
Aurora
Il parcheggio davanti alla reggia dei Favaro sembra una concessionaria tra motorini, moto e biciclette: non c’è un buco dove lasciare lo scooter. Un paio di ritardatari stanno arrivando a piedi lungo il marciapiede da una macchina che hanno lasciato a forse duecento metri da qui.
Non c’è niente da fare. Non fosse per il fatto che mi sono messa in tiro come si deve e tutti a Caregan sono qui, me ne tornerei a casa, ma non mi va di sentire anche questa sera mia nonna che commenta le disgrazie degli stronzi che vanno a farsi vedere dalla De Filippi in tv.
Do gas, esco dal parcheggio privato e raggiungo la strada. Non passeranno mica i vigili proprio questa sera… Abbasso il cavalletto e lascio il mezzo accanto al cordolo del marciapiede.
Il sole è già calato da un paio di ore e i lampioni sono accesi lungo le strade e nel parco dei Favaro. Gli ultimi ragazzi che sono ancora fuori dalla villa iniziano ad abbandonare i buffet all’esterno per entrare, o a riunirsi sotto le lampade vicino ai padiglioni.
Dalla porta d’ingresso escono il figo di scuola, quello che sembra Brendan Fraser nel film della mummia, e la Bonetti. La puttanella non indossa il reggiseno, i capezzoli sono due dita puntate sulla maglietta bianca… Quanto gliele stringerei mentre la sforbicio… Lei non mi degna di uno sguardo, persa a vedere lo stronzo che la porta a imboscarsi per limonarsela…
Lui mi scocca un’occhiata e prosegue lungo un sentiero fatto di sassolini bianchi, seguito dalla sua puttanella arrapata. Che ci troveranno di bello, in lui?
Il culo della Bonetti riempie i jeans come in un sogno. Quanto riempirei volentieri io il suo culo con uno strap-on… Scuoto la testa, possibile che una meraviglia simile debba essere etero?
Dalla porta della villa proviene una musica tecno vecchio stile, le luci colorate lampeggiano di rosso e verde. Ho sentito parlare delle feste del figlio dei Favaro, che organizza quando i suoi sono in crociera, e dicono siano piene di ragazze mezze ubriache e molto arrapate. Magari un paio di quelle troiette si dimenticano che gli piace la nerchia e ci scappa qualche soddisfazione. La mia lista mentale di fighe che voglio sforbiciare potrebbe assottigliarsi, questa sera…
L’interno è pieno di persone, capannelli di ragazzi che chiacchierano con in mano un bicchiere e si muovono al ritmo della musica. C’è pure il dj, quello che si vede ogni tanto in discoteca, che ha la predilezione per brani degli anni ’90.
Il buffet è il solito campionario di salatini del supermercato, qualche pizzetta che fa passare l’appetito, e parecchie bottiglie di alcolici. Meglio andarci calme, almeno per il momento: prendo una bottiglia di Fanta e riempio un bicchiere: l’alcool è meglio tenerlo come consolazione se va davvero male. O come soluzione…
Mi aggiro tra i gruppi, sbirciando. Quella è la Bianchi, un po’ bassa ma lo stesso una bella passera. Là c’è Alessia Brani: dicono sia bisex. Potrei farci un pensierino, anche se di faccia non mi fa impazzire. La ragazza calabrese arrivata quest’anno a Caregan, molto carina… quella con il fidanzato nella Guardia di Finanza o nell’esercito – Gina? – meglio evitarla… Ah, c’è pure quel roito della Dorottia con il suo ragazzo idiota che, come al solito, stanno litigando. Bah, sono una coppia fantas—
Qualcuno alle mie spalle mi colpisce al braccio e uno schizzo di Fanta mi esce dal bicchiere di carta e finisce sul pavimento. «Ehi, stai attento!»
Mi volto, così come si gira anche lei. Il viso molto carino e circondato da capelli biondi della Gasparini compare a tiro di bacio da me.
