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So quanto ti piacciono le storie erotiche. Mi hai scritto che alzano il livello della tua libidine più di un contatto o un’immagine: ormai un po’ ti conosco e ti faccio dono di questa favola perché tu ne faccia buon uso. Spero che la tua segreta storia d’amore con il napoletano continui così che lui possa tradurtela degnamente: mi hai detto che quella che vi mandai lo scorso mese vi ha fruttato un pomeriggio in letto carico di orgasmi. Spero che questa, altrettanto incredibile, vi trovi insieme, felici e nudi.
Così, una decina di giorni fa capita che io vada fuori con Mara per una serata di Bar e localini giù in città col pretesto di accompagnare un terzetto di amici che partiranno il giorno seguente. A casa lasciamo di babysitteraggio Juls, un inglese ormai ex di un’amica e andiamo per questa rara serata di bagordi.
Quel che ricavi da serate così sono delle gran bevute e tanta, tanta musica più o meno uguale tra un locale e l’altro; ma è anche un occasione per ballare, vedere gente e rompere il tran tran del bambino e della casa. L’altra notte avevo appuntamento con una coppia a cui far vedere una location così ho lasciato che Mara andasse avanti insieme ai nostri amici.
Ma è qui. Lascio a lei la tastiera.

Credo proprio di avere esagerato mischiando coca rhum e tequila e vodka. C’era stato pure del vino a cena, così che quando Walter mi dice di andare perché s’erano ormai fatte le quattro la sbronza si muoveva tra la mia testa e le gambe come un Unno invasore.
In macchina tornando a casa ho levato i pantaloni pronta come ero ad andare a fare un bagno nel mare, così, per svegliarmi e festeggiare la luna che stava alta nel cielo, ma la parte sobria della famiglia mi ha ricordato che era tardissimo e ha guidato fino a casa.
Mi girava un po’ la testa ma stavo bene, parlavo e avevo voglia di ridere, poca o nulla di andarmene a letto. Entrando la prima immagine è stata quella di Juls buttato sul somier addormentato con una coperta drappeggiata addosso. Si è svegliato al nostro ingresso e si è subito tirato su. Io ho cominciato il mio show senza neppure lasciargli il tempo di fiatare. Parlavo, semplicemente senza sosta parlavo dicendogli di quanto ero stata bene, di quanto avevo ballato, di quanto avevo bevuto e nel frattempo muovendomi nella stanza, già in mutande ho sfilato la maglietta e sganciato il reggiseno. Mi sono stesa su un divano avendo di fronte Walter e Juls seduti su un altro.
Si fumava e si chiacchierava ma ero io quella che teneva viva la conversazione: l’albanese che dentro all’Icarus aveva allungato le mani e io che l’avevo lasciato fare divertita fino a quando era arrivato Walter, “Il padre di mio figlio”, gli avevo detto e lui si era dileguato e prima allo Scandinavian c’era stato il greco brutto e solo gratificato di un ballo, la musica diversa nei diversi locali, il piacere di andarsene così in giro la notte e la gente che si incontrava e come vestivano e da lì al fetish: la mia ultima attrazione almeno per il vestire. Parlavo quasi sempre io e sentivo di essere al centro della loro attenzione. Non mi dispiaceva: mi sentivo rilassata anche se mi rendevo conto dell’ubriacatura e ogni tanto gliela facevo notare come fosse un alibi per il mio parlare a ruota libera vestita soltanto di un paio di mutande sdraiata su quel divano lì davanti a loro.
I discorsi giravano sempre intorno al tema sesso. Walter mi guardava sorridendo e io sapevo che dentro la testa gli dovevano star passando ipotesi di sesso a tre o simili. Juls mi fissava attento intervenendo ogni tanto col suo poco decifrabile inglese, raccontava delle sue esperienze in un club a Londra con quella che era stata la sua donna. A un certo punto venne fuori con una frase che non doveva essere assolutamente casuale: “In sex games it is the lady that makes the rules.”
