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Racconti Erotici LesboRacconti sull'Autoerotismo

Perdute tra i boschi

By 31 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo tante email, chat e quant’altro alla fine mi hai convinta a raggiungerti tra i boschi in quella casa favoleggiata tra terra e mare, io che l’estate la passo tra sole e mare mi sono fatta pregare a lungo ma alla fine hai vinto tu.

Arrivo alla stazione dopo un’estenuante viaggio da Udine tra cambi di treni e attese interminabili di coincidenze e finalmente la tradotta, non saprei che altro nome affibiargli, mi scarica lontana dal paesino e ti vedo, d’altronde non potrei non vederti nessuno a parte me è sceso, nessuno è salito e tu sei l’unica persona ad attendere e io con la mia valigia in mano ti raggiungo mentre mi sorridi eccitata.

Ci baciamo e ci guardiamo finalmente, è la prima volta che ci incontriamo, ci siamo trovate in un sito di racconti erotici e da allora è stato tutto un fiorire di racconti, di email e di frasi bollenti, così come piace a noi, sublimando l’amore in un fiorire di oscenità; l’avevi capito subito che tra noi c’era affinità nonostante gli anni di differenza e di esperienze passate.

Ti bacio sulle guance perché non voglio che altri possano giudicarci, mi baci sulla bocca perché te ne freghi degli altri e allora mano nella mano ce ne andiamo verso l’auto parlando di noi, finalmente senza il tramite di internet possiamo dirci cose vere e non solo sogni.

Salgo in auto, tu hai la solita tutaccia che mi hai descritto tante volte, io tutta carina in un abito a fiori preso per l’occasione, siamo proprio scombinate noi due, ti sorrido e tu mi sorridi poi io impertinente mentre l’auto si avvia ti chiedo se anche quando guidi vesti come in casa e nel dirlo mi appoggio a te e una mia mano va tra le tue cosce, tu sorridi e annuisci, io infilo la mia mano nella tua tuta; sì anche quando guidi non porti intimo o forse l’hai fatto per me.

Ti bacio piano il collo mentre guidi verso la montagna e la mia mano imprudente gioca con la tua figa che sempre più grida la sua voglia, anche la mia ha bisogno di coccole, mi stacco da te per un attimo, solo per un attimo amore, mi alzo sul sedere puntando i piedi e mi sfilo il perizomino, te lo faccio vedere e ridiamo, poi lo butto dal finestrino aperto, tu dici che sono pazza e ti credo perché ora lo sono davvero.

Ora sono come te nuda sotto la leggera stoffa, di te vedo i capezzoli erti sotto la maglietta, te li accarezzo facendoti sospirare, mi dici che sono proprio una zoccolaccia e allora esagero ancora e lo sai

che più mi dici di comportarmi in un modo e più mi ci comporto, alzo il vestito e mi masturbo davanti a te, tu non ce la fai più ti vedo che stai impazzendo di voglia, ti infili una mano nella tuta e ti masturbi.

Lo stiamo facendo insieme come tante altre volte in chat ma ora siamo una accanto all’altra, l’unico problema è la guida che ne risente, l’auto dovrebbe cambiare marcia ma le mani che possono farlo sono impedite e affaccendate in altro, l’auto sussulta e poi si ferma, io tiro il freno a mano poi abbiamo un orgasmo, ridiamo come idiote, rimetti in moto e andiamo avanti.

Poco oltre prendi una stradina sterrata nel bosco, va in discesa, ho paura per la ripidità della strada ma tu mi dici che l’hai fatta tante volte e che non c’è pericolo, vedo l’opera di taglio dei boscaioli su cui tante volte abbiamo scherzato, poi dopo una curva vedo la casa, bellissima, c’è una terrazza e si vede il mare, sento le voci e capisco che è vicino e ci sono molti turisti.

Ora siamo a casa finalmente, io prendo la valigia e tu mi apri la porta, io faccio scivolare il vestito sulla veranda, ora non mi servirà più entriamo e ci baciamo di nuovo, so che questo sarà un week end di fuoco.

Lù.

Dopo essere arrivata e dopo essermi spogliata del tutto sotto il portico della casa entro vestita solo dei miei sandali infradito, mi guardo intorno, sono in un ingresso salotto, un tavolo con alcune sedie, un divano, un tavolino basso e la TV, poi vedo te che mi guardi sorridente, non stai più nella pelle e allora ti abbraccio e ti bacio tutto il viso, gli occhi, il naso e le labbra, poi il collo e le spalle dove ti do dei piccoli morsi, poi con la mia lingua biricchina risalgo sul tuo collo quindi nella bocca, tu per tutto il tempo non hai fatto altro che emettere mugolii di goduria e stupore.

Mi sciolgo dall’abbraccio ma continuo a toccarti, allungo una mano mentre ti parlo e ti tocco, non importa dove, stuzzico un tuo capezzolo o accarezzo un braccio, non importa l’importante è toccarti, sentirti, voglio sentire che sei reale.

Nel frattempo tu hai messo le chiavi di casa e dell’auto in un porta oggetti, poggiato il portafogli da qualche parte e mi stai parlando della casa, di me, di non so cosa, io sono beota e non ascolto, non è scortesia ma sono come in un sogno, mi desto e mi accorgo che sono davanti a te e tu mi stai parlando.