Lei porta le mani al viso, imbarazzata. «Scusami, non volevo!» Abbassa lo sguardo sul mio vestito. «Non ti ho sporcata?»
Ma allora esiste ancora qualcuno educato? «No, non preoccuparti, tutto a posto.» Ha anche un bel corpo, la zoccoletta. Piacevole. Se credessi a queste cose, penserei che ha il viso di un angelo. Sono sicura che un bel sessantanove con lei sarebbe qualcosa di davvero piacevole. Avviarla sul sentiero del sesso lesbo potrebbe essere davvero divertente…
MI rilasso, le sorrido, metto bene in mostra il seno. Non è che una seconda, ma nemmeno con lei la natura si è sprecata, considerando certe latterie che girano qui dentro. «Stai cercando qualcuno?»
Lei continua a guardarsi intorno. «Eh? Sì, Alessandro.» Ha una voce delicata, calda e sottile. Sul serio, come mai gli uomini non sono attorno a lei, in ginocchio, offrendole mazzi di fiori? Sposta la sua attenzione su di me. «Zamboni, quello del…»
Ma cosa troverete di così interessante nel trovarvi dentro una vera nerchia di carne, devo ancora capirlo. Mi si stringe lo stomaco al solo pensiero della merda liquido che vi piscia dentro. «Chi, il biondo?»
Sara annuisce. «L’hai visto?»
Trattengo un sorriso perfido, magari la cosa volge a mio favore e tolgo davvero i pantaloni a questa biondina. «Stava andando in giardino con la Bonetti. Hai presente quella figa con le tette grosse che la dà a tutti?»
I lineamenti di Sara vengono infiammati dalla rabbia, la maschera da angelo cade e si infrange a terra.. «Quella troia!» grida stringendo i pugni e i denti. Un paio di ragazzi si voltano a guardare attratti del grido di rabbia. «Vuole portarmelo via!»
C’è troppo pubblico qui che ci sta guardando, non vorrei che pensino che la sto facendo incazzare io. Le appoggio una mano su una spalla e la sospingo in un angolo dove ci sono meno ragazzi e abbiamo un po’ di privacy in più. «Calmati, non è successo nulla.»
Sara si volta. È più furiosa di prima. «Come, “non è successo nulla”? È da quando lo conosco che voglio fidanzarmi con lui, e adesso che Vittoria si è levata dai piedi e avevo la possibilità di sedurlo, quella troia me lo soffia sotto il naso.»
Non rispondo. Non vedo perché il tipo non dovrebbe scoparsi senza troppi problemi anche Sara. Lei e la tettona se lo passano amichevolmente, poi qualche volta si…
Sara stringe le mani come degli artigli di rapace. «Caverei gli occhi a quella cagna! Non ha un minimo di contegno?»
O, magari, ne hai troppo tu? Pensi che siamo in un film ambientato nel 1800, con te che lasci cadere il fazzoletto e lui che te lo raccoglie e ti insegue fino alla carrozza per restituirtelo? Non facevi meglio a portartelo in bagno e mostrargli che la bargigia non ce l’ha solo la Bonetti, e che la sai usare anche bene? «Non vedo quale sia il problema,» sollevo le spalle, «Fabiana, da quello che so, ha una lista di uomini che sembra quella della spesa, probabilmente ora di mezzanotte se n’è già fatti un altro paio e del tuo bello se n’è già scordata e puoi tornare a sedurlo.»
«No! Quella troia deve pagarla! Deve smettere di andare a scoparsi tutti.»
Invidiosa? «Che vuoi fare? Graffettargliela?»
La bionda stringe le braccia al seno e volta il capo, le labbra serrate a culo di gallina. Riesce ad essere molto carina anche quando è arrabbiata…
Si gira e mi fissa. Il sorriso sul suo viso non lascia intendere nulla di buono. «Seducila e portatela a letto.»
