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Racconti Gay

Emanuele

By 28 Febbraio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo appena ottenuto un lavoro con un contratto per un anno in un’azienda di Milano, la paga non era granché ma appena laureato mi andava molto meglio di chi lavorava in un call center e una volta scaduto questo contratto chissà, magari me lo avrebbero rinnovato e se proprio non fosse successo almeno avrei avuto qualcosa di interessante da scrivere sul curriculum.
Il problema era che essendo lontano dalla mia città d’origine avrei dovuto trovarmi un appartamento dove vivere senza spendere molto, all’inizio decisi comunque di alloggiare in una specie di ostello gestito dai frati, certo non era il massimo della comodità ma costava poco e mi dovevo accontentare.
Al lavoro con me c’era Emanuele, lo conoscevo di vista dai tempi dell’università poiché frequentavamo la stessa facoltà anche se più di uno scambio di saluti lungo i corridoi non c’era mai stato. Essere tutti e due in un posto nuovo però fece si che fin dall’inizio di quell’esperienza lavorativa tra noi si creassero in fretta un certo legame ed affiatamento al punto che un giorno, dopo un paio di settimane in cui alloggiavo dai frati, Emanuele mi disse: ‘senti ma perché non prendiamo un appartamento assieme e non dividiamo le spese?’.
Ovviamente accettai più che volentieri così ci mettemmo alla ricerca di qualcosa che facesse al caso nostro, trovammo un annuncio su un giornale di annunci economici, contattammo la proprietaria e il primo sabato pomeriggio disponibile andammo a vedere l’appartamento. Il prezzo era buono, l’unico problema era che c’era una stanza da letto sola e quando la proprietaria ce la mostrò disse: ‘purtroppo la stanza ha i letti separati, ma se vi fa piacere potete unirli, a me non interessa’.
Io mi misi a ridere e le dissi: ‘signora, guardi che non siamo una coppia, siamo due colleghi di lavoro che cercano di dividere le spese’.
La signora arrossì, era visibilmente imbarazzata per la gaffe e si scusò più volte, Emanuele la rassicurò dicendole che non c’era nulla di offensivo in quello che aveva detto e alla fine ci accordammo per tutto e firmammo il contratto.
Il lunedì andammo ad attivare le utenze di luce, acqua e gas e già il martedì occupammo il nostro appartamento.
Mentre sistemavamo le cose nell’armadio spartendoci gli spazi Emanuele si mise a scherzare sulla gaffe della proprietaria, ‘pensava che fossimo due gay’ disse sorridendo.
‘Già, daremo questa impressione?’ gli risposi.
‘Chi se ne frega!’ rispose lui, ‘l’affitto diviso per due costa poco e gli altri possono pensare quello che vogliono, inoltre io personalmente non ho nulla contro i gay anzi, visto che dobbiamo dividere l’appartamento per un anno ti dirò di più: io un’esperienza gay l’ho anche avuta, non mi ritengo gay, la figa mi piace molto, ma devo ammettere che mi sono divertito molto e spero che adesso che te l’ho detto la tua opinione su di me non cambi’.
Ovviamente la cosa fece scattare in me una certa molla ma cercai di non darlo a vedere anche se gli risposi mettendo in chiaro che la cosa non mi dava affatto fastidio e non resistetti da chiedergli se l’esperienza l’aveva avuta da attivo o da passivo, mi rispose che in realtà si era solo fatto fare un pompino da un amico.
Andammo avanti con le nostre attività e non ne parlammo più per un bel po’ di tempo, anche se nel frattempo la confidenza aumentò e, confesso, io cercai di favorire molto che questo avvenisse.
Una sera, dopo cena, Emanuele mi disse con una naturalezza disarmante: ‘sai che faccio adesso? Vado in bagno a farmi una sega’.
‘Vuoi che te la faccia io?’ gli risposi senza riflettere.
‘Davvero lo faresti?’ mi rispose meravigliato, ‘e se poi prendo il vizio?’.
‘Va beh’ risposi io, ‘non facciamo nulla di male e quando siamo d’accordo fra noi due non togliamo nulla a nessuno, non trovi?’.
‘A me va bene, ma tu poi cosa vuoi in cambio?’ mi rispose lui.
‘Nulla, mi diverte l’idea di menarti il cazzo e vederti sborrare, dopo di che non lo so, se sarò eccitato mi farò una sega anch’io, altrimenti se vorrai mi restituirai il favore ma non &egrave obbligatorio’.
Si alzò da tavola e senza dire nulla si diresse in camera da letto, io lo seguii, arrivati in camera lui si stese sul letto a pancia in su, si sfilò pantaloni e mutande e mi mostrò il cazzo, mi sedetti di fianco a lui, glielo presi in mano e cominciai a menarglielo.
Aveva un cazzo magnifico, grande, nodoso, durissimo e con sotto due palle enormi, in poco tempo mi ritrovai inginocchiato fra le sue cosce a fargli una sega con la mano destra e a massaggiargli le palle con la sinistra, lui si godeva la cosa e non disse niente per un po’ finché d’improvviso ruppe il silenzio dicendo sotto voce: “sei bravo, sembra proprio che ti piaccia”.
Non gli risposi ma mi abbassai mettendo la testa fra le sue gambe, aprii la bocca e gli leccai le palle, lui si lasciò fare e quando fui sicuro che lo voleva ingoiai quel cazzo magnifico.
‘hey, ma che fai?’ esclamò lui con tono sorpreso ma al tempo stesso compiaciuto.
‘Non vuoi?’ risposi.
‘No, no, continua pure’ mi rispose, ‘&egrave che non me lo sarei mai aspettato’.
Alzai la testa sfilandomi il suo cazzo dalla bocca, lo guardai e gli chiesi: ‘se avessi saputo che ti avrei risposto di si me lo avresti chiesto?’
‘Si, ovvio’ rispose lui.
‘E allora lasciami fare’ ribattei, poi mi chinai nuovamente su di lui e ricominciai a fargli il pompino che avevo iniziato, andai avanti per un po’ poi mi disse: ‘spostati, sto per venire!’.
Non gli diedi retta, così mi diede un paio di pacche su una spalla e mi ripeté: ‘spostati, non vorrai mica che ti venga in bocca?’.
Alzai per un attimo la testa e gli dissi: ‘vieni e non fare storie!’.
