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Racconti Erotici

La conoscenza (biblica) di Vanessa – 2

By 16 Dicembre 2025No Comments

In una triste giornata realizzai che accadde ciò che non avrei mai immaginato e voluto: la crisi che avrebbe portato alla fine del mio matrimonio.
Mio suocero era già morto l’anno prima e il mio fioretto (quello di non contattare più Vanessa) secondo me non aveva più senso. Inoltre avevo bisogno di sentirmi vivo, vista la grande sofferenza interiore che provavo.
Dopo qualche giorno telefonai a Vanessa, erano oltre tre anni da quando la sentii la volta precedente, lei gradì molto anche se mi chiese come mai fossi sparito e asserendo che doveva essere accaduto qualcosa per far si che io l’avessi richiamata. Non le dissi nulla.
Dopo quella comunicazione ripresi a telefonarle, continuò così per oltre un anno senza che ci incontrassimo di persona. Lei, dopo l’incidente che l’aveva martoriata per tanto tempo, stava abbastanza bene anche se le era rimasto ancora qualche strascico.
Arrivarono le vacanze natalizie, durante le quali mi trovai a casa da solo per qualche giorno. Telefonai a Vanessa e programmammo una serata insieme. La sera prestabilita per l’incontro ero emozionato al pensiero che finalmente l’avrei rivista. Pensai come poteva essere cambiata fisicamente dopo l’incidente, erano anche trascorsi quattro anni e mezzo da quando ci incontrammo l’ultima volta. Salii sull’auto di mia moglie e andai a prendere Vanessa a casa sua.
Non appena la vidi mi apparve bellissima: ci guardammo, i suoi occhi azzurri mi scrutarono con sguardo penetrante, i suoi lunghi capelli biondi le accarezzavano le spalle coperte da una maglia nera attillatissima che le fasciava il seno, indossava una vertiginosa minigonna nera della stessa tonalità della maglia, mettendo in mostra due gambe affusolate stupende avvolte da calze nere lievemente trasparenti. La visione globale evidenziava una siluette affascinante e il suo sex appeal non era minimamente diminuito rispetto a quando la vidi per la prima volta molti anni prima.
La mia mente fu travolta da un fulmineo pensiero erotico: l’avrei denudata e scopata per venirle sui seni. Dopo i saluti con un abbraccio e baci reciproci sulle guance la portai a cena in un ristorante semplice ma accogliente. Terminammo il pasto in tempi brevi, entrambi avevamo intuito che non c’era alcuna intenzione di concludere la serata lì. Al termine della cena la portai a casa mia.
Lei entrò senza esitare, ma con educazione, scrutò l’ambiente nuovo che le apparve osservando mobili e oggetti con curiosa attenzione, ci sedemmo sul divano in salotto e iniziammo a rievocare il nostro passato ricordando qualche allegro aneddoto.
Ridemmo dei nostri trascorsi e degli scandali da lei provocati nell’ambiente scolastico. Improvvisamente lei mi fissò e con spontaneità mi chiese se ci fossimo mai baciati, le risposi di no; subito dopo posò le sue labbra sulle mie e mi diede un bacio profondo sulla bocca. La sua lingua si muoveva con esperienza avvinghiandosi alla mia. Poi mi disse che baciavo bene e mi chiese se poteva andare in bagno, la accompagnai e dal corridoio le indicai la porta del servizio, lei entrò e poco dopo riaprì la porta.
Mi riapparve con la sigaretta in bocca seduta sul bordo della vasca da bagno vicina alla finestra aperta. Mi disse: “non vorrei mai che tua moglie ti scoprisse solo a causa della puzza di fumo”.
