Diana si laureò e nei mesi successivi si mise alla ricerca di un lavoro, senza molto successo.
Continuammo ad avere altri incontri con Giada, incontri nei quali la mia dolce fidanzata (ormai la consideravo tale) si scatenava in amplessi da vera troia, sia con me che con la trans.
In quel periodo mi resi conto appieno che lei era la donna per me, che non avrei più potuto farne a meno e che la volevo mia per sempre.
Dopo quasi un anno, decidemmo di sposarci, con grande gioia di suo padre che, finalmente, vedeva sua figlia sistemarsi.
Come regalo di matrimonio, il padre, avrebbe voluto darci un appartamento, che aveva sfitto, nello stesso palazzo dove abitava, ma noi, di comun accordo, rifiutammo; non volevamo abitare troppo vicini al suo genitore, decidemmo, quindi, per i primi tempi, di abitare nel mio appartamento.
Benché deluso dal nostro rifiuto, Andrea, il padre, non si arrese, voleva che sua figlia fosse sistemata per bene, così, come regalo, versò la quota per farmi diventare socio a tutti gli effetti dello studio dove lavoravamo.
Passò quasi un anno e mezzo e Diana non riusciva a trovare un lavoro stabile e consono ai suoi studi, solo qualche lavoretto part time.
In effetti, da quando ero diventato socio nello studio di suo padre, le mie entrate erano considerevolmente aumentate e ci permettevano di vivere agiatamente, tant’è che avevamo preso in affitto l’attico, proprio accanto a quello di Giada, che si era reso libero; ma Diana voleva lavorare, voleva mettere a frutto ciò per cui aveva studiato e voleva, anche, una sua indipendenza economica.
Poi, un giorno, Andrea ci convoco entrambi e ci fece una proposta.
-“È da tempo che con Giacomo (l’altro socio) stiamo pensando di aprire una succursale dello studio in una grande città, ad esempio Milano, ed abbiamo pensato che potreste gestirla voi due”.
-“Non sarebbe solo uno studio commerciale, dove tu, Manuel continueresti a fare lo stesso lavoro che fai qui, ma anche uno studio legale specializzato in Diritto Internazionale, del quale si occuperà Diana. Che ne pensate?” – conclude.
-“Ma, forse, dovremmo avere un po’ di tempo per parlarne noi due e per riflettere” – rispondo dubbioso, mentre Diana non proferisce parola.
-“Bene, pensateci su, ma non fate passare molto tempo, abbiamo urgenza di fare questo passo” – fa lui congedandoci.
Nei giorni successivi, con Diana, parlammo della proposta, ne analizzammo i lati positivi e negativi, spesso discutendo animatamente.
Lei era favorevole al trasferimento e, finalmente, ad avere un lavoro tutto suo; io ero piuttosto restio a lasciare la mia città ed un lavoro certo, per un’avventura piena d’incognite, ma ero, anche, consapevole che era l’occasione per Diana di farsi valere per le sue conoscenze.
Alla fine accettammo.
A Milano affittammo un appartamento abbastanza grande e quasi centrale, dove adibimmo due stanze ed un anticamera a nostri uffici ed il resto ad abitazione; era molto caro, ma sempre meglio che affittarne due.
Il primo anno fu abbastanza difficile e senza l’aiuto economico del padre di Diana, non ce l’avremmo fatta, ma, poi, pian piano le cose cominciarono ad ingranare ed iniziammo ad avere una discreta clientela.
La più richiesta dei due era Diana, che nel giro di poco tempo, riuscì a farsi conoscere ed apprezzare nel giro delle imprese milanesi.
E fu così che un giorno si presentò al nostro studio il Cavalier C., un nome molto noto nella finanza e proprietario di un’impresa che si occupava di broadcasting.
Non avendo ancora una segretaria fui io a riceverlo.
Il Cavaliere è un uomo di mezzetà, con capelli brizzolati, non molto alto, abbigliato elegantemente di sartoria e che trasuda potere ed autorevolezza.
-“Vede dottor Ferrero,” – inizia senza preamboli – “io non ho bisogno dei suoi servizi, nella mia impresa ho già uno staff che si occupa degli aspetti commerciali, ma di quelli di sua moglie. Sono in procinto di stabilire dei contatti e, forse, dei contratti con delle imprese estere ed ho bisogno di un consulente di Diritto Internazionale e sua moglie, a detta di alcuni amici che sono stati assistiti da lei, è molto valida in questo campo”.
-“Bene Cavaliere, vedo se è libera e l’accompagno da lei”.
Poco dopo busso leggermente alla porta dell’ufficio di Diana ed entro seguito da lui.
-“Diana questo è il Cavalier C. e necessita della tua consulenza; Cavaliere mia moglie Diana”.