Gli ripresi il cazzo in bocca e ricominciai a succhiarglielo mentre con una mano gli tenevo l’asta e con l’altra gli accarezzavo le palle finché lo sentii cominciare a pulsare, poi il suo cazzo scoppiò nella mia bocca con una forza e una quantità tale che mi uscì perfino dal naso, continuai a succhiarglielo e leccarglielo finché non schizzò l’ultima goccia e non ebbe l’ultimo spasmo, poi alzai la testa, lo guardai, aprii la bocca e gli feci vedere che dentro avevo ancora un po’ della sua sborra filante, la richiusi la deglutii.
Mi stesi a fianco a lui mentre si riprendeva e subito esclamò: ‘cazzo! Sei più bravo delle femmine! Non avevo mai ricevuto un pompino così, non dirmi che era la prima volta perché non ci crederò mai!’.
Vuotai il sacco e gli raccontai che per un bel po’, ai tempi dell’università, ero stato la ‘fidanzata’ del mio coinquilino di allora, a quel punto lui esclamò: ‘pensavo ti piacesse la figa!’.
‘Certo che mi piace!’ gli risposi, ‘solo che mi piace anche questo, una cosa non esclude l’altra’.
Rimanemmo un po’ li sul letto, in silenzio, uno a fianco all’altro poi a un certo punto mi disse: ‘e tu?’
‘E io cosa?’
‘Beh, mi hai fatto un pompino, dovrei ricambiare ma di succhiartelo non me la sento proprio’.
‘Una sega &egrave più che sufficiente’ gli risposi.
Mi afferrò il cazzo e ricambiò il favore. Dopo avergli fatto un pompino che sembrava essergli piaciuto parecchio me ne andai a dormire nel mio letto.
La mattina dopo suonò la sveglia ed io e Emanuele ci preparammo per andare al lavoro senza parlare di quello che era successo la sera prima, in macchina lungo il tragitto l’atmosfera era ‘imbarazzante’ e la giornata al lavoro passò nel tentativo di essere indifferenti l’un l’altro.
Rimanemmo nuovamente soli al momento del ritorno al nostro appartamento, in auto c’era un silenzio a dir poco imbarazzante finché lui tutto d’un tratto esordì: ‘sei arrabbiato con me’?
‘Pensavo lo fossi tu con me’ risposi.
‘Beh, dopo tutto sono io che ti ho sborrato in bocca, ieri sera’ disse lui.
Mi misi a ridere e gli feci notare che non mi aveva affatto costretto, aggiunsi anche che non era la prima volta che bevevo lo sperma di qualcuno e gli ricordai che avevo avuto una storia col mio coinquilino all’università.
‘Gli facevi solo pompini?’ mi chiese.
Sapevo benissimo dove voleva andare a parare con quella domanda, voleva sapere se mi facevo fare il culo ma decisi di non dargli la soddisfazione, gli risposi solo che ci divertivamo molto senza troppe paranoie, paranoie che anche lui non avrebbe dovuto farsi.
Arrivati a casa iniziammo a scaldare la cena, ci sedemmo a tavola e mentre mangiavamo guardando la TV lui si rivolse a me dicendo: ‘no, senti, io ho bisogno di chiarire questa cosa, quello di ieri &egrave stato un episodio isolato? Succederà ancora? Andremo oltre? Ho bisogno di saperlo’.
Risposi seccamente: ‘ma a te ieri sera &egrave piaciuto?’
‘Certo!’ rispose lui, ‘ma non vorrei che tu ti aspettassi che io ricambi, perché l’idea di farti un pompino proprio non mi va, posso arrivare a farti una sega per ricambiare il favore ma non andrei oltre’.
Mi misi a ridere e gli dissi: ‘tranquillo, in caso tu voglia che fra noi, oltre alla condivisione dell’alloggio, ci sia una sorta di amicizia con benefici la femmina la faccio io, ma ti stai facendo troppe paranoie, il sesso fra maschi dal mio punto di vista &egrave solo piacere fisico, divertimento, i sentimenti e le tenerezze sono cose che provo solo verso le donne, non mi innamorerò di te e non ti chiederò di sposarmi, e mettiti tranquillo perché coi maschi mi piace prenderlo nel culo ma non metterlo’.
Dopo quelle mie parole il clima fra noi due si rasserenò e ci mettemmo a parlare con una certa serenità di fighe, di sborrate e altro, poi a un certo punto lui tornò sull’argomento “noi due” e mi chiese: “hai detto che ti piace prenderlo nel culo, vuoi dire che c’&egrave la possibilità che…”
Io: “ti piacerebbe?”
“Da impazzire!” rispose lui, l’idea di prenderti, sbatterti di forza sul letto e montarti senza pietà me lo fa venire duro solo a pensarci, magari con te che opponi anche un po’ di resistenza”
“Così mi fai un po’ paura” gli risposi, “in pratica mi vorresti violentare”.
La sua espressione cambiò ed era chiaro che se avesse potuto si sarebbe rimangiato le parole che mi aveva appena detto, poi balbettando disse: “no, cio&egrave, si, mi piacerebbe ma a patto che sia solo un gioco sul quale ci siamo accordati prima, non te lo farei mai se mi dicessi che non vuoi”.
“Non lo so” gli risposi, “darti il culo sarebbe un passo importante, diventerei la tua fidanzata segreta, tu cerchi una fidanzata?”
“Perché no?” rispose, mi piace l’idea”.
“Vedremo” gli risposi.
Sparecchiammo e ci mettemmo sul divano a guardare un po’ di TV, io mi avvicinai a lui, gli slacciai i pantaloni e gli presi in mano il cazzo cominciando a giocherellarci. Lui si lasciò fare ed &egrave inutile dire che da li a poco mi ritrovai sdraiato su un fianco, con la testa sulle sue gambe a succhiarglielo.
A un certo punto lo sentii mettermi una mano sul culo e dentro di me pensavo: “prendimi cazzo! ti dirò di no ma tu prendimi, vai avanti lo stesso!”. Mi infilò una mano nelle mutande e cominciò ad accarezzarmi sulla pelle, era chiaro che con le dita avrebbe voluto esplorare un po’ più nel mezzo, ma non si prendeva quella libertà e se glielo avessi chiesto io avrei rovinato tutto.
Interruppi bruscamente quello che stavo facendo, mi alzai e gli dissi: ‘facciamo un gioco’.
‘Che gioco?’ chiese lui.
‘Aspettami qua’ e senza dire altro andai in bagno, presi un asciugamano, tornai in sala e gli dissi di alzarsi dal divano, vi posai sopra l’asciugamano spensi la luce; mi spogliai completamente e gli dissi di fare altrettanto poi mi stesi a pancia in su e gli chiesi di salirmi sopra. Lui lo fece e io guidai il suo cazzo già duro in modo che si infilasse fra le mie cosce, chiusi bene le gambe in modo da avvolgerlo, era talmente lungo che arrivava a strofinare contro le mie natiche così con le mani le allargai in modo che la sua cappella arrivasse a strofinare il mio buco mentre era avvolta dalle mie chiappe.
