LA MOGLIE del FETICISTA (Onanismo e spermofilia)
Note:
“Il feticismo è una emozione capace di sovvertire i rapporti fra animato e inanimato, fra materiale e immaginario, e di proiettare sulla mente un insieme fitto di attese, simboli e valori sessuali.
(Karl Marx)
“SOMMARIO.
Salve a tutti, che cos’è il feticismo in molti lo sanno, ma voglio aggiungere qualcosa per farvi capire meglio la storia che leggerete. Molti troveranno le prime pagine di questo racconto complesse per la lettura, sia per i termini che per le spiegazioni, ma serviranno a comprendere facilmente tutto quanto seguirà, per questo vi invito a proseguire.
Come molti di voi sapranno, il feticismo è una parafilia consistente nello spostamento dell’attenzione sessuale e suo soddisfacimento, da una persona reale integra a un suo sostituto, che può essere una parte del corpo umano, un accessorio o indumento intimo.
È considerato un disturbo sessuale solamente quando l’attività feticistica (che abbiamo un po’ tutti nelle preferenze erotiche), diventa la principale fonte di soddisfacimento fisico e psicologico e così irresistibile da causare disagio o interferire col normale corso della sessualità, in questo caso coniugale e si è pronti a sacrificare tutto per il piacere che si prova con essa…
Ci sono varie modalità del feticismo ma non le discuteremo, parleremo solo di quella che interessa la confessione di cui narro e che riguarda la lingerie e lo sperma….
Il feticismo sulla lingerie, si riferisce a mutandine, calze, collant, reggiseni o altri indumenti intimi. Alcune persone trovano eccitazione sessuale indossando questi indumenti, altri si eccitano soltanto osservandoli, maneggiandoli o annusandoli dopo esser stati indossati da una donna.
Gli psicologi dicono che l’origine di questa attrazione è nell’infanzia o nell’età adolescenziale, che è in quel periodo che si crea un feticcio, ossia un oggetto, un indumento o una parte del corpo umano a cui viene associato una particolare forma di eccitazione sessuale e che resterà per sempre nella mente. In genere e più comuni feticci sono i piedi o la lingerie femminile.
Il feticismo di cui narrerò riguarderà le mutandine usate femminili, ed è caratterizzato dal desiderio erotico e dall’appagamento sessuale tramite quattro dei cinque sensi che abbiamo.
Il primo è il tatto, con il contatto fisico sulla pelle, sulle dita, con lo sfregamento sul pene, sulla bocca e il viso dell’indumento. Il secondo è l’olfatto, tramite l’aspirazione nasale del tipo di odori intimi che emanano, dovuti alle secrezioni vaginali, a piccole perdite di urina o feci e del sudore genitale di cui si pregna la mutandina. Il terzo è la vista, a seconda del tipo di mutandina indossata, la forma, il tessuto e lo stile: perizoma, tanga, culotte… cotone, seta, nailon o per l’alone delle urine che può presentare. E infine il gusto, quando dopo aver apprezzato i tre precedenti sensi, arrivano a baciarle o/e leccarle.
Questi stimoli e sensazioni si possono presentare tutte assieme(raramente) oppure uno o due alla volta e prevalere su tutti gli altri (frequentemente). E alcune persone in maggioranza uomini si eccitano a queste sensazioni.
Si, è come nella sessualità, ognuno ha le sue preferenze individuali, a chi piace farlo in un modo e chi in un altro.
A molti possono apparire schifose queste propensioni e sensazioni, ma ad altri piacciono…. tanto da procuragli una forma di sindrome di Stendhal ad avere davanti al viso o tra le dita quel tessuto proibito e usato che anelano e fantasticano. Ad annusarlo, guardarlo ed eccitarsi fino a masturbarsi, sapendo che appartiene o è appartenuto a una congiunta o comunque a una persona che fa parte delle loro fantasie e desideri, che amano o stimano, oppure odiano.
I soggetti predisposti, nel vivere queste percezioni, avvertono un’eccitazione generalizzata, con manifestazioni di tachicardia, vertigini, sensazione di stordimento come l’ubriacatura. Sensazioni di piacere, attacchi di ansia o trepidazione, difficoltà respiratoria dovuta all’emotività, sudorazione profusa e incontrollata, euforia e orgasmo con eiaculazione sul feticcio in questo caso le mutandine desiderate.
Le risposte psicologiche di tale comportamento e manifestazioni fisiche sono molte, ma noi non ci addentreremo.… non ne usciremmo più.
Quello che voglio raccontarvi invece, è la confessione di un uomo feticista, idolatra ed esaltato dalla lingerie femminile e delle mutandine usate in particolare, che tramite questa perversione, si trova a sacrificare i suoi affetti più cari, moglie e figlia per quella sua insana e scellerata passione e adorazione.
Un uomo al di sopra di ogni sospetto, arrivato professionalmente, con una famiglia modello, una bella moglie quarantaduenne ammirata e desiderata. Una figlia diciannovenne bella come la madre se non di più, ambita e desiderata da molti giovani, studentessa universitaria. Un uomo che è un marito e padre esemplare, ma con il difetto o perversione di una passione sessuale particolare e segreta che non aveva mai rivelato a nessuno, nemmeno alla moglie e portava dentro sé trastullandosi mentalmente e solitariamente.
L’oggetto del suo desiderio erano le mutandine della bella moglie che fantasiosamente le immaginava oltraggiate dallo sfregamento di un pene eretto qualsiasi, ed eiaculate di sperma da uomini sconosciuti. E quel pensiero lo eccitava assieme alla visione della lingerie già indossata dalla sua consorte sulle sue mani, immaginandola spruzzata e imbrattata dallo sperma di un altro, con l’esito finale di quella fantasia perversa nella masturbazione, nell’orgasmo e l’eiaculazione sulla mutandina.
Il desiderio di giocare con il suo feticcio, diventerà talmente incontrollabile da alteragli l’intimità sessuale convenzionale, compromettendo la vita di relazione normale e coniugale.
Arriverà al punto che preferirà fantasticare sulle mutandine usate dalla sua sposa godendone silenziosamente masturbandosi, piuttosto che avere rapporti sessuali con lei stessa, la sua bella consorte.
Il suo feticismo, assieme alla fantasia e alla masturbazione, lo porteranno casualmente a conoscere su internet un uomo anch’egli feticista delle mutandine femminili come lui, ma anche attivo sessualmente, che diverrà suo compagno di giochi perversi. E insieme a lui coltiverà la sua debolezza e perversione, e quell’uomo lo trascinerà in un gioco sempre più depravato, facendogli mettere al centro delle loro fantasie feticistiche e desideri perversi la sua bella moglie.
Il compagno di giochi si rivelerà essere un balordo, perverso e senza scrupoli che lo condurrà a compiere ed accettare quello che di più abbietto c’è e può fare un uomo, un marito, un padre di famiglie, sacrificare quello a cui tiene di più.… e cedere al ricatto della sua perversione.
L’epilogo sarà drammatico e per molti potrà sembrare inverosimile ma è reale. Minacciato e ricattato dovrà scegliere tra i suoi affetti più cari o lo scandalo e la rovina famigliare; e sceglierà…
Ma leggete.
PREMESSA.
Buongiorno, il mio nome è Maurizio, sono un professionista del nord Italia e voglio raccontarvi questa scellerata storia, che da semplice gioco erotico prendendo una strada sbagliata mi è sfuggita di mano e portato a un epilogo inaspettato. Probabilmente chi leggerà la mia confessione mi darà del perverso, del depravato, dell’ignobile e forse avrà ragione visto l’epilogo, ma il prezzo che ho pagato per il coinvolgimento nella realizzazione delle mie fantasie è stato troppo alto e sproporzionato per la mia passione o perversione e con rimorso in silenzio lo sto pagando tutt’ora.
Quello che state per leggere è la mia storia, la vicenda di un uomo felicemente sposato con una bella moglie e una figlia meravigliosa quasi ventenne, con una vita tranquilla e abitudinaria.
Ma come dicevo sopra, la mia tendenza sessuale segreta, gli impulsi che provavo nel fantasticare, la conoscenza di un uomo a me simile, mi hanno rovinato moralmente.
INTRODUZIONE.
Per aiutarvi a comprendere meglio la mia storia e le mie “tendenze “sessuali, vi spiegherò quali sono state le cause che l’hanno fatta nascere.
Tutto iniziò nell’adolescenza, quando nella rivelazione e conoscenza della mia sessualità, mi scoprii con alcune propensioni (o gusti sessuali) particolari, e d’allora sono sempre cresciuto con loro dentro di me. Ero attratto dagli indumenti intimi femminili, in particolare le mutandine ed ero incline all’onanismo, che altro non è il desiderio forte per la masturbazione, con una attrazione particolare per la visione dell’eiaculato, lo sperma, che viene detta spermafilia e di seguito vi spiegherò di cosa si tratta.
Come scritto nella prefazione tutte queste inclinazioni, scientificamente vengono definite “parafilie”, cioè lo spostamento dell’interesse sessuale dalla persona viva nella sua interezza fisica a un suo sostituto; che può essere appunto un indumento feticcio come le mutandine di qualcuna. In particolare nel mio caso, nell’adolescenza furono quelle di mia madre e mia sorella e una volta sposato prosegui con quelle di mia moglie e infine purtroppo anche quelle di mia figlia. Il tutto con una predilezione per l’autoerotismo (la masturbazione) e la visione del mio escreto (sperma) su di esse, fantasticando frequentemente anche su l’escreto di uno sconosciuto su di esse. Si, oltre a giocare con la mutandina usata di mia moglie, mi piaceva anche masturbarmi con essa ed eiacularci sopra o immaginare che qualcuno più virile di me lo facesse al posto mio.
Quelli che si manifestavano in me, erano ricorrenti impulsi mentali e fisici eccitanti, spesso incontrollabili, sia nelle fantasie, che nei comportamenti sessuali che praticavo e che mi portavano a preferire al rapporto sessuale con mia moglie, quella pratica feticistica scellerata.
Il mio partner sessuale non era più mia moglie, ma le sue mutandine usate. Vivevo un insieme di pensieri, comportamenti e di pulsioni erotiche incontrollate, connotate da fantasie che mi davano dipendenza dal desiderio feticistico, angoscia e mi trascinarono a gesti e scelte sconsiderate.
Come dicono gli psicologi, un certo grado di feticismo rientra abitualmente nell’ambito della sessualità normale, specialmente quando il desiderio di intrattenere un rapporto sessuale con una persona non è immediatamente esaudibile. Esempio chi si trova lontano dalla persona amata, può assurgere a feticcio un qualcosa intimo di lei, oppure una fotografia, un regalo ricevuto… o altro, per eccitarsi, ricordarla e masturbarsi con esso. E in quell’atto mentale della fotografia o del regalo ricevuto, o desiderando una parte del suo corpo, possederla psicologicamente fino al piacere e l’orgasmo.
Ero affetto anche da spermafilia, che altro non è che l’attrazione per lo sperma (che hanno anche le donne), che nel mio caso consisteva non nel riceverlo, ma nel praticarlo e osservarlo, durante la masturbazione. Eccitandomi a eiaculare o a fantasticare che qualcuno lo facesse per me ed eiaculasse lui il suo sperma in quantità consistente su parti del corpo, indumenti intimi o oggetti della mia consorte. Questa fantasia la vivevo anche se lo sperma non era il mio, ma solo il pensiero e l’immaginazione che un altro uomo lo facesse e la oltraggiasse insultandola con il suo seme, mi provocava eccitazione, desiderio e pulsioni sessuali.
L’immaginazione dello sperma, anche se di altri individui, era avvertita da me come un trasferimento della virilità dall’eiaculatore a me stesso, e fantasticamente ne acquisivo la sua potenza sessuale.
In parole semplici, la spermafilia riguarda tutti coloro che come me attribuiscono al liquido seminale un significato eccitante, erotico e libidinoso alla sua visione o nell’immaginarlo nella fantasia, come se fosse una sostanza afrodisiaca per eccitarsi e provare piacere fino giungere all’orgasmo.
Non starò qui a spiegarvi gli aspetti scientifici, sessuali, fisici e psicologici di questa parafilia che è più comune di quel che si pensa e che troverete facilmente su internet. Vi parlerò invece di me, dei miei comportamenti sessuali, dell’indumento intimo femminile per eccellenza che mi ha stregato, la mutandina; della masturbazione e dello sperma, del mio feticismo che mi ha portato alla rovina morale.
INIZIO DELLA CONFESSIONE
Oggi sono un uomo di 50 anni, ma quando successe tutto ero un 45enne sposato da poco più di vent’anni con Aurora 42 anni, la donna della mia vita e madre dei nostri figli Ambra oggi ventiquattrenne e Fabio cinque anni, arrivato tardi dopo diciannove anni anno di matrimonio e in seguito vi spiegherò come mai.
Eravamo e siamo ancora una famiglia piccolo borghese, tradizionale, benestante.
Io ragioniere e dipendente di una agenzia commerciale, mi ritenevo e ritengo un uomo comune, di altezza media, con un po’ di pancia per via della sedentarietà del lavoro, leggermente stempiato ma ancora un bell’uomo.
Mia moglie Aurora proviene già da una famiglia benestante e cattolica e a differenza di me che ho solo il diploma di ragioneria, lei è laureata in Economia e Commercio e lavora in una filiale di banca della nostra città. È una bella donna alta circa 170 centimetri, un corpo tra l’adulto e il maturo, molto attraente e seducente con i suoi abiti sia classici che casual. Ha un seno prosperoso con due mammelle leggermente pendenti e capezzoli rosa che sono una meraviglia e spingono sempre sul torace come a volersi mostrare da sotto il reggiseno. Ha allattato i nostri figli con orgoglio al suo seno e a osservarla bene, anche se cerca di nasconderla con l’abbigliamento, si nota la sua pancetta da signora per bene, fasciata nella gonna, con il sedere proteso leggermente in fuori, alto e arrotondato, che secondo gli abiti che indossa spinge anch’esso che sembra voler uscire dal tessuto. Porta i capelli lunghi e mossi, tinti color castano-mogano che le scendono sulle spalle, sempre vaporosi e che riordina dalla parrucchiera tutti i sabati che non lavora. Possiede un bel viso con bei lineamenti regolari e proporzionati, dei begli occhi scuri con un trucco misurato e sobrio. È sempre in ordine e ben tenuta nell’aspetto. Si cura molto anche fisicamente con dieta e cyclette, pratica ginnastica in casa da sola e a volte con nostra figlia Ambra, mentre nostro figlio piccolo è tenuto dalla baby sitter. Le piacciono i monili e gli accessori evidenti che la distinguono dalle altre donne e la rendono particolare e unica. È una vera signora ed è molto ammirata dagli uomini e io sono orgoglioso di lei e la amo ricambiato.
Non è mai stata una donna calda sessualmente, la nostra sessualità era poco passionale ed erotica, più che altro era sentimentale, fatta d’affetto e tenerezza. Il sesso è sempre stato secondario per noi, per cultura ed educazione ricevuta e lo pratichiamo 2-3 volte al mese, nel modo classico e canonico nella posizione detta del missionario, lei sotto e io sopra. Ma ci appaga così. Lei è quel tipo di donna (ce ne sono molte), dedita alla famiglia e alla carriera professionale, con la libido bassa e poco se non assente desiderio sessuale, con scarso eccitamento e rare volte raggiunge l’orgasmo pieno, se no, solo del godimento sporadico. Credo che un orgasmo vero e proprio, non l’abbia mai provato in vita sua.
Ma a noi va bene così. Io pur avendo la moglie bella, ammirata e desiderata da tutti, preferivo e preferisco dedicarmi segretamente alla mia passione feticista, fantasticare su di lei che venga eiaculata sul corpo e sugli indumenti da sconosciuti e mi soddisfo masturbandomi da solo, mimando chiuso nel bagno con le sue mutandine usate in mano un individuo estraneo che gli sborra sopra. Si, lo so, è assurdo, pur amandola preferivo e preferisco masturbarmi a modo mio piuttosto che chiavarla. E comunque tutti e due eravamo e siamo appagati della vita sessuale comune che conduciamo.
Ambra nostra figlia è una ragazza bellissima, snella e alta, con capelli lunghissimi e mossi sulla schiena, color castano chiaro come i miei. È molto giudiziosa, e come dicevo ha studiato e si è laureata Architettura… è fidanzata ufficialmente e frequenta un ragazzo di buona famiglia con il nostro consenso e quello dei genitori di lui, ed è in procinto di sposarsi. Circa cinque anni fa, ha avuto un periodo di tristezza e malinconia, mentre mia moglie aspettava il suo fratellino, ma non ne ha mai parlato con noi anche se io sapevo il motivo e leggendo lo saprete anche voi, ma poi le è passata da sola, ed è ritornata la ragazza di prima.
Di Fabio che dire?… È arrivato all’improvviso, non l’aspettavamo e sinceramente non lo volevamo oramai alla nostra età, ma mia moglie un giorno se l’è trovato nel ventre, come un dono di Dio…e visto il suo animo cattolico e antiabortista lo abbiamo tenuto e amato tutti e tre, ora frequenta l’asilo e un altr’anno inizierà la prima elementare.
Detto questo e fatte le presentazioni della famiglia, per entrare nel merito della mia storia vi spiegherò come sono giunto a fare quello che ho fatto in un susseguirsi di impulsi sessuali spesso incontrollabili e tali da crearmi una sorta di dipendenza psicologica dalle mie inclinazioni perverse.
ADOLESCENZA
Come dicevo sopra, mi sono scoperto attratto dagli indumenti intimi femminile da giovane, ero ancora un adolescente, di preciso non ricordo il motivo, forse vedendoli addosso alle donne della mia famiglia nel girare per casa, iniziando poi a osservare con curiosità quelli che vedevo stesi ad asciugare nel terrazzino interno. Erano quelli di mia madre e mia sorella più grande. Vedevo mutandine diverse dalle mie e da quelle di mio padre, più belle, colorate, decorate e rifinite, con pizzi e merletti muoversi alla brezza come bandierine. Grandi quelli di mamma e ridotte quelle di mia sorella, lo stesso per i reggiseni, le calze e i collant. E in me in quell’osservare nacque un’attrazione morbosa per i loro indumenti intimi, soprattutto per le mutandine.
Tutto a quell’età sembrava circoscritto alla curiosità adolescenziale, ma un giorno in bagno mentre ero seduto sul water, per passare il tempo iniziai a giocherellare, a guardare e toccare tutto quello che avevo attorno, così senza volerlo allungai il braccio e aprii il contenitore della biancheria sporca, era pieno di indumenti intimi e vidi sopra uno slip di mia sorella, usato e sporco. Tirai il contenitore verso di me continuando a restare seduto e presi il suo slip in mano, lo toccai e lo guardai, era la prima volta che lo facevo direttamente con morbosità. Osservai ancora all’interno del contenitore e sotto ad altri vidi la mutandina di pizzo di mia madre, la presi, osservai anche quella già messa e sporca. Le scrutai e le confrontai tra loro e si può dire che le studiai in ogni loro parte, ne ero affascinato e mi sentivo piacevolmente stordito nel farlo; di guardare e toccare di nascosto qualcosa di proibito per me e così intimo per loro. Presi anche i reggiseni, li confrontai come le mutandine e ci giocai, guardai le coppe internamente e come si agganciavano.
Questo andò avanti parecchio tempo. Ogni volta che andavo in bagno mi chiudevo dentro, prendevo le loro mutandine e osservandole e accarezzandole nel silenzio incominciavo a giocare mentalmente con esse. A immaginarmi le loro fighe e i loro culi dentro e istintivamente iniziai anche ad annusarle, fino ad arrivare con le settimane con mio grande soddisfacimento ed emozione a giungere a masturbarmi con il loro tessuto. Mi piaceva farlo, odorarle, strusciarle sul cazzo con grande piacere e soddisfazione e masturbarmi.
Scoprii che adoravo annusare le mutandine femminili indossate ininterrottamente da almeno 12 ore, con il loro aroma di figa calda e attiva. Le annusavo intensamente aspirandole odorose contro il naso mentre mi segavo eccitato, macchiandole volutamente con il mio sperma nel punto che aderivano alle loro fighe, come se eiaculassi direttamente su di loro, sul loro sesso peloso, giungendo al piacere e all’orgasmo nell’osservare il mio sperma sul tessuto della loro intimità.
Crescendo avevo scoperto la mia sessualità, di essere un feticista delle mutandine, con attrazione verso le sborrate di sperma su di esse tramite la masturbazione.
Mi piaceva manipolarle, sentire cosa si provasse a toccarle, baciarle. Facevo attenzione a non essere scoperto, Mi vergognavo di me stesso e di quella passione, però mi eccitavo moltissimo. Quando andavo in bagno, d’istinto prendevo una mutandina, preferivo quella con il pizzo e le trasparenze, ne osservavo il tessuto, la trama e quanto fosse sporca e odorosa e mi eccitavo e masturbavo tremando e sudando, immaginando perversioni indicibili, sborrandoci sopra e immaginando che altri lo facessero, indipendentemente a chi appartenessero, mamma o sorella.
Povera mamma e sorella se sapessero quante volte ho annusato, strusciato e sborrato sulle loro mutandine sporche e l’eccitazione che mi davano nel farlo…. e nel fantasticarle.
La mia era una vera e propria dipendenza che sinceramente non mi dispiaceva avere, era silenziosa, privata, personale ed appagante. Allora pensavo di essere l’unico a fare quelle cose, poi crescendo, conoscendo internet, leggendo e documentandomi scoprii che facevo parte di quelle migliaia di persone che lo praticano nella pubertà.
Come si sa poi si cresce e tante cose si dimenticano o vengono messe da parte, o almeno così si crede. Così con il tempo maturai e iniziai a corteggiare le ragazze, frequentandole e uscendoci assieme, anche se la mia passione restarono sempre le mutandine.
Quando conobbi Aurora, mi conquistò subito, era molto bella e affascinante, studiava ancora all’università. La corteggiai e ci innamorammo; lei scambiò quel mio poco interesse sessuale nei suoi confronti per rispetto e amore, non immaginando minimamente che le mie tendenze erano altre.
Ci sposammo e smisi con quei pensieri e quelle pratiche perverse, l’amore per mia moglie le aveva allontanate dalla mente. Lei avvolgeva tutto e la nostra vita trascorse quasi sempre tranquilla coronata dall’arrivo di Ambra.
Come dicevo, il sesso non era mai stato prioritario nel nostro rapporto, prediligevamo più l’aspetto coniugale e famigliare che quello sessuale, per motivi morali e religiosi essendo Cattolici praticanti. No che non mi piacesse l’aspetto sessuale del matrimonio in sé stesso, ma prediligevo di più la parte cerebrale e il fantasticare anche su di lei e provavo più piacere a masturbarmi che a chiavare lei o qualsiasi altra donna.
Fu in quel periodo che cominciai a navigare su internet, e mi feci una cultura anche se limitata e da autodidatta sulle mutandine femminili, sulle quale si intrattengono pensieri e desideri sessuali maschili… Leggere e documentarmi fu un mio passatempo preferito, il mio hobby segreto. E tra le prime cose che scoprii nella lettura fu che gli indumenti di lingerie sono moltissimi, ognuno con un suo nome preciso.
In ufficio spesso nel tempo libero navigavo approfondendo le mie conoscenze in materia di modelli e tipi di lingerie, con le ultime novità e consigli, così ho appreso molte cose riguardo gli indumenti intimi femminili e ora prima di andare avanti ve ne farò un cenno.
La lingerie intima tutta, oltre che per tipologia e modelli si può suddividere anche in base al tessuto con cui è realizzata.
E si dividono in tessuti naturali di origine animale, come la seta o la lana, quelli di origine vegetale come il cotone, il lino e quelli creati dall’uomo attraverso reazioni chimiche in fibre artificiali, detti anche tessuti sintetici, tipo fibre acriliche, di nylon, di poliestere.
Tutti questi tessuti possono essere completati con accessori, pizzi, disegni, ricami e colori con effetti trasparenti e lavorati, che oltre rendere bellezza e comodità all’indumento, arricchiscono e completano il capo intimo rendendolo sensuale, erotico, sexy e femminile.
Come si sa le donne a differenza di noi uomini utilizzano più tipi di mutandine e ne fanno un accessorio d’abbigliamento, un indumento estetico e personale oltre che di comodità e di igiene.
Le mutandine femminili sono varie e fanno perdere la testa per la sensualità che sprigionano sul corpo, tanto che in certe situazioni, non sembra più tanto importante conoscere la netta differenza che separa uno slip da un tanga, o un perizoma da una brasiliana o una culotte da una classica da lady. Poi ci sono pseudo mutandine da pornoshop, ma di questi eviterei di parlarne perché indossate solo per gioco o esibizione.
Le mutandine hanno sempre avuto un grande fascino per la maggior parte degli uomini. Le donne lo sanno e fanno tesoro di questa debolezza maschile sfoggiandole con malizia nei momenti che a loro interessano, capi raffinatissimi ed erotici per soggiogare l’uomo e renderlo loro schiavo. Ogni uomo ha una attrattiva sessuale diversa verso la lingerie.
Ritengo stupendo e penso anche che molti di voi ammirino il sesso attraverso il vedo-non vedo dell’intimo…. l’intravvedere la macchia scura dei peli nella trasparenza chiara del tessuto. Oppure per quelli come me annusare le mutandine della propria signora appena tolte… a me fa letteralmente impazzire … soprattutto quelle di raso e seta … o in pizzo e seta … le regalo sempre ad Aurora, non so resistere. Mi piace che sotto il vestito, la gonna o i pantaloni anche se nessuno la vede sia erotica con della lingerie di marca.
Personalmente, ma penso anche molti di voi sentano molto forte l’attrazione per la donna che non è nuda ma che resta con le sole scarpe con tacco a spillo, mutandina di pizzo traforata, calze e reggicalze, con o senza reggiseno.
Ognuno di noi ha un rapporto differente con esse, c’è chi prova piacere a guardarle indossate e chi no, chi a toglierle lentamente e chi strappandole con brutalità e veemenza o chi nel farle togliere a lei da sola, in una sorta di spogliarello o di umiliazione sottomissiva.
C’è chi, come facevo io con quelle di mamma o mia sorella, ama farsi le seghe fasciando il cazzo e masturbandosi con esse. Io prediligevo quelle sottili e leggere ed era bellissimo sentire il tessuto leggero strofinare sul cazzo e la cappella e poi sborrare all’interno di esse. E c’è anche chi si eccita a far uscire la propria moglie senza le mutandine sotto la gonna… Capite il paradosso?… Le mutandine sono la parte più eccitante della donna sia quando le indossa che non le ha.
Ancora adesso ogni tanto sniffo le mutande usate di mia moglie, sono la mia cocaina, mi eccito, fantastico, mi masturbo e ci sborro sopra. Alcuni momenti a casa, quando mi sento accaldato e mi prende l’eccitazione, vado in bagno a frugare nel contenitore degli indumenti sporchi, facendo attenzione a non prendere quelle di mia figlia Ambra, perché quando sono in preda alla frenesia, anche se non voglio sarei capace di farlo anche con le sue, anche perché dal punto di vista morale non mi creerebbe alcun problema prenderle e utilizzare, visto che mi masturbavo con quelle di mia madre e mia sorella.
Come per le mutandine anche se in misura minore lessi qualcosa per conoscere i tipi e i modelli di reggiseno, la loro struttura, come erano composti o formati.
E così scoprii che si dividevano principalmente a seconda della forma delle coppe, a triangolo, a balconcino o interi. Per non parlare dei tessuti, come le mutandine, lisci, traforati, ricamati e trasparenti… Lo stesso per le calze femminili, anch’esse facenti parte della lingerie, non più con il proposito il nascondere gambe e piedi e di tenerli caldi durante l’inverno, ma anzi per esaltare le loro forme e bellezza alla vista degli uomini.
INIZIO.
Ora dopo questa breve spiegazione preparatoria vi narrerò la storia accadutami pochi anni fa e mi ha stravolto e trasformato la vita. Quello che sto per scrivere ha dell’incredibile, ma è tutto vero, a 45 anni mi sono lasciato trascinare da un desiderio folle sempre più perverso e incontrollabile, complice un uomo senza scrupoli conosciuto su internet, fino ad arrivare a offrire e lasciare possedere mia moglie dormiente da lui, davanti a me che incredulo eccitato osservavo.
Così negli anni, segretamente pur vivendo una vita normale, sia coniugale che professionale, avevo dentro di me quella passione perversa e la coltivavo con l’aiuto di internet, dedicandomi spesso alla lettura a tema di qualche storia e qualche volta alla visione di video hard, tutto di nascoso da tutti, in genere dal mio computer sul lavoro e qualche sera a casa non visto, fingendo di lavorare.
Tutto iniziò per caso, anch’io come molti uomini e mariti spesso andavo su internet a osservare foto e video porno e non perdevo nemmeno l’occasione di andare sui siti degli annunci a curiosare, leggere con compatimento e divertimento le richieste di quegli uomini che volevano, bramavano e chiedevano un po’ di figa, o di mariti che volessero offrire quella della propria moglie ad altri. Lo facevo senza interesse, perché avevo una posizione sociale e una famiglia e anche se io avessi avuto una qualche intenzione di trasgredire, mia moglie non avrebbe mai accettato.
Visitavo siti di incontri dove l’annunciatore, il singolo o la coppia mettevano le loro richieste o facevano le loro proposte.
Leggevo in prevalenza quelli della mia città e della mia provincia, una grande città del nord, ed era già qualche anno che lo facevo e mi svagavo a curiosare le richieste di tradimenti, corna, perversioni e i gusti sessuali dei miei concittadini. Scorrevo pagine su internet e poi mi soffermavo nel settore annunci, ma non c’erano mai quelli che interessassero me, la mia passione o devianza sessuale, ma solo i classici “…uomo cerca donna per chiavare… o coppia cerca…” con tutte le relative varianti, e non mi attraevano ne coinvolgevano. Credevo di essere uno dei pochi a cui piacesse la masturbazione o meglio l’onanismo, la fantasia sessuale dello sperma e il feticismo degli indumenti intimi.
Vivevo bene così, con le mie fantasie segrete e il mio vizietto di masturbarmi con le mutandine di mia moglie, quando un giorno curiosando tra gli annunci ne vidi uno nel settore “singoli cercano… “che mi colpì molto e attirò la mia attenzione, era strano, diverso dai soliti, e suscitò in me interesse ed emozioni particolari, dandomi la sensazione di rivivere quei momenti giovanili che sempre con piacere ricordavo. L’annuncio recitava:
“Cerco cornuto cerebrale che mi faccia sborrare nelle mutandine di sua moglie.”
Poche parole chiare, che a me accesero l’eccitazione e la fantasia.
Sembrerà strano, ma ne rimasi colpito, mi fece uno strano effetto, subito d’istinto pensai alle mutandine di mia moglie e iniziai a fantasticare di un tizio a me sconosciuto che gli avrebbe sborrato sopra e mi eccitava gioiosamente pensarlo e immaginare che l’avrebbe fatto davvero. Fu quel giorno che scoprii che quella mia perversione giovanile era ancora viva dentro di me e mi procurava come allora a quei pensieri, eccitazione esagerata e incontrollata, di gioia animalesca, come non avevo più avuto fin da ragazzo.
Passarono alcuni giorni pensando sempre più a quell’annuncio, e la fantasia che ne derivava aveva un potere afrodisiaco su di me, mi immaginavo mia moglie macchiata virtualmente sugli indumenti intimi dallo sperma di quell’uomo dell’annuncio che non conoscevo neppure.
Così un pomeriggio, non senza averci pensato bene più volte, dall’ufficio, con un indirizzo di posta elettronica creato appositamente, eccitato dal farlo, gli risposi: “Buongiorno… sarei curioso di conoscere maggiori particolari riguardo alla sua ricerca di un marito cornuto cerebrale per sborrare nelle mutandine della consorte.” Poche parole chiare come le sue. Inviai e attesi.
Il giorno dopo in ufficio guardai nella posta elettronica e c’era una risposta.
“Buongiorno a lei, mi chiamo Raffaele ma tutti mi chiamano Lele, sono della sua stessa città e cerco un marito con cui giocare virtualmente e se poi vorrà, realmente, nel massimo rispetto e riservatezza. Ho 50 anni, sono un tipo normale, lavoro in una ditta ecologica e vivo con la mia compagna che ha 45 anni…e mi piace giocare un po’ con queste situazioni cerebrali, niente di particolare, un gioco soft riservato, intimo, quasi segreto, con un amatore del genere, un marito raffinato.” E terminava: “Ora se vuole continuare mi dica qualcosa di lei.”
Pareva educato e rispettoso e sembrava avere la mia stessa passione, ma non sapevo se continuare a corrispondere. Subito prevalse la ragionevolezza e lasciai perdere tutto, ma passato qualche giorno lui mi riscrisse chiedendomi se mi era arrivata la sua email precedente, visto che era restata senza risposta. Così per gioco, eccitato gli risposi:
“Buongiorno Lele…ora sono sul lavoro e non posso scrivergli tranquillamente, lo farò verso sera a casa. Ho alcune domande da fargli, e chiedergli in cosa consiste di preciso questo gioco che propone.” Poche parole e lo salutai cordialmente.
