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Hermione in biblioteca

By 21 Dicembre 2024Dicembre 22nd, 2024No Comments

Questa fanfiction è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. Il contenuto di questa fanfiction include temi erotici ed è destinato esclusivamente a un pubblico adulto (18+). Se hai meno di 18 anni o se temi di trovare tali contenuti inappropriati, ti invitiamo a non proseguire nella lettura. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.

Buona lettura e scrivete nei commenti cosa ne pensate. Accetto consigli e suggerimenti, anche per eventuali racconti futuri.

Hermione in biblioteca

Hermione si muoveva tra le ombre della biblioteca proibita, silenziosa come un sussurro nell’oscurità. I suoi ricci castani le scivolavano selvaggi sulle spalle, aggiungendo un tocco di ribellione alla sua figura minuta ma seducente. Aveva superato la barriera magica con un gesto abile, ormai pratica in quelle trasgressioni che accendevano in lei un brivido misto di sfida e tentazione. Era la terza volta che si avventurava in quel luogo sospeso tra il sacro e il proibito, attratta dall’eco di poteri oscuri.
Quella notte, però, c’era qualcosa di diverso. L’aria era carica di un’elettricità sottile, una presenza nascosta tra gli scaffali di antichi incantesimi che sembrava scrutarla da lontano. Il battito accelerato e il respiro corto tradivano un’eccitazione che sapeva di più di semplice paura. Si muoveva con lo sguardo affilato, cercando quel libro proibito di magia trasformativa, un manuale che prometteva di svelare segreti per rimodellare il corpo, per scolpirsi in nuove forme. Ma la frustrazione cresceva: non lo trovava, e questa ricerca insoddisfatta alimentava in lei un bisogno sempre più intenso.
Sotto la gonna, il tessuto delle mutandine le si incollava alla pelle, e ogni movimento la costringeva a confrontarsi con l’umida consapevolezza del suo desiderio. Lì, tra i libri e le ombre, le sembrava impossibile continuare a ignorare quella pulsazione crescente. Con un gesto deciso, sfilò le mutandine, lasciandole scivolare via in un sussurro, dissolte dall’incantesimo prima che toccassero terra. L’aria fresca le accarezzò la pelle sensibile, e un brivido di piacere profondo la scosse.
Ora, priva di ogni filtro, ogni passo diveniva un tormento dolce, ogni sfregamento, una piccola scintilla che accendeva il fuoco dentro di lei.
Hermione avanzava tra gli scaffali, ogni passo amplificava la consapevolezza della sua audacia: sotto la gonna non c’era più nulla a separarla dall’aria fredda e stimolante che si insinuava tra le sue cosce. L’eccitazione la inondava come una scossa costante, la sua pelle era percorsa da fremiti che sembravano intensificarsi ogni volta che le dita sfioravano le copertine polverose dei volumi proibiti. In quell’atmosfera sospesa, tra incantesimi antichi e sussurri perduti, Hermione sentiva di aver superato un confine che non avrebbe mai immaginato. Ma era proprio quel brivido, quella trasgressione ad alimentare il suo potere interiore, a darle un’intensità nuova, quasi sovrannaturale.
All’improvviso, un lampo di luce squarciò il buio della biblioteca, illuminando ogni scaffale, ogni angolo, e dissolvendo le ombre dietro cui si celava. Si bloccò di colpo, il cuore in gola, trattenendo il respiro mentre cercava di mantenersi invisibile, nascosta tra gli alti ripiani. Cercava l’uscita, muovendosi con passi lenti e cauti, ma la tensione la spingeva a muoversi, l’adrenalina le spingeva a pensare rapido e ad avanzare in punta di piedi, scivolando come un’ombra.
Poi lo vide. Davanti alla porta principale, Silenus, il preside dell’accademia, era fermo, la sua figura imponente e misteriosa avvolta in una tunica nera e oro che sembrava risplendere di luce propria. I capelli bianchi incorniciavano il volto segnato dagli anni e da un’innegabile saggezza, ma ciò che più la colpì fu l’intensità del suo sguardo: quegli occhi azzurri come ghiaccio, profondi e fermi, scandagliavano la biblioteca con una determinazione feroce. Non c’era nulla di fragile in lui, niente che potesse far pensare a un anziano indebolito dal tempo; Silenus sembrava l’incarnazione della potenza magica stessa, una presenza dominatrice e onnisciente che non lasciava spazio all’errore.
“Sento la tua presenza,” disse Silenus, con un tono che risuonò profondo, un eco che vibrava tra le pareti della biblioteca. “So che c’è qualcuno qui. Vieni fuori… o mi costringerai a venirti a prendere.” Le parole, scandite e lente, sembravano spingersi dentro di lei, afferrandole la mente e paralizzandola. Hermione sentiva il cuore battere come un tamburo impazzito. La paura le scorreva nelle vene, mista a un’attrazione inconfessabile che la colpiva, una morsa di tensione che le annebbiava il pensiero.