‘E adesso?’ mi chiese.
‘E adesso muoviti, scopati le mie cosce, fai come se fossi una ragazza’.
‘Davvero posso?’ mi chiese meravigliato.
‘No’ risposi io con tono ironico, ‘ti ho fatto mettere sopra di me per sentire quanto pesi, dai scopami prima che cambi idea!’.
Iniziò a muoversi su e giù ed io sentivo la sua cappella correre fra le mie natiche e strofinare contro il mio ano, la voglia di chiedergli di incularmi era davvero tanta ma se lo avessi fatto avrei rovinato tutto, era meglio avere pazienza e andare per gradi tanto di tempo ne avevamo quanto ne serviva e anche di più.
In quella posizione la sua pancia strofinava contro il mio cazzo, anch’esso duro per via dell’eccitazione tanto che di colpo scoppiai in un orgasmo magnifico e fra le nostre pance si pose il mio sperma caldo.
‘Cazzo! Mi hai sborrato sulla pancia!’ esclamò lui, ‘adesso lo tolgo, me lo meno e ti sborro addosso anch’io, così impari!’
‘Ho un’idea migliore’ gli risposi, ‘resta dove sei e sborra li’.
‘Ma così ti imbiancherò il culo’ mi rispose mentre continuava a muoversi.
‘E allora? Pensi che sia la prima volta che qualcuno mi sborra su, o nel, culo? Volevi una verginella?’ gli risposi con tono malizioso.
Appena sentì quelle parole il suo cazzo esplose e lo sentii sborrare copiosamente fra le mie natiche, si prese il tempo di esaurire l’orgasmo poi con mia grande sorpresa mi baciò sulla bocca e mi disse: ‘sono proprio contento che abbiamo deciso di dividere le spese dell’appartamento, posso proprio dire che sei un vero amico, di quelli che ti danno anche il culo’.
Risposi con una risata poi gli dissi: ‘veramente il culo non te l’ho ancora dato, ti ho dato le cosce, andiamo in bagno a pulirci, scemo!’.
Si alzò prima lui poi io lo seguii, arrivati in bagno aprii la doccia e mi ci infilai dentro per primo, lui senza dire nulla mi seguì e ci lavammo a vicenda esplorando l’un l’altro i nostri corpi.
Uscimmo dalla doccia e mentre mi asciugavo lui mi diede una manata sul culo e disse: ‘me lo darai prima o poi, vero?’
‘Che cosa?’ risposi io maliziosamente.
‘Il culo’ disse lui senza mezzi termini.
‘Non so’ risposi, ‘magari ti farò impazzire tutto il tempo a sborrarci vicino, sopra, guardandolo, ma non ti lascerò mai entrare, sarebbe divertente’.
‘O magari a forza di essere provocato ti prendo e ti inculo senza troppi complimenti’ rispose lui.
Senza dirglielo pensai: “e quand’&egrave che ti decidi?” ma mi limitai a guardarlo compiaciuto e a rispondergli: ‘magari mi piace’, poi lasciai cadere l’asciugamano sul pavimento e me ne andai nudo verso la camera da letto. Arrivai in camera da letto convinto di averlo provocato abbastanza e aspettandomi che mi seguisse e mi saltasse addosso come aveva minacciato di fare se non gli avessi concesso il culo, quindi mi stesi sul letto a pancia in giù, nudo, col mio sedere in bella vista in attesa di sentirlo entrare prima dentro la stanza poi dentro di me.
Passarono i minuti ma niente, poi lo sentii accendere la televisione, era chiaro che le palle se le era già scaricate e non aveva intenzione di farmi quello che avrei voluto mi facesse, così mi addormentai con addosso una gran voglia di cazzo.
La mattina dopo mi svegliai una decina di minuti prima che suonasse la sveglia, accesi l’abat-jour per iniziare a prepararmi e vidi che mentre dormiva mezzo scoperto nelle mutande aveva il cazzo completamente in tiro, la tentazione di dargli un buon giorno alla mia maniera salendogli sopra a smorza candela era forte ma non lo feci, volevo che fosse lui a prendermi, era una questione di principio! E poi a me piace stare sotto.
Suonò la sveglia, lui aprì gli occhi e disse: ‘buongiorno!’.
‘Buongiorno’ risposi io, ‘perché non mi hai seguito in camera ieri sera’?
‘Perché ti avrei sfondato il culo anche se tu non avessi voluto, quindi ho preferito rimanere a guardare alla TV qualcosa che distogliesse i miei pensieri dallo scoparti selvaggiamente’.
‘Che idiota, non aspettavo altro!’ pensai fra me e me, ma gli risposi: ‘allora hai fatto bene perché ti avrei lasciato con le palle piene’.
Mi mise una mano sul culo infilandola sotto le mutande che avevo già indossato e con le dita si spinse oltre dove dove non fosse mai arrivato prima, frugando un po’ fra le mie natiche fino ad arrivare ad infilarmi una falange nel buco.
Feci un salto in avanti urlando: ‘ahia! Cazzo! Così a secco no!’.
‘Scusa’ mi rispose subito, ‘non volevo farti male’.
Mi abbassai gli slip, mi allargai le natiche mostrandogli l’ano e gli dissi: ‘adesso per farti perdonare devi baciarlo’.
Mi aspettavo che si rifiutasse e invece senza farselo dire due volte infilò la faccia fra le mie natiche e non solo me lo baciò, ma prese a leccarmelo con la foga con cui si lecca una figa e io rimasi li a godermi la cosa finché per un attimo interruppe il magnifico lavoro che stava facendo e mi disse: ‘prima o poi ti inculo!’.
‘Fallo adesso!’ gli risposi.
‘Ma dobbiamo andare al lavoro, faremo tardi’ mi rispose.
‘Hai le palle piene da ieri sera, dai che se ti lasci andare vieni in dieci secondi!’
‘L’hai voluto tu!’ mi disse, poi mi afferrò con decisione, mi fece mettere carponi sul bordo del letto, si mise dietro di me, si tirò fuori il cazzo e appoggiò la sua enorme cappella, già umida, al mio buco del culo. (Finalmente)!
‘Guarda che ti inculo per davvero’ mi disse mentre stava già spingendo per entrare.
