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Il re e la regina di spade

By 4 Luglio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

“Si mamma, andrà tutto bene, stai tranquilla” una cascata di capelli rossi libera il cellulare da sotto di essi riponendolo dentro una tasca della giacca che aveva addosso. Serena cammina a passo svelto dalla stazione Termini verso un taxi, sperando di non arrivare, come al solito, tardi a tutti i suoi appuntamenti. La corsa contro il tempo puntualmente viene persa, e quando, sotto la pioggia scrosciante sbucata da non si sa dove, riesce ad entrare nella palestra, la desolazione la avvolge: le due pedane erano deserte. Questo viaggio è l’ultimo tentativo di provare ad inserirsi in una qualunque scuola di scherma romana. Erano i provini generali della federazione italiana di scherma, ma il treno rotto, il traffico di Roma e la sua sfortuna avevano fatto tutto. Era partita con i suoi che le dicevano che doveva smetterla di provare a realizzare un qualcosa di impossibile, col suo ragazzo che continuamente le chiedeva di pensare al loro futuro insieme e non ad un sogno che presumibilmente era irraggiungibile. Non si era mai arresa, ma stavolta, per la prima volta, si sentiva sconfitta. Si accascia su una tribuna e le lacrime iniziano a solcare il suo viso, uscendo dai suoi occhi azzurri e finendo direttamente sulla felpa zuppa con cui era entrata correndo. Non si accorge di una porta che sbatte e di una figura che avanza verso di lei: “mi dispiace ma qua abbiamo finito e i candidati son stati già mandati, doveva arrivare prima!” Lo sguardo di Serena si alza posandosi su un ragazzo che ha circa la sua età “mi dispiace ragazza, ma in federazione sono puntuali e scassapalle, dovevi arrivare prima”. Serena si asciuga gli occhi guardandolo fisso “è ciò che avrei fatto, se non si fosse rotto il treno. Non c’è modo per riuscire ad entrare al provino? Ti prego! E’ l’ultima chance che ho per andare alle Olimpiadi!”. L’altro trattiene una risata “guarda, non voglio essere il cattivo di turno ma……ad occhio e croce hai la mia età, ed io ci ho rinunciato da tempo. In più nelle scuole della federazione ci entri o se hai una raccomandazione, e se la avessi non saresti qua, o se sei un fenomeno, e, senza offesa, se hai 25 anni come me e sei qui un fenomeno non lo sei. Torna a casa e fatti la tua vita, la scherma non è per tutti” Serena scatta in piedi spingendo via il ragazzo di fronte a lui “La scherma è ciò a cui mi sono appassionata da quando ero bambina, non sarà un ragazzo idiota a convincermi a smettere. Renditi utile, esistono scuole che ti accettano anche se non passi dalla federazione?” L’altro si raddrizza sulle gambe sistemandosi e allargandosi in un sorriso a metà tra il simpatico ed il malefico “puoi venire ad allenarti da me se proprio insisti, non è una vera e propria scuola, ma ho una pedana, io sono allenatore e già alleno un’altra ragazza, e se tutto va bene la mando ai nazionali l’anno prossimo. Se ti interessa ti do l’indirizzo ed il mio numero” Serena lo guarda cercando di capire se è serio oppure lo sta prendendo in giro, ma la sua espressione non tradisce molti dubbi: è convinto di ciò che dice. Rischiare vale? In fondo potrebbe cercare un lavoro qua a Roma e tentare di trasferirsi definitivamente facendo scendere anche Diego. “ci sto. E comunque sei uno stronzo” Serena allunga la mano per prendere il foglietto che l’altro le porge:”Ci vediamo domani, che voglio vedere subito questo fenomeno olimpionico. E sii puntuale.” la ragazza storce la bocca “non mancherò”.
