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Racconti Trans

Mi hai reso femmina

By 14 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi hanno proposto di lavorare in una discoteca soft per manager ed uomini d’affari. Ho accettato ed ora mi ritrovo con un lavoro in un night alla moda.
Accompagno danarosi manager in cerca di relax dopo ore passate fare affari e soldi.
Luci soffuse, musica slow, maschi che girano in cerca di emozioni proibite; alcuni di loro sono abituati a questa vita altri hanno l’aria smarrita di chi si trova in un luogo mai frequentato precedentemente.
Oggi ho indossato con un abito lungo da sera, color blu, con spacco laterale che parte dalla natica, calze nere autoreggenti molto velate in modo che sia visibile la balza a metà coscia e la seducente cucitura posteriore. Niente slip o perizoma così come niente reggiseno. Non ho piercing ai capezzoli. Ho anche indossato una parrucca corta che lascia libere le spalle.

Ti avvicini mentre sto sorseggiando un drink e sono appollaiata sullo sgabello del bar con la coscia bene in vista affinché io sia invitante. Ho notato che mi stai osservando con l’aria di chi viene attratto irresistibilmente. Con il tuo sguardo mi stai spogliando con gli occhi. Mi piace essere guardata e vorrei le tue mani su di me. Con gli occhi non riesci a capire se sono una puttana di lusso oppure un’avventuriera in cerca di sesso.
Ti avvicini con espressione da macho anche se sei insicuro.
Faccio finta di non accorgermi di te e volto la testa verso il barman che mi risponde sorridendo con complicità.
Il primo approccio é così infantile: mi offri da bere mentre già mi gusto un drink.
Il tuo sguardo si posa più o meno involontariamente sulle mie mammelle ben turgide e sulla forma dei capezzoli che spuntano in modo evidente dal vestito.
La tua mano “casualmente” sfiora la mia coscia Sento lo strofinio delle calze sotto la tua mano ruvida. Istintivamente controllo che le mie preziosissime calze non abbiano smagliature.
Quando sollevi gli occhi e ti accorgi del mio sguardo, diventi rosso in volto.
Ti ho domato. Ora non sei più un macho ma solo un ragazzo timido che non sa più cosa dire e fare.
Ho l’impressione che vorresti scappare via allontanandoti per non vedermi più ma portandoti la mia immagine di femmina.
Ora che si qui vicino vedo che sei il mio tipo, sei un bel ragazzo, un po’ impacciato: sei impalato come una statua incapace di reagire.
Per rompere il ghiaccio tra noi ti prendo la mano e la avvicino al mio petto, la appoggio sulla mia mammella sinistra.
Senti il capezzolo duro sporgere da sotto la stoffa morbida del vestito.
D’istinto il tuo braccio si irrigidisce non aspettandoti la mia iniziativa.
Con la mia mano mi massaggio la mammella, sento che cominci a realizzare ciò che stai facendo e finalmente prendi iniziativa.
Ora la tua mano mi sta stringendo la mammella e sta timidamente pizzicando il capezzolo.
Ti sto guardando con la mia espressione da gatta, mentre le mie dita con le unghie laccate di rosso stringono il bicchiere.
Di colpo allontano la tua mano dal mio seno con una mossa inaspettata.
Ti lancio uno sguardo penetrante ed indagatore e leggo nel tuo viso una profonda eccitazione.
Con un movimento deciso afferro la patta dei pantaloni. La mia mano sente sotto la stoffa un oggetto duro lungo.
– Si, il ragazzo può andar bene ed é anche già pronto – penso tra me.
Tu strabuzzi gli occhi. Nessuno ti aveva mai palpato in modo così esplicito, sfrontato e per giunta in pubblico.
Il barman, che mi conosce bene,  cerca di nascondere il sorriso da un orecchio all’altro voltandosi verso i suoi bicchieri.
La gente intorno a noi fa finta di non vedere, qualcuno che ha assistito alla scena sussurra qualcosa ai suoi amici che si voltano per osservare.
Li guardo e sono loro che distolgono lo sguardo e riprendono i loro commenti maschili con aria invidiosa verso di te.
Mi piaci. Prendo la borsetta con una mano, la tua cravatta con l’altra e ci avviamo all’uscita del locale. Mi segui senza reagire e ti lasci guidare.
Andiamo alla tua auto. Mi accomodo sul sedile.