‘Dai cazzo! Cosa aspetti? Sfondami! E’ da ieri sera che ho voglia di cazzo e tu guardi la televisione, se ti fa schifo dillo!’.
Mi afferrò per i fianchi e mentre mi diceva ‘adesso ti faccio vedere io come mi fa schifo!’ mi spinse dentro il cazzo in un colpo solo, aiutato dalla saliva che mi aveva lasciato addosso durante la leccata di prima e dall’umido sulla sua cappella.
Emettei un gemito soffocato e per qualche secondo trattenni il respiro rimanendo a bocca aperta poi lui, senza nemmeno chiedermi se fosse tutto a posto e se mi avesse fatto male, iniziò a pomparmi nel culo tenendomi stretto per i fianchi come si fa con la peggiore delle troie, ci vollero a mala pena una trentina di colpi su e giù e sentii il suo cazzo scoppiare dentro di me, inondandomi l’intestino con una quantità enorme di sperma caldo.
Quando mi resi conto che aveva finito di spruzzarmi dentro mi voltai indietro, lo guardai e gli dissi: ‘alla faccia della sveltina!’.
‘Rimedio subito’ mi rispose, poi senza sfilare il cazzo che pian piano si stava sgonfiando dentro di me passò la mano sotto, mi afferrò il cazzo e cominciò a menarmelo fino a farmi venire, non ci volle molto.
Sfilò il cazzo ormai moscio dal mio culo, mi diede una sculacciata e mi disse: ‘dobbiamo muoverci o faremo tardi, chi va in bagno prima?’.
‘Ormai mi hai fatto il culo, se anche andiamo in bagno assieme che problema c’&egrave?’ gli risposi.
‘Ok ,per me non c’&egrave problema, se va bene anche a te &egrave meglio, d’altra parte sei la mia fidanzata adesso’. E mentre eravamo in bagno sentii l’esigenza di svuotarmi dal clistere di sperma che mi aveva appena fatto, così gli dissi: ‘vai fuori per favore che devo sedermi sul water?’
‘Ti vergogni a fare la cacca davanti a me?’ rispose con tono scherzoso.
‘No, scemo, devo buttare fuori quel litro e mezzo di sborra che mi hai messo dentro ed &egrave alquanto imbarazzante’ gli risposi.
‘E secondo te io me lo voglio perdere?’ rispose lui.
Discutemmo per un po’ ma io non volevo fargli vedere e siccome avevamo poco tempo, dovendo andare al lavoro, rinunciai a svuotarmi e gli dissi: ‘me la porto in ufficio, voglio vedere se mi seguirai in bagno anche li’.
Salimmo in macchina e per tutto il tragitto lui non faceva che parlare del fatto che avevo il culo pieno della sua sborra, ‘ma se ti scappa una scoreggia ti spruzzi il mio sperma nelle mutande?’ mi chiedeva ridendo, e io facevo finta di arrabbiarmi dicendogli di smetterla.
In realtà questa sua curiosità per il mio ano gocciolante del suo sperma mi faceva capire che non gli faceva schifo niente di me e che gli piacevo proprio, ci saremmo divertiti molto dividendo l’appartamento, ero la sua ‘fidanzata’ adesso.
Erano passati ormai un paio di mesi da quando io ed Emanuele avevamo iniziato a dividere l’appartamento ed avevamo deciso di essere ‘coinquilini con benefici’.
Mentre fuori pian piano si stava creando il giro di amici con anche qualche bella figa, dentro le mura di casa io ero diventato la sua femmina e raramente passava un giorno senza un po’ di sesso.
Spesso la sera collegavamo il pc portatile al televisore e guardavamo assieme dei film porno finendo sempre a scopare fra di noi con lui che prima di sbattermi mi faceva una sega perché, a suo dire, se mi prendeva dopo essere venuto mi trovava più docile e la cosa gli piaceva non poco.
Ci piaceva guardare film di tutti i generi, gay, etero e anche trans e proprio guardando i trans più di una volta Emanuele aveva espresso il suo desiderio di scoparsene una.
Sinceramente non avrei saputo dargli torto perché i trans, quando sono femminili, piacciono molto anche a me.
Arrivò un pomeriggio in cui avevo la mezza giornata libera dal lavoro mentre lui no quindi decisi di approfittare per organizzargli una bella sorpresa; così dopo aver sbrigato la commissione per cui mi ero preso la mezza giornata libera entrai in un sexy shop ed iniziai a guardarmi intorno finché il commesso (un tipo sulla cinquantina, bassino, con la pancetta e mezzo calvo, barba incolta e visibilmente molto peloso) mi si avvicinò e mi chiese se avesse potuto aiutarmi, gli risposi che per il momento volevo solo dare un’occhiata. Lui molto educatamente se ne andò raccomandandomi di chiamarlo se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa.
Mi soffermai a guardare i vestiti da donna, c’erano lingerie molto provocanti, scarpe con i tacchi di numeri che non erano sicuramente da donna e che mi fecero capire di non essere certo il primo ad avere avuto quest’idea, parrucche e trucchi per il viso.
Passati alcuni minuti il commesso che poi scoprii essere in realtà il proprietario mi si avvicinò nuovamente dicendo: ‘puoi provarli se vuoi, c’&egrave il camerino la in fondo’; lo guardai imbarazzato e lui se ne accorse subito quindi mi sorrise e continuò dicendo: ‘secondo te teniamo il 45 col tacco per le donne? Hai idea di quanta gente viene qua a prendersi vestiti che non ha il coraggio di andare a comprarsi in un negozio normale? Sono abituato e quello che sento qua dentro resta qua dentro, ti puoi fidare’.
Le sue parole mi fecero mettere a mio agio così iniziai a raccontargli cosa avevo in mente per il mio amico, mi disse che voleva aiutarmi e passammo circa un’ora a scegliere gli indumenti e gli accessori, ad ogni cosa che sceglievamo e che andavo a provare nel camerino mostrandomi a lui per farmi dire come mi stava, lui commentava quale sarebbe potuta essere la reazione di Emanuele vedendomi, l’atmosfera era quasi scherzosa ed io ero lusingato da quelli che erano palesemente complimenti da parte sua; anche se non era certo il mio tipo fra me e lui si instaurò quindi una sorta di complicità tanto che lo shopping, che di solito detesto, si trasformò in qualcosa di veramente divertente.
Finito di scegliere tutto andammo assieme con tutta la roba verso la cassa e durante il breve tragitto, mentre mi aiutava a portare quello che avevo deciso di acquistare, mi disse: ‘sai, il tuo amico &egrave davvero fortunato, stasera si divertirà parecchio’ poi mi chiese: ‘&egrave un tipo tranquillo o particolarmente dominante?’.
