Nel pomeriggio di due giorni dopo Lucio ha sentito la madre Marina parlare con l’amica Rina a voce un po’ bassa. Le due donne erano sedute in cucina e bevevano un caffè convinte che Lucio stesse rifinendo l’esame che avrebbe dovuto sostenere l’indomani, Serena era in facoltà per fare dei corsi di orientamento sulle specializzazioni.
Rina e Marina ogni tanto ridevano divertite come poche altre volte.
Lucio sentendole dal piano superiore era sceso per le scale silenziosamente e sedendosi nel gradino più basso le ha sentire ricordare di quando si erano conosciute.
Era Marina a parlare e raccontava che anni prima mentre usciva dall’appartamento aveva sbattuto la porta e, voltandosi, aveva gridato al suo compagno di quel momento due parole che spesso segnano la fine di una relazione “VAI A FARTI FOTTERE!”
Marina era arrabbiata veramente perché, ricorda all’amica, che aveva scoperto che lui aveva un’amante forse addirittura di poco minorenne che aveva messo incinta.
Quel gesto di ira concluso con quel gran rumore e quelle parole dette urlando di rabbia erano state le prima di tante altre che sono seguite sul momento a causa dell’enorme delusione dovuta al tradimento.
“Amore mio, ero fuori della grazia di Dio e mentre stavo per superare, nella fretta, la porta dell’ascensore, quando ho premuto il bottone di chiamata mi erano ritornate in mente le sue parole: Moglie, Riconciliazione, Errore”
Rina l’ascoltava e la guardava in viso. Lucio ascoltava la storia di cui conosceva solo qualche frammento ma non tutto.
Marina sarebbe dovuta andare con lui, ad una cena di gala e, essendo conscia di una figa sofisticata, aveva indossato il vestito più sexy che avesse e si era eccitata già prima che arrivasse la terribile tempesta che avrebbe travolto la sua vita sentimentale.
Quella che doveva essere una notte di passione era terminò nei primi minuti.
Sbattuta la porta d’ingresso lei era entrata in ascensore e, in un tentativo disperato di trovare la calma in qualcosa di familiare cercando di sbollire la rabbia pensando a come fargli pagare quel tradimento, fissava a guardare i numeri dei piani mentre la cabina scendeva, poi l’ascensore si è fermato ed è entrata una persona. Lei non gli ha dato modo di farsi vedere interessata alla presenza, ma è rimasta fissa a guardare i numeri come se indicassero il conteggio alla rovescia della fine di quel giorno disgraziato della sua vita.
L’ascensore è ripartito ma poi inaspettatamente si è fermato nuovamente. Marina ha pensato subito alla fermata in un altro piano ma lo spegnimento delle luci e la mancata accensione della flebile luce di sicurezza, l’ha convinta che la cabina si era fermata per guasto.
Per quanto era arrabbiata ha sbottato “Ci mancava proprio questo cazzo di ascensore!” ed ha dato uno schiaffo ad una parete.
Una dolce voce femminile disse, calma, con un accento non definibile le ha detto “In America dicono this fucking lift”
Quella frase a causa della confusione che aveva in testa dovuta al momento tutt’altro che felice, non ha capito subito ed chiesto: “Prego?” e l’altra persona ha risposto “Sono di origine americana”
Sembrava che Marina fosse arrabbiata per qualcosa e quella persona salita poco prima, cercava soltanto di distrarla e calmarla ma lei non era proprio in vena.
Quell’ascensore, che avrebbe dovuto mettere più distanza possibile tra lui ed il suo da poco ex, le aveva fatto il tiro mancino di lasciarla sola con la sua rabbia ed i suoi pensieri.
Nei minuti seguenti c’era stato silenzio completo ed aspettava che i suoi occhi si abituassero all’oscurità, ma purtroppo non riusciva a vedere nulla poiché non c’era la minima traccia di luce. Marina si riteneva bloccata in un cubicolo più scuro del fondo dell’Inferno.