La sua esternazione denotava una sorta di complicità su qualcosa che conoscevamo entrambi e che la mia consorte non avrebbe mai dovuto sapere. Io cambiai volutamente discorso per porle una domanda: “ti ha mai detto nessuno che assomigli alla Folliero?”, lei rispose “sei troppo gentile, lei è più bella di me”, io le risposi: “non mi sembra, tu sei molto carina e sei anche più giovane di lei, penso che la Folliero ti batta solo per le dimensioni dei seni”, lei mi corresse ribadendo: “ti sbagli, io ho la quinta di reggiseno”, chiuse la finestra del bagno, lanciò la sigaretta nella tazza del water e premette il pulsante dello scarico, si avvicinò alla porta che dava accesso alla camera matrimoniale, mi guardò sorridendomi con malizia, entrò nella stanza senza accendere la luce, si sedette sul letto, si tolse la maglia e il reggiseno e mi disse: “vedi?”. Io vidi anche nella penombra, appurato che la luce del corridoio era accesa. Ovviamente mi stupii della sua intraprendenza e non potei che darle ragione. I suoi seni erano abbondanti, anche se un po’ cadenti, ne rimasi deluso. Continuò a spogliarsi con naturalezza, come se fosse scontato che l’avrebbe fatto. Si tolse la gonna e il collant, poi si sfilò gli slip e li ripose piegati sotto il cuscino dicendomi: “altrimenti poi rischio di non ritrovarli”. Mi tornò in mente la proposta che le feci qualche anno prima (in cui le proposi di togliersi le mutande e consegnarmele in classe in una busta (vedi il racconto “la conoscenza di Vanessa”)). Associando il pensiero remoto con il fatto recente pensai che fosse una donna ordinata e che ci tenesse ai suoi indumenti intimi.
Si infilò nuda nel letto, subito dopo mi disse: “che freddo!, perché non vieni a scaldarmi?”. A quel punto non mi restò che spogliarmi e finimmo a letto. Era il letto in cui ero sempre stato solo con mia moglie. Finché eravamo stesi nudi uno vicino all’altro pensai che sarebbe accaduto quello che lei aveva desiderato tanto quattro anni prima.
La abbracciai per riscaldare lei e l’atmosfera, poi le sfiorai un fianco salendo con le dita fino a incontrare i seni, il mio pene si scosse e iniziò a prendere vigore. Lei non ebbe reazioni, le succhiai un capezzolo continuando a palparle le grandi tette, lei non diede alcun segno di gradimento né di eccitazione e non mi toccò dove avrei sperato.
Cercai di riprendere in mano la situazione per accrescere l’eccitazione, ma senza alcuna convinzione, le sfiorai una coscia, avvicinai la mano in mezzo alle sue gambe e avvertii la presenza di una minuta peluria attorno al suo sesso. Le accarezzai appena la fessura. La chimica non ci aiutava, la sua inerzia che continuò e la visione dei suoi seni cadenti smorzarono la mia eccitazione al punto che il mio membro lentamente si afflosciò, con la complicità anche di Vanessa che continuava a parlare distraendomi.
Capii che lei era imbarazzata e non sembrava ancora eccitata, continuò a parlare senza fermarsi mai nel corso dell’eloquio che era diventato quasi un suo monologo. Io le rispondevo a monosillabi. Continuammo a rimanere nel letto nudi ma senza che ci fosse attrazione fisica reciproca, iniziammo a parlare insieme sulle argomentazioni più svariate simili a quelle delle nostre telefonate, questa volta però senza accennare al sesso. Alla fine dopo tre ore di chiacchiere la riportai a casa sua senza che fosse accaduto nulla.
Qualche giorno dopo sentii Vanessa per telefono, lei mi disse che quella sera in cui ci trovammo nudi a letto l’imbarazzo la bloccò e non se l’era sentita di andare oltre. Io pure le riferii che ero imbarazzato e persi l’eccitazione per lo stesso motivo e per le sue chiacchiere.
La bellezza del nostro rapporto stava anche nella reciproca sincerità senza che mai ci nascondessimo confidenze reciproche su situazioni che per altri potevano risultare imbarazzanti se non offensive.
Nei mesi a seguire ebbi un periodo di forti crisi interiori determinate dalla chiusura sentimentale con la donna che anni prima sposai. Anche Vanessa non stava bene, ma fisicamente, per problemi di salute dovuti al riacutizzarsi di dolori causati dall’incidente stradale accadutole anni prima.
Ogni tanto la chiamavo al telefono; poi le comunicazioni si intensificarono e iniziammo a sentirci quasi ogni sera. Lei mi riempiva un po’ la vita, che in quel periodo mi dava solo sofferenza. Parlavamo di tutto, io volevo scoprire qualche altro lato del suo carattere, lei pure. Avevamo parecchia confidenza, io la consideravo molto disinibita e lo era.