Avrei voluto spingermi più in là, ma il mio solito imbarazzo mi teneva ancorata a quello stadio della situazione: non sapevo proprio cosa avrei potuto fare. L’atmosfera era evidente così come era successo altre volte nella vita insieme a Walter eppure ancora una volta vedevo l’occasione sfuggire e impantanarsi tra chiacchiere e sorrisi delusi. No. Questa volta avrei voluto proprio spingerla oltre.
Il discorso sugli stivali fetish non so dove mi ha portato e mi è venuto in mente il regalo comprato durante una puntata ad Ateme e non ancora mostrato a Walter.
“Tanto Juls è abituato a vedermi nuda al mare.” L’ho detto rivolta a loro ma parlavo quasi con me stessa e mi sono alzata e andata di là. Ho frugato nei cassetti, ho tolto anche il reggiseno e ho indossato un top rosso a rete e un tanga aperto sul davanti rosso e nero. Due striscioline di stoffa che contornavano i lati della fica lasciandola completamente scoperta. Più puttana che fetish ma era quanto avevo trovato ad Atene in una mattinata di shopping mirato.
Ho rifatto il mio ingresso nel salone e davanti ai loro occhi compiaciuti e e un po’ stupiti ho mostrato il trofeo. Ero ubriaca va bene, mi sentivo ubriaca ma ero anche ben cosciente della tensione reale che il mio buttar via la maglietta e i discorsi fatti avevano creato già prima. Ora in piedi davanti a loro con i capezzoli spinti contro la rete a maglie larghe e la fica nuda attraverso lo spacco orlato di merletti mi lasciavo guardare sorridendogli.
“Che bella”, il commento di Walter e Juls assentiva con il capo mentre coglievo il suo sguardo dritto fra le mie gambe.
“E’ tutto aperto anche dietro”, ho detto mentre dopo aver dischiuso lo spacco della seta sul davanti mi voltavo per mostrargli il culo altrettanto nudo.
Quello è stato l’attimo in cui ho pensato “Sono ridicola e mi ributto sul divano o me ne frego e li faccio impazzire tanto è quello che vogliono tutti e due”. E’ stato un istante, il tempo di girare su me stessa e avevo deciso. Avrei giocato con loro lasciandoli giocare con me.
Mi sono fatta più vicina e ho messo un piede sul divano proprio tra di loro.
“How is it? Is enough fetish? Do you like it?”
“It’s you that I like. You… when you this drunk…”, ha detto Waltere con la mano mi ha preso una caviglia per risalire subito verso il ginocchio, la coscia mentre si voltava a sorridere a Juls.
“Oh, yes. You are absolutely nice and this underware it is made for you”. Questo era Juls con gli occhi piantati dentro i miei cercando di capire fino a che punto mi sarei spinta.
“Seta su seta”, diceva Walter e con le mani mi sfiorava le cosce e il culo di dietro.
“So? Shall we play togheter ?” Gli ho chiesto lasciandomi cadere a sedere in mezzo a loro.
“Of course we would like to play with you”, ha detto Walter. “What your opinion, Juls? Do you like her?”
“Oh, I told you already once. The first moment I sow you, your shaved pussy kept my attention. Do you remember it?”
“Yea, I remember. Last year on the beach in Paranga.”
“She told even to me about your comment”. E’ intervenuto Walter, “And now that shaved pussy it is here in red and black and I am almost sure it is wet. Is’n it? Can I?”