‘Perché me lo chiedi?’ risposi.
‘Per capire se questa sera per te sarà una serata romantica o se verrai letteralmente stuprata’.
Mi fermai a riflettere un attimo e non sapevo se avrei preferito essere scopato da un Emanuele in versione dolce e premuroso, o in versione toro infoiato, chissà come sarebbe stata la sua reazione vedendomi nei panni di una rossa con addosso quello che avevo appena comprato.
Quando iniziammo a fare il conto però mi resi conto di aver speso veramente una cifra enorme, a quel punto vedendo la mia faccia perplessa e con mia grande sorpresa il titolare del negozio mi disse: ‘sai, vorrei essere al posto del tuo amico questa sera, anche se devo dirti che in versione maschio non sei male anzi! Ti preferirei così dato che a me piacciono di più i maschietti dei trans, lo vuoi uno sconto del 50%?’
‘Beh, come potrei non volerlo?’ gli risposi.
Non avevo ancora capito cosa volesse in cambio di quello sconto finché non lo vidi recarsi verso la porta del negozio, chiudere a chiave e appendere il cartello ‘torno subito’.
Quando tornò verso di me afferrò dagli espositori sul bancone un preservativo e due bustine usa e getta di gel lubrificante poi mi disse: ‘andiamo nello sgabuzzino’.
‘Un momento!’ esclamai, ‘mi stai chiedendo di prostituirmi in cambio dello sconto’?
Si mise a ridere poi mi disse: ‘diciamo che &egrave uno scambio di favori, ho visto che hai le gambe depilate, devi essere un ciclista e la cosa mi fa impazzire, quindi andiamo di la, ci facciamo una sveltina e io contento de nostro incontro ti offro un bello sconto nel mio negozio’.
Mi fermai a rifletterci un po’ e non sapevo se essere scandalizzato o lusingato dalla proposta, ma l’idea di farmi fottere in cambio di qualcosa mi eccitava molto ed era stata spesso una mia fantasia, quindi perché no?! Lo guardai negli occhi e con decisione gli dissi: ‘andiamo’.
Arrivati nello sgabuzzino, mentre mi stavo ancora guardando intorno, mi disse con tono deciso: ‘abbassati i pantaloni e le mutande, e girati che ti inculo!’.
– ‘Vuoi incularmi così, senza che neanche te lo succhi un po’?’.
– ‘Devo riaprire il negozio, dobbiamo fare in fretta, non ci sei mai andato a puttane, vero?’
– ‘E cosa vorresti dire? Che io sono la puttana?’
– ‘Fai un po’ te, ti stai facendo inculare per uno sconto…’.
Avrei dovuto offendermi per una frase del genere invece la cosa mi eccitava. C’era un lavandino con uno specchio di fronte, mi diressi verso di esso, mi abbassai i pantaloni e le mutande fino alle ginocchia, mi ci appoggiai con le mani in modo da rimanere leggermente piegato in avanti, lui si avvicinò, lo vedevo nello specchio slacciarsi i pantaloni mentre ancora camminava verso di me, tirarsi fuori il cazzo, che non era nemmeno granché confronto a quello di Emanuele, e mettersi il preservativo.
‘Mmmmmh, che bel buchetto stretto’ mi disse, ‘uno che non se ne intende penserebbe che non sei abituato a prendere cazzi, ma io che di culi ne ho sfondati parecchi riconosco che &egrave un culo ben allenato, con una muscolatura molto tonica’ e mentre ci strofinava contro il cazzo aggiunse: ‘ci sarà da divertirsi, i culi come il tuo non sembrano una figa slabbrata e allo stesso tempo non ti dovrò tappare la bocca perché ti lamenti come se ti stessero aprendo in due, sei proprio il tipo che preferisco’.
Si allontanò un attimo col cazzo dal mio culo interrompendo lo strofinio, versò il contenuto della bustina di gel lubrificante che prima aveva preso dal bancone fra le mie natiche mettendo sotto al mio ano due dita in modo che il gel si accumulasse in quel punto e quando ce ne fu abbastanza me lo spinse dentro, mi lavorò un po’ con le dita e mentre lo faceva non era certo il massimo della delicatezza, commentava le espressioni della mia faccia nello specchio quando mi faceva un po’ male e mi prendeva un po’ in giro con tono scherzoso dicendomi: ‘dai, non fare finta che ti faccia male, chissà quanti ne hai presi prima, non saranno le mie dita a farti soffrire’.
Poi di colpo sfilò quelle dita tozze da dentro di me, mi diede una sonora sculacciata, si prese in mano il cazzo, lo appoggiò al mio culo, mi afferrò per i fianchi e con una spinta decisa entrò e cominciò subito a muoversi dentro di me.
Non si preoccupava per niente del fatto che avrebbe potuto anche far male anzi, l’idea che in qualche modo mi stava pagando sembrava proprio che lo facesse sentire in diritto di fregarsene e di usarmi come meglio gli aggradava.
Il problema vero era che tutto questo avrebbe dovuto farmi schifo ed in effetti un po’ schifo mi faceva, ma al tempo stesso mi eccitava l’idea di essere in uno squallido sgabuzzino, coi pantaloni calati fino alle ginocchia a farmi inculare da uno che se ne fregava del mio piacere e mi stava usando come uno svuota coglioni in cambio, tutto sommato, di soldi.
Guardavo nello specchio la sua faccia compiaciuta mentre mi scopava nel culo assieme alla mia espressione quasi indifferente, non godereccia, facevo solo qualche smorfia se spingeva un po’ più forte ma tutto sommato ero abituato al cazzo di Emanuele, che era ben più grosso e avevo preso anche la sera prima, quindi avere dentro il suo era una passeggiata e anche se mentalmente la situazione mi eccitava, fisicamente non stavo aspettando altro che finisse perché mi stavo più che altro annoiando. Arrivò il momento in cui il ritmo dell’inculata cambiò, lui gemette e io lo lasciai fare sperando che il preservativo tenesse, non avevo voglia di farglielo tirar fuori per farmi sborrare sulle chiappe col rischio che mi sporcasse i i vestiti, così lo lasciai venire dentro di me affidando a quel cappuccio di lattice il compito di tener ben separati il suo sperma dalle pareti del mio intestino.
