Concetta cercava lavoro.
Il periodo non era dei migliori per farlo, lo sapeva bene!, ma la loro figlioletta Maria quell’anno aveva cominciato ad andare alle elementari e le aumentate necessità della famigliola non potevano continuare a gravare sulle esili spalle di Luigi, col suo barcollante lavoro in una grossa agenzia assicurativa.
Ormai poteva tornare a lavorare, ora che Maria era abbastanza grande da poter stare a scuola e doposcuola, in modo da poter contribuire al magro bilancio familiare.
Perciò passava un bel pò di tempo, ogni giorno, a studiare le inserzioni del quotidiano locale ed a valutare ogni proposta le capitasse a tiro.
Un giorno, lesse l’inserzione di un grosso studio di commercialisti, che cercava una persona che si occupasse di contabilità, anche part time; nonostante la sua bassa autostima, per qualche istante sognò di fare quel lavoro, proprio quello per cui aveva studiato e che aveva fatto in modo ben apprezzato, prima di licenziarsi per la gravidanza.
Telefonò al numero indicato ed una indifferente telefonista le fissò un appuntamento per la mattina dopo, alle dieci in punto, un’ora comodissima per lei, che avrebbe avuto modo di portare Maria a scuola, prima di preparasi per recarsi al colloquio; per giunta, la ditta era in una strada a quindici minuti a piedi da lì ed a lei sembrò, anche questo, un benigno segno del destino.
Telefonò a Luigi, ma lo sentì così abbattuto, dopo un ennesimo cazziatone del suo principale, che decise di non dirgli nulla, per evitargli la probabile disillusione l’indomani.
L’indomani, puntualissima!, si presentò alla reception della ditta; mentre aspettava che la receptionist si rivolgesse a lei, si vide riflessa in una superficie lucidissima e si valutò amaramente, confrontandosi con la spumeggiante addetta al banco: era così piccolina col suo metro e cinquantacinque, in confronto alla stangona; era contenta di non essere oltre i cinquanta chili, nonostante la gravidanza (tutte le sue parenti a Palermo, di dov’era originaria, dopo il primo figlio erano diventate dei vagoni!) e che il suo sederino era ancora sodo; meno contenta del seno ‘ una quarta misura- che cominciava ad accusare il peso degli anni. Ma comunque, rifletté, l’importante è che lei piacesse sempre all’unico uomo della sua vita, il suo Luigi! Gli altri uomini, non li considerava proprio, non li vedeva neanche.
Sapeva che gli uomini cercano… le bottane e lei non era così, non faceva certe cose! Ogni tanto, accettava di fare l’amore col suo Luigi (ma senza cose strane: che schiaffo che aveva dato a Luigi, la volta che aveva osato appoggiarle un dito lì dietro! Ed anche baciarglielo, poi… ma che schifo! Non parliamo della disgustosa cremina che spruzza poi: che schifezza, così biancastra, densa!
Se proprio il suo Luigi voleva fare stramberie, gli concedeva di giocare coi suoi seni o col suo bottoncino (mmhhh…) e di spingerle perfino due dita dentro che erano appena più voluminose della mascolinità del suo uomo. Poi, quando sentiva ribollirle il sangue, andava sopra al suo sposo e (che vergogna!) lasciava che glie lo facesse scivolare dentro!
Per fortuna finiva subito e lei correva in bagno a lavarsi via tutta quella sbobba vischiosa, vergognandosi profondamente del piacere che provava a fare quelle cose così sporche!
-Ma che pensieri sto facendo???- si chiese, con scandalizzato stupore!
I suoi occhi colsero, sulla superficie tirata a specchio, i tratti del suo viso dolce e timido, con belle sopracciglia arcuate su due occhi castani leggermente infossati, un bel nasino dritto e due belle labbra, il tutto incorniciato da un caschetto di capelli castano scuro.
Quando era -raramente!- a suo agio, le riconoscevano anche un bel sorriso di denti bianchissimi, ma la imbarazzavano un po’, questi complimenti.
Controllò che il suo abbigliamento fosse consono: una camicetta bianca abbottonata fino al collo sotto una leggera giacchina di lana ed una gonna scura, fino appena sotto le ginocchia.
Aveva deciso di indossare i collant scuri che amava tanto e le scarpine con un tacco basso e solido la facevano quasi sentire a suo agio.
Finalmente la sgargiante addetta (taglio di capelli -tinti- alla moda, camicetta coloratissima slacciata fino quasi in mezzo alle mammelle e poi una gonnellina corta, con volant… da bottana!) poté occuparsi di lei e le venne spiegato che i colloqui erano svolti dal proprietario e da due altri incaricati, che chiamavano gli aspiranti all’impiego man mano che si liberavano, chiamando il numeretto che era stato dato anche a lei.
Sedette, tesa ed intimorita, in una sala d’aspetto con altri sei candidati, due uomini e quattro donne -sgargianti come farfalle!- pensando remissivamente di trascorrerci il resto della mattinata.
Invece, inaspettatamente, dopo solo una ventina di minuti venne chiamato il suo numero, anche se si rese conto che quattro dei presenti erano arrivati prima di lei.
Le venne indicata la porta con la targhetta ‘Direttore’ e lei si avventurò timidamente sulla folta moquette dell’ufficio fino alla porta, alla quale bussò educatamente.
‘Avanti!!!’ Sentì quasi abbaiare, dall’altra parte del pannello e quindi si azzardò ad entrare nell’ufficio ampio, lussuosamente arredato, sempre più intimidita.
Stava cominciando a pensare che era stata una pessima idea, presentarsi a quel colloquio.
Un omone massiccio, con una testata leonina di capelli brizzolati ed un’abbronzatura che sapeva di barche in navigazione nei Caraibi, la accolse in piedi, porgendole da stringere una manona enorme e pelosa e poi la sua voce tonante le disse di sedersi, indicandole una poltroncina davanti all’ampia scrivania che li divideva.
Lei, quasi terrorizzata, si sedette proprio in punta alla lussuosa e comoda poltrona, appoggiando la borsetta sulle cosce unite ed aggrappandosi disperatamente alla sua chiusura a tagliola in alto.
Si presentarono ed il dottor Corsi le fece tutta una serie di domande, dai dati anagrafici al curriculum di studio e lavorativo col suo vocione tonante, mentre lei sembrava rattrappirsi sempre più sul bordo della poltrona.
Corsi sparava a raffica le domande e lei doveva rispondere rapidamente, senza neanche avere il tempo di pensare.
Via via che l’interrogatorio andava avanti, Concetta era sempre più frastornata e si rendeva a fatica conto che l’omone le aveva fatto domande anche molto personali e che lei mai avrebbe immaginato di sentirsi rivolgere in un colloquio di lavoro, compresa la taglia di reggiseno e di mutandine (la terza).
Alla fine Corsi si ritenne soddisfatto.
Si alzò in piedi e cominciò a camminare nella stanza, proprio come un leone in gabbia, spiegando ad Concetta cosa faceva l’azienda, in che inquadramento e con quale retribuzione l’avrebbero assunta (Concetta strabiliò: la cifra iniziale era una volta e mezza la retribuzione di suo marito, che aveva pur sempre quindici anni di anzianità!), che in quell’azienda c’era possibilità di fare una rapida carriera, con relative conseguenze economiche, a condizione che si dimostrasse una dedizione ‘Assoluta!’ (come sembrò latrare Corsi!) alla ditta.
‘Allora, è interessata, signora?’ si sentì abbaiare addosso.
‘Sì, sì, certo….’ rispose timidamente lei.
Corsi andò alla scrivania, afferrò il telefono e schiacciò due tasti: ‘Barbara, cacciali tutti via: abbiamo trovato la persona per quel posto!’
Poi digitò qualcosa sul computer per neanche un minuto e subito una stampante cominciò a ronzare;
in un lampo, Corsi prese i fogli e li diede ad Ambra: ‘Leggi e se ti va bene, firmali!’ gli ingiunse.
Concetta li lesse incredula: era un contratto d’assunzione, il SUO contratto d’assunzione, appena lo avesse firmato!
Era così incredula e felicemente stupita che registrò appena il fatto che Corsi fosse passato al tu.
Li firmò subito, con precisione, mentre lacrime di gioia le sgorgavano inarrestabili dagli occhi.
Poi li porse a Corsi e lo ringraziò con voce malferma: ‘Gra… sniff… grazie dottore…’
‘Non mi devi ringraziare, Ambra: vedrai che te li guadagnerai tutti… ed anche molti di più se solo mi ubbidirai!’
Lei annuì in silenzio, sorridendo timidamente; notò appena che lui aveva sbagliato il suo nome, ma avrebbe accettato qualunque cosa, per la gioia che provava in quel momento!
‘Non mi piace come ti vesti, per cominciare!’ Lei sentì come schiaffeggiata da quella critica.
‘Noi qui vogliamo dare un’idea di ottimismo, di dinamismo e guardati… hai trentacinque anni e sembri una vecchia di cinquanta!!!’
Si vergognò molto, di essersi attirata quella critica, ma del resto lei, educata ad i buoni sentimenti cattolici, non era quel tipo di donna: scollacciate, che sembravano sempre offrirsi a chiunque… No: lei era una brava ragazza ed una buona madre di famiglia!
Anche Luigi, a volte, gli aveva mosso garbati rimproveri: l’avrebbe voluta più… più vistosa, ecco: con abiti colorati, le gonne sopra il ginocchio, le camicette slacciate… ed avrebbe voluto ‘lei lo aveva capito- che facesse ‘quelle cose’ con maggior entusiasmo… ma lei non era quel tipo di donna!
Letteralmente volando, tornò a casa ebbra di felicità.
Represse a fatica l’impulso di telefonare a suo marito, perché in un attimo decise di dar fondo a tutti i suoi miseri risparmi per organizzare una cenetta per il suo Luigi, durante la quale lo avrebbe informato del lavoro e dello stipendio che li avrebbe finalmente fatti allontanare da quel momento difficile, fatto di rinunce sempre più pesanti da tollerare.
Luigi arrivò in casa e si stupì: anziché sul tavolo in cucina, vide apparecchiato su quello della sala’ e con la tovaglia del corredo, col servizio buono, quello che gli avevano regalato come regalo di nozze!
Ed i bicchieri, quelli di cristallo, due per ciascuno! E anche i portacandela, con due candele colorate, lunghe e sottili, accese’
Pensò che era arrivata qualche visita importante, magari un parente che si fermava a cena, ma la tavola era inappuntabilmente apparecchiata solo per tre’ Ed un coperto aveva il seggiolone di Maria, al posto della normale sedia.
Non capiva’
Poi arrivò Concetta e Luigi strabuzzò letteralmente gli occhi: si era lievemente truccata, pettinata accuratamente, aveva messo il vestito nero ‘buono’, che le stava molto bene!, ed anche le scarpe con il tacco, quelle col tacco da sette centimetri!
Sembrava quasi pronta ad uscire, ad andare a divertirsi!
Capì che non sarebbe uscita, per via del grembiulino bianco che indossava sopra all’abito nero e’ ed alzò di nuovo lo sguardo al viso di lei e la trovò splendida, radiosa, raggiante, con un sorriso da perdercisi dentro!
‘Ma’ Ma come mai’?’ chiese, titubante.
Lei sempre sorridendo gli andò vicino, gli mise le braccia al collo e lo baciò appassionatamente, come non aveva mai fatto in vita sua!!
Alla fine del bacio, si staccò e gli disse festosa: ‘Dai a tavola! Ti spiegherò tutto mentre ceniamo!’
Così, mentre apprezzavano l’ottima cena (tutte le cose preferite di Luigi, che aveva quasi dimenticato per essere diventate veramente costose!) e sorseggiavano la bottiglia di buon vino messo in tavola da Concetta, invece di quello da hard discount nel brick di cartone!, lei le raccontò dell’offerta, del colloquio e del suo insperato esito, facendogli anche leggere la sua copia del contratto.
Luigi si rese subito conto che sua moglie avrebbe avuto una retribuzione addirittura migliore della sua e fu assalito da un coacervo di emozioni e pensieri: da una parte il sollievo di poter continuare la navigazione della vita senta essere terrorizzati anche dal più piccolo imprevisto e l’orgoglio nei confronti di sua moglie; dall’altra l’umiliazione i sentirsi non più il solo responsabile della famiglia, ma anzi essere scivolato in un ruolo come di comprimario.
Una strana pulsione, un tarlo lo spinse a chiedere dettagli a Concetta: ‘Ma’ questo dottore’ sì, com’è?’
Concetta, ancora al settimo cielo, non esitò a rispondere: ‘Oh! E’ un tipo burbero, un omone autoritario, col vocione tonante! Ti assicuro che mi ha davvero terrorizzata, all’inizio, anche se è un bell’uomo!
Mi ha mitragliata di domande e non mi dava neanche il tempo di finire la risposta che passava alla successiva! Mi ha chiesto di tutto: dai miei studi a te, a Maria; dai miei lavori fatti in passato a cosa mi piace mangiare, a come vesto abitualmente, perfino che taglia porto di slip, pensa! Doveva essere una specie di test, quel mitragliamento, perché quando è finito, ha preso il telefono ed ha fatto mandare via tutti, immediatamente!’
‘Un omone’ autoritario” pensò Luigi e si confrontò con quell’immagine: lui che era piccolino, magrino, patetico in costume da bagno, vessato dal suo capo e dai suoi colleghi sul lavoro per la sua mitezza d’animo, la sua remissività.
La sua Concetta aveva un capo che sicuramente lo avrebbe mangiato in un solo boccone, un vero maschio dominante’ che sottomette tutto il branco’ ed umilia gli altri maschi, sempre più pesantemente man mano che si discostano dal modello che lui rappresenta, impadronendosi con naturalezza, come se quella fosse l’unica maniera possibilità offerta dalla vita, delle femmine degli altri maschi del branco, che hanno come unico premio l’onore di aver concesso al maschio-alfa di poter usare la propria femmina.
Luigi non conosceva il Dottor Corsi, ma era già pronto a prostrarsi davanti a lui, accettandone con naturalezza l’incomparabile superiorità su di lui, offrendo come dono sacrificale la propria donna’
” Però sai: dopo che abbiamo firmato i contratti, è passato al tu’-Giusto! Lui è il Maschio Alfa e tu sei solo la femmina di un essere inferiore!-‘ e poi mi ha sgridata per come mi vesto’ Ha detto che noi dobbiamo dare un’idea di ottimismo e quindi dobbiamo essere vestiti in modo’ festoso, ecco!’
‘Beh, amore: se il tuo capo ha detto questo, direi che non puoi fare altro che accontentarlo, no?’ Luigi venne preso da uno strano turbamento e il suo piccolo pene ebbe come una vibrazione ‘E’ meglio se tu ti affidi completamente a lui, che fai esattamente tutto quello che ti dice di fare; sia sul come vestirti che’ -un piccolo groppo alla gola- ‘ che su qualunque altra cosa!’
Finito di mangiare, Concetta prese i piatti per cominciare a sparecchiare.
‘No, amore, cosa fai? Dai, faccio io, visto che tu sei diventata una persona importante!’ disse Luigi, tra il serio ed il faceto.
Lei lo interpretò come uno scherzoso complimento e risero molto, mentre sparecchiavano e rigovernavano insieme.
Dopo aver messo a letto Maria, si guardarono negli occhi, andarono in camera, si spogliarono nella quasi oscurità e poi si misero a letto, per fare l’amore in modo delizioso, innamoratissimi e felici, per ben 10 minuti, se non di più! La mattina dopo, Concetta si presentò puntualissima per il suo primo giorno di lavoro.
Il dottor Corsi la convocò nel suo ufficio poco dopo le nove e la squadrò da capo a piedi, facendola voltare su se stessa.
Lei aveva indossato un vestitino di cotone, con fiori stampati, che aveva comprato in un momento di follia e che non aveva però mai indossato prima perché le sembrava troppo scollacciato ed un paio di sandaletti alla schiava, con un tacco di bel sei centimetri.
‘Maccheccazzo, non ci siamo! Non hai capito cosa ti avevo detto ieri???’ Tuonò alla fine Corsi, con aria schifata.
Lei sentì gli occhi bruciarle dalla voglia di piangere, a quel rimbrotto.
‘Ma non hai qualcosa di più allegro, di più’ glamour, in quel cazzo di armadio, a casa??’
Quasi sul punto di scoppiare in lacrime, fece segno di no, con la testa.
La voce di Corsi si addolcì di un pochino: ‘Uhmm’ rimediamo, dai! Prendi la tua borsetta!’
Lei lo guardò stupita: cosa aveva in mente? Però lo sguardo impaziente dell’uomo la convinse ad ubbidire ed a spicciarsi.
Mentre scendevano al parcheggio interrato del palazzo, Corsi le disse: ‘Ah, ho deciso: da questo momento ti chiamerai Ambra: Concetta è un nome che dà tristezza!’
Non era una considerazione od un suggerimento: era proprio un ordine!
‘Come vuole lei, dottore” Disse lei, con un filo di voce, sentendosi sempre più inadeguata.
Come sprofondò nella morbida pelle che rivestiva i sedili della Porsche del dottore, Concetta si sentì per un attimo come una di quelle belle, giovani, fortunate donne di cui leggeva sui rotocalchi e la sensazione, se da una parte la imbarazzava, era comunque piacevole.
Dopo un ventina di minuti Corsi la fece entrare in un lussuoso negozio di abbigliamento in centro e l’affascinante proprietaria li accolse con uno splendido sorriso.
‘Caro Giampaolo, che piacere vederti! E vedo che hai con te una deliziosa amica’ disse, anche se l’espressione di riprovazione per l’abbigliamento di Concetta era abbastanza evidente.
‘Samantha, ti presento Ambra, la mia nuova collaboratrice’ -piacere, piacere!- ‘ come puoi vedere da te, veste di merda’ quello che ha addosso, dice che è il vestito più allegro che ha’ -Concetta avrebbe voluto sprofondare: era comunque sicuramente arrossita, alla feroce critica di Corsi!-‘ Perciò te la affido: rivestimela da capo a piedi, come sai fare tu!’
Samantha la valutò con occhio critico per un pochino, poi espresse il suo giudizio: ‘Sì, la posso rivestire come si deve, ma direi che quei capelli sono un disastro’ ed anche la maniera di truccarsi”
‘Hai ragione! E’ un disastro! Ma son sicuro che sia possibile darle un aspetto umano, no?’ concluse con un sorrisetto.
La padrona fece una risatina: ‘Sì, sicuramente’ -la studiava toccandole i capelli, prendendole delicatamente il mento con due dita e facendole muovere la testa di qua e di là, facendola girare, toccandole i fianchi, il sedere, le spalle, i seni-‘ direi che ci vorranno’ uhm’ facciamo tre ore, dai!’
‘Va bene, allora la passo a riprendere prima delle due, così andiamo a pranzo! Fa’ in modo che sia pronta per quell’ora!
Ambra: tu devi fare TUTTO quello che ti dice la signora Samantha, hai capito?’
Lei, travolta dagli eventi, sentendosi umiliata ed in balia della volitività dei due, annuì, sull’orlo delle lacrime.
Si guardò però intorno, intimorita dalla fama del negozio e folgorata dal pensiero di aver ‘capito il trucco’: il suo pur ottimo stipendio sarebbe finito nelle mani della bella titolare, prim’ancora che lei lo vedesse!
Si stupì, quindi, quando come battuta finale, Corsi le disse: ‘Ah! Rilassati: tutto quello che avrai stamattina è una sorta di mio’ omaggio personale!’
Corsi che le leggeva nel pensiero??? Fece un timido sorriso e riuscì a mormorare un ‘Grazie, dottore’
Come le due donne restarono sole, Samantha (‘Ma puoi chiamarmi semplicemente Signora Sammy!’), affidò la gestione del negozio ad una sua aiutante e la condusse giù per una scala discreta, fino all’ampio ambiente al di sotto dell’esercizio, elegantemente arredato e con ogni sorta di capo lussuoso.
Sammy le ordinò di spogliarsi completamente e lei, con profonda vergogna, si sfilò l’abitino da bancarella sotto al suo sguardo severo, rimanendo poi in mutandine e reggiseno, con le mani a coprirli il più possibile.
‘Ho detto com-ple-ta-men-te!’ Scandì la signora Sammy, con tono piano.
Concetta la guardò: sicuramente stava scherzando, non poteva essere vero’ lei si vergognava, vergognava da morire; addirittura non si guardava quasi mai allo specchio, quando era nuda’
Ma lo sguardo implacabile della signora le fece capire che non aveva alternative: ubbidì, con un groppo alla gola.
Quando Corsi tornò a prenderla, pochi minuti prima delle due, la guardò ammirato e, per la prima volta, le sorrise: un sorriso vero, ammirato, piacevole, non il suo tipico sorriso da predatore.
Ed anche Conc’ Ambra, cioè!… capì di essere cambiata: come le aveva suggerito la signora Samantha (molto meno terribile di quanto avesse pensato all’inizio!), il fatto di aver cambiato look, nonostante il tremendo imbarazzo che aveva provato quando l’estetista di fiducia della donna l’aveva presa ‘in cura’, occupandosi della sua manicure, pedicure ed averla infine accuratamente depilata ‘lì’, prima di insegnarle come valorizzare il suo bel viso con un leggero e sapiente trucco, nonostante il dispiacere di sentir dire dalla parrucchiera che aveva bisogno di un nuovo taglio che le avrebbe donato molto di più ‘come poi in effetti si trovò a riconoscere, con un piccolo moto di gioia-, dopo l’estenuante ma via via sempre più entusiasmante prova dei vari capi (da completini intimi assolutamente scandalosi a vestiti, soprabiti, impermeabili, calze, reggicalze, scarpe di tutte le fogge ma con tacchi incredibili, borse e quant’altro fosse utile a ‘trasformarla in una affascinante giovane donna’, come aveva detto la signora Sammy; alla fine di quella frenetica mattinata, Concetta era praticamente sparita e, come una farfalla che sboccia dalla pelle morta ed avvizzita della crisalide, era nata Ambra!
Il riflesso di una vetrina le rimandò la sua immagine, quella di una bella donna che aveva un’altra postura, molto più sicura!, rispetto a quella di’ di Concetta; sembrava in grado di affrontare ‘per la prima volta!- il mondo per imbrigliarlo, finalmente!
Corsi le fece mettere i trolley (che ovviamente completavano i suoi acquisti) nel bagagliaio dell’auto sportiva e poi stiparono le eleganti borsine del negozio, contenenti tutto ciò che non aveva trovato posto nelle valigie e borse, in tutti gli angoli possibili, anche dietro ai sedili.
Poi fecero una rapida corsa in autostrada e raggiunsero una magnifica villa storica, che ospitava un ristorante tanto lussuoso quanto discreto.
L’ambiente era ovattato ed un garbato mormorio veniva dai tavoli ben più distanziati che nelle rumorose ed affollata trattorie che, fino a qualche anno prima, lei ed il suo Luigi riuscivano a permettersi ogni tanto.
Come il cameriere porse la ‘carta’, Corsi la studiò brevemente e poi, senza neanche guardarla, ordinò per entrambi.
Lei era ancora imbarazzata dal suo modo di fare, dall’ambiente esclusivo e raffinato, ma il suo esser donna era comunque stato gratificato dalle occhiate di sincero apprezzamento che alcuni signori le avevano rivolto, quando era entrata nel lussuoso locale a braccetto col dottore.
Mentre attendevano le ordinazioni, il dottor Corsi dispiegò in tutta la sua interezza il suo sterminato fascino, che in breve la fece sentire come la donna più desiderabile al mondo’ anzi: la unica donna dell’universo intero!
Durante quel pranzo ‘davvero eccellente: non avrebbe saputo dire cos’aveva mangiato, ma era tutto al di là del fantastico: quasi un’esperienza mistica!-, consumato bevendo vino di diverse qualità, abbinate alle varie portate, e invecchiate non meno di quindici anni, Corsi le parlava quietamente, sorridendo molto con gli occhi e spesso anche con la sua bella bocca virile.
Parlando, le loro mani ‘appoggiate sulla candida tovaglia- si trovano sempre più vicino e solo dopo un po’ Concetta si rende conto che la sensazione di languido benessere che prova è dovuta alla mano del dottore che accarezzava la sua.
Ambra forse lo avrebbe lasciato fare (in fondo, che male c’era?), ma Concetta ebbe come la visione degli occhi da cane abbandonato del suo Luigi, la risata della loro Maria e quindi, senza fare mosse brusche, sfilò la mano.
Corsi tacque un attimo, la guardò, poi decise che evidentemente non era una grave mancanza della sua sottoposta e ricontinuò a parlare come se nulla fosse successo.
Però indubbiamente stava bene col suo capo e’ -se ne accorse con orrore!- la sua cosina era umidiccia!
Chiese scusa al dottore, imbarazzatissima, e raggiunse con passo svelto i bagni del locale, riuscendo a fatica a vincere la voglia di correre!
I bagni la lasciarono una volta di più a bocca aperta: marmi pregiati ovunque e vasi di fiori freschi ai lati dei lavabi ed una gentile musichetta come sottofondo ed una gradevole fragranza nell’aria.
Si chiuse in un cubicolo ed anche quello, pur nella sua specificità di ambito non particolarmente dignitoso, era comunque meraviglioso, lucidissimo.
Ringraziò il cielo di non doverlo usare che per controllare lo stato dei suoi slippini (anzi: del perizoma che la signora Samantha le aveva imposto di indossare sotto la gonna elegante e del quale aveva dovuto rapidamente abituarsi alla sensazione, all’inizio fastidiosa, dello ‘spaghetto’ dietro che incuneandosi in profondità tra le sue belle natiche, le sfregava in modo imbarazzante sul buchino), perché in quella’ reggia, in quel trionfo di marmi lussuosi e di sanitari di pregio, non avrebbe avuto il coraggio di sporcare!
Alzò la gonna attillata, abbassò il perizoma e in effetti, nel minuscolo triangolino di stoffa, spiccava una chiazza di umidore’ manco si fosse fatta scappare una goccia di pipì!
Asciugò la stoffa come poté, tamponandola con pezzetti di carta igienica profumata.
Poi controllò che le calze autoreggenti fossero sempre al loro posto (effettivamente il suggerimento che la signora Samantha le aveva dato, di bagnare la pelle ove poi avrebbe appoggiato il silicone della balza delle calze, era davvero efficace!), si risistemò il perizoma e abbassò poi la gonna, lisciandola con la mano.
Infine tornò al tavolo, dondolando un filino incerta su quei tacchi così alti ai quali non era abituata, ma con un involontario ancheggiare che zittì il soffuso brusio delle pacate conversazioni nella sala.
Ripresero a conversare piacevolmente, lei e Corsi e di nuovo, dopo un po’, la mano del dottore cominciò ad accarezzare la sua.
Si sentiva in uno stato di languido benessere e decise che stavolta Ambra avrebbe lasciato fare: in fondo, che male c’era?
Arrivarono allo strepitoso dessert e Corsi si era accontentato di sovrapporre la propria mano alla sua, stringendola dolcemente, ma in modo affettuoso, protettivo e lei aveva ricambiato un attimo la stretta, prima che Concetta le facesse levare garbatamente la mano.
Quella sera Concetta tornò a casa, un po’ imbarazzata per tutto quello che Corsi aveva fatto per lei nella giornata ‘dal guardaroba completo, al nuovo look, dalle istruzioni di comportamento e postura datele dalla signora Samantha e dall’estetista, al miglior pranzo in assoluto della sua vita- ma ansiosa di raccontare e mostrare al suo Luigi ogni cosa, dall’arrivo al mattino sul lavoro a quando alla fine erano tornati in ufficio perché lei avesse almeno un’infarinatura del suo nuovo lavoro.
E così fece, festosa come una bimba che mostra con gioia ed orgoglio tutti i bellissimi regali che Babbo Natale le aveva lasciato sotto l’albero.
Vedeva che Luigi strabuzzava gli occhi, guardando l’infinità di cose che Corsi aveva comprato alla moglie e ne tastava la delicata e preziosa consistenza ed ascoltava con un’espressione in parte rapita ed in parte sofferente la narrazione della giornata.
Quando lei accennò al lavoro’ in profondità dell’estetista, chiese docilmente se poteva vedere e sua moglie (bella come mai aveva notato che potesse essere!), sì schermi, dicendogli che avrebbe potuto farlo quando sarebbero andati a dormire, ma non lo disse con l’abituale tono vergognoso, no: solo con un tono pratico; Luigi rifletté che la sua Concetta sembrava un’altra persona: molto più sicura di sé, più in pace con se stessa e forse, col tempo, sarebbe riuscita anche a lasciarsi andare per diventare quella femmina appassionata che lui aveva sempre sperato che diventasse negli anni, ma senza che finora fosse cambiata di tanto così!
Si rendeva conto che il maschio alfa si era messo all’opera per sedurre sua moglie, ma più che irritarsi, provava nei confronti del dottor Corsi una sorta di’ gratitudine, per averlo degnato di un sentimento, fosse anche solo la voglia di rubargli la moglie!
Concetta però osservava le reazioni del marito e notò un qual certo rattrappirsi, in lui, schiacciato dall’aura di carisma che Corsi era riuscito a far giungere anche nella loro casetta.
