionati ma ugualmente perfetti, Hermione iniziò a spogliarsi. Con movimenti lenti e impacciati, si tolse la giacca, poi la camicia, rivelando la pelle chiara e delicata del suo busto. I capelli ribelli le cadevano lungo le spalle, mentre le mani tremavano appena quando sganciò il reggiseno, lasciando che scivolasse lungo le braccia e cadesse a terra. I seni di Hermione erano piccoli e sodi, con capezzoli già tesi dall’emozione, e Ninfadora li osservò con un sorriso di apprezzamento che la fece arrossire ancora di più.
Hermione esitò un attimo prima di abbassarsi la gonna, rimanendo con addosso solo le calze e le mutandine di cotone, che ormai mostravano chiaramente l’umidità. Si portò le mani istintivamente davanti al corpo, imbarazzata, ma Ninfadora le sfiorò delicatamente le braccia, abbassandogliele con dolcezza.
Ninfadora osservò Hermione con un sorriso rassicurante, gli occhi che brillavano di una dolcezza avvolgente ma carica di qualcosa di più profondo, un desiderio nascosto e consapevole. “Togliti tutto, Hermione. Per questa cosa non devi avere nulla addosso… Ne le calze… né le mutandine.” La sua voce era morbida, un sussurro che sembrava scivolare direttamente nella mente della ragazza.
Hermione esitò un istante, le guance già colorate di un rosso acceso, ma non riusciva a resistere alla presenza di Ninfadora, alla sicurezza che trasmetteva in ogni movimento. Come rapita, abbassò lentamente le mani al bordo delle mutandine e le fece scivolare lungo le gambe poi si sedette di nuovo e sfilò le calze. I vestiti erano a terra e lei completamente nuda. Si coprì d’istinto, posando le mani in grembo, come per proteggersi, mentre lo sguardo si abbassava, imbarazzata dalla situazione.
“Lasciati andare… fidati di me,” sussurrò Ninfadora, accarezzandole leggermente una coscia con la punta delle dita. Hermione deglutì, il cuore che le batteva forte nel petto, mentre si appoggiava con i gomiti sul materasso, senza sapere bene cosa aspettarsi.
Con un movimento lento ma deciso, Ninfadora posò le mani sulle sue ginocchia e le aprì delicatamente le gambe. Hermione rimase immobile, il respiro che si fece più profondo e tremante mentre sentiva le cosce schiudersi sotto la pressione delle mani esperte di Ninfadora. Il gesto non era violento, ma fermo e sicuro, carico di un controllo che la lasciò senza difese.
Ninfadora si prese un momento per guardare: la fica di Hermione era delicata e umida, le piccole labbra rosate lucide di eccitazione, i segni inequivocabili del desiderio accumulato. Un sorriso morbido, quasi affettuoso, le increspò le labbra mentre sussurrava: “Sei già così bagnata… davvero un bel segnale.”
Hermione abbassò di nuovo lo sguardo, imbarazzata, il respiro ancora più incerto. “Io… non so perché…” riuscì solo a mormorare, con un filo di voce.
Ninfadora sollevò una mano e le accarezzò delicatamente l’interno coscia, il pollice che tracciava cerchi invisibili sulla pelle morbida. “Hermione, non c’è nulla di cui vergognarsi,” disse con voce bassa e rassicurante. “È normale. È naturale. Vuol dire che il tuo corpo sta semplicemente rispondendo a ciò che sente. Non c’è nulla di sbagliato.”
Ninfadora si avvicinò ancora di più, il respiro caldo che sfiorava la pelle accaldata di Hermione, ormai completamente aperta davanti a lei, vulnerabile e arresa. I loro occhi si incontrarono, il desiderio di una che divorava l’altra, creando una tensione insostenibile. Con voce bassa, quasi un sussurro, Ninfadora le disse: “Vuoi vedere fino a dove posso spingermi con la mia magia?”