Tutti gli studenti conoscevano le voci, quei sussurri che circolavano nei dormitori, racconti su un Silenus che nessuno aveva mai visto. Gentile, persino paterno alla luce del giorno, il preside si diceva capace, quando provocato, di scatenare punizioni che nessuno avrebbe mai osato descrivere apertamente. Castighi oscuri, che si insinuavano nella carne e nell’anima, incantesimi che lasciavano cicatrici invisibili ma inestinguibili, marchi che i più temerari portavano con sé per sempre, come promemoria di un errore che mai avrebbero ripetuto.
Hermione provava a calmare il respiro, ad assottigliare ogni suono, consapevole che bastava un piccolo rumore per farla scoprire. Mentre scivolava dietro un altro scaffale, sentì la stoffa leggera della gonna sfiorarle le cosce nude. La vulnerabilità di quel contatto diretto con l’aria e il pensiero di essere senza mutandine le attraversarono la mente come una frustata, acutizzando ogni nervo del suo corpo.
Sapeva di essere fragile, esposta, ma questa consapevolezza la infiammava, rendendo ogni sua mossa un gioco pericoloso.
“Non farti desiderare troppo…” mormorò Silenus, con una sfumatura di minaccia che si fece più intensa, come un sussurro che graffiava l’aria. Hermione sentiva la tensione serpeggiare lungo la schiena, ogni fibra del suo corpo in allerta, sospesa tra paura e adrenalina pura. Sapeva che, se lui l’avesse trovata, non ci sarebbe stato scampo: il preside era noto per punizioni che nessuno aveva mai osato raccontare con chiarezza, misteriose e terribili, tanto da lasciare il segno nell’anima.
Con uno sguardo rapido, valutò la distanza dalla porta. Era vicina, forse a pochi passi da lei. Il cuore le martellava nelle orecchie, mentre decideva di rischiare tutto: con un respiro trattenuto, si lanciò in una corsa silenziosa, tentando di raggiungere la via di fuga prima che Silenus potesse accorgersi di lei. Ogni passo era un rischio, ogni movimento un calcolo disperato.
Ma proprio quando stava per afferrare la maniglia, la voce del preside ruppe il silenzio come un tuono. In un istante, un incantesimo chiuse la porta davanti a lei con un sigillo invisibile che sapeva essere impossibile da spezzare. Hermione trattenne il fiato, ma non ebbe nemmeno il tempo di reagire: un secondo incantesimo la colpì, e in un attimo il suo corpo si irrigidì, i muscoli bloccati da una forza irresistibile che non riusciva a combattere.
Era prigioniera, il corpo paralizzato e la mente intrappolata tra il terrore e una sottile corrente di desiderio che non poteva reprimere. Silenus si avvicinava lentamente, e ogni passo verso di lei sembrava scandire l’inevitabilità di ciò che stava per accadere.
Gli occhi di Hermione erano spalancati, prigioniera dell’incantesimo che l’aveva sollevata da terra, lasciandola sospesa nell’aria, completamente esposta. Le braccia tese, le gambe incapaci di muoversi, e la gonna che le ricadeva addosso in modo da rivelare ogni dettaglio della sua vulnerabilità. Un rossore intenso le invase il viso, travolta dalla consapevolezza del suo corpo reso così accessibile, nudo agli occhi di chiunque avesse voluto guardare. La tensione dentro di lei cresceva, un misto oscuro di paura e un’attrazione che non sapeva spiegarsi, mentre il cuore continuava a martellarle nel petto.
Silenus avanzava lentamente, ogni passo sembrava studiato per prolungare l’agonia di quell’attesa, per accrescere il suo senso di impotenza. Le rughe sul suo viso parevano più profonde, più spietate nella penombra della biblioteca. E quel ghigno, quel sorriso malizioso che le faceva capire che tutta la sua corsa verso la libertà non era stata altro che un divertimento per lui, un gioco in cui era sempre stato il cacciatore, e lei la preda.
Gli occhi di Silenus erano due lame di ghiaccio che la trapassavano, e Hermione sentiva che potevano vedere oltre la sua pelle, esplorare i suoi pensieri, indagare ogni emozione nascosta. La sua voce risuonò in un sussurro denso di potere, un suono basso e pericoloso che la fece tremare.
“La studentessa più promettente dell’accademia…” sussurrò con un tono sprezzante. “Che si introduce di nascosto nella zona proibita della biblioteca… Hai davvero pensato di violare le mie regole senza pagare il prezzo, Hermione?”
Le parole le rimbombavano nella testa, ogni sillaba un colpo che le smuoveva qualcosa di profondo e incontrollabile. Incapace di rispondere, imprigionata dalla magia e dal timore che la paralizzava, sentiva il battito del suo cuore accelerare sempre più. L’unico suono dentro di lei, un tamburo furioso, pulsava in un misto irresistibile di terrore e desiderio, un’emozione che cresceva senza che potesse fermarla.
Silenus la osservava, divertito, consapevole di avere la situazione completamente in pugno. “Piccola, sciocca ragazza…” sussurrò, il tono quasi beffardo, “caduta in trappola come un topolino curioso. Dunque… cosa ti ha portata qui? Cosa cercavi in questa sezione proibita?”