Saggiamente, decise di non raccontare la pur irrilevante parte delle mani accanto sul tavolo e del suo volgare umidore: amava Luigi e sapeva che anche per lui questa era una certezza; per questo non voleva provocargli una inutile sofferenza per un qualcosa, in fondo, assolutamente innocente. Lavorare col dottor Corsi, fianco a fianco, permise a Concetta di capire in pochi giorni non solo cosa le veniva chiesto di fare, ma anche il modo più soddisfacente per farlo e l’autostima della donna cresceva, man mano che si rendeva conto di quanto la capacità nello svolgere il suo lavoro venisse apprezzata dai colleghi e superiori.
Lavorare accanto al vulcanico dottore non era facile, ma via via che doveva confrontarsi con sempre nuovi e più complessi problemi, risolvendoli, veniva lodata da Corsi che, in quelle occasioni, calava la maschera dei modi burberi al limite dell’aggressività per farle garbati e sinceri apprezzamenti.
Luigi vedeva la moglie cambiare, evolversi, arrivare finalmente a sbocciare, a fiorire come donna, come la donna che aveva sempre sognato di vederla diventare, anche se lui, in tanti anni, non era stato capace neanche di farle cominciare quel processo che ora vedeva progredire, giorno dopo giorno, sotto i suoi occhi.
Dopo una ventina di giorni, confrontò la Concetta che ricordava con questa Ambra e le sembravano due persone diversissime: Ambra aveva un portamento migliore, più eretto, sorrideva più spesso perché era più facilmente di buon umore; il suo aspetto ovviamente, grazie alla rivoluzione del look, era cambiato moltissimo e ciò le aveva dato una sicurezza che prima non aveva assolutamente ed a questo contribuiva non poco l’apprezzamento e la stima di cui cominciava a godere sul lavoro.
Perfino l’ambito sessuale tra loro risentiva di questo cambiamento: non che Ambra fosse diventata la scatenata baccante che Luigi aveva sempre sognato che diventasse, intendiamoci!, ma comunque lei sembrava fare l’amore con lui più volentieri, come se avesse smesso di essere un immondo sacrificio imposto dal matrimonio.
Una sera, forse per la complicità della buona bottiglia di ottimo vino che Corsi aveva regalato a sua moglie e che aveva allietato la loro cena, mentre facevano i preliminari del loro fare all’amore, Luigi le appoggiò una mano nulla nuca e poi provò, timidamente, a farle abbassare il viso sul suo pube, unica zona cespugliosa del suo scarno corpo.
Lei lo guardò, con lo sguardo stupito ed interdetto, non aspettandosi certo quella ‘sconveniente’ tacita richiesta.
Lui non disse nulla; solo, la guardò col suo sguardo da cane bastonato e questo bastò perché lei si convincesse ad abbassarsi ed a posargli un bacio, un unico tenero bacio sull’ombelico.
Quell’inaspettato gesto ebbe un effetto esplosivo su di lui, che sentì immediatamente il cazzo vibrargli, prossimo ad un’improvvisa e potente eiaculazione; immaginò con orrore il suo schizzo che colpiva la guancia ignara della moglie e le sue possibili reazioni: scostò con una brusca carezza la testa di lei, mentre l’altra mano piegava da una parte il suo membro, col palmo che accoglieva subito il fluido del suo improvviso piacere!
Quando tornò in pieno possesso delle sue facoltà, vide che Concetta lo guardava con aria stupita e sentì di doverle una spiegazione: ‘E’ tanto tempo che sogno che tu faccia una cosa del genere e oggi, che hai osato, non ho saputo resistere! E’ stato un bellissimo dono che mi hai fatto! Grazie amore mio!’
La moglie lo guardava sempre interdetta, anche se con un vago sorriso che mescolava perplessità a gioia ed alla fine si baciarono teneramente.
Concetta era turbata, il giorno dopo in ufficio, e non riusciva a concentrarsi completamente sul lavoro, perché continuava a pensare alle conseguenze del suo gesto da svergognata sul suo povero marito: soltanto appoggiandogli le labbra sulla pancia, lui era esploso di piacere!
Ma quanto potere aveva lei, donna!, su di lui?
Per un attimo, un pensiero assolutamente osceno le attraversò la mente: che al posto dello scarno e pallido corpo di Luigi, ci fosse stato quello abbronzato e ben più possente di Corsi’
Oddio!!!! Ma cosa stava pensando??? Stava forse impazzendo?
Verso mezzogiorno, il dottor Corsi tornò in ufficio, dopo essere stato fuori tutta la mattina.
Concetta lo sentiva abbaiare al telefono, come al solito, aggredendo i propri interlocutori e si rallegrò una volta di più che con lei il dottore fosse quasi sempre molto gentile.
Dopo una mezzora, le squillò il telefono: ‘Ambra, preparati! Tra quindici minuti andiamo a pranzo!’
Non fece neanche in tempo a pensare ad una replica: il dottore aveva già riattaccato.
Andò nel bagno delle signore a rinfrescarsi il trucco, come aveva ormai ben imparato ed all’ora prefissata il dottore la trovò pronta.
Andarono in un ristorante in città, in una zona però particolarmente tranquilla ed elegante e lì Corsi sciorinò nuovamente tutto il suo indubbio fascino nei confronti di Ambra che, sempre di più, si sentiva affascinata dall’uomo e turbata dall’aura di sessualità quasi animale che lui irraggiava attorno a sé.
I primi tempi sedevano al ristorante ai due lati opposti del tavolo, ma da qualche tempo Corsi aveva deciso che dovettero sedere ai due lati contigui e lei, effettivamente, non ci aveva mai trovato nulla di male. Anzi: ogni tanto Corsi vedeva qualche suo conoscente e perciò si chinava verso di lei per mormorarle sarcastici commenti all’orecchio, stappandole sempre un sorriso ed a volte anche una risatina garbata.
Parlando, inaspettatamente!, il dottore le appoggiò in modo assolutamente casuale la mano sulla coscia, quasi sul ginocchio: lei si sentì avvampare e resistette a fatica all’impulso di scostare la gamba e far levare quella mano che sentiva, sulla pelle, come se fosse incandescente.
In fondo la mano stava lì, appoggiata e non faceva assolutamente nulla’ era soltanto un innocentissimo contatto dovuto alla confidenza che ormai c’era tra loro: nulla di male, in fondo!
Si rese conto però che quella mano irradiava calore, calore che le arriva soprattutto ‘lì’ e che la faceva ‘che vergogna!!!- inumidire!
Tentò di concentrarsi sulla divertente narrazione che stava facendo Corsi, ma la sua mente le ricordò l’immagine di poco tempo prima: il possente corpo nudo del dottore al posto di quello macilento di suo marito.
Ebbe come un brivido e le sembrò che la sua cosina le si liquefacesse all’istante.
Alzò timidamente lo sguardo verso il viso del dottore e notò che aveva un’espressione strana, indecifrabile mentre sembrava studiarle il volto.
Un’ombra di sorrisetto dell’uomo e la mano si alzò dalla sua coscia e volò via, svolazzando nell’aria a commento della narrazione, mentre lei non osava controllare ‘né con lo sguardo, né tantomeno con la propria mano- se DAVVERO la mano del dottore le avesse lasciata come un’impronta ben marcata e profonda sulla coscia, come si lascia nella farina asciutta prima di cominciare ad impastare, così come lei chiaramente la percepiva.
Dopo non molto finirono di pranzare e lasciarono il ristorante andando verso la Porsche del dottore, che le aveva porto galantemente il braccio.
Sedettero in auto e lui le ricordò di allacciare la cintura; lei lo fece ma lui disse: ‘E’ arrotolata, aspetta che te la sistemo’ e si chinò verso di lei, le toccò lievemente la spalla e poi’ la sua bocca lì, davanti alla sua mentre lei era inebriata dal vino, dal dopobarba dell’uomo, dalla sua selvaggia mascolinità, da’
Sentì le labbra morbide dell’uomo aderire alle sue e la sua lingua che tentava di forzare le sue: non riuscì a resistere all’intrusione.
Finalmente sola, dopo il resto del pomeriggio di lavoro particolarmente frenetico.
Era sulla via di casa, ma decise che aveva bisogno di dieci minuti, non di più!, tutti per lei, per poter riflettere sugli avvenimenti di quella giornata.
Entrò in un bar, nonostante fosse sola!, si sedette ad un tavolino in un angolo e si fece portare ” umh’ un’aranciata, vah!’, ignorando ostentatamente le occhiate galanti o lascive degli altri avventori.
Ripassò ancora una volta gli avvenimenti nell’angusto abitacolo della Porsche: le labbra del dottore sulle sue, la lingua di lui che ingaggiava una lotta guizzante con quella di lei e che le invadeva la bocca, glie la esplorava, conquistava.
E la mano di lui sulla nuca, che la teneva stretta ‘inutilmente!- perché non si sottraesse a quel meraviglioso bacio.
E la mano, l’altra, che tornava sulla coscia, a cercare forse l’orma di prima e la cercava con lenta pazienza, risalendo un pochino oltre l’orlo della gonna, ma poi tornando indietro e poi facendosi visitare dal dubbio che fosse più verso l’interno della coscia, mentre lei sentiva la sua cosina fumare dal desiderio e ‘scandalosamente!- tratteneva il fiato in attesa di farsi sfuggire un liberatorio ‘Ohhhhh’.’ Per festeggiare l’arrivo di quella mano a sfiorarla’
Ma quel sospiro le era restato in gola: lui aveva tolto la mano, scostato le labbra che aderivano così bene alle sue, tolto l’altra mano dalla nuca e poi le aveva semplicemente mormorato: ‘Ambra, io ti desidero’, appena prima di scatenare l’ululato del motore e di partire sgommando.
Arrivati davanti al portone della ditta, Corsi si era fermato e le aveva detto di salire, mentre lui parcheggiava; aveva allungato la mano per aprirle galantemente la portiera: le loro labbra era vicine, pericolosamente vicine!, ma il dottore non volle sfruttare l’occasione e le fece solo un sorriso affettuoso, mentre una luce maliziosa gli brillava nello sguardo.
Lei scese, ricambiando il sorriso e si avventurò verso il portone, contenta di sapere che le sue gambe, che le tremavano come gelatina fino a poco prima, adesso le permettevano di camminare con una discreta naturalezza.
Unico grande imbarazzo, si sentiva bagnata come se si fosse fatta la pipi addosso.
Una rapida puntata nei bagni delle signore, le fece verificare l’entità del disastro: aveva il triangolino di stoffa del perizoma completamente inzuppato e, sfilandoselo, si era involontariamente sfiorata la cosina, che aveva subito reagito, manco fosse un cane mordace!, scatenandole una tempesta di sconvenienti brividi e regalandole l’immagine del dottore, nudo e sorridente, sdraiato al posto del suo povero Luigi e con una virilità maggiore ‘come aveva sentito raccontare da alcune sue compagne di scuola particolarmente sfacciate- di quella di suo marito.
Si scoprì che la sua lingua percorreva le labbra, come a cercare ancora il sapore del dottor Corsi e che non riusciva ad allontanare la mano dalla sua cosina’ anzi, aveva cominciato a sfiorarla con un polpastrello, provando brividi di piacere fin oltre il malessere’.
Decise che DOVEVA aver sollievo o non avrebbe potuto lavorare e perciò smise di tentare di togliere la mano, ma anzi si pizzicò ed accarezzò la sua intimità fino a che ebbe l’impressione di essere travolta, come da un treno!
Mentre, seduta sul sanitario, cercava di far tornare normale la sua respirazione, rifletté sulla bestialità -come le avevano inculcato i suoi pii genitori!- che aveva appena compiuto:
sarà stato anche un atto contro natura, di pura libidine’ ma era stato così sconvolgente, così piacevole’
Ma lei, comunque, era moglie e madre e, per quanto fosse stato piacevole, non doveva più cedere ai comportamenti riprovevoli e peccaminosi di quel pomeriggio, mai più!
Arrivata a casa finse ‘per la prima volta in vita sua!- una serenità ed una spensieratezza che era molto lontano dal provare, turbata com’era e il suo Luigi era contento come un cucciolo e le saltellava intorno.
Preparò la cena, ma prese un appunto mentale di portare marito e figlia a mangiare fuori, una delle prossime sere! E poi cenarono, misero a letto Maria ed andarono a letto anche loro.
Luigi era evidentemente su di giri e, dopo un po’, le rimise dolcemente la mano sulla nuca, guardandola negli occhi in una muta implorazione.
Non stava bene, era una cosa che fanno le sgualdrine’ ma in fondo oggi, lasciandosi baciare dal dottore, lei poteva forse dare lezioni di moralità?
Come risarcimento al male che gli aveva fatto, si abbassò docilmente sul ventre del marito e gli lambì appena l’ombelico, oltre a baciarglielo come la sera prima. Poi cominciò a far scorrere la punta della lingua in basso, verso i riccioletti di pelo che gli circondavano la base del’ coso e notò per la prima volta il forte odore -di’ selvatico?- che emanavano.
Invece di provare schifo, stranamente la sua cosina sembrò gradire quella sfacciata esplorazione in quell’immorale maniera e lei prese coraggio, aprì gli occhi e contemplò da due dita di distanza la virilità del marito, con la punta violacea che spuntava dalla pelle tesa del fusto, innervato di venuzze aggrovigliate, mentre sotto la sottile pellicina si intuiva che la parte superiore si assottigliava di colpo e sembrava solo appoggiata sul fusto del ‘coso’ di Luigi.
In cima alla punta, c’era una perlina di liquido denso e luccicante, appena fuori un buchino e fu più forte di lei: dovette assaggiarlo con una rapida lappata!
Teneva con due dita alla radice il coso di Luigi e lo sentì fremere, come e si risvegliasse ad una nuova vita e poi la sua mano che gli scostò, con affettuosa decisione, la testa, mentre due schizzetti partirono verso l’alto per tre o quattro centimetri, ricadendogli infine sulla pancia.
Si costrinse ad osservare quella cosa schifosa appena schizzata dal suo Luigi e vedeva un liquido biancastro come all’interno di un fluido trasparente’ Che cosa schifosa!
Luigi la baciò, l’abbracciò, felicissimo di quell’inaspettato sviluppo; poi si girò dall’altra parte e, tempo tre minuti, ronfava sereno.
Concetta rifletté amaramente che erano già due sere che faceva impazzire il suo Luigi, ma che lui neanche più la toccava, lasciandola piena di voglie. Il capo lo aveva di nuovo pesantemente cazziato, ma Luigi quel giorno era particolarmente distratto: ripensava ininterrottamente al favoloso dono ricevuto dalla sua Concetta: quel piccolo, lieve aprirsi al sesso che era solo come una sottile crepa sul liscio muro della sua educazione sessuofobica, ma che faceva intuire, sperare, pensare, prevedere che anche quel muro così arcigno avrebbe potuto crollare, prima o poi.
Rifletté che anche quello era una’ magia del dottor Corsi di cui, come effetto collaterale, beneficiava anche lui: da quando aveva cominciato a trasformare la sua Concetta in Ambra, lei era diventata meno insicura, aveva un altro portamento, un altro modo di comportarsi, di muoversi, di vestire: perfino il tono della voce era meno tremebondo.
Volendosi fare deliberatamente del male, considerò che quel pur timido miglioramento nella loro vita sessuale, era forse solo uno strascico di chissà quali cose Corsi le faceva fare!
Perché gli sembrava impossibile che il dottore, dopo averla trasformata ‘spendendo una bella cifretta, tra l’altro!- in un’affascinante giovane donna, non avesse ancora colto il’ frutto del suo investimento.
La sua Concetta non poteva neanche immaginare che lui si fosse appostato pazientemente davanti al palazzo della ditta, un giorno che si era preso una feria ed avesse pazientemente aspettato per poter almeno vedere da distante il dottor Corsi, il capobranco, il maschio-alfa.
Adesso aveva un’idea dell’aspetto (virile, leonino, possente) di a chi doveva sottomettersi, chi ringraziare per averlo onorato scegliendo la sua femmina e ricordava ancora con un fremito -di invidia ed ammirazione- l’occhiata che era riuscito a rivolgere al ‘pacco’ del dottore: ben più voluminoso del suo!
Riuscì ad immaginarsi la scena dell’imponente cazzo del dottore che penetrava la fichettina della sua Concetta e gli spasimi e lo stupore di lei, che non aveva mai conosciuto altro cazzo del suo, misero.
Quando erano a letto insieme, lui senza dare nell’occhio gliela controllava, ma la trovava sempre uguale e quindi, delle due l’una: o il dottore lo aveva, in realtà piccolo come il suo e per quello non lasciava tracce visibili, oppure per il momento la stava addestrando solo nel capitolo ‘pompini’.
Era interdetto in ogni caso, però: se fosse stato lui il maschio-alfa, non avrebbe esitato un minuto a sbattersi Conc’ uhm, Ambra!
Il telefono lo riscosse da queste, pur eccitanti, riflessioni.
‘Pronto’ Ciao, amore mio!… sì dimmi’ uh?… ma oggi, oggi stesso?… dove???… a Berlino???… ah!… uhm’ sì’ no dai, nessun problema!… Ma no, non preoccuparti: se il dottore ti vuole con lui a Berlino per tre giorni, tu devi andarci!… ma no, dai: a Maria ci penso io’ prendo ferie da oggi pomeriggio a venerdì, così’ -gli si aprì uno scenario davanti agli occhi della mente!-‘ anche se c’è qualche contrattempo, per esempio il volo cancellato e siete costretti a tornare il giorno dopo, non c’è problema, dai’ ma no che non mi scoccia, dai! So che è per lavoro’ ma sì, il lavoro prima di tutto, ricordi?… tra quanto?… ah! E come fai?… beh sì, col taxi arrivi a casa in un attimo, fai le valigie e poi ne chiami un altro’ ah, ti passa a prendere lui?…. beh, tanto meglio’ no, no, non preoccuparti’ sì lo so’ no, va bene’ ma no, ti ho detto di non preoccuparti, sciocchina’ sì, lo farò’ certo, starò attento, tranquilla’ sì, anch’io ti amo’ sì amore mio’ d’accordo, buon viaggio’ ciao’ sì un bacio’ ciao”
E così, dopo otto anni di matrimonio, per la prima volta non avrebbero dormito insieme’ anzi, neanche nella stessa città, neanche nello stesso paese!
Berlino’ ‘Berlino ci son stato con Bonetti, un po’ triste molto graaaande’, cantava Lucio Dalla e Luigi pensava alle scene di Cabaret, quello con Liza Minnelli, con le ballerine scollacciate e l’artista a giocare su pesanti doppi sensi’. E le Trabant accanto alle lussuose Mercedes ed alle scintillanti BMW’ Berlino!
Città di personaggi loschi, come le spie e di poliziotti inflessibili; industriosa di giorno quanto lasciva dal calare delle tenebre’ E sua moglie Concetta trascinata il quel pozzo di perdizione e lussuria!
No: non Concetta, ma la nuova, sofisticata, audace Ambra! Guidata dal dottor Corsi, il maschio-alfa del branco!
Dovette correre in bagno, a dar rapido sollievo alle sue pene di marito tradito!
Una scossa attutita, una spinta in avanti e l’improvviso frastuono dei motori: giudiziosamente legata alla poltroncina, vide la zona intorno a Berlino-Tegel rallentare bruscamente fin quasi a fermarsi e poi cambiare scorcio, mentre l’aereo girava sul raccordo per lasciare libera la pista di atterraggio.
Non aveva mai volato, prima di allora e le era stata di indubbio conforto la mano, con le dita strettamente intrecciate alle sue, del dottor Corsi che l’aveva aiutata a superare la furiosa accelerazione al decollo, per poi trovarsi a salire nel cielo con un’inclinazione assurda e dopo il volo monotono al di sopra delle nuvole, anche di quei lievi sballottamenti che l’aereo aveva subito, mentre perdeva quota e sembrava cercare il posto su cui posarsi, con le case e le auto che da lontani puntini diventavano man mano riconoscibili, fino a poterne indicare il modello.
Aveva stretto così forte la mano del dottore che aveva le nocche sbiancate e lo guardò con imbarazzata gratitudine, mentre allentava la stretta sulla sua mano, abbandonata sulla sua coscia, appena velata dalle autoreggenti.
Lui le sorrise, indulgente e la sua mano, appena liberata, le diede una live stretta alla coscia, rassicurante.
Dopo una veloce corsa in taxi, mentre fuori dai finestrini sfrecciavano i bei palazzi di una moderna e dinamica città, si trovarono in una sala riunioni, dove il dottor Corsi ricordò rapidamente a tutti chi era il capo, lì dentro.
Stabilito questo, delinearono la strategia per l’incontro di domani per i rappresentanti di una grossa società.
Erano le nove passate, quando raggiunsero il proprio albergo ed andarono ciascuno nella propria stanza per prepararsi ad uscire per cena; Concetta ne approfittò anche per una rapida telefonata al suo Luigi, per rassicurarlo sul viaggio, per narrargli brevemente le sue prime impressioni e per informarsi di lui e di Maria.
Corsi le aveva ‘consigliato’ (in pratica ordinato!) come vestirsi in ogni dettaglio -compreso il colore del perizoma ed il tipo di reggiseno da coordinarci!- e quando si osservò allo specchio, prima di lasciare la camera, fu felice ed orgogliosa del risultato: vide una bella donna, elegante ed affascinante e dall’aria molto più sicura di quanto lei, in realtà, si sentisse.
Ormai si stava abituando ai locali raffinati che frequentava seguendo il dottor Corsi ed a mangiare cose sempre nuove e sempre stupefacentemente buone.
Il ristorante di quella sera era tranquillo, elegante come gli altri ed i tavoli erano occupati quasi esclusivamente da coppie, ma Concetta era soprattutto incuriosita da un pesante tendaggio che sembrava coprire una parete.
Terminata la cena Corsi, invece di alzarsi per uscire, restò al tavolo, aspettando pazientemente che venisse sparecchiato e poi venisse portata una bottiglia di pregiato champagne ‘nel suo secchiello, insieme a due raffinati fl’tes- e Concetta, guardandosi intorno, notò che anche le altre coppie erano restate sedute ai tavoli sparecchiati e ornati da centrotavola di fiori e candele accese.
Poi il tendaggio scivolò ai lati e dietro apparve un’orchestrina, oltre una pista da ballo.
Cominciarono subito a suonare musiche dolci, ballabili e Corsi le sorrise, si alzò tenendole la mano e la invitò galantemente a danzare con lui.
Lei si vergognava, soprattutto perché non essendoci ancora altre coppie sulla pista, tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di loro; ma poi un paio di coppie cominciarono a ballare e lei riuscì a vincere l’imbarazzo di ballare col suo capo e lo seguì sulla pista.
Non essendo una grande ballerina, era un po’ legnosa nei movimenti, ma subito Corsi la convinse a lasciarsi andare ed a farsi portare da lui, dandole all’occorrenza brevi istruzioni; era in effetti un buon ballerino e pezzo dopo pezzo lei cominciava ad essere sempre più disinvolta e divertita.
Alla fine di un valzer, le luci vennero abbassate e i musicisti attaccarono a suonare lenti da mattonella.
Lei era combattuta tra il pudore che le faceva desiderare di tornare a sedersi e il languore che la spingeva a ballare abbracciata ‘e stretta!- a Corsi, mentre con una certa qual apprensione cominciava a sentirsi inumidire.
Lui decise per entrambi e le sue mani sui fianchi la attirarono contro di lui, mentre abbassava un pochino la testa leonina per permetterle di cingergli il collo possente con le braccia.
Alla fine del secondo pezzo, le loro bocche erano pericolosamente vicine e lei sentiva nitidamente la sua possente erezione che le premeva sul pancino.
Concetta era imbarazzata a morte da quell’osceno contatto ed avrebbe voluto staccarsi, fuggire a rifugiarsi al loro tavolo, ma Ambra no: lei voleva godersi appieno quei balli, quella serata, quella giornata intera, fino alla notte che non era ancora iniziata, ma che sembrava promettere eventi indimenticabili.
La dignitosissima signora Concetta, madre amorevole e moglie esemplare, lasciò silenziosamente il locale, proprio mentre risuonava la divertita risata di Ambra. Guardò l’elegante abito da sera, che sembrava uno straccio buttato sulla folta moquette della camera: avrebbe proprio dovuto raccoglierlo, piegarlo e metterlo sulla poltroncina.
Ed anche le sue belle scarpe, che la slanciavano con quei sottili tacchi così alti, sembravano due carcasse abbandonate nel deserto, a non meno di mezzo metro l’una dall’altra, girate come se neanche si conoscessero.
La sua mano sfiorò casualmente un capezzolo e trasalì al contatto; lo guardò e lo vide eretto, gonfio, ipersensibile com’era diventato, dopo essere stato baciato, succhiato ed appena morsicato dal dottore, che ora ronfava lievemente accanto a lei, con la sua possente gamba a bloccarle le cosce.
Un leggero cerchio alla testa le rammentò la sua avventatezza nel bere lo champagne, lei che non era abituata!, ma a parte quello si sentiva bene, molto bene!
Come spezzoni di un film, ricordò le mani di Corsi che le accarezzavano il sedere mentre ballavano ed il sapore dei suoi baci, un sapore virile di maschio, tabacco, buon cibo ed ottimo vino e le sue mani che la facevano scivolar fuori dall’abito e lei nuda che lottava con la chiusura della cintura del dottore, impaziente e poi i suoi baci ovunque, le sue carezze dappertutto ed una voce ‘la sua!- che lo implorava di non fermarsi, di continuare, sì, così, ancora’
E poi quel membro spaventoso, che appoggiato alla sua cosina, premeva senza esitazioni per entrare per invaderla, per colmarla tutta e che cominciava a scivolare con lenta ostinazione dentro di lei, che si sentiva tirare, allargare, dilatare, forzare dolcemente le labbrine della sua cosina, mentre la sua bocca urlava un muto ‘Ohhhhhh’.’ di stupore e di gioia a sentirsi alla fine del suo primo, lento affondo, colmata finalmente tutta e sentirlo che le premeva dentro, in fondo, come mai aveva neanche immaginato che potesse succedere!
Si era sentita bagnatissima ed in effetti il grosso coso ”Cazzo! Chiamalo cazzo, accidenti! Impara a chiamare le cose col loro nome! Il mio CAZZO è piantato nella tua FICA, dopo che ti ho succhiato le TETTE e che ti ho palpato per bene il CULO! Li senti i miei COGLIONI che sbattono sulle labbra della tua FICA?’- il suo grosso cazzo scivolava bene nella sua fica, senza attriti e donandole ondate di piacere puro, che la travolgevano successivamente come le onde di una mareggiata che si rovesciano una dopo l’altra su una spiaggia sabbiosa.
Era così in estasi che ebbe soltanto un attimo di ritrosia, quando il dottor Corsi glie lo sfilò e glie lo presentò davanti alla bocca dicendo semplicemente: ‘Succhialo!’
E lei si trovò con le labbra tirate sui denti, la mascella che le doleva dallo sforzo per ospitarlo e lui che la invadeva anche lì, spingendosi con fermezza fino in fondo, fino a farle venire un conato, ma voleva farlo per lui, per il SUO dottor Corsi, per dimostrargli la riconoscenza che provava per tutto quello che lui aveva fatto per lei ed anche per cercare di convincerlo di essere all’altezza delle sue aspettative.
Mentre veniva posseduta, aveva scoperto il piacevole gioco di passare le unghie sul suo possente petto villoso e quei peli riccioli e quella pelle abbronzata le davano un piacere inaspettato.
Poi lui la fece andare sopra di sé e lei, che amava quella posizione, con decisione cercò il suo cazzo, se lo appoggiò sulla vulva e poi spinse e se lo fece entrare tutto, centimetro dopo centimetro, infinito, dentro fino ad urtarle il collo dell’utero e poi, dopo aver assaporato quelle sensazioni, cominciò la sua danza su di lui e lui che le toccava i seni, glie li baciava, gli morsicava i capezzoli facendole sentire spasmi di dolore e piacere insieme, come anche quelli che le sue grosse mani le provocavano sculacciandole le chiappine.
Alla fine venne completamente travolta da un uragano di emozioni e sensazioni che non aveva mai provato prima e sentì l’enorme verga del dottore ingrandirsi ed irrigidirsi ancora, mentre cominciava a pulsare ritmicamente, come un ponte di ferro che cominciasse a oscillare a causa di un treno che veniva verso di lei rombante, urlante e coi fari accesi e che la travolgesse, mentre lei non poteva scappare, bloccata lì dalle possenti mani del dottore che premevano sulle sue cosce e lei si sentì piacevolmente morire, mentre percepiva i potenti fiotti del piacere dell’uomo che la riempivano completamente.
Mentre si districava dall’inerte peso del corpo del dottore per andare in bagno. Concetta pensò che aveva fatto la peggior azione possibile nei confronti del suo povero marito Luigi e le vennero due lucciconi per la vergogna di aver tradito la sua fiducia e per la paura di non trovare, dopo quella folle nottata lussuriosa, neanche più il coraggio di guardare in faccia lui e la loro piccola Maria.
Per giunta, dimenticanza imperdonabile, si era lasciata levare il lume della ragione da quella passione animalesca ed aveva dimenticato che aveva dovuto smettere di prendere la pillola e che quindi, col suo Luigi, da qualche tempo non si arrischiava a farlo senza preservativo.
Poco prima, invece, si era lasciata riversare dentro, bene in cima!, il piacere del dottore e ci sarebbe solo mancato che da quella follia nascesse un figlio’ un figlio della colpa!
Ma d’altra parte, quale faccia avrebbe potuto dire al dottore di fermarsi e di infilarsi il preservativo???
