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Maria e Giuseppe parte 1: inizio a fare la modella

By 10 Dicembre 2023No Comments

Ciao a tutti, mi chiamo Maria e mio marito Giuseppe. Ho 35 anni due bambini un maschio di 12 ed una femmina di 8. Con mio marito ci siamo conosciuti all’oratorio quando io avevo 8 anni e lui 10, ci siamo messi insieme che io ne avevo 14 e sposati che io ne avevo 22. Ho cominciato a lavorare appena finita la scuola di ragioneria presso uno studio ed ho proseguito a tempo pieno fino a che non è nata mia figlia, da lì part time al mattino quando i bambini sono a scuola.

Mio marito è molto religioso e credente per cui nessun rapporto prima del matrimonio ed anche dopo il sesso è sempre stato una piccola parte della nostra vita.

Quando ci siamo messi insieme all’oratorio ci prendevano in giro, Giuseppe e Maria, ancor di più i nostri amici quando nacque nostro figlio Matteo, una testa di riccioli d’oro. Ci hanno chiamato la sacra famiglia fino a che l’arrivo di Carla ha scombussolato la formazione.

Questo per dirvi che non ho mai conosciuto altro uomo che non fosse Giuseppe e con lui ho un rapporto simbiotico su tutto. Per il sesso invece gli adolescenti di oggi ne sanno infinitamente di più di noi. Ancora oggi dopo 13 anni di matrimonio non gli ho mai fatto un pompino né lui me lo ha chiesto. Una volta che, incuriosita dai racconti delle amiche, ho provato a baciargli il pisello si è ritratto chiedendomi cosa avessi intenzione di fare. Quando scopiamo solo due posizioni missionaria e uno di fronte all’altro. Da dietro sdraiati od inginocchiati lui sostiene che non è cosa che due persone sposate fanno per cui i confini sono questi.

Sono alta un metro e sessantotto, ho una terza di seno, quello che dicono tutti un gran bel sederino e peso 52 chili.

La mia storia comincia quando per problemi alla sua azienda, mio marito ha avuto un demansionamento con la riduzione del suo salario (taglio dei premi che erano una parte significativa della sua retribuzione).

Mio marito è fondamentalmente molto timido e non reagisce mai in pubblico così, quando capita che qualcuno mi faccia un complimento per il mio aspetto fisico magari anche un po’ pesante, mi guarda male e mi mette il broncio salvo poi a casa fare una litigata perché i pantaloni che ho messo erano troppo attillati o la camicetta troppo sbottonata. Questo suo nervosismo è aumentato con la perdita parziale del suo stipendio, arriviamo a fatica a fine mese ed ogni tanto capita che i nostri ci prestino 100/200 euro o che paghino cose per i figli. Fuori a cena non si può andare perché non possiamo permettercelo, le uniche occasioni sono le cene dell’oratorio che continuiamo a frequentare ed in cui lui è un membro molto attivo e catechista.

Per cercare di contribuire di più di quanto il mio lavoro part time mi dà ed essendo brava a cucire, ho sparso la voce che faccio piccole riparazioni: orli, strappi, cambio cerniere ed altre cose così. La cosa sembra funzionare e, grazie a questa piccola entrata di 300/400 euro ogni mese, abbiamo smesso di chiedere soldi ai nostri ed una volta al mese andiamo a mangiare la pizza con i nostri bambini.

Quando usciamo è per noi una specie di festa e mi metto tutta in ghingheri, lo scorso mese di giugno era piuttosto caldo e mi misi un vestitino molto aperto, reggiseno e mutandine certamente nulla di provocante ma la scollatura faceva la sua figura ed anche la lunghezza sopra il ginocchio, quando mi sedevo faceva vedere un pezzo di coscia. Nulla di che, in giro c’erano ragazze e donne che mostravano molto di più ma il mio essere senza trucco e molto semplice forse eccita la fantasia di qualcuno. Fu così che quella sera mentre andavamo alla pizzeria nell’entrare nella parte all’aperto, passammo davanti ad un tavolo dove c’erano 4 uomini sui 60/65 anni, grassi e sudaticci che mentre passavamo commentarono la mia camminata senza preoccuparsi di non farsi sentire. Mio marito infatti li sentì commentare quanto fosse bello ed invitante il mio sedere (le parole non furono proprio quelle). Quando poi ripassai per andare in bagno che era dentro il locale, incrociai sulla porta due di loro che stavano uscendo. Mi squadrarono facendomi praticamente una radiografia ed uno dei due disse a voce alta, in modo che potessi sentire, “proprio una bella fighetta, sembra una ragazzina anche sa ha scodellato due figli, ha un culo fantastico le farei di tutto”. Feci finta di niente abbassando lo sguardo quando incrocia il secondo ma dentro di me il complimento per quanto greve mi aveva fatto piacere. Mio marito, adorabile ed affettuoso, non mi fa mai un complimento, mi considera una compagna ed una amica ma mi piacerebbe che apprezzasse di più la mia fisicità ma è rigoroso nel seguire i dettami della chiesa per quello che riguarda la sfera sessuale.