Hermione tratteneva il respiro, le labbra serrate nel tentativo di negare qualsiasi risposta. “N-nulla,” mormorò, ma la voce le tremava troppo per risultare convincente.
Il sorriso di Silenus si allargò, diventando una lama sottile di crudeltà. Con un movimento sicuro della bacchetta, mormorò un incantesimo che le trafisse ogni nervo: “Cruciatus Motus.” Una scarica di dolore le attraversò il corpo, piegandola senza che lei potesse opporre resistenza, le braccia spalancate, come se fosse appesa, sospesa e vulnerabile, esposta in aria a quella volontà che la sovrastava.
“Ripeto la domanda,” insistette Silenus, con una calma tagliente che gelava l’aria. I suoi occhi, fermi e pungenti, non le permettevano di sfuggire allo sguardo. “Dicevo… cosa stavi cercando, Hermione?”
Il panico le saliva in gola, una morsa che le soffocava il respiro. Avrebbe voluto restare in silenzio, ma il dolore che la divorava la spingeva a cedere. Alla fine, con un filo di voce incrinata, mormorò: “Cercavo… un libro di trasformazione… per… il corpo.”
“Oh, interessante,” commentò Silenus, senza distogliere quello sguardo che sembrava scavarle dentro. “Dunque, la piccola Hermione vuole giocare con la sua forma…” Un accenno di scherno riecheggiava nelle sue parole. “Forse non ti senti abbastanza… perfetta? Fragile, in qualche modo… O forse c’è un desiderio più profondo che ti brucia dentro, che ti spinge in luoghi proibiti?”
Hermione arrossì ancora di più, il viso in fiamme. Non riusciva a sostenere il peso di quelle parole, di quelle insinuazioni che risvegliavano in lei qualcosa che non voleva affrontare. Silenus aveva colto una verità nascosta, un desiderio che non riusciva più a soffocare, e ora lui la teneva in pugno, con un sorriso che le prometteva castigo e rivelazione.
Hermione serrò le labbra, ma sapeva che non sarebbe bastato. Con un movimento fluido, Silenus tracciò un simbolo nell’aria, un glifo che brillava di una luce pallida e penetrante. “Veritas Revele,” mormorò con voce bassa, e subito Hermione sentì come una pressione invisibile che la costringeva a rivelare i pensieri più nascosti. Si sforzò di trattenere le parole, stringendo i pugni, ma l’incantesimo le premeva addosso, forzandola a parlare.
“Io… volevo sentirmi diversa…” confessò infine, la voce rotta, il viso che bruciava di imbarazzo.
“Ah… desiderabile, eh?” Silenus inclinò la testa, fissandola con uno sguardo che la trapassava, avvicinandosi a piccoli passi, ogni movimento carico di intenzione. “E dimmi, cosa c’è che non ti piace di te, Hermione?” sussurrò, puntando la bacchetta vicino al suo viso, come se volesse studiarla da vicino, indagando ogni sua reazione.
“Forse…” continuò Silenus, con un tono pericolosamente dolce, “è il tuo viso innocente? Quelle curve timide e delicate? O è qualcos’altro che ti rode dentro?”
Le sue parole erano come piccoli pugnali, insinuanti, taglienti, penetravano nei pensieri di Hermione, spingendola sempre più a fondo in un pozzo di desiderio e vergogna. Ogni sussurro sembrava un incantesimo ipnotico che la sfidava a rivelare tutto, eppure lei si sforzava di resistere, di trattenere quelle verità che Silenus cercava di strapparle.
“Non vuoi rispondere, vero?” sussurrò Silenus con un sorriso compiaciuto, gli occhi che scintillavano di malizia. “Ma, mia cara, non ti lascerò andare senza una risposta. Non prima di aver saputo perché desideri così ardentemente cambiare.”
Hermione trattenne il respiro, il cuore le martellava nel petto, il corpo ancora sospeso e il viso arrossato. Sentiva ogni emozione turbinare dentro di lei, un vortice di paura e desiderio che la lasciava senza fiato, mentre Silenus restava lì, fermo, ad aspettare che anche la sua ultima resistenza crollasse.
Silenus la osservava con un ghigno compiaciuto, evidentemente divertito dalla sua immobilità e dalla crescente vulnerabilità che le aveva imposto. “Non preoccuparti, piccola Hermione,” sussurrò, il tono beffardo. “Scopriremo insieme cosa ti ha portata qui… e il vero motivo di questa tua audacia.”
La bacchetta roteava tra le sue dita con una disinvoltura inquietante. Mormorò un nuovo incantesimo, quasi sottovoce: “Aperta Vestis.” Hermione trattenne il fiato, e un brivido di consapevolezza la attraversò mentre i piccoli bottoni della sua camicetta iniziavano a slacciarsi uno a uno, obbedendo al comando magico. Ogni bottone che si apriva era una scossa che la faceva sentire sempre più esposta, più fragile. Tentò di resistere, di contrastare il potere che la teneva immobilizzata, ma i suoi sforzi erano inutili: il controllo era nelle mani di Silenus.