Nervosamente ha pensato a come sarebbe stato lui in casa, vestito con il papillon, lo smoking per le cene di gala e le scarpe di vernice acquistate appositamente per occasioni simili. Quel pensiero ha fatto sorridere Marina nel buio. L’altra persona le ha detto “Mi chiamo Rina” e lei ha risposto “Io sono Marina”
Era una risposta data più per educazione che altro perché non era proprio in vena di fare conoscenze.
Quella voce si era dimostrata diversa e molto poco formale con l’effetto di calmarla e rendere le cose più chiare e semplici. Le due donne hanno iniziato a discutere di tutto un po’ restando in attesa di aiuto.
Marina ha raccontato quasi tutto di sé, lasciando fuori però colui che chiamava il Coglione.
Anche Rina ha raccontato tutta sé stessa e si è venuto a sapere che era lì per una sessione di training nel quartier generale della sua società e sarebbe ripartita la mattina seguente “Se mai riuscirò ad uscire da qui”. Erano parole dette con il sorriso dell’amica che Marina poteva sentire ma non vedere.
Poiché non potevano fare altro, hanno proseguito a chiacchierare di cose futili nell’attesa della riaccensione delle luci che solitamente si accendevano dopo pochi secondi e quindi rimaneva ancora pochissimo tempo da passare insieme.
Improvvisamente le due donne hanno sentito una voce maschile, proveniente da lontano, che stava urlava “Sappiamo che siete bloccati. Siete al sicuro. Non vi preoccupate. Non c’è alcun pericolo che l’ascensore cada. C’è stato un guasto nelle linee elettriche del quartiere e per ripararlo dobbiamo attendere che arrivino gli specialisti. Si suppone che ci vorranno almeno tre ore per tiravi fuori. Se avete sentito, battete sulla parete della cabina”
Marina e Rina erano sole all’interno e non c’erano altre persone. Per rispondere al messaggio hanno battuto forte i pugni sulla parete.
“Bene!” ha detto la voce “Ho sentito. Mettetevi comodi, seduti. Vi tireremo fuori appena possibile”
In quel frangente, chissà perché, a nessuna delle due è venuto in mente di accendere la lampada dello smartphone e sono così rimaste al buio.
“Mi sto mettendo a sedere” ha detto Marina mentre si sentiva un rumore soffice sul pavimento e per un attimo il pensiero è andato al vestito: come sarà il mio vestito dopo tre ore seduta sul pavimento? E le è venuto da ridere, ma ormai cosa le importava? A chi doveva piacere?
“Anch’io” ha detto Rina ed è seguito un prolungato silenzio. La mente di Marina è tornata allo Stronzo che l’aveva cornificata ed è passata dalla rabbia al dolore scoppiando improvvisamente a piangere.
“Cosa c’è che non va?” ha chiesto Rina preoccupata ma Marina non ha dato una risposta poiché il pianto con le lacrime che scorrevano sulle guance le aveva levato la parola. Nel silenzio assoluto ha sentito un leggero frusciare di vestiti ed in un attimo ha capito che Rina la stava tenendo tra le braccia cullandola come una bambina, mentre piangeva a dirotto.
Dopo un po’ la donna ha smesso di piangere e l’altra ha sciolto l’abbraccio ma sentiva che continuava ad starle vicino.
È stata l’occasione per scaricarsi raccontando a Rina tutta la storia, dall’incontro, al corteggiamento, al sesso ed, alla fine, il tradimento.
Marina ha raccontato che stava con il suo compagno da undici anni e che lui aveva un caratterino un po’ complicato e questo negli anni ha portato a conflitti coniugali pur avendo nell’intimità un feeling perfetto poiché lui è stato molto creativo studiando sempre nuove situazioni e nuovi giochi.
“Abbiamo iniziato con i film hard, siamo passati a carote zucchine e cetrioli per arrivare a toys di ogni genere e tipo e per anni abbiamo avuto una sessualità molto intensa anche come fantasia di tipo bisex. Poi mio marito ha cominciato a stuzzicarmi dicendo che era certo che il mio massimo sarebbero stati due maschietti a letto.