Un giorno, incuriosito, le chiesi se si masturbava, lei senza esitazione mi rispose che lo faceva abitualmente guardando film porno. Le chiedetti: “come fai, mi spieghi i particolari, ti dispiace?”, lei rispose: “no, non mi imbarazza, anzi mi fa piacere confidarmi con chi mi può capire.
Ogni tanto faccio zapping con il telecomando alla ricerca di un film per tv che mi possa piacere, ma se non trovo niente accendo il lettore dvd e guardo un porno, spesso sempre lo stesso visto e rivisto varie volte. Ormai la trama, se di trama si può parlare, la conosco bene e pure la sequenza delle scene, quando arrivo più o meno alle immagini che più mi piacciono la mia eccitazione cresce, non resisto più e mi viene voglia.
Mi lecco l’indice e il medio della mano destra e inizio ad accarezzarmi, me la struscio delicatamente con le dita, la bagno ancora di più con la saliva poi continuo a menarmela sempre più in fretta fino a quando giungo all’orgasmo. A volte non mi basta e mi masturbo una seconda volta, anche se fatico maggiormente a venire.” Io le risposi: “interessante ed eccitante il tuo racconto, sai che sei la prima donna che mi confessa come si accarezza?” e lei: “si immagino, sai che io sono spontanea con te, lo sono sempre stata. Ti racconto qualcos’altro. Poi dimmi se te l’ho fatto tirare.
A volte quando ho una banana in casa la ricopro con il domopack e, dopo essermi bagnata la figa con le dita, me la infilo tutta dentro, la muovo su e giù come se fosse un vibratore fino a che non riesco a venire. Poi rimetto la banana nella fruttiera. Quando arriva mio cognato che è ghiotto di banane non vedo l’ora che la mangi…” Vanessa continuò il suo racconto: “quando Alberto addenta il frutto io lo guardo e penso eccitata all’uso che ne ho fatto precedentemente”. Mi disse poi che non confessò mai al cognato che le banane che lui mangiava erano insaporite, seppure solo nella parte esterna della buccia, dagli umori della sua passera. Dovetti confessarle che me l’aveva fatto tirare e che in quel momento l’avrei scopata.
Trascorsero un paio di mesi duranti i quali continuai a chiamarla al telefono. Una sera nel corso di una delle nostre solite comunicazioni a distanza avvertii il suo nervosismo, era come impaziente, improvvisamente mi disse: “io sono stanca, ad andare avanti così non ce la faccio più, non sopporto più di sentirti solo per telefono e di non incontrarti mai: ti voglio vedere e voglio venire a letto con te, prenota una stanza in un albergo e fissa una data per il nostro incontro, se tu non vuoi che ci incontriamo di persona non telefonarmi mai più!”. Tentai di spiegarle che per me era un brutto periodo perché ero oberato di lavoro e dovevo organizzarmi. Malgrado ciò realizzai che non avevo possibilità di pensare di poter continuare ad avere un rapporto così. Mi decisi e, qualche giorno dopo, in una calda sera di settembre ci ritrovammo a cena in una pizzeria in un paese vicino a quello in cui lei abitava. Mi chiese se avevo prenotato la camera, le risposi di no. Con sguardo severo mi disse “peggio per te, non pensare che lo facciamo in macchina, è troppo scomodo!”.
Dopo avere mangiato una pizza, uscimmo dal locale, camminando lentamente. Lei mi chiese: “cosa pensi? fino a quando continuerà questo caldo estivo?”, risposi: ”non saprei”, ci fermammo, girando il viso per risponderle ci guardammo per un istante e d’istinto entrambe le nostre bocche si cercarono, ci baciammo, le sfiorai i seni sopra la camicia e iniziai ad accarezzarle le gambe da sopra i pantaloni salendo fino alla loro giuntura, fermandomi in quella zona e sollecitandola sfregando dal basso verso l’alto per un po’, probabilmente si bagnò, ma stizzita per la mia presa di posizione sulla camera, mi ricordò che l’avrei dovuta prenotare e non andammo oltre.
Una settimana dopo ci rincontrammo per mia volontà: avevo prenotato una camera in un albergo.
Andai a prenderla a casa, mentre saliva sulla mia auto notai le sue belle gambe messe in mostra da una minigonna nera. Ci salutammo dandoci un bacio leggero sulla bocca, le aprii la porta della mia Mercedes per farla salire sul mezzo. Appena si sedette con disinvoltura avvicinai la mano e le accarezzai lievemente una gamba facendo scorrere la mano dal polpaccio e salendo fino al punto in cui il suo arto si poggiava sul sedile dell’auto, la guardai sorridendole maliziosamente, lei mi diede un’occhiata che denotava una tacita intesa di complicità. Poco dopo giungemmo al ristorante, cenammo conversando piacevolmente.