Vuoi mangiare? Vuoi metterti qualche cosa addosso? Vuoi mettere a posto le tue cose?

Sì, no, sì.

Mi accompagni in camera tua, l’unica, c’è un letto singolo da una piazza e mezza, chiedo se è il tuo e mi dici che è il nostro ci staremo comode vedrai, non dubito delle tue parole, anzi lo saggio subito sedendomici sopra, apro la mia valigia, dentro ci sono qualche vestitino, due o tre pareo, due o tre costumini, necessaire da trucco, ciabatte e telo mare.

Tu mi chiedi se voglio restare nuda tutto il giorno, io ti rispondo chiedendoti perché tu stai vestita? Mi dici che non sei abituata a stare nuda, io sì invece mi piace starci, ci starei anche per strada se potessi, in Croazia l’ho fatto coprendomi solo con un pareo azzurro velatissimo, tu mi rispondi che hai visto le foto molto sexi, io tiro fuori il pareo dalla valigia e me lo provo, poi ti guardo e ti ordino di spogliarti, tu esegui.

E’ la prima volta che ti vedo nuda, il tuo seno è osceno e volgare te lo dico e ti dico che anche io lo vorrei così, poi ti do il pareo e scherzando ti dico di coprirti, ridiamo, ti scatto una foto nella stessa posa della mia foto con lo stesso pareo, ecco ora siamo indissolubilmente legate.

Mangiamo un’insalata, tu col mio pareo che non vuoi più toglierti io nuda, gioco con il mio piede sul tuo clitoride da sotto il tavolo, tu me l’afferri e lo tiri, mi fai quasi cadere dalla sedia, ridiamo.

Ti chiedo se vuoi andare in spiaggia e mi dici che ora fa caldo, andiamo sul divano in sala e scopro che lì c’è un ventilatore, lo accendiamo e al fresco ti bacio ancora, poi scendo riempiendo il tuo corpo di baci, slaccio il pareo e ti denudo, mi tuffo sul tuo ventre, gioco con la lingua sull’ombelico tu mi dici che ti faccio il solletico, poi scendo ancora, sono sul tuo monte di venere e mai dea fu più brava nel disegnare tale parte del corpo di donna.

Glabro, ben rasato non sento neppure la ricrescita dei peli, ci giro intorno con la lingua, poi lo risalgo e poi lo ridiscendo ancora, lo sento muoversi e sussultare, poi scendo ancora, vedo il cappuccio del clitoride, sento il tuo afrore che nella testa mi inebria, vedo il tuo clitoride completammente scappucciato ed eretto, io non capisco più nulla a quella visione a quell’odore e nella testa si fa strada una sola parola, sesso, una sola concezone del mondo: ninfomania.

Mi tuffo sul tuo clitoride, lo lecco, gioco con la punta della mia lingua poi lo succhio e lo bagno, lo scappuccio ancora con le dita, ti dico che quello è il mio cazzo preferito, ora ti faccio un pompino, e lo succhio ancora, tu impazzisci dal piacere, mi dici su di tutto, parolacce inenarrabili che su di me hanno solo l’effetto di farmi impazzire di sesso ancora e ancora.

Provo a inserire un dito nella tua fessura, io timida, io pazza, dentro è un fuoco e c’è spazio per tutta la mia mano e allora spingo ed entro, mi avevi detto che per te il fisting è una cosa naturale, ma credevo scherzassi, credevo facesse parte dei nostri giochi di chat, ora avevo la prova provata era tutto vero e allora inizio a giocare con la mia mano dentro di te, per me è la prima volta ho una leggera paura di farti male ma visto come ti dimeni avvolta nel piacere ho solo il pensiero di fare bene e continuo.

Giro la mano, la allargo, la stringo, accarezzo le pareti della tua vagina, le graffio leggermente e tutto mentre continuo a leccarti golosa il clitoride, tu ora stai solo dicendo frasi senza senso e coli liquidi dalla tua fessura golosa, poi ti sento irrigidire e allora so che ora godrai e senza fermarmi ti assecondo continuando a pompare nella tua figa e a leccarti e a colare anche io litri di vogliosa saliva e alla fine rigida con un grido acuto vieni a me.

Devastante il tuo orgasmo, favoloso, ti guardo estasiata mentre ancora tengo la mia mano dentro di te, nemmeno me ne accorgo ti guardo e basta, hai il volto sconvolto, gli occhi semichiusi, quasi incosciente, il respiro affannoso, capisco che questo è stato uno degli orgasmi più belli che hai mai avuto e ne sono felice.

Mi sfilo da te, mi alzo e ti chiedo se hai bisogno di un caffè, ma tu ora stai dormendo e allora ti lascio dormire il tuo sonno ristoratore, intanto mi guardo intorno, giro per la casa, apro la porta ed esco sul patio, giro intorno alla casa, vedo la strada e vedo che è frequentata, capisco che in un punto possono anche vedere il patio e penso allora che in quel punto potremmo fare qualche giochetto, poi mi annuso la mano che sa ancora di te e la lecco e rientrando in casa raccolgo il mio vestito.