Tutto questo faceva parte delle fantasie di coppia e in effetti, a pensarci, erano almeno cinque anni che avevamo nel nostro letto più di un fallo in silicone che ci aiutava rendendo la nostra intimità decisamente appagante.
Con il tempo lui ha cominciato a dirmi che lo avrebbe fatto davvero e questo ha portato anche litigi perché la sua insistenza mi ha fatto incazzare.
L’estate scorsa il mio ex mi dice che la sera stessa sarebbero venuti degli amici a casa a giocare a poker. Con ciò niente di strano poiché è una cosa che lui fa da sempre ed io conosco quasi tutti i suoi amici però da giorni avevo notato che nell’aria c’era qualcosa di strano. Infatti erano giorni che era particolarmente dolce e disponibile con me.
Quella sera lui ha ricevuto diverse telefonate e alle 22 hanno suonato alla porta. Con mia grande sorpresa gli amici di mio marito non erano tra quelli che conoscevo. Due di loro erano sui 30 anni piuttosto bellocci il terzo era sui cinquanta e fin qui niente di anormale.
I tre mi fanno moltissimi complimenti sulla casa ed anche sulla mia mise e sul trucco e sui capelli.
Come di consueto loro si mettono attorno al tavolo della sala, io preparo un caffè e poi saluto e vado a letto lasciandoli al loro poker.
Non erano passati che venti minuti, quando lui entra in camera, mi bacia appassionatamente frugandomi tra le cosce e mi dice che se voglio i tre ospiti sono pronti qualsiasi cosa. Li per li mi è presa una vampata di calore e mi sono anche incazzata con perché una cosa simile non me la doveva fare così all’improvviso senza preavviso, dovevo prepararmi lavandomi anche il retto perché ogni volta i suoi amici mi volevano anche scopare il culo.
Il mio compagno mi propone di farli salire in camera e lasciarli guardare mentre noi due avremmo dovuto fare sesso. Poiché ero troppo eccitata ho acconsentito.
Morale da quella notte il rapporto tra noi due è andato meravigliosamente bene fino a stasera. Lui in questo periodo finito oggi, mi ha sorpreso per il cambiamento in positivo che ha avuto. Ogni volta mi ringraziava e mi diceva che gli avevo fatto un regalo ed aggiungeva che eravamo la coppia più invidiata della città”
Durante il lungo monologo Marina si è ripresa ed ha concluso con la solita frase che le donne hanno sempre usato “Sai come sono fatti gli uomini!”
Rina però ha risposto in un modo inatteso “In realtà, no”
Il cervello di Marina si è bloccato e la sua risposta non rientrava nello schema mentale predisposto e le è venuto da esclamare “Non lo sai?”
Ma prontamente Rina “No, non lo so! Sono lesbica”
La migliore replica da parte di Marina è stata “Lesbica?” e l’altra ha ribattuto “Sì, proprio così! Lesbica”
Quella affermazione che non lasciava scampo a diverse interpretazioni ha fatto riprendere la conversazione.
Lo stronzo del compagno di Marina era già dimenticato e le due hanno parlato della vita privata di Rina che ha raccontato della sua amante e degli anni in cui erano state assieme, dei desideri, passioni e paure.
Incuriosita da Rina per il suo stato di lesbica, Marina le ha chiesto come facessero l’amore e lei mi ha raccontato di come si stuzzicavano lentamente in moltissimi di modi diversi e di come poi si amavano come se il tempo e lo spazio a disposizione fosse limitato.
Mentre Rina parlava, marina si è accorta di essere eccitata e che si stava bagnando tra le gambe ma non solo. La sua mano destra era già sotto il perizoma a titillare il clito delicatamente. Quella sua masturbazione era favorita dal buio della cabina dell’ascensore e non si era messa il problema di farsi trovare in quella posizione sconcia se fosse ritornata la luce.
Orami per Marina il toccarsi era diventata una necessità ed il tepore bagnato è diventato un tremito, il suo copro era immerso nello stato di eccitazione sessuale.