Quando l’ultimo bottone si aprì, la camicetta le scivolò dalle spalle, sollevata da un’energia invisibile che la fece fluttuare con lentezza nell’aria, per poi posarsi piegata con cura sul tavolo vicino, come a sottolineare l’ordine e la calma con cui Silenus orchestrava tutto. I suoi occhi gelidi tornarono su di lei, penetranti, mentre ripeteva la domanda con una pazienza feroce.
“Allora, Hermione… cosa pensavi di fare con quel libro?” chiese, il tono gentile, quasi indulgente, ma gli occhi tradivano una spietatezza che la faceva tremare.
Hermione chiuse la bocca con determinazione, le labbra serrate per trattenere qualsiasi parola. La paura le stringeva il cuore, eppure una parte di lei resisteva, cercava di non cedere.
Silenus sbuffò con un sorriso divertito, un sorriso che tradiva una soddisfazione crudele. “Ancora resistenza?” disse, alzando la bacchetta con un movimento deciso. “Vediamo quanto puoi resistere…”
“Aperta Calcei,” mormorò, e subito Hermione sentì un leggero movimento ai piedi. Con orrore, guardò le proprie scarpe slacciarsi da sole, scivolare dai piedi e fluttuare verso il tavolo, andando a posarsi ordinatamente accanto alla camicetta. Poco dopo, anche le calze iniziarono a sfilarsi, scivolando lungo le sue gambe con una lentezza che sembrava studiata per prolungare la sua esposizione.
Ormai sospesa a mezz’aria, Hermione si ritrovava indifesa, coperta soltanto dal reggiseno e dalla gonna, ogni respiro che faceva le ricordava quanto fosse vulnerabile. Silenus le girava attorno, gli occhi puntati su di lei come se fosse una preziosa scoperta, e lei sapeva di essere in trappola, senza via di fuga.
Silenus continuava a fissarla con un ghigno di trionfo, compiaciuto della sua ostinazione, quasi a volerla sfidare a resistere ancora. “Quanta determinazione, Hermione… Ma ti assicuro che cederai. Vuoi davvero continuare a ostinarti in questo gioco, o finalmente mi dirai quale incantesimo cercavi e perché hai osato avventurarti qui?”
Hermione serrava i denti, un moto di sfida le attraversava il corpo. Sentiva il calore che le saliva alle guance e il cuore che batteva veloce, ma si sforzava di non cedere, di mantenere un briciolo di controllo, anche se sentiva il potere di Silenus che la intrappolava come una morsa sempre più stretta.
Il sorriso di Silenus si fece più ampio, gli occhi che scintillavano di piacere oscuro, e con un lieve movimento della bacchetta pronunciò un nuovo incantesimo. Hermione avvertì un fremito sul petto, un brivido che le correva lungo la schiena quando sentì il reggiseno allentarsi e scivolare via, lasciando la pelle nuda e tesa, esposta al freddo dell’aria.
Gli occhi di Silenus si posarono su di lei, compiaciuti, studiandola con attenzione. Ogni dettaglio sembrava attirare il suo sguardo esperto, dai capezzoli tesi al rossore che le colorava il viso. Hermione si sentiva messa a nudo non solo nel corpo, ma anche nello spirito, ogni piccolo segnale involontario di imbarazzo e vulnerabilità sembrava un’offerta che Silenus accoglieva con una scintilla di approvazione negli occhi.
Per quanto fosse tentata di arrendersi, un residuo di sfida le ardeva dentro, la spingeva a non piegarsi del tutto, anche se la sua posizione era sempre più precaria.
Hermione si sentiva ormai vulnerabile come mai prima, il corpo sospeso in aria, coperto solo dalla propria pelle e da un’ombra di resistenza che stava cedendo sotto il peso della situazione. Il suo cuore martellava, e il contrasto tra l’imbarazzo e un’emozione che non riusciva a reprimere la consumava. Ogni secondo trascorso in quella posizione la rendeva sempre più consapevole della sua esposizione, e del potere assoluto che Silenus esercitava su di lei.
Con un filo di voce, quasi come se sperasse che il semplice pronunciare quelle parole potesse placare l’intensità di quel momento, mormorò: “Cercavo… il libro… Metamorphosis Sensualis.”
Ma le sue speranze vennero spezzate dalla risata profonda di Silenus, una risata bassa, densa di trionfo e compiacimento. “Troppo tardi, Hermione. Troppo tardi per una semplice confessione…” Il suo tono era deciso, senza il minimo accenno di pietà.
Con un movimento fluido, la bacchetta scivolò tra le sue dita mentre Silenus mormorava un nuovo incantesimo. Hermione sentì la zip della gonna che si abbassava lentamente, un movimento che sembrava studiato per prolungare il tormento. Trattenne il fiato, consapevole che non c’era ormai più nulla che potesse fare per impedirlo. La stoffa scivolò giù lungo le sue gambe, il tessuto che la lasciava libera e indifesa.
La gonna fluttuò nell’aria, andando a posarsi accanto agli altri vestiti sul tavolo, ogni capo disposto con una cura inquietante. Ora, completamente esposta, Hermione sentiva il calore dell’imbarazzo fondersi con un misto di emozioni che la travolgevano. Sotto lo sguardo implacabile di Silenus, il conflitto interiore cresceva, e lei sapeva che la sua ultima difesa stava per crollare, senza che le restasse nulla per opporsi.