Lo spacco del vestito scopre le mie gambe affusolate permettendoti di ammirarle alla luce fiocca dell’abitacolo in tutto il loro splendore. Le calze trasparenti le rendono desiderabili e proibite, la balza ricamata le rende ancora più belle.
Mentalmente ti invito ad andare, non importa dove, a casa tua, in hotel, dove comunque ci sia un letto; questo é l’implicito messaggio, silenzioso quanto evidente.
Non so come ti chiami, non me ne importa, non voglio saperlo.
Non mi chiedi niente, non devi sapere nulla di me.
Ogni tanto sento i tuoi occhi sulle mie gambe e sul mio seno.
Arriviamo a casa tua.
É un appartamento bellino, ben arredato, pulito, traccia inconfondibile di una moglie, anche se momentaneamente assente.
Lo capisco al volo e tu non cerchi nemmeno di negare cercando di nascondere l’immancabile foto di famiglia incorniciata in argento.
Vedo in te un malcelato imbarazzo ma a me non importa.
Mi porti direttamente in soggiorno e mi fai sedere sul tuo divano molto bello.
Io sono già un po’ brilla per il drink già bevuto.
Mi avvicino a te vicino al divano. Siamo in piedi. Le mie mani sfiorano la patta dei tuoi pantaloni, ti slaccio la cintura, le mie dita afferrano la zip e la apro.
Il pantalone cade e si accumula ai tuoi piedi, ora solo i boxer coprono il tuo sesso.
Le mie unghie si infilano nella fessura della stoffa, frugano fino a trovare un bel cazzo già terribilmente duro.
Lo afferro in mano e lo faccio uscire allo scoperto.
Mi inginocchio davanti a te, con un dito nel bicchiere prendo una goccia di liquore e la faccio cadere sulla punta della cappella.
La mia lingua da gatta scatta in avanti, lunga e sensibile, tocca il tuo glande facendoti fremere. Lo lecco con avidità, sulla punta, sfiorandolo delicatamente; ha un sapore indefinibile.
Sento che si ingrossa sotto la mia mano
Ora lo voglio tra le mie labbra. Poi tutta l’asta scivola lentamente dentro di me.
Lo estraggo per un istante per lubrificarlo con la saliva e poi dentro nuovamente sempre più in fondo.
É piacevole tenere un bocca cazzo così ben fatto, grosso, lungo al punto giusto, mi sento soddisfatta.
Spingo la mia bocca verso il tuo inguine affondando a ogni colpo di più.
Ecco, ora é tutto dentro, lo sento scendere in profondità, il prepuzio mi chiude la gola.
Non posso respirare ma il momento é molto bello e non me lo voglio perdere.
Per alcuni lunghi secondi rimango immobile piegata sulle ginocchia davanti a te con il tuo cazzo nella gola. Resto avvinghiata alle tue natiche con una mano.
Sento un gemito provenire da sopra la mia testa: sei tu che dimostri l’apprezzamento.
Sei tutto rosso in faccia e cominci anche a sudare. Mi accorgo che anche tu stai trattenendo il respiro.
Ti lascio uscire dalla bocca e riprenderti un po’ così anch’io prendo una boccata d’ossigeno.
Mi rialzo in piedi. Mi accorgo solo ora che sono più alta di te; saranno forse i tacchi da 15 cm delle mie scarpette eleganti in vernice nera
Premendo sul tuo petto ti faccio cadere sul divano.
Mi sdraio accanto a te con un piede a terra e l’altro sul divano mentre sorseggio dal bicchiere mi chiedi con un sussurro “se puoi”.
Ti rispondo allargando le gambe con movimento lascivo e lasciandomi andare ad un sospiro.
La tua mano esplora il mio ginocchio, risale lungo la coscia sfiorandola con delicatezza, indugia sull’orlo del vestito, si sofferma sul reggicalze.
Ti fermi per un attimo in preda all’indecisione e poi la infili di sotto quando vedi che reagisco chiudendo gli occhi e abbandonandomi al piacere.
La tua mano mi fruga tra le cosce alla ricerca della dolce fessura.
Ti accorgi solo in quel momento che c’é in me qualcosa di anomalo.
Le tue dita cercano disperatamente un clitoride da violare con le tue dita.
Ma lì non c’é nulla, niente labbra, nessuna fessura, nessun bottoncino.
La pelle é liscia e vellutata. Mi guardi terrorizzato e smarrito. Forse hai finalmente capito.
Ti afferro con decisione la mano, ti sfido con gli occhi a ribellarti, la spingo in giù, in mezzo alle mie cosce aperte.
Ora ti accorgi che lì c’é qualcosa di estraneo, di molto particolare su un corpo di donna.
Piegato verso le natiche, ben nascosto in mezzo all’inguine c’é un pene, non eccessivamente evidente per la verità. É floscio e un po’ atrofizzato.