Quando finimmo di cenare e ripassammo, gli uomini non c’erano più. Erano però una decina di metri fuori dal locale a fumarsi una sigaretta sghignazzando e commentando ogni donna che passava. Fortunatamente noi dovevamo andare dalla parte opposta ma mio marito invece girò verso di loro dicendomi che doveva passare a prendere il trapano da un amico che abitava lì vicino. Lo disse a voce alta e quando passammo uno dei quattro disse a voce alta “non avrei bisogno del trapano per dare delle belle trapanate a questa bella manza. Col culo che si ritrova lo farebbe rizzare anche ad un morto”.

Mio marito fece finta di nulla e tirò dritto ma vidi che in volto si oscurava, mio figlio che ha 12 anni ma frequenta non solo l’oratorio mi guardò e poi rivolse lo sguardo al padre che però tirò dritto. Una volta ritirato il trapano, arrivati a casa e messi a letto i bambini, mio marito mi portò in cucina e mi disse: “devi smettere di vestirti in modo così succinto, hai sentito cosa ti hanno detto stasera quei 4 uomini, mi hai fatto vergognare come se stessi con una poco di buono”.

“Che colpa ho io, il mio vestito era uno dei più castigati di quelli indossai dalle donne presenti nel locale, fa caldo anche tu sei con i bermuda” gli risposi.

Giuseppe allora: “ma io non provoco le donne, tu invece con la scollatura ed il vestito attillato svegli gli istinti sessuali e predatori. Quando esci devi vestirti con abiti più lunghi e comodi, lo dico per te”.

Non ci vidi più, anche io misi il broncio e ci addormentammo di schiena uno all’altra.

Il giorno dopo era tutto dimenticato, un bel sorriso a vicenda ma le parole e gli apprezzamenti grevi mi avevano colpito, ero al tempo stesso offesa ed eccitata. Mi sarebbe piaciuto che mio marito mi scopasse con foga, magari da dietro e magari facendomi i complimenti spinti per le mie abilità amatorie. Era tutto impossibile a partire da lui per continuare con me che ero priva di qualsiasi esperienza.

La svolta avvenne il pomeriggio. Uno dei 4 uomini che erano seduti al tavolo, l’unico che non aveva detto nulla, suonò al campanello. Disse che lo aveva mandato una mia vicina perché aveva bisogno che facessi un lavoretto ai pantaloni che aveva appena acquistato. Gli serviva facessi l’orlo. I bambini erano in salotto a giocare con la playstation e io gli dissi di andare in bagno ad indossare i pantaloni perché avrei dovuto prendere le misure. L’uomo andò in bagno lasciando però la porta socchiusa, lo vidi togliersi i pantaloni, indossava uno slip molto attillato e nonostante la pancia abbondante si vedeva che nelle mutande aveva un bel malloppo. Non potevo dire se era in erezione ma le mutande erano belle piene. Mi spostai subito vergognandomi anche un po’ per aver sbirciato e tornai in cucina. Quando arrivò gli presi le misure inginocchiandomi col volto all’altezza del suo pube. Nonostante i pantaloni non fossero né attillati né larghi, la protuberanza in mezzo alle gambe era notevole. Sicuramente aveva il pene in erezione, pensai che fosse per me e per la situazione. Faceva caldo e stando in casa non aspettando nessuno, indossavo un prendisole con sotto solo mutandine e reggiseno e pensai a cosa avrebbe detto mio marito vedendo quella situazione. Ciò mi aiutò a pensare ad altro.