Chi, Fabiana? Ma molto volentieri!
Fingo di arrabbiarmi. «Con chi cazzo credi di parlare? Senti, biondina: il fatto che sia lesbica non significa che mi fotterei qualsiasi passera.»
Sara non molla. «Se Alessandro scopre che la Bonetti è bisessuale, magari ne è disgustato e non vuole più vederla.»
È evidente che non hai un fratello. Il mio, una con due tette e un culo simile alla Bonetti, non se la lascerebbe scappare nemmeno se si facesse montare a pecora dal San Bernardo dei vicini. Se poi è pure bisex… Mi sa che ti stai peggiorando la situazione.
Sara unisce le mani a preghiera. «Ti posso pagare!»
Scoparmi la Bonetti ed essere pagata? Trattengo un sorriso: lo avrei fatto anche gratis.
Nella mano della biondina compare un portafogli rosa con un coniglietto che pende attaccato ad una catenella. Lo apre e ne tira fuori una banconota da 50 €. Un’altra resta al suo posto.
Mi metto in faccia l’espressione più offesa che riesca a trovare. È difficile tanto mi viene da ridere. «Per chi mi hai preso, per una puttana di terza scelta? Pensi che getto il mio amor proprio e mi fotto quella lurida per 50 €?»
Sara ritira la testa tra le spalle come una tartaruga. Mi guarda con uno sguardo da cagnolino bastonato. Quasi mi fa pena, ma non voglio dargliela vinta. Tentenna, poi prende fuori anche la banconota gemella di quella che ha già in mano.
«Non… non posso darti di più.»
Stringo le labbra, spero che passi per rabbia e non il tentativo di nascondere un sorriso. Le strappo di mano i soldi, li piego a metà con le dita e li infilo nella tasca dietro dei jeans. «Ma che non si sappia in giro che faccio queste cose!»
La ragazza chiude il portafoglio al cui interno si intravede solo un dieci euro e lo rimette al suo posto. «Adesso…»
«Adesso ci penso io. Andiamo a cercare la… Ah!» Indico il corridoio da cui sbuca proprio Fabiana. «Parli del diavolo e spuntano le tette.»
Sara le scaglia contro una saetta con gli occhi, l’odio dipinto sul volto.
Le do una gomitata. «Sorridi e stai al gioco.»
Lei mi interroga con lo sguardo ma mi segue. Fendiamo i gruppetti che si sono formati nel salone.
Fabiana non ci ha notate e si è fermata al buffet. Riempie un bicchiere di carta spillando della birra da un barilotto di metallo. È già un buon inizio.
Mi fermo alle sue spalle e segno di fare la stessa cosa a Sara. Il culo della Bonetti è una meraviglia, devo trattenermi dal metterci sopra le mani e palparglielo. Mi schiarisco la voce. «Sei Fabiana, giusto?»
Lei si volta, sorpresa. Le sue tette si scuotono nella maglietta. Un paio di particelle di polvere spiccano sul tessuto bianco, un ago marrone è attaccato poco sopra il fondo della T-shirt. Fabiana ci guarda, di certo ci conosce di vista. «Sì.»
Indico la mia “cliente”. «Lei è Sara…»
Sara simula il sorriso meno convincente che abbia mai visto, alza appena la mano in un saluto.
«…e io sono Aurora, la simpatica lesbica di quartiere.»
Fabiana annuisce, fa un sorriso più aperto di quello della mia amica, ma c’è scritto “di circostanza” a caratteri cubitali.
Mi avvicino al buffet e prendo due lattine di Fanta: ne passo una a Sara e apro la mia. Mi appoggio al tavolo accanto a Fabiana che resta ancora un attimo sul chi vive. Le sorrido e indico la biondina. «Sara è innamorata di un ragazzo molto carino…»
Sara sbarra gli occhi e avvampa in volto. La sua bibita è ancora in mano, chiusa.