Dopo un’oretta mi arrivò una sua email dove rispondeva: “Gli anticipo che si può organizzare qualcosa di molto stuzzicante, in base a quello che soddisfa di più entrambi e in modo garbato, coinvolgendo indirettamente la sua signora, se lo desidera.” Aggiungendo: “Inizi a parlarmi di lei, mi parli dei suoi vizi se ne ha, delle sue preferenze, di cosa le piace, che tipo di carattere ha, se è vanitosa ecc.… e anche di lei… Un caro saluto. Lele.”
Alla sera terminato il lavoro, giunto a casa, impaziente scrissi e precisai:
“Buonasera Lele, prima di parlarle di mia moglie voglio conoscerla bene. Io leggo gli annunci per curiosità e non ho mai scritto a nessuno. Ho risposto al suo perché l’ho trovato originale e diverso dagli altri e per me molto erotico, con richieste specifiche e insolite in quanto non parla di sesso esplicito, ma accessori del sesso come le mutandine di mia moglie e lo sperma, che hanno sempre fatto parte della mia fantasia fin da ragazzo e mi piacerebbe continuare a corrispondere in merito. Come intenderebbe procedere? “
Non passò molto che mi arrivò una sua email, probabilmente vista l’ora dell’appuntamento era in attesa al computer.
“Beh, tra noi potrebbe procedere così. Ci si conosce qui su internet e poi se si trova affinità ci si può anche vedere di persona.”
Sempre più incuriosito e divertito, brevemente replicai: “Sì, conoscerci qui va bene, ma realmente non voglio.”
Non passò molto che ricevetti la sua risposta, sembrava quasi di essere in chat tanto ci rispondevamo velocemente:
“Be non mettiamo limiti… per ora conosciamoci qui, poi in seguito vedremo cosa succederà, lasciamo che le cose evolvano da sole e facciamoci una bella chiacchierata con scambio di idee, desideri e fantasie su sua moglie e verifichiamo se le nostre passioni coincidono. Per il resto se son rose fioriranno.” E mise una faccina ridente.
Anche lui chiamava “passioni” e non “perversioni” le nostre tendenze e questo me lo rendeva simpatico. Ero sicuro di me, che eccitato solo dello scrivergli risposi divertito:
“Va bene per proseguire la chiacchierata con scambio di idee e fantasie e vedremo se le rose fioriranno.” Ero rallegrato di aver trovato una persona forse con miei gusti con cui giocare sessualmente e terminai: “Ora la saluto, gli scriverò domattina appena sarò solo e libero dal lavoro.”
Mi arrivò una ultima email serale:” A domani, aspetto con speranza. Buonanotte!”
Il giorno dopo in ufficio appena solo al computer scrissi dandogli dei nomi falsi:
“Buongiorno Lele, io mi chiamo Andrea e ho 45 anni, mia moglie Milena, ne ha 42 di anni ed è magra e alta, una bella donna di corpo e anche di viso.” E nient’altro, e inviai cercando di interessarlo sempre più. Mi sentivo attratto da quel gioco pericoloso e perverso e da quella persona astratta.
Nei giorni la nostra corrispondenza divenne più corposa, con lui irriverente nel chiedermi e parlarmi sfacciatamente di mia moglie come nessuno si era mai permesso di fare e questo non solo lo accettavo, ma mi eccitava che lo facesse.
In una email mi chiese: “Se vuole Andrea e non le dà fastidio, potremmo darci del tu.”
Riflettei e risposi: “Perché no!?… Certo!” Mettermi al livello di quella persona che ritenevo inferiore intellettualmente e socialmente da me, mi eccitava. E seguitai:
” Ti posso chiedere qualcosa di personale o ti infastidisce? “E senza aspettare risposta feci le stesse domande della mail: “Tu di dove sei? Da quanto sei sposato? Hai figli? Come sei fisicamente? Sei alto o basso come persona…” Aggiungendo con una faccina ridente: “… poi ti lascio tranquillo e tornerò alle mie fantasie su Milena, ma almeno ho un’idea di come sei tu quando fantastico su di lei.”
Verso sera mi rispose:
“Carissimo Andrea, sono originario del sud, ero sposato, ma con mia moglie ci siamo separati anni fa, ora ho una compagna di 45 anni che ha un negozietto nel centro storico e ho una figlia adulta e sposata. Sono normale, non alto, i capelli grigi… “Aggiungendo:” … e ti informo che in questi anni mi è già capitato di giocare con mariti con passioni come le nostre.”
A stretto giro di posta replicai: “Bene… hai esperienza dunque…” E curioso domandai: “Posso chiederti che tipo di lavoro ecologico fai?” Nel volgere di pochi minuti mi rispose:
“Io lavoro in una ditta che dalla notte al mattino presto raccoglie i rifiuti urbani, svuota i bidoni per le strade… sono operatore ecologico. E tu e Milena che lavoro fate? Avete figli?”
Quando lessi la sua risposta non potei fare a meno di ridere… ridere pensando: “Netturbino… fa il netturbino! Oh Diooo…” Ero sorpreso e divertito e replicai.
“Sai …” Scrissi sarcastico:” …sapere che lavoro fai, chi sei e che hai una compagna mi rassicura a rapportarmi con te con sempre maggiore tranquillità e sincerità e in modo confidenziale riguardo la mia sessualità parlandoti di noi.” E gli diedi alcune informazioni vere.
“Io lavoro in una agenzia commerciale, sono impiegato e mi interesso un po’ di politica nel mio quartiere e a volte alla sera corro, pratico il running per tenermi in forma.
Riguardo mia moglie Milena lavora in banca e non ha vizi o hobby, come me si dedica alla famiglia e al lavoro. Ha un bel corpo da quarantenne nonostante la sua pancetta, capelli color castano-mogano che le arrivano alle spalle ed è ancora molto desiderabile …è una signora.” Precisai, aggiungendo: “È di carattere riservato, legge riviste e le piace la musica …la nostra è una vita abbastanza riservata Alla domenica mattina a volte andiamo a messa e al pomeriggio facciamo qualche passeggiata o andiamo per negozi a osservare le vetrine, se no restiamo a casa, siamo molto abitudinari. La figlia si chiama Enrica…” Scrissi falsamente invece che Ambra: “… ha le sue amicizie in compagnia. È seria e giudiziosa oltre che una bellissima ragazza, ha quasi vent’anni, ed è fidanzata da poco.” Aggiunsi con orgoglio. “E studia all’università!”
Evidenziare e fargli pesare la differenza sociale e culturale tra noi e soprattutto verso mia moglie mi eccitava e divertiva, mi dava l’illusione di poterlo manipolare come volevo, umiliarlo.
“Anche a me piace la musica e fare camminate. Con me puoi fare tutte le confidenze che vuoi su tua moglie e parlarmi delle fantasie che hai su di lei che resterà tutto un segreto tra noi…” Rispose poco dopo:” … al limite mi faccio qualche sega pensandola. Dalla descrizione tua moglie è il tipo di signora che piace a me, che ho sempre sognato di chiavare e se non ti offendi ti dico anche che fa parte di quelle donne a cui mi è sempre piaciuto sborrare addosso, anche quando le vedo per strada camminare, belle e profumate…” E finì quel pensiero in quel modo osceno e irriverente.
Subito eccitato replicai provando piacere a farlo:
“Caro Lele, no… non mi offendo, puoi dire quello che vuoi su mia moglie… hai il mio permesso. Mi eccita se lo fai. E piacerebbe anche a me…. che le sborrassi i tailleur mentre cammina per strada… penso spesso che un uomo possa sfregarsi il cazzo sulle sue mutandine come facevo da ragazzo…!”
“Lo farei volentieri io…” Rispose con un emoticon affianco ridente.
Parlargli con l’anonimato di internet di mia moglie e confidargli quello che pensavo, fantasticavo e desideravo su di lei e non avevo mai detto a nessuno, mi accendeva e infoiava. Era come un passatempo divertente per me corrispondere con quel netturbino un po’ rozzo e presuntuoso che voleva giocare con me e mia moglie; e mi portava a toccarmi il cazzo leggendo le sue email. Sapevo che era un comportamento scorretto, ma era più forte di me, quel gioco mi stuzzicava ed elettrizzava e non riuscivo a trattenermi dal farlo. Nei giorni e nelle settimane la nostra corrispondenza diventò nella sua volgarità un incontro gradevole e abitudinario per me.
Dopo un paio di mesi che corrispondevamo per email, visto che il nostro era diventato un appuntamento quasi giornaliero, mi chiese se non potevamo chattare alla sera via WhatsApp scambiandoci i numeri di telefono oppure via Skype, avendo così quasi un dialogo diretto tra noi.
Dopo averci pensato molto e provando una sorta di fermento e richiamo ad approfondire la sua conoscenza, titubante e timoroso accettai di entrare maggiormente in contatto con lui, subivo l’attrazione della sua oscenità. La sua irriverenza a parlare volgarmente di mia moglie mi affascinava, lui aveva capito la mia psicologia, cosa mi piaceva, cosa volevo sentire dicesse e me lo diceva e io lo assecondavo, intanto era tutto un gioco virtuale e avrei potuto troncare quando volevo. E gli risposi con due parole: “Skype lo preferisco… ma senza video cam…”
E lui replicò subito con un’altra mail: “Bene! … D’accordo senza cam… La tua Milena mi eccita da matti…. come vorrei inondarla di sborra davanti a te che ti seghi…. “Quella fu la sua risposta sfacciata e oscena sapendo che mi piaceva che me lo dicesse e mi eccitò, e lo invitai e gli mandai il mio nickname.
Con Skype fu tutto più facile, sembrava che ci parlassimo direttamente e nel primo incontro chattai con mia moglie e mia figlia seduti in soggiorno sul divano che guardavano la tv, scrivendogli:
“Ho pensato che vedevo mia moglie in piedi con il suo bel tailleur e immaginavo tu le sborravi contro al punto che poi mi sono masturbato…”
“È un bel pensare… devi pensare così… queste cose… “Digitò, aggiungendo nella risposta:” … anch’io ho questi desideri speculari al tuo, di imbrattartela con il mio sperma.”
“Sì!” Ribattei come se parlassi apertamente con lui:” Hai colto nel segno cosa vorrei!” Confidandogli:” Sai sessualmente mi viene duro ma non mi attira più la figa di mia moglie. Eppure è una bella donna che piace a molti uomini, ma preferisco fantasticare sulle sue mutandine, sono sempre stato un tipo molto cerebrale anche da ragazzo.”
“Fai bene… non importa se non la chiavi, l’importante è che godi di lei come piace a te!”
Mi piacevano le sue risposte, più approfondivamo la nostra conoscenza virtuale, più ci spingevamo sempre maggiormente a fare considerazioni su mia moglie e lui spingendosi sempre più nella libidine trascinava anche me in quel gioco perverso e piacevole. Sapeva cosa mi piaceva oramai e me ne parlava apertamente eccitandomi.
Lo consideravo un giocattolo in un gioco perverso dove potevo parlare liberamente delle mie fantasie ed esporre mia moglie alla sua lasciva libidine virtuale, alla sua e mia masturbazione nei suoi confronti e non nego che in certe considerazioni che faceva mi eccitavo moltissimo.
Lui sapeva il fatto suo, si capiva che era pratico di questi approcci sporchi e perversi in internet e che non era la prima volta che li faceva, era anche culturalmente inferiore a me, nello scrivere faceva errori e nel pensare era sconnesso.
Mi piaceva eccitarlo, provocarlo e stimolarlo e gli chattavo:
“Sai! …Nella vita tutto è possibile, non do per scontato che non possa accadere qualcosa direttamente con le mutandine di mia moglie, anzi, me lo auspico, sarei felice se accadesse.”
E si illudeva ed eccitava. Quelle parole per lui furono un invito ad esternare di più la sua lasciva libidine: “Lo farei volentieri… gliele sborrerei tutte … Che tipo di mutandine indossa la tua signora.” Chiedeva.
“Culotte… slip…”
“Perizoma niente? “Digitava.
“No quelli le indossa mia figlia Enrica…” E si faceva avanti:
“Potresti farmi vedere qualche foto della tua bella moglie e delle sue mutandine come ti avevo chiesto? … Sborrerei addosso ad entrambi.
E digitando gli confidai:
“Intanto ti mostro una sua fotografia di quest’estate al mare che ho preparato, naturalmente ha il viso coperto.” Scrissi eccitato e la misi in condivisione.
“Bella… bella figa! “Digitò appena la vide: “Peccato che non si vede la faccia. Ma si vede dal corpo che è una bella donna… una signora! Me la chiaverei volentieri.” Batté sul tasto.
“No.… chiavare no, solo atti di libidine su di lei. “Precisai.”
“Davvero a te non piace chiavarla?… Così bella.”
“Qualche volta si la chiavo, ogni settimana o dieci giorni, in genere il sabato, ma come dicevo preferisco fantasticare e masturbarmi pensando alle sue mutandine sborrate da te, mi eccita maggiormente. So che sono sposato con una bella donna, ma è più forte di me è come un raptus che mi prende all’improvviso, anche quando la chiavo penso sempre alla mia perversione, le sue mutandine sborrate.”
“Alla mia… devi pensare, alla mia sborra… “Digitò con una faccina ridente.
“Sì, mi piacerebbe vederti masturbare e sborrare sulle sue mutandine, quello è il mio desiderio più grande, la fantasia primaria, mi eccita pensarlo e forse ancora di più vederlo, ma non credo si potrà mai attuare.”
“Non dire che non si potrà mai attuare…” Scrisse: “… ci sono mille modi per attuare le nostre passioni e trasformare le mogli, tutto sta a come procedere.” Aggiungendo nell’ultima riga:
“Noi abbiamo gli stessi gusti sessuali, abitiamo nella stessa città anche se in due parti diverse, forse è più facile di quello che pensi realizzarli.” E continuando mi domandò:” Sei dotato sessualmente?”
“Sono normodotato… da ragazzo ed era 14 centimetri.” Digitò.
“Io sui 17 centimetri e ti assicuro che le faccio godere bene le donne… le faccio cantare! “
E mise un’altra faccina ridente. Improvvisamente e irriverentemente chiese:
“Senti… oltre che annusare le mutandine di tua moglie e immaginarle sborrate, lo fai anche con quelle di tua figlia Enrica?”
“Nooo!!!” Risposi deciso e seccato:” Mia figlia no… un conto è mia moglie, Ambr…” Mi accorsi dell’errore che stavo scrivendo il vero nome e cancellai subito prima di inviare digitando:” Enrica è bella e pura, ed è fidanzata, assomiglia a mia sorella e non voglio nemmeno pensarla in queste cose.”
“Va bene… va bene! Chiedevo così!” Scrisse.
“Credo che tu mi capisca …” Seguitai: “…Se mia moglie conoscesse questi miei desideri che ora ho confidato a te, guai…direbbe che sono un depravato, un perverso, con tutte le conseguenze coniugali e famigliari …”
Lui invece tornò sull’argomento che certamente preferiva: “Non ti nascondo che a me le signore belle come tua moglie piace chiavarle, ficcarglielo tutto in figa. Quando parli di lei me lo fai venire duro e a volte la desidero e mi masturbo al pensiero di poterla avere anche se solo virtualmente…”
E subito sempre più eccitato delle sue parole gli risposi.
“È impossibile quello che chiedi non avverrà mai.”
Immediatamente scrisse: “Lo so!… ma ricorda che quello che immagini se vuoi si può avverare.”
“Come hai fatto con le altre mogli? … Davvero ti piacerebbe chiavare la mia?”
“Sì!” Digitò:” Mi piacerebbe, è bella e mi attira. Te la domerei io tua moglie… come una cavalla! Te la chiaverei bene” Continuò probabilmente anche lui eccitato.
“Eh… ma Milena non è il tipo di donna per te Lele…” Risposi: “… prima di tutto non è una cavalla ma un cigno… e poi lei fa parte di un ceto sociale medio alto, solo per corteggiarla dovresti essere un diplomato, un laureato… “Scrissi esaltato e divertito: “… accontentati di masturbarti pensando a lei e alle sue mutandine… solo così puoi godere di una donna come Milena. “
“Perché non mi reputi alla sua altezza?” Scrisse.
“Sinceramente si…” Digitai eccitato e divertito di umiliarlo.
Vidi che non seguitò su quell’argomento e ribatté i tasti ritornando sul discorso di quello che mi piaceva: “Sai come me la immagino io …”
“No! Dimmi!”
“Con le mutandine addosso che ho appena sborrato…. proprio in mezzo…. sopra il perineo dove poggia le labbra della figa e i peli …” Aggiungendo: “A proposito come ha la figa tua moglie, rasata?”
“No… ce l’ha pelosa ma ben curata…” Risposi
“Mmmm !!…” Digitò.
E sempre in quel gioco virtuale e perverso sempre eccitato lo segui fantasticando:
“Sì, sarebbe bello incontrarci per strada e per caso con Milena, presentarti come un amico e chiacchierare, mentre lei a sua insaputa indossa le mutandine sborrate da te che appoggiano sulle sue belle e gonfie labbra vaginali e i suoi peli soffici.”
“Me lo hai fatto venire duro… ora mi masturbo!” Scrisse con faccine ridenti.
“Sì fallo, lo faccio anch’io, masturbiamoci per mia moglie.” Ribattei ipereccitato tirando fuori il cazzo dai pantaloni e proseguendo: “Sì vederla di persona sarebbe molto eccitante, ma a me farebbe impazzire di più sapere che indossa le sue mutandine di seta, slip o culotte che siano, dopo che tu le hai strofinate sulla tua cappella e sborrato sopra e che lei piene del tuo sperma denso, ignara le indossi… Mi piace immaginare il tuo sperma da netturbino contro i suoi peli pubici e le labbra vaginali da signora borghese… Il sacro (mia moglie) e il profano (tu)… mmmmhhhh!!!… Mi farebbe impazzire dal piacere… e vengo al pensiero!” Scrissi digitando con un dito mentre con l’altra mano mi masturbavo ed eiaculavo davanti al monitor e sotto la scrivania, chiuso nello studio.
“Vengo!… Vengo anch’io Andrea…. Sto immaginando di farlo sopra le mutandine e la bella figa pelosa di tua moglie. Sìììì… ci sborrooo sopraaaa!!” Batté probabilmente venendo davvero.
Poi terminata quella libidine virtuale con entrambi eccitati, digitò: “Perché non ci incontriamo veramente, non ci sarebbe niente di male io sono una persona seria, così mi mostri le foto con il viso scoperto di tua moglie sullo smartphone e magari porti un paio di sue mutandine che me le struscio sul cazzo e giochiamo realmente?”
Sorrisi, l’idea era allettante, mi attraeva ed eccitava: “Non è fattibile, non mi piace espormi direttamente. Ho una posizione.” Risposi
“Sì che è fattibile. Nella vita tutto è possibile, quindi mai dare per scontato che una cosa non possa accadere.” Replicò.
Eccitato dalle sue richieste e sempre più esaltato da quello che chiedeva ribattei: “Sono certo che ti ecciti la mia Milena e che vorresti inondarla di sborra, è quello che vorrei avvenisse anch’io, ma per ora accontentiamoci di sborrare sulle sue mutandine virtualmente, il resto vedremo…”
“D’accordo!” Ribatté rassegnato, senza insistere e diventare pedante, sapendo che non volevo parlare di questo: “Ma inviami anche qualche fotografia di te che voglio vedere come sei!” Scrisse e terminammo la nostra chiacchierata così quella sera.
Il giorno dopo, sulla barra inferiore dello schermo vidi il segnale di posta elettronica attivo, guardai e vidi con sorpresa che mi aveva mandato le sue foto, nudo, con il cazzo duro ed eretto mentre si masturbava. Le guardai e sorrisi. La sera ci risentimmo in chat.
“Le foto sono molto eloquenti Lele, complimenti per la dotazione sessuale, il tuo cazzo appare pieno di vigore e quindi posso immaginare di sperma. Nella foto hai il volto coperto, ma si vede il fisico maturo.
“Ecco qui la mia foto con la bella Milena scattata al mare.” Scrissi all’improvviso mettendola in condivisione con i volti coperti. Era una fotografia dove io e Milena eravamo assieme in riva al mare, lei in bikini con il suo corpo adulto e piacente da signora e mamma e io vicino a lei.
“Che bella signora… avrei voglia di accarezzarla tutta… mi fa già venire il cazzo duro al solo pensiero di chiavarla e sborrarla sulle mutandine.” Scrisse.
“Sono felice che ti piaccia…” Risposi sorridendo e divertito: “…e con un gioco di parole potrei dire che eccita anche me, il fatto che tu ti ecciti con mia moglie e le sue mutandine.”
Subito digitò:
“Mi piace, mi piace… mmmmhh bella immagine… bella figa … bella tutta, la riempirei di sborra… la tua bella moglie.” Digitò in quel gioco volgare e irriverente di fantasia, parlando di lei.
“Sono contento che Milena ti piaccia sempre più e l’accarezzeresti tutta…” Scrissi malizioso…
“Sì l’accarezzerei e leccherei tutta, figa, mammelle… culo” Digitò sboccato come sempre eccitandomi maggiormente.
Non so perché ma mi piaceva, mi rapiva quel turpiloquio su mia moglie che era una donna per bene, fine ed educata.
“Se hai altre foto, condividile, anche se è vestita!” Scrisse.
“Ora no… i prossimi giorni…” Risposi e lui continuò:
“Sai una volta mi sono masturbato in auto assieme a un marito e abbiamo sborrato nelle mutandine che aveva portato di sua moglie. Anche a te piacerebbe vedere sborrare le mutandine di Milena eh…” Mi provocò con una faccina ridente che faceva l’occhiolino.
“Sì…” Risposi:” …specie vederle sborrare proprio nel punto dove una volta indossate si poserà la figa…. Sono cose che eccitano anche me enormemente.”
“Se vuoi lo facciamo!” Scrisse.
Mandai una faccina seria rispondendo: “Sai come la penso… ma vedremo!” Lasciandolo sperare.
In chat continuò a farmi domande specifiche e a chiedermi:
“Che tipo di intimo indossa Milena? Raffinato e sexy oppure quello che capita?… Te lo chiedo perché la settimana scorsa mi parlavi di culotte e slip di raso e seta…” E seguitò: “…per curiosità e per conoscerla intimamente visto che un po’ me ne intendo. Come ti avevo detto la mia compagna aveva un negozietto e vendeva lingerie.”
“Sei stato fortunato che la tua compagna avesse un negozietto di lingerie.” Digitai: “Comunque l’intimo di mia moglie è variegato, con pezzi anche eleganti e coordinati, classici e casual. Ha reggiseni colorati e lavorati con mezze coppe rigide, anche raffinati e costosi. Lo stesso le mutandine, porta le culotte e gli slip a tessuto unito, trasparenti, damascate e con pizzo ricamato, anch’esse di vari colori, dal nero al perla, al bianco.… il suo intimo preferito sono le culotte e gli slip. Se per sexy intendi l’intimo come quelle donne che si vedono nelle riviste o nelle pubblicità, non è così. Lei ha il suo erotismo di donna borghese, timida, di mamma, signora e moglie.”
“E tua figlia?” Digitò all’improvviso.
“Mia figlia cosa?”
“Tua figlia che lingerie porta?” Domandò.
“Cosa ti interessa di lei?” Risposi seccato.
“Così!… Curiosità!” Replicò.
Lo informai per educazione: “Lei essendo giovane ha una biancheria intima meno classica, di tutti i colori, indossa perizoma, slip e anche culotte giovanili, e reggiseni con misure piccole e coppe a triangolo, come tutte le ragazze della sua età. Ma di lei non voglio parlarne.” Puntualizzai.
Nel passare dei giorni e delle sere, dal mio piccolo studio casalingo fingendo di lavorare, in quegli incontri riservati, brevi ma intensi di libidine e perversione e soprattutto di mancanza di rispetto virtuale a mia moglie, approfondivamo sempre più, e continuavano a giocare su cosa avrebbe fatto lui se avesse avuto a disposizione Milena e mi elettrizzavo.
Bastava la fantasia di pensare a lui, a mia moglie, alle sue mutandine nelle mani di Lele che l’eccitazione saliva e diventava forte e invadente e si imponeva alla mente. E la soluzione per portare a termine quello stato di tensione era di masturbarmi fino all’orgasmo, solo allora mi calmavo. Purtroppo è così… e chi è feticista si riconosce e lo sa.
Quando chattavo con lui mi prendeva una sovraeccitazione con sudorazione, palpitazioni, tremore ed erezione spontanea, ma non per avere io un rapporto sessuale con penetrazione con mia moglie, ma bensì per masturbarmi al pensiero delle situazioni più sconce per lei da parte di lui e solo così mi calmavo… con l’orgasmo e l’eiaculazione.
Come dicevo mi piaceva la sua irriverenza, il suo desiderio per mia moglie, la diversità dal suo ceto sociale e quindi per lui irraggiungibile.
Durante il giorno ci pensavo spesso e mi convincevo a concedergli sempre un poco di più.
Una sera preso da quella condizione che descrivevo sopra, in chat gli chiesi:
“Tu vorresti che ci incontrassimo?”
“Sì…” Rispose:” … ti vorrei incontrare e che mi mostrassi una foto di tua moglie in viso, ma anche per amicizia, solo per un caffè, conoscerti di persona, oramai sono più di tre mesi che ci scriviamo e chattiamo, e se porti le sue mutandine ci appartiamo in auto, le struscio sul cazzo, ci seghiamo e le sborro sopra. Sono una persona seria anche se sono un netturbino.” Affermò proseguendo:
“A bere un caffè insieme non c’è niente di male, se poi non ti va… ci salutiamo e si può rimandare a un’altra volta, non c’è nessun obbligo. Io sono una persona seria.” Ripeté digitando.
Non conoscendolo era un passo rischioso per me incontrarlo, ma anche molto eccitante.
E lui digitò ancora:
“Stai tranquillo… quelli con i nostri gusti sono pochi, e se perdi me non ne conoscerai altri con la mia affinità alle tue passioni e con e la mia esperienza. Comunque è giusto, pensaci con calma, ma la nostra conoscenza non può durare in eterno in chat, bisogna fare un ulteriore passo avanti, vederci, incontrarci.”
“Era una forma di ultimatum. Mi resi conto che era vero quello che diceva e che avevo una forte attrazione per lui. Ti farò sapere.” Risposi.
Riflettevo, la nostra conoscenza aveva preso un avvio particolare, si era approfondita e il desiderio di conoscere personalmente questo Lele mi infervorava. Quel pensiero di poter vedere davvero, dal vivo la persona che diceva quelle parole sconce e oscene su mia moglie e che desiderava avere atti di libidine estremi e ambiva a chiavare con lei mi eccitava. Volevo vedere com’era quell’uomo…l’uomo invisibile, virtuale. E mi attraeva il suo modo di fare di parlare, di considerarla.
E un giorno dopo aver valutato bene tutto decisi di incontrarlo di persona. E lo avvisai con una email.
“Ho accettato di incontrarti!” Scrissi solo e lui rispose felice:
“Finalmente, vedrai che non te ne pentirai…” Ma purtroppo in seguito non fu così.
Ci demmo appuntamento davanti a un bar di periferia scelto da lui. Eravamo ormai giunti al mese di marzo ed eccitato e pervaso da quelle sensazioni che mi prendevano la mente e il corpo, prima di uscire fui preso da una frenesia irrefrenabile che mi esaltava. Andai in bagno e nel contenitore della biancheria intima sporca, tremando presi e misi in tasca un paio di slip di mia moglie, feci attenzione, li guardai più volte per sicurezza, non volevo sbagliarmi e portarne uno di mia figlia Ambra. Lo feci come gesto istintivo, agitato dal pensiero, come preso da un forte bisogno fisico e mentale. Ero deciso a non mostrarle e a utilizzarle, ma il solo averle con me con la possibilità che potesse accadere mi elettrizzava.
Ci incontrammo in quel bar stabilito, arrivai in auto, pioveva forte quel giorno, posteggiai, presi l’ombrello e con il batticuore scesi, mi avviai ed entrai e nonostante la confusione, come avevamo concordato lo riconobbi subito dal giubbotto rosso, e anche lui mi riconobbe dalla giacca e cravatta. Mi fece una strana impressione vederlo, era poco più basso di me, aveva un po’ di pancia, ed era fortemente stempiato, aveva una sessantina d’anni e li dimostrava tutti, con capelli corti, grigi tendenti al bianco.
“Altro che 50 anni” pensai.
Era rasato sul viso e ben vestito, come di chi vuole apparire elegante e fare bella figura, il suo abbigliamento era pulito ma povero e fuori moda, da grandi magazzini o mercato. Dopo i convenevoli ci sedemmo e prendemmo un caffè in un tavolino in disparte. Mi accorsi che non solo nello scrivere, ma anche nel parlare, culturalmente non era al mio livello anche se si sforzava di apparire colto, probabilmente l’unico argomento che conosceva bene era quello di cui avevamo parlato, il feticismo e tutte le porcate che diceva e in seguito ne ebbi conferma.
Parlammo del più e del meno, mi fece i complimenti perché ero un bell’uomo elegante e dopo una decina di minuti di chiacchiere, volevo andarmene perché, aveva deluso le mie aspettative e ci alzammo per salutarci.
Appena in piedi disse guardandomi negli occhi:
“Se vuoi possiamo andare nella mia auto, è laggiù!” Indicandomela con il dito oltre la vetrata e chiedendomi a bassa voce:” Ce l’hai le mutandine di tua moglie?”
A quelle parole fui preso da una strana sensazione, una scarica di adrenalina piacevole e in preda alla tachicardia percepii un forte calore al basso ventre, avvertii l’impulso dell’erezione e mi sentii invaso da un tremore. Ero fortemente eccitato.
Non risposi ma sorrisi. Mi affascinava che quell’uomo così diverso da noi socialmente e culturalmente volesse davvero masturbarsi con le mutandine di mia moglie.
Complice l’ambiente, la pioggia e in preda ad una eccitazione che non controllavo, di impulso con il batticuore gli dissi sottovoce: “Va bene andiamo!”
Uscimmo dal bar che veniva giù come Dio la mandava, aprii l’ombrello e lui si mise sotto vicino a me, facemmo una corsa, aprì con la chiave la portiera del passeggero facendomi entrare, poi fece il giro dell’auto bagnandosi, aprendo la portiera del guidatore, entrando. Quando fui dentro con lui avvertii un tuffo al cuore e l’eccitazione aumentare, si stava avverando quello di cui tante volte avevamo parlato.
“Se non ti dispiace Andrea mi sposto un poco, qui c’è troppa gente che passa anche se piove, andiamo in un posto tranquillo qui vicino che conosco io.”
“Non lontano!” Gli dissi subito:” Che io ho la macchina qui in zona.”
E infatti fece poca strada un centinaio di metri, ci fermammo, un posteggio appartato di un supermercato chiuso: “Hai portato tutto?!” Mi chiese ancora.
“Sì!” Risposi agitato ed eccitato in presa al batticuore.
“Comunque…” Disse premuroso:” … fammi vedere il volto di tua moglie che sono curioso.” Sollecitandomi con la sua voce roca per la mia lentezza:” Dai… metti la foto di tua moglie che voglio vederla in faccia, che ce l’ho già duro e mi sego!”
Tremante presi lo smartphone dalla tasca cercando di aprire la app dell’album delle fotografie, ma ero impacciato e bagnato e osservavo attorno se c’era qualcuno, e ci mettevo tempo, lui allora voltandosi verso di me e guardandomi in viso impaziente mi domandò:
“Hai portato le sue mutandine?”
A quella domanda avvertii fortissimo lo stimolo dell’erezione e lo sentii diventare duro.
“Sì!” Risposi.
“Dai tirale fuori allora, fammele vedere intanto che cerchi la foto…!” Mi esortò esagitato mentre slacciandosi i pantaloni e tirando un poco giù la cerniera li abbassava facendo uscire la parte superiore del suo cazzo mezzo duro. E lo tirò fuori di più facendo uscire solo la cappella.
Ero imbarazzato e incredulo di quello che stavo facendo, di trovarmi veramente lì in quell’auto con quell’uomo, un estraneo che si accingeva ad annusare e a sborrare realmente sulle mutande di mia moglie.
Era tutto perversamente eccitante e anch’io ce lo avevo duro nonostante il batticuore. Lui come se lo sapesse e mi leggesse dentro mi disse:
“Se vuoi masturbati anche tu… puoi farlo!” Tiralo fuori!”
Non lo feci, appoggiai solo la mano sui pantaloni e lo sfregai accarezzandolo duro, ma mi piaceva, credo di non essere mai stato eccitato così.
C’era la musica del lettore cd dell’auto in sottofondo, musica strana e melodica in napoletano e la pioggia batteva sul parabrezza e il tettuccio facendo quel rumore sordo, ritmico assiduo e anche eccitante.
