Rientrarono a casa poco dopo le dieci, con l’aria salmastra ancora addosso. Il residence era silenzioso, il corridoio vuoto, la luce soffusa. Entrati nell’appartamento, Marianna disse a Sofia di cambiarsi. La ragazza sbuffò allegra e corse in camera sua, lasciando che i passi leggeri si allontanassero.
Marianna seguita da Gianni andò in camera. Tolse i sandali, poi il vestito e l’intimo, restando nuda davanti al marito. Si infilò una vestaglietta sottile, di quelle leggere, quasi trasparenti, senza preoccuparsi di cercare slip o reggiseno. Un nodo alla vita e basta. I capezzoli già si intravedevano sotto la stoffa leggera.
Gianni la osservava mentre si liberava dei pantaloni lunghi. Mise dei bermuda ampi da casa, senza mutande sotto. La stoffa morbida lasciava intravedere la forma del cazzo, ancora leggermente già gonfio.
Si sedettero sul divano. Marianna gli si accostò subito, lasciando che la coscia nuda scivolasse contro la sua. Lui accese la tv, più per riempire il silenzio che per guardare davvero.
Poco dopo Sofia tornò. Gianni dovette trattenere il respiro. La figlia indossava dei pantaloncini corti di cotone che lasciavano scoperta metà delle chiappe. Sul busto, una canottiera larghissima, senza reggiseno. Ad ogni movimento, un seno giovane e tondo spuntava dal lato, appena coperto dall’ombra. Lei entrò in soggiorno come se nulla fosse, buttandosi sul divano accanto a loro.
“Cosa guardiamo?” chiese, tirando su le gambe e sedendosi a gambe incrociate, senza immaginare che da quella posizione il bordo dei pantaloncini lasciasse intravedere per un attimo la fessura liscia della fica.
Gianni la fissava. Cercava di fingere disinteresse, ma gli occhi tradivano tutto. Ogni volta che lei si piegava per prendere il telecomando o sistemarsi i capelli, la canottiera lasciava scoperto un capezzolo duro, rosa, perfetto.
Marianna notò quello sguardo e non disse nulla. Anzi, ne godette. Aveva già imparato, durante la passeggiata, che l’erezione del marito era un costante segreto tra loro ed evidentemente non era solo per lei.
Mentre la tv trasmetteva un programma comico, la donna si accostò a lui, fingendo naturalezza. La sua coscia premeva sempre di più contro la sua. La mano gli scivolò lungo il braccio, fino alla coscia. Gianni non la fermò. Anzi, quando lei gli sfiorò l’inguine, sentì il cazzo pulsargli come un tamburo.
Sofia rideva a qualche scena del programma, ignara o forse solo brava a fingere. Marianna allora spinse oltre. Lentamente, quasi con pigrizia, allungò le dita fino a poggiarle sul cazzo duro del marito attraverso i bermuda. Un tocco rapido, poi un altro, come se fosse un gioco. Gianni sussultò, trattenendo il fiato.
Quando Sofia si piegò in avanti per prendere il bicchiere d’acqua dal tavolino, la canottiera le scivolò, lasciando entrambi i seni in vista per un istante eterno. Gianni si morse il labbro. Marianna lo guardò e sorrise, stringendogli il cazzo sopra i pantaloncini.
Poi accadde.
“Vado a prendere un succo in cucina, torno subito.”
La voce era leggera, distratta, ma per Gianni fu come una lama nello stomaco: aveva appena avuto un lampo del suo seno, e il cazzo pulsava furioso.
Appena la porta si chiuse, Marianna non perse un istante. Gli occhi le brillarono di malizia. La sua mano scivolò lenta, decisa, sotto la gamba larga dei bermuda. Lo trovò subito: il cazzo bollente, gonfio, duro da far male. Lo strinse forte, lo sentì fremere nella sua presa.
Gianni si irrigidì, il respiro che gli sfuggì come un ringhio sommesso.
Marianna serrò la presa e iniziò a muoverla piano, lenta, con la sicurezza di chi conosce ogni pulsazione del corpo del proprio uomo. Si avvicinò al suo orecchio, il fiato caldo che lo fece eccitare ancora di più.
“Amore…” mormorò con voce roca. “Ce l’hai duro come la pietra… Mmmm… quanto mi manca tenerlo in bocca… riempirmi la gola con tutta la tua sborra calda.”
Il respiro di lui si fece pesante. Guardava fisso la tv senza vederla, mentre la moglie lo segava piano con la mano nei pantaloncini.