Hermione deglutì, il petto che si sollevava velocemente, le guance infuocate e le mani che stringevano le lenzuola sotto di lei. La voce tremante riuscì appena a uscire dalle sue labbra. “S-sì…”
Un sorriso malizioso si dipinse sul viso di Ninfadora, un sorriso carico di promesse proibite. Senza mai distogliere lo sguardo da Hermione, lasciò che il suo corpo iniziasse a mutare lentamente. La carne liscia e rasata del suo pube cominciò a cambiare forma, a modellarsi sotto i suoi occhi increduli. Un fremito elettrico attraversò la stanza quando, al posto della sua fica delicata, apparve un cazzo. Lungo, spesso e perfetto, teso e pulsante come se fosse stato scolpito per il piacere. Le vene correvano lungo l’asta dura, e la punta, liscia e arrotondata, brillava di un calore irresistibile.
Hermione spalancò gli occhi, il respiro che le si bloccò in gola. Non riuscì a distogliere lo sguardo da quella visione surreale e ipnotica, sentendo il desiderio accendersi ancora di più tra le gambe.
“Ti piace?” chiese Ninfadora con un tono basso e provocante, avvolgendo le dita attorno alla base del suo cazzo e accarezzandolo lentamente, quasi a volerlo mostrare meglio.
Hermione annuì, incapace di formulare una risposta chiara. Il corpo le tremava leggermente, e la voce uscì come un sussurro strozzato. “S-sì… è… Dio… è perfetto.”
Ninfadora sorrise, compiaciuta, e si avvicinò ancora di più, ormai in mezzo alle gambe di Hermione. La punta del suo cazzo sfiorò appena la pelle morbida delle sue cosce, e Hermione rabbrividì, trattenendo un altro gemito. Ninfadora si prese il suo tempo, lasciando che il momento si caricasse di un’attesa quasi insopportabile. Poi, con un gesto lento e deciso, prese il suo cazzo con una mano, guidandolo verso la fica bagnata e pulsante di Hermione.
“Rilassati,” sussurrò, con voce morbida ma ferma, “ora ti farò godere.”
Hermione chiuse gli occhi e lasciò andare la testa all’indietro, le mani che affondavano nelle lenzuola mentre sentiva quella pressione calda spingere piano dentro di lei. La punta del cazzo di Ninfadora iniziò ad aprire la sua carne morbida, allargando le sue labbra delicate mentre scivolava lentamente, centimetro dopo centimetro, riempiendola come non aveva mai provato prima.
Un gemito sfuggì dalle labbra di Hermione, profondo e tremante, mentre il corpo si inarcava leggermente, accogliendo quella presenza impossibile ma straordinariamente reale. “Oh, Dio…” sussurrò, la voce spezzata dal piacere mentre sentiva il cazzo scivolare sempre più in profondità, nella sua fica bagnata.
“Stai godendo vero? le sussurrò contro l’orecchio, la voce roca e carica di desiderio.
Hermione annuì freneticamente, incapace di parlare mentre i suoi gemiti si facevano sempre più acuti, la testa che si muoveva all’indietro, i capelli che le ricadevano come una cascata lungo le spalle. Sentiva il cazzo di Ninfadora muoversi dentro di lei, spingendo contro ogni punto sensibile con precisione, portandola sull’orlo del piacere.
Era una sensazione travolgente, un mix di stupore, desiderio e un piacere così intenso da toglierle il respiro. Le mani di Hermione si spostarono lungo i fianchi di Ninfadora, aggrappandosi a lei mentre il ritmo delle spinte aumentava, riempiendo la stanza di suoni proibiti, di respiri spezzati e gemiti soffocati.
Ninfadora si abbassò appena, baciandole il collo, mordicchiandolo leggermente, mentre il suo cazzo continuava a scivolare dentro e fuori, senza pietà, senza fermarsi, guidandola sempre più vicino all’apice.
Ninfadora si chinò su Hermione, catturando le sue labbra in un bacio profondo, carico di passione e desiderio. La lingua di Ninfadora scivolò dentro la bocca di Hermione, dominandola con una dolce aggressività a cui la ragazza rispose senza esitazione. Le mani di Hermione risalirono lungo il corpo di Ninfadora, fino a fermarsi sui suoi seni morbidi e turgidi, stringendoli con foga. I pollici premettero contro i capezzoli attraversati dai piercing, pizzicandoli e tirandoli con decisione.
“Scopami più forte,” sussurrò Hermione con voce spezzata, il respiro caldo e irregolare mentre fissava Ninfadora con occhi colmi di lussuria.