E nell’attesa che io cercassi e aprissi l’app con le fotografie e gli facessi vedere senza oscuramento com’era di viso mia moglie, lui prese le mutandine di Aurora/Milena dalla mia mano, e iniziò ad aprirle, a girarle e rigirarle e a guardarle, iniziando a dire come se mi tenesse una lezione di intimo:
“Sono di buona marca e di buona fattura, tua moglie ha della bella e buona biancheria intima!” E mostrandomele proseguì spiegandomi:
“Vedi qui?… L’inforcatura delle mutandine dove aderisce la figa e l’ano?” Domandò mostrandomela: “Come nei pantaloni viene chiamata cavallo… Qui dove è sporca! …” Esclamò segnandomela sempre con il dito: “… O anche zona perineale, oppure zona genitale o banda tra le cosce…. Ed è la parte più rinforzata della mutandina, specie nelle donne, ha uno strato in più di cotone.”
Lo guardai con un sorriso stupito perché incurante con il dito toccava dove era sporco di urine di mia moglie, ed ero sorpreso della sua conoscenza.
“Però sei informato!” Esclamai con lo smartphone ormai in mano.
“Certo!” Rispose:” Questa è la mia specialità! Ti ho detto che la mia compagna aveva un negozietto di intimo.” E per rimarcare di più la sua conoscenza dell’indumento esclamò: “Vedi? …” Continuando a toccare la parte sporca dagli umori della figa di mia moglie: “… questo tassello o pezzetto di cotone rettangolare, è presente all’interno di tutte le mutandine femminili che vendono ora, è obbligatorio e si trova in corrispondenza dei genitali, dove le donne appoggiano la figa. È semplicemente un doppio strato di protezione contro eventuali perdite impreviste, visto e considerato che le emissioni vaginali non sono controllabili volontariamente da parte loro…” E sorrise con un ghigno divertito di tenermi quella lezione sulle mutandine. Proseguendo: “E guarda… non è cucito per intero lasciando un lato aperto come se fosse un taschino, come in queste di tua moglie…vedi!?” Disse mostrandomelo. “… E serve per svariati motivi. Per avere una fibra naturale al contatto della vulva, per nascondere le perdite vaginali e assorbirle meglio in modo che non passino esternamente dall’altra parte. Per far traspirare la figa e la mutandina stessa… se infatti fosse stato chiuso l’eliminazione dei batteri sarebbe risultata più debole… e quindi serve per una questione di igiene. E poi perché così è più facile da lavare la parte superiore e sempre sporca, infilandoci le dita dentro come faccio io… vedi?” Disse mostrandomi.
“Sì!” Risposi.
Effettivamente non ci avevo mai fatto caso, qualche volta lo avevo notato nelle mie masturbazioni, ma pensavo che fosse solo una parte scucita. Ero stupito del suo sapere.
“Sei bravo e informato!” Lo adulai. Sinceramente erano cose che nemmeno io sapevo, ma che probabilmente solo le donne conoscono e non tutte. E andò avanti:
“Poi ricorda le mutandine qualunque siano, vanno sempre piegate e ordinate per colore e per modello. Se si tratta di culotte, di slip o di perizoma, vanno divisi per tipologia e per colore e ripiegati per bene non cacciati alla rinfusa nei cassetti o dove capita.”
“Sì, questo lo so!” Risposi:” Anche mia moglie ha una sua cassettiera dove in ogni cassetto tiene divise mutandine per tipo… e reggiseni, un altro per le calze e per altri accessori. Lo stesso per mia figlia e me.”
“Sì bene…” Esclamò:” … si vede che tua moglie è una donna ordinata e comunque per metterle via si possono arrotolare o piegare, ma la seconda è la più usata dalle donne, è più ordinata.”
“Però conosci bene queste cose …” Ripetei ancora guardandolo in viso mentre proseguiva sempre con la mutandina di mia moglie in mano a parlare.
“Per piegare le mutandine di qualsiasi tipo, slip, culotte o perizoma è semplice, li poni su un piano e le stendi larghe per bene con l’elastico su. Piega a metà verso l’alto la parte inferiore che sta a contatto con i genitali, il cavallo o zona perineale per capirci e lo porti quasi a toccare l’elastico superiore. Liscia eventuali pieghe con le mani. Poi piega ciascuno dei due lati verso l’interno fino alla parte centrale in modo che il cavallo resti chiuso all’interno, e successivamente porta la parte superiore in basso sopra le altre già ripiegate, fino ad ottenere una sorta di rettangolo. Praticamente la pieghi in tre, ne fai una pila e le metti nel cassetto in modo orizzontale, non impilate. Solo così si può avere tutti i cassetti ordinati.” Aggiunse guardandomi sorridendo.
“E tu queste cose come le sai?” Ribadii curioso e stupito.
Sorrise: “Le so perché aiutavo la mia compagna in negozio a ripiegarle dopo averle mostrate alle clienti e ho sempre avuto come te la passione per gli indumenti intimi femminili, qualunque cosa sia, mutandine, reggiseni, calze, guaine …Naturalmente preferisco le mutandine… e ho imparato tutti i loro segreti con l’aiuto della mia ex compagna.” Pronunciò.
“Ex??” Domandai io.
“Sì! Ora non stiamo più assieme, ci siamo lasciati. E comunque ho sempre visto la mia ex che lo faceva, lei era maniaca dell’ordine!” Precisò continuando: “I reggiseni, si mettono semplicemente uno dopo l’altro in fila aperti, incassando le coppe tra di loro portano via poco spazio e ordinati per colore, come farà certamente tua moglie che sa queste cose visto che usa uno scompartimento di cassetto per ogni tipo di indumento intimo.
“Però!!” Esclamai sempre teso ed eccitato, sorpreso inaspettatamente della sua cultura a proposito della lingerie e delle mutandine femminili: “C’è proprio dietro un’arte anche nel riordinare le mutandine. Non lo sapevo!” Dichiarai.
“Impara!!” Disse ridendo: “Vedrai quante cose ti insegnerò!”
Ero rapito e affascinato da quello che sapeva e mi diceva e mi convincevo e pensavo:
“Lui è come me, deve avere e amare le mie stesse tendenze.”
Era la prima persona reale che conoscevo che avesse anche lui la passione per le mutandine e la sborra.
Rotto il ghiaccio con quella discussione sulle mutandine femminili, lui tenendo sempre strette in mano quelle di mia moglie, e oramai con il cazzo duro e in erezione ripeté deciso:
“Dai… fammela vedere in faccia!” Eccitato anche lui: “Apri lo smartphone.”
Con le mani tremanti evidenziai il display e cercai la app con la cartella delle immagini di mia moglie e figlia e in preda a un tremore e un batticuore eccitante che non avevo mai avuto gliela mostrai ingrandendola, facendogliela vedere in viso. “Ecco è questa mia moglie!” Dissi orgoglioso di Aurora ed eccitato che lui la vedesse.
Si avvicinò e la scrutò bene per qualche secondo in silenzio.
“Bella figa davvero! “Mormorò toccandosi il cazzo:” Davvero una bella signora… Quanti anni ha?” Chiese.
“Quarantadue quasi!” Risposi.
“Bella! Bella anche di faccia!” Ripeté complimentandosi con me. E continuando a osservarla ancora per altri secondi ribadì: “Sì è bella!! Mi piace!!… Ha anche un bel viso oltre il corpo.”
Stranamente e assurdamente ero felice ed eccitato che mia moglie gli piacesse.
Lui oramai aveva il cazzo che puntava in alto fuori dai pantaloni, stava dritto da solo, bello lungo, con la cappella sporgente, si può dire che era dotato Lele, almeno in confronto a me.
Lo prese in mano e sempre guardando la foto di Aurora sullo smartphone iniziò a masturbarsi come un ragazzino, a farsi una sega a sessant’anni, mentre con l’altra mano portava le mutandine al viso e le annusava, aspirando forte.
“Mmmmhhhh!!!! Che buono odore di figa… di signora per bene…” Mormorava accalorato annusandole, respirandole.
A vederlo compiere quegli atti con l’indumento intimo della mia consorte mi sconvolse, ed eccitato anch’io tirai giù la cerniera dei pantaloni, infilai la mano dentro e tirai fuori il mio cazzo duro, di dimensioni poco minori alle sue.
Lui tenendo nella mano le mutandine allargate della mia coniuge, se le portò in faccia completamente strusciandosele ancora, aspirando profondamente dove appoggiava la figa, incurante che fossero un po’ macchiate dai suoi umori ed escrezioni sul tessuto perineale, dove poggiavano le grandi labbra vaginali.
Vedere quell’uomo così rozzo, un netturbino, che annusava e teneva come un trofeo le culotte di mia moglie sul volto, quelle che si era cambiata quella stessa mattina e che riconoscevo nella sua mano, mi esaltò e fece venire una erezione pazzesca che era anni che non ne avevo così.
Lui alternava lo sfregarle sul volto annusandole e portarsele sul cazzo contro la cappella.
“Dai seghiamoci !!” Disse all’improvviso facendomi posare il mio smartphone acceso sul cruscotto, sulla foto di mia moglie che gli piaceva di più. Lo presi anch’io in mano duro e mentre lui annusava e leccava le mutandine giù utilizzate da Aurora/ Milena, guardava la sua fotografia e ogni tanto toccava lo schermo per riaccendere il display che si spegneva e incominciai a muoverlo.
Istintivamente iniziammo a masturbarci assieme, lui eccitato a vedere il volto di mia moglie sul display e odorare le sue mutandine e io eccitato nell’osservare lui e quello che faceva con l’intimo di Aurora osservando la sua immagine. E in quei momenti vivevo una sessualità diversa, particolare, era la prima volta che mi masturbavo con qualcuno che lo faceva con le mutandine di mia moglie e tutto quello assurdamente mi piaceva. Fu una scoperta per me. Mi piaceva essere lì in auto con lui a masturbarci con le culotte di Aurora.
Fu bellissimo dal mio punto di vista una rivelazione. Ero estasiato.
La visione di quel cazzo dritto e duro, della sua cappella violacea e delle mutandine di mia moglie che gli sfregava sopra mi sovreccitò, ero in uno stato di alterazione, ero tachicardico e sudavo eccitato. All’interno dell’auto faceva caldo, i finestrini si erano appannati con la pioggia, e li tirò giù un poco e vedendo che mi toccavo lentamente mi guardò esortandomi:
“Perché non ci masturbiamo a vicenda! Io te lo meno a te e tu a me, così sarai tu a farmi sborrare sulle mutandine di tua moglie.” Mormorò sorridendo.
A quelle parole avvertii aumentare la sudorazione e le palpitazioni con una forma di tremore alle mani. La tentazione e l’impulso erano più forti di me, non mi controllavo e seguendo un impeto spontaneo ed emotivo allungai la mano e lo toccai, toccai il suo cazzo duro fasciato dalle mutandine di mia moglie e lui mettendo la mano sulla mia me lo fece prendere e stringere, avvertendolo tra le dita il suo cazzo duro e lungo. La sensazione e la visione del suo cazzo stretto nella mia mano, della sua cappella violacea sfregare contro le mutandine di mia moglie mi accese.
Ebbi una scarica di adrenalina per tutto il corpo, mi eccitai di più ed ebbi una erezione maggiore e d’istinto, iniziai a muoverlo e lui prese in mano il mio facendo lo stesso.
A sentire la stretta della sua mano grezza e forte sul mio cazzo mi inquietai, il respiro aumentò, mi sembrava incredibile, ero in auto con un uomo che mi masturbava e io masturbavo lui mentre osservava le fotografie di mia moglie.
“Hai la mano curata come quella delle donne…” Mormorò sorridendo: “…farò finta che sia quella di tua moglie Milena.” Mormorò sorridendo e continuammo a muoverle.
“Accendi tu il display con il dito ora quando si spegne.” Mi esortò avendo lui le mani impegnate, una con il mio cazzo e l’altra a tenere le mutandine di mia moglie contro la cappella e ogni volta che si spegneva io con il mio tocco dell’indice glielo riaccendevo in modo che potesse vedere in viso la mia Aurora.
E portandosele sul volto annusandole ancora mormorò:
“Mmmmhhh che buono odore e sapore di figa da signora ha la mutandina di tua moglie, ha una figa odorosa!… Vuoi provare?” Mi chiese porgendomele. Allontanai il capo, volevo che lo facesse lui e in quel modo la violasse intimamente e si impossessasse della sua figa.
L’irrequietezza passò, era bravo a masturbare e fu bello lasciarmi andare, mi piaceva farmi segare da lui, dalla sua mano forte e volgare. In pochi colpi mi portò all’orgasmo e in un attimo alla eiaculazione. Schizzai fuori poco sperma che riversai sul dorso della sua mano stretta sul mio cazzo e su me stesso lasciandomi piacevolmente ansare stordito contro lo schienale.
“Dai! Ora fai venire me! Dacci forte!!” Mi sollecitò. E con la destra lo masturbai veloce, finché, duro come la pietra, lo sentii pulsare e irrigidirsi maggiormente e capii che stava venendo. Subito puntò la cappella nella zona perineale delle culotte, dove mia moglie appoggiava la figa e guardando sul display il suo viso iniziò a sborrare, a sparargli contro getti del suo sperma sul cotone della zona perineale delle mutandine e con mio stupore sborrò molto, tanto… macchiandole tutte, per poi pulirsi con esse bene la cappella e il meato urinario.
Quello che avevo fatto era stato tremendo, impressionante, perverso, ma bello, soddisfacente e piacevole. Finito sorrise.
“Hai visto che è stato bello! Ora tieni!” Disse porgendomele sporche del suo sperma. Portagliele a casa e mettergliele nel cassetto, meglio sarebbe se fossero state pulite!” Aggiunse ridendo.
Ci rimettemmo a posto, scambiammo i numeri di cellulare e mi riportò dalla mia auto e ci lasciammo con l’accordo di risentirci in chat o per WhatsApp.
Appena arrivato a casa andai in bagno e sotto il rubinetto lavai le culotte da tutto il suo sperma e le caccia bagnate già in lavatrice insieme e sotto ad altri indumenti in attesa di fare il carico.
Ero felice e soddisfatto, avevo provato sensazioni piacevoli, compresa quella sorta di masturbazione omosessuale che non avevo mai provato, ma ero anche dispiaciuto, avevo fatto un salto di qualità, di perversione, e inspiegabilmente mi sentivo attratto da quel mondo e da quella persona e ci pensai a lungo.
Ci fu un periodo di riflessione all’accaduto. Passai intere giornate a riflettere su quello che era successo. Oltre che ricordare quel Lele che con la sua sborra faceva scempio delle mutandine utilizzate da mia moglie, anche quel masturbarci a vicenda mi aveva turbato molto, avevo scoperto che mi piaceva e attraeva farmi masturbare da lui e viceversa, era una parte di me che non conoscevo. Io stesso non avrei mai pensato di spingermi fino a quel punto, ero una persona responsabile, seria e rispettata da tutti, un professionista con una posizione sociale, una bella famiglia, una moglie seria, moralista e professionalmente affermata, con una figlia splendida, quasi in età da marito che era agli arbori della sua sessualità… e io facevo quegli atti perversi con quel tizio, quel Lele… uno sconosciuto per me.
Eppure anche se cercavo di rifiutare tutto, mi sentivo inspiegabilmente attratto da lui e dalla situazione che avevo vissuto.
Su sua insistenza e messaggi WhatsApp riprendemmo la nostra comunicazione e i nostri incontri e devo dire che io speravo che avvenissero ancora e dopo quindici giorni ci fu un altro incontro con le stesse modalità e continuammo così, tra foto di mia moglie sullo smartphone e la masturbazione con eiaculazione da parte sua sulle sue mutandine.
Mi piaceva farmi masturbare da lui parlandogli di mia moglie. Era bellissimo sentire la sua mano forte, grande e grezza muoversi sopra al mio cazzo fino a farlo sborrare mentre annusava un altro paio di mutandine di Aurora, non più le culotte ma uno slip nero damascato e con pizzo, guardando altre sue fotografie diverse dalle prime. Pareva che si osservassero, che l’avesse davanti viva e la possedesse davvero.
Passò qualche mese con quegli incontri sempre più soddisfacenti. Lui mi capiva, sapeva cosa volevo sessualmente per godere, qual era la mia passione.
In un incontro, curioso gli chiesi:” Ma tu masturbavi anche gli altri mariti?”
“Sì!” Rispose sorridendo “Ma non sono gay… lo faccio per coinvolgere il marito e avere complicità con lui verso la moglie. “Poi visto che lo osservavo silenzioso precisò: “Ehh ma non fraintendermi, rapporti sessuali niente e nemmeno altro… leccate e ciucciate solo con le donne. A me piace la figa e succhiare il clitoride e il capezzolo di tua moglie, la bella Milena… e non la tua cappella.” Disse ridendo.
Dopo quella precisazione mi rassicurai sui suoi gusti sessuali e le nostre frequentazioni anche con il mio consenso divennero settimanali, tutti i giovedì pomeriggio che ero libero dal lavoro ci incontravamo in auto in un luogo appartato e fuori città che conosceva lui, e tutto avveniva quasi sempre allo stesso modo, divertendoci e sodisfacendoci, con lui con il cazzo fasciato dalle mutandine di mia moglie… e la goduria aumentava. Ci limitavano a parlare e a masturbarci a vicenda davanti alle foto e all’indumento intimo di mia moglie e lui a dire oscenità contro lei. E tutto quello andava bene e anzi mi eccitava che lo masturbassi o si masturbasse da solo davanti a me pensando e desiderando mia moglie.
Con gli incontri tra noi si era creata una sorta di accordo tacito, ero preda di quello strano gioco e mi piaceva fare sesso in quel modo, mi eccitava più che praticarlo direttamente con mia moglie, anche se non mancava di soddisfarla sessualmente ogni settimana. Sapere che un tizio quasi sconosciuto, un netturbino la oltraggiasse sborrandole sulle mutandine anche se già dismesse e da lavare, mi eccitava da morire.
Gli incontri proseguivano e anche la nostra complicità, erano ormai alcuni mesi che ci incontravamo saltuariamente. Un giorno all’improvviso disse determinato:
“La prossima volta porta la mutandina lavata e pulita di tua moglie, non quella usata e mi guardi bene mentre mi masturbi che le strofino sul cazzo e gli sborro sopra e poi gliele ripieghiamo per bene e gliele rimetti nel suo cassetto tra le altre pulite, in modo che lei credendole già lavate, ignara le indossi.”
Lo interruppi ragionando: “…. È pazzesco Lele, anche se non mi dispiacerebbe come idea e mi ecciterebbe farlo non posso… ma scherzi farle indossare le sue mutandine sborrate da te a sua insaputa? È rischioso, se capita che se ne accorge? …Guai… scoppierebbe un casino inimmaginabile.”
“Non se ne accorgerà e non è rischioso.” Rispose sicuro.
“Come fai a dirlo?” Domandai.
“Perché la sborra asciuga, secca e se ha la figa pelosa non la sente contro anche se le resta attaccata, i peli fanno da filtro, da cuscinetto, da separatore!” Domandandomi:” Lo faresti se non ci fossero rischi?”
“Non lo so!… È pericoloso…” Ma mi interruppe.
“Rispondi alla mia domanda, lo faresti?… Mi porteresti le mutandine pulite di tua moglie da farmici sborrare e rimetterle nel cassetto?” Domandò deciso precisando:” Guarda che è eccitantissimo per entrambi! Per me e per te! E l’ho già fatto con un marito…”
Preso da una sorta di eccitazione diffusa a quella richiesta dissi la verità.
“Sì, per curiosità e desiderio lo farei…. Mi piacerebbe, mi eccita l’idea…” Risposi: “… mi piacerebbe vederti mentre sborri sulle mutandine pulite di mia moglie, mi ecciterebbe fare questa esperienza e quello che hai detto …poi rimetterle a posto nel suo cassetto tra le altre senza che se ne accorga e poi ignara le indossi successivamente. Ma…!”
“Senza ma Andrea…! È eccitantissimo per te rimettere a posto nella cassettiera quelle mutandine strusciate sul mio cazzo e sborrate da me davanti a te, lasciandogliele indossare tranquillamente e sapere e guardandola che le ha addosso! Non ti piacerebbe?” Ripeté ancora.
“Sì con la fantasia mi piacerebbe ed ecciterebbe molto farlo. Ma nella realtà è troppo rischioso…”
“Non è rischioso…” Ribatté: “… guarda ti dico così perché non sei il primo marito che fa una cosa simile. Con altri mi è capitato di giocare e di sborrare anche dentro il sapone liquido intimo. In particolare un marito con la mogliettina tutta fighetta, che voleva che il mio sperma la raggiungesse proprio la, sulla figa …. a sua insaputa. E poi si masturbava pensandoci.” Aggiungendo subito dopo una breve pausa: “Se vuoi posso farlo anche con te … se mi porti il sapone liquido intimo che adopera Milena, oppure la spugna che usa nella doccia, te la riempio di sborra… la faccio entrare nei fori e la rimetti a posto, e lei quando si lava e si insapona che bagna la spugna, si passa tutto il mio sperma sul corpo, sulla pelle.… “
Quello che diceva Lele era perverso, impressionante, assurdo, ancor più che diceva che lo aveva fatto con altre mogli a loro insaputa, prevaricava anche il mio modo di pensare di trasgredire, quelle proposte per me erano inaccettabili, ma la sua perversione mi attraeva.
Eccitato per quel che mi prospettava e che io non avevo mai pensato risposi:
“Quella di sborrare dentro al sapone liquido intimo di una donna a sua insaputa, la trovo una perversione geniale, sapendo che poi lei ignara si laverà le parti intime con esso insaponandosi bene dappertutto, sulle labbra vaginali, i peli. Ma come le mutandine pulite, sborrate e indossate non c’è il pericolo che resti incinta con lo sperma direttamente sulla figa?” Domandai.
“No caro Andrea, ci devono essere le condizioni favorevoli perché questo avvenga. Gli spermatozoi esposti all’aria su capi di abbigliamento, sulla biancheria intima o da letto o sui wc, vivono per il tempo che asciuga/secca poi perdono la loro motilità e muoiono e non hanno più la capacità di fecondare. In genere dopo 60 minuti. E oltre a questo, gli spermatozoi al contatto con saponi, prodotti chimici ecc.… vengono uccisi in pochi secondi, lo sperma diventa immediatamente sterile. Resta solo la massa gelatinosa e densa dello sperma senza spermatozoi vivi e attivi, e tutto diventa solo un gioco erotico e basta… ma nulla di pericoloso per la fecondazione o l’inseminazione.” E subito risposi.
“Non lo sapevo che lo sperma al contatto con i saponi si annulla e uccide gli spermatozoi lasciando solo la parte fluida e densa. A te chi lo ha detto?” Chiesi sospettoso.
“Un medico con cui giocavo, e comunque vai su internet nei vari siti, leggi e informati, vedrai che è così.”
“Comunque io pur se è eccitante la definirei solo una porcata quello che si fa con lo sperma in questo gioco.” Affermai.
“Mi dispiace contraddirti Andrea, ma invece diventa qualcosa di erotico, raffinato e libidinoso all’insaputa di chi lo subisce. Milena ha il sapone liquido e la spugna personale?” Mi domandò.
“Sì…certo!” Risposi.
“Mhmm interessante.… spero che mi ci farai sborrare dentro…” Disse.
“Ma no dai! Smettila Lele con queste idee !!” Ribattei.
“Perché? …Visto che non c’è nulla di pericoloso per la fertilità in chi lo riceve, a quel punto lì, si potrebbe provare.”
“Sono cose irrealizzabili, rischiose…” Dichiarai. Ma mi interruppe ancora.
“Qualsiasi cosa che va a contatto o lei si infili nella figa per lavarsi mi piacerebbe riempirlo di sborra… anche le perette per i lavaggi vaginali vanno bene, anche gli assorbenti, la bella Milena che tipo usa interni o esterni.” Chiese ridendo.
“Esterni mi sembra, è mia figlia che usa gli interni… forse! Ma non so queste cose.”
“Ehh… come?… Interni a Enrica? Ma non è vergine?” Domandò.
“Cosa ne so io se è vergine! Sì penso di sì, credo… è fidanzata ma è una ragazza seria… ma perché?”
“Se è vergine deve metterli esterni se no interni rischia di auto deflorarsi. Oppure lo è già deflorata e non è più vergine e le piace chiavare con il suo fidanzatino…?” Domandò irrispettoso.
“Ohh senti Lele non le so queste cose io, la segue mia moglie…”
“Comunque se lo fosse e serve un volontario per deflorarla io sono disponibile…” Affermò ridendo.
“Ohh dai… piantala Lele con queste battute sceme. Piuttosto, io non posso fare queste cose, ho una figlia a casa e non vorrei che per errore prendesse qualcosa della madre per lavarsi e per sbaglio si lavasse la sua figa con il sapone liquido di mia moglie, con il tuo sperma all’interno…”
“E cosa c’è di male se anche tua figlia si lavasse le fighetta con il mio sperma…?” Pronunciò da vecchio porco ridacchiando.” Anzi potresti portare anche le sue mutandine se vuoi.”
“No… dai smettila con questi discorsi che non mi piacciono, lascia fuori mia figlia… non la devi più nominare!” Esclamai arrabbiato.
“Ohh… addirittura?… Comunque sarebbe stata una bella idea.” Mormorò lui.
Non gli diedi più retta e tornai al discorso che stavamo facendo prima.
“Riguardo a quello che hai detto non è una brutta proposta se fantasticata… ma nella realtà no… non è possibile per me!” Dichiarai.
“Invece sarebbe ottima nella realtà Andrea, se è per questo potrei sborrare pure sul suo spazzolino da denti…. sai che bello vederla mentre si lava i denti…. la sera e il mattino… e sapere che lo fa con il mio sperma sopra mischiato al dentifricio.” Sorrise:” Anche questo abbiamo fatto con del dentifricio che mi portò un marito, ne tolsi un po’, misi del mio sperma all’interno e poi rimisi il tappo e la moglie si lavò i denti con le mie proteine!” Esclamò ridendo.
Lo guardai e risposi tra lo schifo e l’eccitazione:
“Sei proprio un porco Lele! Mi sembrano solo porcate queste… comunque per una signora come mia moglie non andrebbe bene, preferirei piuttosto che le sborrassi nelle mutandine e poi ignara le indossasse questa sì che è una bella fantasia.” Asserii, agiungendo. “Poi tu sborri come un vulcano!” Esclamai: “Io al contrario di te non sborro molto, hai visto anche tu, che in confronto a me sei un vero fiume, una fabbrica di sperma…” Dissi sorridendo.
Sorrise anche lui: “Sì sono un porco e ne faccio un fiume e mi piace inondare la figa di Milena!” Affermò.
Quell’incontro finì così, con il solito giocare tra noi al solito modo.
Nelle settimane seguenti ce ne furono altri incontri, masturbandoci con le mutandine di Aurora, che lui ignaro del suo vero nome chiamava Milena e con quegli atti omosessuali soft, come masturbarci a vicenda. Comunque la sua insistenza per quello che aveva prospettato era forte.
Non riuscivo a capire perché pur condannandole mi eccitassi alle richieste e alle porcate di Lele e mi lasciassi trascinare da lui e dalla mia eccitazione in quei giochi sempre più perversi. Avevo capito frequentandolo che era un vero porco degenerato, che non guardava in faccia nessuno per giungere ai suoi scopi.
E comunque quello di sborrare nelle mutandine pulite di mia moglie e rimettergliele a posto per lui era un chiodo fisso e stava diventando una ossessione anche per me, e se nel parlare nei primi momenti non volevo, dopo lo ascoltavo. E un giorno dopo un nostro incontro mi disse ancora.
“Una volta ho sborrato l’intimo di una moglie con il marito che si segava ed era al telefono con lei mentre io benedivo le mutandine dove lei poggiava la figa…” Sorrisi, nel suo esporre oscenità sapeva essere anche simpatico e divertente oltre che perverso.
Ci pensai e ripensai spesso alla sua idea di sborrare sulle mutandine pulite di mia moglie, ponendomi delle domande e chiedendo a lui le risposte. E a un incontro gli chiesi:
“C’è un’altra cosa che mi incuriosisce…. ti faccio una domanda da profano, ma la mutandina sborrata, ripiegata e messa nel cassetto, non si nota poi quando la apri anche se asciutta che è macchiata dal liquido seminale?… Forse ti sembreranno domande stupide, ma sinceramente sono cose che non so. “Informandolo:” So che l’urina sul bianco macchia di giallo e si vede… in quelle colorate meno, è così anche per lo sperma?”
Lui rispose sicuro da esperto quale si voleva dimostrare.
“Nel bianco lo sperma asciutto lascia un alone giallognolo, nell’intimo colorato, si vede meno, l’unica differenza e la rigidità del tessuto macchiato e asciugato che dà appena un poco di scurezza del colore, ma se uno non sa queste cose non se la dà… Fidati che non se ne accorgerà tua moglie che le ho sborrato nelle mutandine pulite.” D’istinto replicai:
“Pensavo anch’io che sborrare sull’intimo era meglio farlo su mutandine colorate, ma sei sicuro che non si vede l’alone? “Domandai ancora dubbioso.
“Ti ho detto di no! Non si vede… non se ne accorgerà. Io infatti consiglio di farlo su mutande scure o colorate… poi in genere le donne cambiano le mutandine al mattino e hanno sempre fretta e quando prendono quelle pulite dal cassetto, le indossano senza guardare l’interno, perché sanno che sono pulite, le hanno lavate, piegate e messe via loro … Di eventuali aloni se ne possono accorgere dopo averle portate un po’ di ore, abbassandole per urinare, ma lo riconducono a perdite della loro vagina, trasudazione e quando avviene in genere sono fuori, sul lavoro o in giro per qualcosa e non hanno tempo né possibilità di cambiare lo slip e se lo tengono fino a sera macchiato sulla figa. Ma se accetti…” Disse ancora per convincermi: “… tu comunque avresti il piacere cerebrale di sapere che quel giorno la tua signora ha girato con la sborra di un altro uomo appoggiata alla vulva, e nel caso di tua moglie Milena la mia sborra contro la sua figa, proprio come se le avessi sborrato sopra direttamente masturbandomi. Non ti eccita?” Chiese sorridente.
Quello strano discorso mi turbava ed eccitava lo ammetto, dentro di me c’era la voglia di provare anche se avevo paura a farlo. Non faceva una piega il suo ragionamento e mi chiese ancora: “Tua moglie quando cambia le mutandine?”
“Al mattino in genere… ma a volte alla sera… dipende, quando si sente sporca!” Risposi aggiungendo. “Sì, so che è vero quello che dici, che le donne quando le tirano fuori dal cassetto le indossano senza guardare, lo fa anche mia moglie perché come dici tu è sicura perché le ha lavate e messe via lei. Lei il controllo lo fa sullo stendino, quando sono asciutte che le prende le osserva se sono pulite, le odora, ma una volta piegate e messe nella cassettiera, se le prende per indossarle le apre e se le infila subito. Non le guarda nemmeno Ambra, che dà per scontato che siano pulite e che le ha controllate la mamma e lei non lo fa più… e poi come dici tu penso anch’io che se si accorgono di qualcosa dopo parecchie ore lo riconducono alla loro vagina.”
“Vedi!?… Esclamò dando per scontato che avessi accettato:” Tu comunque quando sarà il momento per sicurezza mettile fretta quando le indosserà, chiamala… distraila, parlale e vedrai che non se ne accorgerà che sono sborrate.” E rise…
Sorrisi anch’io e in preda alla paura e all’eccitazione mormorai ancora:
“…Sai che se mia moglie conoscesse questi miei desideri che ora ho confidato a te guai…direbbe che sono un depravato, un perverso, con tutte le conseguenze che seguirebbero… e divorzierebbe.”
“Ma lei non lo saprà mai…” Rispose sicuro facendo l’esperto.
Quell’assurda attrazione a quello che diceva, forse era dovuta anche al fatto che mia moglie era sempre stata contraria a tutto quello che rappresentava la volgarità, il sesso non convenzionale e lo sperma, che schizzinosa le faceva schifo solo a vederlo, e che a me invece eccitava immaginarla inquinata e oltraggiata nelle fantasie.
Certo che l’idea di quel gioco era sconcertante, ma anche invitante. Subito declinai l’offerta, poi ripensandoci da solo anche in ufficio iniziai ad accettarla come un semplice gioco e prendere in considerazione solo la prima parte, di fargli sborrare le mutandine pulite di mia moglie e poi non rimettere nel cassetto e non fargliele indossare e a lui non dire niente, invece.
Nelle settimane seguenti proseguimmo a vederci e in alcuni giorni infrasettimanale a messaggiarci o a chattare. Negli incontri di persona continuammo a masturbarci reciprocamente, lui annusando le mutandine usate di mia moglie che gli portavo mentre gli mostravo le sue foto sullo smart phone.
La nostra conoscenza era diventata un appuntamento fisso, fatta di confidenza e complicità viziosa. Ero preso da lui, dalla rozzezza dei suoi modi dal suo parlare sboccato, a volte diceva oscenità che mi preoccupavano e intimorivano, ma proprio quel sentirmi intimorito verso di lui era entrato a far parte della sessualità, in una forma di piacere adrenalinico a cui non sapevo e non volevo rinunciare.