É costretto in quella strana posizione da un nastro di raso violetto che lo avvolge sulla punta, passa attraverso il solco anale per finire legata attorno alla vita.
I testicoli non si vedono più; lo scroto vuoto e così striminzito da sembrare le piccole labbra di una vagina.
Non c’é ombra di peli sul pube.
Nei tuoi occhi vedo la grande meraviglia su uno sfondo di sconcerto.
ora sei mio e cerco con tutta la mia volontà di averti.
Ti porto con delicatezza a toccarmi l’intimità.
Ti sei irrigidito e devo forzare le dita e per farmelo prendere in mano.
Poi ti rendi conto che é un’esperienza piacevole ed allora la mano si rilassa e prendi confidenza con quello che mai avresti pensato di toccare e tenere in mano.
E’ una nuova sensazione per te e ti scopri affascinato da ciò che non ti saresti aspettato.
Ora cerchi di liberare il glande. La cordicella si svolge e lo libera da quella scomoda posizione.
Ora osservi il mio cazzo come un bambino curioso.
Lo tieni in mano.
Nel frattempo mi hai eccitata e lo hai fatto ingrossare facendolo crescere sempre di più ora che il sangue é in grado di circolare liberamente. Si solleva lentamente, diventa turgido e voluminoso.
Ora il suo aspetto non ha niente da invidiare al tuo; sono simili ed hanno la stessa funzione anche se su due corpi diversi.
Mi rialzo e mi metto in piedi davanti a te voltandoti le spalle.
Slaccio rapidamente i bottoncini di chiusura ed il vestito cade ai miei piedi rimanendo immobile per esporre alla tua vista le mie natiche ed il buchetto che tra poco aprirai.
Non porto né mutandine né reggiseno, sono vestita solo dalla calze, dalle scarpe, dai miei capelli e dal mio profumo.
Dalla vita pende inerte il sottile cordoncino nero che uso per fissare il pisellino.
Il mio corpo statuario ti eccita non poco, la mia schiena liscia e vellutata, la vita sottile, i fianchi pieni al punto giusto, le natiche rotonde e sode, le mie lunghe gambe valorizzate dalle quasi invisibili calze, slanciate dai tacchi altissimi.
Mi volto lentamente verso di te.
Sul mio armonioso corpo, diventato femmina, c’è membro maschile in erezione e pronto per l’uso.
Mi guardi, sei senza parole ma non servono, il tuo sguardo dice tutto. I miei seni grandi e sodi vibrano mentre mi avvicino a te.
Mentre li osservi ti accorgi che i capezzoli hanno qualcosa di strano, sono grossi e molto pronunciati. Istintivamente avvicini la tua mano per sfiorarli con le dita.
Quando ti rendi conto della realtà strabuzzi ancora una volta gli occhi.
Il capezzolo é ingabbiato da un gioiello d’oro formato da un anello che lo cinge alla base e da due piccole staffe che si uniscono ad una barretta che lo attraversa sulla punta.
Il capezzolo é tirato verso l’esterno producendo un incredibile effetto visivo, dall’areola il capezzolo sporge per ben due o tre centimetri.
É da anni che porto quegli strani attrezzi sui capezzoli e ogni volta quando l’amico di turno li scopre, rimane senza parole, con espressione incredula ed estasiata. Questo mi rende più eccitante alla vista dei miei amanti.
Me li fece conoscere un mio amico abituale; sembrava uno strano regalo che avrebbe armonizzato e reso più attraente il mio seno. Sulle prime non rimasi molto convinta ma poi  accettati di farmeli applicare.
Andammo da un amico specialista che mi perforo la punta dei capezzoli con un grosso ago cavo inserendomi poi le barrette d’oro. Il dolore fu inferiore alle mie aspettative, credevo che l’inserimento fosse più doloroso, tutto sommato non lo fu più di tanto.
Dopo un paio di settimane le cicatrici si richiusero e fui pronta alla fase successiva.
Le barrette d’oro che trafiggevano i miei capezzoli potevano essere sfilate e reinserite senza difficoltà e senza dolore in quanto la pelle si era riformata tutt’attorno.
Mi riporto dall’amico che mi applico la gabbietta alla base dei capezzoli; i distanziatori iniziali furono molto più corti di quelli che porto oggi così da abituare il capezzolo al graduale allungamento.
I miei capezzoli sottoposti a continua trazione diventarono incredibilmente sensibili; in pratica erano sempre turgidi e bastava lo sfioramento della seta della camicetta per eccitarli.