Quando finii di prendere le misure mi feci lasciare il suo numero per chiamarlo quando i pantaloni fossero stati pronti. Lui si fermò a chiacchierare, mi disse che aveva in comproprietà agli altri tre uomini della sera precedente, un negozio di abbigliamento che spaziava dalla biancheria intima ai cappotti e che lavoravano molto con internet grazie alle fotografie ed ai filmati delle modelle. Erano sempre alla ricerca di modelle e modelli, donne ed uomini normali in cui la clientela poteva riconoscersi perché, disse “le modelle che si vedono di solito sono poco correlate con la vita di tutti i giorni”. Si scusò poi per i complimenti pesanti degli altri fatti la sera prima e quindi se ne andò.

Mi lasciò con tre pensieri, il primo che se mi avesse offerto di fare la modella avrebbe potuto essere un modo per recuperare altri soldi ed in modo abbastanza veloce, il secondo che le scuse erano una buona cosa ma che non le avrei riportate a Giuseppe perché credo si sarebbe alterato a sapere che era venuto in casa nostra uno dei quattro e la terza riguardava la sfera sessuale. Mio marito è normodotato la sotto, quest’uomo invece doveva avere un bell’arnese almeno a giudicare da come riempiva mutande e pantaloni e questo fatto mi faceva vergognare e turbare al tempo stesso.

Non avevo molte cose da sistemare e feci subito i pantaloni dell’uomo ma attesi un paio di giorni prima di chiamarlo per non dargli l’impressione che fossi poco impegnata ed alla ricerca disperata di soldi.

Quando venne per ritirare i pantaloni dopo che gli ebbi telefonato, era ancora pomeriggio ed i bambini invece erano all’oratorio a giocare. Quando il campanello suonò sussultai, aprii e feci accomodare offrendo un caffè all’uomo. Volevo metterlo a suo agio sperando che mi offrisse il lavoro di modella e capire a quali condizioni.

Si sedette, controllò il lavoro complimentandosi sia per la velocità che per la finitura ben fatta. Gli dissi se voleva provarli per vedere se c’erano eventuali correttivi da apportare. Anche questa volta indossavo solo un grembiulino con dei bottoni davanti, sotto però avevo indossato un completino con dei pizzi nero, casto ma meno della biancheria di cotone che metto di solito. Dalla scollatura si intravvedeva un po’ di pizzo del reggiseno. Disse che era un’ottima idea ed andò in bagno, mi chiese se poteva usarlo e naturalmente gli dissi di sì. Anche questa volta lasciò una fessura e pian piano mi trovai a spiarlo. Era in piedi per fare pipì, il pene era semi duro e di dimensioni ragguardevoli come avevo intuito la volta precedente, era il primo uccello di uomo che vedevo dal vivo a parte quello di mio marito. Si scrollò l’uccello, si lavò le mani e si infilò i pantaloni a cui avevo fatto l’orlo. Mentre li infilava e li chiudeva scappai in cucina. La misura era corretta e l’uomo, che si chiamava Gaspare, confermò che il lavoro era perfetto e che li avrebbe tenuti su direttamente. Mi chiese se potevo dargli un sacchetto dove riporre quelli che aveva quando era arrivato. Aprii il cassetto più in basso della cucina senza pensare che piegandomi avrei mostrato una buona parte del posteriore all’uomo dietro di me (o forse inconsciamente lo feci apposta) il grembiulino risalì lasciando vedere le mutandine ed il mio sedere all’uomo.

“Non so che torto dare ai miei amici, Maria lei ha proprio un bel sedere, magari lo potevano dire in modo più elegante ma la sostanza è quella”.

Mi girai arrossendo come un pomodoro e porsi il sacchetto all’uomo ma non risposi.

“Se le interessa, come le dicevo ieri, stiamo cercando modelle. Dobbiamo fare i servizi fotografici per la collezione autunno inverno. La roba è appena arrivata, se le interessa mi dia un colpo di telefono. Paghiamo 300€ per ogni sessione di due ore di fotografie, non sarà sola, ci saranno donne normali di diverse taglie ma la sua ancora non la abbiamo assegnata”.