In quei mesi forse complici gli atti masturbatori reciproci, era diventato indiscreto verso me e la mia famiglia, arrivando al puntò da scoprire dove abitavo, chi ero e i nostri nomi veri, Quando mi informò quel pomeriggio, sorridendo e scherzando mi disse: “So chi sei veramente Maurizio…”
Restai sorpreso e feci una faccia arrabbiata:” Chi te l’ha detto? Come l’hai saputo?” Domandai.
“Ci sono arrivato tramite la tua auto…” Pronunciò sorridendo:” Ho chiesto all’Aci dicendo che un’auto con la tua targa aveva urtato il camion della spazzatura, non se n’era accorto e aveva proseguito. Subito mi hanno dato nome cognome dell’intestatario e l’indirizzo e quindi il tuo nome vero, che non è Andrea bensì Maurizio. Poi indagando tramite il mio lavoro di netturbino, ho scoperto che quello di tua moglie è Aurora invece che Milena e che tua figlia si chiama Ambra e non Enrica.”
Quando me lo disse ridente, mi incazzai molto, non volevo assolutamente che sapesse chi fossi, e decisi di non vederlo e frequentarlo più. Ma lui mi tempestò di email di messaggi WhatsApp e poi le foto della sua carta d’identità, dicendo che non cambiava niente se sapevamo realmente chi fossimo, che anzi sarebbe stato più bello ed eccitante, che oramai erano sei mesi che ci conoscevamo e incontravamo per masturbarci e che lui era serio e non avrebbe mai fatto nulla che mi avrebbe creato problemi. Ed era stato vero, almeno fino a quel momento.
Lentamente riprendemmo i rapporti e gli incontri, lui era diventato una sorta di conoscente perverso con cui sfogare la mia mente e la mia passione, fisicamente e cerebralmente, alternativo a mia moglie. Era il mio alter ego, la mia anima sporca.
Nelle chattate delle sere che ci davamo appuntamento si diceva di tutto e di più, ma il tema centrale per lui non ero io ma mia moglie, si interessava a lei, voleva sapere… in fondo consideravo quel comportamento normale visto che gli avevo permesso di masturbarsi con le sue mutandine davanti alla sua foto sul display del mio smartphone e quindi che la sua fosse una curiosità logica e accettabile.
Ma un giorno mentre ero sul lavoro in un suo messaggio WhatsApp mi scrisse, sempre oscenamente chiamando mia moglie con il suo vero nome:
“Il desiderio di violare i buchetti di Aurora con il mio sperma a sua insaputa… mi fa morire….
secondo me a te piacerebbe.” Riprendendo la sua mania: “Ti sborreresti da solo nelle mutande quando la vedresti con indosso le sue mutandine sborrate da me, sapere che l’ho violata con il mio seme contro la figa, senza che lei lo sappia…. Immagino caro Maurizio che ti piacerebbe vedere le mutandine pulite di tua moglie avvolte al mio cazzo duro mentre sborra copiosamente su di esse… e magari poi rimettergliele nel cassetto dell’intimo…. e vedere tua moglie ignara prenderle e indossarle dopo che sono state avvolte al mio cazzo caldo e voglioso di lei. Giovedì porta una bella sua mutandina con pizzo, pulita e colorata, se nero meglio che proviamo… dai!” Mi sollecitava.
“Ci penserò!” Risposi assurdamente eccitato. “Mi devo preparare psicologicamente prima non avendolo mai fatto e poi voglio la certezza che non succederà niente che realmente lo sperma non sia più fecondo, mia moglie ha 42 anni ma è ancora fertile.” Precisai.
Poco dopo sentii il suono di arrivo messaggio, era lui:
“Te l’ho detto… vai a leggere su internet se non credi a me, dopo un’ora che gli spermatozoi non sono nell’habitat giusto e naturale o dentro la figa, muoiono.” Aggiungendo con una faccina ridente: “Vedrai ti piacerà sapere e vederla girare per casa e fuori con le mutandine che ho messo e tenute intorno al mio durissimo cazzo e dove ho sborrato… come a nutrirla con il mio sperma caldo…”
Non parlava di avere rapporti sessuali con lei quando discutevamo di mia moglie, se non in modo empirico, fantasioso, irriverente, volgare e impossibile. Mi divertiva ed eccitava questo suo desiderio che mi comunicava di volerla possedere realmente e di credere di sborrarle addosso e dentro la figa tramite le mutandine che io gli portavo. Da buon feticista la possedeva tramite esse.
Un pomeriggio che ci siamo incontrati dopo aver parlato un po’ mi disse:
“Lo sai cosa mi è successo ieri a casa …?”
“No! Dimmi!”
“Ho avuto una visione erotica… Aurora che dormiva …e tu che mi facevi entrare in camera vostra …e mentre lei dormiva …. io vicinissimo a lei in piedi affianco al letto mi masturbavo … con te che guardavi… e le sborravo addosso. Sembrava tutto reale!”
Ma subito gli risposi:
“È una bella visione erotica, piacevole, ma non fattibile se non a livello di fantasia. Quindi non averne più di queste visioni perché sono irrealizzabili.” Precisai. Ma lui di rimando rispose:
“Fidati…. è veramente eccitante e fattibile l’ho già fatto con un’altra coppia.”
“Che cosa hai fatto?… “Chiesi curioso.
“… Di andare in casa loro la sera tardi e sborrare direttamente sulla moglie che dorme?” Rispose lui aggiungendo: “È un gioco! Il marito le dà del sonnifero e quando dorme mi fa entrare e io…”
“Be è un gioco che a me non piace… “Risposi subito:” …e anche se mi attirerebbe fantasticarlo, nella realtà non mi va… Non mi piace, ne hai tanti giochi tu nella testa, ma sono rischiosi e inattuabili e sono degli abusi se non vere e proprie brutalità e perversioni.” E finimmo lì quella chiacchierata. La troncai subito.
Passarono ancora due settimane poi in preda a uno di quei sovreccitamenti che mi prendevano all’improvviso e mi rendevano incontrollabile sessualmente decisi. E come mi aveva istigato più volte lui presi una mutandina pulita dal cassetto di mia moglie, uno slip nero, lo infilai in una busta media da lettera, la misi in tasca e andai al solito appuntamento. Eccitava anche a me portargliela e fare quello che diceva, ma solo nella fantasia.
Avere quella sorta di asservimento a lui mi infoiava, ma sapevo che certamente non gliele avrei più rimesse nel cassetto, non avrei avuto il coraggio di fare realmente quello che fantasticavo con lui. Ma era bello pensarlo e giocarci, provare fino dove si arrivava.
Così incontratici nel solito bar, dopo il solito caffè salimmo in auto e andammo nel nostro luogo appartato. Anche se non lo eravamo, sembravamo due omosessuali che si nascondevano.
“Hai le mutandine pulite di tua moglie?” Mi domandò appena fermata l’auto.
“Sì!!!” Risposi nervosamente eccitato.
“Tirale fuori… dammele e tirati fuori anche il cazzo…” Mi esortò mentre lui tirava fuori il suo già duro e eretto. “… e prepara lo smartphone…!”
Tirai fuori la busta e lo slip ancora piegato come mi aveva chiesto di fare lui. Feci per aprire la mutandina e tirarla fuori, ma lui subito esclamò:
“Nooo fermoooo!… Lasciala piegata com’è che poi gliele ripiego io come prima, le donne sono attente a queste cose, sono peggio del diavolo, bisogna ripiegarla come fa lei, se le vede in modo diverso si insospettisce.”
Gliela passai e la aprì lui, osservandone la piegatura di chiusura. La guardò bene, erano una mutandina a slip in raso di seta e pizzo sui gambali, di colore nero, con ricami damascati dorati sui lati e sui bordi anch’essi in pizzo. Erano molto belle e sensuali.
Come al solito era tutto eccitante e perverso, sembrava uno studio il suo osservarne la piegatura.
“Mmmhhh … “Mormorò:” … le sa piegare correttamente tua moglie” Aggiungendo: “Dimostra che è una donna accurata nell’igiene intima. Ha della bella lingerie, molto fine e ricercata e anche costosa, si vede dal tessuto, non come quella che vendeva la mia compagna.”
Guardò la marca osservandone l’etichetta ed esclamò: “Victoria’s Secret!” E sorrise: “… mmhhh come sono morbide!” Mormorò stringendole tra le dita sfregandole con i polpastrelli e annusandole: “Che buon profumo di pulito che hanno… Con questo colore non si vedrà la sborra asciutta.” Disse e le aprì facendo attenzione a non sgualcirle.
Quando furono aperte, le rigirò al contrario, con la zona tessutale perineale dove poggia la figa in fuori, esternamente e le appoggiò larghe sui pantaloni delle sue cosce, sotto il volante. Appoggiai lo smartphone acceso con la foto del viso di mia moglie sul volante in modo d’avere le mani libere. Poi le portò su il suo cazzo che svettava dritto e duro, aprì le gambe per stare comodo, e godendosi lo spettacolo delle foto di mia moglie mi esortò:” Masturbami dai… prendilo in mano; mentre lui con l’altra mano faceva lo stesso con me.
Iniziai a masturbarlo e lui a strofinarsi il tessuto perineale dello slip di mia moglie sulla grossa cappella congesta, lentamente, sfregandola sulla mutandina, sentendo io nella mano e vedendo al passaggio del raso sul glande che gli diventava sempre più duro.
Lui continuava a masturbare me e io avevo il cazzo duro ed eretto stretto dalla sua mano grossa e ruvida. E godendosi lo spettacolo delle foto di Aurora, del suo bel volto in primo piano e alcune altre intere e in costume, che io facevo scorrere sul display con il dito, mormorai preoccupato:
“Si vedrà lo sperma? Ce l’hai denso tu!”
E lui sempre rilassato lasciandosi masturbare e masturbandomi rispose:
“Te l’ho già spiegato… Stai tranquillo!” Ripeté: “Le mutandine assorbono lo sperma, resterà un po’ di alone … ma si noterà pochissimo, un’ombratura, una differenza di tonalità, di colore percettibile solo a chi lo sa. Il tessuto con lo sperma asciugando diventerà un po’ rigido, cartonato, ma la zona perineale che appoggerà alla vulva è una zona di tessuto piccola e tra le cosce, dove c’è quel taschino o tasca che ti spiegavo e resta quasi ferma anche camminando e lei non lo sentirà.”
Ascoltavo eccitato dal sentirmi masturbare da lui che continuava masturbato da me a parlare osservando le foto di mia moglie con la sua mutandina contro il cazzo.
“… E gli spermatozoi muoiono e non ci sono rischi, comunque è meglio far passare un’ora dalla eiaculazione prima di fargliele indossare. Poi come dici tu dipende se lo sperma è liquido o denso. Se è denso resterà sulle mutandine come una sorta di crema e anche se ci metterà di più ad asciugare si può stare tranquilli che non colerà fuori o macchierà la zona esterna dello slip, e non venendo tutto assorbito dal tessuto resterà sulla superficie delle mutandine ancora cremoso e andrà così com’è a contatto della figa e dei suoi peli, ma senza spermatozoi vivi. Sarà uno sperma sterile.”
“Il tuo è cremoso…!?” Esclamai sorridendo scelleratamente avendoglielo già visto, ma non sapendo valutare.
“Cremoso!” Rispose lui serio. Molto cremoso!” E prima che io dicessi dell’altro proseguì,
“Io sborrerò all’interno del taschino di cotone perineale che ho visto che queste mutandine hanno, così resterà bene dentro, sotto la superficie perineale interna dello slip, un po’ si asciugherà ma rimarrà comunque appiccicoso sotto e una volta indossata, compressa contro la vulva uscirà denso e si spalmerà bene sui peli e sulla figa. E con il calore e il movimento delle gambe si amalgamerà con gli umori giornalieri che fuoriescono dalla vagina, contro e dentro i peli, e in un certo senso è come se avesse la figa sborrata direttamente da me.
Invece se è liquido, la mutandina resterà bagnata nella zona dove poggia, ma al tatto si sentirà l’umidità.
Aggiungendo godente: “La mia è una eiaculazione abbondante e quindi sì, rimarrà un alone che se lavato con acqua andrà via tranquillamente. Nessun rischio. Non se ne accorgerà!” Ribadì. “Quando le toglierà se vedrà macchiato o l’alone oppure la rigidità della parte perineale del tessuto non penserà mai che sia sperma, piuttosto a perdite vaginali, bianche, muco o materiale che può trasudare e uscire quotidianamente dalla vagina.”
“Ne sai tu cose!” Ribattei dopo un breve silenzio stupito con il mio cazzo duro nella sua mano e il suo nella mia che muovevo gioiosamente, eccitato della sua conoscenza che mi rassicurava.
“Sì ho imparato tutto con l’esperienza, tua moglie non sarà certo la prima che metterà su la mutandina sborrata da me.” Precisò sorridendo.
“Purtroppo io ho davvero poche conoscenze in materia.” Ribadii.
“Stai tranquillo, io me ne capisco…”
Continuando quel solito rituale perverso con le fotografie di mia moglie, nuove, diverse dalle precedenti e con la masturbazione reciproca disse all’improvviso:
“Ti piacerebbe se io venissi a casa tua mentre tua moglie dorme e mi masturbassi davanti a lei?… Di la verità!”
Essendo eccitato esitai nel rispondere, certamente a mente fredda avrei risposo altre cose, avrei detto di no, ma sentendo la sua mano forte stringermi il cazzo, accalorato e godente risposi:
“Ma sì…sì… mi eccita, ma non è fattibile!”
“Tu dimmi solo se ti piacerebbe?”
“Sì mi piacerebbe!” Replicai sinceramente in quel piacere perverso della masturbazione che mi invadeva. E lui iniziò:
“Pensa come sarebbe bello; lei dorme e io te ci seghiamo davanti a lei … vorresti? Rispondi dai!”
Eccitato sempre più da quello che faceva e diceva, stetti al gioco, pensando che fosse una sua fantasia e la feci diventare anche mia e mi piaceva davvero pensarlo, lui davanti a mia moglie che si masturbava con il suo grosso cazzo in mano e le sborrasse addosso il suo sperma. Sapevo che non poteva mai avvenire nella realtà, ma nella fantasia sì e assecondai la sua e la mia libidine a quel desiderio perverso.
Domandando ancora all’improvviso: “E se poi te la chiavassi vorresti?”
In quella sorta di gioco fantasioso oramai quasi in preda all’orgasmo ripetei:” …ma sì… sì… chiavala pure se vuoi…”
E lui muovendomelo veloce mi fece sborrare a quel pensiero:
“Aaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Esclamai facendo uscire lo sperma e cadere sopra un fazzolettino di carta preparato, continuando la sua mano a masturbarmi fino a svuotarmi completamente del mio poco sperma e poi me lo lasciò.
Terminata la mia masturbazione, eccitato e sudato per il caldo e con il cazzo durissimo che glielo muovevo in mano mi disse: “Più veloce… più veloce!”
E avendo anche l’altra mano libera prese bene le mutandine di mia moglie nella zona perineale, con il dito allargò il taschino di cotone che c’era, puntando dentro esso la cappella e a un certo punto sempre masturbandolo mentre lui nella sua perversione mandava bacini alla fotografia di mia moglie Aurora dicendo parole volgari e indicibili su di lei, sentii il suo cazzo irrigidirsi e gonfiarsi e con un gemito. Un: “Gggghhh!!!” quasi animalesco e iniziò a sborrare dal meato urinario con un getto violento e potente dentro quello che chiamano tasca perianale delle mutandine femminili, riempiendola completamente di sborra densa e bianca. Poi come se fosse un obice guidandomi la mano lo alzò un poco e iniziò a sborrare con getti mirati anche fuori del taschino, sul tessuto che appoggiava e aderiva alla figa, con il secondo e il terzo getto, riempiendole di sborra anche sopra il tessuto e a osservarlo, mi fece di nuovo avere lo stimolo dell’erezione senza toccarmi.
Sborrò copiosamente come era il suo modo di fare su di esse, nella zona perineale, sopra e all’interno del taschino riempiendolo tutto.
Eiaculò tanto. Sborrò davvero tanto che lo sperma denso sbavò fuori dal tessuto e lo pulì sui margini con un fazzolettino per non farlo colare esternamente.
Poi sempre un po’ più su del cavallo tenendo aperte le mutandine se lo pulì bene dai residui, lasciandole piene di sperma, spandendolo bene in modo uniforme su tutta la fascia perineale con il dito.
Io guardavo impressionato, eccitato e allibito.
“Diooo!!!” Pensai:” Quanta sborra… per fortuna non gliele faccio indossare davvero a mia moglie…”
Poi con attenzione e capacità le rigirò con il verso giusto, facendole tornare come prima e restare tutta la sua sborra sul tessuto internamente alle mutandine e con accuratezza piegò lo slip stirandolo con il lato della mano, ripiegandolo su sé stesso allo stesso modo che lo aveva aperto, finché non tornò come lo aveva piegato Aurora. Era diventato un rettangolino di tessuto con l’interno pieno di sborra di Lele. Dall’esterno non si vedeva nulla.
“Dorme con le mutandine tua moglie?” Mi chiese.
“Sì!” Risposi.
“Mi hai detto che ha la figa pelosa?”
“Sì!” Risposi ancora.
“Allora mettigliele subito nel cassetto, può darsi che se le metta stasera quando va a dormire e con i peli non sentirà l’umidità e non odoreranno, se ne accorgerà solo quando le toglierà e avrà i peli attaccaticci tra loro e alle mutandine, ma come ti ho detto penserà che siano perdite vaginale, vedrai. Vai tranquillo!” Mi incoraggiò. Me le passò e le rimisi nella busta, mentre lui mi dava degli accorgimenti.
“Ecco tienile così e mettile in questo modo nel cassetto, in verticale tra le altre e vedrai che le metterà prendendole per caso.
“Sì!” Risposi come un servitore, sapendo che intanto non l’avrei fatto mai.
“Quando le indosserà poi mi avviserai, mi manderai un messaggio, vedrai come sarà eccitante, lo hanno già fatto altri mariti.”
“D’accordo!” Ribattei.
Messici in ordine ci avviammo al solito bar e ci salutammo come le altre volte, con l’intento di risentirci in chat o con WhatsApp. Presi la mia auto e partii.
Ci ragionavo su mentre guidavo per tornare a casa, pensavo alla sborra di quell’uomo contro la figa di mia moglie, sui suoi peli, se fossi stato sicuro che non se ne fosse accorta, gliele avrei messe davvero nel cassetto. La possibilità mi eccitava, ma mi spaventava anche, avrei fatto strusciare le grandi labbra di mia moglie contro lo sperma di un altro uomo, quel Lele, un mezzo balordo. Ma mi bloccava soprattutto la possibilità che il contatto con lo sperma potesse fecondarla, ci mancava solo quello, restare incinta da un netturbino senza nemmeno chiavare.
Quel tardi pomeriggio giunto a casa presi dalla tasca la busta con le sue mutandine sborrate, ma non le misi nel cassetto, togliendo la scarpa e mettendo il piede sul letto, mi sollevai e posai la busta sopra l’armadio, nascosta. Ci pensai e ripensai, volevo farlo e non volevo, l’idea mi eccitava parecchio, ma mi spaventava anche e sapevo che non avrei mai fatto una cosa del genere ad Aurora. Le avrei lasciate provvisoriamente lì e poi lavate o gettate. Ma quella sera durante la cena a tavola, con mia moglie Aurora che parlava con mia figlia Ambra, guardandola ci ripensavo.
Anche quella notte riflettei, più si distanziava il tempo da quando lo avevamo fatto e più mi eccitavo a pensare, ma più aumentava la paura e ragionavo:
“Se le rimetto nel cassetto e nel prenderle le vede macchiate o le sente bagnate?… E se si rende conto che è sperma?… Cosa succede?… Cosa le dico se mi chiede qualcosa, se sospetta di me?”
E consideravo: “Sì che oramai lo sperma sarà asciutto, almeno quello esterno del taschino perineale e quindi non più fecondo e rischioso, ma quello interno nel taschino perineale?” Poi intimorito mi dicevo:” Mah… meglio non rischiare. È eccitante ma pericoloso.” E decisi di lasciai perdere tutto e mi addormentai.
Al mattino ci ripensai, lui mi mandò un messaggio whatsapp: “Le ha messe?”
“No!… Quando le indosserà ti avviserò io…” Risposi seccato della sua invadenza, visto che ero intenzionato a non metterle nel cassetto. Però ci pensavo sempre…”
Anche in ufficio ci riflettei e poi ritornato a casa anche durante la cena e dopocena, friggevo… volevo e non volevo.
Mentre lei era seduta in salotto a guardare alla tv con mia figlia, all’improvviso a quel pensiero fui preso da una smania incontrollabile, di nuovo tachicardia e sudorazione e preso da un impulso irresistibile andai in bagno e socchiusi la porta, e al pensiero di quella possibilità iniziai a masturbarmi mentre intravvedevo loro sedute davanti alla tv. E sotto quel piacere perverso che mi invadeva il corpo, agitato e sovraeccitato, come preso da un impulso irrefrenabile scelleratamente decisi di rischiare, provare. Smisi di masturbarmi e per calmare quello stato di irrequietezza che avevo addosso, eccitato, come un automa, con il cazzo duro dentro i pantaloni uscii dal bagno non visto ed entrai in camera. Mi tolsi la pantofola, misi il piede sul letto e mi allungai con la mano sopra l’armadio e a tastoni ripresi la busta con all’interno le mutandine di Aurora sborrate da Lele il giorno prima, e tremante ed eccitato scesi, tolsi il suo slip da dentro, lo appoggiai sul letto e lo aprii facendo attenzione, guardai e vidi lo sperma. Toccai con il dito, sul tessuto perineale era asciutto, sotto dentro il taschino era ancora umido e denso di sperma. La parte superiore sul taschino era stata assorbita dal tessuto e asciugata, ma l’altra, quella sottostante e interna era ancora lì densa… e “cremosa” come diceva lui.
A sentirla afflosciarsi sotto la pressione del dito, fui preso ancora da una sindrome eccitatoria, sudando e tremando non sapevo cosa fare, se rimetterle nella busta e riposizionarle sull’armadio o metterle insieme alle altre nel cassetto. Agitato e con il batticuore decisi di provare, le ripiegai come le avevo aperte, allo stesso modo, andai alla cassettiera, l’aprii e nella parte dove mia moglie teneva in ordine le sue mutandine, in fila in modo orizzontale, ne spostai un paio piegate, feci spazio e la infilai tra le altre bene in ordine. Chiusi il cassetto con il batticuore, presi la busta e uscii, tornai in bagno e finii di masturbarmi eccitato per quello che avevo fatto fino all’orgasmo e sborrai piacevolmente scuotendomi tutto al pensiero.
Uscito mi andai a sedere davanti alla Tv e mentre loro sul divano e io sulla poltrona guardavamo il film, mi pentii di averle messe nel cassetto, mi sentii un verme, un depravato a dare retta a quel porco di Lele che non avrei più voluto incontrare, dicendomi che ero un perverso, un delinquente a fare queste cose a mia moglie che mi amava e che amavo. Feci per alzarmi per andare a toglierle ma mia moglie si mise a parlare con me e chiacchierando con lei mi distrassi e persi tempo e subito dopo si mise a parlarmi mia figlia. Quando mi ricordai di toglierle era tardi, stavamo andando a dormire, Ambra mi parlava sempre dell’università, mentre mia moglie come al solito andò subito in bagno prima di me, a lavarsi e urinare. E mentre io chiudevo il gas e la porta d’entrata, lei andò in camera e non ebbi la possibilità di toglierle davanti a lei che mi avrebbe visto. E mi dissi:
“Va bè le toglierò domani mattina quando lei sarà in bagno, ora rischierei di farmene accorgere.”
La mattina dopo l’avrei tolta davvero, ma intanto la mutandina sporca del seme di Lele era là, tra tutte le altre pulite, lavate e piegate in ordine, e che come in un gioco della roulette russa poteva capitare che allungasse la mano e la prendesse a caso e la indossasse davvero.
Al mattino seguente ci alzammo, Aurora svegliò Ambra che dormiva ancora, uscì dalla camera e andò in bagno, mentre io preparavo il caffè in cucina. Uscita lei entrò mia figlia a lavarsi: “Dai su sbrigati che è tardi!” La sollecitai io.
Mentre mia moglie dalla cucina mi diceva: “E lasciala fare con calma…. Un bagno è poco per tutti e tre al mattino!”
Uscita, Ambra andò in cucina fare colazione, mentre io in bagno iniziai a rasarmi.
Subito non ci pensai più alle mutandine e continuai a farmi la barba, mi ricordai solo quando uscendo passando davanti alla nostra camera vidi Aurora nuda mettere il reggiseno con il cassetto degli slip aperto. Ebbi un tuffo al cuore, solo allora mi venne in mente la mutandina di Aurora sborrata da Lele:” Dioooo nooo… lo slip…!!!” Pensai mentre impotente la osservavo. Lei indossato il reggiseno, agganciato dietro e dopo aver messo a posto le coppe per far stare comode le mammelle all’interno, vedendomi sull’uscio si mise a parlarmi. E mentre chiacchierava allungò ancora la mano nel cassetto e dialogando di cosa avrebbe dovuto fare durante la giornata rovistò dentro a tentoni, senza guardare e ne prese una a caso e sempre conversando e guardando me l’aprì senza osservarla. Ebbi un tuffo al cuore a vedere che erano nere. Senza dire nulla piegò il busto in avanti e abbassò la mutandina, tirò su la gamba piegando il ginocchio e prima un piede e poi l’altro, pratica e veloce di quella manovra, se le infilò tirandole su per le gambe. Le guardai bene e le riconobbi, erano quelle di raso e di seta con il pizzo sui gambali, con ricami damascati dorati sui lati e sui bordi anch’essi in pizzo, e per quei particolari ebbi la certezza che erano quelle sborrate da Lele.
“Noooooo!!!!!” Gridai dentro di me impotente e spaventato ma anche turbato senza che potessi dire o fare qualcosa, mentre dalle gambe lei le tirava per l’elastico sui fianchi per farle aderire bene, assestandosele, allargando un poco le cosce e con le dita pizzicarle e tirarle, dietro, sotto e davanti sulla vulva proprio per farle restare adese e comode, con il tessuto perineale attaccato alla figa e all’ano, ignara che era pieno di sperma di Lele, il netturbino.”
“Diooo…Diooo…Dioooo miooo…” Pensai.
Avvertii un tuffo al cuore e una forma di calore intenso in viso e una sensazione involontaria di erezione nel sapere che lo sperma di Lele era davvero aderente alla figa di mia moglie Aurora.
Dio …non riuscivo a crederci che fosse avvenuto davvero. La casualità o il destino, tra tutte quelle che c’erano ignara aveva preso e messe proprio quelle mutandine colme di sperma di Lele, per fortuna senza guardarle all’interno e accorgersi che erano state sborrate. E inconsapevole girava per casa in mutandine, reggiseno e pantofole prima di vestirsi, con il suo sperma del taschino perineale della mutandina, ancora denso quasi come la sera prima, che ora, come diceva lui quando spiegava, era spinto e schiacciato da uscire dal tessuto e andare contro la vulva e i peli della sua figa bella figa signorile.
Passato il momento di sorpresa e paura mi sentii eccitato, oramai non potevo fare niente e la guardavo con quelle mutandine muoversi in casa.
Senza dare nell’occhio mi avvicinai e le guardai meglio, erano proprio quelle che aveva sborrato Lele, con il damascato e i fili dorati sul pizzo dei lati e che io avevo rimesse nel cassetto la sera prima e ora lei le indossava. Provai un brivido e una emozione particolare, ma non dissi nulla.
Lei all’oscuro di tutto si vestì, mise la gonna e la camicia, e si guardò allo specchio, poi mise la giacca e si riguardò allo specchio, prese la borsa, le chiavi e il suo smartphone e uscimmo, e salutandoci con il solito bacino sulle labbra ci dividemmo per andare al lavoro. E la vidi allontanarsi con sotto il tailleur quelle mutandine nere.
Quel giorno in ufficio ero eccitato e preoccupato come non mai, non avrei mai creduto che avrebbe potuto succedere davvero, che lo sperma di un altro uomo, un netturbino che raccoglieva la spazzatura con il camion e svuotava bidoni della rumenta, potesse essere contro e a contatto della figa di mia moglie, la mia Aurora, ma non era ancora niente in confronto a quello che sarebbe successo dopo… La mia angoscia era nella speranza che oramai fosse davvero sterile lo sperma.
Preoccupato, turbato ed eccitato dopo averci pensato un po’ mandai un messaggio WhatsApp a Lele e lo avvisai che le aveva indossate, se l’era messe quella mattina.
Poco dopo rispose:
“Hai visto!… E ora goditela a saperla e vederla girare tutto il giorno con le mutandine sporche della mia sborra.” Rispose con una faccina ridente affianco.
Avvertivo una sensazione di impotenza per quello che avevo fatto che mi inquietava ed eccitava nonostante la paura. Era avvenuto e mi premurai a scrivergli ancora con un messaggio su quello che mi spaventava maggiormente:
“Ma sei sicuro che non resti incinta?!”
“Ma no. Stai tranquillo, sono passate quasi 48 ore, hai voglia…gli spermatozoi sono tutti morti, è diventato uno sperma sterile, stai tranquillo che non resta fecondata da me… dovrei chiavartela per farlo…” Rispose con un’altra faccina emoticon ridente: “… e io lo farei volentieri ma tu non vuoi!”
Aurora le portò addosso tutto il giorno a sua insaputa di averle sporche del seme di quel netturbino tra le cosce.
La sera quando tornò a casa, tolse il tailleur e mise una gonna da casa e aveva ancora quelle mutandine nere. La guardavo eccitato e fantasticavo, immaginavo lo sperma di Lele ormai amalgamato e asciugato contro i suoi peli del sesso, seccato e diventato colloso.
Al di là di tutto e della paura in primis, fu molto eccitante però. La vedevo girare in casa e l’adrenalina saliva, mi accalorava saperla con le mutandine sborrate da quell’uomo, dentro e contro le sue grandi labbra… Dioo se lo avesse saputo guai, lei così perfettina e schizzinosa e attenta all’igiene.
A quel pensiero non resistetti e mi masturbai anche quella sera in bagno.
La mattina dopo quando lei uscì dal bagno ed entrai io per lavarmi e radermi, curioso la cercai nel contenitore della biancheria sporca, volevo vedere com’era, se era macchiata, se si vedeva l’alone dello sperma. La trovai sotto al suo reggiseno e a quelle di mia figlia, sopra le mie.
La guardai con attenzione, osservai e posso dire analizzai sulla parte del perineo dove appoggiava sulla figa e dove c’era il taschino. C’era un leggero alone di un altro colore rispetto al nero, era tendente sul chiaro, giallognolo, che solo io sapevo essere lo sperma di Lele. Quell’alone come diceva lui si era indurito, come ad aver inamidato il tessuto e sopra era sporco di una striscetta giallognola d’urina o altro, ma era difficile da individuare come sperma, io ci riuscivo perché lo sapevo.
Il taschino era incollato tra sé, lo sperma all’interno aveva fatto da collante alle due parti di cotone essendo state pressate. Lo sperma ancora fresco e denso uscendo si era allargato uniformemente sul tassello di tessuto perineale, finendo direttamente a contatto con i peli della figa di mia moglie, mischiandosi a loro, e per tutto il giorno ignara lo aveva avuto sulla figa, tra i peli, contro le labbra vaginali e questo da una parte mi eccitava molto e dall’altra mi spaventava.
Ma quello che mi stupì ed eccitò fu che alcuni peli della sua figa erano restati attaccati all’alone sulle mutandine, probabilmente lo sperma diventando appiccicoso, asciugandosi contro la sua figa li aveva incollati allo slip e lei in bagno per abbassarli e urinare o fare altro, li aveva letteralmente strappati togliendone alcuni. I più deboli si erano staccati e forse l’avevano anche pizzicata sulle grandi labbra. Quindi ebbi la conferma che il suo sperma fu adeso alla sua figa tramite i peli.
“Se davvero l’ha avuto contro la fessura vaginale, sfregando sulle mutandine forse poteva essere entrato dentro. E se l’avesse messa incinta?” Mi chiedevo spaventato e pentito, mentre lui continuava a rassicurarmi con i messaggi.
E ragionavo che comunque aveva girato con indosso lo sperma di Lele sulla figa per più di 12 ore, dal mattino fino a sera.
Quando dopo cena scrissi a Lele che l’aveva tolta e l’avevo trovata nel bagno nel contenitore della biancheria sporca, lui mi riempì di messaggi.
” Hai visto?!… Lo rifacciamo?!… Ti è piaciuto?… Tua moglie aveva la figa fuori tutta sborrata da me.” E altre frasi del genere.
Ma comunque passai giorni angoscianti e mi calmai solo dopo, quando vidi che le erano arrivate le mestruazioni, fui felice, esultai. Subito le chiesi:
“Hai le mestruazioni?”
“Sì!!” Rispose.
“Ti sono venute?” Domandai ancora contento.
“Sì perché?” Guardandomi stupita della domanda. Non risposi ma sorrisi.
Mi rilassai, mi sentivo felice:” Probabilmente ha ragione Lele pensai. “E mi masturbai eccitato. Oramai quella situazione perversa e morbosa come ho detto mi dava più piacere che chiavare mia moglie.