Però, mentre lavava via l’abbondante piacere del dottore, scoprendo -forse per la prima volta- quanto la sua fichetta fosse sensibile anche ai suoi delicati tocchi, necessari per potersi pulire per bene e quindi fosse fonte di vero piacere, Ambra rifletté che era stato comunque bello, piacevole, addirittura devastante fare l’amore (o fare anche solo carnalmente sesso???) col dottore in quel modo e che mai aveva immaginato che il suo corpo potesse donarle sensazioni simili e così grandi.
Fece un calcolo a mente: non doveva essere nel periodo fecondo, quindi le probabilità di aspettare un figlio dal dottore erano piuttosto remote.
Luigi mi ama profondamente ed io amo lui: è lui mio marito, il mio uomo, il padre di nostra figlia. E’ vero: l’ho tradito e ne sono pentita, ma era un’esperienza che valeva comunque la pena di fare.
Tanto, col dottor Corsi o con qualunque altro uomo, non succederà più, mai più!, e ovviamente sarà un segreto vergognoso che celerò in fondo al mio cuore ed alla mia mente.
Non è giusto farlo soffrire e poi, tanto, non succederà mai più! E’ stata soltanto una notte di follia!
Il giorno dopo fu di intenso lavoro tra studio di documentazioni, audizione di vari consulenti, riunioni ristrette ed allargate, con collaboratori o le controparti’
Il dottore e la sua collaboratrice riuscirono a fare un veloce pasto solo grazie ad una società di catering che gli imbandì un buon pranzo, apparecchiando l’estremità del lungo tavolo da riunioni della sede berlinese della società; dal mattino su solo quello l’unico momento in cui poterono rifiatare e riuscirono a scambiarsi, tra una forchettata e l’altra, solo un sorriso di complicità del dottore a cui lei rispose con un timido sorrisetto imbarazzato, ad occhi bassi.
Poi di nuovo al lavoro, in un vorticoso pomeriggio che non gli permise di fiatare prima delle otto di sera.
A quell’ora si ritirarono nelle proprie stanze per rifiatare, regalarsi una doccia ristoratrice e prepararsi per andare a cena, in un altro elegante ristorante.
Concetta approfittò della meritata pausa per telefonare al marito, riassumendogli la giornata e facendosi narrare gli avvenimenti di casa e scambiando qualche affettuosa frase con la sua piccina. Gonfia di vergogna, si guardò bene di farsi sfuggire gli eventi della serata precedente, nonostante Luigi la riempisse di domande sul cosa avevano fatto, la sera, sul come si comportasse il dottore con lei, se l’avesse portata in qualche posto interessante, se’ Tagliò questa ondata di domande, dicendo che non aveva più tempo e che doveva scappare, dichiarandogli una volta di più il suo amore e mandandogli un bacio prima di riappendere, anche se si sentiva, facendo così, ancora più una pocodibuono.
Prese un appunto mentale di comprare un giocattolo da portare al suo angioletto. Sorrise al pensiero, intenerita.
Luigi mise a letto la bimba, dopo aver giocato un pochino con lei; poi le cominciò a leggere una favola e dopo dieci minuti il loro angioletto dormiva profondamente.
Poi si mise sul divano davanti alla tv e cominciò a pensare alla sua Concetta che ormai cede: La immagina a cena, durante la quale spesso la mano di Corsi percorre le sue cosce fino al perizoma, un classico piedino e molta seduzione che la sappia portare all’eccitazione e che lei, per un attimo, cerca di contrastare.
Tornati in hotel, lui la invita ad entrare nella sua stanza con quel tono e carisma che non prevede rifiuti.
Lei si dice che non succederà assolutamente nulla, ma appena il dottore chiude la porta, la bacia e lei per la prima volta scopre il vero sesso, guidata dal maestro Corsi.
Il giorno dopo si vergogna profondamente pensando a quello che ha fatto alle spalle di lui, del suo Luigi!, ma la curiosita33;e il carisma del capo hanno la meglio e la scuola continua…
Immagina che Corsi abbia un cazzo proporzionato al suo fisico possente e quindi molto grosso e lo immagina mentre apre la fica della sua Concetta, occupandogliela tutta per poi riempire completamente il preservativo con una colossale sborrata.
E poi? Se lo sfila e lo getta nel cesso? O magari lo adopera per portarla ad assaggiare la sua sborra?
Su questa immagine mentale, il suo piacere esplose in un paio di onesti schizzetti. Concetta scese nella hall dell’albergo e trovo il dottor Corsi che le venne incontro sorridendo, prendendole le mani e tenendole alte, allargate, per poterla contemplare: ‘Sei assolutamente affascinante!’
Era deliziata come ogni donna dai complimenti, ma aveva deciso di stare… in campana, nei confronti del dottore: per quanto potesse essere stato piacevole -doveva onestamente ammetterlo!- non doveva più accadere quello che era successo la sera prima, per il rispetto che doveva al suo Luigi e per poter continuare a guardare serenamente lui ed il loro angioletto, Maria.
Raggiunsero un altro raffinante ristorante e, nonostante stesse in guardia per praticamente tutta la cena, il dottore non fu nulla più che amabile, senza mai neanche darle l’impressione di provare a toccarla o di dire cose meno che garbate ed innocenti; anzi, a dire la verità, era quasi un filino delusa, dopo essersi mentalmente preparata ad una dura battaglia sulla difensiva, che il dottore neanche facesse il sia pur minimo tentativo di approccio.
Conversarono di molte cose, assolutamente innocenti come la musica che lei ama, sua figlia, i film che ha visto ed amato, suo marito ed il suo lavoro, la sua casa: cose così.
Fu proprio parlando della sua piccola Maria, che disse: ‘Ah, dottore: poi vorrei comprarle una bambola, un ricordino qui da Berlino, prima di ripartire…’
‘Nessun problema, Ambra: qui a Berlino i negozi restano aperti fino a tardi…
Se vuoi, dopo cena andiamo a vedere se troviamo qualcosa che ti possa piacere, da portare alla tua piccina’ disse il dottore, in tono accomodante.
Difatti, dopo la deliziosa cena, uscirono nella tiepida sera berlinese ed il dottore le porse galantemente il braccio, mentre passeggiavano occhieggiando le vetrine, come una qualunque coppia serena.
Fu davanti ad un negozio di delizioso intimo femminile -con prezzi terrificanti che la costrinsero a leggerli due volte, per essere sicura di averli letti correttamente- che Corsi si fermò di colpo, lasciandole il braccio e poi, dopo essersi stretto un attimo il mento tra due dita, la guardò con lo sguardo divertito e disse: ‘Io ti accompagno a comprare un giocattolo per la tua bimba, ma poi tu mi accompagni a comprare un regalo che serve a me…’
Non ci vide nulla di male nella proposta ed acconsentì sorridendo, rilassata dalla piega quasi amichevole che la serata aveva preso.
Dopo un centinaio di metri, trovarono giusto un grandissimo negozio di giocattoli ed a Concetta sembrò un sogno, anzi: IL sogno di ogni bambino… compreso quello che, nonostante la vita e vicissitudini, si nasconde ancora dentro ciascuno di noi.
Dopo quasi un’ora uscirono: il dottore era vagamente divertito e lei era entusiasta per la magnifica bambola col costume tradizionale del Land di Berlino che aveva comprato per il suo angioletto, anche se ad un prezzo che solo pochi mesi prima avrebbe considerato pura follia.
Adesso, invece… Beh, era contenta di quel bel ricordo di Berlino, di quel bel dono per la sua bimba!
Corsi, dopo una decina di minuti che camminavano per il viale alberato, svoltò in una trasversale, senza alberi ma pur sempre elegante e le disse: ‘Bene! Adesso che abbiamo fatto il tuo acquisto, facciamo il mio!’
Lei gli sorrise, essendogli grata di aver sopportato la lunga ricerca nel negozio di giocattoli, ma le sembrò di intravvedere l’ombra del suo sorriso da squalo. Ma no! Sicuramente si sbagliava!
Il dottore la prese per mano e dopo qualche altro passo girarono in un vicolo, dove poco più avanti c’era un negozio con la vetrina fortemente illuminata.
Il dottore la tirò rapidamente all’interno mentre lei, con una fuggevole occhiata alla vetrina, vide dei manichini che indossavano… intimo? (mah!) piuttosto essenziale ed ebbe l’impressione di aver visto la scritta Sex.. qualcosa.
Il locale era molto più vasto di quanto lei potesse immaginare: il negozio (di oggetti assolutamente scandalosi o dall’uso difficilmente immaginabile ed indumenti che la lasciavano profondamente perplessa sul loro uso e la loro utilità e che sembravano quasi annoiati, nelle loro vetrinette) aveva, accanto al banco di vendita con una cassiera annoiata -unica presenza umana- che masticava gomma ed alla quale lui le fece lasciare la confezione della bambola per Maria, una porta dall’apparenza solida, che il dottore fece aprire inserendo una sorta di bancomat in un lettore.
Oltre quella porta, una lieve musica di sottofondo ed altre vetrine sapientemente illuminate e scaffalature e altre persone che da sole o in coppie si muovevano rilassate con passi attutiti dall’alta moquette.
Lei strabuzzò gli occhi, passando davanti ad una vetrina che racchiudeva fedeli riproduzioni del membro maschile realizzate nei più diversi materiali e colori, dalla taglia circa del suo Luigi a salire, sino a dimensioni assolutamente impegnative, circa equivalenti a quelle del tonico avambraccio del dottor Corsi; ritenne che quella taglia fosse riservata unicamente ad oggetti pur discutibilmente ornamentali.
Poi altri oggetti presumibilmente destinati ad essere introdotti negli orifizi umani – anche se alcuni formati dovevano essere adatti solo a pochissime persone, particolarmente predisposte!- e poi oggetti a forma di uovo, sorte di collane con diverse sfere, sia uguali che di diametro crescente, e intimo maschile e femminile che permettevano però una perfetta…. agibilità senza doverli togliere e poi indumenti di cuoio, gomma nera, stoffa, plastica ed abiti femminili assolutamente scandalosi per le aperture o la profondità di spacchi e scollature o tutte queste caratteristiche assieme.
Più oltre, metri e metri di scaffali stipati da video pornografici divisi per categoria e preferenze (rabbrividì vedendo alcune immagini di copertina! Avrebbe voluto uscire, scappare via dal quel luogo inquietante, ma se il dottore aveva sopportato pazientemente il suo peregrinare nel magazzino di giocattoli, non le sembrava bello né rispettoso pretendere di andarsene!) e più avanti strane strutture e marchingegni, che la fecero pensare agli strumenti dell’inquisizione e via via fino a macchinari moderni quanto dall’uso per lei oscuro.
Le venne da pensare che l’ambiente, pur affacciandosi sulla stradina solo col modesto negozietto, si estendeva per probabilmente tutto il lato posteriore dell’edificio.
Arrivarono ad una sorta di bar un ambiente dove dominava il bianco e la luce suffusa ed i tavolini davanti ai divanetti sembravano donne nude inarcate dal piacere; Corsi la fece accomodare accanto a lui, su uno degli alti sgabelli cromati del bar e le chiese se gradisse bere qualcosa.
Lei era in allarme, come un animaletto selvatico che si trovasse davanti alla tana di un grosso predatore e solo dopo diversi secondi di riflessione, espresse il suo desiderio: ‘Sì, grazie: berrei volentieri un bel bicchiere di latte freddo!’
Se sperava di turbare il dottore, con quella scelta rassicurante e vagamente salutistica, non ebbe soddisfazione: lui approvò la sua scelta ed anzi ne ordinò un bicchiere anche per sé.
Tre giovani vestiti di bianco, ma con in testa bombette nere, seduti su un divanetto la guardarono con sguardi inquietanti ed uno, con due ciglia finte messe ad evidenziare un unico occhio, le rivolse un muto brindisi con un sorriso sbieco, alzando anche lui il bicchiere di latte.
Lei aveva decine di domande da fare al dottore: del perché l’avesse portata in quel posto, cosa si aspettava che lei facesse, cosa aveva intenzione di fare lui, sopratutto. Ma poi anche altre centinaia sugli strani oggetti che erano in vendita lì, alcuni dall’uso difficilmente immaginabile e sugli indumenti, gli apparati, i video, le inquietanti macchine.
Però bevvero il loro latte, con cortesi sorrisi stampati sul viso e non scambiarono parola, anche se Corsi la guardava con uno sguardo vagamente divertito -come se giocasse ad essere il gatto col topo- studiando le sue reazioni.
Alla fine, lui si alzò ed allungò la mano; lei gli porse la sua e tenendosi così -come fidanzatini!- varcarono un’altra porta.
Si trovarono in un vano relativamente piccolo, con un piccolo bancone ed una porta che annunciava portare alla ‘Dark Room’
Corsi parlò brevemente con l’addetto al banco e lui gli consegnò due visori e sbloccò una porticina dietro di sé; il dottore la portò oltre la porta, che si chiuse subito dietro di loro, lasciandoli nell’oscurità più assoluta!
Lei si spaventò un poco, ma senti il dottore dirle di stare ferma, mentre lui gli faceva indossare il visore.
Capì che doveva essere un visore all’infrarosso -come si vede nei film!- perché cominciò a vedere tutto verde; accanto a loro c’era una lastra di vetro e lei capì che potevano vedere ciò che avveniva nella dark-room.
Era imbarazzata da ciò che stava guardando: una coppia appena entrata che veniva avvicinata da due giovani, che cominciarono subito a toccare lei ovunque e baciandola e alzandole i (pochi!) vestiti e piegandola in una fellatio.
Piegata così, venne subito posseduta dall’altro, mentre altre persone entravano nel suo campo visuale e cominciavano ad.. interagire tra loro.
Era imbarazzata, ma anche incuriosita dall’inaspettato e sconvolgente spettacolo; mai e poi mai avrebbe immaginato che due persone (ed addirittura PIU’ di due, insieme!!!) potessero fare cose del genere!
Inoltre, la cosa che più la turbava era la presenza del dottore accanto a lei; in quel contesto si attendeva quasi -con sentimenti contrastanti!- che lui dicesse qualcosa, che facesse qualcosa, anche solo toccarla… toccarle soltanto una spalla o sfiorarle il braccio e basta, ovviamente!
Invece stava lì, con quel visore a coprirgli la parte superiore del viso ed un vago sorrisetto sulle labbra, come se pregustasse chissà quali piaceri.
Si rendeva conto con una sottile vena di imbarazzo che cominciava a sentirsi inumidita, come se lo sconveniente spettacolo le… facesse effetto!
Presa tra queste emozioni e l’attesa -la paura?- di un qualsiasi cenno del dottore, si accorse che spesso tratteneva il respiro, anche torbidamente affascinata da ciò che avveniva oltre la lastra di cristallo.
Poi, alla fine, Corsi la toccò sul braccio ed a lei sembrò di essere toccata da un ferro rovente e non solo dal suo indice: ‘Andiamo via, Ambra!’ le sussurrò e si diresse verso la porticina, proprio mentre una delle donne si inarcava in un orgasmo, presa com’era da un uomo davanti e l’altro dietro.
Camminavano quietamente nella strada, tornando verso l’albergo ed il dottore le porgeva galantemente il braccio, mentre l’unico rumore, a parte i fruscii di qualche rara auto che passava, era il ticchettio dei tacchi di lei.
Era tesa: stava attendendo un commento, una mossa da parte del dottore, ma lui si accontentava di sorriderle, camminando con passo tranquillo, implacabile.
Arrivati infine davanti alla porta della camera di lei, lui le sorrise e si chinò verso di lei; Ambra era lì, liquefatta, pronta ad essere modellata dalle sapienti mani del dottore come cera intiepidita… pronta a negarsi ed a soddisfare qualunque desiderio, qualunque ordine di Corsi…
Lui le prese la mano, le fece un galante baciamano e le augurò la buona notte, lasciandola assolutamente confusa e vagamente eccitata.
Ma era giusto così: Concetta era pur sempre una sposa ed una madre ed apprezzò il rispetto che il suo principale le dimostrava… anche se Ambra, forse, rimase un filino delusa. Altra giornata frenetica, a Berlino! Incontri, riunioni, un pranzo di lavoro, altre riunioni, briefing e poi, quando Concetta cominciava ad essere esausta, la frase magica: ‘Abbiamo finito, torniamo a casa!’
Dopo le noiose procedure in aeroporto, l’imbarco, il decollo ed adesso il quieto volo che la riportava a casa, dalla sua piccola Maria e da suo marito.
Il dottore era immerso nella lettura di corpose relazioni, appunti e quant’altro e lei quindi poté rilassarsi e riflettere sugli accadimenti.
Era indubbiamente intrigata sempre più dalla travolgente personalità e dal carisma del dottor Corsi e pentita di aver ceduto, la prima sera, tradendo così il suo buon Luigi e l’amore che lui le ha sempre dimostrato.
Anche se, a dirla tutta, non pensava che fare ‘quelle cose’ potesse dare delle sensazioni del genere, così sconvolgenti!
E, dopo aver fatto quell’esperienza, non si sentiva più tanto sicura di poter semplicemente bollare come ‘bottane’ le donne che lei aveva visto offrirsi e lasciarsi possedere -anche da più uomini!- nella dark room.
Anzi… una vaga, perversa curiosità l’aveva assalita, vedendo quanto una delle donne apprezzasse essere ripetutamente sodomizzata da più uomini, con suo evidente piacere: ma era davvero così tanto piacevole, quell’atto assolutamente contro natura?
Ma cosa stava pensando, adesso!!!
Corsi evidentemente si era pentito di aver… travolto i suoi sensi, la prima sera; difatti non solo non ne aveva minimamente più accennato (comprensibilmente, visto il suo orgoglio di uomo volitivo e di successo!), ma non aveva neanche fatto il più piccolo abbozzo di approccio… neanche al… Sex-qualcosa, nonostante lei stesse spasmodicamente in guardia ed alla fine -forse!- provasse quasi un senso di delusione per quell’assalto che era pronta a respingere e che non era invece avvenuto.
Si aspettava sopratutto le sue mani a sfiorarla, a farle perdere il controllo lì, nella stanzetta accanto alla dark room, mentre entrambi assistevano alle evoluzioni delle persone oltre il cristallo ed ogni fruscio, ogni -innocentissimo!- movimento del dottore le facevano trattenere il fiato, in attesa… bah, della sua mossa!
Invece nulla; quando erano usciti, Corsi aveva ritirato un pacchetto già confezionato e poi erano tornati innocentemente in albergo.
Inutile negarlo: era davvero interdetta dal comportamento del dottore: le sembrava come un gatto di casa, che si avvicina alla ciotola del cibo, pilucca qualche pezzetto e poi se ne va via, sdegnosamente e con la coda dritta.
E lei che temeva (o forse sperava?) di essere divorata, come farebbe un cane davanti alla sua ciotola di cibo!
Sentì la pressione alle orecchie: aveva capito che l’aereo stava perdendo quota, accengendosi ad atterrare e smise di ragionare sugli esiti e le inaspettate situazioni che si erano sviluppate durante la trasferta.
La Porsche rallentò e si accostò ronfando sorniona al marciapiedi, davanti al suo portone; il dottor Corsi lasciò il motore a girare in folle, mentre scendeva, recuperava dal bagagliaio il suo trolley e glie lo porgeva.
Il cuore e la mente di lei era in tumulto: che vergogna se lui avesse provato a baciarla lì, davanti a casa sua! E se li avesse visti qualcuno? Che figura ci avrebbe fatto?? E poi, se lui voleva il bacio, lei doveva rifiutarglielo, con cortesia ma fermamente! O no??
Ma lei era sposata e madre ed era a due minuti dal suo angioletto ed al suo amore, suo marito Luigi!
Pero Corsi la tolse dall’impaccio, porgendole la mano, sorridendole in modo formale e dicendole: ‘A lunedì, signora!’
Restò basita ed ascoltò terrorizzata una voce -la sua!- che diceva cortesemente: ‘Dottore, non sale un attimo? Giusto per prendere un caffè o qualcosa di fresco da bere?’
Ma cosa le era girato, di fare quella proposta? La casa sarebbe stata tutta in disordine e poi Maria coi suoi giocattoli sparsi dappertutto e l’imbarazzo di ospitare una persona abituata a luoghi così eleganti nella loro umile casetta!
Rifletté in un lampo che, come il dottore non aveva voluto metterla in imbarazzo tentando di baciarla davanti al portone, così avrebbe declinato cortesemente l’invito e tutto sarebbe andato bene…
‘Sì, un buon caffè sarebbe proprio quello che ci vuole!’
Oddio, no!!!
Si trovarono costretti nell’angusta cabina dell’ascensore, che saliva cigolando fino al quarto piano ed impestata da un vago odore di baccalà.
Lei non osava guardare il dottore e teneva gli occhi fissi sul consumato linoleum del pavimento, finché con uno scossone la cabina si fermò al piano.
Con un silenzioso sospiro aprì le portine e gli fece strada fino alla porta del loro appartamento.
Terrorizzata, in un attimo visualizzò con gli occhi della mente suo marito Luigi, che veniva ad aprirgli in ciabatte, pantaloni del pigiama e canottiera: dio, no! Non davanti al dottor Corsi!!!
Così ripescò la chiave dalla borsetta, socchiuse la porta e subito disse forte, ma in tono garrulo: ‘Ciao amore, son tornata ed è salito anche il dottor Corsi, per un caffè!’, sperando che Luigi, se non fosse stato presentabile, si andasse a ricomporre.
Poi accolse il dottore nel minuscolo ingresso, scusandosi preventivamente per il disordine, anche se il suo allenato occhio di madre e casalinga notava un insperato ordine nella loro casetta.
Vide il copridivano mal sistemato: evidentemente Luigi ci era sdraiato su fino a pochi istanti prima, ma adesso doveva essere schizzato in camera a rendersi presentabile.
Corsi si degnò di gettare un’occhiata circolare nel soggiorno e di sedersi sulla poltrona che lei gli indicava; anche da seduto, però, il suo sguardo scandagliò l’ambiente registrando ogni particolare: dai libri che incurvavano i piani della piccola libreria ai quadretti da ipermercato alle pareti.
Lei prese tempo a sistemare la borsa appoggiata sul trolley, a riappropriarsi della sua casa, perché le sembrava scortese piantare lì il dottore da solo ed andare in cucina a preparargli l caffè men che mai, poi, levarsi finalmente le scarpe col tacco così alto, correre ad abbracciare e baciare la sua bambina, andare in bagno a fare pipì, abbracciare e baciare suo marito… tutte cose che avrebbe voluto fare, anche se magari in un ordine diverso.
Per fortuna Luigi emerse quasi subito dalla porta della camera -con Maria che corse subito ad abbracciare e baciare la mamma, pazza di gioia!- e la accolse con un grandissimo sorriso che, però, sembrò gelarsi alla vista del dottore; lei intuì che lui stava per abbracciarla, stringerla e baciarla, come al solito, ma sembrava particolarmente intimidito dalla presenza del dottore e le si fermò a meno di un passo, come se non osasse toccarla.
Fu quindi lei ad avvicinarsi e, in un improvvisa crisi di pudore, accontentarsi di dargli un casto bacio sulle labbra e poi, subito dopo avergli presentato la sua dolcissima Maria, presentarlo al dottor Corsi.
Il dottore strinse potentemente la mano di suo marito, come d’abitudine e lui sembrò quasi rattrappirsi davanti al suo principale; quando parlò, anzi, lo fece a voce bassa, come a non voler disturbare l’imponente ospite.
Il suo Luigi le sembrava un cagnetto che, a coda bassa, cercasse di convincere un cane più grosso a non fargli del male.
Dichiarò la sua intenzione di andare a preparare il caffè e sparì n cucina seguita dal suo angioletto, lasciando i due uomini a fronteggiarsi in soggiorno.
Acceso il fuoco sotto la caffettiera, fece la puntata in bagno di cui sentiva ormai impellente la necessità, poi preparò il vassoio con le tazzine del servizio buono, la zuccheriera ed i cucchiaini.
Raggiunse i due uomini in soggiorno portando il vassoio e seguito dalla piccola Maria che le saltellava festosa intorno.
Servì, da perfetta padrona i casa, i caffè e, dopo averlo bevuto, diede infine la scatola con la bambola alla sua bimba, che in breve tempo si impadronì entusiasta del nuovo giocattolo, lasciandosi poi pilotare nella sua cameretta dalla mamma, felicissima della nuova amica tedesca con quello strano vestito.
Mentre tornava in soggiorno, da suo marito e dal suo ospite (ed amante per una notte! Che vergogna!!!), si rese conto che il suo povero Luigi era, se possibile!, ancora più prono davanti alla forte personalità del suo principale.
Lo trovava… servile -ecco!- nel suo atteggiamento nei confronti di Corsi, mentre il dottore sembrava solo placidamente tollerarlo.
Come rientrò nella stanza, Luigi scattò in piedi e le si rivolse in modo quasi implorante: ‘Concetta, perché non mostri al Dottor Corsi (e lo disse con le maiuscole!) la nostra casetta?
E tranquilla: ho cercato di tenerla pulita ed ordinata, per non farti fare brutta figura, in questi giorni!’
In effetti aveva notato, appena rientrata nella sua casetta, un buon odore di pulito e tutto bene in ordine: Luigi stava dimostrando capacità inaspettate come casalingo!
Così invitò il principale a fare il giro dell’appartamento, mostrandogli i vari ambienti.
Luigi si appartò un attimo, estrasse il cellulare dalla tasca dei calzoni e lo predispose per una chiamata.
La donna mostrò al dottore la loro cucina, gli indicò la porta della stanza da bagno, lo accompagnò nella cameretta di Maria, dove la bambina giocava felicissima con Geltrude, la sua nuova meravigliosa bambola ed infine lo pilotò fino alla loro camera nuziale.
Corsi si guardava in giro con annoiata educazione, ma in camera Luigi li esortò ad andare sul balconcino e lei, ubbidiente, scostò le tende -che garantivano la loro privacy coniugale dagli occhiuti dirimpettai- aprì la portafinestra ed invitò il dottore ad affacciarsi.
Corsi guardò brevemente fuori e poi si voltò, fronteggiando la sua dipendente; Luigi, che era dietro di lei, inciampò e cadde scompostamente sul letto -forse anche perché aveva una mano in tasca- e cadendo sospinse la moglie contro il dottore, sbilanciandola; Corsi, con buona prontezza, la afferrò e le evitò di cadere, prendendola per un braccio e per il fianco, proprio mentre il telefono fisso dell’appartamento cominciava a squillare.
Luigi era imbarazzatissimo: ‘Eh, scusatemi… sono inciampato sul tappetino… Uh, il telefono!!! Vado a rispondere io, scusatemi!’ E sfrecciò via.
Lei e Corsi rimasero immobili un istante, le bocche vicinissime, in quello che sembrava il fermo-immagine di ‘Via col vento’; poi prese l’iniziativa: la sua mano dal fianco scivolò sul bel sedere di lei, attirandola contro di sé, mentre la sua lingua si insinuava tra le sue labbra, senza trovare resistenza alcuna.
Da fuori la stanza sentirono la voce (a volume particolarmente alto) di Luigi che rispondeva all’apparecchio: ‘Sì, pronto… No, chi cerca, scusi?… Ah, ecco… No, temo che lei abbia sbagliato numero… uh?… sì è quello, il numero… No, no, qui non c’è nessun dottor Angelini, mi spiace… sì, avrà sbagliato a marcarlo… ma prego, non c’è di che… no, nessun disturbo… sì, buona serata anche a lei, buonasera!’
Ambra sentiva la stretta da padrone di Corsi sul suo culo, che la stringeva col pancino a premere contro la potente erezione e la lingua del capo che le vorticava in bocca in un bacio che le rammolliva le ginocchia e che la stava facendo rapidamente inumidire, ma con un cantuccio del cervello notò quanto Luigi parlasse a voce molto alta, rispetto al suo solito e la facesse lunga, al telefono, invece di dire come suo rituale: ‘No, ha sbagliato numero!’ e riappendendo bruscamente.
Si rese conto che era nella sua camera nuziale, palpata e baciata da un uomo che non era suo marito, chiaramente visibili dai dirimpettai e si divincolò, travolta dalla vergogna di scoprire quanto stesse diventando… unadiquelle!
Luigi si affacciò appena sulla soglia della camera: ‘Uh… scusate, ma devo andarea spostare la macchina… domani fanno lo spazzamento meccanizzato della strada e devo cercare posto… dovrò girare parecchio, almeno un quarto d’ora, per trovare dove lasciarla… Ma torno, eh! Ah, non prendo le chiavi, quindi quando torno suono…’ e senza aspettare risposta corse via.
Lei era imbarazzata dallo stare in camera, sola col dottore e sentiva di essere stata abbandonata da suo marito; avrebbe voluto… nulla, solo rispondere al nuovo travolgente bacio che Corsi le stava dando.
Luigi uscì dal portone a passo sostenuto, poi girò l’angolo e rallentò il suo incedere, riflettendo e gettando un’occhiata all’orologio, giusto per non rientrare prima del quarto d’ora promesso.
Sperò che a nessuno dei due venisse in mente che il sabato, il giorno dopo, il Comune non facesse alcuno spazzamento meccanizzato delle strade… Anzi: sperò che venisse in mente al dottore e che apprezzasse il gesto di… sottomissione che lui aveva fatto nei confronti del maschio dominante.