Quando Rina ha terminato la sua storia, le due donne sono rimaste sedute in silenzio ma la mente di Marina era in subbuglio. A lei sono tornate alla mente tante donne che aveva conosciuto, i rapporti di amicizia e gli scambi di emozioni che avevo avuto con loro che ora assumevano una luce nuova. Pensò anche alle foto di donne nude negli armadietti degli spogliatoi, delle loro tette, ai loro capezzoli, al loro pelo pubico più o meno folto, al fatto che molte erano depilate totalmente e raccontavano di meraviglie nel fare sesso.
A Marina sono venute in mente le ragazze del suo ufficio dai corpi slanciati, alle loro calze nere, ai loro tacchi a spillo, e le immaginava allacciate a lesbicare.
Le sono venute in ente infine i filmati porno che avevo visto con gli amici prima e mentre la scopavano e prendevano un altro aspetto, decisamente erotico, i corpi delle giovani splendide attrici.
Tutte quelle donne le erano tornate alla mente in sequenza che le ha causato un tremito tra le mie gambe.
In quel momento avrebbe voluto una ragazza a leccarle la figa ed i capezzoli. Poi ha avut un flash, Rina era vicina e ne sentiva il suo profumo e poteva sentire il suo respiro.
Marina lentamente si è girata verso di lei annaspando nell’oscurità per cercarla, l’ha abbracciata, l’ha tirata a sé per cercare di baciarla ma lei l’ha bloccata con gentilezza prettamente femminile.
“Non posso. Sei dolcissima ed anche se sento cosa hai provato e stai provando, io e la mia amante abbiamo promesso di esserci fedeli e voglio mantenere la promessa”
Al che Marina si è allontanata da Rina ed ha assunto un altro atteggiamento “Ti prego di accettare le mie scuse. Non so cosa mi abbia preso”
Rina non poteva vedere le lacrime sulle guance ma ha intuito qualcosa.
“Va tutto bene” ha detto con voce flebile.
“Si, tutto bene” e sono rimaste sedute nell’oscurità e la mente di Marina è tornata lentamente a ripercorrere la strada appena passata in un lampo. Donne nude, le loro mammelle, i loro capezzoli rosa ed eretti, la curva dei loro fianchi, il triangolo del loro pelo pubico, la bellezza s**ttante di corpi di donna nudi e lucidi, hanno invaso la mente
Erano sensazioni assopite che erano risvegliate e ha capito che quello che stavo sentendo in quel momento sarebbe stato per sempre, era un un’eccitazione ed un desiderio per lei nuova, poi ha sentito nell’oscurità un movimento che è parso impercettibile ed improvvisamente ha avvertito le braccia di Rina che l’abbracciavano e la bocca aperta le si è appoggiata alle labbra affinché la lingua giocasse con l’altra.
Ciò che non era avvenuto fino a quel momento, si stava realizzando ed il corpo di Marina rispondeva piacevolmente.
Rina le ha baciato le orecchie, gli occhi, il collo e poi ancora la bocca. Le loro lingue hanno duellato a lungo.
Rina le ha levato il vestito sfilandolo sopra la testa e si sono ancora baciate profondamente, mordicchiando i lobi delle orecchie ed il collo offerto ai baci da Marina la quale si è data all’altra donna senza alcuna difesa poiché nulla esisteva più al mondo eccetto il desiderio.
Rina le ha sganciato il reggiseno e le ha detto di distendersi sul pavimento dell’ascensore.
“Non vorrei che ci interrompessero” ha sussurrato in un orecchio all’tra donna ed è tornata a cercare ancora le gambe per scendere a tentoni alla caviglia baciandola da sopra le calze e poi la lingua è risalita fino all’inguine.
Approfittando del buio e del tempo restante prima che tornasse la luce, Rina ha cercato le tette di Marina le ha succhiate e leccato i capezzoli facendo gemere Marina di desiderio e di piacere con lo scopo di farle aprire le gambe per offrire il suo sesso. Ad effetto raggiunto, Rina si è spostata di nuovo in basso Marina ha divaricato il più possibile le sue gambe.
