– Entra e fa come se fossi a casa tua, scusami se ti lascio solo un momento vado a indossare qualcosa che mi rendi presentabile, non posso rimanere più in queste condizioni. Mi devi perdonare avrò rovinato i progetti per la tua serata, ma il tuo intervento è stato provvidenziale, mi hai cavato da un brutto impiccio, ti devo proprio ringraziare. Mi dispiace che per causa mia ti sia tutto sporcato di fango e ti sia inzuppato i pantaloni e le scarpe d’acqua.
Sofia parla dallo spogliatoio dove si era precipitata per cambiarsi d’abito a voce sostenuta. Continuava a sentirsi addosso lo sguardo di F., non riusciva a sostenerlo oltre, per evitare complicazioni nella sua già tormentata vita coniugale decide di indossare una vecchia vestaglia di flanella che l’avrebbe ricoperta da capo a piedi, in modo che F. nel vederla così vestita non avesse avuto nessuna voglia di provarci con lei.
– Oddio forse mi sto illudendo, non eserciterò di certo tutto questo fascino su di lui, mi sembra un bel ragazzo che non ha difficoltà a trovare una donna molto più bella di me con cui trascorrere una serata. – Rimuginava tra sé e sé, sorprendentemente con un po’ di disappunto. L’idea di un’avventura con lo sconosciuto non era forse un’ipotesi da scartare, d’altronde solo il pensiero le faceva fremere la figa, riempiendola di caldi umori.
F. nell’attesa che Sofia rientrasse si guardava in giro con circospezione, alla ricerca di qualcosa che rilevasse ulteriori aspetti del suo carattere. La casa mostra un arredamento sobrio, tipico dei paesi scandinavi (forse era stato il marito ad aver optato per questa scelta), ma su quei mobili c’è un esplosioni di cristalli, pupazzetti, macchinine, bambole e soprattutto cornici coloratissime di diversi materiali e dalla forma più varia con fotografie che ritraevano Sofia e i suoi figli in luoghi fantastici, frutto dei loro numerosi viaggi, e nelle pose più buffe. Stranamente mancano foto del marito, saltava immancabilmente agli occhi, Sofia lo aveva fatto fuori, inconsciamente sì, ma indiscutibilmente.
Una foto su tutte cattura l’attenzione di F., risaliva a qualche anno prima; nella foto Sofia era stata fotografata di profilo, indossava un microbikini di estrema eleganza, pagato caro sicuramente, con un leggero pareo fiorato di seta trasparente legato alla vita, sul volto campeggiavano un paio di occhialoni di plastica scura di dubbio gusto, dozzinali, che di solito si vendono nelle bancarelle dei mercati. Il suo volto aveva un atteggiamento austero e sicuro, era diretto al tramonto (o alba??? Difficile da stabilire ora) verso il mare. Quella posa plastica metteva in risalto le sue forme aggraziate, i seni e i glutei molto ben definiti ed armonici, davvero eccitanti, ma F. non riusciva a distaccare l’attenzione dallo sguardo: mostrava il volto di una donna decisa, conscia del fascino che esercitava sugli uomini che le capitavano a tiro, ma soprattutto era il fatto che non si sforzava di nasconderlo a lasciarlo un po’ perplesso. Un atteggiamento di sfida che F. non aveva ritrovato nella donna che aveva conosciuto, in quelle poche ore. Sì, ora ne è certo, Sofia, se ben stuzzicata, avrebbe recuperato quella lumonisità del volto e le avrebbe regalato momenti indimenticabili.
– Sei davvero splendida in questa foto, hai una stupefacente luce sul tuo viso molto fascinoso. Questo bikini ti sarà costato un occhio della testa, si capisce lontano un miglio che è un capo di marca, a differenza degli occhialoni. – Ride sguaiatamente e poi con uno sguardo carico di malizia fisso sugli occhi di lei – Naturalmente ho notato anche il tuo stupendo fondoschiena, da calendario, chissà quanti complimenti ti avrà fatto raccogliere, molto più lusinghieri di questo.