Ringraziai per l’offerta e gli dissi che gli avrei fatto sapere il giorno successivo. Ero fortemente combattuta, i soldi ci servivano, non eravamo più in emergenza ma ogni imprevisto avrebbe potuto metterci in difficoltà. Dal lato opposto non ero sicura che Giuseppe avrebbe approvato, avrei dovuto farlo di nascosto a lui ma poi come avrei giustificato i soldi che entravano? Quello che mi fece decidere fra questi due punti fu la sensazione di brivido provata misurandogli i pantaloni con il volto a pochi centimetri dal suo uccello ed il fatto che spiandolo lo avevo visto così grosso. Mi vergognavo profondamente a fare questi pensieri, la mia educazione mi costringeva a farlo ma la mia natura invece mi faceva essere curiosa. Non so cosa sarebbe capitato ma i racconti delle mie amiche che pur senza tradire i mariti facevano con loro del sesso giocoso e variegato, mi avevano portato su una cattiva strada. Io non avevo mai nulla da raccontare. Con Giuseppe scopavamo sempre e solo nello stesso modo il sabato mattina presto al buio e prima che i bambini si svegliassero, peraltro tardi dato che non dovevano andare a scuola.

Decisi per il sì gli telefonai, Gaspare mi disse che già l’indomani mi avrebbero aspettato alle 15. Organizzai e portai i bambini da mia madre, per le 3 ore successive avrei assaporato una vita diversa dal solito tran tran.

Quando arrivai all’indirizzo che mi era stato indicato, trovai un capannone, entrai e trovai una fila di camerini ed un set. C’erano già modelle di età e taglie diverse, alcune avevano finito e si stavano cambiando nei camerini, altre erano sul set oggetto degli scatti del fotografo. Davanti a loro Gaspare con gli altri tre uomini della prima sera. Appena entrato Gaspare e l’uomo che aveva fatto la battuta sul trapano si alzarono e mi vennero incontro. Gaspare mi presentò Salvatore (Salvo) il quale si profuse in mille scuse per la battuta infelice, allo stesso tempo mi fece comunque tutta una serie di complimenti per la mia avvenenza e semplicità quindi mi indicarono un camerino. C’erano all’interno 5 sacchi ognuno contenente dei vestiti. Mi spiegarono che avrebbero cominciato con me da lì a mezz’ora e di cominciare a prepararmi col contenuto del pacco numero 1. Mi dissero anche di usare per tutto il servizio fotografico, il collant sigillato che c’era appoggiato sulla panchetta e le scarpe che sarebbero rimaste le stesse per tutto il servizio fotografico. Entrai per prepararmi spogliandomi restando con le sole mutandine e reggiseno di pizzo dello stesso tipo usato due giorni prima. Non volevo rischiare di farmi vedere con biancheria da educanda, sotto i vestiti avrebbe potuto fare difetto per la generosa dimensione.

Prima di iniziare mi fecero passare dal truccatore che mi mise abbondante fard, eyeliner e rossetto modificando di molto il mio look, chi non mi conosceva molto bene avrebbe fatto fatica a riconoscermi sotto tutto quel trucco dato che io non ne mettevo mai.

Aprii il pacchetto del collant e scoprii che in pratica non era proprio un collant ma era aperto come se fosse un reggicalze con le calze attaccate, tutto in un unico pezzo. Trovai il capo strano e non capivo il motivo, pensavo anche che fosse peccaminoso e mi immaginai di farmi trovare così da Giuseppe da soli in macchina. Chissà se sarei riuscita a tentarlo. Scacciai il pensiero ed indossai poi il contenuto del primo pacco. Una camicetta di seta verde acqua ed un tailleur di color tortora con gonna sopra il ginocchio ed un profondo spacco posteriore che arrivava fino alle natiche. Le scarpe che trovai erano scamosciate color tortora con un tacco a zeppa di una decina di centimetri che mi slanciava parecchio. Quando uscii dal camerino Gaspare e Salvo erano lì che mi aspettavano e mi chiesero se mi piaceva il vestito numero 1, risposi di sì dicendo però che non era il mio stile ma come modella sarei stata professionale prendendo le pose che mi avrebbero chiesto. Salii sul palchetto che fungeva da set fotografico insieme ad un’altra ragazza più bassa ed in carne di me ma con un vestito uguale ma di un color azzurro tenue, anche lei indossava scarpe con la zeppa ma di un colore che ricordava quello del vestito.