Mese dopo mese mi recavo a sostituire le staffe con modelli sempre più lunghi fino ad arrivare a quella che porto oggi, una stupenda gabbia da trenta millimetri, orgoglio del mio seno e meraviglia dei miei clienti.
Dopo la nuova sorpresa, che leggo nei tuoi occhi, ti riprendi ed esplorare la mia nuova particolarità che hai appena scoperto.
Le dita toccano delicatamente il mio capezzolo, sfiorano la barretta d’oro con le punte decorate da sferette d’argento e un brillantino.
Palpi il capezzolo che si è allungato notevolmente in modo definitivo.
I miei clienti starebbero delle ore a giocare con i miei capezzoli, ma io ho altre intenzioni e desidero altri giochi sessuali.
Avvicino il tuo viso al mio cazzo dritto e duro che punta verso la tua bocca.
Sai cosa devi fare.
Sei riluttante. Penso sia per te la prima volta che succhi un cazzo.
Ora il prepuzio tocca le tue labbra che apri lentamente.
Finalmente la tua lingua esce dalla tua bocca e inizia a leccare l’asta di carne.
Un brivido mi scuote.
Con entrambe le mani spingo il  tuo volto in modo che il mio cazzo occupi lentamente e con dolcezza la tua bocca. Ti voglio insegnare l’amore verso chi è nato maschio e si sente femmina.
Sono nella tua bocca. Bravo! Non ti ribelli e ci prendi gusto.
Affondo delicatamente nella la tua bocca con movimento ritmato, ti guido in una perversa danza sessuale, sempre più all’interno, sempre più in fondo.
Ora é arrivato alla gola e di più non entra, mi fermo ed assaporo la penetrazione della tua bocca come fosse uno strano organo sessuale. La figa per me è un organo alieno.
Rimango immobile con la tua testa stretta tra del mie mani ed il cazzo in fondo alla tua gola.
Hai accettato la mia imposizione e ti sta piacendo.
Non sei abituato e non riesci a tenerlo dentro per molto tempo; per me è una sensazione bellissima. Sento il tuo calore e la tua bocca è una tana sicura per il mio sesso.
Lo estraggo e ti lascio respirare.
Il tuo viso é rosso e congestionato. Respiri a fondo per recuperare il respiro e il tuo sesso dritto e duro con le vene in rilievo molto grosse denotano una poderosa erezione.
Non aspetti altro che farmi tua … pensare che pochi minuti fa eri sorpreso e sconcertato  dalla scoperta che non sono una vera donna.
E’ qualcosa che mi era già accaduta e non é la prima volta che mi succede.
Senza dubbio le creature dalla doppia identità sessuale hanno una carica erotica superiore e riusciamo ad affascinare gli uomini in modo più coinvolgente ed entusiasmante delle femmine perché stimoliamo i vostri istinti più reconditi e vi facciamo dimenticare che non abbiamo la vagina.
In compenso possediamo una cavità che ha lo stesso scopo e che è ancora più ospitale ed eccitante.
Ora é giunto il momento di avermi completamente augurandomi che tu sia all’altezza della situazione.
Mi volto lentamente. Ti lascio ammirare da vicino il mio culetto delicato e con la pelle curata e vellutata. Lo muovo in modo sensuale davanti al tuo volto, allargo le natiche con le mie lunghe ed affusolate dita. L’areola di colore rosato è ben visibile nel candore della mia pelle chiara.
Ora la mia “fighetta” non aspetta che te.
Con le mani apro ancora di più le mie natiche  ed il buchetto é visibilmente dilatato.
Sono orami abituata a farlo e anche grazie alle frequenti penetrazioni con falli ed anche oggetti alle quali spesso lo sottopongo.
Più di una volta ho fatto fisting.
Sento il calore del tuo viso avvicinarsi, sempre di più… dai deciditi… ora!
Ecco, la tua lingua si posa sul mio buchino, la sento muoversi, poi ti accorgi che ha un buon profumo, il clistere con essenza di lavanda che mi faccio due volte al giorno lo rende pulito e profumato, desiderabile non meno delle mie labbra.
Dopo la prima leccata ti lasci andare. Esplori la mia cavità posteriore.
Sento la tua lingua intrufolarsi del mio ano e poi ritornare per cercare di entrare ancor di più.
L’anello di carne non aspetta altro che te e cede facilmente, quasi si apre da solo sotto le tue
spinte.
Sento la ruvidità della tua lingua nella mia intimità. La penetrazione è meravigliosa; vorrei che continuassi così per ore.
