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Osservavo con stupore, disappunto, frammisti a eccitazione, mia moglie Alessandra vestita di un abito rosso nelle braccia di un uomo in elegante completo blu, di cui non riuscivo a distinguere il volto. Lui, un giovane uomo africano, la baciava sulla bocca, sul collo, tuffava il volto nella sua scollatura, e lei non ne era certo infastidita, anzi lo assecondava in tutto. Il fatto si svolgeva – non c’erano dubbi – nella nostra camera da letto. Sentivo il tamburellare intenso della pioggia e, in lontananza, il fragore di un tuono.
– Certo Omar, per esserci appena conosciuti, non perdiamo tempo!
– Ciò che è più singolare è che proprio tuo marito ha consentito questo incontro, altrimenti impossibile.
Le loro risate rimbombavano, dissonanti, come distorte da un eco.
Il gioco si faceva più audace: mani impazienti rimuovevano indumenti, scoprivano parti dei corpi e Alessandra fu completamente spogliata con l’eccezione delle mutandine. Mia moglie era alle soglie dei cinquant’ anni. Le forme burrose ormai avevano sostituito l’agile flessuosità di un tempo e, per contenere il seno, una quarta misura aveva preso il posto della seconda: comunque il risultato era tutt’altro disprezzabile.
Il membro del ragazzo nero, lievitava fra le mani di Alessandra che lo accarezzava, lo valutava e lo stringeva con sguardo meravigliato e compiaciuto.
– Veramente grosso, sontuoso, notevole.
Lei impaziente percorse con la lingua tutta quell’enorme verga color ebano, dal bel glande privo di prepuzio, leccandolo a partire dai testicoli e, in un crescendo, lo prese in bocca attirandolo nella profondità della sua gola, ed estraendolo, lucido di saliva, con movimento a stantuffo, carezzandolo e masturbandolo contemporaneamente con le mani.
Sempre più preso, vidi Omar, eccitatissimo, sfilare le mutandine di Alessandra e indulgere ad osservare il folto nero pelo pubico che spiccava sulla pelle chiara.
– Mi piace il tuo boschetto, signora: è sexy e ormai sta diventando una vera rarità trovarlo, tutte preferiscono depilarsi – e senza porre più indugi insinuò il suo volto fra le calde cosce di mia moglie che mostrava di gradire alquanto. Guardavo rapito quei due corpi sudati avvinghiati, e il contrasto fra il corpo muscoloso d’ebano che ne possedeva uno bianco dalle morbide forme emanava un fascino particolare. Mi eccitava particolarmente vedere le grosse mammelle di Alessandra fra le mani dell’uomo e quelle dita scure palpare e affondare in quelle soffici rotondità, intrufolarsi nei recessi più intimi. Mia moglie si adagiò languidamente sul nostro letto. Omar le divaricò le cosce: questo mi consentiva una ottima visione della vulva le cui pareti si allargavano e i tessuti circostanti del perineo si tendevano, per poter consentire il passaggio di quella palpitante massa nera. La penetrazione durò a lungo condotta con una potenza non comune. Il volto di mia moglie, e i suoi mugolii e gemiti, tradivano inequivocabilmente il suo intenso piacere, i piedi appoggiati sulle spalle del ragazzo si inarcavano e le loro dita si piegavano e allargavano per lo spasmo dell’eccitazione.
– Come mi piace, che scopata meravigliosa! Ormai da tempo bramavo fortemente un giovane amante nero e questa è stata un’occasione fantastica. Dicevano che le dimensioni non contano… contano eccome…mai provato nulla di simile, continua e non fermarti che mi stai facendo impazzire, la mia figa brucia di piacere. Dai riempimi tutta.
Successivamente Omar la prese da dietro con irruenza: lei godeva e dimenandosi faceva muovere sensualmente le tette. Il mio sguardo era attratto, calamitato da quella visione ma, al tempo stesso, dentro di me ero scosso dalla gelosia
Ale appariva estremamente soddisfatta.
L’uomo si dedicò infine all’orifizio anale di mia moglie. Mentre con le mani le allargava il solco gluteo con la lingua leccava il buchetto. Le risate di Ale a quel gioco mi ferivano non poco.