Seguii tutte le indicazioni del fotografo, seduta in piedi vicino all’altra ragazza e da sola con foto da davanti e da dietro dall’alto e dal basso. Credo che mi siano state scattate almeno un paio di centinaia. Il fotografo disse che era abbastanza. Tornai nel camerino insieme all’altra ragazza mentre altre due pronte prendevano il nostro posto.

La cosa procedette uguale per il vestito numero due e tre mentre dal quarto sostituii le due ragazze da sola.

I vestiti due e tre erano di taglio diverso ma simili come concetto, uno era un tailleur con pantaloni attillatissimi, quando uscii dal camerino Gaspare mi disse che si vedeva il segno degli slip e che avrei dovuto toglierli. Mi disse di aspettare un momento e tornò con una confezione nuova che conteneva un micro slip con filo interdentale come parte posteriore. Quando me lo diede diventai rossa ma Gaspare aiutato da Salvo mi gratificarono con una marea di complimenti dicendomi che sarebbero stati sotto i pantaloni per cui nessuno li avrebbe notati. Intortata dalle parole degli uomini tornai in camerino e mi cambiai le mutandine con quel capo praticamente inesistente. Guardandomi allo specchio dovevo ammettere che l’effetto era molto diverso, sembrava non portassi le mutande e col doppio specchio potevo vedermi il sedere. Era la prima volta ed in effetti, non per vantarmi, il mio culetto era notevole. In giro per strada raramente avevo visto di meglio.

La cosa mi fece molto piacere e capii che un uomo potesse apprezzare la parte, uscii tutta impettita e feci un servizio rinfrancata sul mio aspetto estetico.

Il vestito numero 4 invece era da sera, era un tubino molto attillato che arrivava a metà coscia, senza spalline. Quando uscii dal camerino ancora Salvo e Gaspare mi dissero che quel vestito non si poteva portare col reggiseno, stava male per cui mi chiesero di rientrare e togliermelo.

“Hai un seno stupendo che sta su da solo, non serve che indossi reggiseno per il servizio fotografico”.

Tornai sul set e trovai degli elementi in più, una scala ed un divano. Il fotografo cominciò a scattare. Poi mi chiese di saltellare cosa oltremodo difficile con le scarpe che indossavo. “Ok faremo dopo, ora siediti e muoviti con naturalezza sul divano accavallando le gambe”. Feci quanto richiesto arrossendo un poco. Avevo le luci negli occhi per cui vedevo poco cosa succedeva davanti al set, intuii dalle sagome che i quattro uomini erano tutti seduti sulle poltroncine e che parlottavano fa loro.

Il fotografo mi fece moltissime foto poi mi fece salire sulla scala riprendendomi da sotto, ero come intontita da quanto mi diceva ed obbedivo meccanicamente ma mi rendevo conto che a causa del collant con le aperture, l’effetto sarebbe stato come se avessi indossato delle autoreggenti mettendo in bella vista la pelle fra il bordo della calza e le mutandine che essendo rimaste quelle ridottissime facevano sì che di pelle esposta ce ne fosse parecchia. Attraverso le luci vidi che i quattro, nascosto dall’oscurità, non stavano fermi, capii solo dopo che si stavano carezzando da sopra i pantaloni guardandomi. Me ne accorsi quando una delle luci si spense lasciando scoperto l’uomo più a sinistra, non era né Salvo né Gaspare e pur accortosi che lo stavo guardando continuò imperterrito a carezzarsi con il cazzo fuori dai pantaloni. Quando me ne accorsi feci un’espressione sorpresa che il fotografo colse poi la luce riprese a funzionare e non vidi più cosa succedeva là dietro. Quando il fotografo finì e le luci si spensero i quattro erano seduti normalmente e mi domandai se quello che avevo visto non fosse stata una allucinazione.