Poi uscimmo dalla sala da pranzo per dirigerci al bureau della reception dell’albergo. Io ero imbarazzatissimo, lei invece sembrava perfettamente a suo agio. L’addetto al ricevimento ci chiese i documenti, io rabbrividii e sicuramente arrossai, ci avvisò inoltre che la prima colazione era programmata dalle 7 alle 10, lei senza alcun imbarazzo rispose: “noi non facciamo colazione perché andremo via prima”, facendo chiaramente intendere lo scopo dell’utilizzo della camera. Vanessa con complicità girò lo sguardo verso di me, mi sorrise chiedendo al receptionist: “a che piano è la camera?”.
La trasgressione faceva parte del suo carattere e la esternava con una disinvoltura inimmaginabile determinando, per assurdo, imbarazzo estremo da parte di chi la accompagnava. Salimmo al secondo piano con l’ascensore, durante il tragitto ci baciammo teneramente sulla bocca.
Appena lei entrò nella stanza si spogliò completamente, io mi tolsi i vestiti, senza denudarmi del tutto, rimasi con gli slip, ero nuovamente un po’ imbarazzato. Poi lei scostò il copriletto e si infilò a letto senza ricoprirsi con il lenzuolo. Stavo per raggiungerla, ma lei mi disse: “lavati bene le mani per cortesia, sono maniaca della pulizia”. Questa sua richiesta inaspettata mi fece subito pensare che lei aveva già in mente quali preliminari avrebbe gradito. Io aderii alla sua richiesta e dopo essere uscito dal bagno la raggiunsi a letto, iniziai ad accarezzarle le gambe salendo lentamente fino all’inguine, nel contempo la baciai, la sua lingua nella mia bocca roteava piacevolmente e io assaporavo il gusto di quel bacio profondo, poi allungai la mano sopra il monte di Venere, esitai volutamente per fare aumentare la sua eccitazione, poco dopo le sfiorai il clitoride con il palmo della mano, per poi allontanarla leggermente. Avvertii una lieve, piacevole sensazione di umido fra le sue cosce che si schiusero senza comando, poi ripresi con una carezza superficiale, lentamente inserii il mio indice all’interno della sua vagina aumentando l’intensità dei movimenti, lei era bagnata ma non troppo. Il mio pene si era già indurito da un bel po’, mi spostai sopra di lei, con le mani le allargai leggermente le gambe, lei capì le mie intenzioni e favorì l’entrata del mio membro nella sua fessura. Glielo infilai decisamente e iniziai una percussione energica, nel frattempo ogni tanto le nostre bocche si cercavano e ci baciavamo. Era la prima volta che scopavamo e non avevamo acquisito un gran affiatamento, io ero imbarazzato e temevo di deconcentrarmi e non volevo che finisse come la prima volta a letto nudi senza concludere nulla. Continuai l’attività sbattendola e senza mai fermarmi aumentai il ritmo favorito dai suoi movimenti che iniziarono a essere coordinati con i miei e poco dopo sentii che stavo per esplodere, lei probabilmente lo avvertì e strinse la sua vagina attorno al mio pene, scappai fuori facendo zampillare il mio seme bianco sulla sua pancia, lei gradì ma ebbi l’impressione che fosse rimasta un po’ delusa, anche se non mi disse nulla.
Forse il rapporto fu troppo veloce e non molto dolce. Non avevo capito se lei avesse raggiunto l’orgasmo o meno.
Qualche giorno dopo mi confessò che si stupì e si lamentò dicendomi ”perchè non me l’hai leccata?”, pratica che lei adora e ritiene indispensabile come preliminare mi spiegò.
Iniziammo a incontrarci in albergo per trascorrere serate in piena intimità, io all’epoca ero ancora restio a praticarle sesso orale. Finalmente una sera lei riuscì ad esaudire il suo desiderio, anche se io ero un po’ riluttante.