«…carino per lei, ovvio, per me non dice nulla. Ma ha pensato di venire a chiedere a me come poterlo sedurre.» La guardo fingendo di provare risentimento verso di lei. «Come se il fatto che mi piaccia la bargigia allora ragioni come un uomo.»
Fabiana è più confusa di prima. «Ok…» Beve un sorso di birra, come a prendere tempo e cercare di capire cosa sto blaterando.
«Quando sono arrivata, ti ho vista uscire con quel ragazzo e dirigervi nel parco…»
La Bonelli annuisce con la tranquillità di qualcuno che non ha fatto nulla di strano; Sara è furiosa al punto che mi aspetto che, da un momento all’altro, stringa la lattina che ha in mano fino ad accartocciarla. O la scagli contro Fabiana.
«Stavo pensando: tu sembri conoscere qualche segreto per far mettere in ginocchio gli uomini davanti a te,» – ma mi sembra più probabile sia tu che lo fai con loro… – «e mi chiedevo se ti andasse di condividere con la nostra povera Sara qualche tuo segreto.» Mi sposto una ciocca di capelli neri dietro un orecchio.
Fabiana sorride, sembra tranquillizzarsi. Forse pensava che fossimo intenzionate a pestarla per essersi fatta scopare da Alessandro. Si volta verso Sara, che cambia espressione in faccia alla velocità della luce. «Chi è il ragazzo?»
Sara è imbarazzata, balbetta. «Non… non penso che lo conosci.» Sei una bella bargigia, ma hai davvero bisogno di qualcuno che ti scopi un po’ forte per svegliarti dal sonno.
Fabiana manda giù il resto della birra e posa il bicchiere vuoto sul tavolo. «Capisco. Penso che per prima cosa dovresti conoscere come…»
Finisco di spillare un altro bicchiere di birra forte e lo porgo a Fabiana. «Ho notato che hai finito la tua bevanda.»
Lei annuisce e ringrazia. Scola metà del liquido come se fosse acqua di fonte.
Sarà più semplice del previsto…
Fabiana appoggia male il quarto bicchiere sul tavolo, che scivola sulla tovaglia e fa cadere gli altri tre come birilli colpiti da una palla da bowling. Gocce di birra, vodka alla pesca e grappa schizzano ovunque. La ragazza ridacchia appoggiata con il culo al tavolo. Sbatte gli occhi, fatica a tenerli aperti.
Devo sostenerla con una mano su una spalla per non farla cadere da una parte. «È andata completamente.»
Sara ha una smorfia di disgusto. «Come fa una ragazza a ridursi in questo modo…»
Inizio ad avere disgusto anch’io della Bonetti. Va bene fottere un po’ brilli, ma qui non c’è più nemmeno divertimento. La prendo sotto un braccio: sono comunque stata pagata cento euro per scoparmela. «Andiamo.» Una grossa tetta di Fabiana tocca contro il mio seno, dolorosamente più piccolo. Risistemo la ragazza così che le nostre tette premano una contro l’altra.
«”Andiamo” dove?» Sara è confusa. Il suo piano non era poi così elaborato.
Indico con un cenno il corridoio. «Qui in fondo c’è una camera da letto.» Spero solo non sia occupata, l’ultima volta eravamo due coppie a usare quel letto allo stesso tempo: tre ragazze e un nerchia-munito che si godeva una bargigia e la vista di sei tette.
Non ho più intenzione di condividere di nuovo il letto con un cazzo che sborra in una fregna…
La biondina annuisce. «Va bene.»
«Prendila sotto l’altro braccio.»
Fabiana ridacchia sentendo Sara infilarsi sotto la sua ascella. «Cosa fate?» biascica.
Nessuno dei presenti alla festa sembra fare caso a noi: già un paio di ragazzi sono stati portati fuori dalla casa in stato di ubriachezza per non vomitare in mezzo al salone, e la cosa succede ad ogni festa. Due ragazze che ne trascinano un’altra non sono uno spettacolo tanto straordinario. Solo, noi andiamo dalla parte sbagliata.