Lù.

E’ sera oramai, io ho riposato sul letto tu sul divano, sei rimasta come ti avevo lasciata, il mio pareo a coprirti solo in parte, sei da stage fotografico con il pareo avvolto in vita che sparisce dietro di te e riappare su una coscia mentre l’altra penzola dal divano, un braccio dietro al collo moderna maya davvero desnuda, ti fotografo col flash, queste foto non andranno mai sul Play boy mondiale ma nel mio personale sì, le vedremo e le commenteremo insieme quando saremo lontane; intanto ti svegli, i rumori e il flash ti hanno destata.

Sono le sette di sera amore mio, le sette passate, hai dormito tutto il pomeriggio. Io sono stata in giardino, ho dormicchiato sul letto, ho riassettato e ho sistemato la mia roba eppoi non ho resistito a farti una foto guarda.

Tu guardi la foto e poi mi sorridi, io ti bacio sul sorriso e poi ti prendo per mano e ti porto in cucina dove ho preparata una cena leggera con quel che c’era nel frigo, tu mi dici che devi assumermi se riesci a fare certe cose con quel poco che compri di solito, Mangiamo.

Mi chiedi se mi sono masturbata e ti rispondo che ogni cosa qui è una masturbazione, sono nella fase meraviglia, tutto mi attrae e ho bisogno di fare il pieno nei miei occhi di tutto ciò che vedo, ma non preoccuparti poi faremo l’amore e potrai sdebitarti di ciò che ti ho fatto oggi, a proposito ma da quanto non godevi, sei praticamente caduta in catalessi.

Cara mi sono sditalinata di brutto ieri sera quando mi hai detto che saresti venuta per il giorno dopo, cioè oggi, mi sono fatta un ditale prima di venire a prenderti in stazione e poi lo sai, uno in auto con te e dopo pranzo il tuo fisting meraviglioso, forse è troppo per una vecchietta come me, ma poco se penso alle meravigliose sensazioni che mi stai donando, ti prego non farmi dormire più, non voglio perdere più nemmeno un istante con te, il tempo scorre sempre veloce.

Dai non preoccuparti del tempo, mi alzo per sparecchiare e mi giro dandoti la schiena e il mio culo che so piacerti, mi chino un po’ troppo platealmente per lavare i pochi piatti e tu mi dici di smetterla di fare la cretina, allora io mi giro e piantandomi le mani sui fianchi e innalzando il petto ti chiedo: come cretina?

Giusto hai ragione non cretina, puttana dovevo dire.

E come fanno le puttane scusa?

Facciamo un puttan tour?

Ma dai è da ragazzine.

E noi che siamo? Dai vestiti che usciamo mi sono stufata di stare tra queste quattro mura.

Bene ma non criticarmi per il vestito che ho voglia di strafare con te.

Tu mi guardi tra lo sbigottito e lo stupito, so che hai paura delle mie follie, sai che non sono un’esibizionista ma sai anche che mi basta una persona fidata che mi spinge un poco e divento folle, forse troppo folle.

Tra le cosucce che ho portato ci sono i famosi pantaloncini di spugna che mettevo da ragazza per andare in spiaggia, te li faccio vedere e tu ridi come una scema io invece li indosso e ti chiedo come sto, poi nel corridoio faccio qualche passo sculettando platealmente, tu ridi di più se possibile e io ti faccio la linguaccia, poi mi passo il dito sulla lingua e lo porto su un capezzolo, tu non ridi più e mi guardi vogliosa, poi mi sussurri: zoccolaccia.

Prendo un capo dei tuoi, abbiamo la stessa corporatura e quindi mi provo un tuo top color vinaccia, spalline fini, mi sta bene sull’azzurro dei pantaloncini, scarpette da ginnastica tipo superga, perfetto, manca solo un po’ di trucco leggero.

Intanto vedo che tu ti stai rimettendo gli sporchi pantaloni della tuta e ti fermo, e no, non mi va di uscire con un metalmeccanico appena uscito dalla fabbrica dopo un turno di otto ore più gli straordinari, ora ti vesti per bene e non mi sfottere io sono vestita il giusto per una serata con te, ora tocca a te.

Ti presto una mia gonnellina ma mi dici che senza slip non te la senti, vuoi dei pantaloni, guardo nel tuo guardaroba e vedo degli shorts marroni, li prendo e te li passo, li indossi eppoi provo a infilarti la mano su per la gamba ma è troppo lunga, arrivo appena con le dita alla tua topina, io voglio di più e ti chiedo se hai qualcosa di più corto, tu mi dici che no non porti roba più corta che sei vecchia, ti chiedo se hai un vecchio jeans e delle forbici.

Ti alzi e prendi dal fondo dell’armadio i jeans che usi per il giardinaggio e me li mostri, Levi’s 501 una reliquia, sono tutti sdruciti, perfetti! Prendo le forbici che mi porgi e do un taglio netto alle gambe, ora bisogna rifinire, ti chiedo di indossarli poi con un pennarello segno dove tagliare, tu mi dici di no, il culo è troppo in vista, allora abbasso il segno di un po’ poi ti chiedo di sfilarli o preferisci che li taglio con te dentro?