In effetti, nei pochi minuti che avevano trascorso insieme attendendo Concetta in soggiorno, si era sentito ancora più schiacciato dal forte carisma del dottore e si sentiva torbidamente onorato che lui gli scopasse la moglie.
Quanto si era masturbato, pensandoli insieme quelle due notti nello stesso letto, in Germania!
Si chiese oziosamente se Corsi avesse -finalmente!- aperto il culetto della sua recalcitrante mogliettina; ma forse avrebbe potuto verificarlo lì a poche ore, quando si sarebbero trovati di nuovo nel loro talamo nuziale!
Guardò l’ora e sacramentò: erano passati solo quattro minuti!
Uhmm… e adesso, cosa stava succedendo in casa… sul loro letto? Luigi fece un sorriso stupido, immaginando che… Maria!!! Accidenti! Avrebbe dovuto portar via la bimba! Magari poteva disturbarli, mentre facevano! Pensò per un istante di tornare silenziosamente in casa a prendere sua figlia, ma aveva lasciato le chiavi sul mobiletto dell’ingresso -bene in vista per rassicurarli!- e poi, come avrebbe potuto distogliere senza fare casino la piccola dalla sua nuova e bellissima bambola?
Guardò l’ora sperando che fosse già il momento di… no: erano passati in tutto solo sei minuti! Quell’attesa lo stava macerando!
Camminò nella serata tiepida, finché non furono passati venticinque minuti, prima di suonare il citofono di casa sua. Luigi richiuse l’ascensore e si avviò verso la porta dell’appartamento.
Concetta lo aspettava, sorridente, sulla soglia; la osservò e vide che si era cambiata, indossando la sua abituale tuta da casa e le sue comode pantofole: ‘Ma… e il dottore…?’ chiese entrando e dandole un rapido bacio sulle labbra.
‘Andato… -rispose lei- ti ha aspettato un pochino per salutarti, ma poi doveva andare…
Sai, Luigi -disse lei con espressione seria- ho trovato particolarmente scortese che lo lasciassi qui, da solo con me, per andare a spostare la macchina: non si sarebbe mica fermato a cena, lui! Insomma, accidenti: potevi aspettare dieci minuti, no???’
Lui si sentì per un breve momento un vero sciocco, alla reprimenda della moglie; poi, però, intuì che in realtà il rimprovero era solo una mossa di lei per distrarlo da ciò che era successo appena li aveva lasciati soli: immaginava che si fossero appassionatamente baciati in camera, grazie anche alla spinta che lui aveva dato alla moglie per farla prendere al volo dal dottore (abile, a sostenerla in modo ‘innocente’!) e poi, dopo che lui era sceso in strada, sicuramente l’aveva posseduta sul loro letto, scopandola furiosamente e poi andandosene immediatamente per non insospettirlo.
E lei, attenta a coprire ogni traccia, aveva richiuso le tende -che, aperte!, avevano permesso al vicinato di assistere in diretta alla sua cornificazione!- ed aveva risistemato il copriletto, dopo aver verificato che non presentasse macchie sospette!, si era data una sistemata ed adesso aveva l’aria stanca, ma radiosa per lui, il suo cornutissimo Luigi!
Aveva il cazzetto così duro da fargli fisicamente male!
Si rese conto solo dopo queste considerazioni che sua moglie lo aveva rimproverato e farfugliò una risposta: ‘Oh, mi spiace! Io… ehm… non trovavo proprio parcheggio… Sai: avevo paura di dimenticarmi e…
Ma fatti guardare, amore mio: sei bellissima, splendente!’
Sapeva che la sua Concetta si sarebbe confusa, coi complimenti ed infatti: ‘Sì, lo sarò anche… ma sono anche stanchissima! Sono stati tre giorni assolutamente frenetici di lavoro’ ammise sorridendo.
‘Tre giorni interi? Anche la sera??? racconta!’
Lei rise: ‘ma no, sciocchino! Quando andavamo a cena era perché avevamo finito di lavorare e poi ci… rilassavamo un po’…’
Luigi drizzò le orecchie: ‘Rilassarvi… insieme? Come? Facendo cosa???’
Lo sguardo di lei si perse a guardare nei suoi ricordi: ‘la prima sera siamo andati a cena in un ristorante dove, dopo la cena, abbiamo ballato perché c’era anche un’orchestra ed una pista da ballo…’
‘Ballato stretti???’
Lei sentì le guance avvampare: ‘Uh… ma no, dai!… Ballato normalmente… Cosa vai a pensare, dai? Il dottore è un ottimo ballerino ed è stato molto galante… e rispettoso!’ aggiunse, preoccupata a smorzare sul nascere quella che interpretava come una fitta di gelosia del marito.
Lui la guardò, ma non la vide in tuta, lì nella loro casetta: la vide con un abito da sera, a ballare avvinta a Corsi, pregustandosi la potente erezione che il dottore le faceva sentire contro il pancino. Sorrise, all’immagine erotica.
‘No, scusami… chiedevo, così per sapere… E poi, dopo aver ballato…?’
I sensi di colpa la stavano riassalendo, a ricordare quella prima, peccaminosa sera; una volta di più si disse che non doveva rischiare di compromettere il loro sereno matrimonio per quell’unico, folle momento di debolezza: ‘Poi, niente: eravamo stanchi e siamo andati a dormire… -capì che Luigi stava per chiedere un chiarimento, un dettaglio e lo prevenne- ‘ ci siamo augurati la buonanotte davanti alle porte delle nostre camere e poi siamo andati a dormire… O almeno: io mi son subito messa a letto perché ero davvero esausta; lui, non so…’ concluse con un sorrisetto della serie ‘Il dottore è maggiorenne e avrà fatto quello che voleva…‘
Luigi sorrise distrattamente, apparentemente placato.
‘Il giorno dopo, altra frenetica giornata! Ero davvero esausta quando siamo tornati in albergo a prepararci per uscire a cena, ma una bella doccia bollente mi ha rimesso al mondo e dopo mezz’ora ci siamo visti nella hall e siamo andati a cena…’
‘E dopo cena???’
‘Beh, siamo usciti per fare due passi e per cercare la bambola per Maria…’ ‘Alle diecidisera???’ Inquisì Luigi, incredulo.
Lei rispose serenamente: ‘Sì, alle dieci di sera: Berlino è una capitale europea e molti negozi sono aperti fin verso mezzanotte, Luigi mio!’ gli spiegò, sorridendogli.
‘E dopo la bambola, subito in albergo???
‘No, no! Dopo aver comprato la bambola… -Accidenti alla sua sincerità! Mica poteva raccontargli del Sex-qualcosa! Non avrebbe capito!-… Uhmmm… abbiamo continuato la passeggiata e poi siamo entrati… sì, in una birreria, una tipica birreria tedesca!’ Era contenta che le fosse venuto in mente l’idea di una innocente birreria.
Lui continuava a chiedere, ma visualizzandola sugli alti sgabelli della birreria, con la mano del dottore ad accarezzarle le cosce: ‘E cos’avete fatto, lì?’
‘Uhm… abbiamo preso due boccali di birra e siamo stati un po’ lì… ad ascoltare musica… sai: c’era un’orchestrina che suonava…’
Luigi immaginava questa birreria: semibuia, fumosa, con la gente che passando ‘per sbaglio’ metteva le mani sul culo di sua moglie, che guardava scandalizzata il dottore, il quale di rimando sorrideva con l’aria sicura di chi ha tutto sotto controllo, facendole capire di lasciar fare.
‘… Poi siamo andati in albergo, a dormire. E oggi altra giornata vorticosa tra le ultime riunioni, il volo e l’arrivare qui…’
Già: lì in casa loro, perché il maschio alfa doveva marcare, come suo, anche il territorio che era del compagno della femmina che aveva prescelto…
Dopo aver cenato ed aver messo a nanna la loro bimba, Concetta notò il marito particolarmente smanioso di andare a letto… e non a dormire, a quanto sembrava!
Dopo non molto, erano sotto il lenzuolo e Luigi si ‘immerse’ per baciarla ‘lì’, con una passione quasi frenetica, come mai prima!
Luigi era in estasi: si rendeva conto che le ninfe di Concetta erano… non sapeva neanche lui… più morbide, più…. carnose… forse, ma che comunque sembravano mostrar traccia del ripetuto passaggio di un cazzo dalle dimensioni ben più impegnative del suo, misero.
In effetti quella scoperta gli accese i sensi e, dopo aver indossato il profilattico di prammatica anticoncezionale (a maggior ragione, adesso: non poteva certo… sporcare la femmina del capobranco!) diede solo una mezza dozzina di frenetici affondi, prima di essere travolto dal piacere.
Il martedì sera Luigi intuì che, dietro ai soliti modi affettuosi della moglie appena rientrata dal lavoro, ci fosse un qualcosa di non detto; come se lei dovesse trovare il… coraggio (?) di dirgli qualcosa. Luigi cercava di immaginare l’argomento: sua moglie voleva confidargli quanto il dottore la facesse godere, fottendosela in tutti i modi? O magari comunicargli che Corsi aveva deciso di venirsela a trombare nel loro letto e che lui doveva andarsene fuori con la bimba, fino a che non sarebbe stato autorizzato a rientrare?
Era molto su di giri, anche se faceva l’indifferente in attesa che -prima o poi in quella stessa serata, ne era certo!- sua moglie gli dicesse… boh! Quello che evidentemente aveva concordato col dottore di dirgli!
Quindi cenarono fingendo normalità (la loro bimba, per quanto piccola, probabilmente era giusto che non assistesse alla dichiarazione della madre!) e dopo cena Luigi si mise sul divano, davanti alla televisione che mostrava e diceva cose che lui neanche percepiva, preso com’era a cercare di immaginare ciò che la sua Concetta aveva da dirgli.
Finalmente sua moglie gli si accoccolò accanto; lui era teso come una corda di violino, ma riuscì a sorriderle innocentemente ed a farle l’abituale carezza sui capelli.
Lei gli diede un tenero bacio sulle labbra e poi: ‘Sai… devo dirti una cosa…’
Luigi sentì irrigidirsi il cazzo, fin quasi a fargli male: ‘Ci siamo!‘, pensò.
‘Dimmi amore mio, dimmi tutto, senza problemi, dai…’
‘Beh ecco… -la moglie esitò un momento-‘ sai, il dottor Corsi organizza una cena… -La mente di Luigi, eccitata al parossismo, visualizzò subito sua moglie nel ruolo del dessert!-‘ in un ristorante in centro, venerdì sera… e mi ha detto di invitarti, che ci terrebbe che tu ci fossi!
Ha detto di non preoccuparci per Maria, perché ha sottomano una bravissima babysitter e ce la metterà a disposizione a sue spese!’
Lì per lì lui si sentì un poco deluso, ma poi pensò che il maschio alfa aveva bisogno di umiliarlo, facendogli vedere come seduceva la sua femmina!
‘Va bene, amore… Che problema c’è allora?’
Lei fece un sorriso timido: ‘No, niente… ma avevo paura che non ci volessi essere.
Allora senti: domani mi venite a prendere quando esco dall’ufficio e ti porto a comprarti un bel vestito nuovo, così farai una bellissima figura!’
Concluse lei, festosa come una bimba la vigilia di Natale. Luigi era affascinato dal lussuoso ristorante, ma ancora più dallo splendore di sua moglie, fasciata in un elegante abito da sera nero, che la drappeggiava in una serie di morbide pieghe, ma tratteggiandone deliziosamente il suo bel figurino.
Le eleganti decolté di raso nero e lustrini, con un tacco sottile ma non volgarmente alto, la pochette nera e la parure orecchini-collana, evidenziata dalla pettinatura alta che lei si era abilmente fatta, quando era passata da casa per cambiarsi dopo il lavoro, la rendevano assolutamente irresistibile.
Lui poi, era abbastanza a suo agio nel bel vestito che lei aveva insistito per comprargli e, guardando gli altri commensali, capiva che avrebbe fatto una ben misera figura, con la sua striminzita giacchetta che aveva conosciuto tempi ben migliori.
Era una cena con più persone di quante lui avesse immaginato, anche se in effetti una cena aziendale con quattordici convitati poteva definirsi una cena ristretta a poche persone, solo lo staff dirigenziale dell’azienda e ‘con lui- quattro coniugi.
Per tutto il tempo della cena, era rimasto intimidito dalla straripante personalità di Corsi e stupito della rilassata disinvoltura di sua moglie, che invece sembrava placidamente a proprio agio in quel contesto così esclusivo.
Aveva cercato di cogliere anche il gioco di sguardi ed il ‘linguaggio non verbale’ tra sua moglie ed il dottore, ma dovette riconoscere la loro abilità a non tradirsi, in sua presenza.
Non era abituato a bere gli eccellenti vini che avevano servito e, oltre a sentirsi particolarmente sciocco e fuori luogo in quell’ambito di persone soddisfatte ed eleganti, avvertiva anche una certa pressione alla vescica.
Mormorò quindi una rapida spiegazione all’orecchio di lei e si alzò, intercettando poi un cameriere per farsi indicare il percorso per raggiungere i servizi.
Questi, come il resto del locale, erano eleganti, funzionali ma raffinati.
Decise di sciacquarsi il viso e contemplò brevemente il suo sparuto viso nel grande specchio posto sopra la batteria dei lavabi.
Si diede una rapida pettinata e poi ricordò il motivo principale per cui era venuto in quei locali e si accostò alle due ‘conchiglie’ poste in un angolo fuori vista, in fondo.
Aveva appena cominciato a mingere, quando qualcuno occupò l’altra postazione, una persona di imponente taglia e ‘non poté resistere alla tentazione di gettare una fugace occhiata!- anche una notevole dotazione virile.
‘Ah, Luigi! Ecco dov’era finito!’ Con orrore riconobbe la tonante voce di Corsi: era lui, il maschio alfa, che occupava l’altro pisciatoio!
‘Dottore” mormorò con referenza, sentendosi assolutamente stritolato dalla personalità, dalla prestanza fisica e ‘non ultimo!- anche dalla ragguardevole dotazione del principale’ del PADRONE di sua moglie.
Si ritrovarono affiancati anche a lavarsi le mani e lui si sentì in dovere di dire qualcosa: ‘Sa, dottore’ volevo sapere’ sì, insomma’ si trova bene con mia’ con la signora Concetta?’
Corsi sollevò un sopracciglio, stupito dalla domanda dell’omino, il ridicolo marito di Ambra.
‘Con Ambra, vuoi dire?’
L’omino annuì più volte, con l’espressione di chi si scusa per aver fatto un errore banale.
Lui valutò in un lampo la situazione, ripercorrendo in un istante ogni contatto che aveva avuto con quell’essere ridicolo e rimanendo folgorato dall’intuizione: quel buffo coso, così servile, VOLEVA essere cornificato da lui!
Dentro di sé sorrise, ma dal di fuori restò col viso impassibile di chi è abituato ad essere impegnato in estenuanti trattative: ‘Mah, vedi’ lavoriamo bene assieme’ ed anche quando non lavoriamo è una persona piacevole’ -il pomo d’adamo di Luigi cominciò a sussultare,a quelle parole-‘ Però’ sì, insomma: le ho dettagliatamente spiegato cosa doveva indossare questa sera, per questa cena e, devo dire, si è APPARENTEMENTE vestita come da mie disposizioni”
Schiacciato dalla pausa del dottore, Luigi si sentì in dovere di commentare: ‘Apparentemente?’
Corsi sorrise, con sicurezza: ‘Sì: le avevo anche indicato quale paio di culottes indossare’ -si godette lo spettacolo dell’evidente eccitazione dell’omino, che era diventato rosso come un pomodoro e boccheggiava, senz’aria-‘ E non so se lei ha ottemperato alla mia precisa disposizione’
Fece una breve pausa ad effetto: ‘Ecco, forse potresti aiutarmi tu, se vuoi”
Vide l’omino cadere vittima del suo carisma: ‘Ben volentieri, dottore! Mi dica solo cosa vuole che io faccia e lo farò, non dubiti!’
Corsi stava scommettendo con se stesso di aver valutato correttamente l’omino e le sue pulsioni’ ed inoltre voleva anche verificare quanta disinvoltura avesse acquisito in quei mesi la sua assistente; giocò la sua mano: ‘Beh, ecco’ Tra un po’ usciremo da questo locale ed alcuni di noi ‘cioè anche voi due!!!- andranno in un locale a ballare. Sarei molto contento se, quando arriviamo lì, tu potrai mostrarmi l’intimo che indossava’ tua moglie!’
Come al casinò, la pallina era ormai stata lanciata nella roulette e girava, rimbalzava, sembrava cadere in una casella, ma poi’
‘Mostrarglielo dottore? ‘Luigi non capiva: doveva forse alzare l’abito di sua moglie affinché il dottore potesse verificare la mise indossata?-‘ Mi dica solo cosa intende e lo farò!’
En plein!!!
‘Oh, è molto semplice! Mentre ci trasferiremo alla sala da ballo, ti farai consegnare l’intimo che Ambra indossa e quando saremo arrivati là, con discrezione, me lo consegnerai”
‘Sì, dottore, senza dubbio dottore, lo consideri già fatto, dottore!’ assicurò freneticamente Luigi, ansioso di compiacere il potentissimo dottor Corsi.
Il dottore decise di dargli una potente manata in mezzo alla schiena, come per congratularsi: ‘Ebbravo il nostro Luigi! Così si fa! Del resto, quando si è sposati ad una donna che ha così tante abilità” e lasciò la frase ambiguamente in sospeso, mentre l’omino aveva riacquistato l’equilibrio e sfoggiava un gran sorriso per la gratificazione che lui gli aveva concesso!
Tornarono in sala e Luigi era inenarrabilmente eccitato, dopo il dialogo a quattr’occhi col maschio alfa, che gli aveva concesso la insperata possibilità di poterlo aiutare a fottersi al sua femmina!
E che femmina! Sua moglie era deliziosa, sensualissima e tornando a sedersi non poté resistere all’impulso di metterle una mano sulla coscia’ forse per l’ultima volta, rifletté con una vena di tristezza’
‘Maccosa fai???’ gli bisbigliò concitatamente la moglie.
‘Dai, amore’. Sei così bella che non resisto” si giustificò lui e lei, dopo qualche altro timido tentativo di sottrarsi, per non dare nell’occhio decise di far finta di nulla e di lasciar fare il marito, anche se era convinta che fosse completamente impazzito.
Erano appena entrati nel locale da ballo: come da ‘suggerimenti’ che aveva fatto pervenire prima di lasciare il ristorante, erano solo lui, Ambra con quello sfigato pippaiolo del marito ed il direttore commerciale con signora; l’accordo con quest’ultimo prevedeva che entro un’oretta si sarebbero levati dai coglioni, per lasciargli campo libero coi due ‘piccioncini’.
Li aveva studiati, com’erano entrati nel locale ed avevano evidentemente avuto una discussione in auto, mentre arrivavano lì.
Era blandamente curioso di vedere se avrebbe ottenuto la vincita per la sua prima scommessa: l’intimo di Ambra, che si era ‘ovviamente!- ben guardato dal pretendere che lei indossasse ed anche per quanto riguarda il resto della mise, aveva solo precisato che si trattava di una cena di un certo tono in un bel locale.
Ma quel fessacchiotto del marito aveva bevuto, senza fare una piega!, la sua panzana e adesso lui aspettava, divertito, gli esiti.
Si sentiva morire; quando il suo Luigi era tornato dai bagni, dove evidentemente aveva parlato col dottor Corsi, lei aveva capito subito che qualcosa doveva essere successo, perché suo marito ‘per la prima volta da quando si conoscevano!- le aveva messo una mano sulla coscia in un luogo pubblico, quel ristorante!- ed alle sue proteste lui, anziché togliere la mano e scusarsi, come solito e logico, aveva invece insistito ed anzi, dopo un po’ era risalito fino in cima, fino a toccare gli slippini che indossava’
Sentire la semplice pressione delle dita di lui appoggiate sulla sua cosina l’aveva’ incendiata (che vergogna!) e per giunta aveva l’impressione che il dottor Corsi li tenesse d’occhio, con un vago sorrisetto compiaciuto.
Poi, una volta seduti da soli nella loro auto, seguendo la Porsche del dottore verso il locale da ballo, le cose erano precipitate, tanto che lei conservava solo vaghi frammenti dell’accaduto.
Suo marito, il suo Luigi!, aveva ricominciato a tenerle la mano tra le cosce e muovendola le aveva fatto provare ‘dove ammetterlo!- sensazioni deliziose’
Ma poi aveva preteso che si levasse gli slippini e lei si era opposta ed avevano cominciato brevemente a battibeccare finché lui non l’aveva ‘metaforicamente!- schiaffeggiata con la frase: ‘Tanto lo so che il dottore è il tuo amante!’
Oddio, noooo! Suo marito aveva capito, aveva saputo’ -forse dalla voce dello stesso dottore!- del suo unico momento di follia a Berlino!
Non provò neanche a negare, spiegare, a professarsi innocente: il suo mondo stava crollandole addosso, ma fu salvata dalla frase successiva del marito: ‘Ma io ti amo, ti amo sempre, ancora di più, adesso e non voglio perderti e sono disposto a qualunque cosa, qualunque condizione per restare assieme, ora più che mai!’
Scoppiò in un pianto liberatorio e lo abbracciò d’impulso -rischiando perfino di mandarlo a sbattere, mentre guidava!- e gli giurò il suo amore, che era successo, ma che non sarebbe successo mai più e che era disposta a fare qualunque cosa lui volesse!
Allora Luigi le ingiunse di levarsi gli slippini; lei lo guardò a bocca aperta, ma poi si ricordò che gli aveva appena giurato che avrebbe fatto qualunque cosa per lui e quindi, pur vergognandosi da impazzire, se li tolse e poi li mise sulla mano tesa del marito, che li fece subito sparire in una tasca della giacca.
‘Adesso ricomponiti. Stiamo andando in un locale col tuo capo e si vede che hai pianto: voglio che tu faccia la miglior figura possibile’ le disse in tono inaspettatamente affettuoso e premuroso.
E lei, mentre provava a rimediare al disastro delle lacrime, a promettergli ‘Mai più, mai più”, finché il marito la interruppe: ‘Guarda che io ti amo così tanto che non voglio che tu rinunci alle possibilità che ti da il frequentare il dottore: da quando lavori per lui, ti vedo più bella, disinvolta, desiderabile’ Anche la tua maniera di fare l’amore è migliorata e sei riuscita a fare con naturalezza cose per cui prima dovevo insistere per un pezzo”
Lei non capiva! ‘Ma cosa mi stai dicendo???’
‘Ti sto dicendo che a me sta bene la situazione attuale: tu sei mia moglie, la madre della nostra piccina e questo lo possono vedere tutti’ Se poi tu sei l’amante del dottore, nessun problema: mi va bene lo stesso, anzi” si morse la lingua, prima di confessare che anzi, il saperla con un altro uomo lo eccitava come una bestia!
Avevano parcheggiato vicino alla Porsche e lei non avrebbe voluto entrare nel locale senza slippini, ma Luigi fu ‘stranamente- inflessibile su questo punto e quindi lei, piena di vergogna, varcò la soglia con la cosina scandalosamente nuda sotto la gonna.
Mentre prendevano posto al tavolo a loro riservato, Corsi guardò con sguardo interrogativo Luigi, che passandogli davanti gli fece scivolare in mano il bottino della sua spoliazione.
Lui annusò un attimo lo slippino, cogliendo la deliziosa fragranza di donna eccitata e poi con un gesto noncurante lo pose nel taschino della giacca, lasciandone appena spuntare pochi millimetri.
Mentre l’altra coppia sembrava non essersi accorta di nulla, nessun suo movimento era sfuggito a Luigi ed alla moglie.
Seduti al tavolo, avevano innocentemente chiacchierato e il dottore aveva ordinato i cocktail per tutti; Luigi si rese conto che quelli che avevo servito a lei ed a sua moglie erano particolarmente alcolici, ma pressati dal dottore, li scolarono in poche sorsate.
Poi Corsi aveva deciso che dovevano ballare è Luigi aveva denunciato la sua totale incapacità; la moglie del direttore ridacchiò dicendo che in fondo veniva bene che uno non ballasse tra loro cinque, perché così si potevano formare due coppie.
E subito cominciò a danzare insieme al dottore, mentre il direttore faceva coppia con Conc’ con Ambra, in tutto il suo splendore, notò tra sé Luigi.
Entrambe le coppie sembravano divertirsi a danzare e lui assistette alle loro evoluzioni per alcuni pezzi musicali.
Poi erano tornati al tavolo, leggermente ansanti ma divertiti e dopo un pochino il direttore si era congedato, dicendo che sua moglie era stanca.
Rimasti solo loro tre, Corsi invitò sua moglie a ballare e dal suo divanetto, li vedeva volteggiare lievi, affiatati sulla pista ed eseguivano i vari movimenti con una bella sincronia.
Dopo un paio di pezzi musicali, le luci vennero attenuate e cominciarono i lenti, i ‘balli della mattonella’ e la coppia restò sulla pista a dondolare a tempo di musica.
Luigi si rendeva conto che il dottore stringeva sua moglie, ma che manovrava anche per restare sul bordo della pista, davanti a lui; ovvio: il maschio alfa doveva mostrare come sapeva dominare e possedere la femmina degli altri!
Li vide scambiarsi qualche breve frase, poi un diniego di lei, un sorriso ed un bisbigliare all’orecchio da parte di lui, una rapida occhiata nella sua direzione e la mano del dottore che scendeva dalle reni al culo di sua moglie!
E la stringeva a sé! E la palpava! E la accarezzava!! E lei che, gettando la testa all’indietro, offriva la sua candida gola alle labbra del dottore che in breve risalirono fino alle labbra di lei per un lungo, passionale bacio.
Luigi era eccitatissimo dalla situazione e, non vedendo la mano destra di Corsi, la immaginò sotto la gonna, a pastrugnare la fica nuda di sua moglie! Era così eccitato che, per un istante, considerò la possibilità di tirarselo fuori e masturbarsi, lì!, ma poi il buonsenso riprese il sopravvento e si accontentò di bearsi gli occhi con il sensualissimo spettacolo che i due gli stavano dando sulla pista.
Gli sembrò che la mano sinistra del dottore si staccasse un attimo dal culo di sua moglie, per fare un breve gesto di OK nei suoi confronti, ma non ne era sicurissimo’
Ballarono ancora un poco, ma poi tornarono al tavolo, euforici.
Luigi li accolse con un sorriso estremamente remissivo e Corsi propose di andarsene.
Uscirono dal locale in una formazione che mai Luigi avrebbe immaginato anche solo tre ore prima: lui da solo, silenzioso ed accanto alla moglie che, a braccetto col dottore, rideva e scherzava con lui.
Arrivati accanto alle auto, il dottore gli strinse (potentemente!) la mano, poi baciò sua moglie (un rapido linnguainbocca, da amanti!) e mentre loro stavano salendo sulla loro station wagon anzianotta, lo videro di nuovo avvicinarsi a loro: ‘Accidenti a me, ho lasciato scaricare la pila del telecomando della Porsche e adesso sono appiedato’ Domani farò venire qualcuno a prenderla, ma per adesso’ mi date un passaggio voi o chiamo un taxi?’
Ovviamente Luigi si offrì istantaneamente di accompagnarlo, senza neanche consultarsi con la moglie e gli aprì la portiera del passeggero, mentre però rifletteva che lui, bloccato fuori dalla sua auto, non si sarebbe comportato in modo così razionale e sereno’
‘Ti ringrazio, ma se non guido io, preferisco stare sul sedile posteriore” affermò Corsi, sedendosi a destra.
Gli sembrò scortese che sia lui che la moglie stessero sui sedili anteriori, dando la schiena all’illustre passeggero e così anche lei si sedette dietro, alle sue spalle.
Prima di uscire dal parcheggio, il dottore gli ricordò che aveva bevuto e che quindi andasse prudentemente, con calma ” tanto non ci corre dietro nessuno!’
Così Luigi, intimidito, si trovò a guidare a velocità moderata, mentre conversava di banalità col dottore.
Sua moglie era particolarmente silenziosa e pensò che fosse addormentata, non vedendone la testa nello specchietto: povera piccola, doveva essersi stancata parecchio, in quella giornata’
Anche Corsi doveva essere stanco, perché le sue frasi erano a volte esitanti’
Poi sentì! Sentì un suono, come un gemito soffocato, che veniva dal sedile posteriore.
Sempre snocciolando banalità, allungò la mano e orientò un pochino il retrovisore interno e vide!
Sua moglie non stava dormendo, per nulla! Non la vedeva perché era intenta a fare un pompino al dottore, che da come teneva il braccio, probabilmente le stava toccando la fica!
Sentì il cazzetto diventare duro come un legnetto e gli mancò l’aria, indeciso sul che fare!
Corsi gli toccò la spalla con la mano e decise per lui: ‘Continua a guidare, così che vai bene’, gli ingiunse in tono piano.
E lui, entrato perfettamente nella parte dell’autista del pezzogrosso, guidò con lo sguardo ben fisso in avanti, attraverso il parabrezza, concedendosi solo rare e rapidissime occhiate nel retrovisore, dove vedeva solo l’espressione soddisfatta del padrone di sua moglie.
Ad un incrociò sentì una serie di fruscii e sospiri ed un’occhiata allo specchietto interno lo informò che sua moglie’ Ambra, la sua Concetta, si era seduta in grembo al loro passeggero con l’abito rialzato fino alla vita e le spalline allentate sulla schiena (seni nudi, in pasto alle mani ed alla bocca dell’uomo?), mentre si stava facendo fottere dal principale un palmo dietro di lui!