Per la notte Serena ha una camera prenotata in un bed and breakfast, con la possibilità di estendere la prenotazione anche ad altri giorni se necessario. Cosa che farà, vuole capire fino a che punto effettivamente possa essere utile lavorare con quel tipo di cui non sa manco il nome. L’unica cosa che sa è che è un ragazzo abbastanza carino, che è uno stronzo e che tira ancora di scherma. “Spero mi sfidi domani, così metto subito in chiaro le cose”. Ghigna. E’ sempre stata convinta della sua bravura, in tutto. Su due cose soltanto è sempre stata dannatamente insicura: la sua bellezza e le sue relazioni interpersonali. Difatti Serena è sempre stata timida, riservata, nella scherma riusciva a sfogare tutta la sua poca voglia di comunicare con l’esterno. Le insicurezze sul suo aspetto fisico invece si son sempre palesate con il fatto di aver avuto un solo ragazzo. Stava con Diego da 6 anni, eppure era un po’ di tempo che si sentiva come se si fosse messa da sola in una gabbia in cui non voleva stare. Diego era l’esatto opposto di lei, adorava mostrarsi, farsi vedere, tutti lo giudicavano un figo, eppure lei lo aveva sempre trovato normale. Ci stava perché con lei era sempre stato gentile e non l’aveva mai fatta sentire in soggezione o strana per il suo modo di essere. Ma era un anno che le continuava a dire di chiudere con la scherma, e voleva portarla a fare dei provini da modella che lei non aveva alcuna intenzione di fare. Si vergognava del suo corpo, una cosa che nessuno aveva mai capito, perché era oggettivamente una splendida ragazza. I capelli rosso naturale, un viso con due splendidi occhi azzurri, dei lineamenti morbidi, due labbra rosse e carnose, due seni non grandi ma nemmeno piccoli, molto sodi, una pancia piatta e due gambe tornite, con un sedere perfettamente modellato da anni e anni di sport. Mentre si spoglia pigramente facendosi cadere sul letto, rimanendo solo in mutande, stando ben attenta a non guardarsi allo specchio, prende il cellulare per salvarsi il numero dell’allenatore. Nella foto profilo, con una spada in mano, lui e un’altra ragazza, capelli biondi e punte rosa, con due grandi occhi marroni e un sorriso dolce “questa deve essere la sua allieva prediletta, figurati, è pure bella, se la scoperà sicuro, ecco perché dice che è tanto forte”. Serena lancia il telefono sul letto e si fa cadere sul cuscino “intanto Diego continua a non farsi sentire, si ammazzasse, non lo sopporto più”. Già, quella fuga le serviva anche per riordinare le idee, per quanto i suoi e lui fossero d’accordo sulla questione “scherma”, non lo avevano mai sopportato, ritenendolo inaffidabile, con poca voglia di fare e poco interessato solo a lei come oggetto, visto che i suoi le ripetevano di continuo che era bellissima e che lui la teneva quasi come soprammobile per far vedere di avere una fidanzata splendida. Aveva sempre avuto il sospetto che la tradisse peraltro, a letto ci andavano poco e niente, durava pochissimo e al buio. Ripensandoci bene in 6 anni non l’aveva mai vista nuda, mai. Sempre tutto al buio, sempre lei che si cambiava lontano dai suoi occhi e mai che lui avesse insistito per farla spogliare o per farla restare poco vestita di fronte a lui. Questo fatto le aveva sempre causato ulteriori paranoie, visto che da quando le sue (poche) amiche le dicevano che i loro ragazzi tentavano di continuo di spogliarle o di spiarle più o meno svestite. Lei si è sempre sentita non desiderata. Diego era bellissimo, con i capelli scuri, gli occhi neri, un po’ bassino e con un fisico asciutto, un naso ben proporzionato. Era molto seguito sui social, cosa che lei nemmeno aveva perché mal li digeriva, e lui non aveva mai fatto nulla per cercare di coinvolgerla davvero nella sua vita. Conosceva a malapena i suoi amici, nonostante tanti anni passati insieme, quasi avesse bisogno di una vita parallela completamente slegata da lei. E’ per