Quelle parole accesero una fiamma ancora più intensa dentro Ninfadora. “Non aspettavo altro,” rispose con un sorriso malizioso, stringendole le cosce per tenerla ferma mentre ricominciava a muovere i fianchi.
Ninfadora iniziò a spingere con più forza, entrando sempre più a fondo nella fica fradicia e stretta di Hermione. Il suono delle loro pelli che si scontravano si mescolava ai gemiti sempre più acuti della ragazza, il suo corpo che si inarcava sotto ogni affondo. Hermione gemeva senza ritegno, la testa che si muoveva all’indietro e le dita che si aggrappavano disperatamente alle lenzuola.
“Ti piace, vero? Ti piace sentirlo così dentro di te?” sussurrò Ninfadora con voce roca, senza fermarsi, spingendo ancora più forte, più in profondità, facendo tremare Hermione sotto di lei.
“Sì! Oh Dio… sì!” ansimò Hermione, con il volto arrossato e gli occhi chiusi mentre si perdeva completamente nel piacere. Le sue gambe si strinsero intorno alla vita di Ninfadora, tirandola ancora più vicino, mentre ogni affondo faceva scivolare quel cazzo perfetto contro i punti più sensibili della sua carne bagnata.
Ninfadora si abbassò di nuovo, baciandola con la stessa intensità con cui la stava scopando. Le loro lingue si intrecciarono mentre Hermione continuava a gemere contro le sue labbra, le mani che non smettevano di stringerle i seni, torturando delicatamente i capezzoli tesi.
“Sto per venire…” ansimò Hermione all’improvviso, con voce tremante e spezzata, il respiro irregolare e le gambe che si agitavano leggermente.
Ninfadora sorrise contro la sua pelle, senza rallentare il ritmo. Al contrario, iniziò a spingere ancora più forte, i colpi più rapidi e profondi, ogni affondo che faceva tremare il corpo di Hermione, portandola sempre più vicino all’apice. “Vieni per me, Hermione,” sussurrò con voce bassa e dominatrice, “voglio sentirti godere completamente.”
Hermione gemette forte, la testa che si gettò all’indietro mentre un’ondata di piacere travolgente la investiva. Il suo corpo si tese, le gambe si strinsero con forza attorno a Ninfadora, e un grido soffocato le sfuggì dalle labbra mentre l’orgasmo la scuoteva, facendola tremare sotto di lei. La sua fica pulsava attorno al cazzo di Ninfadora, bagnandolo ancora di più con il suo piacere.
Ninfadora rallentò appena, godendosi ogni contrazione del corpo di Hermione sotto di lei, poi si chinò ancora una volta a baciarla, un gesto dolce che contrastava con l’intensità del momento. “Brava ragazza,” le sussurrò contro le labbra, sorridendo mentre Hermione cercava di riprendere fiato, ancora scossa dalle onde di piacere che continuavano ad attraversarla.
Ninfadora rallentò gradualmente, i movimenti dei suoi fianchi divennero sempre più lenti e morbidi fino a fermarsi del tutto. Con estrema delicatezza uscì da Hermione, lasciandola distesa sul letto, il petto che si alzava e abbassava velocemente mentre cercava di riprendere fiato. Hermione la guardava con occhi sognanti, il viso ancora arrossato, i capelli scompigliati incorniciavano il suo volto rilassato e colmo di piacere.
“Sei incredibile…” mormorò Hermione, la voce un soffio, carica di adorazione. “Dio, sei perfetta… il cazzo di un uomo, così… virile, e la morbidezza di una ragazza…”
Ninfadora sorrise sentendo quelle parole, un sorriso malizioso e allo stesso tempo affettuoso. Si chinò su di lei, le mani che si posarono ai lati del suo viso mentre la baciava di nuovo. Il bacio fu lento, profondo, come se volesse imprimere quel momento in ogni fibra del loro essere. Le loro labbra si muovevano insieme con una naturalezza disarmante, mentre Hermione rispondeva con lo stesso trasporto, aggrappandosi dolcemente alle braccia di Ninfadora.