Ma quello spavento non mi servì da lezione e il timore che avevo avuto nel temerla fecondata lo dimenticai in fretta. E sì!… Aldilà dell’adrenalina provata, mi era piaciuto, era stato eccitante, tremendo, sconvolgente quello che avevo fatto e provato; paura compresa.
Nei giorni seguenti ci sentimmo ancora. Oramai eravamo in tarda primavera, maggio si affacciava con le sue belle giornate e temperature tiepide e mia figlia doveva dare alcuni esami.
Io e Lele ci rincontrammo sempre portando mutandine di mia moglie ma non più nuove, usate, il rischio era troppo a rifarlo. Come al solito in auto le annusava e leccava e lo stesso spesso facevo io. Ci masturbammo ancora reciprocamente in quel gioco perverso. Ero come impazzito preso dalla depravazione e perversione, mi eccitava quello che facevamo.
Proseguimmo a vederci e lui a ogni incontro mi diceva cosa dovessi portare la volta dopo. Un giorno tirò fuori una sua vecchia idea, mi chiese di portare il sapone liquido intimo di Aurora.
“Cosa vuoi fare?” Domandai.
“Ci sborro un po’ dentro, così quando si lava si spalma assieme al sapone, il mio sperma sulla figa… “
“Dai!… Non mi vanno queste cose lo sai!” Gli dissi, ma lui mi sollecitò:
“Lo sai che non sono malato e che non resta incinta…!” Mi diceva.
Alla fine rifiutai, ponendo come condizione di non fare quelle cose, se no non ci saremmo più incontrati. E lui accettò.
pervaso da quella attrazione morbosa mi lasciai convincere ad attuare quella novità che proponeva e che diceva aver già praticato.
Un giovedì presi il contenitore del sapone liquido di Aurora e messolo in un sacchetto glielo portai. Quando fummo in auto appartati lo prese, e con gesti pratici svitò la ghiera del dispenser, posando il flacone con il sapone sul tappetino e, staccando la cannuccia dal dosatore, gli soffio dentro più volte, pulendola tutta. La posò sul cruscotto e prendendo una pagina lucida di una rivista, la mise sulle gambe e parlando davanti alle foto di mia moglie con me eccitato per quella novità ci masturbammo ancora, fino lui a venire copiosamente nella carta lucida. Collegò la cannuccia al dosatore e appoggiò la parte inferiore sul suo sperma eiaculato e inizio a premere, una, due, tre volte, quattro, il dosatore aspirando completamente lo sperma dal foglio fino a vederlo uscire dal beccuccio.
A quel punto disse: “Ora è pronto!”
E riprendendo il contenitore con il sapone liquido sul tappetino, lo immerse dentro e lo avvitò alla ghiera.
Vedendo quella manovra subito dissi: “Eh… ma avevi detto che lo mischiavi al sapone…”
“No… così è meglio, almeno siamo sicuri che ne usufruirà solo tua moglie, nell’altro modo mettendolo assieme al sapone c’è il rischio che per qualsiasi motivo lo possa adoperare anche tua figlia Ambra. No che mi dispiacerebbe…” Precisò perversamente:” …invece in questo modo lo svuoterà subito la tua bella Aurora la prima volta che se la laverà.” Aggiunse sorridendo, mostrandosi falsamente preoccupato che non capitasse per qualsiasi motivo a mia figlia invece che a mia moglie.
“Vedrai che quando si laverà tua moglie, le prime schizzate dell’erogatore saranno di sperma puro che lei si passerà bene sulla figa, le grandi labbra e i peli!” Affermò sempre con il suo ghigno depravato. Ero stupefatto, a modo suo era un genio della perversione, io non avrei mai immaginato che si potesse fare una cosa simile.
Terminato e giunto a casa, anche questo come le mutandine lo nascosi. Anche in quel frangente ebbi lo stesso tormento: “Lo faccio… non lo faccio!”
L’eccitazione era tanta e incontrollabile e alla fine preso da un impulso vizioso decisi di farlo, facendo attenzione che non lo utilizzasse mia figlia…
Feci passare un giorno per essere sicuro che gli spermatozoi morissero tutti come la volta precedente e lo misi sul portasapone del bidet alla sera poco prima che mia moglie venisse a dormire ed entrasse in bagno a lavarsi. Quel rischio ipotetico che correva di restare incinta era eccitante, mi riempiva di adrenalina e faceva battere forte il cuore procurandomi erezioni improvvise che a volte alla sera scaricavo direttamente su mia moglie chiavandola. Era come un gioco per me che mia moglie corresse il pericolo di essere fecondata da un netturbino, mi eccitava, ma sapevo, anzi ero certo che non sarebbe mai avvenuto. Però quella sensazione e angoscia e il tormento piacevole di essere insicuro finché non la vedevo ancora mestruata, mi esaltava.
Poco dopo lei entrai in bagno anch’io fingendo di trafficare nel lavandino, vedendola tramite lo specchio seduta sul bidet, spruzzarsi ignara nella mano lo sperma di Lele e spargerselo a dita unite su tutta la figa e sui peli… ebbi come un vuoto al cuore, una emozione strana fortissima vederla fare quell’atto, vedere la sua mano e le sue dita curate con le unghie laccate e fede nuziale spargersi ignara sulla figa il suo seme. Mi sentivo assurdamente e piacevolmente stordito, quasi a mancare.
Per Lele poteva non essere vero, quello che gli raccontavo, ma io sapevo che lo era, era reale quello che facevo.
Dopo quel gioco assurdo che fu solo una perversione, mi resi conto che il limite era passato, che con lui ero sull’orlo del baratro e rischiavo di cadere nel fondo. Era ora di smettere e fermare tutto, anche se in quei momenti l’attrazione per quello che facevamo era forte. Ma come si dice: “Un bel gioco dura poco.”
Quegli incontri erano stati un gioco perverso tra noi due e verso mia moglie, comparsa inconsapevole delle nostre depravazioni e dopo tanti mesi sentivo il bisogno e cercavo di distaccarmi da lui, allontanarlo. Arrivammo a giugno e fare le stesse cose stancava, tutto diventò monotono. Era stata una esperienza soddisfacente, mi era piaciuta ma, mi spaventava, era diventato un tipo di rapporto che non volevo più avere con lui e visto che sapeva molte cose di me, aspettavo il momento propizio per sganciarmi.
Un pomeriggio in auto iniziò a dire.
“Me la fai chiavare?”
“Chiavare… a chi?” Chiesi stupito.
“A tua moglie!” Rispose con buonumore sorridente.
“Restai sorpreso da quella richiesta, tra il piacere che lo chiedesse, l’offesa per la sua arroganza nel farlo e l’imbarazzo nel replicare…
“No… nooo!! “Risposi subito. Ma lui insistette.
“Dai!!…Mi piacerebbe chiavarla, mi sono fatto tante seghe pensando a lei, che la chiaverei volentieri davvero!”
Cercai di spiegargli che non era possibile:
“Non è possibile Lele! Lei non sa niente e non voglio… ma anche se volessi mia moglie non accetterebbe mai, lei è una donna seria, fedele, è sempre stata sessualmente solo con me!”
“Se glielo chiedi non ci sta!?” Domandò ancora con una faccia ingenua da deficiente.
“Assolutamente no… te l’ho detto.” Ripetei:” Prima di tutto non voglio, ma anche se volessi è impossibile.” E aggiunsi: “Ma come fai a chiedere queste cose?… Scherzi che vado da mia moglie e le dica, c’è un mio conoscente che fa il netturbino che ti vorrebbe chiavare …”
Restò in silenzio e poi mormorò:
“Be se tu sei d’accordo posso farlo anche se lei non vuole.”
“Come farlo anche se lei non vuole?… Che dici Lele?” Domandai sorpreso.
“Sì la prendo …”
“Ma che scherzi?? Sei impazzito?… Vuoi mica violentarla?! “Esclamai.
“Ma senza farle male!” Precisò lui invece di smentire la mia interpretazione delle sue parole come pensavo avesse fatto.
“Ma che dici!? La vorresti violentare davvero?” Ma sei pazzo!?” Ripetei.
“No… no… non violentare ma senza farle male… ti spiego!! Non è una violenza …è una forzatura, è forzare un poco, è indurre… ha avuto già il mio sperma sulla figa… e mi sono segato tanto pensando a lei che adesso la vorrei…”
“No… mi dispiace Lele!” Lo interruppi deciso: “Cosa vuol dire forzare…indurre? Non accetto queste cose, sono contro i miei principi. E poi scusami, non è per offenderti, ma mia moglie non è il tipo di donna per te!… Lei è di un’altra estrazione sociale, una laureata, acculturata e non è alla tua portata…” Affermai quasi offendendolo senza volerlo: “Tu sei un vecchio… Ci puoi giocare con la fantasia, con me a sua insaputa e basta… nient’altro.”
“Ma lasciami spiegare almeno” mormorò cercando di convincermi.
“Va bene spiegati:” Risposi più per accontentarlo che per starlo a sentire.
“Avverrebbe così, con uno stratagemma…. Tu le dirai che conosci un signore che vende biancheria intima e che fa dei buoni prezzi, gli dai il mio numero di cellulare, quando lei mi chiama prendo appuntamento e le dico di venire da me. Tua moglie verrebbe ad osservare e a provare la lingerie da acquistare, io la porterei sotto casa nel mio magazzino che è grande e spazioso e c’è anche una branda, una specie di lettino, ed è diviso in due parti da una paratia di legno, dove tengo il materiale da vendere. Quando è dentro, dietro la paratia di truciolato che prova gli indumenti ed è senza mutandine…”
“Nooo! “Lo interruppi ancora:” Ci mancherebbe altro… anche la mia complicità in queste cose, in una violenza sessuale e proprio su mia moglie… ma sei pazzo?!… Scherzi!? Mi chiedo se ci sei o ci fai Lele… io gioco con te e le sue mutandine con la fantasia, ma amo mia moglie…” Chiarii.
“Ma ci sarai pure tu! Se vorrai vedrai tutto di nascosto. Una volta che è dentro, dietro la paratia entreresti in magazzino non visto, ti avvicineresti e guarderesti tutto da una fessura della parete di truciolato …poi prima che usciamo ti allontaneresti senza che lei se ne accorga, che sappia che hai visto.”
“Ma tu sei pazzo!” Esclamai serio: “Togliti dalla testa certe idee su mia moglie.” E dissi di no chiaro e tondo e nella discussione gli domandai curioso: “Ma questa biancheria intima che hai, a te chi la dà… come fai ad averla se fai il netturbino?”
È tutto materiale che aveva la mia ex compagna nel negozietto e che avevamo nascosto nel mio magazzino quando è fallita per non farglielo sequestrare … tutta roba bella, nuova, ancora imbustata nel cellofan… che mi sono tenuto perché lei quando mi ha lasciato mi doveva dei soldi… Un po’ l’ho venduta a degli ambulanti che fanno il mercato, ma la maggior parte è ancora lì!” Affermò.
“Mah…!!” Pensai: “Comunque no! Non faccio queste cose.” E il discorso quel giorno finì così.
Dopo quel discorso che mi fece, mi scadde come persona e decisi di troncare tutto. Gli incontri comunque ci furono ancora e continuammo i nostri giochi, anche se lui come una cantilena chiedeva sempre ogni volta che ci incontravamo, quasi come una preghiera se gli facevo chiavare mia moglie. Lo diceva soprattutto quando ero eccitato con il cazzo duro nella sua mano, quando stavo godendo. Oramai era un suo chiodo fisso.
“Fammi chiavare la tua bella moglie dai! …So che piace anche a te vederla chiavare da me!” Ripeteva assurdamente masturbandomi mentre mi dava piacere. Come se bastasse il mio consenso per farlo.
I miei no alle sue insistenze che pronunciavo sempre lucidamente con autocontrollo, con il tempo diventarono sempre meno determinati purtroppo, e quella indecisione e cedimento avveniva a mente calda in quei momenti che godevo e venivo trascinato da lui nella libidine, iniziando a fantasticarci sopra. Coinvolto involontariamente capitò qualche sera che a mia moglie quando veniva a letto e la vedevo spogliarsi, la immaginassi con Lele sopra che la chiavava davvero e spesso mi venivano le erezioni a quei pensieri perversi e finiva che, eccitato, facevamo sesso e chiavavamo noi. E devo dire che inconsciamente mi eccitava immaginarla con quel bruto, volgare, brutto e osceno netturbino, presa da lui contro la sua volontà mentre nel magazzino provava la lingerie, al punto che più di una sera ebbi un rapporto sessuale con lei a quel pensiero.
L’idea che la possedesse cominciò ad eccitarmi e accaldarmi fantasiosamente, e anche parlarne con lui stare ad ascoltare la sua voglia su Aurora inspiegabilmente mi attraeva. E come era nel mio carattere iniziai anche a provocarlo, a divertirmi con lui, visto che avevo la certezza che sarebbe restato tutto nella fantasia e non sarebbe mai accaduto realmente. E visto che ne parlava nei nostri incontri, io con una forma di piacere cerebrale e fisico che mi pervadeva ad ascoltarlo, non troncavo più la discussione, ma lo lasciavo parlare, finché un pomeriggio mentre ci masturbavamo sotto il piacere della sua mano e delle mutandine di Aurora a sentire le sue richieste su mia moglie, pensando a cosa aveva detto e facesse nel suo magazzino, arrivai a chiedergli eccitato:
“Ma le faresti male?!”
Lui sorpreso della mia curiosità mi osservò: “No te lo giuro …” Rispose subito pronto, segandomi: “… guarda ti confido una cosa che non sa nessuno, l’ho già fatto con qualcuna che si provava la biancheria, sono entrato all’improvviso mentre era mezza nuda e… “
“E cosa…?” Domandai rilassato lasciandomi masturbare.
“…E l’ho presa e chiavata e dopo al termine non ha detto nulla nemmeno al marito che pure conosco…perché ha goduto…”
“Ma scusa… c’è stata? “Chiesi ancora.
“Si e no… ma questo non centra….” Rispose.
“Come non centra? Se non ce stata che l’hai presa con la forza, contro la sua volontà è una forma di abuso sessuale? È un reato lo sai!?” Dissi assurdamente schifato ma anche turbato di sentire che aveva fatto quelle cose.
Lui alzò le spalle e ammise:
“Subito non vogliono, ma poi ci stanno, poi le è piaciuto, hanno goduto ad essere chiavate da me e non hanno detto niente a nessuno.”
“Ma scusa, le hai prese forzatamente e non ti hanno denunciato?” Domandai.
“No… No…” Sorrise: “…godevano e forse si vergognavano che si sapesse, che erano nel mio magazzino a chiavare con me!” Restai in silenzio e poi risposi:
“Comunque con mia moglie questi trucchetti non funzionerebbero, lei ti tirerebbe un ceffone e ti prenderebbe a calci nei coglioni. E poi lei la biancheria intima l’acquista nei negozi specializzati, indossa lingerie di marca come hai avuto modo di constatare tu stesso…”
“Perché non funzionerebbe? “Chiese seguitando:” Ho anche lingeria pregiata di marca, se lo vuoi sapere, pezzi pregevoli…rubati nei negozi o sui furgoni delle ditte … ma li ho! Marche che tua moglie conoscerà senz’altro, oltre La perla, Gucci, Victoria’s Secret, Bluebella, Asos e tante altre…” Mi informò sottovoce… “Roba alla moda veramente raffinata, degna anche di tua moglie credimi, mutandine, reggiseni, calze… reggicalze, corpetti… tutto!” Aggiungendo: “Sai… la tengo perché a volte invito qualche conoscente sposata, ma anche ragazze giovani a scegliersi la biancheria intima che le piace e che tengo nelle scatole e qualcuna è venuta, l’ha provata e.…”
Lo interruppi ancora:” Non dirmi che fai il ricettatore anche e che approfitti davvero delle mogli o delle ragazze che non ci stanno con te?!” Domandai sorpreso da quello che diceva.
“Che c’entra?!” Rispose.
“Come che c’entra?… E se non vogliono? Se gridano…”
“Se non vogliono?… Loro vogliono, non gridano, le faccio scegliere quello che le piace e glielo regalo e in genere accettano di farsi toccare e qualcuna anche chiavare. Si sa come sono le donne, loro non vogliono mai, ci vuole un po’ di forzatura e insistenza… E non gridano stai tranquillo, anche perché dove abito io, nel magazzino sotto casa nel vecchio del centro storico non le senterebbe nessuno… i muri sono di pietra spessi anche un metro e poi ognuno nel mio quartiere si fa gli affari suoi.”
“E se non vogliono per farcele stare cosa fai? Le picchi? “Domandai curioso e turbato da quella scoperta.
“No, mai picchiato nessuna picchiare no… dai … solo qualche sculaccione quando le chiavo alla pecorina, a volte fanno storie, ma poi alle mie offerte accettano. Le prendo e le abbraccio anche se starnazzano come le galline e si agitano, le stanco, le immobilizzo e le spoglio o dico loro di farlo e le spingo sulla branda …e poi in genere sono già senza mutandine …ed è facile… basta che gliela accarezzo un po’, ma se ce l’hanno, gliele strappo… a loro piace.
Tutto sta ad allargar loro le gambe e infilarglielo nella figa con un po’ di saliva, una volta che ce l’hanno dentro e lo sentono bello duro, le domi e si calmano e inizi a muoverti e chiavarle e poi cominciano a godere e quando lo fanno le puoi lasciare anche le braccia e chiavarle accarezzandole, baciandole sul collo e certe anche in bocca con la lingua che non reagiscono più, godono… anzi ti stringono.” Disse ridendo mostrandomi il suo ghigno perverso.
Ero allibito e impressionato, abusava delle donne: “Anche le ragazze chiavi così?” Domandai incredulo.
“Sì qualcuna viene, poche, in genere sono…trentenni…quarantenni e anche qualche cinquantenne, ma poi le devo regalarle la biancheria, a volte soldi e consigliarle un po’…”
“Consigliarle? …Cioè intimorirle? Minacciarle?” Esclamai sconcertato di quello che diceva.
“No…no… che minacciarle… informarle solo a cosa vanno incontro se parlano… che non saranno credute, che lo sapranno tutti e se sono mature e sposate o giovani e fidanzate o con il ragazzo, le consiglio che le conviene stare zitte… se no cosa direbbero i mariti o i fidanzati? Alla lunga le lascerebbero.” E sorrise.
Ero allibito, sconvolto e intimorito, scoprivo e mi stava confessando che era un approfittatore di donne, mi veniva il volta stomaco. Quei discorsi mi facevano paura perché lo ritenevo capace di farlo veramente, ma non volli dirglielo in faccia, litigare con lui, visto che intendevo sganciarlo lentamente e in buoni rapporti per poi non farmi vedere più. E stranamente quei discorsi maschilisti e ignoranti invece di darmi solo repulsione in quel contesto in parte mi turbavano…
“Ma ti rendi conto… che mi dici Lele?” Affermai.”?” Scusa ma queste donne e ragazze che dici, quelle che vengono ad acquistare lingeria da te e dici di aver chiavato provando la biancheria chi sono?” Domandai.
“Sono donne che abitano nel mio quartiere, vicino a me nei vicoli, mogli di qualche mio collega, donne che lavorano, operaie, o che fanno le pulizie con le ditte, rumene, ucraine, qualche russa, e sono quasi tutte disoccupate o fanno le badanti e sono già predisposte, anche le ragazze. Perché?” Domandò stupidamente.
“Perché quello che riesci a fare funziona solo con donne del tuo ambiente, del tuo ceto sociale… che per della biancheria intima o soldi sono disposte anche a farsi chiavare da te.” Dissi:” … non certo con una donna come mia moglie. “
“Che centra l’ambiente e il ceto sociale…? “Ribatté:” Dai proviamo…vedrai che a tua moglie piacerà essere chiavata da me e non dirà nulla a nessuno che è stata posseduta, nemmeno a te vedrai!” Mi rifiutai categoricamente.
Quei discorsi mi facevano letteralmente schifo, era un approfittatore di donne sposate e ragazze disoccupate e me li faceva sempre mentre mi masturbava … mentre mi faceva venire e godevo anche se non volevo di quel pensare e di cosa faceva a loro. E gli ripetevo:
“Mia moglie non andrebbe mai ad acquistare la sua biancheria intima in un magazzino di un estraneo … lei va nei suoi negozi…” E lo mettevo a tacere così. Ma come uomo mi sconcertava e scadeva sempre più, altro che persona seria, corretta, onesta, era solo un porco, depravato approfittatore sessuale, quello era in suo vero volto e ne ero allarmato.
Un pomeriggio quando dai miei discorsi capì che volevo chiudere con lui, incominciò a dire …: “Almeno lasciami fare come nella mia visione… vederla nuda…”
“Come nella tua visione… vederla nuda?” … Chiesi seccato e curioso a mente fredda.
“Sì come nel sogno che avevo fatto e ti avevo raccontato.”
“Ma dove vuoi vederla?” Domandai contrariato.
“A casa tua!” Rispose.
“Ma cosa dici dai? Tu sei matto …scherzi!? Come faccio a portarti a casa mia…dai!? Ma ci ragioni su quello che dici? Non voglio, ma anche se volessi come faccio a fare quello che chiedi, scherzi? A parte che è impossibile te l’ho detto mia moglie è una donna diversa da quelle che conosci e frequenti tu, è particolare, poi ho mia figlia in casa! È impossibile te l’ho già detto!”
“Una sera, quando non c’è tua figlia che siete soli in casa, le fai bere un po’ di sonnifero con il vino …”
“Ma che dici??” … Lo interruppi indignato: “Drogarla? Ma che sei matto??”
“Ma che drogare e drogare…” esclamò: “… non faccio queste cose io!!”
“No… tu ne abusi delle donne!” Risposi innervosito. Lui fece spallucce e continuò come se niente fosse:
“Lei lo beve il vino?” Chiese.
“Ai pasti si!” Replicai.
“E allora non ti preoccupare le farai bere un vinello che ti darò io …” Lo interruppi ancora.
“Se hai intenzione di ubriacarla hai sbagliato persona, sa controllarsi.”
“Ma no stai tranquillo il vinello che ti darò avrà un po’ di sonnifero, non lo sentirà nemmeno, è leggero basteranno un paio di bicchieri e vedrai che avrà subito sonno.”
“No… non mi piace fare queste cose, sono pericolose e rischiose.” Ribadii.
“Ma che dici? Lo abbiamo già fatto con altre coppie ed è andato tutto bene, le signore hanno dormito e io le ho chiavate e al mattino non hanno ricordato niente, avevano solo la testa un po’ pesante e tu a tua moglie le dirai che sarà per colpa del vino se non ricorderà nulla. Stai tranquillo.”
“Sì… non ricorderà nulla!” Sbuffai dubbioso…
“Sì al mattino dopo non ricorderà nulla e tu le dirai che vi siete seduti a vedere la televisione, che le è venuto sonno e l’hai accompagnata a letto. E ti crederà vedrai!!”
“No! No! Sono contrario a queste cose!” Ripetei agitato:” E poi con mia moglie, io non voglio che la chiavi!” Precisai.
“Non sarai geloso di me?! …” Esclamò aggiungendo: “Ma dai se eccita anche te! Lo hai detto tu stesso!”
“Sì ma un conto è eccitarsi con una fantasia, un altro farlo nella realtà, addormentarla e farti entrare a casa mia!” Risposi infastidito.
“Ma lei non se ne accorgerà, non lo saprà mai e sarà come se non l’avessi chiavata per lei non sapendolo, non c’è tradimento, lo saprai solo tu. “
“Sì… e se poi se ne accorge che trova qualcosa fuori ordine o qualcuno le dice che han visto entrare un uomo guai … mi chiederebbe chi è, perché è venuto…”
“Ma non glielo dirà nessuno, ci starò al massimo 20 minuti, una mezz’oretta e poi andrò via.”
E invece di troncare tutto nella mia rabbia, involontariamente lo seguivo. Senza rendermene conto avevo iniziato a parlarne, un po’ per paura che lui dicesse a qualcuno del nostro rapporto e un po’ perché iniziava ad eccitarmi davvero quello che prospettava e come per la situazione precedente, conoscendomi ormai, cercava di convincermi, e inconsciamente seguivo il suo discorso partecipandoci con domande e curiosità.
“E tu cosa faresti in quel tempo?”
“Quello che sai… che concorderemo. “
“Cioè??” Domandai.
“Eh niente di che… quando arrivo entriamo assieme nella tua camera, la spogliamo nuda, l’accarezzo un po’, mi masturbo vicino a lei e se vuoi e sei d’accordo la chiavo e le sborro sopra le mutandine, solo questo e poi me ne vado. E poi ci sei anche tu con me che guardi!”
“Come fai a chiavarla se dorme?” Domandai curioso.
“Oh l’ho già fatto! Non è la prima volta fidati che ho già chiavato la moglie di qualcuno mentre dormiva, con il marito d’accordo vicino. E chiaverò anche la bella Aurora vedrai!”
Riflettei e sbottai:
“No! …Non è possibile Lele…”
Ma lui vedendomi dubbioso e tentennante affermò:
“Sì che è possibile se vuoi, non c’è nessun pericolo e rischio ed è eccitante e a te piacerebbe ne sono sicuro e nessuno saprà mai niente, solo io e te come tutte le altre cose che abbiamo fatto insieme.”
“No… e poi dovrei farti entrare in casa mia e scusa non è per mancanza di fiducia, ma non voglio…”
“Guarda che io sono una persona seria e non faccio scherzi, sono mesi, quasi un anno che ci incontriamo e sono sempre stato corretto e tu lo sai.”
“Ma non so…” Risposi avendo forti dubbi sulla sua serietà e correttezza dopo quello che mi aveva detto faceva nel suo magazzino con le donne:” Sai farti entrare in casa è un’altra cosa, non è possibile!”
“Sì che è possibile!” Affermò autoritario:” Come ti ho detto l’ho già fatto, ed è il meno rischioso di tutte le trasgressioni perché avverrà in casa tua e nessuno saprà niente. Io farò attenzione che non mi veda nessuno salire ed entrare, ma se qualcuno vedrà o lei lo saprà che è venuto qualcuno le dirai un tuo conoscente o collega che ti ha portato delle riviste o qualcosa. Non sospetterà mai niente.”
Il suo piano non faceva una piega, sembrava perfetto e sotto un certo aspetto era anche eccitante e attraente, ma avevo paura, non che la vedesse nuda o le sborrasse addosso, ma che la chiavasse davvero a sua insaputa e che venisse a casa mia.
“Ti ripeto che è impossibile Lele…” Dissi ancora.
“Sì invece…si può!” Ribadì lui dicendo:” Io e te ci siamo masturbati, ti è piaciuto, se mi masturberò anche una volta con tua moglie, davanti a lei a sua insaputa cosa cambia? Niente! Basterà che una sera le farai bere un po’ di vino che ti porterò io, oppure le darai un po’ di sonnifero leggero che ti darò sempre io e poi quando si addormenterà che l’avrai sdraiata nel letto mi farai entrare e me la lascerai vedere nuda e chiavare…” Proseguendo:” …Non ho mai visto una donna bella come tua moglie nuda e osservarla in fotografia e parlarne quando ci seghiamo, mi ha fatto venire voglia di vederla e averla dal vero.” Dichiarò aggiungendo:” Quante seghe mi sono fatto per lei in questi mesi… Su non farti pregare, le tirerò su la camicetta da notte, giù le mutandine, le guarderò la figa, una leccatina e una chiavatina veloce e poi se vorrai me ne andrò!” Continuando: “Oppure se preferisci dalle il mio numero di cellulare che la faccio venire nel mio magazzino e al resto penso a tutto io…” Esclamò.
Devo dire che assurdamente mi attraeva quello che prospettava. Certo lei non avrebbe mai saputo di essere stata vista nuda e forse chiavata da un uomo, solo Lelle e io, e quindi come diceva lui non sarebbe stato nemmeno un tradimento.
Ci lasciammo con quella sua richiesta, la discussione avuta e i miei no, che erano sempre più flebili e distanziati e lui lo sapeva, e io continuai dentro di me a diventare sempre più indeciso.
Anche nei giorni seguenti insistette telefonandomi o mandandomi messaggi WhatsApp. Era diventato fastidioso e irritante con quella sua richiesta di chiavare mia moglie addormentata, si era fissato che era possibile.
Ogni tanto mi arrivava qualche sms che, anche se qualcuno lo avesse letto, solo io capivo:
“Me la fai chiavare mentre lei dorme…?” E una faccina sorridente e nient’altro.
“A volte rispondevo dandogli corda e provocandolo:” Non c’è bisogno che vieni a casa mia, una volta che dorme lo spoglio nuda io, la fotografo e te la faccio vedere sullo smartphone!” Ma pronto rispondeva subito con un altro messaggio:
“No! No! …Sullo smartphone me l’hai già fatta vedere tante volte, voglio vederla dal vero e nuda… chiavarla.”
Non capivo la sua insistenza di vederla nuda mentre lei dormiva.
Come dicevo sopra a volte gli davo corda, mi eccitava e turbava quella sua insistenza, e pur accettando mentalmente la possibilità di farla chiavare veramente da lui, poi trovavo mille motivi concreti per non farlo accettare realmente.
“È rischioso Lele, se mentre dorme si sveglia e ci vede lì sono guai. Che faccio?”
“Ma non si sveglierà… fidati!” Rispondeva: “…se a cena le farai bere un po’ di sonnifero con il vino, solo qualche goccia che la farà dormire un po’, e poi tutto tornerà come prima vedrai!” Ripeteva.
Un giorno che ero di cattivo umore e che gli avevo ripetuto di no in modo energico, non so se lo disse scherzando, mi avvisò.
“Allora vado io da tua moglie e mi presento a casa tua, voglio conoscerla di persona!” Disse sorridendo.
“Non stare a fare questo!” Risposi serio:” Mi metti nei pasticci!”
E come un ritornello ritornò sulla sua richiesta: “E allora fammela vedere, fammela chiavare. Era un martello.”
Percepii quella sua richiesta come una sorta di minaccia a me e alla mia famiglia e anche lui se ne accorse e si affrettò a dirmi che scherzava. Capii che oramai dovevo chiudere definitivamente con lui, terminare con quel gioco che avevo iniziato quasi un anno prima.
Ci riflettei, la carica adrenalinica con lui era modificata, non era più un rapporto feticista il nostro, ma era diventato sessuale perché lui voleva chiavare mia moglie, e mi dissi che dovevo troncare, chiudere tutto, non potevamo più andare avanti.
Da un lato lo compativo: “… è solo un povero netturbino…” Mi dicevo e dall’altra mi faceva rabbia e paura, rabbia per i suoi modi autoritari di fare e dire le cose, e paura per quello che mi aveva raccontato di lui nel magazzino e avrebbe potuto fare con Aurora mia moglie. Il sapere che abusava sessualmente di signore e giovani ragazze quando gli capitava, con l’espediente della biancheria intima e poi le minacciava di non parlare mi faceva paura. Non era più solo sesso quello, era prepotenza, brutalità e se fosse uscito fuori che io e lui avevamo rapporti feticisti guai… non ci volevo nemmeno pensare.
Non lo potevo denunciare e nemmeno litigare vista la mia situazione e mi sentivo impotente. Ma non volevo avere più niente a che fare con lui, ma non era semplice, mi aveva coinvolto o mi ero lasciato coinvolgere troppo e sapeva troppe cose di me, e come se ragionassi solo in quel momento, mi resi conto che se voleva e parlava con qualcuno, mi avrebbe rovinato per sempre. Avrebbe creato problemi tra me e la mia famiglia, al mio lavoro e le mie conoscenze.
Ripassai mentalmente tutto quello che avevamo fatto, dal masturbarci insieme a portargli le mutandine di mia moglie, fargliele sborrare e fargliele rindossare a sua insaputa, lo stesso il sapone liquido. Se Aurora avesse saputo una cosa del genere, mi avrebbe chiesto ragione e mi avrebbe lasciato, avrebbe divorziato tra la disperazione e i pianti. Avrei rovinato la vita a me, a lei e a mia figlia, visto che eravamo una bella famiglia unita… E poi le nostre effusioni e i nostri rapporti masturbatori reciprochi … Dioooo provai paura a pensare quante cosa sapesse di me e mi venne un brivido sulla schiena.
Era meglio tenerlo buono, rompere definitivamente con lui ma senza litigare…
Ora si era messo in testa che voleva chiavare mia moglie, ma anche se il pensiero in un certo senso mi eccitava, non volevo, io amavo Aurora, un conto era fargliela vedere in fotografia e giocare con le sue mutandine, un altro spogliarla nuda completamente, accarezzarla e chiavarla… e non volevo.