Omar le sussurrò qualcosa all’orecchio. Alessandra scosse il capo e, cinguettò:
– Omar non hai limiti, – scoppiò in una risata argentina – ed io volentieri te lo concedo. Coraggio scopami il culo.
Notai che il Solari Dator, appeso nella nostra camera, segnava le ore 19 del 7 luglio.
Balzai seduto sul letto.
Mi ero svegliato sudato con una poderosa erezione. Il sogno era stato così vivido da apparirmi reale. Una fantasia che vedeva mia moglie coinvolta in un rapporto fedifrago poteva risultare eccitante ma se tutto ciò si fosse tradotto in realtà, allora le cose sarebbero cambiate radicalmente. È trascorso quasi un mese da quel risveglio, ma il pensiero ostinatamente mi ossessiona, incombente come un presagio. Mi riscopro sempre più geloso anche se solo per un sogno, ma riflettendo sento svanire le mie preoccupazioni. Tutto sembra dar torto all’avverarsi dei miei timori. Faccio a mente fredda un elenco di dati per tranquillizzarmi:
1) non avrò l’occasione, né tantomeno l’intenzione di presentare un giovane africano a mia moglie,
2) lei non possiede un abito rosso,
3) oggi è una bella giornata (non piove e tuona come nel sogno) e in ogni caso mancano poche ore allo scoccare di quella fatidica ora, le 19 del sette luglio, oggi per l’appunto.
Approfittando della reperibilità, che mi inchioda a casa tutto il pomeriggio, avevo dato appuntamento alle 16 a casa mia a un tecnico, per valutare l’installazione un impianto tecnologico per risparmio energetico.
Mia moglie è al mare con un’amica e tornerà per cena. I ragazzi sono in vacanza in montagna.
Puntuale all’ora pattuita si presenta il tecnico, Omar Diop, un bel ragazzo di origine senegalese, in completo blu, dal sorriso simpatico e dall’accattivante parlantina.
Un’ora dopo rincasa, in forte anticipo, mia moglie che sfoggia un vestito nuovo, rosso. Accidenti!
– Sono in anticipo. Al mare c’era troppo vento e così abbiamo cambiato programma e deciso di fare shopping. Ti piace questo vestito? Una vera occasione, tanto più che non avevo nulla di questo colore.
Deglutisco. Le cose stanno prendendo una piega che non mi piace. Ale si accorge di Omar Diop e gli sorride scrutandolo con interesse. Faccio quindi le presentazioni e così anche mia moglie viene coinvolta nella discussione. Lo sguardo acuto di Omar è attratto dal generoso décolleté e dalle gambe abbronzate di mia moglie che, nell’atto di accavallarsi, si scoprono fino a metà coscia, si allargano nel passaggio successivo lasciando intravedere per un tempo sufficiente la zona genitale dato che – noto – non indossa le mutandine.
Fra me penso:
– Cazzo! Ma Ale, lo fai di proposito?
Son sempre più inquieto mentre mi sembra che lei stia civettando. Magari è solo cordialità, ma la mia fantasia galoppa trainata dalle mie paure montanti.
Alle 17:45 squilla il cellulare: devo recarmi in clinica per un’urgenza. Il sangue mi sale alla testa.
– Ma porca vacca, non chiamate mai, perché proprio oggi?
Dall’altra parte:
– Chiamala sfiga, Max, ma datti una calmata: devi arrivare subito. Armati di pazienza perché sarà una cosa per niente rapida, ce ne sarà almeno fino a domattina.
Vorrei urlare per la rabbia. Esco di casa dopo aver afferrato in fretta la mia borsa, sudo per la tensione. Saluto frettolosamente mia moglie e il tecnico.
– Ne avrò per parecchie ore. – E subito mi pento di averlo dichiarato
– Ciao caro, non preoccuparti, finisco io qui, con il signor Diop.” Mi sorride. Sul suo volto mi sembra di cogliere – sarà suggestione – un’ombra di malizia.
Mentre salgo in macchina, perso nei miei malumori, noto che il tempo sta cambiando e sul display dello smartphone, di sfuggita, leggo:
– Allerta meteo. Temporali in arrivo fra un’ora.
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