Rina seguendo le mani, è andata al ginocchio destro e con piccoli baci, dato sulle calze, si è mossa lentamente verso la figa.
Quando la sua bocca ha incontrato la pelle nuda, alla fine delle calze, Marina si è lasciata sfuggire un guaito di piacere. Il reggicalze ed il perizoma permettevano alla figa di essere già completamente aperta ed anche esposta ma invisibile per il buio.
Rina l’ha trovata bagnatissima, le levato il perizoma stracciandolo con uno strattone violento, ha leccato lentamente le labbra della figa, ha passato il viso sul pelo del mio pube rendendola ormai pazza di desiderio.
Rina, senza pensare, le ha preso la testa tra le mani e e l’ha portata sulla sua figa. Era semplice capire che entrambe avevano bisogno di godere disperatamente ed il punto dove ciò si poteva realizzare era il clitoride che Rina ha leccato piano, poi più forte e poi piano ancora.
Marina stava iniziando a spingere il bacino verso Rina quando lei ha messo le mani sotto il sedere per sostenerla sollevata, poi ha leccato il clitoride molto velocemente ed ha sentito tutta sé stessa dissolversi verso un orgasmo molto forte.
Dalle vibrazioni, dal respiro profondo, dai mugolii, Rina ha intuito che Marina era pronta per la fase finale ed allora lei ha infilato le dita nella figa gonfia e bollente pompandola. Questo ha spinto la sua nuova amante oltre il limite e Marina ha iniziato a venire con un grandissimo orgasmo, molto più potente di qualsiasi altro provato prima. Ondate di piacere hanno continuato a passare su di lei, scuotendola, mentre Rina si dava da fare a leccarla velocissima ed a pompare con le dita arrivando ad allargarla per metterne ben cinque dentro.
Poi le onde si sono placate e lei si è fermata ma ha lasciato la mano deliziosamente dentro consentendole di godere quella sensazione di pienezza e di legame con lei.
Marina è rimasta distesa sul pavimento con tutto il suo corpo pieno del piacere che aveva appena avuto. Poi, lentamente, si è resa conto di dove fosse ed ha sentito dei movimenti fatti da Rina come per far l’amore con lei e le ha detto “Ho già tradito la mia amante e non voglio peggiorare le cose. Non hai idea di come ti desideri ma non voglio che tu mi tocchi. Ti prego, capiscimi!”
Quella dichiarazione non ammetava risposte.
Poco dopo, alcuni fruscii nel buio, hanno fatto capire che Rina si stava sgrillettando, dai gemiti non tanto soffocati, si è capito che l’aver fatto l’amore con Marina l’aveva portata ad una grandissima eccitazione.
Sentire una donna che si masturbava è stata un’esperienza nuova ed elettrizzante per di più fatta nel buio profondo e nel silenzio più assoluto. I gemiti di Rina sono diventati sempre più forti ed il suo respiro sempre più pesante, si sentivano anche i fruscii bagnati della mano sulla figa sempre più veloci.
Avendo una gamba su quella di Marina costei ha sentito che la sua amante è stata presa da tremori ed il desiderio è esploso in onde di piacere.
Marina, da neofita, è rimasta ad ascoltare con gioia e l’eccitazione di Rina di essere con l’altra accanto l’ha fatta venire ancora un’altra volta accompagnato dal respiro affannoso rotto da piccoli gemiti di piacere.
Appena riprese hanno scherzato andando nell’oscurità alla caccia dei vestiti nel tentativo di rimettersi in ordine.
Improvvisamente sono tornate le luci accecandole poiché gli occhi si erano abituati all’oscurità.
Le due giovani donne si sono messe in piedi e l’ascensore è sceso.
Finalmente le due si potevano vedere scoprendo di essere entrambe molto belle e ben fatte.