La Maccaferri ci viene incontro e non ci degna di uno sguardo. Le sue poppe calamitano il mio sguardo e non riesco a smettere di fissarle finché non scompare alle nostre spalle. Odora di scopata selvaggia come avesse fatto il bagno nel sesso. Le gambe sembrano volerle correre dietro e abbandonare queste due troiette, ma due banconote in tasca mi obbligano a restare.
Raggiungiamo la porta della camera e la apro. È vuota e la finestra sul giardino è spalancata, forse a far uscire la pesante cappa di chiavata che vi ristagna. La Maccaferri si è fatta fottere sul letto sfatto da qualcuno che non era Alessio? I seni mi si induriscono e inizia a prudermi la bargigia.
Entriamo e chiudo la porta. Giro la chiave: meglio non rischiare di essere interrotti da qualcuno alla festa con un’idea simile alla nostra.
Adagiamo la Bonetti sul letto, che ridacchia ancora.
Chiudo la porta che conduce al bagno. «Sara, chiudi la finestra, non vorrei che entrasse qualche insetto.» O qualche curioso con un uccello in mezzo alle gambe…
Sara torna accanto al letto. «Fatto.» Guarda Fabiana mezza addormentata. Corruccia la bocca e stringe gli occhi. Se fino ad un attimo prima fingeva di ascoltare consigli banali su come sedurre un uomo, degenerate presto in farneticazioni alcoliche, ora mostra tutto l’odio per la ragazza che si è fatta montare dallo stronzo che ama.
Forse dovrebbe prendersela con Alessandro che se le scopa tutte tranne lei. O forse – molto forse – con sé stessa, che non fa un passo per provarci con lui per davvero.
Di sicuro, non avrà pensato come procedere, ora che abbiamo la troia sotto le nostre grinfie. «Sara.»
Lei solleva lo sguardo che gocciola veleno e mi fissa.
«Facciamo così: la spoglio un po’, le tiro fuori le tette dalla maglietta e tolgo i pantaloni, poi la fotografi mentre la ditalino e me la sforbicio.» La modestia mi impedisce di dire che è un piano fantastico.
Gli occhi di Sara si sgranano. Si è resa conto solo adesso che vedrà due donne fare sesso davanti a lei?
Mi sfugge l’ombra di un sorriso, è così carina quando è imbarazzata. C’è un’espressione che non la rende tale? Nuda sul letto accanto a Fabiana, una gamba sollevata e appoggiata contro il mio busto, le nostre bargigie che si sfregano, Sara che ansima e geme e scopre di essere bisessuale o, direttamente, di non apprezzare il cazzo fino a quel punto…
Magari scopre che uno spruzzo di squirto è molto meglio di quella merda bianca che pisciano i nerchiati.
Mai provarci con la propria cliente, dicono? Evidente che non hanno mai conosciuto la Gasparini.
Prima, però, il lavoro per il quale mi ha pagata.
Mi metto a cavalcioni sopra Fabiana. Le sollevo la maglietta e le due grosse tette sono libere. Porca troia, quanto sono grandi… Avvicino le mani a quelle meraviglie, ma qualcosa mi trattiene… ho quasi rispetto a toccarle.
Mi volto verso Sara. Sta fissando le due bocce in uno stato di contemplazione e, al tempo stesso, di puro disgusto. «Ehi, svegliati, e fotografa la troia mentre la palpo.» Che, più che al tuo amore, poi li spedisci a me, gli scatti.
La biondina si scuote e cerca nella tasca il telefono. Lo solleva e punta la fotocamera contro il petto della sua avversaria sessuale. «Sono pronta.»
«Ok.» Le mie dita si chiudono su quelle due poppe. Sono calde, morbide… passerei le ore a palparle. L’eccitazione che covava nel mio inguine sta diventando un incendio indomabile: devo chiavarmi Fabiana ad ogni costo.