questo che ha sempre avuto il dubbio che lui la tradisse, non con una persona fissa, per quello c’era lei, ma semplicemente che cercasse da altre ciò che lei non era, o ciò che lui non era mai riuscito a sviluppare. Immersa in questi pensieri si sfilò sovrappensiero anche le mutandine, rivelando un folto bosco rosso che le incorniciava la vulva. Non che non la curasse eh, le labbra le depilava assiduamente, ma dato che a Diego non interessava nemmeno quello evitava di perderci troppo tempo pulendo ciò che non le dava fastidio. Nell’ultimo periodo aveva cominciato a masturbarsi abbastanza spesso, perché si sentiva insoddisfatta del già poco sesso che faceva con lui: se prima era non troppo frequente almeno Diego ci metteva un po’ di voglia, ma nell’ultimo periodo, specie dopo aver comunicato le sue intenzioni sul futuro, era diventato quasi di troppo per lui far sesso, costringendola a toccarsi molto più spesso. Non era mai stata una che pensava che masturbarsi fosse sbagliato o un tabù, ma non aveva mai sentito, col suo corpo, bisogno di farlo visto che si sentiva che le bastasse Diego. Certo, qualche volta era capitato, ma negli ultimi mesi le succedeva spesso di avere una voglia superiore al solito. Anche per questo si è spinta a Roma, voleva capire quanto le sarebbe mancato sotto quel punto di vista, e se, nel caso si fosse presentata l’occasione, avrebbe ceduto ad eventuali avances. Inizia ad accarezzarsi come sempre il clitoride, che ben presto si gonfia. Dalla sua vulva iniziano ad uscire abbondanti umori le favoriscono la penetrazione con due dita dell’altra mano. Adora toccarsi contemporaneamente il clitoride e penetrarsi, sente i brividi spandersi per tutto il corpo, iniziando ad ansimare piano. Le dita dentro di lei diventano 3, con un ritmo abbastanza sostenuto. La sua mano destra ora strizza e schiaccia il clitoride tra due dita. Ben presto sente l’orgasmo montare dentro di lei, e con un gemito più alto degli altri conclude il lavoro. Non perde nemmeno tempo a rivestirsi o a pulirsi, crollando in un sonno più rilassato, fatto di sogni di trionfo olimpico, ma anche di incubi, il cui protagonista però non era Diego, ma il suo nuovo allenatore e la sua adorata allieva.

“Ciao Emma, oggi allenamento leggero che domani avremo ben da fare” La ragazza bionda si limita ad annuire ed a indossare il casco da allenamento salendo in pedana “nemmeno mi chiedi perché? A questo punto siamo arrivati Emma?” La ragazza bionda fa spallucce e si mette in posa “sul serio, riesci per una cazzo di volta a rispettare le idee che ho sul tuo futuro? Quel provino era completamente inutile, non ho di che raccomandarti e non hai ottenuto mezza vittoria finora, non avevi chance di passare, e non perché tu non sia brava, ma perché in federazione sono teste di cazzo!” Emma si sfila lentamente il casco affilando lo sguardo “non è che se tu non eri abbastanza bravo quando ci hai provato significa che in federazione siano tutti corrotti eh Giulio, non sei mai stato un fenomeno, vuoi mettertelo in testa? Io lo sono, tu no, è questa la semplice differenza” il sorriso di Giulio si allarga in modo inverosimile “sei così tanto un fenomeno che ancora non sei riuscita a battermi una volta Emma. E per tua informazione il torneo che venne organizzato per quel provino lo vinsi, eppure mi sembra che non mi presero uguale, ma presero il 3 classificato, il 5 e l’8, guardacaso gente che veniva da scuole connesse alla federazione. E siccome mi hai fatto girare i coglioni vuoi sapere che ti dico? Io non sono mancino. Combatto con la sinistra per darti qualche chance di vittoria, ma sono destrimano, e ringrazia che hai trovato uno come me che ti sopporta, perché se fossi un altro ti avrei detto che la scherma non è la tua strada. Abbassa sta cazzo di cresta Emma, o quando andremo a Rimini non vincerai nemmeno il primo match.” Emma rimane impietrita fissando il