-“Piacere” – fa lui avanzando e tendendole la mano.
Diana si alza dalla scrivania per salutarlo ed io non posso non notare lo sguardo scintillante che C. rivolge alle sue gambe, che la gonna, piuttosto corta, sollevatasi stando seduta, scopre fin quasi a metà coscia; lo stesso sguardo risale lungo il corpo, come valutandolo e si ferma a fissarla negli occhi.
-“Bene, vi lascio a discutere dei vostri affari” – dico uscendo dall’ufficio.
Dopo una mezzoretta Diana entra nel mio ufficio e si siede sulle mie gambe sorridendo.
-“Sai mi ha proposto di diventare una consulente esterna alla sua impresa per quando ha la necessità di trattare affari con l’estero ed il compenso sarebbe a consulenza, ma le cifre di cui ha parlato sono da capogiro”.
-“E tu?”
-“Che domanda, ho accettato ad occhi chiusi. È l’occasione per entrare nel giro delle grandi imprese milanesi” – conclude soddisfatta.
Iniziò così la collaborazione del nostro studio, o meglio di Diana, con l’impresa del Cavalier C. e più precisamente con lui personalmente.
Le chiedeva spesso di partecipare a riunioni con imprese straniere o di accompagnarlo in viaggi d’affari all’estero, nacque così oltre ad un proficuo rapporto di lavoro, una buona amicizia tra i due.
Dopo circa un anno dal primo incontro, un giorno, Diana mi chiamò nel suo ufficio mentre era colloquio col Cavaliere.
-“Manuel, Umberto ha qualcosa da chiederti” – mi fa usando il nome per appellarlo.
-“Vede dottore, sabato sera, domani, ho un ricevimento d’affari con alcune ditte tedesche e mi sarebbe molto utile la presenza di sua moglie, da sola, se lei è daccordo”.
Rimango sorpreso dalla sua richiesta, era la prima volta che chiedevano il mio parere nei loro rapporti.
-“Beh, penso di non aver nulla in contrario, è il suo lavoro”.
-“Bene allora Diana, passo a prenderti domani sera alle otto”.
L’indomani sera, vestita con un abito da sera che la rendeva splendente, Diana si recò, con il Cavaliere, a quella serata, che a suo dire, era d’affari.
Mi misi a letto che era quasi mezzanotte e lei ancora non era tornata, le ore passarono lente ed io non riuscivo a prendere sonno, poi, finalmente, verso le tre e mezzo, sentii la chiave girare nella porta.
Entra in camera da letto silenziosamente credendo che io dorma ed inizia a spogliarsi.
-“Il ricevimento è durato fino a quest’ora?” – le domando sorprendendola.
-“No, è finito prima di mezzanotte” – risponde.
-“E poi?” Ti ha portata in un albergo?”
-“No, direttamente al suo appartamento in città”.
-“E…?” – chiedo ben sapendo la risposta.
-“Non lo immagini?”
-“Avete scopato?”
-“Sì”.
-“Brutta troia me lo immaginavo che avevi una relazione con lui”.
-“Senti ora non ho voglia, sono stanca, ti racconto tutto domani” – finisce di spogliarsi e s’infila nel letto nuda.
-“Sei ancora piena di lui?” – domando temendo la risposta.
-“No, sciocco, mi sono lavata prima di uscire. Ora lasciami dormire, buonanotte” – e ridendo si gira dall’altra parte.
Inutile dire che quella, per me, fu una notte agitata in cui dormii pochissimo; le immagini di lei che si faceva scopare da quell’uomo che avrebbe potuto essere suo padre, mi affollavano la mente.
L’indomani mattina, lei si alzò quasi a mezzogiorno; io ero seduto in cucina e pensavo e ripensavo a quello che lei mi aveva detto che era successo, nella notte precedente.
-“Buongiorno.” – mi saluta radiosa – “Cosa fai seduto lì, da solo?”
-“Sto pensando ed aspetto che tu mi racconti cos’è successo”.
-“Beh, cosa vuoi che sia successo? Finito il ricevimento, che era veramente con persone con cui doveva fare degli affari, siamo risaliti in auto e credevo che mi avrebbe accompagnata a casa. Invece fece tutta un’altra strada e mi propose di andare da lui per un ultimo brindisi e per concludere la serata”.
-“E tu hai accettato”.
-“Potevo rifiutarmi al nostro miglior cliente?”
-“E poi?”
-“E poi, giunti al suo appartamento, non appena chiusa la porta, si è avvinghiato a me, baciandomi di forza. Sul momento ho avuto l’istinto di ritrarmi, ma poi, lui mi ha messo una mano sul monte di venere ed ha cominciato a massaggiarmi la figa da sopra il vestito, tu sai come io sono sensibile a questo tipo di massaggio e pian piano ho iniziato a sciogliermi”.