Taglio e poi ti chiedo ago e filo, cazzo mi dici sono già le otto e mezza e vuoi fare la sarta? Ok volevo solo fermare il risvolto che creerò, ma se vuoi li accorcio ancora un poco, dai passami ago e filo o non li hai?

Te li faccio indossare di nuovo e inizio a piegare la stoffa qui e là bloccandola con degli spilli, alzo il bordo sgambatissimo ora vedo la tua figa, spettacolare meglio delle troie che vuoi portarmi a vedere, te li sfilo ancora una volta baciando la tua pelle, ora il gioco ti piace ti stai eccitando e so che posso osare, cucio alla svelta qua e là senza badare troppo a fare un lavoro di fino, magari domani chissà oggi mi voglio sbrigare; fatto indossali per me.

Bel lavoro, ti guardi allo specchio e si non hai un culo come la pubblicità di Roberta ne sono i jeans che la Fiorucci sponsorizzava quando ero bambina ma per me ti stanno d’incanto; cazzo sono una creazione Lù & Lù varranno almeno due centesimi no? Ci ridiamo su poi penso a cosa ti puoi mettere sopra, a seno nudo non sei male ma a qualcuno potrebbe venire qualche strana idea meglio pensare a qualche cosa di meno impegnativo.

Vedo che nel guardaroba hai un gilet di pelle scura, altro residuato bellico penso ma per questa sera può andare, a pelle, la tua, ti starebbe d’incanto ma meglio sopra una maglietta attillata ecrù, scarpe da ginnastica anche tu e sì sei il mio maschiaccio per questa sera, ti si vedono i capezzoli affiorare e ti scatto una foto.

Prendo le mie cose e usciamo, saliamo sulla tua auto scassata e partiamo direzione vita, voglio offrirti un cocktail analcolico, so che non bevi e nemmeno io questa sera, eppoi più che a sbronzarmi voglio vedere che effetto facciamo, magari si rimorchia chissà, ti chiedo che locali ci sono nella zona ma tu che vieni in vacanza qui da una vita non ne hai idea, sono sbigottita non ce che dire.

Lù.

Siamo in auto per le vie del paese, sono quasi le dieci di sera ed è pieno di gente, vacanzieri spensierati, molta gente come noi a caccia d’avventure ed emozioni, ti faccio notare che c’è molta gente vestita come noi in modo sobriamente succinto, mentre me lo dici le mie dita stanno indagando sugli umori che escono dalla tua figa, il lavoro ai tuoi pantaloni è stato un successo.

Tu guidi piano ma hai dei sussulti quando tocco il tuo clitoride, mi chiedi di fermarmi o metti sotto qualcuno a malinquore tiro fuori le mie dita dalla sgambatura dei tuoi jeans, mi lecco le dita assaporandole poi ti tocco un capezzolo affiorante dalla stoffa, da quando siamo uscite di casa non sono stati più a riposo, mi guardi e mi sorridi, ti sorrido anche io e mi giro a guardare fuori mentre mi succhio le dita, poi abbasso il finestrino.

Ci sono ragazzi di tutti i tipi, palestrati, panzuti, fighetti e sfigatelli, abbronzati e latticini, italiani e stranieri, alcuni con la ragazza al seguito chi abbracciati chi per mano, chi distaccati, molti sono i ragazzi soli, molte le ragazze sole, penso a quanti di questi troveranno compagnia, ti sento accellerare caccio un urletto e saluto la folla, qualcuno risponde al saluto per lo più si chiedono chi sono.

Tu ridi con me, ti faccio cenno di fermarti all’insegna di un bar con tavolini sulla strada, trovi posto e scendiamo, qualcuno ci guarda, chiudiamo l’auto e andiamo al bar ordino due cocktail di frutta e ci sediamo al tavolino guardando l’onda della gente, siamo scostate dal tavolo le gambe accavallate, lo scoscio in vista per noi e per chi vuol guardare.

Ti guardo e ti chiedo come va, mi dici tutto bene e che ti stai iniziando a divertire, arriva il cameriere con i due bicchieri e io mi giro sciogliendo l’accavallamento lui guarda e quasi fa cadere il vassoio, noi ridiamo e gli chiedo se è molto che lavora lì, mi dice che è il secondo anno, penso che o siamo le prime donne che vede o sono capitata in un paese di casti e puri.

Da quello che vedo in giro non penso, forse visto il lavoro che fa è costrtto a stare sempre al banco, da lì non si rimorchia molto e specialmente non si va da nessuna parte, lei ride e io le dico che domani lei si mette i miei pantaloncini e io i suoi, ride e mi chiama Sharon, rido e riaccavallo le gambe con fare plateale, ho anche la sigaretta in mano, ridiamo come sceme la serata inizia bene.

Parliamo di noi ma praticamente non abbiamo nulla da dirci ci conosciamo troppo bene oramai, ci alziamo e facciamo due passi mano nella mano, guardiamo i negozi di accessori per il mare, scherziamo e ci abbracciamo, nessuno fa caso più che tanto a noi c’è troppa gente che fa lo stesso, poi in un negozio compriamo un costume wicked weasel per te, io ne ho già due, le dico di stare tranquilla voglio solo prendere il sole nel patio davanti casa con lei.

