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Tradimento

La scelta

By 9 Agosto 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Ad ogni passaggio del tergicristallo le goccioline di pioggia sparivano d’incanto per poi comparire di nuovo, una dopo l’altra, illuminate dai fari delle auto. Erano quasi due ore che giravo con la macchina senza una meta precisa. Lo facevo spesso quando avevo bisogno di riflettere.
Il temporale estivo aveva dipinto il cielo di giallo e di grigio e una luce innaturale donava alle cose colori nuovi e straordinari. L’euforia che accompagnava quella visione conviveva con una malinconia, con una tristezza, che non riuscivo a scrollarmi di dosso.
Nemmeno il ruggito dei tuoni, che ho sempre amato, riusciva a lenire quella sofferenza.

Non sapevo come uscire da quella situazione. Intuivo quale fosse la cosa giusta da fare ma, al tempo stesso, sapevo che significava rinnegare una parte di me. Perché dover scegliere?
Claudia era stata molto chiara. O lei o le altre donne. Quando me lo aveva detto, guardandomi fisso con i suoi grandi occhi neri, non c’era stata esitazione nella sua voce.

Razionalmente non riuscivo a trovare una spiegazione alle mie azioni. La sua dolcezza era ciò che mi aveva fatto innamorare. I suoi modi, la sua grazia, mi avevano stregato appena le nostre mani si erano sfiorate. Fisicamente, poi, aveva tutte le caratteristiche che avevo sempre cercato in una compagna. Lunghi capelli scuri portati sciolti sulle spalle, pelle chiara e morbida come la seta, forme morbide ed invitanti che si donavano completamente quando facevamo l’amore.

Eppure tutto questo non mi bastava. Lo sguardo di un’altra donna, il profilo di un altro collo, il rossore di un’altra bocca, riuscivavo a risvegliare in me un desiderio incontenibile, irrefrenabile. La voglia di fissare quegli occhi durante il piacere, di accarezzare quel collo mentre il seno veniva ricoperto di piccoli morsi, di martoriare quelle labbra mentre una mano si insinuava tra le cosce, mi assalivano improvvise e non riuscivo a pensare ad altro.

La prima volta che tradii Claudia fu poco dopo che lei rimase incinta. Eravamo sposati da circa cinque mesi quando, per lavoro, passai una notte a Milano. Alla fine dell’ennesima riunione andai con alcuni colleghi a prendere un aperitivo. Nel locale lei era seduta davanti a me. I capelli biondi e ricci ad incastonare un viso d’angelo in cui spiccavano fantastici occhi verdi. Per paura che la mia fede ancora lucida e brillante potesse frenare il suo interesse, la feci immediatamente sparire in una tasca.
Mentre lei rideva delle battute dei colleghi, io non smettevo di osservarla. Avevo già deciso che quelle gambe sottili sarebbero state mie mentre i piccoli seni si sarebbero arresi al rude tocco delle mie mani. E cosí fu. La mia camera d’albergo quella notte udí i suoi gemiti mentre la costringevo a cose che non avrei mai osato chiedere a Claudia e che invece pretendevo da quella sconosciuta.

Negli anni successivi i tradimenti si erano susseguiti senza sosta. Quando la fortuna non mi aveva assistito avevo pagato pur di sfamare quel desiderio che mi tormentava. Ma Claudia non si era mai accorta di nulla. Cieca nella sua sicurezza non aveva mai riconosciuto gli odori sui miei vestiti o i segni lasciati sulla mia pelle dai fugaci incontri avuti negli alberghi ad ore.

L’incontro con Eleonora però era stato fatale. Era stata proprio Claudia a presentarmela.
‘Ti presento Eleonora, la nuova fidanzata di mio fratello’ mi aveva detto sorridendo durante un ricevimento.
La bellezza di Eleonora mi aveva fatto male. Guardarla negli occhi e decidere di volerla possedere era stato un tutt’uno. Pazzo. Ero stato un pazzo a formulare quel desiderio. Sarebbe stato mille volte meglio sfogare le mie voglie sul ciglio di una strada che non assecondare quel pensiero folle. Ma Eleonora era meravigliosa. I capelli del colore del rame raccolti in una morbida treccia che le cadeva tra le scapole nude. Il viso di una bellezza inusuale in cui le labbra delicate sfidavano il grigio degli occhi nel catturare lo sguardo. Mentre Claudia continuava a parlare accanto a me, avevo cominciato a fantasticare sulla forma dei suoi seni. Facevo ipotesi sul colore dei suoi capezzoli e sulla forma che avrebbero preso sotto la mia lingua. Quindi ero passato ad immaginare il suo sesso. Doveva essere stretto, protetto da una peluria ben curata di un colore piú scuro rispetto a quello dei capelli. Mentre Eleonora rispondeva a Claudia, io potevo sentire già il suo sapore sulle mie labbra. Immaginavo di essere inginocchiato al cospetto di quella dea, rannicchiato tra le sue gambe oscenamente aperte, intento ad adorarla con la mia lingua e le mie dita.

Nei giorni successivi l’avevo cercata. Lei inizialmente aveva cercato di dissuadermi. Aveva cercato di farmi ragionare su quello che le chiedevo, su quello che avrebbe significato per me, per la mia famiglia. Infine mi aveva minacciato, mi aveva detto che avrebbe parlato con Claudia se io non avessi smesso di cercarla. Era stato tutto inutile. Nulla era riuscito a frenare la mia voglia.
A quel punto Eleonora si era rivolta a Claudia.

Ora, perso nella pioggia di quel pomeriggio ormai diventato sera, dovevo decidere cosa fare. Claudia era pronta a perdonarmi in cambio della mia abiuria. Dovevo dire addio per sempre all’adrenalina di una nuova conquista e all’eccitazione del sesso con un corpo sconosciuto.

Assorto in quei pensieri decisi di fermarmi per fare benzina perché avrei guidato ancora a lungo.

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