Poi Ninfadora si sollevò lentamente, strisciando sul letto con una grazia fluida fino a sedersi di fronte a Hermione. La luce soffusa della stanza esaltava ogni linea del suo corpo, ancora lucido di sudore e desiderio. Con calma, si portò le mani al ventre, chiuse gli occhi per un istante e lasciò che il suo corpo iniziasse a mutare.
Hermione la osservò con lo sguardo fisso, incredula e sognante allo stesso tempo, mentre il cazzo perfetto che poco prima l’aveva portata all’orgasmo iniziava a dissolversi lentamente, come se venisse plasmato da mani invisibili. Il corpo di Ninfadora si modellò di nuovo, tornando alla sua forma originale, il pube liscio e umido che riapparve al centro delle sue gambe. La fica liscia, perfetta e gonfia di eccitazione prese il posto dove poco prima c’era quell’imponente membro.
Hermione trattenne il fiato, le labbra leggermente aperte mentre la fissava, ipnotizzata. Sembrava quasi che avesse davanti una dea capace di trasformarsi a piacimento, di dominare il proprio corpo come nessun altro.
Alla fine, Ninfadora aprì gli occhi e sorrise, inclinando appena la testa. “Ecco,” sussurrò con voce dolce, quasi un sussurro, “tutto è tornato come prima.”
Hermione deglutì, senza riuscire a staccare lo sguardo da quella visione. “Sei… una creatura incredibile…” ripeté piano, come se fosse tutto ciò che riusciva a dire.
Ninfadora sorrise di nuovo, un sorriso pieno di dolcezza e desiderio, poi si allungò verso Hermione, baciandola ancora una volta, le dita che accarezzavano i suoi capelli umidi e scomposti.
Hermione guardò Ninfadora con un misto di adorazione e consapevolezza, le guance ancora arrossate per ciò che avevano appena condiviso. “Ma… tu non sei venuta,” disse piano, la voce dolce ma carica di un’intuizione che non poteva ignorare.
Ninfadora sorrise, le labbra che si piegarono in un’espressione maliziosa e seducente. “È vero,” rispose con voce bassa e suadente, fissandola con occhi scintillanti. Si lasciò scivolare più indietro sul letto, aprendo lentamente le gambe con una sensualità disarmante, mostrando senza alcuna vergogna la sua fica umida e gonfia, che brillava leggermente dei suoi umori. Con un gesto languido, fece scorrere le dita lungo la fessura, sfiorandosi appena, e un fremito le percorse il corpo. Lo sguardo che rivolse a Hermione era puro fuoco. “Vuoi aiutarmi tu Hermione? Ne avrei davvero bisogno.”
Hermione sorrise timidamente, ma la scintilla del desiderio brillava ormai nei suoi occhi. Non disse nulla, si limitò ad annuire piano, sporgendosi lentamente in avanti fino a scendere tra le cosce aperte di Ninfadora. Il profumo della sua pelle, misto a quello dei dolci umori che le bagnavano la fessura, la colpì come un’ondata travolgente. C’era ancora il sentore dei suoi stessi fluidi, quelli che avevano bagnato il cazzo perfetto di Ninfadora poco prima, e quella consapevolezza la fece fremere. Inspirò profondamente, assaporando quel profumo intimo, caldo, che le annebbiò la mente.
Con una calma studiata, sporse la lingua e la fece scivolare lungo la fessura umida di Ninfadora, dalle labbra gonfie fino alla piccola perla sensibile del clitoride. Ninfadora gemette piano, un suono profondo che riempì la stanza come musica proibita, mentre le sue dita si aggrappavano alle lenzuola.
Hermione leccò di nuovo, con movimenti lenti e avvolgenti, esplorando ogni centimetro della carne morbida e bagnata. Il sapore dei dolci umori di Ninfadora le accarezzava la lingua, facendo aumentare il calore tra le sue stesse gambe. Si sentiva travolta, eccitata oltre ogni limite, mentre affondava sempre di più tra quelle cosce aperte, completamente devota a regalarle piacere.