Lo sfilò dal mio culo subito dopo essere venuto e dopo avermi rifilato una sculacciata molto forte mi disse: ‘grazie, spero di non averti fatto troppo male, il tuo amico dev’essere giovane e magari non sei abituato a scopate del genere’, mi voltai per assicurarmi che il preservativo fosse ancora intero, lo era, e nel frattempo mi resi conto che non sapendo a che cosa ero abituato in realtà gli piaceva l’idea di avermi fatto soffrire, convinto di avere un cazzo capace di farmi male.
In quel momento capii il significato del termine ‘lusinga di una puttana’ perché invece di dirgli che quasi non lo avevo sentito e l’unica cosa che avevo provato era lo schifo di essermi fatto fottere da un cesso basso, peloso, mezzo calvo e con la pancia, in cambio di uno sconto sulla merce che mi sarebbe servita per divertirmi davvero, gli risposi: ‘eh, sei ben dotato, non &egrave stata certo una passeggiata e credo che dovrò farlo riposare questa sera, rimandando a domani la sorpresa al mio amico’.
La sua espressione sentendo le mie parole si fece compiaciuta, era orgoglioso di avermi fatto soffrire, lo faceva sentire particolarmente maschio, poi mi indicò un rotolo di carta appeso al muro e mi disse ‘pulisciti pure’.
Mentre stando in piedi mi passavo la carta fra le natiche per asciugarmi il culo dal gel lubrificante e lui si puliva il cazzo mi chiese: ‘c’ &egrave sangue?’.
‘Cosa?’ risposi incuriosito.
‘Guarda la carta, non ci sono certo andato leggero e non vorrei averti fatto sanguinare’.
Guardai il fazzoletto senza che potesse vederlo anche lui e vidi che l’unico colore che aveva era un po’ di marroncino, non certo per il sangue, lo appallottolai velocemente, lo buttai nel water prima che mi potesse chiedere di vederlo e per farlo contento per la seconda volta gli mentii da puttana dicendogli: ‘un po’ si, mi hai proprio rotto il culo, avresti dovuto andarci un po’ più piano’.
‘Mi spiace’ disse anche se si capiva che l’idea di avermi fatto perfino sanguinare mentre mi inculava lo riempiva di orgoglio, ‘sai che faccio? La roba te la regalo, te la sei meritata’.
‘Grazie!’ esclamai, poi mi tirai su i pantaloni e le mutande mentre lui si riallacciava la cintura e si chiudeva la zip, tornammo in negozio, lui aprì la porta e tolse il cartello, mise le cose che avevo preso in un paio di borse e mi raccomandò di ripassare a trovarlo se mi fosse servito altro, o anche se mi fosse andato di guadagnare qualche soldo.
Camminavo con le borse contenenti tutto l’occorrente per travestirmi e fare una bella sorpresa a Emanuele, c’era proprio tutto: Lingerie, scarpe, reggiseno imbottito, parrucca e trucchi.
Pensai che quello che avevo appena fatto era davvero squallido, schifoso, e nonostante tutto la cosa mi eccitava molto.
Provavo la stessa sensazione di ‘sporco’ di quando la mia prima volta, giocando con un amico a casa sua, sul suo letto, dopo che mi aveva promesso che si sarebbe fermato appena gli avrei detto basta, non rispettò i patti e mi finì nel culo facendomi molto male, e nonostante i miei pianti e le mie preghiere di toglierlo e smettere andò fino in fondo riempiendomi l’intestino di sborra.
Mentre però all’epoca mi sentivo in colpa per il fatto che tutto sommato mi era piaciuto, questa volta ero navigato e lo schifo che provavo all’idea di essermi fatto inculare in cambio di un po’ di vestiti, da uno che tra l’altro non mi piaceva per niente, era nulla confronto all’eccitazione che provavo per aver fatto una cosa così porca, in fondo mi era anche piaciuto e non escludevo che l’avrei rifatto di nuovo.
L’unico problema era che lui non si era affatto curato del mio piacere quindi avevo un disperato bisogno di venire, prima di andare in qualche centro estetico per farmi fare la depilazione totale quindi decisi di passare da casa per farmi una sega e darmi una lavata.
Mentre ero in bagno sentii il cellulare squillare, era Emanuele, risposi:
‘Ciao, che &egrave successo?’
‘Nulla, volevo sentire che stai facendo e dirti che ho una gran voglia di farti il culo’
‘Scemo! Se ti sente qualcuno?’
‘Beh, penserebbe che sto parlando con qualche amica, poi sono in bagno, non c’&egrave nessuno, ho il cazzo duro se ti interessa’.
‘Ce la fai a tenerlo duro fino a questa sera?’
‘No, adesso mi faccio una sega in bagno altrimenti questa sera appena te lo infilo ti riempio e non ci divertiamo più, sai che ho a cuore il tuo piacere’.
‘Che scemo che sei! Ma dimmi una cosa: mi preferiresti docile e disponibile o ribelle da dovermi prendere con la forza?’
‘Come te la cavi come attore? Se tu recitassi la parte facendo finta di non volere non mi dispiacerebbe’
‘Non lo so, non ho mai provato a recitare’ (che puttana! Non aveva idea di cosa avevo appena fatto e cosa avevo raccontato al tipo del sexy shop per farlo sentire uno stallone).
‘Dai, allora questa sera tu fingerai di non volere e io ti prenderò con la forza, ma devi promettermi che se non mi va in qualche modo me lo farai capire e smetteremo, voglio che piaccia a tutti e due’.
‘Grissino sarà la parola d’ordine, se dirò la parola grissino significherà che ti dovrai fermare’.
‘Ok, ma come ti &egrave venuta in mente la parola grissino?’
‘Niente, &egrave la prima parola che mi &egrave venuta in mente che non c’entra niente con quello che faremo’.
In realtà stavo pensando che il cazzo di quello che mi aveva inculato poco prima in cambio dell’occorrente per la sorpresa che gli stavo preparando, a confronto del suo, era un grissino, ma lui non lo doveva sapere! Arrivarono le cinque del pomeriggio e ricevetti un messaggio sul cellulare da Emanuele: ‘sono uscito adesso dal lavoro, il tempo di arrivare a casa e ti inculo, rassegnati e preparati’.
‘Che romantico’ gli risposi.
‘romantico un cazzo! &egrave tutto il pomeriggio che ci penso, ho solo voglia di romperti il culo’ fu la sua risposta.
Non sapeva ancora che sorpresa gli avevo preparato, quando sarebbe arrivato mi avrebbe trovato ad aspettarlo vestito da donna, in testa una parrucca con dei capelli rossi e lisci lunghi fino alle spalle, come il tipo di donna che diceva sempre essere il suo tipo, addosso una minigonna nera, camicetta di seta bianca, tacchi a spillo, calze a rete, giarrettiera e reggiseno imbottito.