Sofia non regge lo sguardo di F. a lungo, abbassa appena lo sguardo e sorride imbarazzata, e con una voce, ora più vellutata:
– Grazie, ma stai esagerando, non sono abituata ai complimenti. Me l’hanno scattata anni fa su una spiaggia della Catalogna, un mese prima che sposassi mio marito Thomas. Gli occhiali che indosso sono un regalo di un venditore ambulante, pensa li porto ancora oggi con me in borsa, per una smemorata cronica come me è un fatto incredibile averli conservati fino ad ora, perdo sempre tutto. Sono diventati nel tempo una specie di portafortuna, ci sono molto legata.
– Sì, davvero un bel gesto il suo. Spero tu abbia avuto l’occasione di ringraziarlo per questo omaggio.
Sofia ingoia abbondante saliva, arrossisce in faccia, F. in quei lunghi secondi riesce a individuare il seno palpitare sotto la spessa vestaglia di flanella, e poi lentamente annuisce con un cenno di capo e con un fil di voce fa:
– Sì, ho avuto modo di contraccambiare la sua gentilezza, per fortuna.
E ne dire ciò, in maniera appena percettibile e per un brevissimo istante, Sofia assume lo sguardo carico di sensualità e malizia della foto di cui stavano parlando. F. lo coglie appieno e comprende in che modo lei avesse ricambiato il regalo ricevuto e perché conservi con una venerazione degna di una reliquia quel brutto paio di occhiali. Che troia! Un mese prima del matrimonio si era concessa a un vucumprà, senza aver provato il minimo di pentimento in quell’atto, dal momento che a vent’anni di distanza riesce ancora ad eccitarsi solo al pensarci. Seguono alcuni secondi di imbarazzante silenzio. F. intervenie a rompere questa quiete.
– Scusami potrei chiederti un piccolo favore? Sta incominciando a fare un po’ freschetto, io incomincio a sentire questa umidità nelle ossa. Avrai sicuramente in casa un’aciugatrice, ho notato che è presente in tute le case in Svezia. Se permetti vorrei farmi una doccia, mentre tu potresti utilizzarla per asciugare i miei pantaloni e le mie scarpe, se non è troppo disturbo.
– Certo che puoi, il bagno è su questo lato della casa, l’asciugatrice è in lavanderia, spogliati in bagno che verrò recuperare i vestiti tra qualche minuto.
– Grazie sei davvero gentile; ah, sempre se non sono troppo pretenzioso, mi potresti prestare anche un paio di calzini e un paio di slip di tuo marito? I miei sono oramai inservibili.
– Non ti preoccupare, provederò a portarteli freschi di bucato.
Sofia accompagna F. nel bagno padronale. Il locale doccia è comodissimo, molto ampio, i vetri degli sportelli sono opachi. Sofia gli chiede di lasciare la porta socchiusa, in modo che lei possa agevolmente recuperare i vestiti per farglieli trovare caldi e asciutti alla sua uscita.
Solo nella stanza da bagno F. ripensa al fortunato incontro che la sorte gli ha riservato. Tutta la vicenda lo elettrizza, ormai si è convinto di avere sottomano una possibile avventura con una ninfomane repressa. Sono bastati pochi indizi per arrivare a questa conclusione, e in fatto di donne, difficilmente aveva sbagliato primo di allora. Lo eccita parecchio questo pensiero da indurlo a tirarsi un bel raspone sotto il flusso dell’acqua, quando sente aprire la porta del bagno, Sofia entra discretamente, raccoglie i vestiti da terra e, da quella posizione, si ferma qualche secondo a cercare di intravedere la sagoma di F. attraverso l’opacità dei vetri. Il tempo sembra essersi fermato in quel breve intervallo, F. si accorge della sua presenza e si pone di profilo perché lei lo colga nell’atto in cui mima la masturbazione. Sofia è trafelata, non crede ai suoi occhi, sembrerebbe un cazzo di proporzioni priapesche, è rapita da questa visione. A smuovere la fissità dello sguardo è F. stesso, che le chiede cosa possa indossare una volta che avesse terminato la doccia. Lei risponde confusa, balbettando qualcosa di insensato, prima di riprendersi e di aprire l’armadio presente nel bagno e prendere un telo da bagno ampio di spugna di colore bianco.