Hermione si sentiva completamente esposta, vulnerabile nel modo più totale. Sospesa a mezz’aria, senza più nulla a proteggerla dagli occhi implacabili di Silenus, ogni suo respiro era carico di un misto di vergogna ed eccitazione, il cuore che batteva all’impazzata.
Silenus la studiava con una lentezza quasi crudele, il suo sguardo indugiava su ogni curva, su ogni tratto scoperto, mentre un ghigno soddisfatto gli si formava sulle labbra. “Niente mutandine, eh?” commentò con una malizia tagliente. “Non proprio il comportamento di una diligente maga… direi più quello di una streghetta senza pudore, che si introduce qui senza vergogna, pronta a cercare incantesimi per apparire più… sensuale, più desiderabile. Non sei una maga… sei una piccola troietta.”
Hermione sentì le guance in fiamme, incapace di controllare l’imbarazzo che le arrossava il viso. “M-mi scusi…” mormorò, una risposta quasi involontaria, mossa più dal peso delle sue parole che dalla volontà.
Silenus sogghignò, compiaciuto. “Oh, chiederai perdono, Hermione… ma non così in fretta.”
Con un gesto deliberato e sicuro, sollevò la mano e pronunciò un incantesimo in un sussurro appena percettibile: “Adducere Librum.”
Subito, nella penombra della biblioteca, un libro antico apparve fluttuando, flessuoso come un fantasma, volando verso la sua mano. Le pagine polverose del Metamorphosis Sensualis brillavano di un leggero bagliore sotto la luce soffusa, come se il libro stesso fosse pervaso di un potere antico e ammaliante.
Silenus scrutava ogni centimetro del corpo nudo di Hermione, con uno sguardo affamato che non lasciava nulla di inesplorato. I suoi occhi percorrevano le sue gambe snelle, risalivano fino al punto in cui l’umidità tradiva il desiderio che cercava disperatamente di nascondere.
“Così assetata di potere… e di cambiamento,” sussurrò, la voce bassa e intrisa di malizia. Ogni parola sembrava un colpo, una lama affilata che la trafiggeva, facendola arrossire di vergogna e piacere insieme. Silenus le rivolse un sorriso trionfante, il ghigno di chi sapeva di avere tutto il controllo. “E adesso, Hermione… dimmi, cosa speravi di ottenere davvero con questo libro proibito?”
Hermione, ormai sul punto di crollare, sentì le parole sfuggirle dalle labbra senza poterle trattenere. “Pensavo… che il mio seno fosse troppo piccolo…” confessò, quasi senza fiato. “Lo volevo grande… come quello di Lavanda… i ragazzi la guardano, la desiderano…” Ogni sillaba le usciva in un sussurro carico di umiliazione e di un desiderio che non riusciva più a nascondere.
Silenus scoppiò in una risata crudele. “Ecco, dunque, il grande segreto della promettente Hermione… non conoscenza, non saggezza… ma un corpo che possa attirare sguardi e desideri,” mormorò, la voce intrisa di disprezzo e soddisfazione. “La migliore studentessa dell’accademia, si rivela essere una piccola e sciocca troietta.” Il tono tagliente la colpì come uno schiaffo, facendole sentire il sangue pulsare sul viso e sul petto nudo.
Con un gesto indifferente della mano, Silenus la fece scendere dolcemente a terra. Le gambe le tremavano, ma Hermione si coprì istintivamente il seno e l’intimità con le mani, in un goffo tentativo di difesa. Il preside la ignorava quasi, concentrato sul libro che fluttuava accanto a lui. Con un rapido movimento della bacchetta, le pagine iniziarono a sfogliarsi da sole, frusciando nell’aria fino a fermarsi sull’incantesimo per modificare le forme del corpo, il rituale che Hermione aveva cercato con tanta disperazione.
Silenus non attese una risposta. Con un sorriso malvagio, puntò la bacchetta e pronunciò l’incantesimo con voce ferma e potente: “Augmentum Corporis.”
Un brivido glaciale attraversò Hermione, per poi concentrarsi in una fitta pungente che partiva dai capezzoli e si irradiava attraverso i seni. Il dolore era intenso, acuto, come se minuscoli aghi roventi le attraversassero la pelle. Era una sensazione lacerante, e allo stesso tempo inesorabile, come se una forza invisibile stesse rimodellando il suo corpo dall’interno.
Hermione non riuscì a trattenere un gemito, il viso contratto per la sofferenza, mentre le lacrime le offuscavano la vista. I seni pulsavano sotto il potere dell’incantesimo, e lei portò istintivamente le mani al petto, cercando di fermare l’espansione, ma fu tutto inutile. Sentiva la carne gonfiarsi sotto le dita, il peso aumentare ad ogni istante, le sue mani incapaci di contenerne la crescita che proseguiva, lenta e inesorabile.
