work in progress
==Cap 2==
Avevo passato la notte steso su un materassino in terra, i bracciali che mi legavano fissati al letto su cui dormiva lei.
Mi aveva svegliato carezzandodmi le guance e sussurrando -Buongiorno tesoro, avrai fame!- In effetti non mangiavo dal giorno precedente e col clistere del giorno prima sentivo lo stomaco vuoto come mai.
Si sfilò la camicia da notte che indossava, doveva essere sulla quarantina, piuttosto alta, con un corpo tozzo e senza grazia. Le sue tette erano tonde, ma gonfie e ricadevano senza tono, memori di una passata bellezza. Il pesante sedere era coperto da un sottile slip bianco, da cui si intravedevano i peli e le grandi labbra.
Si sedette vicino a me e mi prese la testa tra le mani, mi tolse il tappo di plastica dalla bocca e poggiò un capezzolo sulle mie labbra.
Dapprima non sapevo cosa fare, il mio morso mi impediva di muovere la mascella, e era abbastanza forte da tenermi ferma la testa. Poi la fame ebbe il sopravvento e iniziai a succhiare. Il suo latte era dolce e caldo, lei era evidentemente soddisfatta e continuava a carezzarmi. Come era possibile che potesse allattare? Mentre mi facevo questa domanda passò all’altro capezzolo che attendeva turgido.
-Avevi proprio fame!- mi disse quando avevo aspirato ogni goccia, ma ero ancora tremendamente affamato.
-Dobbiamo prendere la medicina, poi avrai qualcosa d’altro da mangiare. Su girati!- Ovviamente mi guardai bene dall’eseguire, ma le bastò afferrare la gabbia del mio pene e torcerla per obbligarmi a seguirla. Prese una scatola e ne tirò fuori una grossa pillola. -Rilassati e non la sentirai neanche- Si posizionò dietro di me e la avvicinò al mio buchetto. Ancora una volta strinsi i muscoli, ma mi accorsi che non rispondevano come volevo. Cosa aveva messo nel clistere di ieri? Si inumidì un dito in bocca e spinse la pillola che entrò provocandomi un impulso all’erezione. Il mio pene intrappolato rispose subito, ma la guida di metallo mi provocò una fitta dolorosissima. L’unica cosa che potevo fare era rilassare completamente i muscoli e accettare la penetrazione.
-Che bravo! Ecco ci siamo quasi- Il suo dito era sprofondato fino alle nocche e sentivo la capsula premere nel mio ventre.
-Non vogliamo che sporchi in giro, vero?- Disse poi. Prese un pannolone e me lo allacciò ai fianchi. Che aspetto ridicolo dovevo avere!
Mi tolse il lucchetto che mi legava al letto e fece per andare nell’altra stanza -Vieni?-
Non avevo il pieno controllo delle mie azioni mentre la seguivo, per colpa della fame, mi dissi.
Quando arrivai gattonando, lei era girata e stava trafficando con i fornelli. Notai sul tavolo al mio fianco un coltello da cucina. Cercando di fare meno rumore possibile mi allungai a prenderlo, sollevandomi in piedi, per come me lo permettevano le corde, ma mancavano almeno venti centimetri per afferrarlo.
Senza che me ne accorgessi lei era scivolata alle mie spalle e mi diede uno spintone che mi mandò gambe all’aria. -No! Ti fai male! Le lame sono pericolose!- Mentre mi rialzavo notai che tutti i mobili era ben al di fuori della mia portata! Proprio come un bambino non potevo raggiungere niente!
-Dai, la mamma non è arrabbiata- mi disse in tono dolce. Prese una ciotola e mi mise un cucchiaino in bocca, aspettando che fossi io a pulirlo con la lingua. Continuò così con lentezza esasperante mentre sentivo la supposta nel mio culo. Ogni tanto avevo anche delle contrazioni involontarie dell’ano. Guardando sul tavolo intravidi diverse bustine aperte di qualche medicinale. Cosa aveva messo nel cibo?
Quando arrivò al fondo della ciotola ero ancora affamato, anche se meno di prima.
Dopo il pasto mi portò nella camera da letto e mi legò un peluches ai bracciali.
Mi lasciò così per diverse ore, mentre mi deprimevo nei miei pensieri. Il culo mi bruciava ancora e le corde, insieme alla gabbia sul pene, rendevano ogni posizione scomoda. In pratica potevo stare solo rannicchiato su un fianco o a gattoni.
Quando la padrona ritornò annunciando la cena, feci per muovermi. Con una fitta sentii un bisogno impellente di andare in bagno, cercai di fermarlo, ma il miei muscoli non risposero e sporcai il pannolone. Arrossii furiosamente. Lei sembrava compiaciuta e mi tirò verso il bagno. Non mi ero mai sentito così umiliato, avevo perso il controllo del mio corpo! In bagno mi tolse il pannolone e mi lavò in una vasca passando la mano sul mio buchetto, facendo scorrere l’acqua sul mio cazzo che ogni volta che accennava a rispondere incontrava il metallo inflessibile.
Prese poi una peretta e la riempì di acqua, spremendola poi nel mio stomaco. Dopodichè prese un’altra pillola e fece per entrare. Questa volta non incontrò la minima resistenza.
Mi portò sul suo letto e mi fece succhiare ancora il suo latte. Subito dopo mi addormentai, stremato e affamato, sul suo seno.
CONTINUA
Mi sembra un po’ migliore del capitolo precedente… cosa ne dite? Scrivetemi!
EMail at: silvershine4milu@yahoo.it
Storia molto intrigante. Per favore, continua! :)
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.