Mancano ormai altri due capitoli alla fine di questo racconto. Vi sta piacendo? Scrivimi all’indirizzo tivengo.inmente@gmail.com per un commento, un saluto o una richiesta. Buona lettura!
JOHN KEAN
Fra tutti i vip del resort ce n’è uno di cui il gruppo costituito da Marta e Giulio non riesce proprio a scoprire alcuno scheletro nell’armadio. Si tratta del leggendario attore statunitense John Kean. Ha raggiunto la popolarità grazie a una trilogia di film d’azione divenuti cult, dove interpreta il ruolo del vigilante mascherato incorruttibile e letale. Da un paio di anni trascorre l’intera stagione estiva in Italia. Pare che il bisnonno fosse calabrese o almeno così lui dice nelle varie interviste. Chiaramente per le vacanze italiane ha scelto il top del top: il resort dei vip Vir.
Marta è disperata. John passa la maggior parte del tempo nella piscina est, solitamente meno affollata, in compagnia dei due figli adottivi: Camilla di 21 anni e Edo di 19. Nonostante i suoi 50 anni suonati John esibisce orgogliosamente un fisico asciutto e muscoloso, ha capelli lisci neri portati lunghi, basette che si congiungono a un pizzetto curato e un pacco niente male a giudicare dal rigonfiamento che si intuisce sotto il costume a fantasia hawaiana. Tutte hanno sempre gli occhi puntati su di lui, eppure, lui pur mostrandosi gentile non se ne approfitta. Persino nei selfie che ogni giorno gli chiedono non osa allungare mai una mano su fianchi o glutei. Da quando ha conosciuto la sfortuna di essere vedovo l’attore si è convertito al buddismo, è diventato vegano e ha adottato due ragazzi latini (Camilla è colombiana e Edo è messicano). Non dimentica certo di fare beneficenza. Sembra conduca una vita al riparo da ogni forma di egoismo e libido. Gli unici svaghi che sembra concedersi sono un’ora di yoga al tramonto e un singolo Cuba Libre che sorseggia mentre dopo cena assiste insieme ai figli adottivi agli spettacoli organizzati dall’animazione.
Marta ha cercato in tutti i modi di provocarlo e indurlo in tentazione. La rossa non crede nell’esistenza degli angeli e se esistessero anche loro nasconderebbero almeno uno scheletro nell’armadio. “Sicuramente -pensa- è solo tanto più attento degli altri: avrà capito che tipo di donna sono”. Per questo motivo quando Marta, dopo aver chiesto anche lei una foto, gli ha praticamente strusciato addosso le grosse e morbide tettone, non ha nemmeno mostrato imbarazzo. Una volta, presentatasi in leggins super aderenti e top, gli ha proposto di praticare yoga insieme; qualunque uomo etero avrebbe colto l’opportunità, lui ha risposto di preferire la pratica solitaria. Però c’è forse un modo per indebolire le sue difese mentali e verificare se John sia davvero un santo incarnato! Marta ha notato che deve essere molto sensibile all’alcol: si limita a un solo Cuba Libre la sera e comunque quando abbandona l’anfiteatro barcolla.
“Solo che io non ho una scusa per allontanarlo dai figli adottivi né per parlargli o offrirgli da bere. Per la direttrice del resort è diverso”. La voce di Marta si sforza di apparire infastidita dalla richiesta che sta per pronunciare. Si rivolge a Michela. Michela è seduta a gambe spalancate sulla scrivania, è intenta ad accogliere Giulio nel suo grembo; come se ignorasse la presenza della collega Giulio continua a chiavare senza sosta la direttrice. E’ già la seconda scopata che si concedono: la prima è stata in realtà piuttosto una sveltina di benvenuto appena si sono visti e gettati l’uno nelle braccia dell’altra ma appena Giulio ha proposto di invitare Alfredo alla prossima riunione è esplosa nuovamente la passione. “Il piano che ho elaborato – prosegue Marta- è il seguente: agirai durante la vigilia di Ferragosto, magari a cena avrà bevuto già un bicchierino per augurio, quando proprio tutti gli ospiti si muovono verso l’anfiteatro all’aperto per assistere al cabaret e allo spettacolo dei fuochi. Lo avvicinerai e gli dirai che la direzione del resort ha pensato di coinvolgerlo in uno spot pubblicitario. Al lavoro non dirà di no. Lo porterai sulle sdraio della piscina per non essere disturbati, dovrai trovare il modo di farlo bere in nome dell’affare che si sta concludendo e il resto dipende da te. Fallo parlare e assecondalo”. La direttrice cerca di riprendere fiato per dire qualcosa ma viene bloccata da un bacio di Giulio che la spinge a distendersi sulla scrivania così che la possa scopare più selvaggiamente. Michela ha il vestito color pesca tirato in su fino alle poppe che restano coperte da un reggiseno color prugna; non ha più la figa fresca di depilazione, le è cresciuto un triangolino di peli castano scuro; allarga le braccia, l’uomo gli inchioda con le mani i polsi alla scrivania. E’ un crescendo di gemiti e il clap sempre più forte dello sbattere dei coglioni contro la pelle. Il ritmo della chiavata viene interrotto bruscamente dall’orgasmo della bruna, violento e liberatorio; sentendosi mungere dalla figa di Michela anche il membro di Giulio arriva allo stremo dopo qualche secondo. Appena in tempo per schizzare sul triangolino di peli.