Mi dissero di andare a cambiarmi che avevamo finito, non c’era tempo per il 5 vestito. Dissi che avevo ancora mezz’ora a disposizione ma mi risposero che il fotografo doveva andare e che avemmo fatto un’altra volta. Saltò su però l’uomo che mi sembrava stesse masturbandosi. “Facciamole provare l’ultimo cambio, la fotograferemo noi con la macchina, io sono un fotografo dilettante, se il risultato sarà soddisfacente avremo risparmiato tempo altrimenti avrebbe dovuto tornare comunque”.

Sembrò a tutti una buona idea, andai nel camerino e mi spogliai, ero senza scarpe col tanga e senza reggiseno quando Gaspare aprì la tenda facendo finta di nulla.

“Mi raccomando non mettere il reggiseno con questo vestito”. Mi coprii istintivamente il seno ma Gaspare mi disse che di donne nude ne aveva viste a centinaia e che per lui le modelle erano asessuate. Chiuse la tenda ed io aprii il quinto pacco.

Dentro una mini di strass che arrivava a stento a coprire il lembo della calza ed un top dello stesso materiale. Nel pacco anche un finto piercing da applicare all’ombelico, qualche anellino sparso (c’era un foglio con delle istruzioni che dicevano che erano da mettere al labbro ed al naso) ed una catenina dorata da metter in vita. Il tutto con un paio di scarpe di una altezza che non avevo mai affrontato. Erano un tacco 12 a stiletto. Pensai che per camminare avrei avuto bisogno di aiuto. Quando fui pronta tirai la tenda ed i quattro uomini mi aspettavano. “stupenda, meravigliosa ribelle, bomba sexy” e molti altri complimenti con cui mi stordirono. Avevano anche acceso della musica ad alto volume. Mi spiegarono che quello era il completo da cubista e che per rendere più reale la situazione c’era dietro una piccola pista da ballo come set. In effetti sul retro la pista c’ea veramente e c’era anche il cubo in stile anni ’90. Salii, luci stroboscopiche ed altre fisse. Il neo fotografo conosceva il suo mestiere, mi dava indicazioni che in parte si perdevano nel frastuono. Gli altri tre, con i telefonini in mano (magari qualche scatto può integrare il servizio), filmavano e scattavano a ripetizione. Ballando su quei trampoli rischiai di cadere un paio di volte e nella foga ad un certo punto mi uscì un seno dal top. Stavo per rimettermelo dentro quando Giulio, quello che stava fotografando, mi disse di lasciar stare che una cubista continua a ballare. Intontita dalla musica e dalle parole degli uomini avevo perso la maggior parte dei freni inibitori fino a che inciampai e caddi fortunatamente senza farmi male. Stesa lì per terra il servizio terminò ed i quattro mi si fecero intorno preoccupati. Mi massaggiavano da ogni parte. Sentii le loro mani sul sedere, da cui provavo a toglierle, sulle gambe e mi diedero anche un paio di tastate ai seni usciti entrambi.

Sia la gonna che il top erano diventati due strisce di stoffa. Dal micro slip uscivano ciuffetti di pelo (non mi sono mai depilata il pube in vita mia) ed il seno al vento era una specie di liberazione. I quattro mi presero allora di peso con estrema delicatezza e mi riportarono in camerino dicendomi di cambiarmi che mi avrebbero riportato a casa. Quando uscii indossando di nuovo i miei abiti ero un po’ meno stordita. Mi pagarono e mi riempirono di complimenti. Per loro oltre ad essere una modella nata che non si scompone di fronte agli imprevisti, ero una donna sensuale e bellissima. Ovviamente la cosa solleticò il mio orgoglio e passai sopra alla fase in cui mi avevano accarezzata tutti e quattro con la scusa di aiutarmi.

Arrivai a casa e mi ripulii la faccia. Poco dopo sul telefonino mi arrivarono una serie di fotografie della seduta, nessuna traccia di quelle in cui ero stata discinta. Foto molto belle che esaltavano la mia femminilità ed i vestiti che portavo. Avevo fatto un bel lavoro, c’era solo un problema: ero bagnatissima, la situazione nuova, l’essere al centro dei desideri di quattro uomini, mi turbava, al solito al tempo stesso mi vergognavo ed eccitavo. Mi salvò da fare qualcosa di cui mi sarei vergognata (il masturbarmi pensando a membri diversi da quello di mio marito) il rumore delle chiavi che giravano nella toppa. Era mia madre che riportava i bambini.

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