“Così… sì,” sussurrò Ninfadora, la voce spezzata, mentre i fianchi si muovevano appena contro il viso di Hermione, cercando di seguire il ritmo della sua lingua. “Brava ragazzina…”
Hermione sorrise tra le labbra di Ninfadora, aumentando il ritmo. La sua lingua iniziò a giocare con il clitoride, alternando movimenti circolari a dolci succhiate, mentre una mano risaliva lungo la coscia di Ninfadora, stringendola leggermente. Sentiva il corpo della sua amica fremere e reagire sotto di lei, ogni gemito che le sfuggiva diventava una piccola vittoria che la spingeva a dare ancora di più.
Ninfadora inclinò la testa all’indietro, mordendosi il labbro mentre il piacere le attraversava ogni fibra del corpo. “Oh, Hermione…” gemette piano, le dita che si intrecciavano nei capelli della ragazza, guidandola con dolce fermezza. “Continua così… non fermarti.”
Hermione obbedì senza esitazione, la lingua che scivolava senza sosta lungo la carne tesa e umida di Ninfadora, ogni movimento calcolato per spingerla sempre più vicino all’apice. I gemiti di Ninfadora si fecero più alti, più spezzati, mentre il suo corpo si muoveva con maggiore intensità. Hermione sentiva il calore crescere sotto di lei, l’odore del desiderio che si mischiava all’aria, e questo la faceva impazzire ancora di più.
“Sto per venire…” sussurrò Ninfadora con voce rotta, il respiro affannato mentre le dita stringevano ancora più forte i capelli di Hermione.
Hermione non si fermò, anzi, aumentò ancora di più l’intensità, la lingua che accarezzava il clitoride con velocità e precisione, mentre le sue mani si stringevano sui fianchi di Ninfadora per tenerla ferma. Finalmente, il corpo di Ninfadora si tese con un gemito profondo, la schiena che si inarcò mentre l’orgasmo la travolgeva come un’ondata calda e inarrestabile.
“Oh, sì!” gemette Ninfadora, lasciandosi andare completamente, il corpo che tremava sotto le carezze esperte di Hermione. Il piacere la attraversò con violenza, lasciandola senza fiato mentre si abbandonava a quelle sensazioni travolgenti.
Hermione rimase lì, tra le sue gambe, assaporando ogni goccia dei suoi umori mentre il corpo di Ninfadora si rilassava lentamente. Quando sollevò il viso, le labbra brillavano ancora del piacere che le aveva regalato, e i suoi occhi si posarono su Ninfadora con un misto di adorazione e soddisfazione.
Ninfadora la guardò sorridendo, il petto che ancora si sollevava rapidamente mentre riprendeva fiato. “Cazzo se sei brava…” mormorò, tirandola delicatamente verso di sé e baciandola con dolcezza, assaporando se stessa sulle labbra di Hermione.
Le due ragazze si sdraiarono insieme, i corpi che si intrecciavano dolcemente tra le lenzuola stropicciate. Il respiro di Ninfadora si era calmato, e ora guardava Hermione con un sorriso tenero, le mani che accarezzavano lentamente i suoi capelli scompigliati. Ogni tanto si scambiavano baci lenti, profondi, carichi di un’intimità nuova che entrambe sembravano esplorare con curiosità e desiderio.
“Sei incredibile,” mormorò Hermione, appoggiando la testa contro il petto di Ninfadora, ascoltando il battito lento e regolare del suo cuore. “Quello che riesci a fare con il tuo corpo… è pazzesco. Ma c’è qualcosa che non capisco.”
Ninfadora inclinò il capo, osservandola con dolcezza. “Dimmi, cosa vuoi sapere?”
Hermione sollevò il viso, i suoi occhi curiosi che brillavano. “Quando hai… cambiato il tuo corpo e creato quel cazzo, sembrava così reale. Come fai? Voglio dire, puoi sentire tutto come se fosse davvero tuo?”
Ninfadora sorrise, passandole un dito lungo la guancia. “Sì, posso sentire tutto. Ogni tocco, ogni pressione, persino il calore. È come se fosse una parte naturale di me. Ma c’è un limite.”
“Che tipo di limite?” chiese Hermione, incuriosita.
“Non posso… venire,” spiegò Ninfadora con un piccolo sorriso, accarezzandole la spalla. “Posso provare piacere, posso godere del tocco e delle sensazioni, ma non posso raggiungere l’orgasmo con quella parte del corpo… Niente sperma. È come se fosse una replica perfetta, ma non completamente funzionale. Il mio corpo originale rimane il centro delle mie sensazioni più profonde.”