-“Puttana” – esclamo.
-“Non chiamarmi così, quante volte anche tu hai approfittato di questa mia passione, per scoparmi ovunque avevi voglia e come volevi” – ribatte quasi offesa.
-“Continua”.
-“Ebbene, mi ha portata in camera da letto, mi ha spogliata, mi ha fatto stendere sul letto e dopo essersi denudato mi è venuto sopra in un bellissimo 69. Mi ha leccata e succhiata da maestro, mentre io mi dedicavo al suo membro e dopo poco siamo venuti assieme e mentre mi contorcevo nell’orgasmo mi ha quasi affogata con una sborrata paurosa.
Ci siamo riposati per un po’, poi lui a ricominciato ad accarezzarmi facendo risalire la mia eccitazione. Nonostante l’età si è ripreso quasi subito e mi ha scopata per più di un’ora, prendendomi in tutte le posizioni, davanti, a cavallo, alla pecorina e facendomi godere altre tre volte, fino a svuotarsi dentro di me con un altro fiume di sborra”.
-“Sei contento ora?” – mi chiede.
Non ho parole per rispondere.
-“Quando mi sono rivestita e mentre attendevamo il taxi per tornare a casa, mi ha proposto di diventare consulente giuridico per le questioni estere nella sua impresa, a tempo indeterminato e con uno stipendio da favola”.
-“E scommetto che tu hai accettato subito, così potrà scoparti quando e dove vuole”.
-“Tu avresti rifiutato un’offerta del genere?”
Ancora non rispondo.
Da quella sera iniziò la mia vita di cornuto consapevole.
Diana mi raccontava delle volte che il Cavaliere la chiamava nel suo studio e voleva un pompino, oppure la scopava sulla scrivania o sul pavimento, a volte passava il weekend con lui senza tornare a casa, tanto la moglie ed i figli vivevano in una villa in Svizzera dove lui andava a trovarli un weekend su quattro; seppur amareggiato, non avevo, però, il coraggio di lasciarla ed andarmene.
I nostri rapporti intimi divennero più radi, ma, ogni volta, per me, sempre soddisfacenti e mentre la scopavo me la immaginavo posseduta da quell’uomo.
Poi, una sera, avvenne quello che io chiamo la goccia che fece traboccare il vaso.
-“Sabato sera Alberto ci ha invitato a cena a casa sua, tutti e due” – esordisce Diana entrando nel mio ufficio.
-“E cosa vuole, anche il mio culo?”
-“Non essere stupido, è solo un invito cortese e poi, a lui, piacciono le donne”.
-“Tu cosa ne pensi?”
-“Andiamo, non credo ci siano secondi fini”.
-“Va bene, allora”.
La sera dell’invito siamo in camera e ci stiamo preparando.
Sono seduto sul letto in attesa che Diana finisca di vestirsi.
È davanti allo specchio e sta indossando un lungo abito nero facendolo scivolare sul corpo nudo, a parte un minuscolo perizoma nero con un filo che le passa in mezzo alle natiche.
È bellissima ed io mi sento eccitato al solo guardarla!!!
-“Come sto?” – mi chiede facendo una piroetta.
-“Sei magnifica, una dea” – le rispondo ammirato.
Infila un paio di sandali, anch’essi neri, con un tacco altissimo e prende in mano la pelliccia.
-“Io sono pronta, Andiamo?”
Quando arriviamo è il Cavaliere stesso che ci accoglie sulla porta.
-“Buonasera, venite” – dice facendoci entrare.
Ci fa strada fino ad un vasto salone dove, su un tavolino, sono già pronti gli aperitivi e degli stuzzichini.
Dopo gli aperitivi, ci porta in un’altra sala dove un lungo tavolo è già apparecchiato per la cena.
La cena, eccellente e sontuosa, ci viene servita da una giovane cameriera di colore che indossa un corto grembiule nero che le arriva a metà coscia, con tanto di pettorina e crestina bianchi.
-“Ora puoi andare, Marta, non abbiamo più bisogno di te” – dice alla ragazza a fine pasto, dopo il caffè.
-“Grazie signore, a domani”.
-“No, domani non avrò bisogno di te, Prenditi una giornata libera” – fa lui con un gesto autorevole della mano.
-“Ooh, grazie ancora” – fa lei contenta e scomparendo in una porta.
-“Venite” – dice lui alzandosi da tavola.
Ci porta in uno studio molto ampio con una grande scrivania e diversi divani e poltrone in cuoio.
Quando siamo dentro, lui sussurra qualcosa all’orecchio di Diana e lei si avvia verso la porta, uscendo.
-“Accomodati” – mi dice indicandomi una poltrona.