La lingua gli lambì il lobo. Gianni tremò, chiuse un attimo gli occhi, trattenendo un gemito. Guardava la tv senza vederla, i muscoli tesi come corde pronte a spezzarsi.
“Non vedo l’ora…” sibilò, le labbra che gli sfioravano l’orecchio. “Di cavalcarti qui, su questo divano… fino a urlare così tanto da svegliare i vicini. Da svegliare Sofia…”
Gianni aprì gli occhi di colpo, il fiato gli mancava. L’accenno a Sofia gli piantò un colpo nello stomaco. Era sporco, era perverso, ma cazzo… lo faceva esplodere dentro. Marianna lo sapeva, lo sentiva dalla rigidità del cazzo che le pulsava tra le dita.
“Ti eccita, vero?” gli sussurrò, continuando a segarlo piano. “Il rischio che lei ci scopra… che la nostra cucciola si accorga di quanto sua madre sia una puttana… di quanto goda a farsi chiavare sul divano dal tuo grosso cazzo…”
Gianni ansimava, sudava. Non poteva ammettere nulla nonostante la donna lo stesse stuzzicando apertamente, forse per farlo confessare. Era a un passo dal venire lì, tra le dita di sua moglie. Le mani affondarono nel divano, i muscoli delle gambe tesi. La guardò con occhi infuocati. Avrebbe voluto alzarsi, spingerla a terra, scavarle la fica con tutta la forza che aveva.
Ma in quell’istante, i passi leggeri di Sofia risuonarono nel corridoio.
Marianna sfilò la mano di colpo, ma non abbastanza veloce. Il cazzo era ancora rigido, evidente, gonfio da scoppiare, segnando i bermuda in maniera esplicita.
La porta della cucina si aprì. Sofia tornò con un bicchiere di succo in mano. Lo sguardo della ragazza cadde subito lì: sull’erezione evidente del padre, e sul modo troppo svelto con cui la madre si stava sistemando i capelli.
Non disse nulla. Posò il bicchiere sul tavolino, tornò a sedersi accanto a loro. Ma mentre lo faceva, un sorriso sottile, quasi impercettibile, le increspò le labbra. Un sorriso ambiguo, che diceva più di mille parole.
Gianni deglutì forte, il cazzo ancora pulsante sotto la stoffa. Marianna lo guardò di lato, con un sorriso complice e crudele
La mezzanotte arrivò silenziosa, scandita solo dal rumore della tv che ancora trasmetteva il programma. Quando finì, Marianna sbadigliò teatralmente, si stiracchiò e si voltò verso la figlia.
“Dai Sofi, è tardi. Vai a letto.”
Sofia si alzò senza protestare. La canottierina larga oscillava sul seno sodo, e i pantaloncini corti le scoprivano metà culo ad ogni passo. Prima di andare via si chinò su di loro, baciò la madre sulla guancia, poi si piegò anche su Gianni. Un bacio leggero, innocente, ma lui non riuscì a togliere gli occhi da quel culetto tondo e sodo che gli ondeggiava davanti mentre usciva dalla stanza.
Solo il tocco improvviso della mano di Marianna sul braccio lo riportò alla realtà.
“Amore?” mormorò lei con un sorrisetto, come se avesse letto tutto.
Dalla camera di Sofia arrivò il rumore secco della porta che si chiudeva.
Gianni allungò la mano, prese il telecomando e iniziò a fare zapping a caso, senza un vero interesse. Lo schermo cambiava immagini veloci, luci, voci, ma lui non vedeva nulla. La sua testa era ancora ferma sul culo della figlia, sulla curva perfetta della coscia che si allontanava nel corridoio.
Marianna era appoggiata a lui, morbida, calda, con la pelle profumata di crema. Le sue dita si mossero di nuovo, lente, delicate, a sfiorargli la coscia. Poi salirono, fermandosi sull’erezione ancora tesa sotto i pantaloncini larghi. Un tocco appena accennato, come un gioco.
Gianni trattenne il fiato, lo sguardo fisso sulla tv che non stava guardando.
Marianna si sollevò di scatto, lasciandolo interdetto, e senza dire nulla sfilò la vestaglietta che aveva addosso. Rimase nuda, le tette pesanti che ondeggiarono, i capezzoli duri e scuri che si puntavano verso di lui. Si riaccoccolò al suo fianco, sorridendo come una gatta. Poi, con calma quasi irritante, gli abbassò i bermuda, lasciandogli il cazzo duro e gonfio libero nell’aria.
