(Ai fantasmi di tutti i teatri d’opera del mondo – ‘senza di loro, che noia la vita!)
‘E questo è lo scalino più famoso! Lo scalino della munachedda!’
Il giovanotto addetto alle visite guidate indicò il primo gradino della scala che conduceva ai cinque ordini di logge e rimase un attimo in silenzio, in attesa che il piccolo gruppo di turisti digerisse le sue parole.
In quello stesso istante, Shining diresse lo sguardo verso la sua amica ed ammiccò con un lieve sorriso sulle labbra. Pareva volesse dirle: ‘Ci siamo! Adesso ascolta con attenzione!’
‘Ecco, vi racconto la storia della munachedda’ ‘ continuò la guida.
‘Come forse avrete già letto nei vostri libri sulla città, la costruzione del Teatro Massimo di Palermo richiese l’abbattimento di ben due edifici sacri, il Monastero delle Stimmate ed il Monastero di San Giuliano. Bene, nel primo di tali due edifici pare fosse sepolta una monaca di origini illustri. Si racconta che, proprio nel bel mezzo del cantiere ove procedevano i lavori di sbancamento per la costruzione del teatro, si vedesse nella notte il fantasma di tale monaca, giustamente incollerita, aggirarsi tra le macerie dei due monasteri alla ricerca dei suoi resti corporali!’
Molti dei presenti, a questo punto, guardarono la guida accennando ad una smorfia di raccapriccio. Shining rimase invece assolutamente tranquillo: conosceva forse anche meglio di quell’improbabile cicerone la storia della monaca, così come tante altre storie curiose che riguardavano il passato della sua città. Ed era stato proprio questo uno dei motivi per cui la sua amica Nicole, da poco giunta a Palermo dal nord della Francia, non aveva avuto dubbi nel rivolgersi a lui perché l’accompagnasse in giro a visitare la città.
Quella mattina i due erano rimasti d’accordo che avrebbero visitato appunto lo splendido teatro, restituito ai suoi antichi sfarzi, nel 1997, dopo più di vent’anni di discutibili restauri. Inoltre, per un motivo molto preciso, entrambi si sarebbero uniti ai turisti dell’ultimo turno di visite, quello quasi a ridosso dell’ora di pranzo’
‘Ma è davvero così grande e bello come dicono?’, aveva chiesto, eccitata, Nicole allo scrittore prima di arrivare a destinazione. E Shining:
‘Vedi, la bellezza in sé non ha molto valore. è l’atmosfera che si respira al suo interno a fare secondo me la differenza!’ E poi le aveva accennato alla storia della monaca, senza però spingersi troppo nei particolari, per non spaventarla…
La guida riprese il discorso.
”Quando il teatro fu bell’e finito, nessuno si preoccupò più delle dicerie circa l’antico vagabondare della monaca. Fino a quando, però, la sorella non comparve una sera tra i camerini degli esterrefatti cantanti! Era il suo trionfale ritorno. E da allora, pare proprio che gli scettici inciampino sempre esattamente su questo gradino qui’.
Un ‘ohhhhhh’ di stupore fece eco, a quel punto, alle parole della guida. Quindi il gruppo cominciò a salire con attenzione le scale del teatro per la visita guidata vera e propria.
Shining era vicino alla sua amica, leggermente scossa da quella storia, e cercava di rassicurarla col suo ampio sorriso. Ma Nicole lo conosceva da tempo, quasi otto anni, giusto quanto era passato da quella volta in cui, per caso, si erano incontrati durante una gita a Praga e lei si era lasciata convincere a visitare un paio di castelli non proprio ”raccomandabili’! Era rimasta sveglia, per la paura, quella e le notti seguenti, con lui che rideva come un matto sentendola sobbalzare al minimo rumore, ma si era divertita comunque tantissimo.
‘Con un tipo dalla battuta sempre pronta come Shining’ ‘ pensava sempre ‘ ‘si sarebbero divertiti pure i morti!’