Non avevo il perizoma ma un paio di slip perché, a dire del proprietario del sexy shop che mi aveva aiutato a sceglierle (vedi il capitolo precedente) ‘attizzano di più’, e soprattutto non sapeva e non doveva sapere che per procurarmeli avevo praticamente venduto il culo al proprietario del negozio dove li avevo presi.
Il telefonino suonò di nuovo, un altro messaggio di Emanuele: ‘ho proprio voglia di farti male, non lubrificarti che voglio incularti a secco’.
Mi eccitava quando assumeva quell’atteggiamento così aggressivo, sapevo che non mi avrebbe mai fatto male davvero ma in quel poco tempo i ruoli fra me e lui si stavano definendo in modo che io interpretassi la parte nella quale subivo mal volentieri le sue attenzioni, piaceva a me e piaceva a lui quindi andava benissimo così.
Risposi al suo messaggio: ‘troppo tardi, sono già pronta’.
‘Ah, cominci a parlare al femminile, brava la mia puttanella, ma ti volevo secca, quando arrivo ti dovrò sculacciare’.
Non gli risposi, mi sedetti sul divano agghindato come la più bella delle trans e lo aspettai, ero proprio curioso di vedere che faccia avrebbe fatto vedendomi e speravo che la sorpresa gli piacesse.
Eccolo! Lo sentii infilare la chiave nella toppa della serratura, la porta si aprì e lui mi vide, per un attimo restò impietrito senza sapere cosa dire poi, quasi balbettando disse ‘Ga’ Gabri’?
‘Gabri si &egrave spaventato per via dei tuoi messaggi quindi &egrave scappato e ha lasciato qua me, io sono Valentina, spero che mi tratterai bene’ gli risposi.
‘Gabri non puoi immaginare che regalo mi stai facendo’ esclamò.
‘Valentina, sono Valentina’ gli rispondo.
Tutta la sua aggressività che a me piaceva tanto sparì di colpo, probabilmente perché avendomi davanti con le sembianze di una ragazza pensava di dovermi conquistare, il fatto di poter prendere il mio culo come più gli aggradava sembrava non far più parte dei nostri accordi e mi trattava con molto garbo e gentilezza, si sedette sul divano a fianco a me e iniziammo a parlare come se davvero ci stessimo conoscendo per la prima volta, mi faceva delle domande personali e io inventavo delle risposte così da dare un passato a Valentina.
Dopo un po’ di conversazione mi passò un braccio attorno al collo, mi tirò verso di se e mi baciò, io ricambiai, lui mise la lingua e cominciammo a limonare come due adolescenti. Senza nemmeno sapere come in poco tempo ci trovammo sdraiati sul divano con lui sopra di me, il suo cazzo duro che premeva contro il mio, le sue mani che mi toccavano ovunque e la sua bocca che mi baciava sulle spalle e sul collo per tornare di tanto in tanto a mettere la lingua nella mia bocca.
Mentre facevamo tutto questo mi sfilai le mutandine da sotto la minigonna che avevo alzato in modo da lasciar scoperti i fianchi, lui si tirò fuori il cazzo e lo mise fra le mie cosce, scopandomi senza penetrarmi come avevamo fatto la prima volta.
Rimanemmo così per un po’ ma non volevo che si scaricasse venendomi fra le cosce, così lo parai indietro per un attimo e alzai le gambe mostrandogli l’ano e facendogli capire che doveva penetrarmi.
‘Aspettami qua’ mi disse, ‘vado a prendere il burro’.
‘Ma non dovevi incularmi a secco?’ risposi.
‘Quello era per Gabri, quando tornerà glielo farò ma per te, Valentina, voglio che sia speciale’ mi disse.
Tornò con una noce di burro sulle dita, mi disse di inginocchiarmi, si mise dietro di me e inziò a spalmarmela per poi infilarmele dentro lavorandomi il buco proprio come aveva fatto il tizio del sexy shop nel pomeriggio, ma fatto da lui era meglio e, beh, se solo avesse saputo! Questo mio segreto mi eccitava ancora di più, non so perché ma mi sentivo troia e la cosa mi piaceva molto.
Mi tolse le dita dal culo e mi diede uno schiaffetto su una natica poi disse: ‘bene Valentina, credo che tu sia pronta’.
‘Allora entra’ gli risposi.
‘No, aspetta, facciamo le cose per bene, non &egrave bello montare da dietro una ragazza la prima volta che la incontri’ disse ridendo, ‘girati a pancia in su, come prima’.
Mi misi disteso sul divano e alzai le gambe, lui mi afferrò le caviglie e se le mise sulle spalle, poi appoggiò il suo cazzo duro dove sapeva e cominciò a strofinarcelo contro, ci giocò per un po’ e io non vedevo l’ora di averlo dentro, finalmente puntò la cappella e cominciò a spingere dolcemente.
‘Entra pure’ gli dissi.
‘Non voglio farti male’ rispose.
‘Fai il maschio’ gli dissi con decisione, poi con altrettanta decisione gli afferrai i fianchi e lo tirai verso di me, costringendolo a penetrarmi bruscamente.
Feci una smorfia con il viso e lui, preoccupato, mi chiese ‘ti ho fatto male?’.
‘Si che mi hai fatto male, e mi piace! Scopami cazzo!’.
Da quel momento si lasciò andare, il suo atteggiamento cambiò e la sua premura scomparve, iniziò a spingere il suo cazzone su e giù per il mio culo, lo faceva con una forza tale che ad ogni colpo sentivo il suo bacino appoggiarsi deciso alle mie natiche, allargai le gambe ed appoggiai il polpaccio sinistro sullo schienale del divano mentre con la destra misi il piede sul tavolino portariviste, lui si lasciò cadere sopra di me e iniziò a scoparmi alla missionaria, il suo cazzo era abbastanza lungo da far si che pur facendo il giro da davanti ne rimanesse dentro una parte.
Scopammo così per un baciandoci nel frattempo finché di colpo tolse il cazzo da dentro di me, si inginocchiò fra le mie gambe e prese in mano il mio cominciando a menarmelo.
‘Che fai?’ gli chiesi.
‘Zitta, ti faccio venire perché dopo voglio prenderti da dietro e ti voglio docile e remissiva’ mi rispose con fermezza.
Mi lasciai fare e mentre me lo menava con una mano, mi infilò due dita dell’altra nel culo massaggiandomi la prostata, bastarono cinque secondi e cominciai a venire.