“Mmm…” fece lei, stringendolo nella mano. “Guarda che bellezza. Sempre pronto, sempre duro…”
Gianni non mosse un dito per fermarla, ma la voce gli uscì roca, incrinata dalla tensione.
“Mari… forse non è il caso… Sofia di sicuro non dorme ancora.”
Lei rise piano, a fior di labbra, mentre la mano scivolava sul cazzo, lo stringeva piano alla base e poi lo accarezzava fino al glande lucido.
“Amore… non preoccuparti. È nella sua stanza. E comunque…” fece una pausa, maliziosa, gli occhi che scintillavano, “ormai avrà capito. È maggiorenne… È cresciuta… ed è cresciuta bene.”
Gianni la guardò di lato, col respiro grosso.
“Che intendi?”
Marianna sorrise, come se si divertisse a scavargli dentro. La sua mano scese più sotto, afferrando le palle gonfie, stringendole piano.
“Intendo che hai visto anche tu come sta diventando…” sussurrò, la voce sporca, impastata di eccitazione. “Quelle tette rotonde, sode… da mordere. Quel culetto tondo che sembra fatto apposta per farsi sbattere contro un muro. Quelle labbrucce rosa che si aprono quando sorride… che ti fanno pensare solo a quanto sarebbe dolce farle succhiare qualcosa di più che un bicchiere di succo.”
Gianni chiuse gli occhi un istante, un gemito basso gli sfuggì.
“Mari…”
“Shhh…” lo zittì lei, stringendo più forte il cazzo che pulsava tra le sue dita. “Scommetto che non è più vergine, amore. Con quel corpo lì, con quelle tette e quella faccetta da brava ragazza, i maschietti se la saranno già scopata per bene. Oh, sì… me la immagino, le gambe aperte, a farsi riempire da qualche ragazzotto che non sa neanche come si fa. O magari inginocchiata nei bagni della scuola a prendersi un bella dose di sborra in gola… come piaceva a me alla sua età….”
Marianna lo segava sempre più forte, con la mano che gli strizzava le palle gonfie mentre parlava.
“Io stessa… a volte mi sorprendo a guardarla. È così fresca, così acerba eppure già così maliziosa… come sua madre. Tu non hai idea di quanto io lo senta… quando si muove per casa con i pantaloncini minuscoli e senza mutandine o con le canottierine trasparenti… È come se lo facesse apposta per farsi notare, per vendersi.”
Gianni rantolava, ormai sudato, il cazzo gonfio tra le mani della moglie.
Lei avvicinò le labbra al suo orecchio, mordicchiandolo piano, mentre con l’altra mano gli massaggiava le palle dure.
“E vuoi sapere una cosa?” continuò, con un ghigno perverso. “Stamattina, mentre sistemavo la nostra camera, ho trovato la boccetta dell’olio aperta… Non era chiusa bene. Sai cosa significa, vero? Che qualcuno l’ha usata… La nostra bambina si diverte già… Si spalma quell’olio sulle dita, se le infila dentro… magari gioca anche col culetto, chissà…”
Gianni rabbrividì. Pensò subito alle chat con Martina, ai discorsi del manico della spazzola, ai selfie nella galleria del telefono. Il cazzo gli pulsò violento tra le dita di Marianna.
Le parole erano veleno e miele insieme.
Marianna segava il cazzo con più forza, il polso che accelerava.
“Ti piace, vero? Ti eccita sapere che lei si tocca, che si bagna come una troietta chiusa in camera sua?”
Il respiro di Gianni era un ringhio. Non rispose, non poteva: il cazzo pulsava troppo forte.
Marianna si abbassò, scivolò tra le sue gambe, senza mai staccare lo sguardo da lui.
“Lo so che ci pensi… lo so che la vuoi… Non devi vergognarti…” lo istigò, la voce roca. “Vieni amore… Sborrami in bocca pensando a lei… pensa al suo corpo giovane… pensa a come si aprirebbe… alla fica stretta… al culetto… a quella bocca con cui dice papà…”
Gianni non ce la fece più. Sentì l’ondata montare, il respiro spezzarsi. Marianna gli chiuse le labbra attorno alla cappella, succhiando con forza proprio nel momento in cui lui esplose.
La sborra gli uscì a fiotti, calda e spessa, riempiendole la bocca. Lei gemette felice, bevendo ogni goccia, la gola che si muoveva mentre ingoiava tutta quella crema sporca. Non lasciò scappare nulla: succhiava, inghiottiva, puliva con la lingua fino a fargli tremare le cosce.