Ogni fibra del suo corpo rispondeva alla magia con un dolore pulsante che la lasciava senza fiato, spingendola infine a cadere in ginocchio, il respiro spezzato. Abbassò lo sguardo e vide il proprio seno espandersi, palmo dopo palmo, tirando e allungandosi, le curve sempre più prominenti che rispondevano al comando imposto. Il petto si gonfiava, tirando la pelle e ampliandosi sotto la spinta magica, la trasformazione che continuava a crescere, lenta, implacabile, mentre Silenus la osservava con uno sguardo soddisfatto, godendo di ogni dettaglio del suo tormento.
Hermione tremava, ormai sopraffatta, il corpo arreso alla volontà di Silenus e al cambiamento che si era insinuato in lei senza scampo.
Le areole di Hermione si allargavano sempre di più, scurendosi fino a diventare prominenti, due cerchi spessi che spiccavano sul petto ora ingombrante. I seni, gonfi e pesanti, sembravano quasi impossibili da sostenere, un peso nuovo che la costringeva a piegarsi in avanti. Ogni respiro faceva sollevare quel petto ormai esagerato, le curve piene e tese, una sensazione che mescolava disagio, incredulità e una strana consapevolezza del suo stesso corpo.
Ancora in ginocchio, Hermione alzò lo sguardo verso Silenus, che la osservava con un sorriso maligno, una soddisfazione oscura che traspariva dagli occhi fissi su di lei. Le labbra sottili del preside si muovevano appena, mentre se le passava languidamente la lingua, come assaporando la scena. Con un movimento lento e volutamente provocante, una mano gli scivolò sul petto, sfiorandosi attraverso la tunica mentre il suo sguardo non la lasciava un solo istante, ogni gesto intriso di un piacere perverso.
“Ecco il risultato del tuo desiderio, Hermione,” sussurrò Silenus, la sua voce che echeggiava nella stanza con una freddezza quasi solenne. Quelle parole le si incollarono addosso, costringendola a fare i conti con la nuova immagine di sé, con il peso inaspettato e l’imbarazzo che la percorrevano. Hermione rimase lì, respirando a fondo mentre il dolore nei seni iniziava a dissolversi, lasciando solo quella sensazione strana e incontenibile di pienezza e vulnerabilità.


Hermione alzò lo sguardo su Silenus, che nel frattempo si accarezzava senza remore, nascosto a malapena dalle pieghe della tunica, gli occhi fissi su di lei, completamente nuda e sottomessa alla sua volontà. Quel pensiero la scosse, scatenando un’ondata di calore che le esplose dentro, irradiandosi fino alla sua intimità già tesa e umida. Non riusciva a spiegarsi quell’intensità, ma il bisogno cresceva, diventando un desiderio ardente, una fame che le divorava ogni resistenza.
Il calore dentro di lei aumentava, scivolava giù lungo le cosce, e la voglia di essere riempita diventava insopportabile, feroce, come se ogni pensiero razionale fosse stato divorato da un impulso selvaggio. Con il respiro tremante, alzò gli occhi su Silenus, notando che stava mormorando qualcosa, le labbra appena mosse. Un brivido le percorse la schiena mentre intuiva la verità: era lui a manipolarla. Quel desiderio bruciante non era solo suo… era la magia di Silenus, che aveva acceso in lei quella fame insaziabile.
In ginocchio, il corpo esposto, Hermione si ritrovò a stringere i propri seni, le dita che scivolavano sui capezzoli, pizzicandoli con ardore mentre il piacere cresceva come una fiamma indomabile. Il suo respiro si faceva più profondo, e ogni piccolo gemito riempiva lo spazio intorno a lei.
Silenus la osservava con un sorriso soddisfatto, divertito dalla sua resa, gustandosi ogni sfumatura della sua sottomissione. Lentamente, con calma quasi crudele, aprì la tunica, rivelando il suo cazzo rigido e venoso, simbolo del potere che la teneva soggiogata. Iniziò a toccarsi, le dita che scorrevano lungo l’asta con movimenti lenti e precisi, ipnotizzandola mentre si avvicinava al suo viso.
Si chinò leggermente verso di lei, continuando a toccarsi con un ritmo metodico, quasi rituale. “Proprio una streghetta insaziabile, vero?” sussurrò con voce bassa e provocante. Piacere e magia si intrecciavano, come se ogni incantesimo fosse parte di un gioco di dominio e resa, e Hermione sapeva di essere ormai persa in quel vortice che la spingeva sempre più a fondo, in balia di ogni suo sussurro.
Hermione si perse completamente, lasciando che il desiderio la guidasse in ogni gesto. Annuì, sussurrando, quasi con devozione, che sì, era una streghetta insaziabile, una troia pronta a soddisfare ogni suo ordine. Silenus la osservò compiaciuto, e con un gesto fluido fece apparire una poltrona sontuosa alle sue spalle, dove si accomodò con un’eleganza calcolata, il sorriso di un uomo che sapeva esattamente il potere che esercitava su di lei.