“Ti ricordi quando le porte dell’ascensore si sono aperte al piano terra? Quando iI personale di emergenza che attendeva ci ha vista apparire abbracciate e piangenti una sulla spalla dell’altra. Sono sicura che pensavano che stessimo piangendo di gioia per essere state salvate, invece piangevamo per le emozioni che ci eravamo scambiate” ha detto Rina.
“Io voglio ricordarti come siamo diventate amanti. Nonostante la distanza ci vedevamo poche volte ma molto piacevolmente. C’era molto desiderio in noi come ora che parlo con te. Ti ho inviato tante lettere, le hai ancora?”
“Certamente! Le farò leggere a Serena che è avviata alla bisessualità. In quelle lettere c’è tutto di noi due.
Io ti raccontavo tutto di tutte le donne della mia vita, le mie meravigliose scoperte sull’arte di amare sia le donne che gli uomini. Ti ho anche scritto che uno dei miei amanti mi ha ingravidata e tu mi hai risposto che mi avevi tradito con un bel ragazzo ventenne che ti aveva messo incinta. Speravi di farmi una sorpresa ed io ne ho fatto una a te”
Marina ha replicato “Circa due anni dopo, in una tua lettera mi hai raccontato di avere il cuore spezzato dalla tua amante che aveva deciso di lasciarti sapendo che eri incinta di Serena”
“Oh, sìì! Marcella mi ha lasciato perché non si sentiva di essere madre per Serena. Pensa che il nome lo ha scelto lei!”
Da donna curiosa Marina vuole sapere chi abbia ingravidato Rina e le chiede “Ma come è successo, proprio a te che sei fondamentalmente lesbica e per quanto ti conosca non sei bisessuale? Ti sei innamorata di qualche bel ragazzo? Dai, racconta!”
Lucio ascoltava attentamente la lunga chiacchierata della madre con Rina scoprendo che erano amanti e collegando tante altre cose
“Se la mia compagna del tempo si è poi rivelata inadatta ad formare una famiglia, lasciandomi, forse ha fatto anche bene. Io nei suoi panni avrei fatto la stessa cosa” ha esordito Rina.
“Ma che cosa dici? A me non hai detto niente. Su, raccontami!”
Rina prosegue “Non pensavo che mi sarei ritrovata qui davanti a te a raccontare di un tradimento consumato in macchina con un vecchio compagno di liceo. Ho fatto sesso in macchina con un vecchio amico come una teenager alle prime armi, come se fossi stata presa da un colpo di calore sessuale improvviso e la cosa, devo dire, non soltanto non mi è dispiaciuta ma mi è pure piaciuta.
Come sono arrivata a fare sesso in macchina diciamo ‘extraconiugale’ con un amico di vecchia data non lo so, però è stato fantastico.
Nei confronti della mia, ormai ex, Lei, sono sempre stata una donna molto fedele. È pur vero che la mia Lei non mi ha mai dato un pretesto per tradirla se non con te. Era una perla di donna. Ma quando le cose devono accadere prima o poi accadono. Questo certo non fa di me una troia. Sfido chiunque a non aver mai fatto un pensiero peccaminoso con un vecchio amico o con una lontana conoscenza.
Questo è quello che è accaduto a me. Lui si chiama Bruno ed è stato il mio compagno di banco al liceo, mi ha ammaliata. Lui è sempre sexy e sorridente, elegante, di belle maniere, mi ha fatto sentire una regina e mi voleva sempre con lui. Io come una scema ci sono caduta.
Non pensavo che dopo tanti anni fosse bastato vederlo per rispolverare quella nostra vecchia passione di adolescenti. Lui è, tuttora, un gran bell’uomo. L’ho incontrato per caso in un bar. Sai, uno di quegli incontri che non ti aspetti e che ti cambiano la vita. Sta di fatto che dopo un’ora eravamo in macchina sua, in un parcheggio del centro commerciale, da soli a parlare. Tutto ad un tratto mi ha messo la mano sulla coscia e non ho resistito ed ho ricambiato mettendo la mia di mano sul suo cazzo. I suoi pantaloni erano gonfi e sembravano esplodere da un momento all’altro.
Abbiamo scopato in macchina come due ragazzini. Si proprio così.