Poi risaliamo in auto e ti chiedo di fare questo puttan tour o forse non me ne sono accorta e l’abbiamo già fatto? Ridiamo e ci baciamo poi ridiamo di nuovo, l’adrenalina è a mille, tu parti direzione costiera poi giri per l’aurelia e vedo le prime donnine allegre, siamo molto più allegre noi.

Africane per lo più con i loro culoni inguainati in fuseaux dai colori improbabili e sgargianti o in pantaloncini attillatissimi, qualcuna ha dei tettoni davvero enormi al vento, poi ci sono le ragazze dell’est europa che stonano nel contesto nero di una notte nera, di africane belle come le donne di Botero, loro che invece sono segaligne, bionde impossibili, l’abbronzatura è poca sulla loro pelle segno che di giorno dormono, le gambe magre su minigonne altissime, nessuna ha il seno al vento, tutte hanno scarpe con zeppe impossibili. A vedere quello spettacolo di natura varia vien da pensare che il mondo è davvero brutto. Non c’è nessuna poesia in quel che vedo solo squallore.

Ci fermiamo in un punto tranquillo e ci baciamo, finalmente mi infili le tue mani nei pantaloncini mi tocchi la figa è la prima volta da quando sono arrivata, pensavo non volessi più farlo, mi baci e mi sgrilletti da urlo, io mi distacco un attimo e mi sfilo il top, tu mi tocchi dappertutto come un bambino davanti ad un bel giocattolo.

Sento le tue mani scorrere su tutto il mio corpo, ho i pantaloncini calati a metà coscia tu mi tocchi il clito con esperienza ora e mi succhi i capezzoli, passi dall’uno all’altro con la lingua sempre umida, io guardo le puttane fuori dal finestrino chiuso, sono lontane nessuno ci disturberà, assurdo penso, ho paura che qualcuno ci venga a disturbare non sarebbe affatto strano in un luogo del genere, l’adrenalina cresce e ho anche un po’ paura, un sussulto l’orgasmo sta arrivando, la paura in certi momenti mi fa questo effetto.

Godo sconvolta, grido il mio piacere e ti guardo felice e ansimante, tu ti giri e rimetti in moto, guidi verso il mare io rimango nuda sul sedile e ti guardo mentre guidi, le mani nervose sul volante e sul cambio, le gambe che si muovono alzandosi e abbassandosi quando pigiano sui pedali, mi immagino la tua figa, le labbra che sfregano una contro l’altra, il clitoride in mezzo che viene stimolato dal movimento, ti vedo ansimare e ti chiedo se stai godendo, tu mi guardi frettolosamente e mi dici che hai una sensazione strana, assurda, che hai paura, ti chiedo di cosa?

Sei una persona nota mi dici, se mi vedono in strada fare queste cose che figura ci fai; scusa ti dico, ti chiedo perdono, ma sono eccitata come una maiala. sono eccitata dallo stare vicina a te ma non voglio causarti problemi, se vuoi mi rivesto poi domani mi metto buona e tranquilla a fare l’amica in gita.

No cazzo, è una vita che sono a fare la suora di clausura, arrivi tu e mi sconvolgi la vita, una sera e mi proietti in quel mondo che ho solo sognato, ora che ce l’ho davanti voglio viverlo, andiamo solo in un posto più tranquillo e mentre guidi ti togli il gilet, io ti aiuto, poi ti slacci i jeans e ti masturbi, io mi accoccolo a te e con un dito inumidito dalla saliva gioco con i tuoi capezzoli, ti lavo la maglietta, voglio vederla diventare trasparente, ogni tanto mi chiedi di cambiare marcia, tu non puoi la tua mano continua a pastrugnare la tua figa in calore io nuda sul sedile che faccio? Stelle di cartone? (citazione idiota)

Ora siamo al mare, è notte fonda e non c’è nessuno, ti spogli nuda anche tu e ci tuffiamo in acqua, poi ci rotoliamo sul bagnasciuga e sulla sabbia ancora calda, ci baciamo, ci lecchiamo, poi inizi a farmi un ditalino con due dita dentro di me, mi succhi il clito, quindi alzi il volto dai miei umori e mi chiedi se voglio un fisting, io ti dico di sì ma non l’ho mai fatto, tu non dici nulla ma non lo fai.

Vuoi anche il mio culo, quello te lo concedo volentieri non sei la prima eppoi è giusto che tu prenda tutto di me, mi infili le due dita che prima erano nella mia figa nel fiore del mio culo, entrano bene è tutto lubrificato dai miei liquidi e dalla tua saliva colata ovunque, io alzo il bacino puntando i piedi tra la sabbia, godo, inizio un turpiloquio so che ti piace, ho visto la tua mano sulla tua figa, vuoi godere, allungo la mano ti cerco, tu ti muovi e ti metti a favore del mio viso, siamo nella classica posizione del 69 per me un paradiso.

Sei sopra di me, sopra il mio viso, ti lecco e ti bacio, ti mordo e ti succhio, allungo le mani ed entro con i due indici nella tua figa, la allargo e lecco dentro dove la mia lingu può arrivare, tu hai un orgasmo, l’ennesimo, io non mi fermo ne tu mi chiedi di farlo, io ho un orgasmo e tu non ti fermi, io non ti chiedo di fermarti.