All’improvviso Nicole ricordò che anche allora, nei castelli praghesi, il suo amico aveva più volte sfoggiato quel sorriso così intrigante. Ma qui era a Palermo, città solare, in visita ad un innocuo e celebre teatro pregno di tutt’altra atmosfera che non quella tipica di un sinistro castello boemo’ Di sicuro, non le sarebbe accaduto nulla – o forse si sbagliava?
Il gruppo aveva raggiunto adesso il cuore delle logge: la sala d’ingresso del bellissimo Palco Reale.
Shining sapeva bene che la direzione del teatro proibiva di scattare foto all’interno di quel palco, ma aveva già studiato il modo per infrangere quella regola, così che Nicole, appassionata come lui di fotografia, potesse scattare qualche foto anche in quella prestigiosa sala. Il piano era semplice.
Nel corso della visita immediatamente precedente la pausa pranzo, in cui per circa un’ora non venivano effettuate altre visite, aveva notato più volte che le guide non richiudevano mai a chiave il prestigioso palco. Lui e Nicole, allora, sarebbero entrati ed usciti dal Palco Reale insieme al gruppo al seguito della guida; poi, la donna avrebbe chiesto di potersi recare urgentemente alla toilette e sarebbe ritornata, invece, da sola in quel palco, assolutamente libero da intrusi. Terminato il servizio fotografico, lei lo avrebbe raggiunto nel foyer del teatro, spiegando eventualmente alla giovane guida di essersi perduta e di non aver ritrovato subito la via del ritorno.
La guida aprì la porta d’ingresso del palco con il volto trasfigurato per l’orgoglio.
‘Ecco a voi la splendida sala attigua al Palco Reale. Qui, purtroppo, non è possibile scattare foto. Vi prego, quindi, di rispettare le regole’.
I presenti fecero cenno di ‘sì’ col capo, e cominciarono ad ammirare, stupiti, la bellezza della sala. Shining lanciò un’occhiata di complicità alla sua amica che si preparò mentalmente ad entrare in azione.
La sala era d’una bellezza mozzafiato. Le pareti e le colonne erano interamente ricoperte da prezioso legno di ciliegio, che conferiva all’ambiente un calore ed una lucentezza assolutamente regali, ulteriormente moltiplicati dagli specchi che abbellivano l’arredamento. I divani e le poltrone avevano mantenuto l’antico rivestimento: velluto rosso di primissima qualità, fornito da uno dei commercianti più prestigiosi dell’epoca. In alto, diversi lampadari di cristallo irraggiavano la luce di lampade che solo in tempi moderni avevano sostituito decine e decine di candele. Il palco reale, infine, al quale si accedeva da un’ampia apertura, guardava direttamente verso il centro del palcoscenico ed era composto da almeno cinque file di sedie a spalliera alta, anch’esse rivestite in finissimo velluto.
Terminata la visita del palco, il gruppo seguì la guida per avviarsi verso l’uscita. Come Shining supponeva, il giovanotto non richiuse a chiave l’uscio d’ingresso e, dopo qualche istante, Nicole poté entrare in azione.
La donna si allontanò dal gruppo fingendo di recarsi alla toilette. In realtà, sicura di non poter essere vista, rientrò nuovamente nella sala reale e tirò fuori dalla borsa la macchina fotografica, una splendida Nikon F100 che lo scrittore gli aveva prestato proprio per l’occasione.
Aveva appena puntato l’obiettivo in direzione di uno dei tanti divanetti che, con suo evidente stupore, al centro del mirino l’infallibile meccanismo della reflex mise a fuoco la figura di una giovane donna. Nicole scostò immediatamente dal suo viso la macchina fotografica e le parole le si bloccarono in gola.
A pochi metri da lei, ferma a fissarla negli occhi con sguardo a metà tra l’amorevole ed il malizioso, sedeva su quel divanetto una giovanissima suora, forse una novizia, dall’aspetto timidamente virginale.
Mille pensieri attraversarono la mente di Nicole. Non una sola parola, tuttavia, riuscì a venir fuori dalla sua bocca. L’atmosfera era d’un tratto cambiata: i lampadari reggevano adesso, come un tempo, candele accese, mentre dal palcoscenico del teatro una musica dolce e sublime si irradiava in ogni dove.