Il mio essere lesbica era sparito ed ero diventata, senza che me ne accorgessi, una donna etero.
Gli sono salita di sopra. Nel frattempo lui aveva aperto la zip ed aveva liberato il suo cazzo duro come il marmo.
Era talmente arrapato che per poco mi avrebbe scopato anche con le mutandine però ho fatto in tempo a spostarle e lui, senza perdere tempo, mi era è dentro.
‘E stato magnifico! L’ho assalito e non ho proprio capito nulla di ciò che stava succedendo. Lo volevo e basta!
Me lo sono scopato come avrei voluto fare tanti anni fa da ragazzina inesperta e forse perché mi sono immedesimata a quell’età che quando lui è venuto l’ho lasciato fare e mi ha allagato senza pensare che ero nei miei giorni fertili.
Quando ho constatato che le mestruazioni alla data prevista non sono comparse, ho comprato un test ed ho visto essere incinta. Non ti dico cosa ho provato! Il mondo mi è caduto addosso! Non riuscivo a connettere, ero svuotata ed allo stesso tempo felice. Ho sentito che stavo realizzando un mio desiderio inespresso: diventare madre. Quando ne ho parlato con la mia convivente, lei ha creduto fosse uno scherzo e si è messa a ridere però non era una risata genuina ma preoccupata che la notizia che le avevo dato, fosse vera.
Mi ha detto se fossi seria e quando mi ha visto piangere è diventata una furia accusandomi di essere una puttana, troia e chi più ne ha, più ne metta!
Quel giorno mi ha ignorato, non abbiamo mangiato insieme e l’indomani, senza che io me ne accorgessi, ha fatto i suoi due trolley ed è andata via.
Da vigliacca non ha avuto il coraggio di dirmi che mi lasciava, me lo ha detto con un messaggio WhatsApp.
Ho pianto tanto e non sapevo come fare.
Quando mi sono ripresa sono andata in giro senza uno scopo. Nei giorni seguenti mi sono depilata totalmente scoprendo che essere lisce è bellissimo ed anche molto erotico.
Sono andata a cercare una mia vecchia amante che aveva un negozio di lingerie e con lei abbiamo fatto sesso a casa sua restandone molto soddisfatta. Anche lei aveva un’amante ed in tre siamo state bene. Poi anche a loro ho detto della mia gravidanza e mi hanno aiutato tantissimo come se avessi due madri. Sono state splendide. Mi hanno sgrillettato, scopato e leccato tanto fino a quando la ancia è diventata un grande pallone. Tu sai quanto fossi grossa, ti ho mandato le foto che mi hanno fatto.
Devo confessarti che gli orgasmi li ho dedicati a te.
Non ti ho mai detto, forse perché mi avresti presa per una pervertita, che per prepararmi al parto, mi hanno avviato con delicatezza e competenza, al cosiddetto fisting. All’inizio ero terrorizzata ma poi. Credimi, Marian mia, è stato incredibile ed utile quando è nata Serena
Poi il pensiero è andato a te ed il resto lo sai”
Lucio ha ascoltato il dialogo segandosi due volte, sopprimendo con difficoltà i rantoli ed i mugolii. La prima sborrata l’ha messa su una mano ma poi non sapendo come fare, l’ha ingoiata scoprendo che era ottima, capendo così perché alle ragazze piace tanto.
Dai discorsi fatti dalla madre e da Rina, Lucio ha dedotto che effettivamente anche Serena si stava istruendo per essere bisessuale e che la madre , nonché la mia, la stavano lentamente istruendo ad una sessualità aperta.
Inizio interessante e scritto davvero bene (fatto non così comune). Non vedo l'ora di leggere la continuazione👍
Sempre bello leggere i tuoi racconti, spero di non aspettare tanto per il prossimo capitolo
Storia interessante e piacevole lettura. Spero continui con il 10 capitolo
Racconti intriganti e piacevoli nella lettura complimenti. Aspetto da tempo e spero arrivi il terzo capitolo con finale
Grazie Rebis