Hermione sembrò pensierosa, poi sorrise. “Quindi tutto il piacere che sentivi mentre mi scopavi… era reale?”
“Oh, assolutamente reale,” rispose Ninfadora con un sorriso complice. “Sentivo ogni cosa: quanto fossi stretta, quanto fossi bagnata… ed era incredibile. Solo che non potevo arrivare fino in fondo come te. Ma fidati, non significa che non mi sia piaciuto.”
Hermione ridacchiò, tornando ad accarezzarle il petto. “E ci sono altre cose che puoi fare? Cioè, puoi modificare qualsiasi parte del tuo corpo in modi… diciamo, più creativi?”
“Mmm, vediamo…” disse Ninfadora, spostandosi leggermente sul letto. Si concentrò per un momento, e il suo corpo iniziò a cambiare di nuovo. L’area tra le sue gambe si trasformò lentamente: questa volta, invece di un solo pene, ne apparvero due, lunghi, tesi, e perfetti nella forma, uno sopra l’altro. Le vene pulsavano lungo le aste, e le teste lucide brillavano leggermente nella luce soffusa.
Hermione spalancò gli occhi, il respiro che le si bloccò in gola mentre fissava quella visione surreale. “Due…?” mormorò incredula.
Ninfadora sorrise, inclinando la testa con aria soddisfatta. “Due,” confermò con voce morbida. “Perfetti per una doppia penetrazione… una nella tua fica e l’altro nel tuo dolce culetto. Riesci a immaginare come sarebbe essere scopata con forza in entrambi i buchi?”
Hermione deglutì, il cuore che le batteva all’impazzata. Non riusciva a rispondere, ma l’eccitazione nel suo sguardo tradiva ogni pensiero. Le sue gambe tremarono leggermente e la fica si inumidì al solo pensiero di sentirsi riempita completamente da Ninfadora, in un modo così intenso da sembrare quasi impossibile.
“Posso sentirti tremare solo guardandoti,” sussurrò Ninfadora, avvicinandosi di nuovo a Hermione e sfiorandole il corpo con le mani. “E posso prometterti che, quando sarà il momento, lo farò. Ti riempirò in ogni modo possibile. Sarà un piacere che non hai mai provato prima.”
Hermione rabbrividì, il respiro irregolare, mentre fissava quei due membri che sembravano sfidarla. “Non vedo l’ora…,” mormorò, il viso completamente acceso di desiderio e stupore.
Ninfadora rise piano, accarezzandole una guancia. “E non è nemmeno tutto ciò che posso fare,” aggiunse, con un sorriso malizioso. “Ma sarà per un’altra volta. Stasera ci siamo già spinte oltre i limiti, non credi?”
Prima che Hermione potesse rispondere, un rintocco di campane in lontananza riempì l’aria, ricordando loro che la notte era ormai avanzata. Ninfadora sospirò, distendendosi sul letto e guardandola con tenerezza. “È tardi,” disse piano. “Prometto che la prossima volta ti farò provare tutto. Ma ora dobbiamo dormire. Vuoi farmi compagnia?”
Hermione la guardò con un sorriso dolce, poi si chinò per baciarla, le labbra che si sfiorarono lentamente, cariche di affetto e gratitudine. “Grazie, Ninfadora,” sussurrò, mentre si alzava lentamente dal letto. “Ma penso che sia più sicuro se torno nella mia stanza. Non voglio che qualcuno si accorga di qualcosa.”
Ninfadora annuì, osservandola mentre raccoglieva i vestiti. “Capisco,” rispose con un sorriso affettuoso. “Ma ricordati: questa non è una fine. È solo l’inizio.”
Hermione le sorrise di nuovo, con uno sguardo sognante. “Lo spero.”
Le due si salutarono con un ultimo bacio, e Hermione uscì dalla stanza, lasciando Ninfadora distesa sul letto, ancora persa nei ricordi di quella notte indimenticabile e con il pensiero di ciò che avrebbero potuto esplorare insieme in futuro.

Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori.

L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.

Buona lettura e scrivete nei commenti cosa ne pensate. Accetto consigli e suggerimenti, anche per eventuali racconti futuri.

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