Per l’occasione Michela è dovuta tornare a far visita a Bianca nella sua boutique. Alfredo ha insistito per accompagnarla nella speranza di trovare di nuovo il vecchio segaiolo. Hanno scelto insieme un abito bianco monospalla con spacco, il marito ha insistito affinché comprasse anche un intimo abbinato. Ad ogni modo, la direttrice è riuscita senza troppi sforzi nell’impresa di allontanare il signor Kean dallo spettacolo dei fuochi. Come immaginava Marta l’attore ha brindato una volta di troppo durante la cena. E’ rosso in viso, mantiene però il suo gentile distacco. E’ riuscita a farlo sedere su una sdraio in penombra. La parte difficile comincia ora. Riuscirà a farlo ubriacare? Si dimostrerà John davvero un lupo travestito da agnello? Avrà poi Michela la faccia di ricattarlo?
Michela tira fuori dalla borsa una bottiglia contenente il cocktail già pronto. Al bar tutti sanno che il signor Kean apprezza un buon cuba libre, più volte ha accennato dei suoi viaggi in America del Sud e di come quel cocktail sia un condensato di ricordi. Certo, ne berrà un bicchiere in compagnia. Kean indossa un pantalone nero e una camicia rossa che non abbottonata fino al collo mostra il pelame brizzolato in mezzo a due pettorali ben delineati. Probabilmente perché assorto nelle chiacchiere e già alticcio svuota rapidamente il bicchiere. La direttrice è costretta a tenere il passo affinché possa avere la scusa di versare un secondo giro di cocktail.
“Che ne dice signor Kean? Sarebbe un peccato se si dovesse buttare perché ormai troppo caldo”
“E d’accordo.”
In effetti nonostante la serata sia abbastanza ventilata fa caldo e si suda. E’ pur sempre agosto. Però ora John non si porta una mano alla fronte per asciugare i sudori, inizia ad avere giramenti di testa. Anche Michela avverte che l’alcol ha iniziato a impedirle una parlata fluida e la vista è annebbiata: domanda e ottiene il permesso di stendersi sulla sdraio. Si toglie le scarpe che le provocano dolore, lo spacco dell’abito mostra la coscia fino all’elastico delle mutandine. I due hanno ormai smesso di parlare di lavoro: ricordano ridendo le loro reciproche e così diverse avventure adolescenziali; lui è cresciuto a Chicago, praticava a livello agonistico arti marziali e sognava di fare l’attore, rispettato dai bulli e adorato dalle ragazze; lei è cresciuta nella provincia piemontese e la sua prima volta è stata in quinta superiore con il professore di disegno in gita scolastica. Concluso l’argomento passano a parlare delle loro situazioni sentimentali, se Michela e il marito hanno intenzione di avere un giorno dei figli e di come sia stato difficile all’inizio farsi accettare come autorità paterna da due adolescenti che provenivano da famiglie problematiche.
“A proposito – dice John a un certo punto-, non mi biasimi. Un giorno ho beccato mio figlio fumarsi una di queste. Ero contrariato ma lui mi ha assicurato che l’unico effetto che hanno è rilassare i muscoli e i nervi. Aveva ragione. Così ne fumo ogni giorno una prima di andare a letto. Però ora ne ho una gran voglia…”.