Ho sentito le mani di Walter scivolarmi sulla pancia e mi sono lasciata andare un po’ di più sul divano perche potesse muoversi meglio e nel fare questo gli ho dato in parte le spalle voltandomi verso Juls. Lui si era girato con il busto verso di me e mi sorrideva restando però con le mani abbandonate sulle gambe. Mi sono sporta un poco in avanti e ho avvicinato le labbra alle sue sfiorandole. Sembrava non aspettasse altro perché le sue mani si sono mosse immediatamente prendendo possesso delle mie tette al di sopra del top. L’ho tirato più vicino spingendo la bocca contro la sua morbida e bagnata e infilandogli la lingua tra i denti. Lui rispondeva al bacio mentre con le mani mi stringeva i capezzoli. Nel fare questo mi ero scostata da Walter e adesso sentivo le sue mani corrermi sulla schiena e sui fianchi, una sua mano frugarmi la nuca mentre baciavo Juls.
“I like what we are doing”. E questa è stata, credo, la mia ultima frase cosciente perché un attimo dopo ero preda di quattro mani che mi toccavano senza sosta: forse è stato Walter da dietro ad alzarmi il top sopra le tette ma è Juls che si è chinato per prenderle in bocca. Walter si era scanzato lasciandomi scivolare all’indietro e in ginocchio accanto al divano mi accarezzava il collo e il viso, mi ha sorriso e si è chinato a baciarmi le labbra, la sua lingua era quasi violenta. Avevo voglia di conferme, la mia mano è risalita lungo il mio corpo a trovare il cazzo di Walter dentro i calzoni: duro, come di ferro, e quello di Juls? L’altra mano l’ho infilata tra il mio corpo e il suo che un po’ mi schiacciava cercando di arrivare quanto più in basso potevo. Lui ha inarcato un po’ il busto per lasciarla passare ma fino lì giù non potevo arrivare così l’ho allontanato dai seni, l’ho spinto un poco all’indietro e mi sono chinata sul suo grembo prendendoglielo in bocca attraverso i pantaloni. Più che duro anche quello, e grosso, lo sentivo gonfio al di là della stoffa.
“If you let me help you… and myself as well. I’ll come out from this. It is a little complicate”. Juls sorrideva di nuovo e con le mani armeggiava per aprire la cintura dei pantaloni che indossava. Mi sono voltata verso Walter che stava ancora in ginocchio e sono scivolata accanto a lui sul pavimento anche io in ginocchio per spingerlo all’indietro e con le mani cercare il suo cazzo. L’ho tirato fuori spingendo in basso calzoni e mutande e l’ho imboccato fino in fondo alla gola.
Lo sentivo benissimo, liscio, caldo e teso come non lo ricordavo da un po’. L’ho succhiato e leccato, sono scivolata verso le palle leccando anche quelle, con una mano ero arrivata alla mia pussy bagnata fradicia e con le dita la stavo aprendo quando a sorpresa, non mi aspettavo che fosse sceso anche lui dal divano e che si fosse piazzato dietro di me, ho avvertito altre dita toccarla e infilarsi dentro senza tergiversare. Juls muoveva la mano dentro la mia pancia strabagnata facendomi impazzire di piacere.
“I’m wearing a condom. I have always one with me”. Ho fatto appena in tempo a sentire queste parole sussurrate dalla voce stranamente arrochita di Juls mentre qualcosa altro prendeva il posto della mano e mi allargava la fica. Mi stava scopando: era arrivato subito fino in fondo tralasciando uretra e utero fino allo stomaco, ben grosso e duro e ora se ne stava lì immobile, le mani a tenermi per i fianchi, quel coso che mi riempiva tutta e in bocca mi ero infilata di nuovo il cazzo di Walter.