Il cellulare emette il suono dello scatto un paio di volte. «A posto.»
Sara non si muove. Penso che una ragazza etero, davanti ad un paio di tette simili, non si farebbe problemi a scoprire com’è toccarne di così grosse, soprattutto se le sue sono la metà e la proprietaria è per tre quarti nel mondo dei sogni. Lei non ne approfitta, invece.
«Va bene.» Scavalco il corpo di Fabiana, gattono sul letto e raggiungo il suo bacino. Le sbottono i pantaloni. Adesso arriva la parte divertente… «Adesso facciamo… faccio, in verità, visto che lei è andata, una sforbiciata.»
Le labbra di Sara si muovono come se stesse masticando una caramella amara. «S-sì.»
Apro la zip dei jeans di Fabiana ed un forte odore acido mi invade le narici. Faccio una smorfia. Già, è andata fuori a farsi scopare davvero dall’amore dell’ochetta, e a quanto pare lui le è venuto dentro. L’odore mi stringe lo stomaco.
Le abbasso i jeans: le mutandine sono bagnate nel cavallo.
Sara fissa l’inguine della sua nemica con una smorfia di disgusto. «Se… se l’è fatta addosso?»
Afferro l’elastico delle mutandine e gliele sfilo con una certa fatica. Del liquido biancastro cola dall’utero della Bonetti e sporca tutta la vulva.
Lascio andare l’elastico, ritraggo la mano e la sfrego più volte sulla maglietta. «Mi rifiuto di scoparmi una figa sborrata!» E non basterà un asciugamano bagnato per pulire quello schifo: di certo, ce n’è altro dentro pronto a colare sulla mia, di figa, se la premo contro quella. Mi si stringe lo stomaco, pochi attimi fa lì dentro è sprofondata una nerchia bagnata e puzzolente e ha pisciato la bega che adesso cola fuori.
La Sprite che ho bevuto inizia a ribollire e sono certa che la vomiterò sulla sborra del biondo.
Sara ha gli occhi sbarrata e le labbra appena dischiuse, fissa la passera con un’intensità come nemmeno un sedicenne arrapato.
«È la sborra di Alessandro?» sussurra.
«Cosa?» Sollevo un sopracciglio. Non è la figa l’oggetto della sua bramosia… «Immagino di sì.»
Sara contempla la bega colare lungo il perineo della sua nemica, il suo petto si alza nei profondi respiri che inspira, apre appena le labbra… Cade in ginocchio come folgorata da una contemplazione divina, il telefono le sfugge di mano e finisce sul tappeto, si lancia tra le gambe di Fabiana e le lecca la fi— No, comincia a suggere la sborra dalla passera di Fabiana!
La fisso sconcertata. Cosa…
La biondina allunga la lingua e lappa le grandi e piccole labbra della Bonetti. Non ha un cazzo di stile, sembra un cane che lecca una bistecca ghiacciata, ma ci sta mettendo un impegno che non credo di aver mai visto fino ad ora. Ritira la lingua, si gusta il sapore della sborra. «Ale…» Rimette la testa tra le cosce della sua avversaria. «Ti voglio, Ale!», piagnucola. Mette due dita dentro l’utero della ragazza, che vomita altro liquido biancastro.
Metto una mano sulla bocca: è lo spettacolo più disgustoso a cui abbia mai assistito di persona… bega che era nei coglioni di uno e che adesso cola dalla bargigia di un’altra… e una ragazza che fino a mezz’ora fa appariva come una santarellina da telefilm degli anni ’60 adesso la sta ingurgitando come se fosse miele… Non so cosa mi trattenga dall’andare in bagno a rigettare.
Fabiana emette un ansimo, geme e si scuote. «Ah, Leo… Scopami, Leo, sono solo la tua, di troia…» Nello stordimento dell’alcool si prende una tetta e se la stringe.