Ho le mani sul tuo culo, lo allargo, ci entro con la lingua, il tuo fiore è aperto, lo bagno poi entro con le dita come prima nella figa, tu hai un sobbalzo e io lecco dentro sporgendomi, tu mi infili tre dita nel culo, sai che è il mio massimo, mi danno un po’ fastidio ma resisto, ti sento leccarmi la figa e poi sputarmi sul perineo, sento la tua saliva colarmi tra le cosce, ne godo della sensazione.

Finalmente arriviamo ad un orgasmo insieme, ci accasciamo una sull’altra, il respiro caldo e affannoso, ci addormentiamo.

Il mattino ci sorprende ancora una sull’altra, ti sento muoverti io mi sveglio di soprassalto, mi guardo intorno e siamo sole, ti tocco, ti sveglio, hei sveglia ho bisogno di fare pipì.

Ti alzi e mi guardi, sei ancora inebetita ma ti stai riavendo, ti guardi intorno non c’è nessuno per fortuna, lontano nel mare una barca ed un pescatore, io faccio pipì siamo in un’intimità piena, poi ci facciamo il bagno dove tu fai pipì, ci rivestiamo bagnate e salite in auto cerchiamo un bar dove fare colazione, siamo sconvolte, abbiamo una faccia assurda ma nessuno ci fa caso è estate e la gente di solito la notte non dorme nel proprio letto.

Lù.

Dopo aver fatto colazione in un baretto lungo la strada con una brioche strozzata ed un cappuccino dal sapore indefinibile, ci avviamo in auto verso casa, nessuna delle due ha voglia di parlare ma il silenzio tra noi parla eccome.

Ciò che è successo il giorno prima fino all’epilogo della notte sulla spiaggia parla di noi, non è possibile ignorare che ciò che abbiao fatto è stato fatto perché ambedue lo volevamo, non c’è stata concertazione, una di noi proponeva e l’altra accettava con entusiasmo, inutile negare c’è molto feeling e probabilmentre qualche cosa di più.

Oggi non propongo nulla, voglio che sia tu a condurre il gioco, un giorno per una, ma tu arrivate a casa entri senza dire una parola, poggi le chiavi e ancora vestita ti butti sul letto, io ti guardo e ti seguo immediatamente, ma prima mi spoglio; sarà l’abitudine a spogliarmi prima di andare a letto, sarà l’abitudine e la voglia di stare nuda ma non ce la faccio a tenermi questi pochi stracci addosso e quindi nuda mi butto nella mia parte di letto, tu mi abbracci e così insieme ci addormentiamo ancora una volta l’una sull’altra.

Ci sveglia il campanello di casa, sussultiamo, ti chiedo chi è, mi rispondi cazzo ne so, vai ad aprire io guardo l’orologio cazzo è già mezzogiorno, ti sento imprecare esci.

Dopo poco ritorni accigliata, mi dici che avevi lasciato l’auto sulla strada ed un altra auto non riusciva a passare, bo’ non mi ricordo nulla, non me ne frega nulla, mi ributto sul letto ma tu mi dici forza a fare la doccia, poi mangiamo e poi vediamo se abbiamo voglia di andare in spiaggia, dormiremo là semmai. Cazzo, penso, ancora?

Siamo nude tutte e due ora, ci laviamo via la salsedine e la sabbia, penso alle lenzuola come saranno conciate, tu mi guardi e mi leggi nel pensiero poi mi dici che non ti va di fare il bucato.

Lavate ti guardo, ti asciugo e ti dico che questa è l’ultima doccia che ci facciamo per oggi e forse per domani, le lenzuola non le laviamo e non puliamo casa, non ne ho voglia e poi chi se ne frega, un giorno, due giorni, l’eternità? Tutta allo stato brado.

Nude mettiamo su un po’ di pasta, nude mangiamo, nude sparecchiamo poi nude andiamo in giardino, dietro casa c’è del sole e ci buttiamo sui lettini.

Io leggo e tu ronfi, ti sento russare sommessamente, rido tra me e me, poggio il libro e ti guardo, sei davvero in una posa discinta, penso che a te Goya farebbe un baffo; tutte e due le gambe ai lati del lettino, le braccia pure calate e te che a pancia all’aria russi beatamente.

Guardo il tuo seno alzarsi ritmicamente, vedo i tuoi capezzoli rilassati, la tua bocca semiaperta gli occhi chiusi, e il naso che respira forte, il ventre segue i movimenti del diaframma abbassandosi ed alzandosi al ritmo del tuo respiro, il monte di venere è fermo invece ma la figa è esposta al vento ed al sole, mi viene voglia di baciarla.

Mi alzo piano e ti vengo vicina, sei così bella mentre dormi tranquilla, nessuno può farti del male, dormi il sonno dei giusti eppoi ci sono io a vegliare su di te, e io invece decido di svegliarti ma lo faccio nel modo più delicato possibile baciandoti sulle labbra, vedo che non reagisci allora rincaro la dose, lecco le tue labbra, entro poco dentro con la punta della lingua, bacio il tuo viso, dalla punta del naso risalgo con la lingua fino alla fronte dove poi deposito un bacio a schiocco, apri un occhio e mi mandi a cagare.