– Ti aspetto in soggiorno, preparo una calda tisana, che potremmo bere insieme nel frattempo che si asciughino i tuoi vestiti, d’accordo?
Pochi minuti e F. compare nella stanza a dorso nudo, i capelli inumiditi, indossa il telo da bagno fasciato alla vita, che gli impedisce di muoversi con disinvoltura. Sofia è un po’ agitata dalla situazione, il ricordo della sua sagoma vista poco prima in bagno non l’ha ancora abbandonato del tutto, e poi Noemi sarebbe potuto rientrare a momenti, come avrebbe fatto a spiegarle la presenza di un uomo seminudo in soggiorno? Le sue mani tremano leggermente, per via di questo scombussolamento, F. se ne rende conto dal tintinnio che le tazze emettono nel tragitto dalla cucina al divano, dove si è sistemato comodamente.
Trascorrono parecchi minuti di piacevole conversazione, Sofia si tranquillizza, sembra quasi dimenticarsi del fatto che F. indossa solo un telo di spugna.
– L’asciugatrice dovrebbe aver terminato il suo lavoro ripongo le tazze sul lavello e vado e recuperare i tuoi vestiti.
– Lascia stare, non vorrei infastidirti ulteriormente, ti sollevo io da questa incombenza. Le porto volentieri io in cucina, credo di averti già scocciato a sufficienza.
Ripone in fretta le tazzine sul vassoio prima che Sofia potesse protestare e si alza di scatto per percorrere quel breve percorso che separa il soggiorno dalla cucina. Nell’operazione non si rende conto di come la parte inferiore del telo si fosse incastrata sotto il divano; gli bastano pochi passi però per accorgersene, ma non è il solo ad aver fatto questa scoperta. Il telo gli cade per terra lasciandolo completamente nudo sotto il viso inebetito di Sofia che, questa volta non fa niente per nasconderlo, è tutto rivolto all’enorme nerchia che gli si para innanzi. Non è solo la lunghezza a essere esagerata, la sua vera forza è la larghezza di quella minchia, difficilmente avrebbe potuto racchiuderla nella sua mano tant’era grande. Sofia pareva rapita, il singulto in gola era diventato irrefrenabile, così come il respiro affannoso che faceva sobbalzare il suo seno; l’eccitamento aveva fatto irrigidire i capezzoli, tanto da essere visibili attraverso la vestaglia da camera. Il cazzo era lì, a pochi centimetri dalla sua bocca. Il tempo si era completamente fermato, sull’intera camera era caduto un pesante silenzio.
Fu F. a romperlo nuovamente, aveva deciso che non era ancora venuto il tempo di prendersi un piacevole sollazzo con la milfona, la avrebbe reso la sua schiavetta sessuale, ne era sicuro.
– Allora mi potresti dare una mano? O mi prendi il vassoio e lo porti tu in cucina, oppure raccogli il telo di spugna e cingimelo intorno al fianco… c’è qualcuno??? Sveglia!!!
– Sì, sì, ok, passami il vassoio…
Sofia si riha dal piacevole shock, e con le braccia tremanti ancora per l’emozione e l’immagine di quella nerchia ancora stampata nella sua memoria, riusce con grande difficoltà a portare il vassoio con le tazze sul lavello, miracolosamente e inspiegabilente intatte.
F. raccoglie il telo da bagno, prende gli slip e le calze che aveva chiesto in prestito, chiede dove fosse alloggiata l’asciugatrice che Sofia gli indica balbettante e esce dalla stanza, a passo lento. Appena uscito dalla porta Sofia si appoggia al lavello e si lascia andare a un forte sospiro, l’eccitazione era giunto a un livello tale che poco prima era stata lì lì per afferrargli il cazzo e infilarselo tra le labbra, era consapevole che avrebbe retto poco a quest’impulso, e se fosse giunta Noemi in quel frangente??? Sarebbe stato meglio calmarsi. Si detergere il viso abbondandemente più volte con l’acqua fredda nell’attesa che i suoi bollori si chetino. Per distrarsi incomincia a lavare le tazze e le stoviglie presenti nel lavello.