‘è la musica del paradiso’, si rivolse a lei la monaca tendendole la mano. ‘Vieni a goderne insieme a me il suo effetto’.
Nicole era rimasta come ipnotizzata da quell’atmosfera. All’improvviso ogni cosa sapeva di antico, ogni cosa era come ritornata in vita da un passato lontanissimo.
La donna mise da parte la macchina fotografica e si avvicinò alla giovane monaca. Adesso poteva meglio apprezzarne la bellezza: due occhi nerissimi spiccavano su di un volto chiaro, quasi pallido, ed un leggero velo ricopriva dei capelli tenuti inaspettatamente lunghi. Non riuscì a trattenere l’impulso di baciarla.
Fu un bacio lieve, appena abbozzato, quasi casto se un’ondata di piacere non l’avesse sorpresa proprio nell’istante in cui le sue labbra erano venute a contatto con quelle della novizia. Poi le due donne si lasciarono travolgere dalla passione.
La monaca lasciò cadere in terra il suo velo, liberando i capelli lunghi e nerissimi. Quindi, con un unico movimento, si liberò del piccolo saio bianco ed apparve in tutta la sua nudità perfetta. Un seno piccolo e bianchissimo spiccava in primo piano creando uno splendido contrasto con due capezzoli turgidi e rossi come il fuoco. Sul ventre, l’ombellico sembrava dipinto da un qualche maestro della scuola del Caravaggio. Ancora più in basso, un lucido pelo e nero e vellutato ricopriva un sesso che pareva non aver mai veduto la luce.
Nicole era rapita dalla bellezza della giovane monaca. E non avrebbe osato più muovere un solo dito su di lei, se non fosse stata proprio la novizia a sorprenderla cominciando a spogliarla.
In un attimo, la donna si ritrovò nuda davanti a quella creatura angelica. Si accorse subito di non provare vergogna. E si lasciò travolgere dal suo caldo abbraccio.
Presto le labbra di Nicole cominciarono a muoversi sopra il seno della novizia, la sua bocca si aprì per raccoglierne i capezzoli dolcissimi e i suoi denti si chiusero delicatamente su ciò che non era diverso dalla polpa succosa di due frutti maturi. Stava provando qualcosa di nuovo, forse anche di più intenso di quanto avesse mai provato insieme ad un uomo.
La novizia, che reggeva tra le sue mani il capo di Nicole, prese a muovere lentamente il bacino su quello della donna. Cominciò a strofinarlo lentamente con levità e passione. Il suo pube virginale si unì perfettamente all’altro pube.
Non c’era volgarità nella sua strana danza, sembrava piuttosto l’etereo movimento di un lemure perfettamente celeste e tuttavia materiale. Anche Nicole rispondeva a quel richiamo, a quel ritmo. Le sue labbra erano adesso incollate a quelle della monaca, la sua lingua intrecciata all’altra lingua.
Il grande seno della donna si era schiacciato sul piccolo seno della novizia. I loro cuori si scambiavano armoniosamente i battiti. E la musica accompagnava quella inconsueta unione, una musica celestiale che sembrava provenire da un punto lontanissimo all’interno del teatro.
All’improvviso, la giovane novizia si adagiò sul divanetto e richiamò su di sé il corpo sinuoso della francese. Le sue braccia si erano abbandonate adesso all’indietro, i suoi capelli si erano sparpagliati indomiti sul rosso dell’antico velluto.
Nicole si trovò distesa, d’un tratto, su quel giovane corpo e inviolato, lingua contro lingua, seno contro seno, sesso contro sesso. E anima contro anima. La novizia che tremava e sussultava sotto di lei. Lei ormai unita a quei sussulti e felice di condividerli.
Poi una preghiera, un canto o qualcosa di simile. La novizia col volto irradiato di luce meravigliosa, perduta in un salmodiare di sovrumana bellezza. E l’estasi, prima lontana, poi sempre più vicina, poi ancora su di loro ed infine travolgente, meravigliosa, pura e rasserenante come forse soltanto il paradiso può essere.