A sì? L’hai voluta te, scendo e vado a baciare il tuo clitoride, con la punta della mia lingua impertinente ci gioco, tu cerchi di scacciarmi ma io insisto, cazzo ti voglio ancora.

Invece mi stacco da te, ho un’idea, ho visto nel bagagliaio dell’auto un materassino ad aria, voglio prenderlo, le chiavi sono suò tavolino del soggiorno, facile, l’auto è fuori sulla via, c’è qualcuno che passa e io non ho voglia di rivestirmi, devo uscire così come sono, nuda.

Mi metto comunque le ciabattine perché sullo stradello mi danno fastidio i sassetti, apro il cancello e metto fuori il naso, non c’è nessuno ora, prendo la chiave del bagagliaio, non c’è telecomando, devo agire al vecchio modo, sono dietro l’auto, infilo la chiave ed apro, tirò su il portellone e ravano dentro, prendo materassino e pompa, mi alzo e chiudo, attraverso i vetri vedo che qualcuno sta salendo, scrollo le spalle, chi se ne fraga se mi vede, mi giro e vedo un uomo che scende per l’erta, gli sorrido, lui mi saluta e io rientro in giardino chiudendomi il portone alle spalle, mi ci appoggio e sorrido soddisfatta di me.

Porto tutto vicino al tuo lettino ma tu non ci sei; ti vedo in fondo al giardino che guardi tra le foglie della siepe, poi mi vedi e ridi, ti avvicini e mi dici che sono matta, cazzo uscire in strada nuda e se ti vedevano?

Mi hanno vista infatti, un signore che mi ha pure salutata e due ragazzi che risalivano dal mare, chi se ne frega, avranno un bel ricordo di questa estate, che vuoi che ti dica.

Ho preso il materassino, volevo sdraiarmici su; mettiti sull’erba è più comoda e fresca e così potevi evitare di uscire.

Ma cazzo hai contro l’uscire nuda per strada?

Nulla solo non sono esibizionista come te.

Chi io? Naaa, solo un po’ troia dai. E ci rido su.

Tu ridi e mi dici che sono molto TROIA a rimarchi quel TROIA espresso a tutte lettere maiuscole, io ci rido su e ti dico che se insisti così ti salto addosso e ti faccio vedere quanto lo sono, tu per risposta allarghi le gambe e mi dici sono pronta se vuoi combattere.

Per gioco facciamo la lotta, nude sul prato ci rovesciamo una sull’altra e ci baciamo e ci picchiamo, poi mi metto su di te, tu cerchi di buttarmi giù io riesco a mettere le mie gambe tra le tue e inizio a sfregare le nostre fighe una sull’altra, tu mi dici che sono una TROIA e di rimando “sì ma pure ninfomane” e io rido.

Ora abbiamo le gambe intrecciate e godiamo a strusciarci le fighe una contro l’altra, ti dico che sarò pure una TROIA ninfomane ma cazzo tu mica sei da meno, non mi molli anzi rincari la forza e mi inciti a fare di più, e ora dimmi chi è più troia allora?

Ci diciamo su di tutto, troia, bagascia, zoccola impestata, infima puttana da strada e gridandoci su epiteti veniamo urlando. Ti guardo, rido e mi chiedo in quanti ora sapranno che dietro il cancello non c’è un educandato e ridiamo come sceme.

Mi alzo, ti alzi e vedo che sei tutta sporca, anche io lo sono, l’erba mi ha fatto delle belle striature verdi eppoi c’è terra ovunque sul mio corpo, faccio spallucce e penso che va bene così, allo stato brado.

In casa ti pettini e ti rilavi, poi prendi un costume a caso e la roba per il mare, ti guardo e ti chiedo se te ne vai lasciandomi sola, mi dici che vai in spiaggia e che se mi sbrigo posso raggiungerla, ma come sono già pronta!

Dai non fare la scema, qui non si può, lavati almeno un po’ e mettiti un costume, mi lavo veloce e metto su il perizoma arancione con un reggiseno a triangolo, infradito e borsa con la roba per il mare, occhiali e cappello, via sono pronta, tu mi schiocchi un bacio al volo e mi dai un pareo, io lo annodo distrattamente in vita e poi ci avviamo verso la spiaggia attraverso la strada.

Lù.

Percorrere la strada con te è uno spasso, io ti sfioro la mano libera e tu tenti di prendermi le dita ma poi ti ritrai, hai paura sei legata alle convenzioni e due donne non si tengono per mano come due ragazzine, a meno che non abbiano qualche cosa in comune, qualcosa come noi, un amore che non è considerato normale, solo che io me ne frego altamente, prendo la tua mano e ti attraggo a me, poi ti prendo sottobraccio e ti stampo un bacio sul collo e ti sussurro all’orecchio: ti amo.