Gli girava la testa dall’eccitazione e la sua mano sinistra cominciò a litigare con la cintura di sicurezza e la zip dei pantaloni per raggiungere il cazzo e dargli finalmente sollievo, ma rimase frustrato dall’insuperabilità della barriera formata dal leggero tessuto dei boxer, data anche la infelice posizione.
Però sentiva la necessità di fare qualcosa, fosse anche un gesto nei confronti di sua moglie; impugnò il volante con la sinistra e piegò la destra tra i sedili, fino ad accarezzare il sedere sussultante della moglie (e sfiorando per sbaglio i grossi testicoli e la possente asta di Corsi), proprio mentre doveva fermarsi ad un solitario semaforo rosso.
Notò con puro terrore che alla loro auto se ne affiancava un’altra, con quattro giovani a bordo che si resero subito conto delle attività sul sedile posteriore e cominciarono ad ululare nella notte i loro sboccati commenti ed incitamenti.
Luigi decise di attenersi alla parte dell’imperturbabile autista e continuò a guardare la strada oltre il parabrezza.
Quando il verde gli permise di ripartire, apprezzò il fatto che l’altra auto svoltasse in una laterale, proprio quando ormai i due amanti erano in prossimità del traguardo del piacere.
Una sorta di ruggito ed un gemito muliebre, lo informarono che sul sedile posteriore la coppia aveva raggiunto il piacere e si trovò ad essere contento per loro per un attimo, prima di ricordarsi che la donna era sua moglie e che l’altro uomo le era venuto dentro senza profilattico! Luigi era eccitatissimo. Avevano lasciato il dottor Corsi ad un parcheggio di taxi vicino a casa loro, su sua precisa richiesta ed ora era in ascensore con sua moglie.
Ricordava ogni dettaglio, ogni umiliante ma eccitante sensazione vissuta pochi minuti prima in auto e poi tutta la situazione al ristorante… ed al locale da ballo… ed il confronto nei bagni col dottor Corsi… l’amante di sua moglie!!!
Dall’affiatamento, dalla naturalezza che avevano dimostrato, era evidente che facessero l’amore da un sacco di tempo!
Quanto lo aveva eccitato, guidare l’auto in città, mentre sul sedile posteriore la SUA Concetta (ma in ‘versione’ Ambra!) prima spompinava e poi scopava il suo amante!
E Corsi! Che dotazione!!! Capiva perfettamente perché Concetta avesse ceduto e perché avesse accettato di diventare l’Ambra di Corsi!
Era orgoglioso di sua moglie, che aveva finalmente trovato un maschio degno di lei!
E poi… che oltraggio, essere affiancati da quella macchina di giovinastri che avevano ululato commenti maiali su di loro! Eccitantissimo, anche se avrebbe voluto scomparire!
Concetta era sconvolta. Non si aspettava certo che suo marito venisse a scoprire quell’unica follia, quell’unica trasgressione berlinese col suo principale!
Aveva avuto l’impressione che la… tenesse d’occhio, ma non pensava di sentirsi gettare così, all’improvviso!, in faccia quel suo tradimento!
Sopratutto dopo che sia lui che Corsi erano andati alla toilette… Avevano parlato? Cosa si erano detti? Cosa diavolo Corsi aveva detto, a suo marito?
Perché, lei rifletteva, quando il suo Luigi era tornato a sedersi a tavola, le aveva messo la mano sulla coscia, nonostante le sue proteste… e poi era risalito…. fin ‘lì’! Che vergogna!!!
E poi, la pretesa che si levasse gli slippini, in auto! E dopo -avrebbe voluto morire!- quando li aveva consegnati al dottore! E tutto il discorso che Luigi le aveva fatto, col dirle che a lui non importava saperla di un altro, ma anzi… ma anzi??? ma anzi, COSA?
E poi la aveva lasciata a ballare col dottore, che le aveva detto di lasciarsi andare, che suo marito era d’accordo, che la voleva… e le sue mani, che la stringevano, la sfioravano, la premevano contro il suo corpo, la facevano fremere…
Si era girata a cercare Luigi, a vedere quel gesto che l’avrebbe ‘costretta’ -ben felice!- a staccarsi dal dottore, a tornare al tavolo accanto a lui… o anche soltanto ad esprimere riprovazione, rifiuto, contrarietà alle libertà che il dottore si stava prendendo su di lei ed invece… invece lo aveva visto con un’espressione sbavante, da idiota, ad assistere al turpe spettacolo di lei, sua moglie!, sedotta dal principale!!!
E le parole del dottore… e lei che si era sentita illanguidire.
E poi, in auto, con la Porsche di Corsi inutilizzabile e lui, le sue parole, le sue mani e lei che si era trovata china sul suo pube, mentre la sua mano la frugava intimamente e la faceva fremere, perdere la testa e poi le sue forte mani che l’avevano fatta sedere su di sé ed il suo… scettro, che le sprofondava dentro, fino in fondo, facendola sentire colma!
Aveva paura che Luigi si accorgesse, si offendesse, si girasse a fare una scenata per difendere, anche se tardivamente!, il suo onore di sposa e di madre ed invece… ed invece lui, addirittura, le aveva accarezzato il sedere ed aveva continuato imperturbabilmente a guidare, mentre lei ed il suo principale raggiungevano il piacere… E non aveva neanche voltato la testa, per controbattere alle volgarità che erano venute da quell’auto di ragazzi, al semaforo!!!
E adesso era lì, in ascensore ad occhi bassi, con suo marito, entrambi chiusi in un ostinato mutismo…
Entrarono in casa, salutarono libera la baby sitter e come questa lasciò l’appartamento, lei voleva andare in bagno, a lavar via tutto il lordume che il dottore le aveva scaricato dentro, ma venne praticamente assalita da Luigi, che la baciò ed abbracciò appassionatamente, trascinandola verso la camera da letto e poi facendola cadere sul letto e baciandola ovunque in una vera frenesia, alzandole la gonna e tuffando il viso tra le sue cosce, ad introdurre la lingua nella sua natura ancora sporca delle secrezioni di Corsi, come impazzito!
Non voleva, non voleva assolutamente e cercava di allontanare la testa del marito, ma senza successo e sempre con minore entusiasmo e poi qualcosa si sciolse dentro di lei e questo qualcosa cominciò ad entrare in ebollizione fino a che esplose in un devastante orgasmo, che la lasciò sfinita e quasi tramortita.
Passarono però il finesettimana senza quasi scambiarsi una parola e lei era turbata ed irritata, dallo sguardo adorante da cucciolo di suo marito e dal suo atteggiamento stupidamente scodinzolante.
Il dottor Corsi arrivò in ufficio alla solita ora, quel lunedì; l’aveva divertito il totale servilismo del ridicolo marito di Ambra, che l’aveva praticamente pregato di montargli la moglie…
Aveva bevuto la panzana dell’abbigliamento di Ambra deciso da lui e gli aveva consegnato, da vera pecora, gli slippini della moglie…. Ridacchiò al ricordo della scena.
Poi aveva voluto verificare le potenzialità troiesche di Ambra e, manovrando come sapeva ben fare, l’aveva fatta cedere; il fingere di non poter usare la sua auto, poi, era stata una felice ispirazione ed aveva così potuto montarsi quella timida troia mentre il marito guidava il loro catorcio.
Aveva deciso di sfruttare la situazione a suo favore: aveva giusto bisogno di una tipa che fosse… gentile con certe persone coinvolte in trattative con lui e Ambra gli sembrava abbastanza adatta, una volta debitamente svezzata.
Sì, sarebbe stato divertente trasformarla nella persona che aveva in mente!
Uhm… Unico problema: la bimba che avevano i due fessacchiotti!
Non poteva certo trovargli una babysitter fissa!
Sorrise malignamente tra sé e prese la sua agenda telefonica; trovato il nominativo che cercava, digitò il numero.
‘Ciao carissimo, sono Corsi!… Come stai?… Ah, io benone; senti, avrei bisogno di un piccolo piacere… Sì, tranquillo: se mi fai questo piacere… Ahahaha, ma sì… poi vedrai che potrai aveva anche tu il tuo… ehehe, sì… Allora senti: so che hai come dipendente un certo Crotta, Luigi Crotta… sì, lo avevo immaginato… l’ho conosciuto e non mi è sembrato una macchina da guerra neanche a me…. Eheheheheh… Beh, senti, mi chiedevo: avrei bisogno, per ragioni che magari ti spiego giovedì sera al bridge… Sai, io per telefono… Beh, che lo passassi da tempo pieno a part-time… Sì… Ecco… Beh, se lo meriterebbe, ma il piacere grosso è che preferirei che guadagnasse non meno dell’ottanta per cento di quello che prende ora… Uhm… Dai, che so che puoi farlo, Franco… Uhm… Sì… Sì, è chiaro, dai!… Uhm… pensavo dalla prossima settimana, puoi farlo?… Sì, sì, promesso: giovedì ti spiego tutto e vedrai che lo troverai divertente anche tu… Ok, allora restiamo intesi così, ciao!!!!’
Poi chiamò Ambra nel suo ufficio e le diede, con indifferenza, una lista di cose da fare; mentre già lei stava alzandosi per lasciare l’ufficio ‘del Capo’, la trattenne: ‘Sai, Ambra: in questi due giorni ho ripensato a venerdì sera e… beh, è stato bello…’
Lei aprì la bocca per replicare -con una qualunque cosa, vista la grande confusione che aveva nella testa!-, ma lui le fece cenno con la mano di aspettare a parlare e proseguì: ‘Sai, mi è piaciuto molto aver fatto l’amore con te… ed ho capito che anche se tu ami profondamente il tuo Luigi, tuo marito, è stato piacevole anche anche per te… Sbaglio?’
Lei scrollò la testa per negare che lui sbagliasse, ma Corsi fu dolcemente implacabile: ‘No, piccina; voglio sentirtelo dire…’
Lei si sentì in trappola, ma alla fine fece quanto il principale gli richiedeva: ‘No, dottore, non sbaglia… Nonostante l’imbarazzo è stato piacevole anche per me… Non so cosa mi ha preso… -ma in realtà lo sapeva benissimo: i suoi comportamenti erano stati causati dalla capitolazione di suo marito e dal fatto che Luigi l’avesse in pratica consegnata alle voglie di Corsi!-… probabilmente ho bevuto troppo, dottore!’ cercò di discolparsi, sopratutto con sé stessa.
Corsi la guardava con la sua espressione implacabile: ‘Mi avevi detto che non eri mai stata con nessun altro uomo all’infuori di tuo marito… Voglio che tu risponda sinceramente a questa semplice domanda: hai mai goduto così tanto???’
‘Ma dottore!!!’ Lei era scandalizzata sia dalla brutalità della domanda sia, sopratutto, dalla risposta affermativa che lei stessa stessa si era già data.
‘Ma dottore un cazzo! Rispondi!’
Sentì le sue guance avvampare: ‘N… no, dottore: non avevo mai… neanche immaginato che si potessero provare… sensazioni così intense…’ concluse con un filo d voce.
‘Bene! Ne ero certo! E, se hai notato, tuo marito ti ama così tanto da non impedirti di poter provare quelle sensazioni: ti ha consegnata a me senza intimo, non ha fatto una piega mentre ti corteggiavo ballando e poi, in macchina, mentre facevamo l’AMORE -calcò il tono sulla parola!- non ha detto o fatto nulla, ma anzi è stato ben attento a non disturbarci!!!
Poi, a casa, ha voluto fare l’amore?’
Lei ripensò al comportamento del marito, appena erano restati soli e sentì l’irritazione e l’amarezza che le montavano dentro: ‘Lui avrebbe voluto, dottore, ma io…’
‘E quindi non avete fatto ASSOLUTAMENTE nulla?’ inquisì il principale.
Il tono del principale non ammetteva sotterfugi o bugie: ‘Beh, appena restati soli, mi ha quasi obbligata… mi ha baciata ovunque… ma poi è venuto subito, da solo…’ Dio, che vergogna a dover dare queste spiegazioni… ed ad un estraneo, per giunta!
Corsi era implacabile: ‘Baciata dappertutto… anche la fica???’
Non trovò le parole per l’imbarazzo, schiaffeggiata anche dall’uso di quel termine così scurrile e si limitò ad annuire. Ma Corsi non sembrava soddisfatto: ‘Ma anche spingendoti la lingua dentro, dove io avevo appena sborrato dieci minuti prima??? Rispondi, voglio sentirtelo dire!’
‘Sì, dottore…. mi ha messo la lingua nella cosina e poi l’ha fatta girare… ed io… ed io ho perso la testa…’
‘Cioè, sei venuta perché tuo marito ti leccava la fica sborrata da me?’ chiese l’uomo, con un tono divertito. ‘Dillo! E non usare giri di parole, dimmelo con parole normali, dirette, come tra adulti! Non come tra bambini o beghine!’
Dovette raccogliere tutto il suo coraggio, mentre sentiva gli occhi gonfiarglisi di lacrime, per ammettere: ‘Sì, dottore: mio marito mi ha fatta… godere di nuovo, leccandomi la f… fica che lei mi aveva riempito di sperma poco prima…’
Corsi inalberò un sorriso trionfante, guardandola mentre le prime lacrime le tracimavano dalle ciglia: ‘Vieni qui’ le disse con una qual certa dolcezza.
Lei si avvicinò, a capo chino e lui le accarezzò i capelli, il collo; poi la strinse a sé in un tenero abbraccio e le trovò la bocca con le sue labbra e cominciò a baciarla; si stupì quasi, quando sentì la punta della lingua di lei entrargli in bocca!
Quello che voleva essere solo un bacio dolce, rassicurante, si trasformò in un istante in un bacio appassionato e lei sembrava aver bisogno di nutrirsi della bocca di lui.
Le sue mani scivolarono sul corpo della donna e toccarono quei punti che risvegliarono la passione sensuale, puramente animale del corpo di lei.
Abbandonati sul divano dell’ufficio del dottore, ritrovarono un ritmo normale di respirazione, dopo aver fatto all’amore in modo assolutamente travolgente.
Ormai Ambra accettava con naturalezza le richieste del dottore e non aveva neanche protestato quando lui le aveva spinto un dito dietro; Corsi si prese l’appunto mentale che, la prossima volta, le avrebbe aperto per bene il culo!
E doveva anche insegnarle ad ingoiare, anche se per adesso la bimba sembrava ancora un po’ schifiltosa: per i programmi che aveva per lei, quelle erano le basi!
Però si rendeva conto delle buone potenzialità della signora e poteva farla diventare l’ottima escort aziendale che aveva in mente!
Però, per… metterla sulla linea di partenza della sua nuova vita, doveva ancora fare una cosa: ‘Piccola, senti… -lei si girò verso di lui, stiracchiandosi soddisfatta come una gatta-… sai, pensavo che potrebbe essere utile che io parlassi con tuo marito… Potreste invitarmi a cena domani sera, cosa ne pensi?’
Lei annuì, languida: ‘Se lo ritiene proprio necessario, dottore, si consideri già invitato fin da adesso’
Lui la ringraziò con una breve ciucciatina seguita da una leggerissima morsicatina su un capezzolo, giusto per farle provare un piccolo brivido di piacere: ‘La vostra bimba a che ora la mettere a dormire? Penso sarebbe meglio che cenassimo quando lei è già a letto’ Come Luigi aprì la porta, Corsi entrò in casa con passo deciso, concedendogli solo un distratto: ‘Ciao Luigi… Dov’è Ambra?’
Lui ci restò un filino male per un istante, ma poi si rese conto che era già notevole che il maschio alfa lo avesse salutato, considerando tutto!
‘E’… è in cucina, dottore…’
‘Bene!’ affermò l’ospite e si diresse con sicurezza in cucina, dove trovò la sua collaboratrice intenta a rimestare il sugo -un buon profumino!- per la pasta, dandogli le spalle.
Apprezzò che lei avesse un vestito turchese abbastanza elegante ed un paio di scarpe con il tacco a spillo, anche se non particolarmente alti; trovava gradevole che la vita fosse segnata dalla fettuccia di un vezzoso grembiulino bianco, coi volant, che aveva indossato per non schizzarsi l’abito.
La abbracciò da dietro, tastandole le tette e dandole un bacio sul collo, scoperto dalla pettinatura alta.
‘Ma dottore…’ si immobilizzò lei, ma provando un piccolo brivido di piacere.
Lui le palpò il culo e la fece voltare, baciandola dopo averle tenuto ferma la testa con la mano.
Lei si staccò un attimo per riprendere fiato, alla fine del lungo bacio e mormorò, per distogliere da sé l’attenzione dell’uomo: ‘Si vada ad accomodare, dottore…. E’ quasi pronto!’
Lui le sorrise e le slacciò il grembiule, mentre chiamava ‘Luigi! Vieni qui!’
Come il marito arrivò, gli allungò il grembiule: ‘Dai, mettiti questo e servici a tavola: tua moglie è troppo ben vestita per fare la cameriera!’
Luigi, senza dire una parola, accettò l’imposizione mentre Corsi prendeva sottobraccio sua moglie e la… tirava -praticamente- verso la tavola imbandita.
Si sedettero, mentre il padrone di casa (ma padrone solo di quella, considerò lui con una vena di amarezza ma anche di torbida eccitazione) finiva di preparare la prima portata e la portava in tavola.
Come arrivò accanto a loro, provò un’immediata erezione a notare che la moglie era seduta alla destra del dottore e che la mano di lui era sotto al tavolo, mentre lei aveva un’espressione mista di imbarazzo ed eccitazione.
Servendo la pasta ai due commensali, poté notare che la mano di Corsi era, come da sua insperata previsione, tra le cosce della moglie.
Mentre gli serviva la pasta, Corsi prese la moglie per il mento, l’attirò a sé e si baciarono, anche se gli occhi di lei lo cercavano.
Poi, mentre erano seduti a mangiare il primo, Corsi non perdeva occasione per toccare, palpare, baciare sua moglie che, dopo un po’ -frastornata- cominciò a smettere di sottrarsi, guardandolo però con uno sguardo molto intenso.
Lui le sorrise timidamente e poi, finita la pasta, si alzò, levò i piatti fondi ed andò in cucina ad affettare l’arrosto che era il secondo, con contorno di patate fritte.
Quando tornò in soggiorno col piatto di portata, vide la moglie con le guance arrossate; avvicinandosi per servirli, notò sul tavolo, di fianco alle posate di lei, il suo reggiseno e le sue culottes! A momenti, dalla sorpresa e dall’eccitazione, gli cadeva il piatto di portata!
Mentre era in cucina, Corsi le aveva fatto levare l’intimo ed ora sua moglie era completamente nuda, sotto l’abito! Dire che era eccitatissimo era quasi riduttivo! Poi, servendoli, notò che che il grazioso abito di lei era stato fatto risalire fino al grembo, lasciandola con fica -e presumibilmente le chiappine!- all’aria!
Gli girava la testa dall’eccitazione e quasi non notava l’espressione derisoria di Corsi e quella prima seccata e man mano più indifferente della moglie.
Corsi, entrando in casa, aveva detto che doveva parlare ad entrambi, ma aveva rimandato i discorsi ‘seri’ al dopocena, preferendo conversare un pochino durante il pasto di qualche banalità, oltre a trovasi a rispondere ad autoritarie domande che il dottore ogni tanto faceva all’uno o all’altra con espressione severa.
Dopo il dessert, Corsi gli disse di servire il caffè,che loro si sarebbero seduti sul divano.
Mentre aspettava che il caffè filtrasse, Luigi era combattuto tra voglia di affacciarsi alla porta e di spiare gli accadimenti in soggiorno o seguire invece il lentissimo -quasi angosciante!- processo di preparazione della bevanda utilizzando la loro moka.
Pensò che sarebbe stato inopportuno sbirciare
Quando dio volle, versò il caffè nelle tazzine, prese il vassoio e tornò in soggiorno, rimanendo però impietrito sulla soglia, alla vista di Corsi comodamente seduto sul loro divano, mentre sua moglie -col vestito raggruppato tra lo stomaco e la vita, come una sorta di larga fascia turchese e per il resto completamente nuda a parte le scarpe!- era buttata per traverso sul sofà, impegnata in un pompino al suo principale, che le suggeriva ritmo, profondità e movimenti premendole una mano sul capo.
‘Oh, bene! Il caffè!’ Esclamò contento il dottore e consentì a sua moglie di interrompere ciò che stava facendo e di sedersi in modo composto per ricevere il suo piattino corredato di tazzina e cucchiaino.
A Luigi, la sua Concetta faceva un stano effetto: era compostamente seduta sul loro divano e sarebbe sembrata una perfetta padrona di casa se non fosse stata praticamente nuda e -per giunta!- con quel certo luccicore che denunciava quanto la sua fica si fosse bagnata dall’eccitazione di quella torbida, sconvolgente situazione; inoltre, si trovò a riflettere che mai, in tanti anni di fidanzamento e matrimonio, la sua Concetta aveva anche solo fatto sperare una tale disinvoltura nel succhiare cazzi! Evidentemente, la cura-Corsi dava insperati risultati!
Avrebbe voluto gettarsi sulla moglie, baciarla, abbracciarla e… e anche provare a darglielo da succhiare, ma si rendeva conto dello sguardo severo del dottore e quindi rinunciò.
Posata la tazzina, Corsi si schiarì la voce e poi: ‘Allora… son venuto per parlarvi…’
Fece una breve pausa, mentre i due coniugi si preparavano mentalmente ad ascoltarlo, Concetta sul divano accanto a lui, con la sua mano di nuovo piantata tra le cosce che lui le faceva tenere ben aperte e Luigi, mostruosamente eccitato, sulla poltrona, a guardarli.
‘Ho preso una decisione, riguardo a voi due, dopo avervi un po’ valutato…
Apprezzo la disponibilità di Ambra… anche nei miei confronti -il sorriso da predatore gli lampeggiò sul volto- ed a quanto sembra tu, Luigi, non hai nulla in contrario.
Per cui propongo ad Ambra di diventare mia assistente particolare, con un sostanzioso aumento di stipendio oltre a premi di incentivazione ed ad altri benefit.
Ovviamente questo nuovo incarico comporterà che Ambra possa essere impegnata anche fino a tardissima ora… od anche, in certe occasioni, il non avere il tempo materiale per tornare a casa.
Questo potrebbe essere un problema, visto che vi dovete occupare della vostra bimba, ma ho avuto una notizia confidenziale e l’ho sfruttata: ho saputo che nell’ufficio dove lavora Luigi devono fare una rimodulazione del personale, passando qualcuno dall’orario normale al part-time; ho delle conoscenze, abbastanza buone da aver potuto chiedere che tu fossi una delle persone che avranno la riduzione di orario…
La tua retribuzione sarà un pochino più leggera, ma ampiamente compensata dall’aumento di quella di Ambra e quindi, alla fine della fiera, vi troverete a guadagnare ben di più.
Inoltre, il tuo part time sarà flessibile e quindi non avrai orari ben precisi; secondo le necessità di tua moglie, potrai lavorare magari poco o nulla per qualche giorno e poi recuperare le ore nelle giornate in cui lei non sarà impegnata.
Non voglio che mi ringrazi, Luigi, l’ho fatto volentieri per voi due, perché mi siete… simpatici.
I cambiamenti ti verranno comunicati dal tuo principale domattina, è già deciso!’
I due coniugi avevano seguito a fatica l’esposizione del dottor Corsi: Concetta perché si mordeva il labbro inferiore per non mugolare il suo piacere, provocato dall’instancabile mano del suo principale, che provocava anche un vergognosamente udibile sciaguattio nella sua intimità eccitata; Luigi, invece, seguiva ipnotizzato il lavorio dell’uomo sul corpo della moglie, con la destra solidamente piantata nella sua fica -almeno quattro dita!- mentre con la sinistra le ‘arrotolava’ alternativamente i due capezzoli, dritti e duri come matite.
Entrambi, comunque, si dichiararono d’accordo sulle novità che stavano per intervenire nelle loro vite, familiari e lavorative; del resto, non avevano poi troppe alternative!
Corsi fece una sorta di sorriso: ‘Bene Luigi… allora bisogna festeggiare, non credi?’
Lui, senza capire, annuì. Pensò ad un giro di liquore per brindare insieme.
‘Quindi non ti da fastidio se festeggio con Ambra il nostro accordo?’ sorrise malignamente il dottore.
Luigi ci mise qualche secondo per comprendere il senso della frase: il dottore voleva… fottere sua moglie lì, in quel momento, in casa loro!!! Non gli sembrava possibile!
‘Ma… qui???’ Proprio in casa loro?
‘No, qui è scomodo… sii gentile, vai a sistemare il vostro letto in camera ed in cambio potrai guardare, va bene?’
A lui non sembrava possibile che quella oscena proposta (che tante volte però aveva sognato, immaginato, desiderato di ascoltare) gli fosse stata veramente fatta…
Ma si mosse subito, in preda di uno stato di eccitazione che non pensava possibile poter provare: ‘Come desidera, dottore!’
Si precipitò in camera, abbassò il copriletto di ciniglia fin sulla testata inferiore, scoprendo le lenzuola, accese i due abat-jours dei comodini e immaginò i due amanti, lì a pochi istanti, allungati nel letto a… a fottere, alla faccia sua! Quella semplice immagine mentale fu sufficiente a farlo venire nei boxer, senza neanche sfiorarsi, senza neanche tirarlo fuori!
Subito si girò: il dottor Corsi stava arrivando tenendo la sua Concetta in braccio, senza apparente sforzo, praticamente nuda e che gli teneva un braccio intorno al collo, impegnata in un bacio da amanti.
Aveva allungato la mano verso l’interruttore del lampadario per spegnerlo, ma Corsi gli fece cenno di lasciar perdere: ‘No, lascia acceso… così vedi come si fa a far godere una donna come tua moglie ed impari qualcosa!’
Mentre dice ciò, il dottore posò la sua Concetta illanguidita sul letto, si spogliò rapidamente -ma appoggiando ordinatamente tutti i suoi indumenti sulla poltroncina dal lato della porta- e si allungò sul letto, trionfalmente nudo e mostrandogli con orgogliosa indifferenza la sua figura atletica e la sua notevole dotazione virile ed accostandosi al corpo di Concetta, cominciando subito a baciarla ed a toccarla.
Luigi si sedette sulla poltroncina accanto alla portafinestra , con una disperata voglia di tirarselo fuori e masturbarsi a sangue, ma non osava farlo per la autoritaria presenza del dottor Corsi.
L’uomo si piegò su sua moglie e dopo averla baciata, cominciò a percorrerle con le labbra il mento, la gola, il petto fino ad un seno congestionato dall’eccitazione, mentre la donna (sua moglie!!!) gemeva dolcemente per il piacere che provava.
Poi le labbra di Corsi scivolarono lentamente attraverso lo stomaco, il pancino, il pube di lei finché lui non incuneò la sua testa leonina tra le cosce che lei teneva spalancate, alzando in bacino verso quella bocca vorace facendo forza sui piedi e le ginocchia divaricate al massimo.
Ambra cominciò a emettere rochi gemiti, sempre più forti, artigliando i capelli del suo amante per tenerlo ancorato alla sua fica, mentre la bocca vorace si pasceva della sua natura, sempre con crescente eccitazione, finché non esplose in un urlo acuto, contorcendosi e scuotendosi tutta, come un’epilettica.
Corsi si sollevò: aveva tutta la parte inferiore della faccia luccicante delle abbondanti secrezioni di lei; lei si fece forza, si tirò su quasi a sedere e poi lo spinse delicatamente a stendersi sul letto premendogli una mano sul petto.
Poi cominciò a dargli piccoli morsichini sulla pancia, mentre la sua mano gli afferrava il cazzo e poi lo leccò brevemente ed infine si infilò la grossa cappella in bocca.
Corsi, sdraiato, le prese la testa tra le mani e la pilotò nel pompino, spingendola sempre più giù, a farsi arrivare il glande sempre più profondamente in gola finché lei, con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime che le scioglievano il trucco, non arrivò a sfiorargli i possenti coglioni con le labbra.
Corsi cominciò ad inarcarsi ed afferrò Ambra per le orecchie, tenendola col cazzo piantato fino in gola e mormorandole: ‘Sto per venire… voglio che ingoi tutto, dai….’
Lei provò a liberarsi, ma la stretta del dottore non gli concedeva scampo e quando lui, con una sorta di sordo ruggito, le sborrò in gola, fu costretta ad ingoiare tutto, mentre conati di vomito la squassavano.
Luigi non credeva ai proprio occhi. La sua pudica, schifiltosa mogliettina che ingoiava la possente sborrata di Corsi, quando faceva tante storie per prendere in bocca il suo cazzettino… e guai al mondo, se le fosse accidentalmente venuto anche solo sulle labbra!!! Luigi contemplò i corpi nudi della moglie e del dottore, che stavano prendendosi una breve pausa per rifiatare.
Guardandoli, sgranava gli occhi; lo spettacolo di sua moglie così affiatata col principale lo sconvolgeva, eccitandolo all’inverosimile e ricoprendolo di una spessa coltre di umiliazione, fonte di altre nuove, smisurate sensazioni che alimentavano smodatamente il suo immaginario erotico.