Chi cazzo sarà ‘sto Leo… «Dai, almeno è innamorata di un altro e non del tuo Alessandro.»
Sara è troppo intenta a svuotare la bargigia di Fabiana per darmi ascolto, ci sta dando con la lingua e le dita come se ne andasse della sua vita. «Ale, ti voglio….» La mano che non è intenta a ditalinare la zoccoletta si infila nei pantaloncini e sgrilletta la propria figa.
Un brivido scuote il corpo della puttanella bionda, ansima, stacca le labbra della bocca da quelle della bargigia di Fabiana. Fili di bega le uniscono ancora. Sara ha il viso tutto bagnato, sembra abbia appena divorato una fetta di anguria bianca e si sia sporcata.
Sara cade di culo sul tappeto, geme e ansima, la testa le si piega all’indietro, gocce di bega e trasudo le colano dalla bocca sul mento. «Ale… Ale!»
Apro la bocca per dire qualcosa ma nemmeno so cosa. Mi sento la terza in comodo, invitata ad un’orgia lesbica e rimasta a reggere il lumino mentre le altre due scopano e godono.
La figa mi prude e si è ingrossata, è calda e vuole godere anche lei. Ma Fabiana è tramortita dall’alcool al punto che sta iniziando a russare e tra le sue cosce è passato un uomo a spassarsela, la mia “cliente” mi fa ribrezzo a vederla in faccia… La stessa che mi ha pagato cento euro per vendicarsi della sua rivale in amore e l’ha fatta venire.
Sara è a terra, ha slacciato i pantaloni e la sua figa depilata è aperta da un paio di dita che si stanno dando da fare per farla venire a sua volta. Arcua la schiena, emette un gemito, singhiozza, trema. Stringe i denti e le palpebre, emette un verso simile a quando si fa uno sforzo sul gabinetto e crolla sul pavimento come se fosse svenuta. Espira lentamente, un sorriso sulle labbra.
Sospiro e distolgo lo sguardo dall’orgasmo di Sara. Anche lei è venuta. «Che cazzo…»
La ragazza estrae il medio e l’indice dal suo sesso, le dita bagnate di desiderio. Se le contempla come se non si fosse mai sgrillettata in vita sua e l’umido fosse qualcosa di alieno.
Ero venuto alla festa con l’intento di scoparmi un paio di troiette, e… Scuoto la testa. «Che cazzo…»
La mia “cliente” si solleva a sedere. La sua espressione di piacere si dissolve in una di imbarazzo. «Ehm… scusa, Aurora…» Si pulisce la mano sui pantaloncini. «Non era mia intenzione di…»
Andatevene tutte a cagare… «Sei a posto con la troia?» Accenno a Fabiana con il capo. Adesso vi fidanzate e poi invitate ogni tanto Alessandro a scopare con voi? Magari anche Leonardo, tanto per farvi contenti tutti.
Sara si alza in piedi. Prende i pantaloncini al volo prima che le cadano oltre le ginocchia, se li solleva e li abbottona. Fissa il tappeto piuttosto che guardarmi in viso. «Spero che non sia stato un… ehm…»
«Ma no, figurati: i miei sabati sera prevedono spesso farne ubriacare una e vedere un’altra che prima le succhia bega dalla passera e poi si sgrilletta per colpa di un uomo che non è nemmeno presente.»
Lei fa un sorriso che lascia intendere che ha capito che la sto pigliando per il culo. «Non dirai nulla a nessuno, vero… Specialmente ad Alessandro.» Raccoglie dal tappeto il telefonino.
Se tu raccontassi al tuo amore cos’hai fatto questa sera, sono certa che sarebbe il tuo devoto amante per il resto delle vostre vite, ma sei troppo timida per uno che scopa in un giardino con una troia che ha conosciuto dieci minuti prima.