“Vieni qui,” le ordinò con voce bassa e autoritaria. Hermione, con il cuore che batteva furiosamente, avanzò verso di lui rimanendo in ginocchio, la pelle delle sue ginocchia a contatto con il pavimento freddo e duro, ma quel lieve fastidio non faceva che alimentare il senso di sottomissione, di devozione che la stava consumando.
Quando arrivò proprio di fronte a lui, Silenus la guardò con quello sguardo intenso che sembrava non lasciare segreti, e le disse che ora era il momento di sfruttare appieno il suo desiderio. Hermione capì subito, un brivido di eccitazione le percorse la schiena. Si portò le mani ai seni, stringendoli, sentendone il calore e il peso contro i palmi. La sua bocca si socchiuse, lasciando scivolare un filo di saliva tra i seni che si raccolse in un rivolo abbondante, rendendoli umidi e scivolosi.
Ogni movimento era lento, voluto, un rituale che le faceva perdere ogni controllo. Avanzò ancora di qualche centimetro, sempre in ginocchio, fino a sfiorare Silenus, che la guardava con un piacere compiaciuto. Con le mani afferrò il suo cazzo teso e pulsante, sentendone il calore contro le dita, e lo posizionò delicatamente tra i seni. Poi, stringendo i seni attorno a lui, iniziò a muoversi lentamente, facendo scorrere la pelle contro di lui, il suo cazzo intrappolato nel morbido calore.
La sensazione della sua pelle, il contatto dei seni stretti attorno a lui, ogni movimento che lo accarezzava con ritmo lento e languido, la travolgeva. Hermione avvertiva ogni pulsazione, ogni piccolo tremito, e quella vicinanza intima e sfacciata le faceva dimenticare ogni inibizione. Avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno, sospesa in quel gioco di desiderio e sottomissione, mentre lo sguardo di Silenus non lasciava il suo, penetrante, intenso, come se volesse dominarla con ogni senso.
Hermione, completamente persa nella sottomissione, continuava a muovere i seni attorno al cazzo di Silenus, il respiro affannato e gli occhi socchiusi in un’estasi totale. Il vecchio mago la osservava dall’alto, soddisfatto, e con un ghigno malizioso le parlò con voce bassa e tagliente.
“Ecco, Hermione… era questo che volevi, no?” sussurrò, con uno sguardo penetrante che la fece tremare. “Volevi un bel seno grande, pieno, da esibire. Volevi che qualcuno ti guardasse… che ti desiderasse così.”
Lei annuì, mordendosi le labbra, il viso arrossato mentre si stringeva ancora più forte, avvolgendolo nel morbido calore dei suoi seni. “Sì…” mormorò, un filo di voce, senza smettere di muoversi. “Sì, volevo… essere desiderata…”
Silenus sorrise ancora più ampio, inclinando la testa mentre continuava a guardarla. “Essere desiderata… e anche usata, vero?” aggiunse, la voce intrisa di crudeltà compiaciuta. “Trattata come una piccola troietta… in fondo è quello che sei… una troietta in calore, pronta a tutto per godere.”
Hermione sentì quelle parole penetrarle dentro, un misto di umiliazione e desiderio che la faceva ardere ancora di più. Senza mai fermare i suoi movimenti, continuò a stringere i seni attorno a lui, facendo scivolare il suo cazzo con ritmi lenti e profondi, ogni gesto una resa completa.
“Sì…” ansimò, gli occhi socchiusi mentre alzava lo sguardo su di lui, in cerca della sua approvazione. “È quello che volevo… essere desiderata… usata… trattata come una troietta…”
La soddisfazione negli occhi di Silenus si fece ancora più evidente, un piacere oscuro mentre lasciava che Hermione si perdesse completamente in quella confessione, ogni parola la rendeva sempre più sottomessa, sempre più sua.
Silenus la osservava con sguardo compiaciuto, lasciandosi andare a piccoli ansimi di piacere mentre Hermione continuava a muoversi, stringendo il suo cazzo tra i seni con movimenti lenti e ritmici. Poi, senza distogliere gli occhi da lei, Silenus sollevò la mano e iniziò a muovere le dita nell’aria, tracciando piccoli cerchi con una precisione studiata.
All’improvviso, Hermione avvertì una sensazione intensa, una pressione sottile e familiare nella sua intimità, come se delle dita invisibili le stessero accarezzando la fica, lentamente e con una precisione quasi ipnotica. La sorpresa iniziale si trasformò subito in piacere, un brivido che le percorse tutto il corpo e la fece ansimare, il respiro spezzato mentre sentiva quel tocco sempre più profondo, più insistente.
Le dita di Silenus continuavano a muoversi nell’aria, e con ogni gesto il piacere in lei cresceva, diventando sempre più intenso, sempre più travolgente. Hermione si ritrovò a gemere, incapace di trattenersi, i suoni morbidi che riempivano la stanza mentre il piacere si accumulava in un’ondata sempre più forte.
“Oh… sì…” sussurrò tra un gemito, le mani che stringevano ancora più forte i suoi seni attorno a lui, mentre quel piacere la faceva tremare, la testa gettata all’indietro in totale abbandono.