Vide Corsi sfiorarle passionalmente il collo, la gola con le labbra e poi cercare e subito trovare la bocca -a questo punto vogliosa di baci- della sua Concetta… (No, ormai non era più la sua Concetta: adesso era Ambra, l’amante del capo!)… comunque, quel bacio era il segnale che l’uomo non aveva ancora saziato i suoi appetiti e difatti, dopo aver brevemente giocherellato col sesso della sua compagna di evoluzioni, introducendole con naturalezza ben tre delle sue grosse dita dentro!, le andò sopra mentre lei allargava per bene le gambe e poi, con un unico, costante movimento, le fece scivolare il notevole attrezzo dentro, fino in fondo, fino ad angoli della vagina di sua moglie che lui non avrebbe mai potuto neanche sognare di raggiungere, tanto che lei ebbe un breve singulto, a sentirsi colmare così completamente.
Luigi non resse più: si aprì i pantaloni ed estrasse il suo cazzetto, appiccicoso per la precedente eiaculazione e cominciò a menarselo disperatamente.
Dopo un pochino, il dottore, tenendo stretta Ambra, si girò sulla schiena e quindi, senza neanche sfilare il suo possente scettro, se la trovò sopra.
Lei aprì le gambe e, spinta delicatamente dalla mano del dottore, si raddrizzò, trovandosi inginocchiata, impalata dall’uomo che, a braccia tese, le torturava deliziosamente i capezzoli, mentre entrambi si muovevano con buon affiatamento per godersi a fondo quella lenta penetrazione.
L’occhio di Luigi abbandonò per un attimo la lussuriosa scena e cadde sui pesanti tendaggi, che impedivano all’occhiuto vicinato di guardare nella loro camera… COMPLETAMENTE APERTI!
Schizzò in piedi! ‘Cazzo fai, Luigi?’ inquisì subito Corsi.
‘Ma… ma dottore… le tende… sono aperte… le volevo chiudere… sa, i vicini…’
Lui fece una breve risata: ‘Lasciale aperte! Tanto ormai chi voleva vedere ha già visto… e poi, non credi che sia un bello spettacolo vedere tua moglie fottuta, per la prima volta, da un vero uomo???’
‘Sì, sì… indubbiamente… Come preferisce lei, dottore!’ Si trovò a convenire Luigi.
Però l’omino era turbato anche dalla passione che sua moglie metteva evidentemente nel rapporto e quanto i suoi gemiti, a poco a poco, salissero di tono, fino a diventare quasi urletti ed in fine un liberatorio, potente: ‘Ohhhhhhhhh!!! Dioddioddio, mi fai morire!!!’
Dall’angolazione in cui era, poteva vedere solo una piccola parte del palazzo di fronte, ma aveva notato alcune finestre che si erano accese e poi si erano spente… forse non voleva dire nulla, ma in un paio intravvedeva a volte il brillio del tiro di una sigaretta: evidentemente, qualcuno degli occhiuti dirimpettai si stava godendo lo spettacolo di sua moglie montata da un uomo ben diverso da lui… da un vero maschio!
Il pensiero delle occhiate, dei sorrisini, delle frasi mormorate a mezza bocca, del darsi di gomito al suo passaggio, dall’indomani, gli dava una sensazione euforica, quasi un’ubriacatura!
Ambra era ancora sconvolta dal dirompente orgasmo appena provato, che già Corsi l’aveva fatta alzare e l’aveva fatta mettere alla pecorina.
Poi, mentre le accarezzava le ninfe congestionate ed imperlate del miele del piacere provato da lei, andando coi polpastrelli dalle piegoline che nascondono il clito fin su, fino al perineo ed al buchino e facendola fremere ancora di piacere, si rivolse a Luigi, in modo autoritario: ‘Non stare lì a menartelo ed a non fare un cazzo! Vieni qui a leccare il culo a tua moglie!’
Lui scattò in piedi ed obbedì immediatamente: la sua Concetta era di profilo, rispetto alla portafinestra e quindi lui considerò che chi guardava l’avrebbe vista bene, nella stanza illuminata, mentre le veniva sverginato il culo!
Una torbida felicità lo invase e quasi non ascoltò le suppliche di Ambra, perché Corsi desistesse da quell’osceno e doloroso progetto.
Corsi non si lasciò intenerire dalle suppliche della donna e quando valutò che Luigi l’avesse insalivata a sufficienza, lo rimandò a sedere sulla sua seggiola; poi si inginocchiò sul letto, con le ginocchia all’esterno di quelle della donna e con un unico colpo la penetrò davanti, mantenendo poi un ritmo abbastanza veloce.
Dopo un paio di minuti, la donna stava di nuovo cominciando a scalare il piacere, forse anche rassicurata dal pensiero che forse il suo principale avesse rinunciato ai suoi cruenti propositi, enunciati poco prima, ma il dottore si rivolse nuovamente all’omino: ‘Metti via quel cosino buffo col quale stai giocando e vieni qua: visto che ti fa piacere vedere come monto tua moglie, ti regalo un posto in prima fila!
Ecco, mettiti qui, così, in posizione di sessantanove… dai, vieni più sotto con la testa… ed ora leccala, mentre la scopo!’
Obbedì senza esitazioni e leccò appassionatamente le ninfe della sua donna, appena disturbato dai possenti ed irsuti coglioni dell’uomo che, ad ogni affondo, gli strisciavano sulla fronte.
Sentiva sua moglie che stava andando in estasi, grazie ai loro sforzi congiunti e ne fu profondamente felice.
Poi Corsi estrasse il suo grosso membro, facendoglielo strisciare sul naso e sulla fronte e gli disse: ‘Adesso tienile le chiappe più allargate che puoi!’, appoggiando la grossa cappella alla rosellina della donna.
Lei cercò di evitarlo sgusciando, piangendo, implorando, ma era tenuta bloccata anche dalla possente presa del dottore sui suoi fianchi: ‘Non rompere i coglioni, Ambra! Ho deciso di farlo e lo faccio, hai capito??? E figuriamoci se IO devo fare o non fare quello che vuoi TU!
Poi mi ringrazierai, vedrai!
Ti do un consiglio: quando spingo per entrare, NON stringere il culo o sentirai MOLTO male: la cosa migliore che tu possa fare, è spingere anche tu, come se dovessi cagare, hai capito bene?
E tu, coglione: allargagliele per bene, le chiappe: tiiiira!!!!’
Piangendo, Ambra annuì e Corsi cominciò subito a spingere, a meno di dieci centimetri dagli occhi esterrefatti ma colmi di libidine di Luigi, che pensò di rendersi utile, ricominciando a leccare la fica della moglie.
Dopo cinque minuti, però, non sentiva più singhiozzare la moglie, dopo lo straziante urlo che aveva tirato, quando la grossa cappella del dottore gli aveva forzato i muscoli dello sfintere e poi, dopoquasi un minuto perché le passasse il lancinante dolore, glie lo aveva spinto dentro lentamente, ma tutto, fino ai coglioni.
Anzi, gli sembrava che adesso si lasciasse inculare di buon grado, tanto che lui doveva quasi… rincorrerle la fica, per quanto lei andasse incontro al pube del principale, ormai.
Comunque, sua moglie continuava a stillare il suo piacere, che lui leccava via voracemente -quanto era buono! Un raffinato liquore, ecco cos’era!-, mentre il fusto del notevole attrezzo del dottore spariva, quasi per magia, nel culo della moglie.
Avrebbe voluto fare una cosa che aveva sempre sognato: tirarlo fuori e pregare sua moglie di succhiarglielo, mentre la inculavano, ma decise di astenersi dal tentare quella trasgressione: aveva paura che lei considerasse la proposta sconveniente ed anche un po’ oltraggiosa…
Poi Corsi accelerò il ritmo, fino ad una vera frenesia, mentre ormai stringeva, tirava e quasi mungeva i seni della donna, cominciando ad insultarla con termini del tipo: ‘Ci sono, vaccona!… Ti sto per sborrare nel culo… Ti allago, ti allago tutta, troia!!!’ ed a darle forti manate sul culo; anche Concetta rispondeva freneticamente alle incalzanti spinte dell’uomo e cominciava a gemere, a gemere forte, sempre più forte finché, con un urlo, non raggiunse il piacere cortoncendosi come un’invasata, contemporaneamente all’uomo che, ruggendo come una fiera, l’afferrò per i fianchi e la tenne ferma, mentre si scaricava a lungo dentro di lei.
Poi si abbandonò sulla schiena della donna, incurante del fatto che Luigi venisse schiacciato contro il materasso dal peso dei due amanti.
Dopo l’uragano di gemiti, urla e barriti, che dovevano aver sentito nel raggio di duecento metri!, Luigi immobilizzato sentì i due amanti bisbigliare affettuosamente e gli sembrò di capire che lui le chiedesse teneramente se le fosse piaciuto e lei, pur lamentando un certo bruciore all’orifizio violato, ammettesse che era stato piacevole.
Poi Corsi si sfilò -lasciando socchiuso il martoriato culo di Ambra a pochi centimetri dagli occhi sbalorditi di Luigi- si alzò e senza dire una parola andò in bagno a lavarsi; tornato in camera, gettò uno sguardo che sembrava quasi affettuoso alla sua amante, che si era allungata languidamente su un fianco, ricordando a Luigi -che si era alzato e messo in un angolo per non essere d’impiccio ai due!- ‘la Maja desnuda’ di quel pittore spagnolo, Goja; poi si vestì rapidamente e, quando fu pronto ad uscire, li salutò: ‘Ambra, ci vediamo domattina in ufficio… Luigi, ti ringrazio per la magnifica serata: sei uno squisito ospite, davvero!’
Poi trovò da solo la strada per uscire e i due coniugi sentirono schiocco della serratura che si richiudeva.
Luigi, eccitato e pieno di speranze, si avvicinò alla moglie, ma lei lo guardò e teneramente gli disse. ‘No, amore, non pensarci neanche! Sono stanchissima!’
Poi andò con passo lieve, come se danzasse, a chiudersi in bagno e solo dopo lunghe ed accurate abluzioni, Luigi poté finalmente accedere alla stanza; cercò di fare le sue abluzioni il più rapidamente possibile, ma evidente la sua rapidità non era stata sufficiente per trovare sua moglie ancora sveglia. Comodamente seduta sul divano posteriore della lussuosa berlina, Concetta guardò per un attimo la nuca di Osvaldo, l’autista che era venuto a prenderla, come ormai parecchie altre volte negli ultimi venti giorni, per portarla dove il dottore le aveva detto di farsi trovare.
La città scorreva indifferente fuori dai finestrini, mentre lei rifletteva sul quanto le cose fossero cambiate, in quell’ultimo periodo.
Come aveva preannunciato il dottor Corsi, il giorno successivo suo marito era stato chiamato dal suo principale, che gli aveva -a farla breve!- comunicato che lui passava al part-time, però conservando buona parte della sua retribuzione a tempo pieno.
Questo gli consentiva di potersi occupare della loro bimba, quando lei era impegnata per Corsi e la soluzione, in fondo, non era delle peggiori.
Però era rimasta stupita dell’atteggiamento di suo marito: sapeva di non aver sposato una persona di grande personalità, d’accordo!, ma non pensava che Luigi si sarebbe fatto così… schiacciare, annullare dal pur esuberante personalità del dottore!
Invece le dava l’impressione che lui fosse quasi… felice di aver concesso la sua donna a quell’uomo… E d’altra parte -doveva ammetterlo!- non dispiaceva neanche a lei!
Si vergognava molto, ma si rendeva conto che mentre Luigi era la dolcezza, il rispetto, l’amore, il non chiedere per non turbarla, per non scalfire ciò che con la sua severa educazione ‘perbene’ le era stato inculcato; col dottore, invece, non le veniva chiesto nulla, ma solo preteso e lei, travolta dal suo carisma, non riusciva a rifiutarsi di fare quello che lui le imponeva di fare… scoprendo un mondo pieno di sensazioni, di odori, di pensieri di… piacere; sì: piacere! Piacere grande, smisurato, animale, mai neanche immaginato e lei -ormai- era riuscita a scendere a patti con la sua vergogna, relegandola in un angolino nascosto della sua mente ed era ansiosa di fare altre scoperte, di ricevere nuove, eccitanti lezioni dal dottore…
Era rimasta molto imbarazzata quando, a casa loro, il dottore aveva deciso di possederla sul loro letto nuziale, per suggellare i cambiamenti nelle loro vite e, sopratutto, non si aspettava che Luigi accettasse, senza colpo ferire, l’umiliazione di vedere sua moglie, la madre della loro figlia!, posseduta… anzi, come aveva detto il dottore, sbattuta (una strana, sorda sensazione -oscuramente piacevole- la prese, usando quei termini che fino a quei giorni non le erano mai appartenuti!) davanti a lui!
E non si aspettava neanche che accettasse l’umiliazione (piacevolissima, per lei!) di leccargliela mentre lui la possedeva, prima davanti e poi -dio, cheddolore, all’inizio!- anche analmente!
E poi, si erano entrambi resi conto, all’improvviso, di star dando spettacolo al vicinato, ma il dottore aveva preteso che le tende rimanessero aperte e le aveva bloccato la mano, mentre lei cercava di arrivare all’interruttore del grosso lampadario centrale…
Che avessero dato spettacolo, era fuor di dubbio, a giudicare già dai sorrisini, dalle occhiate più o meno malevole o complici, dai bisbiglii, ma lei, a fianco del dottore, si sentiva una nuova donna, più forte e sicura e, pur soffrendoci un pò, aveva deciso di affrontare le eventuali, immancabili malignità con… sufficienza: come aveva sentito dire più volte -anche se prima d’allora non aveva mai compreso appieno in quale contesto potesse applicarsi la frase- ‘E’ meglio essere invidiati che compatiti’ e lei, se ne rendeva chiaramente conto!, era nell’invidiabile situazione di avere un marito che la adora e di un possente amante che invece, dalla prima volta nella sua vita!, la sa far sentire deliziosamente femmina! E, per giunta!, senza che lei fosse obbligata a sotterfugi avvilenti, senza che lei dovesse nascondere la presenza dell’uno all’altro… tutto alla luce del sole!
Fin troppo forse, pensò con un sorrisino ironico, pensando allo spettacolo che avevano dato al vicinato!
Il dottore, da quella famosa serata in casa loro, aveva cambiato il… piano sul quale si sviluppava la loro frequentazione (al di là dell’ambito squisitamente professionale, sia ben chiaro!); Corsi l’aveva interrogata, portandola ad ammettere che le era molto piaciuto essere in… balia di due uomini, posseduta da lui e leccata dal marito… e così, già la settimana seguente, dopo una cena con un importante cliente ed amico di Corsi, si era trovata in camera sia col dottore che col suo amico che, però, era restato da una parte, a guardare, mentre il dottore la spogliava e cominciava a far l’amore (‘Se ti fa piacere, chiamalo anche ‘fare l’amore’, ma va bene -forse meglio!- usare termini come scopare, fottere, trombare, chiavare…’ gli aveva spiegato il dottore, quasi seccato!) e mandandola rapidamente in estasi. Poi, quando ormai era in balia dei suoi sensi, aveva sentito le mani dell’altro uomo su di sé e poi le sue labbra e poi si era trovata il suo… coso in mano e poi… e poi si era trovata a succhiarglielo, mentre il dottore la… fotteva, inginocchiata sul letto…
Lei era venuta, ed allora il dottore si era sfilato da dentro la sua vagina e glie lo aveva dato da succhiare, mentre l’altro si scostava; lei era impegnatissima a ripulirglielo ed a dargli il massimo del piacere possibile, quando… aveva sentito l’altro, l’amico, che la possedeva!
Concetta avrebbe voluto scostarsi, rifiutarlo, alzarsi ed andarsene via seccata ed offesa… ma Ambra fece buon viso a cattivo gioco ed accettò che un altro cazzo le colmasse la fica palpitante, ancora dilatata dalla penetrazione appena piacevolmente subita dal dottore.
E la torbida situazione, invece di bloccarla -come avrebbe facilmente ipotizzato- le aveva invece ancor di più acuito i sensi, aumentando parossisticamente la sensibilità di ogni millimetro della sua pelle, tanto che sentirsi sfiorare una spalla, le faceva lo stesso effetto dello stesso sfioramento su un capezzolino… se non addirittura sul clito!
Dopo quella prima volta -prima volta con due maschi… attivi con lei!- ce n’erano state altre ed anche i partecipanti maschili erano passati da due a tre… e poi, Corsi che aveva dovuto allontanarsi e lasciarli a ‘giocare’ e un’altra volta (di nuovo con l’amico della ‘prima volta’!) che lui era stanco e non se la sentiva di partecipare e quindi… lei con l’amico ed un altro.
La prima volta che si era trovata col dottore ed il suo amico poi, tornando a casa, si sentiva piena di vergogna, sentiva di aver fatto una cosa sporca, viziosa e sopratutto poco corretta nei confronti del suo povero marito, considerando quanto piacere avesse provato con quei due uomini.
Il suo Luigi, però, aveva subito capito che lei era a disagio ed aveva affettuosamente insistito perché si confidasse, perché alleggerisse davanti a lui il suo cuore delle pene che lo gravavano e lei, dopo un po’, pur temendo una sua ‘giusta’ reazione, si era a poco a poco aperta ed aveva alla fine narrato ogni dettaglio dell’incontro.
Lui, invece di irritarsi, di mostrare gelosia, di essere in qualche modo… scortese, si era dimostrato affettuoso e l’aveva confortata, chiedendogli ogni dettaglio e dimostrandosi interessato, solidale, preoccupandosi che lei avesse davvero provato piacere e come e quanto.
Poi avevano fatto l’amore -anche se però il suo Luigi era venuto alla fine del primo affondo che aveva fatto nella sua vagina, ancora congestionata dall’intenso uso di poco tempo prima- e dopo avevano affettuosamente concordato che lei gli avrebbe sempre raccontato ogni dettaglio di ogni incontro.
E adesso, prima di uscire di casa, gli aveva serenamente raccontato i suoi programmi per la serata, mentre indossava il delizioso vestito contenuto in una scatola che un fattorino gli aveva recapitato subito dopo pranzo (in realtà nella scatola, oltre al tubino di un particolare tessuto color cartazucchero, c’era anche un delizioso paio di scarpe con dei vertiginosi tacchi ed un completino intimo estremamente delicato, anche se praticamente trasparente, composto da un minuscolo perizoma e da un reggiseno sapientemente tagliato per sostenere e valorizzare il suo seno, anche se lasciava i suoi capezzolini coperti solo da un leggerissimo velo che, ne era sicura!, avrebbe evidenziato anziché celato l’eventuale inturgidimento dei suoi ‘bottoncini’, come li chiamava il suo Luigi); gli aveva serenamente confidato che il programma prevedeva che alle otto in punto, l’autista del dottore, Osvaldo, sarebbe passato a prenderla per portarla in un ristorante dove Corsi aveva invitato dei suoi ospiti; dopo la cena, la serata sarebbe continuata in un locale da ballo ed era stata avvertita che, probabilmente, avrebbero fatto molto tardi.
Aveva anche provato una piccola, maligna soddisfazione, ad essere vista dal vicinato mentre si accomodava sulla berlina con Osvaldo che, in irreprensibile divisa da autista, le teneva aperta la portiera.
Luigi aveva osservato dal balcone sua moglie mentre saliva sul macchinone mandato dal dottore, con l’autista in divisa!, col portamento altero di una vera regina e si era reso conto che i suoi occhi non erano stati gli unici ad osservare la scena, sia dalla strada che dal palazzo di fronte.
Fremette al ricordo degli occhi -che immaginava numerosi ed interessatissimi- che avevano spiato le evoluzioni di sua moglie col dottor Corsi, sul loro lettone!
Aveva riflettuto spesso, in quelle tre settimane, sul come avesse fatto a dimenticarsi di tirare le tende, quando era andato a preparare il letto per i due amanti: probabilmente l’agitazione provocata dal disagio che il carattere volitivo del dottore gli incuteva, o dallo stato di eccitazione nel quale era piombato, prefigurando quello che sarebbe successo da lì a poco… o forse anche l’inconscia volontà che tutti vedessero, sapessero e poi commentassero, discutessero e vantassero lo splendore e le capacità di sua moglie ed oltraggiassero ed umiliassero lui, il cornuto!
Già dal giorno dopo aveva cominciato a notare gli sguardi, i sorrisini, gli scuotimenti pensosi della testa, le gomitatine tra conoscenti, i mormorii, le risatine, le teste che si voltavano di scatto perché non volevano neanche vederlo. Lui era estremamente umiliato da tutto ciò, ma si crogiolava in questa turpe sensazione: sentiva che -finalmente!- aveva realizzato il suo bisogno di essere pubblicamente umiliato, denigrato, che ora tutti avevano avuto modo di capire la sua totale sottomissione, la sua… improbabilità come marito, come maschio.
Riandò con la mente al venerdì seguente la famosa, indimenticabile cena, quando sua moglie arrivò di corsa a casa per cambiarsi e truccarsi accuratamente -trasformandosi in un capolavoro di sensualità- ed uscire di nuovo, per una cena col dottore.
Era rimasto con Maria e poi l’aveva messa nel suo lettino ed era restato a far zapping sul televisore senza guadare davvero qualcosa, fino alle tre, quando sua moglie era tornata con l’aria stanca ma felice e la tipica aura di chi aveva appena fatto del buon sesso.
Era così orgoglioso di lei!
Non aveva ovviamente avuto il coraggio di proporle di fare qualcosa, quella sera, ma il sabato sera poté avere sua moglie tutta per lui e lei si dimostrò incomparabilmente più… disinvolta del solito! Era stato assolutamente delizioso, anche se purtroppo -per colpa sua, unicamente sua!- era stato maledettamente troppo breve!
Poi, un paio di uscite dopo, l’aveva vista tornare inquieta, a disagio, con gli occhi bassi; lui era stato molto affettuoso ed era riuscito, alla fine, a farsi raccontare cosa l’aveva così turbata. Una cosa che lo aveva eccitato in modo pazzesco: in pratica Corsi l’aveva portata a cena insieme ad un suo conoscente ed alla fine sua moglie era stata scopata da entrambi; il suo modo tenero di metterla a suo agio l’aveva convinta a raccontargli ogni particolare, magari aiutata da qualche sua domanda per poter conoscere bene i più minuti dettagli, e così aveva saputo che i due uomini, oltre ad alternarsi nella bocca e nella fica, avevano alla fine concluso facendole provare per la prima volta una sontuosa doppia: fica e culo insieme!
Era entusiasta -oltre che eccitatissimo, ma questa era una cosa ovvia!- ed era riuscito a fare un accordo con la sua splendida moglie: lei gli avrebbe serenamente raccontato ogni cosa, spontaneamente e lui l’avrebbe ascoltata con innamorata passione ed interesse.
Fu così che, qualche sera dopo, scoprì che la sua sensualissima moglie aveva avuto una specie di… promozione sul campo: si era trovata impegnata con ben TRE uomini insieme!
Lui era in estasi ed anche sua moglie era in fondo così serena, soddisfatta, in pace con se stessa ed il mondo… Tutto andava per il meglio!
Anche quando il dottore aveva dovuto lasciarla da sola con due dei suoi ospiti, o quando si era dichiarato troppo stanco per potersi unire a lei ed ad altri due signori.
La cosa si era ripetuta, ma sua moglie sembrava aver raggiunto una tale sicurezza da non ritenere più indispensabile la partecipazione, od anche solo la presenza, di Corsi.
E quella sera… Mmmhhh… Le avevano consegnato un pacco con un tubino, intimo ricercatissimo, scarpe con un lussurioso tacco ed un biglietto con le istruzioni; lui l’aveva letto e precisava a che ora l’autista sarebbe passato a prenderla, qual’era il programma di massima della serata -con l’elevato rischio di sforare ad ora estremamente tarda!- ed il suggerimento di ‘adottare un make-up abbastanza vistoso’.
Guardò l’ora: probabilmente sua moglie era appena arrivata a ristorante, ad incontrare il dottore ed i suoi ospiti; calcolò che in un paio d’ore sarebbero arrivati nel locale a ballare e poi… mmmhhh; si prefigurava tutta una serie di scenari, uno più eccitante dell’altro! Gli venisse un accidenti, a quel giapponese! Ed alle sue manie!
Per fortuna sentiva ormai di controllare abbastanza bene Ambra; la stava facendo diventare sempre più disponibile alle voglie sue ed a quelle, anche più bizzarre, dei suoi clienti e, come aveva valutato fin dalla prima volta che l’aveva vista, aveva capito che quella tipa -così timida, così impacciata, praticamente vergine (in testa, se non nella fica, vista la bimba che aveva avuto da quello sfigato pippaiolo del marito), che non sapeva neanche fare un pompino decentemente e che aveva un culo più vergine di quello di un neonato- aveva una grande potenzialità troiesca dentro di sé e che, dopo averla lasciata macerare un po’ -prima con gentilezze e poi, a poco a poco, facendole venire voglie che poi lui disattendeva- avrebbe potuto trasformarla nella femmina che gli serviva in azienda.
Un aiuto insperato era venuto da quel ridicolo, patetico essere del marito, che invece di rappresentare un -pur trascurabile!- ostacolo, si era invece dimostrato utilissimo al suo ‘programma di addestramento’.
Ghignava ancora, pensando a quando se l’era sbattuta in tutti i buchi (ed aprendole il culo con la servile collaborazione dello sfigato, poi! Ahahahahah) sul loro letto, la volta dopo che se l’era sbattuta in macchina, col coglione che guidava; per giunta, quel coglione aveva lasciato le tende della loro camera da letto aperte e lui si era reso subito conto che qualcuno si era affacciato incredulo, dal palazzo di fronte, prima di spegnere la luce o la tv per gustarsi in pace lo spettacolo! Anzi: lo aveva ringalluzzito ancora di più, avere degli spettatori mentre montava quella troia e la faceva superare, anche grazie al fessacchiotto, il punto di non ritorno!
Sapeva di poter contare anche su Franco, il principale del marito, che in cambio del favore che gli aveva chiesto, era stato ripagato col primo giro che Ambra aveva fatto con due cazzi; poi Franco, la prima volta, si era comportato nella maniera giusta, lasciandolo portare la troia al punto di ebollizione giusto, prima di intervenire, prima con le mani e poi col cazzo.
La volta seguente, visto che il ghiaccio era rotto, se l’erano goduta insieme fin dal primo momento e la puttana aveva gradito molto. Franco si divertiva molto a fottere la moglie del suo dipendente, senza che lei sapesse chi lui fosse ed aveva anche malignamente buttato lì l’idea di fottersela insieme (o magari con anche qualche altro amico!), davanti al marito per vedere il coglione che faccia avrebbe fatto…
L’idea lo stuzzicava parecchio! Una cosa da organizzare un pochino, magari coinvolgendo anche qualche altro amico. Anzi… Ehehehehe! Ma sì, avrebbe fatto così!
Era anche molto contento del lavoro di Barbara, la babysitter che, dopo aver messo a letto la loro bambina, aveva fatto una bella esplorazione della loro casa, dei loro scartafacci e del loro malandato computer: era andata a colpo sicuro, per la password: digitando ‘concettamaria’ aveva subito potuto accedere ai loro files ed alla cronologia di navigazione del browser e poi gli aveva consegnato una bella relazione su tutto quello che aveva trovato d’interessante in casa. Così giovane e così capace, quella ragazza! Era davvero soddisfatto di lei!
Però adesso doveva gestire le pretese di quello stronzo con gli occhi a mandorla!
Per fortuna, Barbara aveva svolto efficacemente la sua piccola ricerca ed aveva trovato il posto adatto; unico problema, dover mandare due uomini della sicurezza a vegliare sul suo importante ospite, e su Ambra!, ma nel modo più discreto possibile, si era raccomandato!
Il musogiallo, appena sapute le misure di Ambra, si era fatto inviare da ‘casa’ quanto riteneva indispensabile a soddisfare le sue voglie e quindi, ora, era tutto pronto… a parte convincere Ambra ad accettare una così rapida evoluzione del suo -inconsapevole!- addestramento.
Ma a quello ci avrebbe pensato lui… a partire da subito, visto che la sua auto con Ambra a bordo stava giusto arrivando.
Come Ambra scese, Osvaldo ripartì, per andare a prendere l’ospite di Corsi in hotel.
‘Dottore…’ lo salutò la donna, sempre intimidita da lui che, dentro di sé, sorrise: la trovava deliziosa, così timidina e modesta con lui e coi suoi ospiti, finché non le scattava quel magico interruttorino nella testa -così facile da far scattare con qualche carezza, un bacio, una palpatina- e diventava allora una fantastica femmina da sesso.
E adesso doveva giusto preparare quell’interruttorino a scattare, ancora più facilmente del solito, anche se in situazione più critica di quanto fino ad allora capitato: ‘Ciao Ambra… Stai benissimo con quell’abito! Ho fatto davvero bene a mandartelo!’
Lei sorrise, sia per il complimento che per il dono ricevuto e stava per replicare, quando Corsi continuò: ‘Sediamoci un pochino qui fuori, a quel tavolino… Il mio cliente non è ancora arrivato e mentre lo aspettiamo, facciamo due chiacchiere…’
‘Come desidera, dottore’ rispose lei, con un sorriso che cercava di apparire più sicuro di quanto lei fosse al cospetto del principale.
