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Racconti Erotici Etero

Come

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Spesso chi &egrave abituato a prendere i mezzi pubblici per recarsi a lavoro, spesso si &egrave soffermato sulle curve di qualche bella ragazza, fantasticando su cosa avrebbe voluto fare. Quello che mi &egrave successo un giorno pero’ mi ha segnato, anche se, sfortunatamente, non mi &egrave più capitato.

Era una di quelle prime giornate primaverili, dove si cominciava si cominciava a scoprire il corpo assetato di sole e di caldo. Come al solito, mi trovavo alla fermata del bus, in attesa di quel mezzo che mi avrebbe portato sul posto di lavoro. Poco distante da me, tra le persone in attesa, era presente una ragazza che, sicuramente per la sua attraenza, non colpiva solo le mie fantasie. Alta circa 1.60, capelli lunghi castani, due gambe che non passavano inosservate coperte, anzi meglio dire scoperte, da una minigonna che arrivava a mezza coscia ed una camicetta. Come spesso accadeva, quando arriva il pulman, mi trovavo a salire su di un mezzo già pieno al limite della sua capienza. Chiuse le porte, riuscivo fortunatamente a raggiungere i finestrini sul lato opposto. Penso che in una scatola di sardine si poteva stare più larghi. Comunque in quel momento, i pensieri della giornata che veniva ed il sonno tenevano impegnata la mia mente. Solo dopo un po’ mi rendevo conto di trovarmi proprio dietro a quell’esemplare di ragazza.

Ora che ci facevo caso, sentivo il suo fondo schiena proprio a contatto con il mio bacino. Era una bella sensazione. Il movimento dell’autobus, faceva si che i due corpi sfregassero tra loro, tanto che dopo poco, l’erezione diventava visibile ed imbarazzante. Non resistetti molto, feci scivolare con noncuranza il dorso della mano su quel culetto sodo. Mi aspettavo uno scatto o, comunque, una reazione a quell’azione. Invece nulla di tutto questo accadde. Osai quindi un po’ di più. Accostai il palmo della mano su quella chiappetta e l’appoggiai completamente. Lasciai che la mano godette di quel contatto rubato, attendendo da un momento all’altro la sua normale reazione. Ma la cosa non doveva dispiacere molto alla fanciulla , perché per tutta risposta, notai un ulteriore avvicinamento della stessa. Cominciai allora a far scivolare la mano verso il basso. Iniziai a sollevare lentamente quel piccolo pezzo di stoffa che copriva le gambe della ragazza, giungendo finalmente, a contatto con la pelle nuda. Dopo un breve massaggio alla coscia, ripresi a salire in direzione del culetto che tanto aveva attirato la mia attenzione. Cercai le mutandine, ma mi resi conto che portava un perizoma. Infilai allora le dita sul solco del sedere, scostando la piccola copertura. Scesi ulteriormente vesro il punto del piacere. Anche lei, come me, era eccitatissima. Le mie dita erano infatti bagnatissime. Con la mano sinistra, intanto, avevo lasciato il sostegno del pulman e cercai di infilarla sotto la camicetta. Cominciai ad accarezzarle i fianchi, salendo lentamente con un movimento rotatorio. Dopo poco, arrivai finalmente alla base dei seni. Iniziai a sfiorarli appena, seguendo tutto il contorno di essi. Infine, ne afferrai uno, tenendo il capezzolo già eretto con due dita. Notai che la testa della ragazza era appoggiata sul mio petto. Anche lei apprezzava quel momento di estasi. Con la mano destra, intanto, ero arrivato a contatto del monte di venere. La peluria era quasi assente. Scesi ancora e, iniziai a massaggiargli con cura il clitoride. A quell’ulteriore contatto, la ragazza cominciò un movimento inconfondibile. Mi girai, per cercare di scoprire se qualcuno avesse notato tutto quello che stava accadendo in quel momento. Sembrava invece che il mondo intorno a noi si fosse fermato. Aiutati anche dal movimento dell’autobus, il gioco stava diventando sempre più audace. Ormai il suo corpo andando avanti e indietro, in perfetta sincronia con il gioco che facevo sul suo sesso. Una sua mano era scesa sulla mia e l’indirizzava nei punti più esogeni. Un mio dito ad intervalli regolari entrava ed usciva dal buchetto magico, mentre con l’altra mano, continuavo il mio gioco sul suo seno bello e sodo.

Ancora pochi minuti e l’orgasmo arrivò in tutta la sua violenza. Riuscimmo a stento a nasconderlo ai vicini ed un tremito accompagnò tutti e due per qualche secondo.

Solo allora mi resi conto che avevo superato la fermata. Sarei sicuramente arrivato tardi a lavoro, ma francamente, quello era l’ultimo dei miei pensieri.

Nelle giornate che seguirono, la cercai. Ma fu la prima e l’ultima volta che la vidi.

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