Mi lascio sfuggire un gemito di piacere; sto quasi godendo. Per lunghi minuti mi lascio possedere dalla tua lingua, piccola ma efficace come un pene.
La sento in me, mi stimola l’ano e il desiderio, nessuno mi aveva leccata così prima di te.
Sei veramente bravo.
Mi chino lasciandoti continuare l’opera e mentre prendo tra le mani il tuo cazzo spaventosamente duro ed eccitato.
Vorrei ma non riesco a prenderlo in bocca, mi accontento di massaggiartelo con la mano.
Ora sono pronta, voglio essere tua, prendimi!
Capisci al volo che il momento è arrivato.
Ti sollevi e stringi i miei fianchi con le tue forti mani, mi baci profondamente iniziando così l’accoppiamento fra noi due.
Non serve guidare il tuo sesso, sembra quasi che conosca già la strada infatti da solo punta direttamente sul mio buchino e ci si appoggia contro.
Lo sento spingere delicatamente. Lo sfintere si apre immediatamente invitandolo ad entrare.
Ecco! la punta é dentro, lo sento entrare in me. Sei bravo e delicato. Pensi che possa soffrire ma sono abituata ad aprirlo e non soffro, anzi sto godendo tanto della tua penetrazione.
Poco alla volta con lentezza esasperante lo introduci sempre più all’interno, la resistenza é quasi nulla, al contrario sembra che te lo stia aspirando all’interno.
Era così che sognavo di essere presa da te.
Ora é tutto dentro, mi sento posseduta e felice come non mai.
Ancora una volta provo la meravigliosa sensazione di essere una donna completa, donata completamente al suo maschio.
Mi capita sempre, quando sono posseduta a fondo da un maschio di diventare
Docile ed abbandonarmi alla potenza del mio amante.
mi lascio fare qualsiasi cosa. Poi arriva l’esplosione dell’orgasmo e fino ad allora mi sento indifesa e remissiva,
La mia eccezionale sensibilità sullo sfintere anale mi provoca deliziose ondate di piacere.
Senza auto controllo rischio di arrivare all’orgasmo prima del tempo. Ma non lo voglio ancora.
Voglio essere tua, posseduta fino in fondo ed essere usata come una volgare zoccola e in questo momento mi sento tale.
Si !!! sono la tua puttana, la tua troia, usami a tuo piacimento, umiliami, trattami da oggetto, sfoga i tuoi perversi istinti su di me.
Le tue mani sono ora sulle mie tette, tormenti i miei capezzoli fino a farmi male, me li pizzichi, strattoni le barrette che il trapassano, li tiri sulle punte verso il basso, mi strizzi le tette come fossi una vacca da mungere.
Sei dentro di me. Ti sento muovere alla ricerca del piacere . Sento il tuo grosso cazzo dentro il mio budello. Ho delle sensazioni fortissime che mi squassano dalla testa ai piedi.
Mi stai facendo impazzire di piacere. Anche il dolore che mi procuri ai seni mi stimola ulteriormente.
Dei suoni strozzati escono dalla mia gola.
L’eccitazione mi fa dimenare e tu aumenti il ritmo,.
Ora entri ed esci dal mio culetto con rapidi colpi in successione.
Sento che stai per venire ed anch’io sono ad un passo dall’orgasmo.
Ecco! Ti sento! Ora inarchi la schiena e ti irrigidisci in un ultimo prepotente affondo, sento il tuo cazzo pulsare, ti lasci andare un urlo gutturale e selvaggio.
Nello stesso istante ci arrivo anch’io. Sento lo sfintere stringersi ed aprirsi al ritmo del tuo orgasmo, SIIIIIIIIIIIIIIIiiiiiiii….
VENGOOOOOOOOOooooooo………….
Stai venendo e sento il tuo sperma riempirmi l’intestino come un clistere caldo e viscido che lubrifica ulteriormente la penetrazione.
Per dei lunghi istanti il mio corpo freme in un orgasmo che solo noi possiamo provare.
Rimani dentro di me a scaricare la tua sborra. Ti godi l’accoppiamento con me. E’ una sensazione indescrivibile, che non ha nulla a che fare con il tipico orgasmo maschile.
Il mio pene é turgido ed eccitato ma non pulsa, non emette sperma a causa dei farmaci assunti per
Modificare sia la fisiologia che la sessualità.
In compenso qualcosa di diverso ed ancora più appagante ne ha preso il posto.
Ora ti fermi lentamente. I tuoi sospiri si fanno meno intensi.
Lo sperma fuoriuscito scorre sulla mia coscia e sull’orlo delle calze.
Mi rialzo e riprendo il controllo di me stessa.
Ti senti senza forze, lo stress ti ha stancato. Vedo il tuo cazzo avvolto dalla sborra ritirarsi poco a poco mentre ti rilassi  con gli occhi chiusi.