suo allenatore, mai lo aveva sentito così arrabbiato, eppure di motivazioni per farlo incazzare gliene aveva date parecchie negli anni, molto spesso più per attirare la sua attenzione che per motivazioni che lei sentiva. Adora il suo maestro, probabilmente ne è sempre stata innamorata, ma è sempre riuscita a mantenere un certo distacco da lui, tranne qualche sporadico episodio culminato in situazioni di cui poi entrambi si erano pentiti dopo ben poco tempo “va bene, scusami tanto eh……ma perché, che succede domani?” il tono di Giulio si ammorbidisce “sai che ero a fare i provini alla federazione come staff no? C’è una ragazza che è arrivata in ritardo e che voleva a tutti i costi trasferirsi a Roma ad allenarsi. Le ho dato una chance. Mi pagherà, credo, e almeno hai uno sparring che non è un uomo” Emma storce la bocca “hai deciso di mettermi in secondo piano per ripicca? Che è, vuoi mandare lei ai nazionali al posto mio?” Giulio sbuffa sonoramente fissando gli occhi color oro di Emma “no Emma, non voglio sostituirla a te, non voglio mandarla al tuo posto, anche perché ha circa la mia età penso, semplicemente vuole provarci, potrebbe uscirne una cosa positiva per tutti, tu ti confronteresti con un avversario del tuo livello e che potresti ritrovare in una competizione, lei magari raggiunge buoni risultati e io mi levo qualche soddisfazione in più. La smetti di esser così gelosa di me? Ti ho detto da tempo che non voglio andare oltre il rapporto maestro-allieva. Se e quando cambierai scuola se ne potrà riparlare. Ma forse, e solo a quel punto” Emma ridacchia nervosamente prima di rimettersi il casco e salire in pedana, urlando “EN GARDE” e preparandosi all’allenamento.
“EMMA! MA TI PARE L’ORA DI TORNARE?” La madre di Emma tuona all’indirizzo della figlia “Scusa mamma ma l’allenamento è durato più del solito!” Come al solito fugge in camera lanciandosi direttamente nel suo bagno privato. Ben presto i suoi vestiti volano a terra liberando il corpo di una 18enne al massimo splendore. I piccoli seni erano sodissimi e stavano su da soli, lo sport le aveva modellato divinamente il corpo, dandole un culo perfetto e due cosce tornite e sode. La sua esigua altezza le garantisce una flessibilità ed una rapidità di esecuzione letale nel suo sport, ma sa sfruttare quelle sue abilità anche in altri modi: Emma è l’opposto di Serena, consapevole di essere appetibile, e capace di sfruttare il suo corpo in tutti i modi possibili per ottenere ciò che desiderava, anche se negli ultimi due anni Giulio le aveva parecchio smussato questo atteggiamento insegnandole che ciò che si vuole va meritato con la fatica e non con i sotterfugi. Aveva perso la verginità giovanissima, e già a 14 anni era sessualmente attiva, forte di un corpo sviluppato e difficilmente resistibile anche a gente molto più grande. Così si era fatta spazio soprattutto a scuola, ottenendo voti in cambio di favori più o meno spinti. Da quando aveva conosciuto Giulio si era molto placata, sia perché le aveva fatto capire l’importanza di conquistarsele le cose, cosa che aveva compresso e applicato soprattutto alla scherma, sia perché la sua testa si rivelava di continuo sempre più presa dal suo allenatore. Emma si infila sotto la doccia col suo fedele vibratore e un getto d’acqua calda, basta pochissimo per scaldarla, le basta immaginare di venir sbattuta negli spogliatoi della palestra dal suo allenatore per bagnarsi e inserire il suo vibratore viola dentro di se alla velocità massima. Il doccino direzionato sul clitoride le dona sensazioni paradisiache mentre la vibrazioni le stimolano la figa donandole continui brividi, dalla sua bocca escono continuamente gemiti, strozzati e coperti dal rumore dell’acqua che scroscia. L’orgasmo la raggiunge facendole cedere le gambe mentre sussurra “Giulio” e si accascia piano sul piatto doccia.

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