Si avvicina ad uno stipo e versa un liquido ambrato in due balloon da cognac.
-“Assaggia questo cognac, Manuel, è invecchiato trentanni” – porgendomi il bicchiere.
-“Gradisci un sigaro?”
-“No, grazie, non fumo” – rispondo.
-“È un peccato. Non c’è niente di meglio di un ottimo cognac e di un buon sigaro dopo una buona cena.” – dice sorridendo – “E magari di una bella donna a tenerti compagnia”.
In quel momento, dalla porta da cui è uscita, rientra Diana.
Rimango a bocca aperta nel vederla. È nuda, a parte il perizoma ed i sandali, avanza nello studio a passi di danza, al ritmo di una musica di sottofondo che esce da uno stereo che Umberto ha, intanto, acceso.
Si avvicina a me, mimando dei movimenti che ricordano le danze orientali, poi, si avvicina al Cavaliere e con mosse seducenti gli toglie la giacca, la cravatta e s’inginocchia davanti ed inizia ad armeggiare con la cintura e la zip dei pantaloni abbassandoglieli, gli toglie le scarpe e glieli sfila lasciandolo con i boxer.
Le sue mani risalgono accarezzando le gambe dell’uomo ed arrivate all’indumento rimasto lo abbassano lasciando a nudo il ventre ed un membro di notevoli dimensioni che penzola ancora semirigido.
Muovendosi sempre in modo suadente lo prende con entrambe le mani e ne scopre la punta abbassando la pelle del prepuzio.
Prende a baciarla e leccarla e non ci vuole molto perché essa divenga più grande ed il membro s’irrigidisca; allora prende il glande tra le labbra ed inizia a succhiarlo ed aspiralo incavando le guance.
L’uomo ha la testa reclinata all’indietro preda del piacere che mia moglie gli sta donando.
Seduto sulla poltrona guardo la scena e non riesco ne a dire una parola, ne a fare qualcosa per impedirla, mentre penso che tra poco Umberto esploderà nella sua bocca; invece no, gli mette una mano tra i capelli e la stacca da lui.
-“No, non così.” – dice con voce rauca dal desiderio – “Facciamogli vedere come sei porca”.
A quel punto l’idea che i due erano daccordo e che avevano organizzato tutto per umiliarmi, mi folgora.
La prende per un braccio e la solleva, la conduce verso un divano, la fa inginocchiare sopra e con la mano dietro la nuca le fa piegare il busto sulla spalliera.
Si china dietro di lei ed inizia a baciarle le natiche ed a leccarne il solco ed immagino il buchetto posteriore.
Quando pensa che sia pronta, mette una mano tra le sue cosce e la passa sulla vagina, che immagino già pregna di umori, quando la ritrae la passa sul glande umettandolo come se volesse lucidarlo, poi tenendo il membro con la mano lo appoggia all’orifizio posteriore della mia donna.
Nonostante tutto, la scena che si svolge davanti a me ha il potere di eccitarmi ed il cazzo mi preme duro nei pantaloni.
Dirigendolo con la mano, comincia a spingere e, lentamente, vedo il grosso cazzo scomparire tra le natiche di mia moglie.
-“Uuuhhh…” – si lamenta lei – “Ooohhh… Sììì…” – mugola subito dopo.
So che l’ano di Diana è ben rodato sia da me, ma anche dal cazzo di Giada, quindi sono certo che i suoi lamenti non sono di dolore, ma di godimento.
Quando il pube dell’uomo arriva a contatto delle sue natiche, lui la prende per i fianchi ed inizia un movimento avanti ed indietro inculandola con forza.
-“Vieni, vieni anche tu.” – mi dice lui dopo un po’ – “Vieni, mettiglielo in bocca così l’arrostiamo allo spiedo”.
Ma quella frase fa scattare in me un senso di ripulsa e di ribellione.
-“Basta!!!” – urlo alzandomi di scatto e scaraventando il bicchiere sul pavimento, poi imbocco la porta e mi dirigo all’uscita.
Quella notte Diana non rientrò a casa e neanche il giorno dopo.
Il lunedì pomeriggio mi recai da un avvocato per iniziare le pratiche di divorzio.
Cari lettori, m’interessano i vostri pareri, commenti e suggerimenti, scrivetemi pure a manuelferrero751@gmail.com



Buongiorno, ti ringrazio perché così capisco che c'era qualcun altro oltre me che lo ricordava. Io lo posso scrivere fino…
Ciao, questo racconto l'avevo trovato bellissimo purtroppo rimasto in sospeso, mi fa' molto piacere che tu abbia continuato l'opera in…
Grazie, apprezzo sinceramente ogni parere
Molto ma molto eccitante …
Ti ringrazio, sono felice che ti sia piaciuto 😄