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Settembre, per molti è il mese in cui dopo il relax estivo, ricomincia lo stress quotidiano del lavoro e la solita routine. Per me e tanti altri, vuol dire la ripresa del calcio, della serie A, ma soprattutto delle coppe europee. Ed eccoci qua, di nuovo pronti all’ennesima trasferta, questa volta la meta non è Madrid o Londra, ma una ben più interessante Bratislava. Il programma non cambia, si parte i soliti 4, due pernottamenti pre e post-partita, l’obiettivo quello di sempre: è fare più danni possibili.

Si arriva in Slovacchia nel primo pomeriggio, breve passaggio in hotel a posare le valige. Visti i prezzi vantaggiosi, non ci siamo risparmiati, ed abbiamo preso uno degli alberghi più lussuosi nel cuore della capitale. Il pomeriggio scorre sereno, tra una Staropramen e l’altra, non mancano spunti di riflessione sulla fauna locale, notevole, non c’è che dire. Rientriamo in hotel per un po’ di relax, doccia rigenerante e siamo pronti a rituffarci nella movida cittadina. La hall dell’hotel è popolata da compagni di “fede”, non siamo gli unici ad averci pensato, era ipotizzabile. Palestra, sauna, piscina, non manca nulla.

Quasi pronti per uscire dopo aver individuato il locale per la cena, quello che non ti aspetti. C’è anche lei? Ma è veramente lei? Lei è Elena, erano mesi che non si faceva sentire, si era eclissata come era solito fare saltuariamente facendomi girare le scatole non poco stavolta. Era successo altre volte in passato è vero, ma stavolta era diverso. Stavolta eravamo andati oltre i nostri soliti giochini virtuali, finalmente avevamo avuto modo di realizzarli fisicamente facendo numeri da circo per poterci vedere. Ci separano 300km, entrambi siamo sposati, e soprattutto conosco il marito, molto bene. Ho conosciuto prima lui di lei allo stadio, purtroppo vengono sempre in coppia, ma volere è potere, e siamo riusciti più volte a trovarci in gran segreto e farci delle sonore scopate. Ma Elena è così, di punto in bianco si eclissa, senza un vero perché, o almeno a me non era noto.

Dopo mesi di silenzio, di messaggi caduti nel vuoto, era lì, e non vedevo neanche il marito!!! Bingo!! D’istinto mi avvicinai a lei, cogliendola alle spalle, lei si girò e con la sua incredibile sfrontatezza, come se nulla fosse successo mi disse un semplice “Ma guarda chi c’è”. Ok è vero, era con i suoi amici, ma davvero ma guarda chi c’è? Tutto qui?

Due chiacchiere veloci sulla partita, sui voli, sulla logistica e mi saluta, il loro gruppo stava uscendo per andare a cena fuori. Avevo un mix di rabbia e delusione in corpo incredibile, dopo tutto quello che c’era stato tra di noi, liquidato così, come se fossi uno qualunque di quelli che si incontrano allo stadio o in trasferta. Riuscii solo ad avere la conferma che era sola, il marito sarebbe arrivato solo il giorno dopo per problemi lavorativi. Poco dopo anche noi uscimmo per recarci a cena, quell’incontro mi aveva rovinato l’atmosfera. I miei intenti bellicosi di scoparmi mezza città erano spariti, la voglia di ubriacarsi e combinare guai anche. Il pensiero era rivolto a lei. Non potevo e non volevo crederci che avesse messo tutto nel dimenticatoio. Elena è una diretta, non ama i giri di parole, non l’avrei certo riconquistata corteggiandola in due giorni, in trasferta poi!

Decisi di andare all in, o tutto subito o niente. Non ci sarebbe stata un’altra opportunità l’indomani. Le mandai un messaggio esplicito “A mezzanotte in piscina, non serve il costume”.

Guardavo freneticamente il telefono, non arrivano risposte. Conoscendola era comunque un segnale positivo, non avesse voluto avrebbe risposto immediatamente con un scordatelo, magari accompagnato anche da qualche insulto, lei è così. Invece niente, silenzio totale. I miei amici insistevano per proseguire il dopo cena in qualche locale alla ricerca di figa locale facile da abbordare, sapevano che non sarei stato dei loro e seppur con mille prese per il culo, evitarono di insistere, così tornai in hotel da solo, maledicendomi perché probabilmente stavo solamente rischiando di perdermi del sano divertimento (e chissà magari anche qualcosa in più), per ottenere che cosa? Una buca clamorosa? Il rischio era alto, ma la posta in gioco lo era di più, era giusto provare a giocarmi le mie carte.

Recuperato un accappatoio, mi catapultai in piscina, sperando di trovarla vuota visto l’orario e così fu. Mi tolsi tutti i vestiti e mi buttai in acqua, mancava poco a mezzanotte, ero sicuro sarebbe arrivata, le sensazioni erano positive. Ed invece, passavano i minuti e di Elena non c’era traccia. Non potevo crederci, avevo buttato via una serata per lei, mi sentivo un deficiente. Ero solo in una piscina a Bratislava, nudo come un verme, mentre lei chissà dove era ed i miei amici erano sicuramente in qualche night a mettere soldi nei reggiseni di qualche maiala locale. Bravo, bene, complimenti.