Ma per far finire tutto senza litigi e rancori e comprare il suo silenzio, dovevo proporgli un compromesso, allontanarlo da me contento e soddisfatto, con un buon ricordo della nostra amicizia, senza la paura che parlasse con le sue frasi sibilline. Ci avevo riflettuto molto, mi ero tormentato anche, ma dovevo scegliere il male minore per me che poi sarebbe stato anche quello della mia famiglia. Dovevo troncare tutto con quell’uomo se volevo salvarmi da quello che avevo fatto e l’unico modo per non avere ritorsioni era quello di accontentarlo. Ed era quello il modo, di accontentarlo… avrei dovuto sacrificare mia moglie… fargliela chiavare davvero purtroppo, e con sofferenza scelsi che tra mandargliela nel suo magazzino con la scusa della biancheria intima a fargliela abusare e possedere davvero, preferivo che lo facesse a sua insaputa mentre dormiva, davanti a me che lo controllavo. E con angoscia in un ultimo sussulto di dignità decisi che gli avrei posto un compromesso, che non l’avrebbe chiavata, ma glielo avrebbe strusciato solo sulla figa, sui peli, lungo la fessura senza penetrazione. Prendere o lasciare gli avrei detto… e avremmo finito tutte e due in gloria, lui praticando atti di libidine su una signora molto bella, borghese e di ceto sociale superiore al suo e io soddisfacendo per l’ultima volta la mia perversione massima su Aurora. Lei non avrebbe saputo niente e sarebbe finito tutto così… lo avrei allontanato da me.
E un giorno deciso, a malincuore per dover sacrificare mia moglie alle sue voglie, gli dissi:
“Va bene Lele, vedrò cosa posso fare, ma sarà l’ultima volta che ci incontreremo, poi ognuno andrà per la sua strada, resteremo amici ma non ci incontreremo più, io ho il mio lavoro, la famiglia ed è giusto che tutto finisca in amicizia. È stata una bella esperienza la nostra ma è finita.” E gli posi come condizione solo di fargliela vedere nuda, senza chiavarla, che avrebbe avuto solo atti di libidine esterni con lei. Che glielo avrebbe strusciato sopra la figa ma non l’avrebbe penetrata e tantomeno chiavata, e non le avrebbe sborrato addosso ma su un fazzoletto. Fui risoluto.
Lui accetto subito la mia condizione. Si disse dispiaciuto per la mia scelta di non incontrarci e giocare più assieme, ma accettò. Più che la mia amicizia preferiva soddisfare direttamente i suoi atti di libidine su mia moglie.
“Sarà solo questione di un quarto d’ora vedrai, la guardo, ci gioco un po’ davanti a te e poi vado via e piacerà anche a te osservare vedrai!” Ripeté.
E mi spiegò tutto nei particolari.
“Mi lascerai il portone semiaperto e io verrò su per la scala, perché l’ascensore fa rumore e si vede il piano dove si ferma.”
Mi sembrava a tratti ingegnoso e in altri innocuo, ma era soltanto diabolico e perverso, con un’altra delle sue perversioni che voleva realizzare, vedere nuda e accarezzare una bella signora per lui irraggiungibile e quella bella signora sarebbe stata mia moglie.
Devo dire per onesta che eccitava anche me mostragliela e osservare che avesse atteggiamenti sessuali e libidinosi su di lei, non so perché ma sentivo anch’io le sue emozioni in modo speculare, ma di più, oserei dire complementari alle sue.
Accettai, in preda al desiderio di allontanarlo per sempre e anche attratto dall’impulso che accadesse quello prospettato. Dopo il travaglio interiore acconsentii… con dispiacere e tormento di offrirgliela, ma anche accalorato e eccitato dal doverlo fare e oltre il ragionamento che avevo fatto fui preso da uno stato di sovraeccitazione nervosa, da una forma di bramosia sfrenata ad attendere che lui l’avrebbe vista nuda davvero e avrebbe sfogato la sua libidine su di lei. Ero impotente, non potevo fare diversamente a meno di fare quella scelta. Dire no sarebbe stata la rovina se avesse parlato, mi sentivo sotto ricatto.
“Va bene Lele …” Gli dissi un giorno: “… ti dirò io quando. In un momento che non ci sarà mia figlia, lei andrà via un weekend in gita al mare con il suo fidanzato e i genitori di lui e resteremo soli io e mia moglie. Ma mi raccomando, dovrà essere tutto studiato nei minimi particolari. E niente bottiglia di vino, se non è il suo solito lei non lo beve, lo fa solo ai pasti e dice che gli altri vini le fanno venire i bruciori di stomaco. Darai a me il sonnifero e mi dirai come devo fare e quanto somministrarne.”
Lui mi raccomandò: “Per essere rapido prepara già le gocce dentro un bicchiere con un po’ d’acqua e aspirale con una siringa. In modo che appena si distrae premendo lo stantuffo le inietti veloce nel vino!”
Solo che invece delle 40 gocce che mi aveva detto lui, ne misi venti, la metà, per precauzione ed evirare un sovradosaggio per timore di sedarla troppo ed evitare complicanze per mia moglie, visto che le istruzioni che avevo letto su internet parlavano da 15 a 20 gocce massimo.
Nei giorni che passavano non vedevo l’ora che arrivasse quella serata e finisse tutto, ma non era un bene, perché nell’attesa mi eccitavo e sovreccitavo involontariamente e questo mi rendeva dipendente dai miei impulsi sessuali e vulnerabile alle sue future richieste che conoscendolo certamente ci sarebbero state. Non vedevo l’ora anche che passasse quella serata e non lo vedessi più quel Lele e perdessi anche il ricordo di lui, oramai avevo una repulsione fisica e mentale nei suoi confronti.
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Quella sera che organizzammo ero dispiaciuto, ma anche eccitato. Parlavo con mia moglie del più del meno osservandola e pensando che da lì a qualche ora lui avrebbe accarezzato e baciato il suo corpo e la sua figa davvero.
Mi sentivo tormentato per quello che stavo creando a sua insaputa, ma l’eccitazione mi modificava i pensieri e gli atteggiamenti in un perverso coinvolgimento sessuale e sentivo una necessità ossessiva di soddisfare la libido che provavo in quel momento o comunque di pensare a lei vittima del vizio e della lussuria di lui. E avvertivo quel desiderio come una dipendenza dell’attività sessuale di Lele, ed era una sensazione analoga a quella che un drogato può avere per un qualsiasi tipo di droga.
Feci come mi aveva detto lui, essendo soli alle 19.30 andammo a tavola e tanto che cenavamo Aurora si alzò per andare in cucina a prendere il secondo, tremante presi dalla tasca dei pantaloni la siringa con le venti gocce dentro e pochissima acqua, e premendo lo stantuffo veloce le iniettai tutte assieme con forza nel suo bicchiere di vino.
Tornata a tavola con le pietanze cenammo e lei bevve tutto il vino nel bicchiere, ignara del sonnifero dentro e a seguire ancora un po’.
Con il cuore in gola non mi restava che attendere.
Finito di cenare verso le 20.30 preparò e prendemmo il caffè, poi raccolse e mise i piatti nella lavastoviglie, tolse la tovaglia, pulì con l’aspiratore e ci sedemmo vicini sul divano nel salotto a vedere la tv. Passò un’oretta e verso le 21,30 circa iniziò a sbadigliare portandosi la mano più volte davanti alla bocca e dopo pochi minuti sempre guardando la tv piegò e appoggiò la testa di lato sulla mia spalla. Vedevo che le si chiudevano gli occhi ma non le dissi nulla. Mormorò solo, sforzandosi di restare sveglia: “Dio che sonno ho stasera, devo essere proprio stanca!”
Aspettai ancora e quando vidi che si addormentava lì, sulla mia spalla la sollecitai ad alzarsi:
“Vieni amore…. andiamo a dormire…” Dissi.
“Ma che ora è…?” Borbottò riprendendosi da quell’improvviso torpore.
“È tardi!” Pronunciai.
Alzandoci lei lasciò il suo smartphone sul tavolinetto, dimenticandosi in quella condizione di letargia che la stava invadendo di prenderlo.
“Si alzò a fatica dal divano facendosi tirare su per il braccio e appoggiandosi a me l’accompagnai prima in bagno a urinare, e per un attimo la vidi seduta sulla tazza con le mutandine sulle cosce che urinava mentre la testa le cadeva in avanti e la tirava su a fatica. Sentii il suo zampillo d’urina forte battere sulla ceramica bianca del water e sull’acqua del fondo e vidi il suo viso in una smorfia di piacere nell’avvertire la vescica svuotarsi. L’aiutai ad alzarsi a fatica, quasi barcollando asciugarsela con la carta igienica e tirarsi su le mutandine e giù la gonna con sforzo, e in quelle manovre le vidi la figa, bella e pelosa, quella figa che di lì a poco avrebbe visto e strusciato anche Lele con il suo cazzo. Tirò lo sciacquone e uscimmo con lei appoggiata e sorretta da me e andammo in camera.
“Chiudi tutto tu?” Biascicò con la bocca ormai impastata.
“Sì tranquilla!”
“Metti l’allarme, controlla il gas e l’acqua e spegni la televisione.”
“Ma sì… stai tranquilla!” Ripetei.
Entrammo in camera che non stava in equilibrio e sembrava si addormentasse in piedi, l’aiutai a spogliarsi e anche se era mia intenzione lasciarla solo in mutandine e reggiseno, in un ultimo sussulto di lucidità, lei volle mettersi la sua camicetta da notte, leggera, bianca e ricamata che le arrivava a metà cosce, con due spalline larghe lasciando le braccia scoperte e l’aiutai a infilarsela dalla testa. Poi tenendola forte la feci sedere e la sdraiai nel letto accompagnandola con la schiena, le alzai le gambe e misi anch’esse sul materasso e tirandolo si coprì con il lenzuolo. La informai che andavo a chiudere il gas e tutto il resto e ritornavo a dormire, e nell’uscire spensi la luce e socchiusi la porta, lasciandola al buio assoluto in modo che le conciliasse il sonno.
Andai in soggiorno ed agitato e tremante mi versai un bicchierino abbondante di whisky per incoraggiarmi, ero eccitato di quello che facevo ma mi sentivo un verme, e oramai l’esaltazione saliva sempre più e pensavo alle parole di Lele: “Stai tranquillo, non è mica la prima volta che lo faccio, l’ho già praticato con altre mogli e mariti…”
Tornai in camera aprii un poco la porta e il fascio di luce dell’anticamera la illuminò nel letto, voltata di fianco con il lenzuolo addosso.
Entrai chiamandola: “Aurora!… Aurora!”
Non rispondeva più, dormiva.
La richiamai ancora forte ma lei non rispondeva. Allora mi avvicinai le misi la mano sulla spalla e prima la toccai e poi la scrollai energicamente, ma niente era addormentata profondamente.
Subito mi spaventai a vederla in quello stato soporoso, mi prese il panico, mi avvicinai e la scossi con tutte due le braccia, ma non rispondeva, dormiva o almeno sembrava. Le presi il polso e sentii che il battito era regolare, lo stesso il respiro.
Per sicurezza la chiamai ancora vicino all’orecchio e la scossi nuovamente, ma niente, dormiva davvero, il sonnifero aveva fatto effetto.
Aspettai le 22.00 e intanto chiusi tutte le tapparelle e le porte che davano nelle varie stanze, di modo che Lele entrando non vedesse l’interno della casa e l’arredamento, lasciando solo socchiusa quella della mia camera.
Verso le 22.00 mandai un messaggio con lo smartphone a Lele, con l’emoticon della mano che faceva il pugno con il pollice alzato, era il segnale che poteva venire. Aprii il portone con il pulsante del citofono e attesi alcuni minuti.
Poi andai ad aprire la porta d’entrata, la socchiusi e guardai fuori, la scala era al buio e lo intravvidi alla luce che usciva dalla mia porta, era già lì sull’ultima rampa della scala con il fiatone, al buio che aspettava. Mi sorrise appena mi vide.
A un mio cenno con quattro balzi e sempre sorridendo al buio si infilò dalla porta che richiusi immediatamente.
Lo feci entrare in casa, la luce era soffusa anche nell’entrata, ero inquieto e angosciato da quello che stava per accadere, ero in preda a una sovraeccitazione parossistica che mi portava sudorazione, palpitazioni e tremore oltre che stordimento per il whisky bevuto.
La paura che avevo in corpo e nella mente era tanta e la vivevo con esaltazione, tachicardia, brivido, ed erezione spontanea, e mi offuscava e si impone alla mente anche se non volevo. Quelle sensazioni dominavano il mio corpo e l’intelletto, con reazioni sessuali e psicologiche che aumentano maggiormente l’eccitamento e alteravano il mio comportamento razionale.
Eravamo tutte e due emozionati e io incredulo di quello che stavo facendo. Il cuore batteva forte ad entrambi.
“Dorme??” Mi chiese a bassa voce.
“Sì!” Risposi
“Te l’avevo detto!” Bisbigliò trionfante.
“Dai, vieni, la guardi un po’ e poi vai via.” Lo esortai.
“Non me la fai chiavare?” Domandò deluso.
“No!… Rispettiamo gli accordi Lele!” Mormorai.
“Sì dai fammela chiavare, mi piace…!!” Ripeté guardandosi in giro nonostante la luce bassa.
“No…chiavare niente!” Ripetei:” Se no vai via…”.
“Va bene…va bene…Che bella casa avete !!” Mormorò camminando dietro me nel corridoio guardandosi attorno.
Non risposi, lo accompagnai in camera che era illuminata solo dall’abatjour accesa e c’era mia moglie sdraiata sul letto nella posizione in cui l’avevo lasciata io.
Entrò piano e timoroso, quasi in punta di piedi e la vide sdraiata coperta sola da un lenzuolo.
“È già nuda domandò?”
“No, ha ancora la camicia da notte… il reggiseno e le mutandine.” Risposi.
Lui sorrise eccitato: “La spoglio io allora, che mi piace!” Esclamò.
Mentre a me, carico di adrenalina in corpo, vedendolo lì nella mia camera da letto vicino a mia moglie che dormiva mi prese il panico e aumentò il batticuore. In quel momento era come se avessi un forte bisogno fisico e mentale, intenso e involontario di vederla spogliata e toccata da lui.
“Ma sei sicuro che dorme con queste gocce?” Gli domandai preoccupato e timoroso con il cuore in gola. Avevo sempre paura che si svegliasse all’improvviso.
“Sì stai tranquillo, non è la prima che chiavo qualcuna così, se gli hai dato le gocce che ti ho detto non si sveglierà fino a domani mattina.”
Non gli dissi la verità, che per timore gliene avevo date meno e lui avvicinandosi a lei la chiamò per nome:
“Signora Aurora!! Signora Aurora! “Ma niente mia moglie dormiva profondamente.
“Hai visto? Che ti ho detto!” Esclamò. Aggiungendo subito: “Che buon profumo che c’è in questa camera scommetto che è il profumo di tua moglie.”
“Sì è il suo personale!” Risposi pieno di eccitazione anch’io.
Lui come se ne fosse il padrone si avvicinò ad Aurora e deciso con la sua grossa mano da netturbino con un colpo solo tolse il lenzuolo sopra lei, e la scoprì, vedendola scosciata in camicetta da notte trasparente. La toccò ancora sul braccio e visto che non si svegliava le accarezzò la coscia fino alla natica massaggiandola, poi prese la camicetta da notte per il bordo inferiore dal fianco libero tirandola su.
“Che fai?” Chiesi.
“Sssshhhh!!! lascia fare a me che sono pratico. Tu aiutami soltanto, la spogliamo nuda!”
“Ma non avevi detto che le avresti tirato solo su la camicia da notte?” Domandai preoccupato.
“Così è meglio! Nuda è più bello vedrai!” Rispose.
Sempre più eccitato e tachicardico in preda a una tensione su tutto il corpo lo assecondai e lo aiutai e tirò su la camicetta da notte dal lato libero su fino quasi all’ascella. Poi tenendola di fianco disse:
“Ora piano piano ruotiamola dall’altra parte. Tu tienila per il sedere.” E lentamente con attenzione la voltammo dalla parte opposta, finché non fu sul lato sinistro dandoci la schiena e in un attimo tirò su l’altra parte della camicetta da notte fino sotto l’ascella. Poi mettendola supina e infilando la mano sotto di lei, tenendola dietro sulle scapole, la tirò su per il busto, facendola passare dalla testa dondolante la camicetta da notte. La sdraiò di nuovo e prendendole un braccio alla volta gliela sfilò da essi, scoprendola quasi completamente, lasciandola in mutandine e reggiseno.
“Dorme con il reggiseno?” Mi bisbigliò.
“Sì per evitare i cedimenti della mammella.” Mormorai.
“Cosaaa??” Rispose lui stupito.
“Sì, è una pratica che adottano molte signore per evitare sdraiate la caduta in avanti e laterale per gravità delle mammelle e il cedimento della massa strutturale di sostegno, oltre che schiacciarle con il corpo girandosi nel sonno. Il reggiseno mantiene tonicità e le tiene alte, lo consigliano i chirurghi estetici.”
“Questa non lo sapevo! …” Mormorò:” Quante cazzate! La mia compagna ha sempre dormito senza, per me sono manie. Comunque lo togliamo.” Pronunciò. E mentre si apprestava a ruotarla ancora di lato per aprire il gancetto di chiusura del reggiseno sulla schiena gli urlai sottovoce:” Nooo!!” Fermandogli la mano.
“Nooo!?” Ripetei piano quasi spaventandolo del mio gesto.
“Se lo togli non lo possiamo rimettere come prima e lei se ne accorgerà.”
“Allora lo tiro su!” Mormorò deciso facendola ruotare e adagiare nuovamente sulla schiena. Oramai era in reggiseno e mutandine e guardandola esclamò:
“Che bella donna, veramente bella e com’è profumata. Sei un uomo fortunato.”
“Sì lo so!!” Risposi anch’io eccitato esortandolo a muoversi, non so se per fare finire tutto in fretta o dall’eccitazione che non vedevo l’ora che iniziasse a toccarla:
“Dai su !!” Esclamai.
E lui allungando le braccia e prendendo con le dita il margine inferiore delle coppe le tirò su scoprendole e guardandole le mammelle alla luce dell’abatjour.
“Che belle mammelle!!” Pronunciò:” Belle…belle… veramente belle e che bei capezzoli. Me li lasci accarezzare e baciare?” Chiese come se fossero mie.
Esitai, ma ero eccitato anch’io.
“Va bene ma fai presto però.”
Lele si chinò quasi inginocchiandosi sul pavimento e allungandosi si portò su di lei con il tronco, prima accarezzandole nella loro morbidezza e pallore, stringendole e rilasciandole e poi abbassando la testa lecco la mammella e succhiò il capezzolo destro dalla sua parte, bello grande e rosa, come se si allattasse.
Era eccitante vedere mia moglie con il seno leccato e succhiato da lui, da quell’uomo depravato, uno spazzino, abusatore di donne.
Stette sopra a leccare e succhiare con gusto qualche minuto, poi toccandolo sulla spalla gli dissi: “Dai ora basta!”
Si staccò succhiandolo ancora e si tirò su con il mento tutto sbavato, lasciando la mammella di mia moglie bagnata dalla sua saliva… con il capezzolo turgido, dritto e ingrossato dalla suzione. Restai stupito nel vedere i capezzoli di mia moglie diventare turgidi nonostante che dormisse, come quando si eccitava e questo mi turbò molto, sembrava che avvertisse lo stesso lo stimolo e il piacere nel sonno.
“Aspetta le tolgo le mutandine!” Mormorò.
E così facendo mise le mani quasi tremante sui fianchi e prese l’elastico dicendomi:
“Prendile anche tu il sedere dai fianchi da sopra l’elastico delle mutandine e alzalo!” E così feci con lui pronto che in un attimo le tirò giù alle cosce, scoprendole la figa e dandomi una forte emozione adrenalinica a vederlo libidinoso osservargliela con desiderio. E strusciandole sulla parte esterna delle cosce le tirò giù alle ginocchia e subito alle caviglie e ai piedi e gliele tolse mettendole sul comò. Avevo il cazzo duro in quel momento.
“Che bella figa che ha! “Mormorò accarezzandola sui peli con le sue grossa dita callose:” È proprio una bella signora, davvero.” Affermò. “Fammela baciare e leccare, come al seno dai!”
Ormai in preda ai sensi acconsentii guardandolo ossessionato e libidinoso che toccasse e baciasse la figa di mia moglie.
Si chinò con il tronco portando la testa sul pube e iniziò prima a baciarle e leccare l’addome e subito dopo giù sui peli, li annusava e mangiava e poi iniziò a leccarli, leccandole la figa.
Era tutto così tremendo, impressionante, quell’uomo, in casa mia, nella mia camera, leccava la figa di mia moglie sul nostro letto. Da non credere. Era tutto così perverso e libidinoso ma anche enormemente eccitante, ancora una volta una mia fantasia anche se non volevo era diventata realtà, un altro uomo assaporava realmente l’intimità di mia moglie.
Le leccò la figa come un forsennato, come un cane che beve nella ciottola, un assetato, infilandole la lingua anche dentro la fessura, allargandogliela con le dita e introducendola bene fin dove arrivava, per poi succhiarle il clitoride.
“Mmmmmhhhh !!!! aaaaahhhhsssssss!!! Ha un buon sapore la figa di tua moglie!” Mormorava quando si tirava su a prendere fiato, riabbassandosi subito su di lei a leccarla ancora.
All’improvviso sentii suonare lo smartphone di mia moglie nel soggiorno, capii che era mia figlia e che mia moglie addormentata non l’aveva chiamata come faceva di solito tutte le sere quando era fuori. Così per non preoccuparla e farla smettere di chiamare decisi di rispondere io.
“Torno subito …” Mormorai a Lele e feci una corsa, lo presi e risposi intanto che tornavo in camera.
“Ciao tesoro?” Ma lei subito domandò:
“Ho messaggiato e chiamato la mamma ma non ci risponde! Sono preoccupata!”
“Ma no tesoro! Tutto bene… la mamma e qui a letto che dorme, stasera abbiamo bevuto un po’ di vino che ci hanno regalato, era un po’ forte e … mamma non tiene il vino lo sai, le è venuto subito sonno e siamo andati a letto. Ora e lì che dorme come un ghiro, se vuoi te la passo, ma mi dispiace svegliarla.” Azzardai sperando e prevedendo la sua risposta:
“No lasciala dormire, la sento domani mattina, l’importante che sia tutto bene!”
“Tutto bene, tranquilla Ambra! Salutami Marco e un bacione a tutte e due.”
“Sì ciao papi, buonanotte!”
“Buonanotte anche a voi!” Risposi. Erano passati solo alcuni minuti, spensi e lo posai sul comodino.
Lo guardai era ancora lì piegato su di lei che infoiato le leccava la figa.
“Adesso basta dai!!” Sussurrai toccandolo sulla spalla: “Gli hai leccato il seno e la figa.”
A vederlo lì chino sulla figa di mia moglie in quella scena ero confuso, non mi rendevo conto della gravità del gesto che avevo compiuto, ero come annullato dall’adrenalina dell’eccitazione che avevo in circolo.
“Su ora l’hai vista nuda e le hai leccato la figa, basta! Andiamo…” Ripetei.
“No aspetta! Fammelo sfregare un po’ sulla figa!” Rispose lui.
“No basta! È tardi è passata mezzora.” Dissi.
“E dai!” Esclamò ancora, alzandosi e tirando fuori il cazzo di sua iniziativa duro e dritto.
“Ma che fai sei pazzo! No… non voglio!” Ripetei.
Ma a vedere il suo cazzo duro, eretto, con la cappella girata in su a pochi metri da mia moglie mi riprese l’agitazione.
“Glielo sfrego un po’ sui peli e poi mi sego, ci masturbiamo assieme come in macchina dai! Eri d’accordo anche tu che lo facessi era una tua condizione.” Esclamò.
Non nascondo che ero eccitato e ce l’avevo duro anch’io e quello che proponeva lo avevamo fantasticato tante volte masturbandoci in auto con le sue mutandine e guardando le sue foto allo smartphone.
Preso da un tremore e una emotività strana esclamai a bassa voce: “Va bene ma solo un attimo e sfregare solo, senza penetrazione!”
“Sì… sì!! Ma tiralo fuori anche tu.” Mi esortò perché lo toccassi e mi eccitassi maggiormente in modo da non controllarmi più poi, e così purtroppo scelleratamente feci.
Le prese, piegò e le allargò bene le gambe, come se dovesse chiavarla e sprofondando sul materasso salì sul letto inginocchiandosi tra esse e avvicinandosi alla sua figa oramai di fronte al suo glande e iniziò a strusciarlo sui peli, su e giù con la cappella congesta dall’erezione. Era tutto assurdo, eccitante, lussurioso, incredibile e sconvolgente vedere il cazzo duro di Lele e la sua cappella gonfia sfregare lungo la fessura e sopra i peli della figa di mia moglie. Lo faceva scorrere sui peli bagnati dalla sua saliva e ogni tanto quando era nel centro pressava e spingeva un poco.
“Non spingere! Soltanto strusciarlo…” Gli dicevo. “… niente chiavare, lo sai!”
“Ma spingo solo fuori sulle grandi labbra!” Si giustificava riprendendo a pennellare con la cappella, rifacendo come prima, mentre io mi masturbavo.
Lo faceva apposta, sapeva che anch’io ero eccitato e all’improvviso spinse ancora e vidi la punta della cappella perdersi nei peli di mia moglie.
“No dai Lele… questo no! Ti ho detto che non la devi penetrare, nemmeno con la cappella. Non voglio.” Ripetei prendendolo per una spalla e dicendogli: “Ora basta!”
“Ma non sono io…scivola sui peli, è tutto insalivato.” Ribatté lui come per giustificarsi.
Faceva caldo ed eravamo sudati, lo sfregò ancora e poi all’improvviso eccitato e incurante dei miei no… premette facendo entrare la cappella.
“Nooo… porc… Ti ho detto di no Lele!!” Ripetei mettendogli la mano sulla spalla e tirandolo indietro per allontanarlo.
Ma lui probabilmente eccitato, invece di venire indietro al tocco della mia mano, spostando il bacino in avanti lo spinse di più facendone entrare ancora una parte del suo cazzo dicendomi:
“Stai fermo… stai fermo Andrea… non mi toccare che non voglio!!”
“E allora tiralo fuori… “Dissi io.
“No…voglio chiavarla, all’inizio eri d’accordo anche tu!” Replicò, non mantenendo la parola.
“Ma ci eravamo accordati solo strusciare la cappella…” Ribattei io a bassa voce. E la sua risposta fu prepotente, come se non gli interessasse nient’altro:
“Ti ho detto di lasciarmela chiavare un pochetto!”
Ce ne aveva quasi metà dentro che allagava a forza la lunga fessura vulvare di mia moglie, era eccitato e lo ero anch’io e visto il suo comportamento, la mia paura e pentimento, non vedevo l’ora che finisse tutto e per fare in fretta mi arresi a lui dicendo: “Va bene chiavala ma fai in fretta. Ma mettiti un preservativo?”
“Io non ce l’ho!” Rispose.
“Non l’hai portato?”
“No… io le chiavo sempre senza le donne… e tu ce l’hai?” Mi domandò.
“No anche noi lo facciamo senza, interrompiamo…”
“Ahh già che siete cattolici voi… niente preservativi e anticoncezionali!” Disse ridendo stupidamente. Ma lo zittii dicendo: “No… senza non si fa niente allora, non voglio che la chiavi, tiralo fuori!”
Ma lui ripeté eccitato: “Solo un po’… lasciamela chiavare un po’ dai!”
Era tutto assurdo, mi trovavo in una situazione che non volevo, con quel bastardo che cercava di chiavare mia moglie addormentata.
Capii che oramai voleva chiavarla a tutti i costi e ce ne aveva metà dentro e l’avrebbe fatto lo stesso anche se io non volevo. Cercai di bloccarlo ancora per le spalle e ripetei: “No…non voglio che me la chiavi! … Dai Lele devi essere di parola.” Ma lui incurante di me spinse ancora il bacino e di conseguenza il cazzo dentro la figa di Aurora facendolo entrare ancora…
“Mio Dioo… la chiava davvero” pensai in quel momento impotente e incapace di fermarlo portandomi una mano alla fronte sudata e poi sui capelli indietro. Non potevo gridare né litigare con lui in quel momento. Oramai non potevo fare diversamente glielo aveva messo dentro più di metà ed eccitato anch’io lo lasciai fare e vedendo che non dicevo più nulla, lui lo spinse ancora e alla luce dell’abatjour vidi la sua asta di carne dura che io stesso avevo masturbato in auto molte volte, allagare con vigore le grandi labbra di mia moglie e penetrare lentamente dentro lei fino in fondo.
“Mmmmhhhh…!!!!” Mormorò infilandoglielo tutto.
Fu tremendo, sconvolgente, quell’uomo, quel netturbino aveva penetrato mia moglie nel mio letto e si accingeva a chiavarla.
D’istinto gli dissi: “Non farlo!!”
“Sì te la chiavo invece!” Rispose quasi con dispetto senza nemmeno girarsi.
“Siediti! Siediti e guardami segandoti.” Mi sollecitò facendomi segno affianco al letto alla poltroncina dove prima era seduto lui e che mia moglie usava per sedersi e spogliarsi, ripetendomi di guardare e stare zitto, come se fosse un ordine. E visto che confuso esitavo lo ribadì arrabbiato: “Siediti! Siediti nella sedia! E Guardami! Levati davanti e in piedi!”
Non potevo fare diversamente, mi sedetti, mi sentivo mancare l’aria tra il caldo della camera e la scena che vedevo, la stava chiavando davvero quel bastardo, quel netturbino di merda stava chiavando mia moglie. Un conto era il gioco fantasioso, un altro baciarle e leccarle il seno e la figa e strusciarglielo, ma questo no, chiavarla no, non lo avrei voluto.
Come un automa, svuotato di ogni resistenza, non potendo fare altrimenti, né gridare, né toglierlo con la forza, mi lasciai andare e seduto sulla poltroncina, accaldato ed eccitato continuai guardare e assurdamente a masturbarmi, mentre lui prendendola per i fianchi e con le mani sotto il sedere l’assestò bene contro il suo bacino e iniziò a chiavarla mentre dormiva, allungandosi su di lei con il volto e la sua chioma grigia a baciarle il viso, il seno e leccarle e succhiarle i capezzoli.
Aveva le gambe allargate a rana mia moglie e lui tra esse e sopra la stava chiavando…la sbaciucchiava e si muoveva avanti e indietro dandole anche dei colpetti e spinte per far battere la cappella sull’utero …
“Bella!!… Bella!!” Ripeteva bramoso: “Sembra una fata! Una principessa! La bella addormentata nel bosco!! Ora la risveglio io…” E rideva e mormorava muovendosi su di essa e chiavandola.
Ero impietrito, bloccato, non riuscivo a crederci che stesse possedendo mia moglie che dormiva … muovendosi con ritmo, sia veloce che lentamente.
Sorridendo si voltò, mi guardò, si alzò un po’ di lato abbassando la gamba di Aurora dalla mia parte, lasciandomi osservare alla luce dell’abatjour il suo cazzo che entrava e usciva tra i peli e le grandi labbra di mia moglie.
Era tremendo, mi sentivo un vile, impotente, vinto, abbattuto, la stava chiavando realmente… e avvertivo un senso di malessere e vertigine a respirare. Le palpitazioni aumentavano e mi sentivo stordito, ma piacevolmente stordito, perché provavo anche godimento a vedere Lele chiavarla davvero.
“C’ha la figa bagnata dentro! …Gode!” Mi disse guardandomi con il suo ghigno beffardo e cinico.” Lo sente il cazzo. Lo sai che godono anche se dormono le donne!” Mi informò… Non sapevo se era vero, ma in quel momento mi eccitava enormemente che lo dicesse, sapere che mia moglie Aurora nel suo inconscio godesse con lui.
Mi venne come un tremore e provai una forte sensazione di stordimento, sentendo il cazzo diventarmi più duro, una sensazione di piacevolezza e la loro immagine mi avvolse. Il suo cazzo dentro la vagina calda di mia moglie, che era stata sempre e solo mia e che ora ignara veniva chiavata da lui mi ingelosiva ed eccitava.
Inarcandosi e spingendo di più disse all’improvviso ridendo: “Le sto toccando l’utero con la cappella… glielo accarezzo…”
Quella fantasia che molte volte avevamo avuto in auto si era attuata e ne godevo a osservarli.
Mia moglie supina a gambe larghe come una rana a pancia in su, con gli occhi chiusi e il capo reclinato dove voleva lui, veniva chiavata da quell’essere spregevole sopra lei.
“Poi la chiavi anche tu!” Mi disse.
Restai ad osservare quell’uomo, quell’operatore ecologico come si definiva lui che in casa mia, nel mio letto possedeva mia moglie. Era impressionante, le dava colpi lunghi e profondi facendola sobbalzare nel letto, facendole dondolare le mammelle sul torace. Mi mostrava uscire tutto il cazzo dalla vagina e osservare nella pausa la cappella bagnata dai suoi umori inconsci, per poi rimetterla dentro a farsi strada tra i peli e le grandi e piccole labbra di Aurora. Fare da apripista alla sua asta dura e lunga che seguiva la cappella e la penetrava a fondo fino a fermarsi contro l’utero. Giocava a stringerle il seno, a baciarla sulla bocca e a spingere profondamente.
“Mi raccomando Lele!!” Gli dicevo.