 

 

Sono soddisfatta. Era da molto tempo che un maschio mi faceva godere così e penso che mi piaci veramente più di quanto potessi immaginare.

Ti stai nuovamente toccando il cazzo guardandomi con uno sguardo strano.

Allunghi la mano e ti metti anche a stuzzicare il mio.

Ti lascio fare anche se per oggi ho già avuto la mia razione di sesso.

Ora il tuo cazzo é nuovamente in tiro, noto che sposti la mano verso le tue zone posteriori, infilandola tra le natiche.

Con sorpresa vedo che ti stai stuzzicando il culetto, ti lubrifichi un dito con la saliva e te lo metti dentro.

Sul tuo viso appare una smorfia di dolore anche se non proprio forte che indica la verginità del tuo buchetto posteriore.

Con decisione cerchi di aprirtelo infilandoci un’altro dito ed emettendo un gemito.

Ti aiuto con del gel lubrificante che mi spalmo sulle dita della mano destra e le sostituisco alle tue.

Il tuo sfintere non si apre facilmente, si vede che non sei abituato, infatti l’apertura é molto stretta quindi cerco di dilatarla con le mie dita.

Reagisci istintivamente chiudendolo di più ma le mie carezze sul cazzo ti rilassano.

Ora va meglio. Riesco a muovere agevolmente le dita dentro di te, le posso aprire e farle scorrere all’interno, si sta finalmente aprendo un po’.