La strada presto diventa uno stradello prima di arrivare alla spiaggia da cui sentiamo provenire le voci dei bagnanti, io ti passo avanti, lo faccio apposta perché voglio che mi guardi il culo, cammino normale ma tanto basta, il pareo non nasconde anzi evidenzia le mie forme e il perizoma aiuta a mostrare e sostenere le mie masse muscolari, tu ne sono certa, stai guardando godendoti lo spettacolo del mio culo esposto.

C’è gente lungo lo stradello e io non faccio che scanzarmi e la gente guardarmi, e io nulla per evitare che lo facciano, tu guardi sorniona i miei movimenti, ti piace che mi guardino ma soprattutto so che ti piace guardare come mi muovo per farmi guardare.

Comunque lo stradello è breve, pochissimi metri e si apre in una spiaggetta, c’è pochissima gente, quest’anno pochi turisti, per noi c’è tanto spazio, ci allontaniamo dallo stradello per trovare un posto più tranquillo, ci sono delle rocce, sono perfette penso, potremo usarle come appoggio e starcene persino sedute, ci avviciniamo, poggiamo borse e asciugamani.

Ti togli la maglietta e i pantaloncini, io il pareo e poi mi metto a sistemare l’asciugamano incurante del fatto che il perizoma mi espone completamente il fondoschiena, aggiusto il bordo dell’asciugamano e con la mano scaccio via la sabbia, tu sei già distesa e mi guardi, io ti sorrido, tu mi sussurri puttana.

Hai capito che lo stavo facendo apposta a perdere tempo in quella posizione, sto scoprendo la mia enorme vena esibizionista in questa vacanza fuori dai miei soliti luoghi di frequentazione, poi mi sdraio a pancia sotto, mi slaccio il reggiseno e ti chiedo un po’ di crema.

Tu mi spalmi la crema solare lungo tutta la schiena, sento le tue dita passarmi sulle spalle e sulla schiena, è una sensazione piacevolissima, chiudo gli occhi e sospiro, allora tu ne metti ancora e mi passi le dita sui fianchi, sfiorandomi il seno, io gongolo, mi passi sui glutei e poi sulle coscie e sui polpacci, io apro un poco le gambe e tu mi sfiori l’interno coscia.

Non ce la faccio davvero più, ho voglia di godere, te lo dico, tu sorridi sorniona poi ti ritrai e ti metti a leggere io faccio la faccia cattiva ma dentro sorrido, so che stai giocando come il gatto col topo, solo che io il topo non lo voglio fare.

Mi tiro su e mi giro, il reggiseno è rimasto giù, prendo la crema e inizio a spalmarmela addosso, mi massaggio il seno e poi il ventre, di nuovo l’interno coscia e le gambe, indugio a lungo in certi punti e poi finisco con il collo e sul viso; per tutto il tempo tu non hai fatto altro che sbirciare, me ne sono accorta, prendo un po di crema e mi pizzico i capezzoli e ti dico che lì ne hanno più bisogno di altri punti, è una scusa ma mi serve per provocarti.

Tu ti lasci provocare anzi mi chiedi se voglio spalmarti della crema, certo dico e penso io, inizio dalle spalle e ripercorro sulla tua pelle i tuoi stessi gesti, ti sento respirare più forte, ti passo le mie mani sui tuoi glutei, non hai un perizoma ma infilo le dita sotto la stoffa, tu lasci fare, poi allarghi le gambe e io ti tocco in mezzo, indugio nell’infracoscia e con un pollice ti stuzzico il cavallo del costume, poi infilo il dito sotto l’orlo e sento la tua figa in fiamme.

Finisco lentamente di spalmarti crema sulle gambe, so che sei eccitata e ti chiedo di girarti per completare il lavoro, tu lo fai, hai lo sguardo di chi sta per esplodere, ti chiedo di slacciarti il reggiseno e tu lo fai, io ti spalmo crema anche sul tuo seno, ti pizzico i capezzoli e tu mugoli di piacere, mi piace vederti in quello stato, ti spalmo crema anche sul viso e mentre lo faccio tu baci le mie dita.

Poi mi metto giù e pancia in su, voglio prendere un po’ di sole, tu invece ti metti a pancia in giù attaccata a me, io allungo piano una mano, te la passo sotto la pancia e dentro il costume e piano inizio a masturbarti lenta.

Tu all’orecchio mi dici che mi ami, che ami la mia troiaggine e che sei eccitata da morire, che lo faresti anche qui in spiaggia e che non te ne frega più nulla della gente, che vuoi godere come una vacca alla monta e più ti tocco e più mi dici che sei zoccola, che sei la mia zoccola e che mi ami.

Io invece ti torturo allungo, entro in te con le dita ma poi mi ritraggo, tocco l’interno della vagina e poi il clito, tu non riesci a stare ferma e io continuo a stimolarti, ho la mano comletamente fradicia dei tuoi umori e poi mentre mi stai limonando l’orecchio a cui mi stai facendo un turpiloquio degno di uno scaricatore del porto di Genova ti sento dire godo e tu godi pisciandomi nella mano.

Io tengo la mia mano lì, solo non la muovo, sento il tuo respiro diventare pesante, stai dormendo, tiro su le mie ginocchia e allargo un poco le gambe, chissà qualcuno potrebbe vedermi, ho tanta voglia di scopare e farmi guardare.

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