Pochi secondi e F. rientra, ha la patta dei pantaloni sbottonati. Gli slip del marito a stento coprono il suo voluminoso pacco.
– Scusami Sofia, tuo marito non ha un paio di boxer? Questi slip sono fastidiosissimi, sono troppo piccoli, guarda.
Basta un leggero colpo d’occhio in quella direzione per ricadere in quello stato di turbamento da cui cercava di liberarsi con grande difficoltà, reincomincia a mostrarsi un leggero tremolio alle sue braccia che si riverberano sui suoi gesti, che diventano inconsulti, tanto da farle rompere un bicchiere e tagliarsi l’indice della mano destra.
– Ahia! Oddio mi sono tagliata una mano. Dove sono i cerotti, mamma mia sono un disastro.
La voce è stridula e agitata, ma si capisce, non è il taglio ad averle procurato questa agitazione, è la presenza di F. la causa. F. si precipita verso di lei per tranquillizzarla, la prende tra le sue braccia. Si sente il cuore di Sofia palpitare velocemente.
– Dai non è niente, un piccolo taglietto, aspetto che blocco l’emorragia.
Detto questo si infila il suo dito tra le labbra e incomincia a succhiare avidamente. Sofia è interdetta, non sa come reagire, il piacere che prova però è immenso. Chiude gli occhi per un lungo intervallo e si lascia andare, il godimento che sta provando è enorme, china la testa in basso appoggiando il mento al petto, mentre F. non la smette di girarsi il suo dito in bocca. Sofia rantola senza ritegno oramai, volge ora il suo sguardo al cazzo dell’uomo che ha di fronte, dalla sua posizione si rende effettivamente conto della dimensione spropositata della mazza di F. che gli slip del marito non riescono a coprire. L’eccitazione di lui è evidente, la cappella violacea fuoriesce dagli slip che vengono sollevati da una poderosa erezione. Con la mano libera sta per afferrare la mano di Sofia per portarla sulla sua nerchia quando dall’ampia vetrata del salone si accorge che un’auto è entrata nel cortile. Da essa scendono una bella ragazzina bionda in cui riconosce la figlia di Sofia, Noemi, e un ragazzotto di colore, che la cinge alla vita prima di incamminarsi all’ingresso di casa. Si ferma, si stacca dall’indice di Sofia, con suo sommo dispiacere.
– Sofia, è meglio che tu ti ricomponga. Qualcuno sta per bussare alla porta. Una ragazzina con un ragazzone di colore, tua figlia mi pare. Però, chiara la scelta… ha deciso di divertirsi molto la puttanella. – Conclude con una risata sardonica che la lascia raggelata.
– Oddio, aiutami… non mi mettere in difficoltà, ti prego.
– Tranquilla, ritorno in bagno a recuperare il mio orologio e a finire di sistemarmi – e poi aggiunge – peccato ci saremmo potuto divertire!
E la stringe a sé premendo il suo cazzo sul suo bacino.
– Lasciami, non farti pregare.
– Scherzavo, scusami se ti sto mettendo a disagio, ricomponiti, sei tutta rossa in viso…
– Credo vivamente di dover ringraziare l’arrivo di Noemi, stavo per commettere un errore di cui mi sarei potuto pentire amaramente.
F. si avvia verso il bagno, nel frattempo Sofia si ricompone e va ad aprire la porta.
つづく (continua)
Il racconto nasce dall'unione di alcune esperienze sessuali e relazionali che ho vissuto. Celeste esiste, ma non è quello il…
Pazzesco..sarebbe bellissimo approfondire la sua conoscenza..
Mi piace pensare sia un racconto reale..se ti andasse di parlarne scrivimi a grossgiulio@yahoo.com
Molto interessante, è realtà o finzione? Dove è ambientato?
Felice che le piaccia. Le lascio il beneficio del dubbio…