Noto con soddisfazione che il retto non ospita materiale biologico indesiderato, sei abbastanza pulito, meglio così.

Ti dilato ancora di più delicatamente senza farti male.

Vedo dalla tua espressione che la sensazione da te provata é intensa e piacevole. Stai iniziando a godere in una nuova esperienza che forse avevi sognato scopando la tua donna.

Ti faccio alzare dal divano e mettere carponi con il culetto all’aria offrendomi un’agevole entrata.

Il mio membro, decisamente poco femminile e in contrasto sul mio corpo, punta sulla tua nuova porta di goduria. Lo appoggio, sento che stringi il passaggio ed allora spingo dolcemente.

Appena la mia punta forza lo sbarramento della tua verginità hai una reazione istintiva quasi di rifiuto.

Mi ritraggo e tu cerchi di rilassarti invitandomi a ritentare non prima d’averti lubrificato di nuovo abbondantemente con il gel.

Questa volta la punta entra per qualche centimetro, ti lasci sfuggire un gemito di dolore che sembra essere anche di piacere, probabilmente tutt’e due.

Mi fermo per un istante per consentirti di accettare e farti sentire la nuova bella sensazione di un  corpo estraneo che ti sta penetrando per la prima volta.

So quanto importante sia evitare il dolore. Tanti uomini sono convinti di dimostrare la

loro presunta virilità con un violento affondo, causando la maggior parte delle volte solo dolore e dimostrando tanta stupidità.

Entro in te con tanta lentezza e dolcezza immedesimandoti e ricordando nei primi tempi quante volte ho sofferto al momento dell’apertura

Ora lo sfintere si sta rilassando ed é pronto per essere violato.

Muovendoti all’indietro mi inciti a continuare, desideri essere impalato da me.

Piano piano spingo e centimetro dopo centimetro entro in te. Poi lo estraggo e lo rimetto dentro. Stai mugolando di piaceree per sentire il mio sesso in te  muovi le natiche avanti e indietro.

Ora stai sospirando beatamente, ti stai godendo una sensazione proibita ed innaturale per un fiero maschio ma a quanto pare la stai apprezzando parecchio.

Ora ti voglio scopare vigorosamente, per quel che mi é permesso dal precario equilibrio offerto dai miei tacchi alti.

Ti dimeni come un serpente lanciando grida stridule che ricordano più quelle di una donna che quelle di un maschio. In effetti ora stai ricoprendo proprio quel ruolo.

Con la mano libera ti masturbo fino a che arriva uno dei tanti orgasmi della serata.

L’esplosione finale ti scuote violentemente, trattieni il respiro e ti lasci andare in un lungo attimo di estasi, eiaculi ancora, nonostante l’abbondante emissione di sperma di pochi minuti prima.

Mi trovo la mano bagnata dal tuo liquido seminale caldo ed appiccicoso.

Tolgo da tuo culetto, ormai non più vergine, il mio cazzo che per una volta ti ha reso donna, ti lascio al tuo meritato riposo e mi reco in bagno per lavarmi e rendermi presentabile.

Quando ritorno in soggiorno sei ancora lì che mi guardi con aria incantata.

Mi siedo al tuo fianco, mi accarezzi, mi guardi come a scoprire una nuova persona. Mi avvicino ancora di più a te per farti sentire il contatto del mio corpo.

Anche io voglio sentire il tuo corpo ed istintivamente con le mani, ormai dall’aspetto molto femminile, prendo il tuo volto e ti bacio sulle labbra. Non ti ritrai, apri la bocca e le nostre lingue si intrecciano.

Stanchi e appagati ci rivestiamo, usciamo e ritorniamo all’auto, mi dai un

passaggio a casa mia.

Durante il tragitto sei silenzioso, ma vedo che sei soddisfatto, le emozioni sono state tante.

Siamo arrivati a casa mia e prima di scendere dall’auto chiedi il mio vero nome.

Ti guardo fisso negli occhi e con espressione di chi ti ha voluto bene come un caro amante ti

rispondo con un sorriso e con l’unica in tutta la notte ….. Mirna.

 

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