Quando si rialzò, dopo alcuni minuti, Nicole era sola e immersa nel silenzio. Non si udiva più alcuna musica e non c’erano più le candele ai lampadari, ritornati all’improvviso a riflettere, come quando era entrata, la fredda e civile luce elettrica. Ma nella retina dei suoi occhi era ancora impressa l’immagine celestiale del volto della novizia, il suo sorriso incontaminato, la sua espressione di pura gioia. Dei sensi.
Non era stato affatto un sogno, ne era sicura. E risentiva ancora dentro di sé le parole sussurrate in canto dalla giovane monaca:
‘L’amore è il più grande mistero della vita. L’amore è la risposta a tutte le cose. L’amore conduce l’uomo al di là della luce’
Si ricompose e si affrettò a raggiungere il foyer del teatro. Non aveva paura. E, soprattutto, non aveva più voglia di scattare delle foto: non sarebbero mai state così belle come le immagini che già sentiva indelebili nella sua memoria.
Raggiunto il foyer, Nicole si scusò con la guida per il tempo perduto e con lo sguardo cercò subito il suo amico scrittore. Lo individuò in piedi, davanti la splendida scalinata sull’uscita. Aveva il volto illuminato dal sorriso enigmatico ma rassicurante di sempre.
Corse semplicemente ad abbracciarlo.
‘Le 14.30. Un nuovo gruppo di turisti stava per iniziare un’altra visita guidata.
‘E questo è lo scalino più famoso! Lo scalino della munachedda!”
‘Non ho mai capito cosa ci trovino di tanto interessante i turisti in questa emerita cazzata’, pensò tra sé la giovane guida. Quindi invitò il nuovo gruppo a seguirlo su per le scale per cominciare l’ennesima visita al teatro.
Guardò davanti a sé col tipico sorriso irriverente da impiegato regionale – corrotto, raccomandato e pieno di certezze -, allungò la gamba destra con la solita aria fredda e scostante e si preparò a condurre di sopra il piccolo corteo.
Ma, stranamente, inciampò proprio su quel primo gradino, e cadde in malo modo sulle armoniose scale disegnate più d’un secolo prima dall’architetto Giovan Battista Basile, e realizzate alla sua morte dal figlio Ernesto.
Per quel giorno, il giovane fu sostituito. In ospedale giurò a sé stesso che non avrebbe mai più scherzato sulla leggenda della ‘munachedda’ !
Nota conclusiva
Da quando il Teatro Massimo ‘Vittorio Emanuele’ di Palermo è tornato a risplendere, dopo ben ventitré anni di scandalosi restauri, l’autore non perde occasione per apprezzarne la bellezza e la maestosità. Si tratta, del resto, del terzo teatro d’opera in Europa per numero di spettatori – dopo l’ Opéra di Parigi e l’ Hof- Opernhaus di Vienna -, del primo per l’ampiezza della ‘bocca’ di scena e la spaziosità delle logge nonché di uno tra i migliori teatri d’opera al mondo per l’accuratezza dell’acustica.
Le origini della ‘munachedda’ sono a tutt’oggi avvolte nel buio, quasi quanto quelle dell’autore della bella epigrafe incisa sul frontespizio del teatro medesimo:
‘L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita’
‘Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire’
sulla paternità della quale sorgono di continuo nuove ipotesi’
Infine Nicole. Ora è un pezzo che non la vedo ‘ lei, eternamente in giro per le capitali del centro Europa! -, ma sono certo che se ripassasse da queste parti non si lascerebbe sfuggire l’occasione di ritornare a far visita al teatro ed al suo splendido palco reale’
Con questo racconto, che ha quasi il sapore di una favola saffica, Shining si congeda dai lettori di Milù per le ferie estive. Tuttavia, comunica loro in anteprima di stare attualmente lavorando ad un racconto molto, molto ‘particolare’, che sarà probabilmente on-line all’inizio di autunno.
Il prossimo racconto di Shining si intitolerà: ‘Il racconto n.666” Non perdetelo!
Buonissime vacanze a tutti e ‘a presto!
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?