Simulo il gesto di chiudermi le labbra con una zip. «Puoi scommetterci.» E poi per i tuoi cento euro posso anche dire ad Alessandro che abbiamo passato la sera insieme a giocare a Scarabeo, se proprio ci tieni a non farti scopare.
«Comunque,» indico la bionda ubriaca, «adesso ci hai fatto pace?» Sono certa che in qualche razza di scimmia, pulire la figa di un’altra bertuccia sia un segno di amicizia.
Una smorfia di odio compare sul viso sporco di Sara. «Si ricorderà che…»
«No, è completamente andata. In ogni caso, magari è meglio che ti dai una lavata in faccia.»
«Cosa…» Sara si passa un paio di dita sulle labbra. Sembra accorgersene solo adesso. Diventa rossa come un peperone.
Si avvia verso la porta del bagno.
«Aspetta, non possiamo lasciarla così.» Fabiana ha i pantaloni e mutandine alle caviglie e la maglietta sollevata sopra i seni. Non trattengo un sorriso a quella vista.
Anche Sara la sta guardando. Fa un gesto come a scacciare un insetto.
Ma che carogna! Sembrava una così dolce ragazza, e invece… «È praticamente nuda e ubriaca!»
Sara solleva le spalle. «É il suo stato naturale.»
Cazzo, che considerazione… «Ma almeno giriamola. Se vomita si soffoca.»
Sara apre con la chiave della porta del bagno. Si volta, guarda Fabiana come a chiedersi se valga lo sforzo di non farla annegare nel proprio vomito. Torna al letto. «D’accordo.»
Lei la prende per una spalla, io per i fianchi, e facciamo rotolare sulla pancia Fabiana nell’altra piazza. Con i pantaloni abbassati, la maglietta alzata e in un letto sfatto, sembra se la sia spassata più di quanto è accaduto davvero.
Le afferro le mutandine.
Sara solleva una mano. «Lasciagliele giù.» La ragazza ha un sorriso maligno sulle labbra.
«Ma non…»
«Se se la fa addosso, non si sporca i vestiti.»
Minchia, che carogna… «Se—»
Bussano alla porta della stanza. Ci troviamo entrambe a fissarla.
«C’è qualcuno?» La voce del figlio dei Favaro è attutita dal battente.
Sara e io ci fissiamo. Non è difficile capire che anche per lei, farsi trovare con una ragazza nuda e ubriaca su un letto in cui sembra sia stata fatta la lotta non è un bene.
«Usciamo in giardino,» sussurro. Apro la finestra, l’aria fresca si riversa nella stanza, il profumo della notte sostituisce quello pesante e acido del sesso.
Sara gira attorno al letto in punta di piedi e scavalca subito dopo di me. Pezzi di corteccia sparsi tra i fiori nell’aiuola scricchiolano sotto le nostre scarpe. Ci allontaniamo di qualche decina di metri, raggiungiamo una siepe e ci nascondiamo dietro, al buio.
Non provengono suoni dalla camera, non dev’essere entrato nessuno. Avranno pensato che qualcuno stesse usando la stanza per fare del sesso e hanno deciso di lasciare un po’ di privacy. Dopotutto, uno cosa ci va a fare alle feste del figlio dei Favaro se non per ubriacarsi e scopare?
Fabiana, ad esempio, ha fatto tutto. Magari non è stata una grande idea, ma se si diverte così…
Sara è accosciata accanto a me. «Adesso cosa facciamo?»
«Tu ti cerchi una fontana nel giardino e ti lavi la faccia…» Lei, invece, ha fatto solo la metà delle attività.
«E tu?»
E io me ne torno a casa. Non ho scopato, sono sobria, ma sono certa che i commenti di mia nonna sugli stronzi che vanno dalla De Filippi in tv saranno meno noiosi con cento euro in più in tasca. Alla prossima festa del figlio dei Favaro sono certa che andrà meglio. O, almeno, aumenterò la parcella per far slinguazzare la figa sporca a qualche ochetta.
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scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...