Scambiarono banalità finché il cameriere non servì loro le bevande ordinate da Corsi senza neanche consultarla, come suo solito!, ma poi cominciò a dirle le cose che doveva farle sapere: ‘Sono molto, molto contento di come stai affrontando questo nuovo, particolare incarico che ti ho assegnato… -lei annuì sorridendo, compiaciuta dell’apprezzamento-‘ e noto che hai fatto tesoro dei suggerimenti che le persone a cui ti ho affidata ti hanno dato: adesso sei una bella donna, raffinata nel vestire, con un bel portamento, padrona dell’arte di truccarsi secondo occasioni e necessità… oltre alle altre abilità che hai acquisito’ le strizzò l’occhio in modo complice e lei fece un timido sorrisino, pur arrossendo.
‘Il mio cliente di stasera è un cliente molto, molto, molto importante per la nostra società e se le trattative andranno bene, come spero che vadano… anche grazie alla tua fattiva collaborazione -in fondo era facile: bastava farla sentire responsabile!- allora per la nostra azienda si aprirebbero anche importanti canali in estremo oriente, cosa che ci porterebbe a fare un notevole salto di qualità, a doverci perciò ingrandire ed ad avere bisogno di assumere parecchie altre persone… -un po’ di responsabilità sociale, sapeva che poteva aiutarlo ad ottenere più facilmente ciò di cui aveva bisogno, dalle persone come Ambra, che non aveva ancora dimenticato cosa voleva dire non trovare occupazione!-… quindi ti raccomando il dottor Akito Masu: è un giapponese, uomo di cultura diversissima dalla nostra e potrebbe, quando rimarrete soli, farti delle richieste che magari, al loro paese sono normalissime, per quanto stravaganti possano sembrarci.
Qualunque cosa lui possa chiederti, tu dovrai farla, senza alcuna esitazione… Non dimenticare che loro sono abituati alle gheishe che, come ben saprai, fanno qualunque cosa con gioia, per compiacere l’uomo.
So che, se vuoi, sarai perfettamente all’altezza della situazione…’ La guardò con un’espressione severa, vagamente preoccupata, come se in realtà dubitasse di quanto aveva appena affermato e la donna cadde nella piccola trappola psicologica, raddrizzando le spalle e guardandolo con sguardo deciso.
Non le diede tempo di replicare e concluse: ‘Posso far conto sulla tua collaborazione e totale spirito di servizio?’
Lei, che si sentiva ormai consacrata a quella missione, affermò semplicemente: ‘Farò del mio meglio, dottore’
‘Brava’ le diede una plateale manata sul ginocchio ‘sapevo di poter contare sulla nostra magica Ambra!’
Finirono i loro drink, mentre Corsi le spiegava alcuni piccoli dettagli per essere gradita fin dal primo momento al suo ospite che, tempo dieci minuti, arrivò portato dall’irreprensibile Osvaldo.
I due uomini si salutarono con una certa affabilità, poi Corsi presentò Ambra come sua assistente particolare, che fece un piccolo, garbato inchino molto apprezzato dal dottor Masu, un ometto paffuto, sulla sessantina, quasi calvo e non troppo alto; a contraddire l’aspetto pacioso ed innocuo, lo sguardo tagliente, come d’acciaio e la voce precisa, sicura, che fecero capire ad Ambra quanto il dottor Masu potesse essere un uomo da non contraddire.
La cena si svolse normalmente, con Corsi che a volte, discutendo con lo straniero, si rivolgeva a lei chiedendole dettagli o precisazioni, che lei era perfettamente in grado di fornire.
Corsi usava questo giochino di coinvolgerla per far capire al suo ospite che la donna non era una semplice escort prezzolata, ma bensì una sua vera collaboratrice e questo semplice espediente aiutava a far sentire più… importanti sia l’ospite che la donna.
Alla fine della cena, quando stavano ormai uscendo dal ristorante, il dottor Corsi pregò l’ospite di perdonarlo, ma che purtroppo non si sentiva granché bene e preferiva andare a casa; però avrebbe lasciato la sua auto e la sua assistente per far finire la serata dell’onorevolissimo dottor Masu nella migliore maniera.
I due uomini allora si scostarono da lei di un paio di passi e scambiarono poche brevi frasi; poi Corsi annuì, sorrise, diede la mano a Masu ed andò a dare brevi istruzioni all’autista, che annuì a sua volta, facendo un piccolo inchino.
Quando Masu ed Ambra arrivarono all’auto, Osvaldo aprì loro le portiere e, dopo che si furono accomodati sul divano posteriore, partì senza bisogno di avere indicazioni da loro. Durante il tragitto, il dottor Masu appoggiò familiarmente la mano sulla coscia di Ambra e cominciò ad accarezzarla, approfittando dello spacco anteriore dell’abitino e risalendo, ad ogni passata, sempre più in alto, verso il fulcro della sua femminilità.
Intanto spiegava -in inglese, lingua che la donna padroneggiava senza alcun problema- le sue idee per il prosequio della serata: ‘Sono molto dispiaciuto che il tuo eccellentissimo principale non sia potuto restare a farci compagnia, ma sono certo che passerò lo stesso una magnifica serata: il dottori Corsi mi ha assicurato che sei una donna molto gentile e devota!’ concluse, guardandola fissa negli occhi, col suo sguardo inquietantemente affilato e lei provò un piccolo, profondo brivido, terrorizzata dalle conseguenze nel caso lo avesse deluso.
Dopo una breve pausa ad effetto, l’uomo riprese a parlare: ‘Amo i locali da ballo ed amo portarci le mie accompagnatrici… -la donna fece un breve sorriso, ricambiato con un rapidissimo lampo dei denti del giapponese-… e stasera voglio fare un piccolo esperimento, col tuo aiuto’
La scrutò e lei annuì, con un piccolo sorriso acquiescente e restando in cortese attesa dei dettagli e difatti: ‘Io non amo ballare, ma tu dovrai invece ballare per me; probabilmente, vedendoti accanto ad un uomo anziano come me, verranno ad invitarti a ballare e tu accetterai sempre, senza alcuna esitazione…’ Concetta era un po’ perplessa, ma Ambra annuì con fare sicuro ‘E se loro vorranno prendersi delle libertà, li lascerai fare… qualunque cosa loro decidano di fare! Ti è ben chiaro?’
Lei, intimidita, annuì.
Il dottor Masu annuì, soddisfatto sia dell’assenso della donna, sia del sentire la sua natura -alla quale la sua mano era ormai lentamente arrivata- rovente e decisamente umida per l’eccitazione.
‘Qualunque cosa! Sarai acquiescente e disponibile a qualunque cosa loro vorranno fare…’ ribadì l’orientale mentre già la vettura stava rallentando e lei guardò blandamente incuriosita fuori dal finestrino: stavano fermandosi in una strada di periferia, davanti ad un locale abbastanza sgangherato e decisamente popolare, intorno al quale si aggiravano persone principalmente di provenienza est-europea, alcuni già evidentemente alticci.
Concetta valutò che, lì dentro, quella ciurmaglia l’avrebbe… sbranata, ma Ambra aveva un preciso incarico e quindi sorrise blandamente, curiosa di sottopoersi anche a quel tipo di prova.
L’entrata della coppia venne notata da molti dei presenti: lì non era facile vedere un anziano orientale entrare a braccetto di una bella donna elegante; quello era più un posto da muratori, camionisti, badanti e gente -uomini e donne- con attività spesso a cavallo sul confine della legalità.
Riuscirono a trovare un traballante tavolino abbastanza vicino alla pista da ballo ed un cameriere con lo sguardo da faina prese l’ordinazione per due whisky.
Mentre osservavano la gente ballare, Masu si chinò verso la donna e le bisbigliò: ‘Assumi un atteggiamento come di chi non vede l’ora di ballare!’
Lei annuì e quasi subito si girò verso la pista, con le gambe accavallate ed il piede sospeso che dondolava a tempo di musica, mentre l’orientale aveva intrecciato le mani sull’ampio ventre e sembrava quasi un Budda incravattato.
Quasi subito, un tipo dalle spalle larghe, l’aria brutale, i capelli biondi tagliati quasi alla militare ed una bocca di brutti denti venne ad invitarla, con un modo molto sbrigativo: ‘Vieni!’
Lei guardò il dottore, che annuì paciosamente e la osservò mentre veniva quasi strappata via dalla poltroncina dallo strattone che l’uomo diede alla mano della donna.
Come entrarono sulla pista, la piccola magia dell’abito di Ambra si attivò, sotto le luci stroboscopiche, diventando praticamente trasparente; per contro, le cuciture dell’intimo diventarono vagamente luminescenti, sottolineando il profilo del suo pube, la parte alta delle sue natiche ed incorniciandole i seni.
Masu fece un sorrisetto maligno, mentre la coppia cominciava a ballare, ignara della trasparenza, ma attirando subito le voraci occhiate di molti maschi presenti in sala.
Nei pochi minuti successivi, parecchi uomini si accalcarono attorno alla coppia e solo dopo poco la donna si rese conto di apparire ancor più che nuda.
Il dottore si godette lo spettacolo delle prime mani puntare al culo della sua accompagnatrice ed altre che preferivano invece i seni.
Lei, memore delle raccomandazioni, continuò imperterrita a ballare sorridendo disponibile, mentre i maschi, notando la sua arrendevolezza, diventavano sempre più arditi, alzandole il tubino fino alla vita e scoprendole i seni.
Il tipo che l’aveva invitata a ballare, appena capì perché così tanti uomini si accalcassero attorno alla sua ‘dama’, decise di sancire i suoi diritti di precedenza, per cui le infilò un dito nel perizoma, diede un brusco strattone e, dopo averlo stracciato, lo lasciò a penzolare intorno ad una coscia e le infilò bruscamente due grosse dita nella vagina, di colpo.
La possente mossa dello slavo quasi sollevò Ambra da terra, che si stupì nel sentire che il suo corpo, pur così brutalmente oltraggiato, reagiva in modo inaspettato, visto anche il contesto di ebbri sconosciuti che si assiepavano attorno a loro, eccitandosi.
Si sentiva un lago e via via che altre mani la toccavano, accarezzandole le cosce, palpandole le natiche o strizzandole i seni e torcendole i capezzoli, sentiva man mano salire la sua eccitazione, tanto che non rifiutò il bacio del suo ballerino, ma anzi lo corrispose lascivamente.
Dopo cinque minuti, durante i quali era stata anche piegata a dare velocissime succhiate ad un numero imprecisato di membri virili e mentre intorno a lei sentiva scambi di brevi frasi in qualche lingua vagamente slava, sentì le mani di qualcuno che le risistemarono sommariamente l’abito e poi il suo ballerino la prese per un polso, facendola trottare giù dalla pista e dirigendosi verso i bagni, seguiti da diversi altri uomini.
Il dottor Masu occhieggiò l’orologio, calcolando quanto tempo era passato dal momento in cui la sua accompagnatrice era salita sulla pedana col tipo e sorrise, soddisfatto.
Poi si alzò e, con passo tranquillo, si diresse verso i bagni.
Varcò la porta con l’omino stilizzato e subito vide la sua accompagnatrice che, afferrata per i capelli, era piegata a succhiare un cazzo, col tubino ammucchiato attorno alla vita ed i brandelli del perizoma che le penzolavano tristemente attorno alla coscia, mentre il suo ballerino, da dietro, la fotteva con violenti colpi e con altri erano attorno a palpugnarla ovunque, a tirarle i capezzoli, ad insultarla in italiano ed ad incitare il ballerino nella sua lingua, con grandi risate.
Il massiccio slavo vide il dottore entrare nel locale e lo sfidò con lo sguardo, ma lui sorrise mitemente e si appoggiò al muro piastrellato, in un angolino per non essere d’intralcio.
L’uomo allora capì la situazione ed aumentò la frequenza degli affondi e cominciò ad insultare ancor più pesantemente Ambra, facendola spostare in modo che potesse essere ben osservata, di profilo, durante la monta dall’accompagnatore al quale, in contrasto con la postura rilassata, brillavano gli occhi di un insano divertimento.
Poi estrasse il membro dalla fica di lei -un notevole attrezzo, valutò il dottor Masu- e lo appoggiò contro l’orifizio anale di lei; un attimo di concentrazione e poi, con una unica spinta inesorabile, forzò lo sfintere palpitante e sprofondò dentro di lei fino ai grossi testicoli, facendola sussultare.
Pochi colpi ancora e lo slavo afferrò la donna per i fianchi e la tenne ben infissa sul suo cazzo, mentre le si svuotava nel retto grugnendo.
Poi si sfilò e, ancora col cazzo penzoloni mezzo moscio, andò con passo arrogante verso Masu; gli si fermò col viso feroce a dieci centimetri da quello mite del dottore e gli bisbigliò: ‘Già che ti piace vedere la tua troia fottuta da veri uomini e che voglio guadagnare soldi, adesso tu mi dai cinquanta euri per guardare e io ti lascio vedere come la fottono, pagando me!’
Il giapponese aveva capito appena il senso del discorso, ma annuì sorridendo pacificamente ed estrasse una banconota verdolina da cento dalla tasca dei calzoni.
‘Questi vanno bene, nonnetto!’ esclamò lo slavo, strappandogliela di mano.
Poi si girò verso gli altri ed abbaiò imperiosamente alcune secche frasi nella loro lingua; il tipo che prima glie lo aveva piantato in gola e che stava per possederla -sempre piegata a novanta gradi, con i piedi divaricati e le mani che appoggiavano sul bordo del lavabo- smise di tenerla per i fianchi, si raddrizzò e prese di tasca alcune banconote, che al dottore sembrò formassero la cifra di cinquanta euro, dandole poi allo slavo, che la intascò con un sorrisetto ed biascicando una parola.
Qualcuno dei presenti fece una domanda e il ballerino rispose divertito, tra risatine di tutti gli altri che, comunque, consegnarono all’uomo i loro cinquanta euro e cominciarono a fare i loro comodi con Ambra, impegnandole la bocca a turno, in attesa di passare alla fica od al culo, dove si sarebbero scaricati.
Poi il primo di loro venne, con una sorta di gemito animale; lasciò il posto ad un altro, si risistemò, scambiò un sorriso complice con lo slavo ed uscì dai bagni; cominciarono poi ad arrivare altri maschi e alcuni, prima di gettarsi su di lei, diedero il loro obolo allo slavo.
Molti erano arrivati solo per utilizzare i servizi o semplicemente per lustrarsi gli occhi, ma vennero o spediti rapidamente nei cubicoli o cacciati senza tante storie dal ballerino.
Dopo circa tre quarti d’ora, lo slavo si considerò soddisfatto ed inoltre vide che la donna era davvero esausta; attese che l’ultimo si svuotasse sulle reni della sua occasionale puttana (dopo i primi tre o quattro, aveva acconsentito che i maschi si svuotassero dove preferivano ed ora Ambra aveva il viso, i capelli ed il corpo segnato da densi schizzi colanti);
Si avvicinò al viso della donna abbassandosi la zip dei jeans sdruciti e lei, intontita dagli abusi, già si preparava passivamente all’ennesimo pompino, magari anche questo con ingoio -come diversi altri fino ad allora- ma l’uomo impugnò il suo membro flaccido e, dopo averla afferrata per i capelli ormai luridi, cominciò ad orinarle sul viso, i capelli, le spalle, i seni penduli.
Quando si fu infine alleggerito, la tirò su e la sospinse, ancora gocciolante, verso il dottor Masu: ‘Puoi portare via la tua baldracca… Ah! E grazie, eh!’ concluse ghignante.
L’orientale ringraziò, con un cortese sorriso ed un leggero inchino, poi prese Ambra sotto braccio ed, in breve, uscirono dalla balera e si diressero verso la berlina dove Osvaldo, avvertito da uno dei discreti uomini della sicurezza delle condizioni della donna, aveva già recuperato dal bagagliaio un telo che teneva piegato sul sedile accanto a lui, pronto per evitare di lordare le pregiate sellerie della vettura.
Lei apprezzava il sostegno che il dottore le dava, mentre lasciavano il sordido ambiente, dopo che le aveva sommariamente risistemato addosso il tubino, che faceva intuire i recenti accadimenti con vistose macchie; si sentiva malferma sulle gambe e le bruciava sia davanti che dietro per il ripetuto abuso.
Anche la mascella le doleva e sentiva un fastidio in fondo alla gola; sapeva di puzzare -sia per l’afrore dell’orina dello slavo che aveva sentito subito, mentre lui le dirigeva incurante il getto anche sul naso e nella bocca socchiusa, sia per tutto lo sperma che le era stato schizzato addosso o riversato dentro e che adesso, lentamente, le colava fuori lungo le cosce- e sentiva la pelle tirare man mano che la sborra le si seccava addosso e le cosce appiccicose per le luride colature che non riusciva ad impedire.
Il dottor Masu le sorrise, esprimendo la sua soddisfazione ed il suo cuore fece una piccola capriola di gioia: aveva felicemente compiuto quanto chiestole dal dottor Corsi!
Rifletté che all’inizio aveva avuto paura… ma poi la determinazione a compiacere il dottor Masu, e quindi a soddisfare i desideri del dottor Corsi, aveva preso il sopravvento e si era, come si suol dire, gettata in pasto al branco!
Le mani, tutte quelle mani di quegli assatanati addosso, l’avevano dapprima intimidita, ma poi una strana nuvola di piacere l’aveva avvolta e si era completamente lasciata andare eccitandosi inaspettatamente, affidandosi ai rudi voleri di quegli stranieri ed assecondando le loro turpi volontà, già sulla pedana da ballo; le due rapide occhiate che riuscì a tirare al dottor Masu la tranquillizzarono: l’uomo assisteva, con un placido sorrisetto sul viso altrimenti impassibile, agli assalti che lei subiva.
Poi venne forzata a piegarsi e si trovò a baciare alcune cappelle, la cui igiene lasciava molto a desiderare; però lei, coinvolta dal suo incarico e ormai assalita da un’inesplicabile eccitazione, si prestò di buon grado a quella umiliante, pubblica prestazione.
Si preoccupò un poco quando il suo improvvisato compagno la risistemò sommariamente (Non mi vuole più? Ho sbagliato qualcosa? Adesso il dottor Masu cosa penserà? Si arrabbierà?) per poi trascinarla via.
Appena prima di varcare la soglia dei servizi, si girò allarmata, ma si tranquillizzò subito vedendo che il suo illustre ospite si era alzato e li stava placidamente seguendo, evidentemente per poter verificare gli esiti del suo ‘esperimento’.
Poi, nei bagni, l’abuso non aveva più avuto alcun limite e lei, eccitata dall’essere per la prima volta usata -letteralmente!- come una puttana (tanto che lo slavo si era fatto pagare da tutti per lasciarla usare) ed inoltre tranquillizzata dalla presenza, evidentemente compiacente e… divertita (?) del giapponese, si era prestata ad ogni turpitudine ed aveva perso il conto dei membri che le erano stati forzati fino in gola o le avevano forzato gli altri orifizi, scaricandosi disordinatamente ovunque… e le strette dolorose alle cosce ed ai seni, i pizzicotti e gli strattoni ai capezzoli, le manate su cosce e natiche, poi!
Alla fine era esausta, ma orgogliosa di sé, oltre che oscuramente eccitata per tutto ciò che aveva lasciato fare al suo corpo ed aveva accolto quasi con gioia che il tipo mandasse via gli altri; il disgusto provato per l’aspro, salmastro, bruciante getto che l’uomo le aveva diretto sul viso, in bocca ed addosso, lo considerò un prezzo ragionevole per la fine di quel frenetico tour de force.
Una strana sorta di tenera eccitazione, la colse pensando all’espressione estatica di suo marito Luigi, quando avrebbe avuto modo di raccontargli gli sconvolgenti sviluppi di quella incredibile notte… Mentre la vettura attraversava le vie ormai quasi deserte della città, diretta all’albergo dove il dottor Masu soggiornava, le venne in mente come un fotogramma degli accadimenti nei bagni della balera: aveva l’impressione che in quella marea di facce anonime, una in particolare le ricordasse invece qualcuno, come se guardando la foto di un gruppo di sconosciuti, risaltasse -quasi in rilievo!- una faccia nota, lì in mezzo.
Cercò di mettere a fuoco quel viso, tra le immagini che la sua mente aveva registrato poco prima, ma venne distratta dall’arrivo all’albergo, uno dei più lussuosi della città.
Si trovò ad entrare nell’elegante hall a braccetto dell’inappuntabile giapponese: lui così composto, misurato e lei invece con evidenti tracce di sperma ormai essicato sull’abito ed i capelli, il trucco sfatto, le calze avvitate sulle gambe e smagliate; il concierge fece un sorriso professionale e diede con apparente noncuranza la buonanotte al pregiato ospite dell’hotel, decidendo di ignorare completamente la stazzonata presenza femminile al suo braccio.
Una volta giunti in camera, Masu le fece togliere le raffinate scarpe, insozzate anch’esse da qualche goccia ormai raggrumata, lasciandola con l’abito e le calze.
L’uomo allora estrasse dei rotoli di corda da un piccolo trolley e le disse di restare in piedi, davanti a lui, dandogli le spalle.
Le prese delicatamente le mani e glie le fece accostare, appoggiandone i dorsi sulle natiche.
Lei sentì che il dottore le legava i polsi, con una morbida corda che doveva essere di canapa o cotone, e poi man mano incrociando la fune, sentì che con diversi passaggi che percepiva lungo gli avambracci, era arrivato fino ai gomiti, che ora erano quindi quasi affiancati, costringendola ad una postura con le spalle indietro, che le faceva perciò puntare bene in avanti i seni.
A quel punto l’orientale le venne davanti, brandendo un paio di forbici; con indice e pollice della sinistra le pizzicò un capezzolo, facendolo subito inturgidire ed al contempo avvicinò le forbici con le lame minacciosamente aperte. Lei si sentì gelare dalla paura, mentre sentiva che il suo capezzolino scivolava dalla stretta del dottore, che adesso stringeva solo il tessuto del vestito, tirandolo molto.
Le lame delle forbici si avventarono e poi morsero implacabili, tagliando con un segno netto il tessuto che subito tornò ad aderire al seno e lasciando scoperta l’areola al centro del quale, tesissimo, si ergeva il capezzolo eccitato anche dalla paura.
L’uomo si dilettò così, tirando il tessuto in determinati punti per poi tagliarlo e lasciare oscene finestre che sottolineavano le sue varie attrattive muliebri -come i fianchi, la scollatura, l’inguine, le natiche, le ginocchia le cosce- trasformando l’abito e le calze di lei in un mucchietto di coriandoli di tessuto, sinché lei non fu completamente nuda.
Poi il dottore orientale la pilotò fino a farla inginocchiare sul letto, guidandola e pronto a sostenerla, tenendola per un braccio ed in capo a dieci minuti, lei si trovò con una legatura appena sopra e sotto a ciascun ginocchio e che quindi la costringevano a tenere i polpacci contro le cosce; anche le caviglie vennero legate all’attaccatura delle cosce e da lì partirono altre due morbide funi che le strinsero i seni alla radice, congestionandoli rapidamente e facendola anche sentire con il busto avviluppato dal morbido ma fermo abbraccio delle funi e che la obbligavano ad una postura col sedere ben più alto della testa, che si trovava all’altezza delle ginocchia divaricate, con la fune che, pur senza stringerla sgradevolmente, la costringeva comunque in quella posa molto indifesa.
Le capitò di riflettere, in un lampo, che quelle funi, quei nodi la bloccarono sì in una determinata posizione, ma che però la facevano anche sentire’ tutelata, avvolta, come stretta in un abbraccio rassicurante, al quale abbandonarsi: era turbata da queste impreviste sensazioni!
Finito di legarla, il dottor Masu tirò fuori dal trolley una sorta di bastone telescopico, con l’impugnatura all’estremità dritta, mentre a quella ricurva fissò due grossi simulacri di membro in gel trasparente, che poi le fece entrare nei suoi martoriati pertugi.
Nonostante vedendoli Concetta fosse preoccupata per la loro notevole dimensione, le entrarono dentro con una inaspettata facilità, scivolando facilmente sulla patina di sperma che ancora le ricopriva le ninfe e lo sfintere, anche esternamente ed approfittando dei tessuti stirati e forzati della notevoli ed abbondanti penetrazioni di un’oretta prima.
Infine, estrasse ancora dal suo trolley un paio di morsetti a molla, che lasciò lentamente serrare sui capezzoli di lei, già ipersensibili per la legatura di ciascun seno.
Una volta preparata così, il dottore si mise davanti a lei e, da sopra la sua testa, impugnò il manico, che le passava sotto i gomiti ed i polsi contro la schiena, per fotterla coi due cazzi finti nella fica e nel culo e dandole, per finire, da succhiare il cazzo di ragguardevoli dimensioni. Subendo tutte queste inaspettate stimolazioni e nonostante il dolore che cominciava ad irradiarsi dai seni, dalla scomodità della posizione e dal bruciore che i due voluminosi ‘oggetti’ scatenavano nei suoi maltrattati buchini, Ambra venne travolta -nonostante la stanchezza ed i recenti abusi- da una potente ondata di torbido piacere, che la portò a raggiungere un orgasmo assolutamente inaspettato, proprio nel momento in cui il giapponese le si scaricava in gola, grugnendo soddisfatto.
Erano quasi le cinque del mattino, quando il taxi si fermò davanti al suo portone; Concetta prese la borsetta e pagò la corsa, aggiungendo anche un’apprezzabile mancia.
Poi scese, elegante nel suo tubino blu chiaro, con una leggera giacchina sulle spalle e sensualissime calze con la riga dietro; se non fosse stato per qualche piccola macchia biancastra -ma praticamente non visibile- sulle eleganti decolté col tacco a spillo, la si sarebbe potuta valutare una inappuntabile signora, con un trucco delicato, ma adatto a valorizzare il suo bel viso ed i capelli lucenti e ben pettinati.
Rifletté che il dottor Masu, dopo essersi svuotato nella sua gola, l’aveva infine liberata dei morsetti che le azzannavano i capezzoli, delle strette legature che avevano fatto diventare i suoi seni violacei oltre che ipersensibili, degli ingombri che le aveva piantato e pilotato dentro e poi dalla sua postura obbligata, sciogliendole le legature ed infine facendole trovare i capi di vestiario identici a quelli che aveva sminuzzato con le forbici.
L’occhio le cadde sull’unica finestra illuminata nella sua palazzina e sulle due dei loro dirimpettai; sorrise fra sé, identificandole -rispettivamente- con l’appartamento della vecchietta del primo piano, quello dei rumeni del primo piano ed infine quello della povera signora Elisa al secondo, che viveva con quel poco di buono del figlio Marcello, un quarantenne che sapeva già essere stato in galera per droga e poi anche per reati violenti e violenza carnale.
Sbadigliando, entrò alla fine in casa e sentiva qualcuno parlare: strano!
Poi capì che era la solo la televisione accesa a basso volume, davanti alla quale suo marito, il suo Luigi, si era addormentato, scompostamente ammucchiato sul divano.
Si avvicinò in punta di piedi e con tenerezza lo guardò dormire; decise di spegnergli il televisore, ma la variazione di luce e la scomparsa del brusio di fondo del sonoro, lo fecero sobbalzare ed aprì gli occhi, sonnolento.
La vide e sorrise: ‘Amore mio! Eccoti! Racconta, com’è andata la serata?’
Lei gli sorrise, affettuosa; ormai aveva ‘preso il giro’ di raccontare al marito ogni dettaglio, ogni particolare: il suo sincero e festoso interesse, poi, l’aiutava ad affrontare con una certa naturalezza ogni cosa che, fino a pochi mesi prima, avrebbe considerato inimmaginabile e sconveniente!.
Ora si rendeva conto che le cose che Corsi l’aveva portata ad accettare le davano una qual certa soddisfazione, un qual certo piacere (perché no?) e gli incoraggiamenti del suo Luigi ad accettare tutto, ad accogliere con gioia e curiosità ogni nuova sfida la confortavano molto e la spingevano ad osare sempre di più.
Anche la loro vita sessuale era migliorata perché, da quando aveva cominciato quella inaspettata esperienza col dottor Corsi, lei aveva imparato a donarsi completamente agli uomini e quindi anche a lui -senza gli sciocchi pudori che aveva prima!- e nonostante il piacere di Luigi esplodesse sempre troppo presto per soddisfarla appieno fisicamente, apprezzava molto la gioia quasi infantile che vedeva negli occhi del marito.
Si scambiarono un lungo, appassionato bacio e lei non si preoccupò minimamente che suo marito Luigi avvertisse tracce del sapore dello sperma che aveva ingoiato: lui le aveva detto già diverse volte quanto apprezzasse quei sapori nei loro baci ed anzi, ripensò un attimo a quanta passione suo marito ci mettesse anche a baciarle il sesso e l’ano, quando tornava dai suoi incontri col dottor Corsi e con i suoi ospiti portandone ancora vischiose tracce.
Si avvicinò al divano per sedersi, ma il suo Luigi -rapidissimo!- le infilò le mani sotto la gonna, verificando, con entusiasta stupore, quanto l’avessero dilatata durante quella lunga serata.
Gli sfilò dolcemente le mani e poi si sedette sul divano accanto a lui e, nonostante sentisse montare la stanchezza dentro di sé, gli sorrise con dolcezza e cominciò a narrare : ‘Allora: quando Osvaldo mi è passato a prendere…’ L’aveva vista uscire, poi aveva cercato di immaginare dove fosse, cosa stesse facendo in ogni singolo momento e man mano che il tardo pomeriggio diventava sera e poi si trasformava in notte; la sua fantasia la immaginava in situazioni, a fare e dire cose oppure ad ascoltarle e subirle…
Luigi era entusiasta della confidenza che era riuscito ad instaurare con la moglie: questo gli permetteva di sapere tutto, serenamente da lei: cosa faceva, cosa le veniva chiesto, quali piccoli limiti, ogni giorno, lei superava per diventare la donna disponibile che lui aveva sempre sognato.