Marianna finì di succhiare e leccare piano, con la mano che non smetteva di segare il cazzo ormai di nuovo gonfio e pulsante, come se non volesse lasciarlo mai libero. Gianni, rosso in viso e madido di sudore, respirava a fatica. Non aveva il coraggio di incrociare gli occhi di sua moglie, ma lei lo cercò, insistente, con un sorriso che era insieme dolce e maledettamente perverso.
“Amore…” mormorò, accarezzandogli il petto con la mano libera. “Lo so cosa ti passa in testa. Non devi vergognarti… sei un porco.. sei un pervertito. Ma è anche per questo che ti amo. Perché non hai limiti e come me vuoi godere sempre… e non importa con chi…”
Gianni serrò gli occhi, un brivido gli corse lungo la schiena. Non riusciva a rispondere, ma sentirsi dire quelle parole lo liberava. Marianna lo vedeva, lo sentiva.
“E vuoi sapere la verità? La guardo anch’io. Vedo quello che vedi tu: le sue tette giovani che crescono, quel culetto che chiede solo di essere scopato, quelle labbra da succhiacazzi. La nostra bambina è come noi, amore. È roba di famiglia… lei è nostra, e dentro… lo sento… è troia come me, e perversa come te.”
Le sue parole scavarono in Gianni come lame. Il cazzo gli pulsava così forte che la vista gli si annebbiava.
“Marianna…” ansimò lui, il cazzo che gli batteva tra le dita della moglie.
Lei rise, a bassa voce, un ghigno sporco. “Guarda come ti rialzi subito solo a sentirla nominare… Sofia ti fa questo effetto, eh? Sei duro di nuovo… Come se fossi pronto a scopartela… E lo sai che ti dico? Che va bene così.”
Gianni la fissò, il respiro greve, il cazzo pulsante tra le sue mani. Marianna si tirò su, senza più aspettare, si mise a cavalcioni e calò lentamente i fianchi, lasciandosi impalare dal cazzo enorme del marito. Un urlo le esplose dalla gola. “Ahhh… sììì… così… cazzo quanto lo volevo!”
Gianni ansimava, le mani serrate sui fianchi della moglie.
“Ahhh… sì… lo senti, amore? Ora ci penso io a questo cazzo…” mormorò, affondando fino alla base. “Mmmh… Adesso tocca alla la mamma godere…” ansimò, cavalcandolo più forte. “E mentre mi scopo il tuo cazzo enorme… puoi pensare a lei. Alla nostra cucciola… che un giorno se lo prenderà tutto… Così come lo prendo io… Lo prenderà nella fica, nel culo… le sborrerai in gola…”
Il respiro di Gianni esplose in un gemito roco, le mani piantate sui fianchi della moglie ed il cazzo duro come l’acciaio. Le unghie della donna gli graffiavano il petto mentre lei iniziava a muoversi, a salire e scendere, il corpo che tremava di piacere.
Marianna aumentò il ritmo, gli occhi rovesciati. “Dio… sì… sto godendo anche solo a dirlo…Sìììì… Sofia… piccola troia… papà ti spaccherà tutta!”
Il corpo di Marianna tremò all’improvviso: la fica si strinse convulsa attorno al cazzo, un gemito lungo e lacerante le uscì dalle labbra. L’orgasmo si propagò in tutto il corpo, la squassava, bagnando il cazzo del marito.
E lui la guardava, felice, innamorato. Non avrebbe mai potuto trovare una donna piu perfetta, piu troia, una donna che desse il permesso di essere qualcosa che nessun’altra avrebbe mai accettato: essere un padre porco, pervertito e marcio fino al midollo.
Restò un attimo immobile, il cazzo ancora dentro, poi ricominciò a muoversi piano, come drogata dal piacere. “Non voglio fermarmi… voglio godere ancora… voglio venire tutta la notte… mentre tu resti duro pensando a lei… alla nostra bambina…”
Gianni la stringeva, il petto che gli si sollevava a scatti, il cazzo sempre più gonfio dentro la fica grondante. Marianna urlò ancora, il secondo, orgasmo le fece perdere il respiro. Scosse la testa, delirante, i capelli appiccicati alla fronte. Si piegò in avanti e lui, come preso da un raptus, le strinse forte i capezzoli tra le dita, tirando e torcendo finché lei gemette di dolore. Ma invece di fermarsi, urlò più forte.
“Sììì, cazzo! Fallo, fammi male! Più forte!”