Non ci capivo più molto. Riesco a raccontarti questo che sto scrivendo perché è stato Walter il giorno dopo a farmi una cronaca più accurata: io ero persa. Con la mano restata da quelle parti mi toccavo la fica tiravo all’insù la pelle del pube spingendo verso l’interno, spingevo forte con le dita sulla pancia e ho cominciato a premere sul cazzo di Juls, a roteare il bacino, volevo sentirlo di più, essere scopata, godere. Davo colpi all’indietro col culo e Juls ha preso a muoversi, costante, regolare come un treno inglese ho pensato in quel momento e non so perché, so solo che mi scopava un gran bene. Ho cercato la faccia di Walter sfilandomi per un momento il suo cazzo dalla bocca. Aspettava il mio sguardo e mi ha sorriso: “Così ti voglio”, ha detto in inglese e mi ha preso il viso tra le mani. Il suo cazzo durissimo era lì ad un pelo dal mio mento e io l’ho ripreso in bocca e lo pompavo e pompavo mentre un altro cazzo pompava la mia fica, come un treno inglese ti ho detto. Un altro pompatore ho pensato ma è bello così e spingevo anche io in sincrono coi movimenti di Juls.
Beh, l’orgasmo che è arrivato non è molto descrivibile e poi non era uno erano una catena, a circolo, infiniti. Non so come è successo ma a un certo punto c’era la testa di Walter sotto la mia pancia che mi teneva il clitoride tra le labbra e lo succhiava mentre quell’altro continuava a scoparmi e poi c’era l’altro a leccarmi la fica mentre io stavo infilzata sul cazzo di Walter seduto sul divano. Non so quante combinazioni siano venute fuori l’altra notte, e mi sorprendeva che i due trovassero tanta energia, non sono ragazzini: Juls era venuto una volta mentre mi prendeva da dietro e Walter continuava a trattenersi. Ma la combinazione che ho potuto finalmente provare è stata di due cazzi insieme dentro di me. Era quasi l’alba, o forse era passata, ce ne eravamo andati sul letto in camera e parlavamo di quello che era stato un attimo prima e delle possibili combinazioni in tre e Walter ha suggerito quella che non avevo mai provato: il sandwich. E allora un po’ di organizzazione e i loro cazzi si erano nuovamente induriti parlando di questo e io davanti a loro mi sono preparata il culo con un dito poi due e anche tre mentre Juls mi succhiava le tette e mi baciava il collo le spalle e Walter mi leccava la pancia e la fica finché mi è venuto dietro e sempre stando sdraiati di fianco me l’ha appoggiato sul buco. L’ho preso io in mano e pianissimo l’ho spinto dentro, ma forse è meglio dire accompagnato perché non so come mai ma quello stupido del mio culo, l’altra notte aveva deciso di essere assolutamente disponibile e non dare problemi. Una volta che il suo cazzo è stato ben dentro si è voltato sulla schiena tirandomi con sé e si é tirato un po’ più su con le spalle; ora ero quasi seduta sopra di lui così quando mi ha preso le cosce da sotto e le ha spinte in su la mia fica si è offerta aperta e perfettamente in linea agli occhi di Juls che ha trovato pure il tempo di chinarsi tra le mie cosce e mordicchiarmi le labbra e il clitoride. Come se non fossi stata abbastanza eccitata e pure preoccupata ero: andavo a provare un qualcosa che nella mia immaginazione era anche uno strappo.
“Se vi dico di smettere, smettete”. Gli avevo fatto promettere prima, ma non c’è stato bisogno di alcun breack perché Juls mi aveva riempito la fica di saliva ed è scivolato in me dolcissimamente mentre Walter, forse si ritirava un po’ e poi hanno preso a muoversi in maniera impercettibile. Quando erano fermi non provavo alcun dolore soltanto mi sembrava che la mia fica fosse tesa al suo limite massimo. Il mio culo era fuso con lei. Laggiù era tutto un nodo che mi riempiva la pancia, lo stomaco lo sentivo fino in gola e ho cominciato io a muovermi e… che ti dico dell’orgasmo che ho avuto? O degli orgasmi? Perché non li contavo certo più: erano agganciati uno all’altro. Sentivo le onde di uno scendere e un altro saliva saliva.
Non ci ho capito molto devo dire e ci sono volute le immagini di Walter nei giorni seguenti per farmi prendere coscienza dei momenti che abbiamo passato insieme

propy0827@gmail.com
questo per commenti e valutazioni eventuaali

Propy

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