“Stai tranquillo che non le lascio segni!” Rispondeva affannato continuando a chiavare.” È la donna più bella che abbia mai avuto in vita mia…” Ripeteva toccandole i capelli e accarezzandoli:” …Bella! …Bella!”
Si tirò più su e la baciò sulle labbra, succhiandole, per poi avendo mia moglie la bocca socchiusa dalla mancanza di tonicità e volontarietà dei muscoli facciali, spingere anche la lingua dentro baciandole e insalivandole la sua, come se la limonasse e io ormai in preda alla mia libidine osservavo e lasciavo fare come se fosse la sua donna.
L’avevo sacrificata a Lele per me, per il mio terribile vizio, del feticismo delle mutandine.
A un certo punto mia moglie ebbe come un mugolio, che ci fece soprassalire entrambi. Lui si fermò e io mi alzai dalla poltroncina.
“Che succede?” Chiesi preoccupato.
“Si sta svegliando forse. “Rispose lui.
“Come si sta svegliando?” Domandai preoccupato.
“Eh sì… sento anche le contrazioni della vagina intorno al cazzo, probabilmente gode come se fosse sveglia. “Mi guardò dicendo:” Impossibile però, ma quante gocce gli hai dato?”
“Venti!” Risposi.
“Come venti? Ti avevo detto di dargliene quaranta…”
“Mi sembravano troppe. “Affermai.
“Se ti avevo detto quaranta c’era un motivo, per questo la sento bagnata e che si contrae con la vagina e gode. Va bè comunque adesso finiamo, faccio piano e vedrai che non si sveglierà. Reagisce così perché inconsciamente gode!” Sussurrò sorridendo: “Sì!… Sta godendo la tua bella mogliettina. La tua Aurora! Peccato che non lo saprà mai!”
E ritornò a muoversi prima lentamente e poi più velocemente, e a chiavarla dolcemente, riprendendole a succhiare i capezzoli e tirarli con le labbra.
A un certo punto non ce la feci più e allungando le gambe dalla sedia da camera iniziai a eiaculare, ebbi un orgasmo mai avuto prima, accompagnato da una sensazione di godimento intenso, contraendomi con il corpo, con spasmi e alterazioni fisiche seguite da contrazioni ritmiche, testicolari e dei muscoli perineali mentre eiaculavo.
“Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!” Gemetti scuotendomi tutto.
Mentre lui voltatosi, mi guardava sorridendo.” Hai visto che hai goduto!” Esclamò
Poi avendo finito io, fui preso dalla fretta di terminare tutto e mi alzai e avvicinai a lui:
“Dai tiralo fuori… basta ora chiavare! Segati!” Lo esortai allungando il braccio per staccarli, ma lui prese il polso e abbassò la mia mano volutamente tra di loro, sul suo cazzo mezzo dentro e mezzo fuori la figa di Aurora, di modo che lo vedessi bene; e spinto dalla sua mano sopra la mia come avevo già fatto altre volte d’istinto lo toccai, duro come il ferro e lo sentii bagnato degli umori di mia moglie. Era vero quello che diceva, che godeva.
All’improvviso lo vidi tirarsi su di colpo, inarcarsi e spingerlo di più dentro. Pensai che volesse ancora chiavarla e gli misi la mano sulla spalla:
“Tirarlo fuori… dai!” Lo sollecitai. Ma lui esclamò:
“Non toccarmi … fermo! Non toccarmi…”
Pensavo lo dicesse perché non volesse essere toccato. E invece vidi l’espressione della sua faccia cambiare, congestionarsi, iniziando a tremare e scuotersi… puntarsi con i suoi contro gli inguini di mia moglie e tutto il cazzo dentro la vagina come a piantarglielo e fermarsi, unendo i suoi peli grigi a quelli bruni di Aurora.
“Che fai?… No!… Non venirle dentro… non venirle dentro…” Gli sussurrai capendo quello che stava avvenendo, le stava eiaculando in vagina. E tirandolo per la spalla cercai di separarlo da lei senza riuscirci e intanto ripetevo: “Tiralo fuori… tiralo fuori Lele.” Ma credo che fosse in una situazione di eccitazione tale che non mi sentisse.
Preso dal panico iniziai ad alzare la voce tirandolo sempre più forte:
“Ma che fai Lele? Le stai sborrando dentro? Nooo…Noooo… non farlo!!” Esclamai alzando sempre più la voce in quel silenzio ovattato della mia camera da letto quando capii che le stava venendo dentro la vagina.
Ma era tardi, incontrollato ed esaltato lo vedevo scuotersi far vibrare il suo ventre molle sopra la pelvi di Aurora e darle colpetti con il bacino dentro la figa; le stava eiaculandole in vagina.
“Dio…Dioo… Diooooo mioooo…” Borbottai pensandolo in quel momento a sborrarle dentro con getti forti, potenti e abbondandoti che conoscevo per averlo visto venire già tante volte in auto. E sentii dentro me una forma di calore fortissimo che mi fece mancare ancora l’aria, mentre incredulo continuavo a immaginare il suo sperma come lo avevo visto tante volte, uscire dal meato uretrale, denso e abbondante e colpire la cervice uterina e le pareti vaginali alte di mia moglie con brutalità, oltraggiandola con il suo seme vecchio e offensivo.
Fui preso dal panico e dal tremore sentendomi svenire: “Nooo…. Nooooo che è ancora fecondaaa…” Urlai dalla disperazione:” … me la metti incintaaa!!!” Cercando sempre di tirarlo indietro e farglielo uscire.
Ma lui continuava a restare aggrappato e dentro di lei e dare istintivamente per reazione alla eiaculazione colpetti profondi con la pelvi, dovuti alle contrazioni testicolari che facevano salire a intermittenza lo sperma e lo gettavano con violenza contro l’utero di mia moglie.
Guardai il viso di mia moglie addormentato che sembrava avere un’espressione deliziata, sorridente, quasi felice.
Oramai gli aveva sborrato dentro… e io ero infuriato, deluso e assurdamente eccitato …. Allarmato e turbato.
Lo tirai indietro per le spalle energicamente e lui non fece più resistenza e si lasciò guidare. E mentre lo tiravo a me, vedevo i suoi peli grigi che erano a contatto di quelli bruni della vulva di mia moglie, staccarsi e allontanarsi lentamente da lei e il suo cazzo uscire adagio dalla sua vagina, sfilarsi tra le sue grandi labbra coperte di peli scuri e lentamente mostrarsi in tutta la sua lunghezza, fino giungere al glande, che appena fuori, ancora virile si mise a oscillare davanti a lui; con la cappella rossa, congesta e ancora gocciolante di sperma.
Era impressionante, ero stravolto e sconvolto.
“Ma che hai fatto, le sei venuto dentro?!” Esclamai irato e spaventato.
Lui borbottò qualcosa, non se l’aspettava, forse e certamente non voleva sborrarle dentro e mormorò solo:
“Non so!… È stato più forte di me…non mi è mai successo… non ho saputo controllarmi, trattenermi… l’orgasmo mi è arrivato all’improvviso, tra te che mi distraevi con il dirmi basta e il caldo umido della sua bella vagina…. Scusa… scusami…”
“Scusa?… Scusa un cazzooo!!! Me l’hai messa incintaaa!” Gridai in preda all’angoscia.
“Diooo… Diooo !!” Ripetei disperato, mentre lui ancora inginocchiato tra le sue cosce appena lo ebbe fuori lo appoggiò sui peli, strusciandolo e pulendo la cappella dai residui di sborra, sporcandoli.
“Bastaaa!!!” Urlai:” Che fai? … Non ti basta averla oltraggiata dentro, anche fuori? Non pulirlo sui suoi peli e non rimetterlo dentro!” Gli esclamai forte.
Non lo rimise dentro, lo abbassò e sfregò la cappella pulendo il meato uretrale sugli inguini e sulle cosce.
“Togliti!… Togliti!… Scendi!!” Lo esortai incazzato.
Lui si tirò su scendendo dal letto mormorando:
“Non volevo credimi… non sono riuscito a trattenermi… non mi è mai successo… il suo profumo… la sua figa calda e poi sentire la vagina umida contrarsi attorno al cazzo… è stata una cosa improvvisa, involontaria, credimi Andrea.” Sembrava sincero, e forse lo era, troppa sicurezza l’aveva ingannato, ma intanto il danno era fatto.
“Mi spiace…” Disse ancora, ritornando subito ad essere la persona che era… un balordo, aggiungendo:” Comunque è stata proprio una bella chiavata, non avevo mai chiavato una donna così bella e importante!” Riferendosi alla professione di mia moglie.
Come riprendendomi da quello sconvolgimento affermai:” Sei un bastardo non dovevi venirle dentro, mi fidavo di te!”
“Ma vedrai che non resterà incinta… ti spaventi per niente… io sono vecchio, il mio seme avrà pochi spermatozoi, hai visto anche con le mutandine e il sapone liquido…”
Non sapevo che fare, ero disperato.
“Va bene!… Ora vai!! E non ci rivedremo mai più come eravamo d’accordo. Intesi!” Esclamai irato.
“Però è piaciuto anche a te vero che te lo chiavata?!” Replicò sorridendomi.
Lo guardai di traverso, non volevo gridare per timore che sentissero i vicini, Ripetei solo:
“Vai!… Vai via per favore e non farti mai più vedere da me.”
“Ma la devi pulire, rimetterla apposto come prima, ti aiuto!”
“No…nooo… faccio io!!” Esclamai. “Tu vai via… esci da questa casa…e non farti mai più vedere da me!”
“Aspetta che mi vado a lavare sono tutto sporco!” Esclamò con il cazzo ancora fuori.
“Ti lavi a casa tua!” Lo esortai prendendolo per un braccio e accompagnandolo fuori dalla camera da letto mentre si tirava su i pantaloni.
“Ma devo anche pisciare dai!!” Mormorò:” Dov’è il bagno?”
A quel punto lo accompagnai restando con lui e dicendogli:” Mi raccomando non toccare niente con le mani sporche di sperma che qui ci viene anche mia figlia Ambra a lavarsi.”
Sorrise, urinò in piedi e poi invece di rimettere su i pantaloni li tirò giù sedendosi nel bidet dicendo:” Mi lavo… non esco sporco.”
Non volli litigare e lo lasciai fare sempre guardandolo insaponandosi e asciugarsi con la nostra salvietta.
Poi si mise a posto e si pettinò con il pettine di Ambra (che poi gettai) …e lo accompagnai alla porta e uscì.
“Proprio non vuoi che ci rivediamo più?” Domandò sull’uscio.
“No! …vai! … le nostre strade si dividono. Senz’altro nei prossimi mesi troverai qualcuna da violentare vendendole biancheria intima.” Risposi cattivo e lui mi guardò a lungo negli occhi.
Uscì nel pianerottolo e chiusi subito la porta tirando un sospiro di sollievo.
“È finita con lui!” Mormorai sospirando:” Finalmente è finita…” Chiusi con tutte le mandate e inserii l’allarme e disperato tornai in camera.
Entrato vidi Aurora ancora addormentata, come l’aveva lasciata lui, le gambe larghe a rana e il suo foro vulvare ancora aperto, dilatato con la forma cilindrica del cazzo di Lele, di cui ne aveva la circonferenza che iniziava lentamente a chiudersi, mentre inferiormente dalla commensura vulvare, le usciva e scendeva un rivolo del suo sperma denso verso il perineo. Mi sedetti sulla poltroncina disperato, sudato e accaldato e la osservai.
“Dio mio… che ho fatto?… Che ho fatto ??!!” Mi ripetevo tormentato.” E se è incinta adesso? …. Incinta di un netturbino…che faccio?” Ero in preda al panico.
Era tutta sporca di sborra anche sui peli bruni e osservavo quel rivolo bianco denso cremoso che le usciva dalla vagina e scendeva sul perineo sempre più.
“Gliene avrà eiaculato mezzo litro dentro.” Pensai sapendo come lui venisse abbondantemente. Mi prese il terrore e tremai, avrei voluto piangere se potevo, la mia bella moglie, la mia Aurora era piena di sperma di quell’uomo. Osservandola pensai che quel rivolo cremoso scendendo potesse macchiare il lenzuolo e poi lei accorgersene…e mi alzai, andai in cucina a prendere dello scottex e un sacchetto di platica per la spesa e poi in bagno a prendere una bacinella d’acqua tiepida e la spugna. Tornato da lei le misi sotto il sedere lo scottex in modo che non macchiasse e le asciugai il rivolo che usciva. La vulva era ancora dilatata e si vedeva all’interno tra il rosa corallino delle mucose lo sperma di Lele che galleggiava tra esse. Gliela allargai di più con due dita, infilando dello scottex all’interno per asciugarla, assorbire tutto quello sperma che sarebbe continuato a uscire, almeno la parte iniziale e impedire che colasse ancora fuori.
Iniziai a pulirla internamente con una salviettina di spugna che non si rompesse infilandola e tirandola indietro e a toglierle più sperma che potevo dalla vagina. Anche in fondo contro l’utero c’era senz’altro e quello più pericoloso, quel bastardo volente o nolente le aveva sborrato contro, ma non ci arrivavo a toglierlo. Restai a pensare come potessi fare per rimuoverlo e mi venne l’idea di aspirarlo con la siringa che avevo usato per mettere le gocce nel bicchiere di vino, la infilai all’interno fin dove arrivavo e aspirai più volte, ma ne risucchiai pochissimo e impotente lascia perdere, quello che c’era lo lasciai dentro sapendo che i tessuti vaginali e uterini se lo sarebbero assorbito durante la notte.
La pulii esternamente facendo assorbire lo sperma allo scottex, tutto lentamente gettando palline di scottex imbevute del suo sperma nel sacchetto di plastica per la spesa. Lentamente, iniziando dai peli della figa, con la spugna umida la lavai esteriormente anche sugli inguini, salendo sull’addome, tamponando per fare assorbire le sue strusciate di sperma, pulendole anche il seno e il collo dove l’aveva baciata e leccata, asciugandola, on senza provare in quelle manovre, disperazione e turbamento perverso nel vederla davvero piena di sborra di un altro uomo.
Poi andai nel bagno e gettai nel water lo scottex imbrattato, tirando più volte lo sciacquone. Lavai la spugna e gettai l’acqua sporca, poi ripresi sia la sua spugna che la bacinella d’acqua tiepida pulita e tornai da lei, lentamente la lavai ancora togliendo il residuo secco e attaccaticcio dello sperma che si stava formando sui peli e sulla pelle. L’asciugai e le tolsi lo scottex che le avevo messo sotto il sedere per non macchiare. Poi con calma e pazienza le tirai giù il reggiseno rimettendoglielo a posto come prima, e con dentro ancora le sue splendide mammelle da quarantenne succhiate da quel porco. Rimisi le mutandine dai piedi e lentamente le tirai su lungo alle gambe, fino alle ginocchia e poi alle cosce. Facendo un ultimo sforzo bestiale, non senza difficoltà e fatica le alzai un poco di peso il sedere, tirandole su coprendole i glutei e il pube. Poi ripresi la camicetta da notte leggera e gliela infilai dalla testa e dalle braccia e ruotandola lentamente più volte da una parte e dall’altra la tirai giù dalle ascelle sotto il sedere e alzandola ancora di peso alle cosce, coprendola e l’assestai bene.
Alla fine era tutto come prima, stirai il letto con la mano e le tirai su il lenzuolo.
Si, tutto era come prima.
Teso e fradicio di sudore riportai spugna e bacinella in bagno e mi feci la doccia, mi asciugai senza guardarmi allo specchio per la vergogna di quello che avevo fatto e andai a letto anch’io al suo fianco, pensando a quello che avevo compiuto… quello che era accaduto e che forse era incinta di quel bastardo.
Quello che avevo fantasticato con Lele purtroppo per colpa della mia inclinazione, esaltazione e incapacità a controllarmi si era avverato e avvertivo sensi di colpa, rimorso e pentimento verso mia moglie.
Quella notte al contrario di mia moglie che in preda al sonnifero aveva un sonno profondo, io non dormii per niente e mi misi a pensare, a studiare qualcosa per uscire da quella situazione.
“Forse… anzi probabilmente non è incinta, lui è vecchio e anche a mia moglie gli manca solo qualche anno alla menopausa e forse non succederà niente e tutto sarà come le altre volte, un piacevole spavento carico di adrenalina.” Ma pensiamo che lo sia…” Mi dicevo preoccupato: “Che faccio?… Che faccio?”
Nel buio riflettevo disperato: “Se è incinta davvero ho solo due strade per uscirne, non posso dire a lei la verità, dirle: “Guarda… per gioco una sera ti ho dato del sonnifero, ho fatto venire a casa un mio conoscente che fa il netturbino e lui ti ha chiavato mentre dormivi e ti ha messa incinta.”
Sarebbe la fine del nostro amore, del matrimonio, la famiglia si sfalderebbe, e che penserebbe mia figlia di suo padre? E poi sarebbe perseguibile per legge come violenza sessuale visto che lei era ignara e certamente non avrebbe voluto e rischierei la galera. E poi gli amici, i colleghi, i parenti… i conoscenti…. Dio sarebbe la fine di tutto.”
“Allora che faccio? Che faccio? …” Mi chiedevo.
“Se lo è mettiamo che le dica che avendo rapporti sessuali le dica che sono stato io, l’unica alternativa sarebbe l’aborto …. Nooo assolutamente!… Parlarle dell’aborto nemmeno a pensarlo, lei è cattolica non accetterebbe mai di fare morire una creatura nel suo grembo, un suo figlio… Rifiuterebbe, lo terrebbe. Lo stesso farle prendere la pillola del giorno dopo. Ma poi dove la prenderei… che le direi?… Prendila perché un certo Lele ti ha chiavato e sborrato dentro?… No impossibile. “E allora? …” Mi dicevo.
“E se non dicessi niente e non facessi nulla? In quel caso lì se fosse incinta, penserebbe senz’altro che è il mio. A un nostro errore durante un rapporto sessuale, ad aver fatto poca attenzione?” Ragionavo.” Aurora lo accetterebbe come nostro e tutto proseguirebbe normalmente. Però avremmo un figlio da quel bastardo, un figlio che io so non essere mio… e dovrei dargli il mio cognome… e poi come sarebbe? Assomiglierebbe a lui o ad Aurora? Che colore di capelli avrebbe?”
Era un bel dilemma. Un figlio da Lele non l’avrei voluto né per me né per mia moglie.
“E Lele? Quel bastardo?” Pensavo:” Bisogna che lui non sappia assolutamente la verità se Aurora è incinta, se accadesse, sarebbe capace di vantarsi. Potrebbe anche ricattarmi, parlare con mia moglie e richiedere un esame del Dna per dimostrare a tutti che è suo, e avrei le stesse conseguenze del primo punto che ho pensato, la fine del nostro matrimonio. Forse non lo farà, comunque dovrò tenere buoni rapporti con lui, non incontrarlo più, ma allontanarlo in amicizia.”
Poi preso dallo sconforto mi lasciai andare:
“Dio mioooo … ma in che casino mi sono cacciato? Le soluzioni sono queste e se è davvero incinta dovrò sceglierne una.
Riflettevo su quello che avevo fatto e avevo visto… mentre mia moglie ignara dormiva affianco a me, dopo essere stata posseduta da quel tipo.
Provavo sentimenti contrastanti. Il timore di averlo portato a casa nostra e il rimorso per averla sacrificata alla sua libidine che l’aveva chiavata ignara e contro la mia volontà e forse messa incinta. Il dispiacere, ma anche una sorta di piacere sottile a vederla sotto di lui che mi mostrava il suo cazzo duro entrare e uscire dalla figa, dalle sue labbra vaginali tra i suoi peli. E anche se lei in quel rapporto sessuale dormiva sotto l’effetto del sonnifero, nella sua incoscienza sembrava partecipe.
La ricordavo ancora piena di sborra, in vagina che le colava fuori, i peli della figa macchiati da palline di sperma e il seno con capezzoli turgidi succhiati da lui. La sua bella pelle chiara macchiata, leccata e insultata dalla bava densa della saliva di Lele.
Lui aveva tanto sperma e sborrava copiosamente e lo sapevo e aveva sborrato alto, sull’utero e probabilmente ce n’era ancora contro. L’aveva baciata, leccata per questo non c’era parte del suo corpo che non fosse stata insultata dalla lascivia di quell’uomo.
Mi angosciava e turbava ricordare i peli della sua figa bagnati e irsuti nella loro sofficità con quelle palline bianche di sperma di Lele sopra e tra essi, che sembravano neve su un cespuglio, posate su di essi come fiocchi di cotone sull’albero di Natale. E la paura e il terrore che provavo a sapere che dentro la sua fessura, nel fondo vaginale c’era ancora il suo sperma.
Vivevo sentimenti contrastanti perversi e lussuriosi, osceni e immorali. Disperazione ed eccitazione, scelleratezza e vergogna. Ma tutta la parte libidinosa e lussuriosa di quel rapporto, era annullata dalla paura che fosse restata incinta.
Poi stanco a notte inoltrata mi addormentai anch’io, mi svegliai la mattina dopo con quella sensazione di tristezza e sconfitta, lei era ancora nel letto.
Si svegliò subito dopo di me.
“Ah che dormita!” Esclamò stirando le braccia e alzando il capo, aggiungendo:” Però ho mal di testa.”
“Eri stanca ieri sera!” Dissi.
“Probabilmente sì…” Rispose.
Vidi che pensava e poi all’improvviso sbottare:” … Ambra… non l’ho chiamata ieri sera, sarà in pensiero.”
“Stai tranquilla ha chiamato lei e ha parlato con me, tutto a posto.”
“Ah meno male, non so perché mi sono dimenticata, non mi è mai successo.”
Sorrisi. “È la stanchezza amore!” Ripetei.
Poi si alzò mentre io restai ancora sdraiato, allarmato in attesa degli eventi. La vidi togliersi la camicetta da notte e restare in reggiseno e mutandine e annusarla:
“Ho sudato stanotte, oramai fa caldo e meglio che non la metta più.” Esclamò.
E notai che dietro la mutandina l’avevo messa storta, più alta da una parte e più bassa dall’altra, ma non se ne accorse, come pure non si accorse del segno marcato del reggiseno dietro, sulla schiena, che portandolo in alto e lasciandolo in tensione aveva segnato la pelle con l’impronta della fascetta e del gancetto di chiusura.
Mi preoccupai invece quando la vidi guardarsi l’addome e con il dito passare sopra la pelle come sentendo e togliendo qualcosa che aveva sopra, forse i residui di sperma di Lele che all’abatjour non avevo visto e quando si toccò la mammella destra più volte come se le desse fastidio, quella che aveva premuto, leccata e succhiato il capezzolo lui.
Ma poi assonnata se ne andò in bagno a lavarsi, si fece la doccia, si vestì e uscimmo e andammo a messa insieme e poi a passeggiare.
Era passato tutto, il pericolo era scampato, si può dire che era stata chiavata …e non se ne era accorta, proprio come aveva detto quel bastardo.
Quella mattina, anche in chiesa depresso pensavo: “Stamattina si è alzata e non si è accorta di niente, solo un po’ di mal di testa, ma abbiamo dato la colpa al vino. Per lei non è successo niente…ma per me? …io…. io mi sento sporco… un infame…un verme…l’ho fatta chiavare da un altro e ora per essere veramente tranquillo che non sia incinta non mi tocca che aspettare tra il tormento.”
Passarono i primi giorni con normalità, senza nessun sospetto da parte sua di essere stata chiavata e riempita di sperma da quel netturbino. Lele mi chiamò il giorno dopo ma non risposi, il giorno seguente lo fece ancora ma non risposi, e poi mi mandò un messaggio, che diceva che volva sapere se Aurora si era accorta di qualcosa. Pur di mantenere buoni rapporti non sapendo cosa sarebbe successo dopo, risposi solo con un: “No! Non se n’è accorta!… E non mi chiamare più.”
Lui mi inviò un altro messaggio con una faccina ridente e il pollice con il dito alzato e a seguire la frase:” Vedrai che non sarà nemmeno incinta… abbi fede!” Ma non risposi.
Come dicevo le giornate erano normali, lavoro, casa, ed era rientrata mia figlia.
Una sera vedendola spogliarsi per andare a letto, quasi nuda con il suo corpo maturo, pensando a quella sera di giorni prima e a Lele che la chiavava libidinosamente mi eccitai. Quando fui a letto la cercai, l’accarezzai e assurdamente al pensiero di come le aveva riempito la figa di sperma ebbi l’erezione e la chiavai anch’io, facemmo l’amore, con baci e abbracci e all’ultimo come facevo di solito interrompevo e le eiaculavo sulla coscia o sull’inguine. Lo facemmo un altro paio di volte in quel mese e non nascondo che pensai di venirle dentro anch’io, ma oramai non serviva più, se era incinta era certamente di lui e non avrebbe cambiato niente e se non lo era rischiavo di metterla io e che lei mi dicesse… ma che hai fatto?
GGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGG
Quel mese di luglio passò tra la mia apprensione, sempre attento a vedere se le arrivavano le mestruazioni, con una forma di rassegnazione impotente.
Ma dopo i canonici 28 giorni non le erano ancora arrivate. Passarono ancora altri tre giorni, quattro, finché lei una sera andando a letto mi informò. “Sono in ritardo con le mestruazioni Maurizio.”
“Dioo nooo!!!” Pensai, ma feci finta di nulla e chiesi:” Di quanto?”
“Cinque giorni…!” Rispose.
“Sarà un ritardo normale!” Replicai.
“Sì, anche perché abbiamo fatto sempre attenzione.” … E aggiunse: “Arriveranno!”
Ma al decimo giorno non c’erano ancora.”
Una sera al rientro a casa mi chiamò, Ambra era in soggiorno a leggere con la tv accesa, come il suo solito. “Che c’è?” Domandai.
“Vieni!” Mi esortò e mi portò in camera dicendo:” Guarda!”
Sul comò c’era un test di gravidanza, lo guardai:” E allora?” Esclamai non capendo.
Sorrise: “Allora… sono incinta!” Mi informò.
“Nooo!” Esclamai istintivamente e lei di rimando:
“Sìììì!” Rispose seria e dispiaciuta della mia esclamazione, e mi sedetti nel letto.
“A quarantadue anni sono di nuovo incinta!” Esclamò: “Eppure abbiamo sempre fatto attenzione.” Puntualizzò.
A quelle parole fingevo stupore, ma assurdamente nella mia perversione a sapere che fosse incinta mi sentivo turbato. Era di Lele, l’aveva messa incinta lui, altro che: “Abbi fede non lo sarà!”
Respirai forte, non sapevo che fare e che dire, le opzioni che avevo pensato erano quelle tre. Scartata la prima di dirle tutta la verità ne restavano solo due, o abortiva o ce lo tenevamo e io in silenzio le avrei fatto da padre.
Spaventato mormorai:” E ora che facciamo?”
“Non lo so!” Rispose riflessiva: “Cosa vuoi fare?”
“Io… io non so…” Balbettai e aprii le mani in segno di impotenza.
Lei da buona cattolica esclamò subito: “Ce lo teniamo! Di aborto non se ne parla! Tu sei d’accordo?” Domandò in piedi rivolta a me muovendo i suoi bellissimi capelli color castano-mogano.
“Certo!… Certo! “Ripetei smarrito e rassegnato dentro.
Allora domattina faccio gli esami nel laboratorio clinico, ho già telefonato al ginecologo, me li ha già prescritti, farò anche un’ecografia e se sarà tutto positivo lo diremo a Ambra e poi ai parenti, amici, colleghi…tutti.”
Vedendomi seduto silenzioso e abbattuto passandomi la mano sui capelli si sedette anche lei affianco a me, sussurrando: “Lo so amore che non te lo aspettavi di diventare papà a 45 anni, ma nemmeno io a 42 anni, è arrivato… Dio ce la mandato e ce lo teniamo…è nostro figlio… che vuoi fare?”
“Non so! L’unica sarebbe abortire…” Balbettai.
Ma non finii la frase che mi interruppe e rispose mettendosi la mano sul ventre: “No Maurizio… non uccido nostro figlio… Dio ce il mandato e ce lo teniamo.” Ripeté.
“Sì Dio… Dio non centra… te l’ha mandato Lele quel bastardo.” Pensai.
E lei continuò: “Stiamo bene di famiglia, non abbiamo problemi economici… tu non vuoi tenerlo?” Domandò seria.
A quel punto vedendo la sua accettazione e entusiasmo ogni resistenza era inutile: “No…no…va bene amore, io ho solo menzionato l’aborto come unica alternativa, ma è chiaro che non voglio che lo pratichi… lo teniamo. Lo cresceremo… e spero che sia bello come te!” Aggiungendo oramai rassegnato: “Scusami se non mi sono spiegato bene, ma sai sono sorpreso… non me l’aspettavo…” Lei si alzò e tirò su anche me e ci abbracciammo e baciammo sulle labbra. Non avevo altra scelta., dovevo fare buon viso e cattivo gioco. Avevo dovuto scegliere la terza soluzione, tenerlo come figlio mio.
Nei giorni seguenti gli esami confermarono tutto, era incinta, lo dicemmo a Ambra che subito fu felice di avere un fratellino o una sorellina:
“Così mi esercito e preparo a fare la mamma!” Esclamò felice ridendo, baciando e abbracciando prima la mamma e poi me.
“Dio ce l’ha mandato e noi ce lo teniamo.” Ripeté mia moglie anche a Ambra e poi lo disse ai parenti, conoscenti, amici.
Riprendemmo la nostra vita.
Passati due mesi Lele mi chiamò e messaggiò continuamente chiedendomi notizie, dovetti rispondere per forza, gli mandai un messaggio dicendogli che Aurora non era incinta e aggiungendo ancora che non volevo più incontrarlo, non mi sentivo più di fare quelle cose. Mi mandò una faccina triste.
Non lo vidi ne sentii più per altri tre mesi.
Vivevamo tranquilli la gravidanza di Aurora. Nonostante tutto vederle crescere il pancione a quarant’anni aveva dell’eccitante e una sua eroticità.
Una domenica pomeriggio mentre ero con lei e mia figlia a fare compere in centro, da dietro le spalle mi sentii chiamare con il mio vecchio nome:” Andrea…Andrea!”
Mi voltai e mi venne un colpo… era Lele vestito da netturbino con un suo collega e il camion della spazzatura poco lontano che sorrideva. Guardò mia moglie vicino a me a braccetto, già con la pancia evidente di cinque mesi e mia figlia di fianco. Salutò con educazione entrambe dicendo:
“Buongiorno signore, buongiorno ragioniere! Ha un poco di tempo per parlare con me?”
Imbarazzato risposi: “Ora non posso sono con la famiglia.”
Ma lui sorridendo guardando mia moglie e mia figlia insistette, dicendo a mia moglie: “Glielo rubo solo un minuto signora.”
Mi voltai seccato invitando mia moglie e mia figlia Ambra a proseguire, ad andare avanti che l’avrei raggiunte:
“Ma chi è quel tipo rozzo e sporco?” Mormorò Aurora infastidita che ci avesse fermato:
” Un netturbino… Esclamai.
“E perché ti ha chiamato Andrea?” Domandò curiosa e stupita prima di allontanarsi.
“Ma non lo so, comunque non è nessuno, è un mezzo matto, fa il netturbino, mi ferma sempre chiedendomi se gli faccio i conteggi per la pensione.” Risposi inventando.
Mia moglie e mia figlia andarono avanti guardando sempre le vetrine e lui facendomi un sorriso malizioso mi mormorò a bassa voce:
“Cresce bene mio figlio nella pancia di tua moglie?”
Mi venne un colpo a sentire quella frase. Non reagii, fui preso dalla rabbia ma restai calmo e balbettai per neutralizzare la convinzione che fosse suo figlio: “Guarda che non è il tuo. L’ho chiavata anch’io a mia moglie in quei giorni prima di te… e le sono venuto dentro anch’io e quindi è gravida di me, non di te!… “Affermai. “Il bambino che nascerà è mio figlio… non tuo. Tu oramai sei sterile vista l’età …” Precisai. Ma lui sorrise.
“Sì certo …” Replicò tranquillo e sicuro di sé: “… io non credo che sia tuo! Io dico che è mio figlio, comunque basterà dirlo a tua moglie e che faccia l’esame del Dna al bambino quando nascerà e sapremo subito chi è il padre.”
E intanto che parlava con me guardava mia moglie con il pancione e mia figlia poco distante da noi.
“È bella anche con la pancia tua moglie…” Mormorò: “… e anche tua figlia è molto bella. Ehhh se sapessero…”
Capii che mi minacciava con i suoi sottointesi e allora rassegnato esclamai impotente:
” Va bene Lele, cosa vuoi?… Vuoi ricattarmi? Vuoi rovinarmi?… Vuoi dei soldi?… Lo so che puoi rovinare me e la mia famiglia… è questo che vuoi?”
“No… no…non voglio rovinare nessuno e tantomeno te, io sono per l’amore, il piacere lo sai. Siamo amici e complici e non dirò mai niente a nessuno stai tranquillo… anche se tu sai che è mio figlio quello che ha in ventre tua moglie…” Aggiungendo: “… vedrai come sarà bello e divertente segarci di nuovo assieme in auto e sborrare sulle mutande di donna gravida e tu poi fargliele rimettere di nuovo… vedrai come ci divertiremo…” E sorrideva con una smorfia cattiva mentre lo diceva.