E lui strinse ancora di piu. Marianna gemeva ed ansimava, con le lacrime agli occhi.”Amore… amore mio… sto impazzendo… non smetto più di venire! E tutto questo solo perché penso a lei… la nostra piccola troia… la nostra cucciola che presto sarà tua… la tua puttanella di casa sempre pronta…”
Ormai la voce era un sussurro roco. Marianna si piegò in avanti, mordendogli la bocca, e continuò a cavalcarlo ma poi il terzo orgasmo esplose improvviso, un singhiozzo di piacere, un ultimo colpo che la fece crollare addosso a lui, esausta.
Marianna era senza energie, stanca ma appagata. Aveva rallentato i movimenti fino a fermarsi del tutto, ma non si staccò. Restò lì sopra impalata sul cazzo ancora duro. Il viso di gianni tra quei i grossi seni madidi di sudore, Lui li baciava, si strusciava come a cercarne un conforto materno mentre le parole della donna erano veleno e miele.
L’uomo attese qualche minuto e poi la aiutò ad alzarsi e dalla sala, la portò in camera da letto. La fece adagiare piano sul materasso ancora fresco. Lei sembrava ubriaca. Ubriaca di piacere e sussurrava pensieri senza filtro.
“Pensa a noi tre insieme, amore mio…” sibilò, la voce roca, un ghigno sporco sulle labbra. “La nostra famiglia perfetta… papà, mamma e figlia. Tu che torni a casa e ci trovi già nude nel letto… io e la nostra bambina, due troiette che ti aspettano…”
Il respiro le tremava, ma nel suo sorriso sporco e languido c’era solo soddisfazione. Gianni si sedette sul bordo del letto accarezzandole i capelli con gesti lenti e quasi teneri, sentendo il ritmo del suo respiro cambiare, farsi più calmo, più regolare. Le dita sfioravano la sua fronte, le guance ancora arrossate dallo sforzo degli orgasmi.
“La guiderò io, amore…” continuò lei ad occhi chiusi, muovendosi piano. ” Le insegnerò come si lecca una figa… come si succhiano le palle… come si allena il culetto piano piano, finché non sarà pronta a farselo mettere tutto da te. E allora godremo insieme, sentendola gemere con il cazzo di papà infilato fino in fondo.”
Lui si alzò piano, spense tutte le luci della camera e tornò a sdraiarsi accanto a lei. Il materasso affondò sotto il suo peso e subito la cinse con un braccio forte, stringendola a sé come a proteggerla da tutto. La guardò negli occhi, il viso ancora arrossato e umido di piacere, e con un sussurro caldo le disse che sì, sarebbe stata bravissima. Una madre perfetta, e insieme anche un’insegnante ancora più brava.
Marianna sorrise, si girò lentamente sul fianco, cercando il suo calore come farebbe una bambina, rannicchiandosi contro di lui. Sentì il suo odore, il battito regolare del cuore sul petto, e si strinse di più.
“Sono la donna più fortunata del mondo…” sussurrò, con voce roca. “Ho te, ho questa vita… e cazzo, amo ogni secondo di quello che siamo. Una famiglia perversa… io, te e la nostra troietta che cresce, pronta a diventare come la mamma. Pronta a farsi usare da te come una vera puttana.”
“Si amore” rispose Gianni, piano ma con fermezza.
Marianna sospirò, lasciando andare tutto il peso del corpo contro di lui, ormai quasi al confine del sonno. Il respiro si fece lento, pesante, sereno. E fu allora che Gianni, chinandosi appena, con la voce roca e bassa, le sussurrò all’orecchio:
“Ti amo. Ti amo più di tutto.”
Marianna sorrise, sporca e felice, mentre il buio li avvolgeva. E nel silenzio della casa, il pensiero che la loro famiglia fosse ormai una perversione completa li fece addormentare stretti, sazi e maledettamente complici.
– Fine capitolo –
Ciao a tutti! Vi è piaciuto? I miei racconti sono tutte esperienze di vita vissuta in prima persona e non, ovviamente romanzati o alterati così come nomi e simili. Se questo vi è piaciuto fatemelo sapere, così saprò se continuare. Se non vi è piaciuto, fatemelo sapere lo stesso! ;) Suggerimenti e idee mi piacciono sempre e scusate se su alcuni aspetti psicologici dei personaggi mi dilungo ma mi piace sia il corpo che la mente e odio i personaggi piatti.
Se volete vedere anche il mio lato artistico, faccio parte del Kollettivo Zookunft!
Cercate online e mi troverete.
A presto, Cherise!



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...