Tira così fuori dal taschino della camicia una scatolina, la scatolina contiene cinque canne già preparate. Sempre dal taschino John estrae un accendino e accende la canna. “Vuole favorire?” chiede l’uomo tra un colpo di tosse e l’altro porgendo la sigaretta speciale. Michela si sente come all’interno di una di quelle visual novel erotiche dove bisogna decidere tra due scelte, una porterà la protagonista verso una morale corrotta e l’altra procrastinerà almeno il momento della completa corruzione. E’ tardi per indugiare, lo farà se serve. Michela posiziona il cannone tra indice e medio e inspira. Una volta sola ha provato lo sballo ma sono trascorsi anni. Tossisce, ride e una dimenticata sensazione di formicolio le pervade le gambe. Si rimbalzano lo strumento di sballo come due vecchi amici finché John sballato e ubriaco si accascia sulla sdraio: non sembra del tutto cosciente, sicuramente non è lucido e ha gli occhi che sono due strette fessure. La direttrice prende posto accanto a lui sulla sdraio. E’ seriamente preoccupata. D’improvviso l’uomo sembra riprendersi parzialmente dal torpore, afferra con una mano la mano della donna.
“Sei Ashley? Ashley, perché te ne eri andata? E’ perché sono stato un bimbo cattivo. Puniscimi come fai di solito ma non te ne andare”.
John trasogna. Ashley era il nome della moglie defunta. Evidentemente crede che Michela sia la moglie defunta. Cosa fare? E’ rischioso. La donna si trova per l’ennesima volta di fronte a una scelta da fare, sceglie di guadagnare un altro punto in corruzione.
“Si, ti sei comportato male. Dimmi, ti ricordi come ti punivo quando lo meritavi?”
Non può sbagliare. Michela non ha mai interpretato il ruolo di mistress e onestamente non ha fantasie legate alla dominazione. Però dirige per un attimo lo sguardo verso la telecamera istallata sotto il gazebo del bar, Marta e Giulio avranno finalmente del materiale interessante. Si eccita pensando a Giulio e trova la forza per continuare la sceneggiata. Solo, ha bisogno di sapere come Ashley dominava John. Non tarda ad arrivare la risposta.
“Quando ti disobbedivo per prima cosa mi sculacciavi fino a farmi diventare il sederino rosso. Diventavo il tuo Johnny, mi costringevi ad indossare bavaglino e pannolone. Quindi mi facevi sdraiare e mi prendevi di forza la testa ficcandomi il clitoride in bocca. Io dovevo implorarti perdono e poi leccartela fino a farti venire. Capitava che troppo eccitato sporcassi il pannolone e allora mi rifilavi altre sculacciate”.
Per poco Michela non scoppia a ridere, non ha mai sentito nessuno eccitarsi perché travestito e trattato da bimbetto. Sicuramente nella stanza delle videoregistrazioni Giulio e Marta si stanno sbellicando. Però sa che se dovesse abbandonarsi alle risate per effetto dello sballo non finirebbe più. Si sforza di sembrare intrigata: “Bene. Qui non abbiamo pannolone e bavaglino ma comincerò a sculacciarti!”. La direttrice spoglia Johnny, le sembrano uno spreco tutti quei muscoli su uno slave. Ricalca con il dito la forma dei pettorali e degli addominali; lo fa mettere a seduto a quattro zampe prima di sfilargli d’un colpo pantalone e boxer. Comincia a sculacciarlo: i primi colpi sono o troppo deboli o dati brutali. In un secondo momento trova un equilibrio. Non è per niente eccitata da quel gesto ma si compiace nel vedere l’effetto dei suoi schiaffi; il cazzo di Johnny è diventato adulto e ora svetta lucido in mezzo a due palle enormi. Michela è tentata di prenderglielo nella mano e mungerlo. Il suo slave ha però voglia di leccare passere. In un istante è seduta sulla sua faccia: con la lingua l’attore è bravo e deve aver fatto tanta pratica. Geme la donna mentre affonda ancora un po’ nella faccia di John e si porta le mani a solleticarsi i capezzoli. Testa rivolta al cielo, sembra ululare. Chissà se il porco è già venuto. Michela non resiste: si alza per un momento dalla sdraio e si piega sul cazzo. Non è ancora venuto e fa gola. E’ lì grosso e nodoso con una cappella rossa lucida. “Al diavolo! Ho voglia di cazzo” sbotta la bruna; prende e tien ferma la base del pene taurino e con maestria vi si impala. “Cosa fai?” prova ad obiettare l’attore, Michela ha già preso a scoparlo alla cowgirl. Solo dopo un secondo orgasmo esausta si abbandona sulla sdraio accanto all’occasionale amante. Lui dorme e chissà da quando, lei si tocca la figa: prima di addormentarsi gli ha sborrato dentro. E’ tardi per pensarci e la stanchezza è troppa. Non importa se al mattino li troveranno lì, non importa se dovrà prendere la pillola del giorno dopo. Almeno Giulio sarà orgoglioso.
Non sa che altri occhi, oltre a quelli di Marta e Giulio, hanno osservato tutto. Si tratta degli occhi di Camilla e Edo.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?