Ed anche l’appassionante umiliazione di sapere che altri potevano godere del corpo della sua consorte, era per lui un afrodisiaco irresistibile…
Ma la cosa che più lo faceva vibrare letteralmente di eccitazione, era il crogiolarsi nella situazione creata degli sguardi, le occhiate, i sorrisini, i bisbiglii da parte di chi era a conoscenza di quanto sua moglie fosse disponibile per altri… magari perché aveva verificato questa disponibilità di persona, usandola senza limiti o pensieri!
Lo aveva molto eccitato offrire sua moglie al dottor Corsi e capiva che quello era stato il punto di non ritorno: dopo quella sera, il dottore aveva evidentemente superato le remore che probabilmente nutriva -forse preoccupato dalla sua contrarietà? Boh!- ed aveva cominciato a fottersi sua moglie e, col tempo, anche a condividerla od affidarla ad altri per farla montare!
Molto eccitato anche dal fatto che alcuni vicini avessero probabilmente assistito alla monta di Corsi, che si era fottuto in ogni buco sua moglie e, per giunta, facendo vedere a tutti che lui era presente e non aveva minimamente tentato di contrastare la cosa… anzi!
Aveva cominciato a notare sguardi, sorrisini, gomitatine, risatine, parlottii e la cosa lo eccitava in modo irresistibile.
Le ore passavano ed ormai era notte fonda; aveva sentito, tenendo basso l’audio del televisore, rientrare man mano tutti i casigliani, affacciandosi ogni volta; prima la coppia che vive accanto a noi, col bambino di dieci anni, la coppietta di pachistani del palazzo di fronte e via via che la sera diventava notte, i giovani del tezo piano di fronte, la coppia del nero con la bianca e poi il galeotto che vive con la madre quasi di fronte a loro ed infine i figli e buon ultimo il padre degli albanesi del terzo piano.
Ma lei, sua moglie, ancora non arrivava; gli aveva detto che sarebbe tornata a dormire, prima di uscire e quindi se da una parte, la immaginava in mezzo a situazioni incandescenti -magari presa da decine di uomini con grossi cazzi!-, dall’altra una vaga inquietudine cominciava ad invaderlo e pensava con una vaga ansia che le fosse capitato qualcosa, per fare così tardi senza avvisarlo!
Poi, una sensazione di cambiamento, un qualcosa che era mutato le soggiorno lo destò e subito sorrise, vedendo la moglie che lo guardava con occhi amorevoli.
Un tenero bacio tra loro e poi lei cominciò, serena, a raccontare le esperienze appena vissute, con l’eccitato stupore di suo marito.
‘Corsi!… ah ciao, Franco, come stai?… Dimmi!… Ah, davvero???… Eheheheheh… Mah, se ti diverte, perché no?… No, dai: spiega per bene!… Ah, sì? Tutti?… E vuoi farlo davvero?… Ahahahahahahah! Mi piace, sì; mi diverte da morire!!!… No, davvero: mi immagino le facce! Ahahahahahhah… davvero, mi piacerebbe esserci, eheheheh… Non tentarmi… No, non posso davvero: devo andare a New York e tornerò solo sabato sera… Però se mi racconti poi tutto, mi fai un piacere… Sì, va bene… Ok, ciao!’
La settimana lavorativa riprese nella sua abituale routine per entrambi, ma il martedì poco prima dell’ora di staccare, il principale di Luigi, radioso, chiamò tutti gli impiegati ed annunciò: ‘Quella trattativa col gruppo estero è andata a buon fine e quindi, visto che quasi tutti avete contribuito al buon esito, pensavo di festeggiare tutti insieme, venerdì sera, al ristorante… Poi, magari, chi ne ha voglia può continuare la serata anche, per esempio, a ballare, tutti insieme.
Ovviamente l’invito riguarda sia ciascuno di voi che le vostre mogli… capito Crotta?… che compagne, compagni eccetera…’
L’annuncio venne accolto da un brusio soddisfatto e solo Luigi era perplesso dalla sottolineatura che il su capo aveva fatto per assicurarsi che anche sua moglie fosse presente.
Un brivido di eccitazione lo percorse, al pensiero di presentare la sua Concetta al principale, che sospettava essere molto interessato dalle donne, pensando che magari… poteva succedere qualcosa, che magari il suo principale poteva… interessasi a sua moglie e quindi, poi, poteva succedere qualcosa di eccitantemente umiliantissimo.
‘Vado bene, così?’ ‘Sì, amore mio, stai benissimo!’ Luigi contemplò la sua Concetta, elegantissima in un tubino nero attillato, pronta per accompagnarlo alla cena aziendale.
Salutarono la baby sitter e si avviarono verso il ristorante in collina.
La Concetta di qualche mese prima sarebbe stata imbarazzata ed intimidita, ma adesso invece era serena e sicura di sé… nonostante la pesante battuta che, la sera prima mentre rientrava, gli aveva fatto Dardan, il prepotente albanese che abitava all’ultimo piano della palazzina di fronte con la famiglia.
Le venne l’atroce dubbio che fosse sua, la faccia che aveva notato nei bagni della balera con Masu, la settimana prima… Ma poi, qual’era l problema? Il suo Luigi gli aveva detto di ignorare qualunque cosa potessero dirgli i vicini, che loro potevano fare tutto quello che volevano, senza dover rendere conto a nessuno!
A causa dell’abituale ansia di Luigi, arrivarono al ristorante per primi, nonostante fosse parecchio fuori mano e vennero fatti accomodare, in attesa che i colleghi di lui, man mano, arrivassero.
Il primo ad arrivare ed a esserle presentato, fu Alfredo, il responsabile investimenti, che segue i più clienti facoltosi, a ridosso della sessantina, non molto alto, stempiato, occhiali e paffuto, ma senza essere grasso, come invece era la moglie, anche abbastanza brutta, che lavora in una ditta di cosmetici.
Concetta apprezzava che il marito, dopo averle presentato i colleghi, aggiungesse qualche piccola informazione.
Poi arrivò Renzo, che si occupa di contratti, un quarantacinquenne evidentemente appassionato di palestra e cura del corpo e che, come le aveva spiegato Luigi ‘…Fa il figo perché è ricco di famiglia…’; al suo fianco, la classica moglie bionda, con l’aria da fotomodella invecchiata bene, piena di arie e di arroganza.
Subito dopo, Brigida, la bruttina stagionata dell’ufficio, eccezionalmente presente con il marito, un tipo goffo con spessi occhiali e faccia da topo.
Poi, Marcello, piccolo di statura, bruttino, magro, un maiale che scarica sempre film o foto porno dalla rete, con una tipa vistosa, evidentemente una squillo.
Per finire, Rosanna, una che se la tira per il bel culo e gambe; stronza, altezzosa, una vera Mistress dominatrice… e con un marito dallo sguardo terrorizzato.
Mancava ancora qualcuno… il più importante! Luigi guardò con apprensione verso la porta del locale e… eccolo!
Tenendo la sua mogliettina sotto braccio, andò incontro al suo principale con un sorriso servile e fece le presentazioni: ‘Concetta, ti presento Franco, il mio principale… -disse con tono vagamente orgoglioso-… Franco, mi permetta di presentarle la mia signora Concetta….’
Percepì come se ogni suono fosse sparito, come se l’aria fosse diventata rarefatta, come se loro tre fossero in una bolla e trattenessero il respiro.
Poi il capo sorrise, perfido: ‘Ma ciao, Ambra!’
E lei, stupita di incontrarlo in quel contesto, di aver capito il suo ruolo sociale, mormorò: ‘Buonasera, dottore. Non pensavo di…’
Luigi venne travolto dalle emozioni; non osava creder vero ciò che stava intuendo: ‘Ma… voi… sì, insomma… vi conoscete già?’
La risata tonante del capo attirò gli sguardi dei colleghi, che stavano placidamente chiacchierando tra loro: ‘Altroché! Ci conosciamo mooolto approfonditamente… vero Ambra?’
La donna, imbarazzata dagli sguardi curiosi dei colleghi del marito, annuì brevemente.
Luigi sentiva il cazzetto che gli scoppiava nei pantaloni! Lui aveva solo sperato che, presentando la sua Concetta al suo capo, il temibile dottor Franco, questi potesse interessarsi a lei e, magari!, prima o poi tentare di sedurla ed invece, a quanto sembrava, si conoscevano già… e parecchio bene, a quanto sembrava!
Si sedettero a tavola ed il principale decise come dovessero sistemarsi: Luigi fu molto stupito, quando il dottor Franco -che era l’unico non accompagnato- fece accomodare lui alla sua destra e la sua Concetta a sinistra; accanto a lui Rosanna con tutte le sue arie ed a seguire Renzo, la brutta moglie di Alfredo per finire col compagno di Brigida e la tipa che si era portato dietro Marcello
Accanto a Concetta, invece, Alfredo e poi Brigida, Marcello, la bella moglie di Renzo ed il compagno di Rosanna.
Luigi era assolutamente felice che il dottor Franco lo avesse voluto accanto a lui, anche se lo infastidiva un po’ la supponenza di Rosanna, la sua altra vicina.
Però la sua Concetta, seduta tra Franco ed Alfredo, era assolutamente splendida e Luigi era gonfio di orgoglio, per le occhiate ammirate che i colleghi ed i due compagni le rivolgevano e quelle vagamente invidiose delle donne.
Lo turbava -quanto piacevolmente? si chiedeva- però la familiarità con cui il suo principale trattava sua moglie e le occhiatine vagamente ironiche di Alfredo e Renzo; si sentiva torbidamente intrigato, eccitato dalla situazione e ci mise pochi minuti per capire che il posto accanto al capo era dovuto soltanto dalla presenza di sua moglie all’altro lato e, per giunta!, impedendogli di poter scambiare null’altro che brevi occhiate con la moglie, a causa dell’ingombrante presenza tra loro del dottore.
Arrivarono gli aperitivi -metà analcolici e metà invece con una discreta carica alcolica- ma per una qualche strana ragione, lui fu l’ultimo ad essere servito e gli toccò quindi il Margarita superstite.
Il dottor Franco alzò il calice e brindò alle belle donne, ma guardando insistentemente la sua Concetta.
Poi lo esortò a bere e gli chiese se gli piacesse; schiacciato dalla personalità del capo, Luigi lo bevve in due rapidi sorsi e si affrettò ad assentire, nonostante non fosse abituato ai superalcolici ed il principale disse ad un cameriere di portargliene un altro.
Aveva capito! Il dottor Franco voleva farlo ubriacare per umiliarlo maggiormente, mentre magari si prendeva qualche libertà con la sua signora!
Decise di stare al gioco, mentre il cazzetto gli si era inturgidito fino a fargli quasi male! Dopo gli aperitivi, discretamente alcolici, tutta la tavolata si uniformò all’umore del Capo, particolarmente scoppiettante e scherzoso.
Man mano che i bicchieri venivano vuotati, l’euforia della tavolata -ed anche i motteggi sempre più spinti- aumentava.
Luigi ormai era in un rosea nuvola alcolica e tutto gli arrivava in forma attutita, anche quando Franco prese la mano di sua moglie Concetta e fece la caricatura di un galante corteggiatore, con tanto di baciamano parodistico, che scatenò l’ilarità della tavolata.
Però, scostando dal viso la mano ‘della sua dama’, non si accontentò di pilotargliela fino alla tovaglia, ma le fece superare il bordo del tavolo, fino a farla appoggiare sul proprio inguine e premendo poi sulle dita di Concetta, in modo da farle chiaramente avvertire la sua erezione.
la cosa non passò inosservata ad alcuni, che si scambiarono soltanto occhiate vagamente divertite, ma mostrando sostanziale indifferenza, né a Luigi, che nella sua nebbia alcolica si trovò a sorridere bovinamente.
Rossana, che aveva evidentemente notato la manovra, scambiò un’occhiata complice col capo e subito, con un sorrisetto maligno, distrasse Luigi, coinvolgendolo in un piccolo brindisi tra loro due e convincendolo a vuotare il bicchiere, che era appena stato riempito.
Anche Alfredo aveva assistito e interrogò il capo e amico sollevando interrogativamente un sopracciglio; ebbe in risposta un piccolo cenno della testa ed allora si impadronì della coscia di Concetta, mettendo la mano a sfiorare l’orlo del la gonna.
Concetta non reagì minimamente la gesto ed anzi, quando lui tirò dolcemente verso di sé, lei non oppose al sia pur minima resistenza e si lascò tranquillamente schiudere le gambe.
Alfredo allora puntò subito al suo inguine -sotto lo sguardo divertito di Renzo, che seguiva l’armeggiare del collega- le scostò col dito il perizoma e subito le introdusse due dita nella vulva bagnata d’eccitazione.
Franco, nel frattempo, aveva dettato il ritmo alla mano della moglie di Luigi e glie le aveva fatte introdurre nella patta dei pantaloni, facendosi masturbare dolcemente.
Notò che la donna sta facendosi travolgere i sensi dall’abile tocco di Alfredo e decise di divertirsi un po’, con sottile perfidia: ‘Allora, signora Concetta: trova simpatici i colleghi di suo marito?’
Un angolo della mente della donna registrò en passant che il dottor Franco non la chiamava più ‘Ambra’, come aveva fatto appena si erano visti in quel locale, bensì con un più formale ‘signora Concetta’, ma la sua mente era distratta dal ravanare dell’uomo nel suo sesso e perciò dovette fare un piccolo sforzo di concentrazione per rispondere: ‘Sì, mi sembrate tutte persone ammodo e simpatiche’ sia i signori che le signore’ aggiunse, facendo un piccolo umile cenno del capo in direzione di Rosanna, che la guardava con una vaga aria di spezzante superiorità e che fece una caricatura di sorrisino, per mostrare di aver gradito che la donna le riconoscesse l’importanza che lei stessa si attribuiva.
‘E mi dica, mi dica’ So che lei è da poco che ha ricominciato a lavorare”
‘Sì, solo pochi mesi, in effetti’
” e che il suo principale le fa fare orari anche piuttosto prolungati’ -Concetta annuì brevemente, mentre doveva sforzarsi a mantenere la concentrazione e la lucidità, nonostante l’eccitazione montante-‘ per fortuna che ho concesso a suo marito un part time molto elastico”
‘Sì, senza di lei, non avrei avuto’ la possibilità di poter seguire gli orari che i’ i miei incarichi comportanooh” la donna si morse il labbro inferiore, per cercare di resistere al picco di eccitazione provocato dal medio di Alfredo, che era arrivato a sfiorarle la cervice uterina.
Il suo -pur lieve- sussulto comunque non sfuggì ad alcuni dei commensali, che smisero di conversare tra loro per seguire il dialogo tra Franco e la moglie di Luigi.
La maggiore attenzione, comunque, non impediva ad alcuni di loro di commentare con brevi bisbigli e rapide risatine lo scambio di battute tra i due: Alfredo e Renzo si scambiarono un sorriso complice ed il secondo si piegò sulla tavola per bisbigliare qualcosa al collega, che annuì divertito.
Rosanna, invece, valutava la scena con un sorrisetto feroce sul viso sprezzante, mentre Brigida imbarazzatissima dalla piega che la serata stava prendendo, continuava a bere cercando di conversare con Marcello, che invece sbavava quasi nel seguire la torbida situazione e, contemporaneamente, occhieggiare Sandra, la bella ed arrogante moglie di Renzo.
Goffredo, il terrorizzato marito di Rosanna, oltre a seguire vagamente gli accadimenti all’altra estremità della tavolata, sbirciava anche la vistosa bionda che il collega Marcello aveva sbrigativamente presentato come ‘Tamara, una mia amica’, mentre Giuseppina, la moglie di Alfredo stava cercando di conversare con Antonio, il marito di Brigida, che però stava studiando come palpare le appetitose coscione di Tamara.
Luigi, ormai si stava arrendendo ai tanti, troppo bicchieri che gli avevano fatto bere ed aveva un’espressione particolarmente da tontolone sorridente.
Intanto sua moglie subiva l’interrogatorio, solo apparentemente benevolo, del suo capo:
‘E mi dica, signora: si trova bene, a svolgere le mansioni che il dottor Corsi le ha assegnato?’
‘Beh, sì: ormai ho una certa’ familiarità con le corrette’ proc..procedure!’
La perfida mano di Alfredo non le dava requie ed insisteva soprattutto quando lei doveva rispondere; decise di spezzare la tensione erotica che stava accumulando: fece un sorriso vagamente mesto ed annunciò: ‘Scusatemi, ma dovrei andare un attimo a’ a lavarmi le mani”
Come si alzò, anche Rosanna scostò la sedia e, con un sorriso falsissimo, le annunciò: ‘Ti accompagno, carissima! Anch’io sento il bisogno di’ lavarmi le mani’ E si diressero verso i servizi.
Come la porta dell’antibagno si chiuse alle loro spalle, Rosanna agì rapidissima: infilò di scatto la destra sotto la parte inferiore dell’abitino di Concetta.
Lei non si aspettava la mossa e trasalì sorpresa, mentre l’altra le artigliò il perizoma e con un brusco strattone glie lo lacerò, buttandone i miseri resti nel cestino accanto ai lavabi ed aggredendola verbalmente: ‘Ti ho capita, sai? Tu sei solo una troia, una succhiacazzi a pagamento! E’ vero?’ disse con tono autoritario ed aria sprezzante.
Concetta fu travolta dall’inaspettato assalto della donna e si limitò ad annuire, con aria colpevole.
‘Non ho sentito la risposta, vaccona! E’vero???’
Lei annuì nuovamente, con gli occhi bassi e mormorò un flebile: ‘Sì”
‘Sì’ Sì, cosa, cagna? E sì, a chi lo dici???’ l’incalzò Rosanna.
Ormai la moglie di Luigi era sull’orlo delle lacrime: ‘Sì’ è vero’ sono una troia’ Signora!’
L’erinni sembrò placarsi: ‘Ecco, troia: signora! Io, per te, sono la tua signora; hai ben compreso questo???’
‘Sì’ signora; ho compreso bene!’
Il viso della donna sembrò addolcirsi un attimo, ma poi la sua mano scattò, afferrò Concetta per i capelli e la costrinse ad accucciarsi davanti a lei: ‘E allora dimostramelo: fammi godere con la tua bocca da succhiacazzi!’ mentre si alzava la gonna e si stampava la bocca di Concetta sul sesso.
Così le scostò il perizoma e cominciò a lapparla mentre Rossana, per stare più comoda, si era girata un pochino fino a poter appoggiare il piede sul bordo del lavabo, per poter essere esplorata al meglio dalla lingua di Concetta che, comunque, era costretta dalla stretta potente ai suoi capelli, a seguire ogni movimento del pube della collega del suo Luigi.
Lappava da un po’ il sesso orami rirido di ciprigno della donna, quando le sembrò ch lei facesse dei movimenti pelvici, degli sforzi, ma non prestò attenzione finché la sua lingua non percepì un fluido acre e salmastro, mentre dal meato la pipì cominciava a zampillarle sul labbro superiore.
‘Bevi, vacca, bevi tutto, non ne perdere neanche una goccia!’ le intimò Rosanna e lei cercò di obbedirle, ma soprattutto i primi schizzi l’avevano colpita sul viso, colando poi poi lungo il collo e nel decolté.
Quando Rosanna si ritenne soddisfatta, la scosto con un gesto brusco, sbilanciandola e facendola cadere seduta su pavimento; poi si risistemò rapidamente mentre Concetta, superato il momento di stupore, stava rialzandosi da terra; la guardò con alterigia e le disse, con tono sarcasticamente compassionevole: ‘Oh, poverina! Ti sei tutta bagnata lì davanti’ Va beh, non starti a lavare, tanto puoi asciugarti con questi!’ e le porse una brancata di asciugamani di carta.
Come Concetta finì di tamponarsi le zone inumidite della pelle, Rosanna la lasciò sola in bagno, non senza averle raccomandato di perdere tempo li dentro.
Dopo aver dato sollievo alla vescica, restò a osservarsi nello specchio: il viso poteva andare, dopo una pettinata ed un ritocco al rossetto, ma l’abito mostrava chiaramente le zone inumidite dall’orina di Ros’ ehm’ della Signora Rosanna e lei doveva tornare in sala in quelle condizioni; per giunta, annusando come un cane da caccia, percepì l’acre odore di orina e si rese conto che non aveva nessuna boccetta di profumo nella pochette per cercare di mascherarlo.
Si strinse nelle spalle, rassegnata e tornò alla tavolata. Tornata in sala, notò che al tavolo era restato soltanto il signor Franco, mentre tutti, compreso il suo Luigi, stavano uscendo nel dehor del ristorante ‘… per fumarsi una sigaretta’, come le spiegò il capo del marito.
Concetta annuì, anche se si stupì che il suo Luigi si sia unito agli altri nella piccola uscita; poi, però, rifletté che probabilmente il marito era stato insistentemente sollecitato ad unirsi e, vista la sua poca personalità, era uscito anche lui a prendersi una boccata d’aria.
Il signor Franco la guardò, con uno sguardo da predatore: ‘Io non fumo -spiegò- ma sono sicuro che tu due tiri adesso ti va di farteli…’
Concetta lo guardò, senza capire. Lui scostò un attimo la tovaglia, mostrando il cazzo eretto e le disse, con pesante sarcasmo: ‘Dai, Ambra: fatti due tiri…’
Lei esitò: non per la liceità della richiesta, ma per il contesto nel quale l’uomo le chiedeva la prestazione: ‘Ma… qui???’ obiettò semplicemente, gettando un’occhiata ai camerieri che fuori dalla saletta servivano gli altri tavoli.
L’uomo le fece un gesto esplicativo, mentre le spiegava: ‘Mettiti sotto il tavolo, così non ti vedrà nessuno…’
Concetta valutò pochi istanti il suggerimento e poi seguì il suggerimento.
Si impegnò molto a soddisfare l’uomo, usando tutte le malizie che aveva avuto modo di imparare (sfiorandogli lo scroto con le unghie, baciandogli la cappella paonazza, mordicchiando delicatamente l’asta, aspirando fino in gola il glande congestionato e stimolando con la lingua il fusto turgido) nella speranza che l’uomo si dichiarasse soddisfatto prima che i colleghi del marito tornassero dalla pausa sigaretta; arrivò perfino a stuzzicare la zona perianale dell’uomo con l’unghia, ma fu tutto inutile: sentì lo scalpiccio ed il rilassato vociare del gruppetto che rientrava in sala. Proprio mentre stavano scostando le sedie per rioccupare i propri posti, sentì il membro del signor Franco irrigidirsi e pulsare e, appena prima che i densi getti sgorgassero dal cazzo dell’uomo, si sentì afferrare per i capelli, tirare indietro la testa (e quindi sentirsi scivolare fuori dalla bocca il membro del signor Franco) e poi, quasi subito, i possenti getti dell’uomo che le colpivano il viso.
Proprio in quell’istante sentì la voce di Rosanna chiedere, con soave perfidia: ‘Ma la moglie di Luigi non è ancora tornata, dal bagno???’
Franco, con voce leggermente affannata, spiegò: ‘No, è sotto il tavolo a raccogliere una cosa… Esci subito, Ambra!’
Lei emerse dal suo posto ed afferrò con finta nonchalance il tovagliolo, mentre si risedeva, per pulirsi sommariamente dagli schizzi sul viso, ma ovviamente la manovra venne chiaramente vista e compresa da tutti i presenti, compreso Luigi che temette di svenire dall’eccitazione.
Ovviamente, il tentativo di Concetta per ripulirsi era stato dagli esiti molto approssimativi ed alcune gocce brillavano chiaramente sulla sua capigliatura, mentre la sborra spalmata dal tovagliolo le faceva luccicare alcune striature sulla fronte ed il naso.
Le reazioni della tavolata, resa allegra sia dai vini già bevuti che dal tono conviviale della cena, mostrarono diverse sfumature caratteriali: dagli sghignazzi aperti ed interessati dei vari maschi arrogantemente sicuri di sé come Alfredo e -frenato un po’ dalla presenza della compagna- Renzo, poi Marcello che sbavava eccitato, fregandosene della tipa che lo aveva accompagnato e che ricambiava il suo disinteresse per lei. Anche Rosanna era torbidamente divertita dalla situazione di totale sputtanamento della ‘presuntuosa’ moglie del collega ed anzi si divertì a pensare a come umiliare ‘i due piccioncini’ ancora di più. Brigida invece era vagamente imbarazzata, ma comunque felice di non essere lei la vittima dei motteggi dell’ufficio.
I compagni e le compagne dei colleghi, invece, non osavano far trasparire i loro pensieri, vista la compagnia non abituale. Sandra, pur senza darlo a vedere, gongolava nel notare con quanto disprezzo fosse trattata Concetta ed aveva ricavato una qual certa antipatia per l’umile e servile Luigi dai racconti sghignazzanti che gli faceva il marito Renzo; tutt’altra pasta d’uomo, rispetto al suo compagno sempre abbronzato, tonico, bello, con l’aura di sicurezza che il suo cospicuo patrimonio aiutava ad avere.
Goffredo, l’uomo di Rosanna, sbirciava la situazione di nascosto, con intima eccitazione, per non farsi sorprendere dalla sua compagna, che gli avrebbe indubbiamente fracassato i coglioni, se soltanto se ne fosse accorta.
La cena proseguì, tra doppi sensi piuttosto pesanti, battute anche grevi e palpate sempre più sfacciate sulle cosce, le spalle, i seni.
Nei fumi dell’alcol, il marito Luigi guardava le manovre sempre più sfacciate dei suoi colleghi su sua moglie, con un sorriso ebete ed una potente eccitazione, che la sua vicina Rosanna non mancò di notare, sotto ai pantaloni leggeri e di cui mise al corrente, con divertiti bisbiglii, i colleghi più vicini che ghignarono con irrisione.
Alla fine della cena, Rosanna ebbe l’idea che suggerì a Franco e dopo aver avuto un suo cenno di divertito assenso, bisbigliò -in modo a tratti imperiosamente acceso- per qualche istante col suo Goffredo ed alla fine lui si propose per accompagnare Luigi e le signore dei colleghi a casa, visto che i colleghi avevano pensato di ‘bere ancora qualcosina e farsi due chiacchiere’.
A Tamara non sembrò vero potersi affrancare da quella compagnia, dove tutte le attenzioni erano per quella Concetta e nessuno la cagava neanche di striscio, a parte quel semi idiota del marito di Rosanna che, offrendosi come autista della compagnia, avrebbe forse potuto concretizzare le sue avances, lasciandola per ultima nel ‘giro del lattaio’ per riaccompagnare tutti a casa.
Brigida ed il suo Antonio declinarono l’invito e lasciarono la compagnia col loro mezzo: la donna era molto a disagio per la piega che la serata stava prendendo ed anche il marito si sentiva a disagio.
Sandra era un po’ dispiaciuta per non poter assistere al prosequio della serata ai danni di Concetta, spedita a casa dal marito!, ma sapeva che la sua amica Rosanna le avrebbe poi raccontato ogni dettaglio e si consolò un pochino.
La serata finì in modo diverso per i partecipanti della serata; la ‘bruttina stagionata’, Brigida, andò a casa col marito ed erano così imbarazzati, per quello spettacolo così… così sconveniente a cui avevano assistito durante la cena , che non osarono commentare la serata, prima di mettersi a letto ed addormentarsi subito profondamente.
La bella Sandra, invece, si fece lasciare a casa e mentre faceva un bagno rilassante, provò ad immaginare cosa sarebbe successo all’indifesa Concetta, circondata da quei marpioni di suo marito, la crudele Rosanna ed i loro colleghi; dopo un pochino, le sue dita cominciarono a stuzzicarle la fica.
Goffredo e Tamara lasciarono Luigi davanti al vialetto d’ingresso del condominio, prima di allontanarsi rapidamente, diretti all’appartamento di lei, per mettere in essere i programmi fornicatorii che avevano concordato, durante il breve tragitto in auto, con piccoli gesti e brevi ammiccamenti che non erano stati avvertiti dal marito di Concetta e Sandra.
Luigi, ancora un po’ intontito per i troppi alcolici bevuti, si avviò incerto sulle gambe verso il portone e incrociò Roberto, il tipo losco del secondo piano che vive con la madre, barcollante per il troppo vinaccio bevuto.
Luigi lo salutò con sbrigativa cortesia (non voleva avere nulla a che fare con Roberto, quel poco gradevole casigliano!), ma l’uomo fece un sorriso sbieco e lo fermò, stringendogli il braccio con la mano: ‘Quella troia di tua moglie è ancora fuori?’ farfugliò.
‘Prego???’ Luigi non credeva alle sue orecchie e lo guardò con aria interrogativa.
Roberto fece una risata catarrosa, vacillò un poco e poi spiegò, guardandolo con espressione furbesca: ‘Ma sì… Me lo ha detto Goran, il figlio di Bledim… se l’è inculata in una balera con parecchi altri, sere fa…’
Luigi si sentì girare la testa: il sangue gli era defluito da tutto il corpo per concentrarsi ‘lì’ a inturgidirgli parossisticamente il cazzetto.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?