Eravamo, come al solito, nudi sul letto in una camera di un albergo; la finestra lasciava filtrare una luce esterna, spostai il mio viso verso il suo ventre, le guardai la vagina: era bella, quasi totalmente depilata, tranne un minuscolo triangolo sul monte di Venere con rasatura fatta ad arte. Con il pensiero stavo già assaporando la sensazione di penetrarla con l’idea che la sua fessura potesse essere morbida e accogliente, le scostai le grandi labbra infilandole il mio dito medio e movendolo un po’ con dolcezza, poi mi avvicinai alle sue gambe e iniziai a baciarle l’interno coscia leccando la pelle con delicatezza, ruotai la testa leggermente per posizionare le mie labbra su un suo fianco, sentii la pelle più morbida e, avvicinandomi piano piano gliela annusai, senza farglielo capire. Volevo sentire se i suoi umori mi fossero sgradevoli, al contrario apprezzai il profumo della sua fighetta bagnata, continuai a baciarla nella parte superiore della vulva vicino alle grandi labbra transitando con la lingua lentamente per esplorare il suo sesso,piano arrivai all’attaccatura del clitoride e iniziai a leccarlo infilando la lingua delicatamente poi più in profondità, lei manifestò gradimento stringendo le sue gambe sul mio viso ed emettendo lievi gemiti. Il mio membro fremeva e non lo feci attendere molto, anche perché oltre all’aumento della mia eccitazione avevo assunto una posizione a cui non ero abituato e il collo iniziava a farmi male.
Mi alzai avvicinando il mio pisello rigido alla sua fessura e glielo infilai dentro sentendo che il mio pene si trovava in uno spazio stretto, ma piacevolmente accogliente, caldino e umido. Delle fighe che ho avuto a disposizione nella mia vita quella di Vanessa è stata la più accogliente, sembrava modellata ad hoc per il mio cazzo, che navigava al suo interno sempre con grande piacere. Venimmo entrambi quasi insieme. Poi negli incontri successivi presi man mano più dimestichezza con il cunnilingus finché iniziò a piacermi sempre di più leccargliela: la sua fessura emetteva umori gradevoli dal sapore dolce, che ho sempre gustato con piacere con conseguente accrescimento della mia eccitazione. Quando poi imparai a farla venire leccandogliela per me è stato ancora più appagante ed eccitante.
Gli umori femminili hanno un gusto diverso a seconda che le loro secrezioni siano acide o basiche, le prime per me sono poco e meno gradevoli delle seconde. Quelle basiche danno un sapore leggermente dolce “all’assaggio” suscitando il desiderio di continuare a baciare in profondità. Anche in prossimità dell’orgasmo della donna, che spesso fa aumentare le secrezioni vaginali il gusto è apprezzabile.
Abbiamo continuato così per sei mesi, io la andavo a prendere a casa, cenavamo insieme e poi andavamo a letto a fare sesso. Nei tre incontri successivi al primo avevo prenotato in un albergo diverso ogni volta. Poi siamo sempre tornati in quello in cui avevamo fatto l’amore la prima volta. Ci vedevamo quasi ogni settimana. Ormai il titolare dell’albergo ci conosceva e ci chiedeva se volevamo la stessa camera o se preferivamo cambiarla. In quel periodo non capivo se Vanessa sapesse fare bene i pompini perché lei sembrava un po’ restia a succhiarmi il pisello. Nel corso di una nostra conversazione telefonica di qualche mese prima mi aveva chiesto se mia moglie me lo succhiava. Io le risposi: certamente si, è anche molto pbrava!”. Temetti così che Vanessa fosse intimorita pensando di non essere sufficientemente abile nella pratica del sesso orale. Ogni tanto me lo faceva con una sua tecnica che, poi mi spiegò riteneva pregevole, prevedeva di non toccarmi mai il pene con le sue mani, leccandolo solo. Ma secondo me lo faceva con troppa energia, io non ero molto appagato, inoltre si fermava sempre prima del momento fatidico per farsi infilare il pisello nella sua passerina vogliosa.
Una sera eravamo nel solito albergo, appena entrati nel letto lei iniziò a leccarmelo, mi piaceva abbastanza, poi improvvisamente le venni in bocca senza che entrambi ci fossimo resi conto che io stavo per esplodere il mio seme; lei si scostò subito andando in bagno a sputare lo sperma. Non era proprio quello il pompino che avrei desiderato, ma comunque la apprezzai almeno per il tentativo.

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