‘Ti piace eh?’ mi disse sogghignando.
Non avevo la forza di rispondere e lui andò avanti fino a che il mio orgasmo si esaurì, a quel punto gli chiesi di smettere ma lui non mi diede retta e continuò finché quello che prima mi era piaciuto tanto cominciò a darmi letteralmente fastidio.
‘Basta adesso, mi fai male’ gli dissi.
‘Non ancora, decido io quando basta’ disse lui.
‘Ma sono venuto!’
‘VenutA’ precisò, poi aggiunse: ‘sei la mia troia adesso, comportati da femmina!’.
‘Va bene, sono venuta, ma fermati, ti prego’ gli risposi con voce sommessa.
‘No, devi portare pazienza bella mia, vedrai che dopo mi ringrazierai, volevi che facessi il maschio? Ecco qua il tuo maschio, tu fai la femmina!’ mi disse.
Cercavo di divincolarmi perché il fastidio ormai era diventato dolore, dolore dentro per via delle sue dita e dolore fuori per via della sua mano che continuava a menare il mio cazzo nonostante ormai fosse diventato moscio, ma non ci riuscivo perché ogni volta che mi contorcevo lui piegava le dita che erano dentro di me come per agganciarmi, ormai ero esausto e volevo che la smettesse ma non sentiva ragioni, lo pregai a voce più alta e lui mi mollò il cazzo, mi diede uno schiaffo e mi disse: ‘taci, o i vicini ci sentiranno!’.
Quello schiaffo mi lasciò sorpreso e me lo diede con una forza tale che non reagii ma smisi di protestare e lamentarmi, continuando a subire in silenzio con gli occhi chiusi.
‘Adesso che ti ho domata girati’ mi ordinò.
Eseguii senza protestare, mi misi a pancia in giù e lasciai che si stendesse sopra di me infilandomi nel culo il suo grosso cazzo duro come il marmo.
‘Ti piace?’ mi chiese.
Non risposi, così ripeté la domanda con tono più alto e minaccioso: ‘ti piace’?
‘No’ risposi sperando che si fermasse, perché il suo cazzo batteva contro la mia prostata e invece di farmi godere mi dava fastidio a causa del trattamento di prima.
‘Bene!’ esclamò, ‘non deve piacere a te, deve piacere a me, tu sei solo una puttana e come tale devi essere trattata, non meriti il piacere’!
Continuò per un po’ a fottermi così e io non vedevo l’ora che venisse, dentro, fuori, in bocca, non mi importava, volevo che smettesse, non mi piaceva più finché d’un tratto il fastidio ricominciò a trasformarsi in piacere, il tutto cambiò in un crescendo di scariche di adrenalina accompagnate da brividi lungo tutto il corpo, era chiaramente un orgasmo ma così non l’avevo mai provato prima, era intenso e sembrava interminabile così come avrei desiderato che fosse, lui se ne accorse inevitabilmente ed iniziò a baciarmi sul collo, a farmi voltare indietro verso di lui e baciarmi sulla bocca e a dirmi: ‘te l’avevo detto che mi avresti ringraziato, bambolina mia, mi spiace averti fatto paura ma ne &egrave valsa la pena, hai visto?’.
Gli sorrisi e annuii facendo cenno di si con il capo, poi mi baciò di nuovo e disse: ‘e adesso il gran finale!’.
Prese a muoversi freneticamente dentro di me strofinandosi il cazzo contro il mio sfintere e la cappella contro le pareti del mio intestino, ‘ti faccio male?’ mi chiese.
‘Rompilo, fregatene!’ gridai!
‘Non gridare che ci sentono i vicini’ mi disse, poi mi tappò la bocca con la mano e continuò finché sentii il suo cazzo esplodere dentro di me e riempirmi con una quantità di sborra mai ricevuta prima.
‘Grazie, bambolina’ mi disse dandomi un altro bacio, poi sfilò il cazzo ancora duro da dentro di me, mi sedette sulle mie cosce e mi allargò le natiche per ammirarmi il buco del culo.
Non feci in tempo a chiedergli di non farlo e appena mi allargò non riuscii a trattenere dentro una parte di quello con cui mi aveva appena riempito.
‘Scusa’ gli dissi imbarazzato.
‘Ma che scusa? &egrave bellissimo’ rispose, ne hai ancora?
‘Perché?’ gli chiesi.
‘Voglio vederlo ancora’ mi disse.
‘Ma no, mi vergogno! E poi non voglio fare cose che potrebbero farti passare la voglia di scoparmi’ risposi scandalizzato.
Lui mi diede una pacca sul culo e mi rispose: ‘ti scoperei tutti i giorni anche se togliendoti il cazzo da dentro ti scappassero tre chili di merda, non mi fa schifo niente di te’.
Mi lasciai andare ed espulsi il resto di ciò che mi ero sforzato di trattenere facendolo scivolare lungo le mie palle fino sul divano che ormai era lercio.
Lui prese un fazzolettino dal tavolino portariviste ed iniziò a pulirmi, ‘lascia, faccio da solo’ gli dissi.
‘Da solA, da solA, sei Valentina adesso, e poi voglio pulirti io’ incalzò.
Mi lasciai fare e quando ebbe finito si stese a fianco a me abbracciandomi da dietro.
‘Sai Valentina’ disse, ‘sono contento che Gabri ti abbia fatta venire qua al posto suo, devo dirgli di mandarti più spesso anche se non devi essere gelosa, perché continuerò a scoparmi anche lui’.
‘Ti piace Gabri?’ gli chiesi.
‘Certo, tra me e lui c’&egrave un’amicizia speciale, solo sesso, niente sentimenti, a lui piace prenderlo nel culo e a me svuotarmi le palle dentro di lui senza romanticismi e coccole’.
‘Sono sicura che anche a lui piace così’ risposi.
‘Si’ disse, ‘&egrave una cosa che abbiamo messo in chiaro da subito, e sai cosa gli farò quando meno se lo aspetterà?’
‘Cosa?’
‘Uno di questi giorni dopo che gli sarò venuto nel culo non lo toglierò, mi lascerò andare e gli piscerò dentro, o magari la mattina appena svegli, quando il cazzo &egrave duro perché devo fare pipì, glielo infilerò facendogli credere di volerlo scopare e invece gli farò un bel clistere’.
‘Perché?’ gli chiesi.
‘Così, per sottometterlo un po’…’.
‘Secondo me si incazzerà di brutto’ risposi ridendo.
‘Meglio, sarà ancora più divertente!’ disse Emanuele per concludere il discorso.

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