Hermione gemette più forte quando Silenus tese le dita nell’aria, e subito sentì una penetrazione intensa, un piacere che la fece fremere da capo a piedi. I loro sguardi si incontrarono, e nei suoi occhi lesse la soddisfazione crudele di chi aveva pieno controllo di quel gioco di piacere e sottomissione. Incoraggiata da quel contatto, Hermione strinse ancora di più i seni attorno a lui, aumentando il ritmo, il movimento deciso e pieno di desiderio.
Silenus mosse le dita in aria, incurvandole con precisione, e Hermione avvertì una pressione diretta sul punto G, una sensazione che esplose in una scossa di piacere incontrollabile. Era una stimolazione così intensa, così profonda che la travolse completamente, portandola a un orgasmo che le fece urlare, il corpo scosso dai tremiti, incapace di frenare quel torrente di piacere.
Ma non era finita. Prima che potesse riprendersi, sentì le dita di Silenus muoversi di nuovo, intensificando la stimolazione, e un secondo orgasmo la avvolse subito dopo, lasciandola senza fiato, completamente sopraffatta. Ogni fibra del suo corpo vibrava, l’eccitazione al culmine, e con il fiato spezzato e il desiderio che la spingeva oltre ogni inibizione, iniziò a incitarlo, la voce roca e implorante.
“Vieni… sporcami” sussurrò, incapace di trattenere le parole, il viso arrossato e gli occhi colmi di bramosia. “Voglio sentire… la tua sborra…”
Hermione aumentò ancora il ritmo, i seni che scorrevano attorno al cazzo di Silenus in movimenti frenetici, spinti da un bisogno incontrollabile. Anche l’uomo iniziò a gemere più forte, il respiro pesante, e con una voce roca e spezzata le sussurrò che stava per venire.
Senza fermarsi, Hermione spalancò la bocca, chinandosi sul cazzo duro e venoso di Silenus, pronta a ricevere ogni goccia. Un istante dopo, sentì i primi schizzi caldi di sperma riempirle la bocca, il sapore acre e intenso, diverso da quello dei suoi coetanei. C’era qualcosa di più maturo, di più forte e pungente, e le ricordava quanto Silenus fosse diverso, un uomo dai poteri antichi e inconfessabili. Nessuno sapeva la sua vera età, ma oltre i cento anni era una certezza, e quel gusto portava con sé il peso di quella saggezza oscura.
Hermione ingoiò tutto senza esitare, poi si chinò di nuovo, prendendo il cazzo di Silenus in bocca per pulirlo con cura. Il sapore era forte, quasi sgradevole, ben lontano dalla dolcezza a cui era abituata, ma in quel momento la sua eccitazione e il timore verso di lui le rendevano impossibile tirarsi indietro. Lavorava con attenzione, finché non fu sicura di averlo pulito completamente.
Hermione si ritrasse lentamente, il respiro ancora irregolare, e sollevò lo sguardo verso Silenus. I suoi occhi, ora curiosamente gentili, la scrutavano con un misto di soddisfazione e un’ombra di compiacimento perverso. Sorridendo con quella calma quasi paterna, mormorò: “Sei stata brava, Hermione. La tua punizione è finita… per oggi.”
Quelle parole le portarono un respiro di sollievo, ma anche una scossa di brividi, confusa com’era da tutto quello che era appena accaduto. Il suo corpo, ancora scosso dai tremiti dell’orgasmo, sembrava ricordarle ogni tocco, ogni comando di Silenus, ogni sottomissione al suo potere. Silenus si alzò, sistemando la tunica con un semplice gesto, ritornando impeccabile e composto come se nulla fosse successo. Con un ultimo sguardo penetrante, sussurrò con tono divertito: “È tardi, Hermione… le studentesse dovrebbero essere a letto a quest’ora. Vestiti e torna al dormitorio. Ma ricorda… se ti sorprendo ancora in giro di notte, la tua prossima punizione sarà più… intensa.”
Il lampo malizioso nei suoi occhi, quella promessa velata di un castigo ancora più perverso, la lasciò senza fiato. Mentre Silenus spariva nei corridoi, Hermione rimase lì in ginocchio, il corpo esausto ma ancora eccitato, come se non volesse staccarsi da quel momento di sottomissione totale.
Con un respiro profondo, si chinò per raccogliere i vestiti, sorprendendosi nel trovare anche le mutandine, magicamente riapparse. Iniziò a rivestirsi, ogni capo che tornava addosso le faceva sentire il contrasto tra la stoffa e la pelle ancora sensibile, il tessuto che le sfregava contro la carne umida. Sentiva la biancheria premere contro la fica bagnata, le ricordava ogni secondo di quello che aveva appena vissuto, ogni piacere estremo e sfacciato che l’aveva consumata.
Quando fu completamente vestita, lanciò un ultimo sguardo alla biblioteca, ancora scossa dall’intensità di quell’esperienza. Un sorriso sfiorò le sue labbra: quella non era stata una punizione come aveva immaginato, ma qualcosa di molto più oscuro e proibito, qualcosa che l’aveva fatta fremere come mai prima d’ora. E mentre si avviava verso il dormitorio, sapeva che quel desiderio non si sarebbe spento così facilmente.

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