“Non è più possibile Lele… non voglio continuare come prima… è tutto finito!” Affermai.
Ma lui per risposta continuò chiamandomi con il mio vero nome: “Ma non sarà come prima Maurizio, sarà meglio vedrai…. porta anche le mutandine di Ambra, tua figlia… sborrerò anche sulle sue…e poi le ripiegheremo e gliele rimetterai nel cassetto ad aspettare che le indossi …” Pronunciò gelandomi il sangue nelle vene con lo sguardo perverso e libidinoso guardandola poco distante: “…Ti telefonerò per il prossimo giovedì… e a Ambra dalle anche il mio numero di cellulare, dille che vendo lingerie di marca e indumenti intimi griffati e che mi telefoni, che la invito nel mio magazzino a farle vedere se c’è qualcosa che le interessa e può scegliere, vedere e provare la biancheria intima… poi al resto penserò io…”
Ero incredulo, allibito delle sue parole senza rispetto per me e mia figlia, per quello che chiedeva e significavano, avrei voluto ammazzarlo.
E dopo aver pronunciato quelle parole, incurante di me voltandosi e dandomi le spalle si allontanò sorridendo verso il camion della spazzatura ripetendo a bassa voce:” Al prossimo giovedì! E aspetto anche una telefonata da tua figlia…” Lasciandomi solo, fermo, sbalordito e impotente in strada a guardarlo allontanarsi dopo avermi fatto capire che se volevo il suo silenzio avremmo dovuto incontrarci ancora, ma soprattutto mandare Ambra al suo magazzino con quel che sapevo significava e mi aveva raccontato che faceva alle ragazze.”
“No Ambra…no…! Assolutamente no!” Pensai scosso e preoccupato, ma oramai ero ricattabile e impotente e sapevo che se non volevo che facesse scoppiare uno scandalo, avrei dovuto fare quello che chiedeva lui.
Restai fermo stordito incredulo, sapendo con timore che non avevo alternativa e alla fine avrei dovuto cedere e accettare quello che chiedeva, un mio non farlo sarebbe stata la fine di tutto …della mia vita, del matrimonio e della famiglia e lo sapeva…. e lo guardavo di spalle allontanare, finché sentii la voce di mia moglie dietro di me chiamare: “Maurizio… Maurizio!”
Mi voltai e le vidi lei e mia figlia, belle e attraenti, vicine e ferme davanti a una vetrina che mi aspettavano. Quando le raggiunsi, con il suo pancione Aurora mi prese a braccetto e camminando con lei da una parte e mia figlia Ambra dall’altra mi domandò: “Ma come fai ad avere rapporti con certa gente? … Che brutto tipo…!” E continuammo a camminare con me che nella testa mi rimbombavano le sue parole.
“… porta anche le mutandine di Ambra… e dalle il mio numero di cellulare che la invito nel mio magazzino a provare la biancheria intima …” Sapendo bene cosa significava…. E inconsciamente turbato pensavo al suo cazzo che avevo avuto modo di vedere tante volte … e…e…. e… a quello che a come tante altre avrebbe fatto a Ambra se fosse andata nel suo magazzino…. sacrificando anche lei a quel bastardo.
Mi sentivo come sospeso nel vuoto, tormentato, leggero e impotente, quell’uomo purtroppo era davvero losco da dire tutta la verità a mia moglie…. di rovinare me e la mia famiglia. Avrei voluto ammazzarlo, ma non ne ero capace e poi avevo paura di lui, era un mezzo malavitoso. Avrei potuto provare a negare, a dire che era un pazzo che lo denunciavo se faceva qualcosa a Ambra, ma poi? Se avesse parlato con mia moglie e lei avesse chiesto il test del Dna la verità sarebbe venuta a galla.
Non avevo scelta o mi scontravo con lui e gli dicevo di no, che non accettavo quello che proponeva, con il rischio che dicesse realmente tutto a mia moglie di quella sera, chiedendole di fare il DNA che il figlio che aveva nel ventre era suo e non mio. E se fosse avvenuto realmente così, che mia moglie avrebbe fatto il DNA e avesse scoperto che quello che diceva quell’uomo era tutto vero, anche cosa facevamo e come era avvenuta la sua fecondazione sarei stato rovinato. E quindi come conseguenza ci sarebbe stato lo scandalo, litigi, pianti, la denuncia, il divorzio, io via da casa con il loro disprezzo, di mia moglie e di mia figlia per quello che avevo fatto… Oppure l’alternativa a tutto quello era accettare quanto chiedeva lui. E per salvare la famiglia, avrei dovuto chiudere gli occhi e dare il suo numero di telefono a mia figlia Ambra e far finta di non sapere quello che le sarebbe accaduto in quel magazzino quando ci sarebbe avrebbe andata e avrebbe provato la lingerie. E mi dicevo:” Ma forse ci va e non la prova… e non succederà niente…”
Quella sera lo chiamai al telefono, dicendo che non era possibile che mia figlia andasse da lui e provai a offrirgli dei soldi, ma non ne volle sapere. Ero angosciato, non sapevo che fare, mi struggevo, lui era stato chiaro…
Voi cosa avreste fatto? Cosa avreste scelto? L’unione, l’amore l’unità della famiglia o la rovina coniugale, morale e familiare assieme al decoro di vostra figlia?
Una scelta difficilissima… dopo averci pensato sopra a lungo angosciato e tormentato, e aver valutato tutti i pro e i contro rendendomi conto della mia impotenza a fare, cambiare o reagire a quella situazione, convenni che la prima scelta era la migliore. Era il male minore per la famiglia, per tutti, anche per Ambra che avrebbe sofferto di più a sapere com’ero realmente e cosa facevo con quell’uomo, cosa fosse accaduto alla mamma e di chi era il suo fratellino. L’avrei sacrificata per il bene della famiglia, che comunque sarebbe restata unita …
Così ho chiuso gli occhi e con scelleratezza ho dato a Ambra il numero di smartphone di Lele, dicendole che me lo aveva dato una mia collega, che era un tipo che trafficava e vendeva lingerie di marca a basso prezzo, che lei ci andavano e anche molte ragazze. E quel giovedì andai al suo appuntamento con una mutandina usata di mia moglie gravida e un’altra sempre usata di mia figlia Ambra….
Negli ultimi mesi di gravidanza di Aurora riprendemmo quegli incontri malati, giocavamo e su suo incitamento presi mia moglie gravida a immaginarla con lui:
“Dai! …Immaginiamo come quella sera che chiavo tua moglie e le sborri dentro la figa…e sul pancione!” Diceva strusciandosi la parte della mutandina da gravida dove appoggiava il sesso mia moglie sul glande eiaculandoci sopra, con suo e mio piacere. E così anche Aurora negli ultimi giorni di gravidanza inconsapevolmente entrò a fare parte del nostro gioco. Credo che a giro, seppur lavandole dopo, giocando, Lele avesse sborrato su tutte le mutandine che aveva e che io settimanalmente portavo, ogni volta una diversa dall’altra.
C’erano momenti di intimità tra me e mia moglie, ma non molti, pochi con penetrazione e rapporto sessuale, ma a volte dopo averla vista spogliarsi e venire a letto con il suo bel pancione, specie d’estate, prendevo ad accarezzarla sul corpo, facendole un massaggio delicato, con lei che tacitamente d’accordo silenziosa mi lasciava fare godendone. Le accarezzavo il seno, i capezzoli, il ventre gravido, la figa, il culo e le cosce e lei silenziosamente ne gioiva, mentre io mi immaginavo che fosse lui a farlo, con le sue manacce ruvide e poi a chiavarla con il suo cazzo grosso che avevo visto tante volte, sborrandole dentro e fuori il suo corpo. E al termine di quella forma di massaggio fantastico, se era ancora sveglia e voleva, facevamo l’amore con più intensità, se si era assopita ed era quello che preferivo, la lasciavo dormire, andavo in bagno e prendendo le sue mutandine dismesse, mi masturbavo eiaculandole sopra con enorme piacere e poi messe in lavatrice, tornavo a sdraiarmi e riposare al suo fianco. Avevo preso anche quella fantasia di vederla posseduta. Si mentalmente la lasciavo chiavare da Lele e mi eccitavo anche a pensare che le sborrava dento la vagina, mi dava i tremiti.
In quello stesso anno nacque nostro figlio(suo) lo chiamammo Fabio e lo amai come se fosse stato biologicamente mio.
CHIAVATA AMBRA
La situazione andò avanti ancora sei mesi, anche dopo che era nato il bambino, che eravamo diventati tutti e due papà dello stesso figlio. Ci incontravamo in auto tutti i giovedì e ci intrattenevamo o con le mutandine di mia moglie Aurora gravida e non o purtroppo anche quelle di Ambra, sborrandoci sopra entrambi dopo esserci masturbati, osservando le loro fotografie sul display dello smartphone. Si, avete letto bene, anche mia figlia era finita in quel tritacarne perverso.
Quel gioco non mi piaceva più, ma dovevo sopportarlo, soprattutto non mi piaceva che ci masturbassimo con le mutandine di mia figlia.
Erano passati alcuni mesi, mia figlia non aveva contattato Lele per andare nel suo magazzino a provare la lingeria, non lo aveva fatto. Lui non mi aveva detto più niente e io non gli chiesi nulla, per me andava bene così, con la speranza che se ne fosse dimenticato visto il nostro giocare assieme, e non mi chiedeva dii Ambra.
D’altronde Ambra in casa era sempre la stessa, studiosa e usciva con il suo ragazzo, era una ragazza seria.
Un giovedì, in un nostro incontro, dopo alcune settimane che era nato nostro figlio, mi disse sorridendo perfidamente:” Sai, venerdì mi ha telefonato Ambra per chiedermi informazioni sulla lingerie e io le ho detto degli indumenti, che c’erano e che se veniva a vederli e a provarli, ci sarebbe stata mia moglie con lei e non io. Era indecisa, ma ho insistito che venisse soltanto a vedere e si è lasciata convincere, e sabato pomeriggio dopo un appuntamento è venuta tua figlia nel mio magazzino…” Divenni serio e lo lasciai parlare:” … Era vestita da ginnastica, veniva dalla palestra e aveva scarpe da ginnastica della geox rosa, leggings neri aderenti e un top sempre nero sotto il giubbottino corto a vita.”
Lo guardai dicendo seriamente:” Spero che non le avrai fatto niente.”
Lui sorrise e altrettanto seriamente mi rispose: “L’ho chiavata!”
Lo guardai ancora deluso e sconfortato. “No dai…!” mormorai Risentito:” Questo no…”
“Si… “Ribatté:” E l’ho fatta anche godere…” Disse con un ghigno e una perfidia perversa.
Mi prese una rabbia che inveii contro di lui:
“Sei un porco un bastardo, lei no, non la dovevi toccare, lei dovevi lasciarla fuori da questa faccenda, hai già chiavato mia moglie.” Dissi.
“Si, è vero, ma è stato diverso, tua moglie dormiva, lei invece era sveglia e partecipava involontariamente godendo…”
“Non è vero!” Esclamai.
“Si, lo solo chiavata e ti assicuro che ha goduto tanto…”
Mi sentivo un verme, un vile, ero strano, accaldato avevo voglia di prenderlo a pugni, ma avevo paura di quello che poteva succedere dopo se avessi reagito e avrebbe detto qualcosa a mia moglie. Mi stava dicendo che aveva approfittato sessualmente di mia figlia e io non facevo niente.
“Calmati!” Esclamò vedendomi agitato e minacciandomi velatamente:” Non lo saprà mai che tu in un certo senso eri d’accordo con me…”
“Io non ero d’accordo con te…” Gli urlai.
“Ma sì che lo eri…” Ribatté:” Le hai dato il mio numero di cellulare, e sapevi che se veniva nel mio magazzino cosa le succedeva, che la chiavavo e non hai fatto niente per impedirlo e quindi era come se tu fossi d’accordo. Come credi che la penserebbero lei e la tua bella moglie? Come te o come me?” Fece un sospiro appoggiandomi la mano sulla coscia:” E comunque ora calmati, rilassati…. dai, che intanto che ci seghiamo ti racconto come è accaduto. Ti masturbo io, così godi di più a sentire la mia mano.”
E dicendo così, spostò la mano sopra sulla cerniera, la aprì e me lo tirò fuori senza che io glielo impedissi di farlo o dicessi nulla…
“Ce l’hai già quasi duro…” Esclamò:” …vedi che ti sei eccitato a sentirmi dire che ho chiavato tua figlia. Ora ti racconto come è successo e come te l’ho fatta godere bene…” Pronunciò con un sorriso perfido e prendendomelo in mano e inizio a masturbarmi lentamente dicendo….
“Iniziamo con il dire che mi ha cercato ed è venuta lei, anche se non ci speravo più.
Me la son goduto divinamente tutta alla pecorina.” Esclamò, continuando: “Tua figlia è una ragazza da concorso di bellezza, con il fisico perfetto in grado come una calamita di attirare gli sguardi su di sé e inoltre ha un modo di fare per bene e sexy allo stesso momento. “E muovendo la mano su di me che passivo e sottomesso ascoltavo proseguì: “Quando l’ho vista che è arrivata, sono restato di stucco, era con le scarpe da ginnastica rosa e i leggings neri aderenti ed elasticizzati che premevano la forma anatomica del corpo e mostravano la forma del culo perfetto e davanti delle cosce lunghe, degli inguini e della figa, quasi che si vedeva il taglio della fessura che divide le grandi labbra e li aveva tirati su fino all’ombelico.” Fece una pausa accarezzandomi sempre l’asta ormai eretta dicendo:” È ancora più bella di tua moglie, è giovane e ha gli occhi dolci… speriamo che si sposi con qualcuno che non sia come te, ma che la chiavi, se no sarebbe un peccato, diventerebbe come tua moglie bella e frigida… una figa fredda.” E sorrise.
“Aurora non è frigida…” Risposi subito: “Solo che il sesso non è tra le nostre priorità…”
“L’hai chiavata poco tu a tua moglie…” Ribatté lui:” …dovevi chiavarla di più… o trovarle qualcuno che lo facesse per te.” Scrollai le spalle, non mi andava di parlare di quelle cose e seguitò:
“Ma torniamo alla bella Ambra, aveva i leggings con l’ombelico fuori e sopra un reggiseno sportivo aderente con spalline incrociate che le copriva tutto il torace e sopra di esso un giubbottino a piumino aderente, a taglio corto in vita aperto sul davanti, con una borsa sportiva in mano, e guardandola ho pensato: E mi son detto: “
“Tutte le ragazze vestono così quando vanno in palestra… Ambra è sempre molto attenta a provocare qualcuno e a non essere sconveniente nell’abbigliamento. In genere sopra i leggings mette la gonna, probabilmente quel giorno lì se non ce l’aveva ci sarà stato certo un motivo.”
“Lo so! Era uno schianto, sembrava nuda, che avesse la pelle nera tanto li calzava aderenti E mi disse:
Risposi.
< Io sono Ambra, gli ho telefonato, il suo numero me la dato mio padre che gliela dato una sua collega… Sono venuta a vedere degli indumenti intimi e lingerie…” Disse.
Rispose.
A vederla mi aveva acceso un desiderio strano, quello di chiavarmela a ogni costo e di godere di lei, darle e ricevere piacere. Volevo farle una chiavata esplosiva e regalarle un orgasmo da sogno… e così è stato. “
Io assurdamente restavo in silenzio ad ascoltare e lui continuava a raccontarmi:
“L’ho invitata a vedere la lingerie, dicendole che era di marca e moderna e che proveniva da fallimenti… E facendole strada siamo andati nel magazzeno e lei ignara mi ha seguita.
Il grande magazzino come sai è diviso da scafali con gli indumenti sui ripiani e nelle scatole e chiacchierando iniziammo a parlare di quello che preferiva e vedendola imbarazzata le dissi: <Qui può trovare tutto quello che le serve a prezzi bassissimi, roba di marca.
Domandò timida e imbarazzata perché ero un uomo. E mi sono scusato. Le dissi mentendo.
Pronunciò.
La sollecitai.
Replicò.
E le ho mostrato la lingerie, dov’era.
Le ho fatto vedere lo spogliatoio con la tenda di chiusura, ma lei mi ha risposto:
Le dissi. E sorrisi allontanandomi da lei e finsi di andarmene e richiudere la porta, ma non visto andai dietro le scatole e i scafali.
Tua figlia quando fu sola si misi a cercare, a guardare a destra e a manca da una parte e dall’altra, è una ragazza curiosa e spiando la vidi che era piegata in avanti a cercare nei scafali bassi e pareva che si fosse messa alla pecorina e i leggings aderente mostravano un culo meraviglioso, di quelli che non avrei potuto resistere a chiavare. Si vedevano sotto di essi le natiche muoversi, ondulare, era pazzesco.
E mentre continuava a frugare tra le scatole, sempre piegata in avanti davanti a me, con quel culo tondo nei leggings, che ormai stava esplodendo, iniziai a toccarmi e a quella vista e quel pensiero ebbi subito l’erezione e la voglia di farmela lì, senza aspettare oltre. Così, silenziosamente me lo tirai fuori bello duro come adesso, mi avvicinai dietro lei silenziosamente e all’improvviso appoggiandole la mano sul sedere la spinsi in avanti, facendola sussultare dalla sorpresa e cadere in avanti e prima che si rialzasse le fui sopra, le appoggiai il braccio sulla schiena a tenerla ferma e giù.
“Dovevi vedere, con un braccio l’ho tenuta ferma e con l’altra mano le tirai giù con facilità i leggings elasticizzati e le mutandine scoprendole il suo bellissimo culo pallido e poi le tirai ancora più, giù fino alle ginocchia, scoprendole tutto, culo, figa e retro cosce.
Mormorò sorpresa.
Le dissi dandole del tu e le appoggiai la cappella già pronta sulla fessura e premetti, ricordo che pensai in quel momento: Sinceramente Andrea da amico mi dispiaceva sverginartela io a tua figlia, ma lo avrei fatto comunque se lo fosse stata. Invece per nostra fortuna non lo era, si vede che si faceva già chiavare dal suo ragazzo come tutte le troiette che ci sono in giro. Spinsi e anche se un po’ a fatica perché ce l’aveva stretta entrò, prima la cappella che gli divaricò le grandi e piccole labbra e una volta aperta la strada glielo spinto tutto dentro in vagina fino in fondo, contro l’utero, facendola sussultare e inarcare indietro. Ce l’aveva bella calda la figa… la sentivo che mi fasciava tutto il cazzo, questo bel cazzo qui!” Disse mostrandomelo.
E sempre masturbandomi con me scelleratamente passivo continuò:
“Lei restava zitta, credo dalla sorpresa e dalla paura, se lo sentì dentro all’improvviso. E come ho incominciato a muovermi avanti e indietro e a chiavarla alla pecorina, subito ha esclamato:
Ma quasi istantaneamente ha incominciato ad ansimare e godere. Prima restando ferma, poi muovendo il culo indietro verso me, quel bel culo pallido, sodo e rotondo e glielo spingevo tutto dentro e sentivo l’utero contro la cappella e le davo dei colpetti sopra ritmati e lei gemeva e godeva di più….
Le appoggiai e la presi con le mani sui fianchi e iniziai a chiavarla con passione tirandola verso me per le anche, vedevo il suo giubbottino amaranto arrivarle alla vita nella zona lombare e più sotto che continua, l’osso sacro con il suo bel culo nudo, diviso in due natiche tondeggianti dal solco intergluteo che scendeva giù verso il perineo e la vulva e il mio cazzo sotto a esso entrare e uscire virile dalla sua figa.
Aveva la vagina piena d’aria, si vede che facendo esercizi fisici di ginnastica in palestra allargando e chiudendo le gambe sotto sforzo, come a molte donne le era entrata aria internamente e chiavandola la comprimevo e gliela facevo uscire d’attorno il cazzo facendo un rumore sordo che sembrava che scorreggiasse e le dicevo: La facevo vergognare intanto che la chiavavo: Le ripetevo.
Ma anche se faceva rumore con la sua aria vaginale non mi fermai, continuai a spingere e appoggiarle la cappella sull’utero, e le diedi anche degli schiaffi sul suo bel culo da farle sentire lo sciaff… e bruciare la pelle assieme alle scorregge vaginali che uscivano, e le piaceva. Le piace a tua figlia essere sculacciata mentre chiavava sai! Chissà se il suo futuro marito glielo farà…”
E intanto mi masturbava e a sentire quel discorso non riuscivo a estraniarmi, mi immaginavo Ambra come diceva lui, alla pecorina sulle scatole e lui che la chiavava. E proseguì:
“E spingevo, le davo dei colpi in figa che la facevo dondolare e pure lei spingeva indietro il suo culo su di me, prendendosi profondamente il cazzo, probabilmente le piaceva sentire la cappella battere sull’utero. Ero talmente su di giri che non ne potevo più, e di lì a poco sarei davvero venuto, se non mi fossi trattenuto più volte, le avrei sborrato dentro.
Vedendola godere, ansimare e gemere, tolsi una mano dal fianco e tendendo il braccio gliela portai sui capelli, dietro la nuca, scuotendoli e accarezzandoglieli dicendole:
Ripetevo… e lei ansimò e gemette soddisfatta.
Sentivo la vagina che si contraeva e inumidiva sempre più godendo a sentire il mio cazzo dentro di lei e l’ho fatta venire e godere fino ad avere l’orgasmo, a scuotersi tutta e gemere…Eh è stato bello per lei e per me…”
E dicendo quelle parole, si mise a muovere la sua mano più forte sulla mia asta ormai dura e dritta che sembrava un obelisco e mettendomi le mutandine di Ambra davanti mi disse:” Sborraci sopra anche tu. Dai! … “Riprendendo il discorso:
” Eh dovevi vedere mentre aveva l’orgasmo, lei che dondolava la testa con i suoi bei capelli lunghi e castani, e li sbatteva a destra e sinistra. Subito dopo l’ho tirato fuori veloce, se no ti ci sborravo dentro e te la mettevo incinta anche lei come tua moglie… così lei e tua moglie avrebbero avuto due fratellini e tu diventavi nonno oltre che padre.” Disse ridendo perversamente con un ghigno infido da solo continuando:” E invece le ho sborrato tutto il suo bel culletto pallido, sopra le natiche, un litro gliene ho fatta di sborra sopra… che le colava verso le cosce. Eh se c’eri anche tu chissà come avresti goduto a vederla.” Affermò.
A quel punto non riuscii a trattenermi e incomincia a eiaculare anch’io irrigidendomi tutto sentivo i testicoli contrarsi e lo sperma scorrere dentro l’uretra e uscire, non volevo pensare, non volevo venire, avere l’orgasmo pensando ad Ambra mia figlia posseduta da lui. Ma non ce la feci, nonostante che mi trattenessi mentalmente e fisicamente a un certo punto non ce la feci più ed eiaculai, mentre lui mi muoveva il cazzo con la mano veloce eiaculai con getti e spruzzi violenti sulle sue mutandine bianche.
Al termine restai prostrato, ansimavo anch’io con la ma cappella sulle mutandine di Ambra sborrate da me… “Hai visto che sei venuto, che hai goduto…” Disse togliendo la mano.
Lo odiavo, odiavo quell’uomo, per quello che mi faceva fare, per quello che aveva fatto, aveva chiavato e messo incinta mia moglie e ora si era chiavata anche mia figlia Ambra, ma nonostante ciò, aveva una forte attrazione su di me. Ne ero succube oramai, lo temevo, lo sopportavo e ne ero morbosamente attratto. Pensavo che avesse finito e invece continuò:
“Quando ho finito dopo qualche secondo ancora di piacere accucciata a carponi su sé stessa con il sedere colante di sborra, si è alzata, e mi guardava incredula, incredula di essere stata chiavata da me, un vecchio e incredula di aver goduto. Si tirò su le mutandine e i leggings senza pulirsi, impiastrandoli con lo sperma sui glutei, agitata prese la borsa da ginnastica e uscì di corsa. E non lo più vista.
Dopo quella confessione, ci lasciammo dandoci appuntamento il giovedì dopo. Andai a casa, quel racconto di come aveva approfittato di Ambra mi aveva sconvolto, ma eccitato. La vidi, mentre con mia moglie giocava con il fratellino. Ma non le dissi nulla e continuammo la nostra vita. In quel periodo la vidi triste e malinconica … ma non le chiesi mai niente, intanto sapevo. Lei non pensò mai che io sapessi cosa facesse quel Lele, certamente pensò che lo avesse fatto di sua iniziativa e si chiuse in sé stessa dando la colpa della sua tristezza allo studio. Salvo dopo qualche mese ritornare lentamente quella di prima
Con Lele ci vedemmo ancora un paio di volte sempre portando le mutandine una volta di mia moglie Aurora e l’altra ancora di Ambra, raccontandomi ancora la storia con più particolari, facendomi eiaculare di nuovo al suo pensiero e sulle sue mutandine. Al termine ero pieno di rimorso e pentito, l’avrei ammazzato, mi facevo schifo, aveva abusato di mia figlia e non dicevo e facevo nulla, anzi mi lasciavo masturbare a quel pensiero. Ero proprio un marito e padre degenere.
Un giovedì stranamente non si presentò all’appuntamento, aspettai, lo chiamai allo smartphone ma non rispondeva, provai a mandare qualche messaggio ma restarono anche quelli senza risposta. Il giorno dopo lessi sul giornale che era stato arrestato per violenza carnale. Era stato denunciato da una ragazza che era stata abusata da lui mentre provava della biancheria nel suo magazzino, lo stesso che era successo a mia figlia Ambra e ad altre ragazze e signore di cui mi aveva raccontato. Ma questa l’ultima le era costata cara, lo aveva denunciato e fatto arrestare.
Tutti i giorni e anche sul giornale locale sul computer, lessi l’evolversi della situazione non senza apprensione. Le indagini proseguivano e vennero fuori altre denunce di altre donne, anche mature che leggendo la notizia avevano avuto il coraggio di denunciarlo e così era uscita fuori la sua attività perversa….
La cronaca raccontava che al giungere della polizia a casa sua, per nascondere tutti i suoi contatti, aveva rotto il computer e messo l’hard disk in forno, bruciandolo e rendendolo illeggibile. E lo stesso aveva fatto con il suo smartphone, l’aveva bruciato sul gas rendendolo assieme alla scheda sym inservibile e tutto quello diceva il giornale, lo aveva fatto per impedire che la polizia vedesse i suoi contatti e nelle indagini interrogassero tutti nominati dello smartphone dei numeri memorizzati e che altre si facessero avanti e uscissero nuove denunce di violenza su donne e ragazze a suo carico. Quindi aveva distrutto tutto. Per questo quando l’ho chiamato e messaggiato non rispondeva più perché l’aveva distrutto. A quella notizia tirai un sospiro di sollievo, né io né Ambra se non ci facevamo avanti noi non eravamo più identificabili.
Comunque furono cinque le persone che si fecero avanti a denunciarlo, tre ragazze e due signore sposate.
Anche Ambra lesse l’articolo e scoprii che anche lei seguiva l’evolversi di quella situazione, segno che era interessata per quello che le aveva fatto, ma non disse mai niente, non ne parlò mai con noi e credo con nessuno.
Quelle donne avevano avuto il coraggio di fare quello che non avevo avuto io, di denunciarlo.
Si diceva che si pensava che fossero più di venti le ragazze e donne abusate da quell’uomo e si invitava chi leggeva l’articolo ed era stata vittima dei suoi abusi, o aveva notizie e conoscenze di chi li aveva subiti, di andare alla polizia a denunciarlo, che sarebbero state coperte dall’anonimato e dalla privacy.
Fui preso dal panico quando pensai che tramite il suo arresto durante le indagini in qualche modo giungessero anche a scoprire quello che aveva fatto alla mia famiglia, a mia moglie e mia figlia, sarebbe stato uno scandalo enorme se avessero scoperto la verità su mia moglie e su di me che mi masturbavo in auto con lui. Ero anche intimorito che mia figlia vedendo le altre ragazze che si facevano avanti e denunciavano, per simulazione o coraggio si facesse avanti anche lei e dicesse: Ma per fortuna non avvenne, pur seguendo anche lei ‘evoluzione si guardò bene dal denunciarlo e finire sui giornali. Lei oramai era fidanzata e il suo lui non si sa come avrebbe reagito.
Per parecchio vissi con la paura che saltasse anche qualcosa contro di me, visto che lo frequentavo e qualcuno mi aveva visto con lui.
Passata la paura, fui contento che l’avessero preso, e credo anche mia figlia.
Nei giorni e settimane seguenti lessi anche che oltre per violenza carnale era stato denunciato per ricettazione e furto. Poi lentamente non se ne parlò più.
Passò un anno, poi due, io non mi incontrai e non cercai più nessuno sugli annunci, la lezione mi era servita, anche se non smisi di masturbarmi con le mutandine di mia moglie e mia figlia pensando a lui che le possedeva ed eiaculava sui loro indumenti.
Dopo due anni, ci fu il processo e in primo grado fu condannato a otto anni e fu trasferito in un carcere del sud.
Oramai era stato condannato grazie a quelle donne. Tirai un respiro di sollievo, sarebbe uscito tra otto anni e oramai vecchio, ma per precauzione visto che non conosceva il mio cognome, ma solo il nome e dove abitavo, avrei cambiato casa in quei otto anni, numero di telefono e non ci avrebbe più trovato e poi se mi cercava correva il rischio che lo denunciassi io.
Gli anni passarono, diventarono tre e poi quattro, oramai era passato troppo tempo ed oramai ero tranquillo anche se avevo ripreso la mia passione segreta.
Un giorno che sbarazzavo il garage e la cantina, visto che mia figlia si era laureata ed era in procinto di sposarsi, chiamai la ditta che raccoglieva i rifiuti per lo smaltimento, dove aveva lavorato anche lui, che avevano un settore per portare via gli ingombri e gli elettrodomestici vecchi a pagamento E il pomeriggio seguente arrivò un signore con un furgoncino a cui aiutai a caricare scatole di indumenti e robba vecchia e preso dalla curiosità e da una forma di eccitazione perversa gli chiesi chiacchierando:
“E’ molto che lavora qui!”
“Più di vent’anni!” Rispose fiero.
“E’ già la seconda volta che sbarazzo, tutte cianfrusaglie e riviste di mia moglie e figlia.” Dissi io mentendo:” Anni fa era venuto un suo collega, un certo Lele… che poi è finito in carcere…”
“Eh brutta storia quella …” Disse:” Non se lo aspettava nessuno che facesse quelle cose li con le donne. Si vantava con noi che chiavava ragazze giovani e belle signore, ma nessuno ci credeva e invece…”
“Eh sì! …” Risposi:” Diceva il giornale che ne ha chiavate parecchie…”
“Si, anche se quelle che poi lo hanno denunciato sono state solo cinque o sei…Il giornale diceva che ne aveva chiavate una ventina, ma da noi chi lo conosce bene a detto che saranno state una cinquantina se non di più…”
“Eh addirittura …!” Dissi io.
“Eh sì! Tante non si sono fatte avanti per vergogna e non finire sui giornali e nei casini…”
“Be adesso paga il suo debito…” Pronunciai.
“Non paga un bel niente!” Rispose.
“Come non paga un bel niente …” Ripetei.
“È morto!” Esclamò mentre caricava le scatole:” Sono due anni quasi che è morto…”
“Come è morto?” Ripetei sorpreso e incredulo.
“Eh sì, lo hanno trovato morto, in carcere, un infarto credo… o lo hanno ammazzato, queste cose non si sanno. Aveva pochi parenti, viveva solo.
Noi lo abbiamo sputo perché in ditta sono arrivati dei suoi parenti del sud a prendere la sua liquidazione e quello che aveva in casa e ci hanno detto che lo hanno portato giù a seppellire… al suo paese.”
“Non lo sapevo!” Esclamai.
“Eh non lo sa nessuno, anche tanti conoscenti, i parenti quello che potevano si sono portato via, il resto lo hanno venduto o gettato… E ma era un poco di buono, trafficava, pensi che in garage e in casa gli hanno trovato biancheria intima femminile e foto di donne nude… Si dice ricattasse le donne… Che si sappia, almeno una decina qui a Genova. Ha fatto la fine che meritava.” Mormorò:” Però un po’ mi dispiace, in fondo non era cattivo.”
Finito di pulire lo pagai, gli diedi la mancia e tornai in casa, potevo dire che l’incubo era veramente finito, anche se avevamo un figlio suo… ma anche se ero felice che non ci fosse più, a me, nonostante quello che aveva fatto a mia moglie e mia figlia un po’ mi dispiaceva che fosse morto…”
Riprendemmo la nostra vita piccolo borghese, Aurora, mia moglie è felice e contenta con il piccolo Fabio che ora ha cinque anni, più lo guardo e più mi accorgo che crescendo gli assomiglia, speriamo che di carattere non diventi come lui da grande. Mia figlia Ambra pare aver dimenticato quello che gli ha fatto ed è felice di sposarsi con Marco e avere figli. E io mi chiedo:” Potevo comportarmi diversamente?”
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…