Ormai rassegnato, decisi di tornarmene mestamente in camera, avevo un’incazzatura incredibile, non saprei nemmeno descriverla. Ma non era come sembrava, Elena voleva esserci in piscina, non desiderava altro. Semplicemente era rimasta con il telefono scarico e aveva preso il taxi per tornare in hotel con ritardo non dipendente dalla sua volontà, mentre io mi cuocevo dalla rabbia, lei stava correndo da me. Andò in piscina quando ormai era troppo tardi e non mi trovò, a quel punto corse in camera a mettere il telefono in carica per poter rispondere a quel messaggio, maledicendosi a sua volta di non aver risposto a tempo debito, lei e la sua voglia di far cuocere sempre gli uomini, di tenerli per le palle, di averli sempre in pugno.

In attesa che il telefono si accendesse, uscì sul balcone, si voltò alla sua sinistra e mi trovò li perso nei miei pensieri. Ci guardammo stupiti per qualche secondo, prima di scoppiare in una fragorosa ed interminabile risata.

“Devo scavalcare e rischiare di ammazzarmi o è chiedere troppo se mi apri la porta?” le dissi, “muoviti scemo, abbiamo perso pure troppo tempo” rispose lei.

Finalmente era mia, mi fece entrare in camera, senza dire una parola andai verso il bagno, volevo qualcosa di speciale. Lei mi guardava stranita, ma lasciandomi fare, sapeva che non l’avrei delusa, qualsiasi cosa stessi facendo. Aprii l’acqua della vasca da bagno, misi il tappo, mi spogliai ed entrai dentro ad attenderla. Lei si mise ai piedi della vasca, si tolse la maglietta, si tirò giù i jeans, poi lentamente guardandomi negli occhi, si tolse anche il resto, mutandine e reggiseno. Iniziò a sfiorarsi il clitoride lì davanti a me, feci per prenderle la mano, ma la rifiutò. E’ sempre la stessa, voleva farmi soffrire, voleva portarmi all’estremo del desiderio, era spesso così con lei. Feci per prendermelo in mano ma me lo impedì. “No, tu no. Tu guardi, fermo ed in silenzio”. Prese una sedia per mettersi comoda, allargò bene le cosce per mostrarmi la sua figa per bene, si accarezzava i capelli, poi il seno, e poi cominciò una lenta masturbazione. Ero eccitatissimo, come mi faceva tirare il cazzo lei, non ci riusciva nessuna!

Si alzò nuovamente in piedi, girandosi di schiena e piegandosi su se stessa, avevo il suo culo in bella mostra e non ho resistito. Glielo afferrai con due mani, ma lei si tolse subito. “Cosa non è chiaro? Devi stare fermo”. Come le piace comandare. Me lo strusciò in faccia, per poi riallontanarsi nuovamente. Mise un piede sopra la sedia, e ricominciò a masturbarsi, un dito a toccarsi il clitoride, e due dita dell’altra mano a penetrarsi la figa. Intanto l’acqua finalmente riempì la vasca, quanto avrei dovuto ancora aspettare? Quello spettacolo assoluto stava diventando una tortura. Dovevo metterle il cazzo nella figa, mi sembrava di aver sopportato abbastanza!

Finalmente decise di porre fine alle mie sofferenze, entrò in vasca mettendosi in piedi davanti a me. “Adesso leccamela, fino a quando non dico basta”. Voleva portarmi allo stremo, e direi che ci stava riuscendo appieno. Gliela leccai con tanta foga per qualche secondo, molto pochi. Adesso basta, era lei che si era eclissata, era lei che aveva fatto tardi, era lei quella che doveva essere punita! La feci scivolare in giù, facendola sdraiare dentro la vasca, salii sopra di lei baciandola finalmente, molto intensamente. Le allargai le cosce il più possibile con il mio corpo, e finalmente il mio cazzo si fece strada in mezzo, entrando dentro di lei. Cominciai a spingere in modo frenetico e travolgente, sempre più forte. Questo è quello che meritava per avermi ridotto in quello stato, doveva sentire bene il mio cazzo sbattere dentro di lei, e proprio mentre sentivo salire in lei l’orgasmo, quando i suoi gemiti avevano raggiunto decibel sempre più elevati, mi tolsi.

“Ora mi succhi il cazzo” le imposi, i ruoli si erano ribaltati. Avvicinò la sua bocca, prendendomi il cazzo con due dita prima e poi iniziò a leccarmelo in punta, scivolando sempre più lentamente in giù. Ormai aveva tutto il mio cazzo in bocca, è sempre stata brava a fare i pompini, ma si stava superando.

Decisi che poteva andare bene così, ora volevo venirle dentro. Tolsi il cazzo dalla sua bocca, la feci alzare in piedi, facendola appoggiare al muro, le inarcai la schiena, in modo da poter avere la strada libera per rimetterle il cazzo dentro. La penetrai ancora con più foga, con una mano le stringevo forte il culo e l’altra a tirarle i capelli, lei spingeva indietro, per sentire tutto il cazzo dentro, e gemeva a labbra stretta, era musica per le mie orecchie sentirla così. Venimmo praticamente insieme, dimenticando in un attimo i silenzi degli ultimi mesi, eravamo tornati a fare quello che sapevamo fare meglio. Giocare, provocarci, inseguirci e scopare duro. Lei era mia, ed io ero suo, una complicità difficile da ritrovare. Il giorno dopo sarebbe arrivato il marito, ma eravamo sicuri, un modo per riscopare l’avremmo trovato, l’indomani o prossimamente.

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